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Autore: Eternal Cosmos    24/06/2006    11 recensioni
Harry ha vinto la guerra contro Voldemort, ma ad un alto prezzo terribile. Fawkes gli dà un'altra opportunità in un mondo nuovo, dove lui morì come un infante...e dove Voldemort ancora è appostato nelle ombre...
Genere: Generale, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter


TRADUZIONE ALTERNATIVA POSTATA IL 21/11/2009
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Capitolo 7 : [The voices in the forest] Le voci nella foresta
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Due giorni più tardi, Harry ritornava alla sua routine quotidiana prendendosi cura dei Tre Manici di Scopa con Rosmerta. Il braccio gli faceva ancora un po’ male perché non aveva avuto il tempo di guarire completamente, così era costretto a stare attento quando si occupava dei vassoi con il cibo.
Hedwig era andata a caccia e Nagini era avvolta comodamente alla sua vita, al riparo da occhi curiosi.
“Posso avere una Burrobirra, ragazzo?”
Harry spaventato si girò, quasi cadendo addosso al Preside della Scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts ; non era un avvenimento da tutti i giorni vederlo nel pub, alla luce del giorno e nel mezzo della settimana, nientemeno.
“Albus! Che sorpresa! Cosa la porta qui, in questo splendido mercoledì?” Chiese Rosmerta gaiamente.
Il vecchio uomo le fece allegramente l’occhiolino. “Sono venuto a godermi una Burrobirra…e forse anche qualcuno dei suoi eccellenti biscotti?”
Rosmerta ridacchiò e si allontanò per portare quello che le era stato chiesto, mentre il Preside si accomodava su una sedia. “Perché non si siede alcuni minuti con me, sig. Evans?”
Harry esitò mordendosi le labbra, ma poi il Preside lo guardò con uno sguardo da vecchio cucciolo, che lo fece addolcire e lo convinse a sedersi di fronte a Dumbledore.
Un piatto di biscotti fu depositato sulla tavola, così come un boccale di Burrobirra, e Rosmerta sollevò allegramente un sopracciglio. “Bene, bene! Aveva un altro motivo, per venire, dopo tutto! Sta cercando di rubarmi l’aiutante?”
Albus rise, scuotendo il capo negativamente. “No, niente affatto! Ma voglio parlargli.”
Rosmerta guardò James ed annuì; James le aveva detto che aveva aiutato uno degli studenti di Albus (non entrando nei particolari, però), e sapeva che il Preside aveva bisogno di passare un po’ di tempo col ragazzo da solo. La donna si allontanò lasciando soli il suo aiutante e il vecchio uomo, che erano oggetto di molti sguardi fissi da parte dei clienti.
Harry si mantenne ben eretto, con un’espressione neutrale sul viso rivolto ad Albus, aspettando che l’altro cominciasse a parlare.
Albus mise sul tavolo una fiala, proprio di fronte a James, che la guardò prudente. “Ho dovuto promettere ad un’infermiera rabbiosa che le avrei portato questa. Madama Pomfrey era sicura che il suo braccio le avrebbe fatto ancora male, e ha costretto il nostro Professore di Pozioni a preparare una dozzina di fiale di questa pozione salutare. Non penso che il povero Severus l'abbia presa in simpatia.”
Albus ridacchiò alla sua piccola battuta e Harry alzò gli occhi al cielo, mormorando tetramente a mezza bocca: “L'ha mai fatto?” Poi prese la fiala e ne bevve il contenuto in un fiato. Alcuni minuti dopo avvertì l’effetto, accolto più che cordialmente, sul braccio dolente. Harry sospirò dal sollievo e mosse il braccio su e giù, cercando di capire se ci fosse bisogno d’altra pozione.
“Può ringraziare Madama Pomfrey per me? Così come il Professor Snape?”
Albus lo guardò con uno scintillio negli occhi, uno scintillio che non appariva più da tanto tempo. “Perché non glielo dice lei? Poppy sta morendo dalla voglia di farle un controllo e Xiomara sta fremendo dal desiderio di cimentarsi in quell’uno-contro-uno che gli aveva promesso. E ha risvegliato la curiosità della maggior parte degli alunni, come quella degli insegnanti. Per non menzionare che ora Colin Creevey è un suo ammiratore. Nessuno ha mai avuto tale influenza su di loro. In qualsiasi momento vorrà, d'accordo?.”
Il ragazzo sospirò. Il Preside poteva vedere che era molto combattuto e usò la sua abilità di Legilimens, al livello più basso, per tentare di scoprire come mai il ragazzo fosse così incerto sull’andare a Hogwarts. Le sopracciglia del vecchio uomo si aggrottarono quando incontrò una barriera mentale -molto- forte.
‘Il ragazzo conosce l’Occlumanzia?! O la barriera è solo una pura coincidenza, non intenzionale?’ Una cosa era sicura: non voleva perdere di vista il ragazzo. Se c’era una cosa che Albus Dumbledore odiava, era farsi cogliere di sorpresa.
“Ci penserò.”
Albus si tirò fuori dalla sua fantasticheria alla risposta del ragazzo e annuì assorto mentre masticava rumorosamente un biscotto. James non mostrò di essersi accorto della sua intrusione, così Albus credette che la sua scoperta fosse una pura coincidenza. Probabilmente sarebbe stato capace di guardare nella mente di James un altro giorno, o di chiedere a Severus di farlo.
Harry si alzò, un modo silenzioso per dire ad Albus che lui aveva un lavoro da fare e che la conversazione era finita. Ad altri questo sarebbe potuto sembrare scortese, ma Albus si alzò soltanto, pagò il dovuto a Rosmerta e si voltò.
“Si ricordi, lei è il benvenuto a scuola.” Con quelle ultime parole di saluto il vecchio Preside uscì dal pub.
Harry ritornò ai suoi affari, evitando abilmente lo sguardo dubbioso di Rosmerta ed il proprio dispiacere nello scoprire che Albus era astuto, qui come nel suo mondo, e anche audace; aveva sentito il furtivo tentativo di scrutare la sua mente.
Vecchio sciocco.
Harry amava da morire il Preside, non c’erano dubbi, ma Dumbledore aveva tentato così tante volte di usarlo che non era più un seguace entusiasta di Albus e il suo Ordine. Harry ora stava lottando per la sua causa; era disposto a combattere Voldemort ed i suoi Mangiamorte solo per la propria gratificazione personale, e per nessun altro.
“Quindi che cosa voleva?” Chiese Rosmerta, mettendogli una mano sulla spalla e scoccandogli un’occhiata curiosa.
Harry scrollò le spalle. “Voleva sapere se intendevo andare a Hogwarts. Non ne sono sicuro; ho un lavoro qui.”
Rosmerta scosse la testa. “Dovresti accettare il suo invito e stare con persone della tua età. Ti farebbe bene. Sei troppo serio per essere un ragazzo.”
James sospirò, poi le annunciò che desiderava fare una pausa e si fermò per un momento con la porta mezza aperta, guardando la donna. “Sai, ho una buona ragione per essere come sono ora. E non sono stato un ragazzo per molto tempo.”
Harry uscì dal pub, lasciando Rosmerta a meditare su quello che le aveva detto. Una volta fuori inalò felicemente l’aria fresca dell’inverno. Era davvero una bella giornata.
“Hedwig!” Chiamò, ignorando i bisbigli e gli sguardi rivolti verso di lui mentre sorrideva al suo famiglio che si avvicinava. Una volta appollaiatasi sul suo braccio disteso, l’accarezzò. “Facciamo una passeggiata, eh?” Tubò dolcemente lui.
Harry uscì dal villaggio, camminando per un po’ lungo il sentiero accanto alla Foresta Proibita, ma che non conduceva direttamente al castello. “Nagini, ora puoi usscire. Non ci ssono umani vicino a noi.
Harry sentì il serpente scivolare sul suo braccio e sporgere la testa dalla sua manica. “Lo sso, ma è freddo. Ssperavo di potermi muovere sssul ssuolo” affermò bramosamente lei.
Harry sorrise, accarezzandola affettuosamente sulla testa. “Ssiamo in dicembre, amore. Non ssarà primavera per almeno altri cinque o ssei mesi. Dovrai aver pazienza,” fu la sua risposta. Dopo un po’ si voltò per rientrare a Hogsmeade, ma si fermò stringendo gli occhi al rumore di alcuni uomini che si spostavano nella Foresta, parlando tra loro. “Hedwig, vola via. Nagini, nassconditi.
Harry si mise il cappuccio e scomparve velocemente nella foresta. Camminò silenziosamente nella Foresta Proibita, finché i suoni divennero chiari; con rapidità si nascose dietro ad alcuni cespugli e vide quattro Mangiamorte nel bel mezzo di una conversazione. ‘Avevo ragione; non potevano essere i Centauri a fare un simile rumore.’
I Mangiamorte stavano parlando di un altro attacco imminente a Hogwarts, e Harry sorrise malignamente quando sentì menzionare che Malfoy e Dolohov si stavano ancora riprendendo dalle ferite che gli aveva inferto con i Lacero. Sembrava anche che il Lord Oscuro fosse piuttosto furioso, al riguardo.
Harry decise di giocare un po’ e di impartire loro una lezione sul presentarsi nel bel mezzo della giornata per attaccare la -sua- casa. Gettò un semplice incanto di Disillusione su sé stesso e si mosse senza muovere le foglie.
“Rictusempra!” Gridò improvvisamente ad uno degli uomini mascherati.
Spaventati, riuscirono appena a scansare l’incantesimo. L’incanto di Disillusione svanì e i Mangiamorte ringhiarono minacciosamente alla persona coperta dal mantello. “Chi sei, e come osi attaccarci!?!”
Da sotto il cappuccio, Harry nascose un ghigno. Si lanciò in una corsa, controllando se gli uomini lo stessero seguendo; lo fecero, ed era esattamente quello che lui voleva. ‘Idioti! Non conoscono la foresta come me.’
Nel profondo della foresta, sempre più dentro, allo stesso tempo più vicino a Hogwarts; non aveva scelta. Quello che stava cercando viveva vicino a Hogwarts. Presto arrivò a destinazione, e i Mangiamorte non erano troppo lontani da lui.
‘Sono così lenti!’ Pensò Harry; usò il tempo guadagnato per chiamare uno degli abitanti della foresta. “Aragog! So che sei qui! Mostrati!”
In pochi secondi fu circondato da centinaia di piccoli ragni e dall’Acromantula gigante Aragog, l’animaletto di Hagrid fin dal 1942, se ricordava bene. Ma ancora meglio, un altro ragno gigante si presentò accanto ad Aragog, sembrando altrettanto arrabbiato.
“Bene! Anche Mosag è qui.” Mormorò Harry silenziosamente tra sé.
Mosag era la coniuge di Aragog, una femmina di Acromantula che viveva vicino a Hogwarts, sempre nella Foresta Proibita.
“Aragog, Mosag! Ascoltatemi! Voglio fare uno scambio con voi!”
Aragog avanzò minacciosamente verso di lui ma Harry non retrocesse, rimanendo saldo al suo posto. “Umano! Come conosci i nostri nomi e come osi comportarti in tale maniera con noi?! Dovrei darti ai miei bambini come cibo!”
Harry sorrise astutamente. “Io da solo non sarei un pasto molto soddisfacente per i tuoi bambini così numerosi. Facciamo uno scambio: permettimi di andare. Molti Mangiamorte mi stanno seguendo e loro fornirebbero un bel pasto, non trovi? Specialmente da quando li ho sentiti parlare di un attacco a Hogwarts. Hagrid sarebbe in pericolo. Non vorresti una cosa del genere per Hagrid, vero?” Harry sapeva di aver colpito il punto debole di Aragog; il ragno gigante amava moltissimo Hagrid.
Il rumore dei Mangiamorte che si avvicinavano si dimostrò abbastanza per far decidere Aragog, che esternò rapidamente il suo assenso. “Molto bene. I miei bambini non ti danneggeranno. Ma sappi questo: se mai ritornerai, non mostrerò una tale misericordia nuovamente, e non sarai risparmiato.”
Il ragazzo annuì. “Chiaramente.” Non si aspettava nulla di meno dall’Acromantula, dopo tutto.
I Mangiamorte arrivarono col respiro affannoso, guardandosi attorno selvaggiamente. “TU!” Gridarono all’unisono.
Harry sorrise malignamente, indietreggiando, e finalmente i nuovi arrivati si accorsero dei ragni che li circondavano. Harry poteva affermare senza ombra di dubbio che erano completamente spaventati, anche se portavano la maschera. “Miei cari Mangiamorte, vi presento l’Acromantula Aragog, la sua compagna Mosag ed i loro bambini. Questo vi insegnerà a seguire un vecchio lunatico!”
I Mangiamorte balbettarono, spaventati ma anche irritati. “Come osi parlare così del Lord Oscuro?! Chi sei?”
I piccoli ragni iniziarono ad essere impazienti ed avanzarono verso i servitori oscuri. Harry semplicemente rise mentre questi ultimi brandivano le loro bacchette. “Potete chiedere al vecchio Malfoy e a Dolohov! Ditegli che il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto manda loro i suoi saluti! Ah ah ah!”
Harry si voltò, fuggendo illeso mentre delle urla esplosero dietro di lui, assieme alle grida di anatemi e maledizioni. Harry era sicuro che alcuni di loro sarebbero riusciti a scappare, ma se i ragni fossero riusciti ad ucciderne anche soltanto uno o due sarebbero stati uno o due Mangiamorte in meno su questo mondo.
Una volta uscito dalla foresta si fermò a guardare Hogwarts. Sospirò rumorosamente e si passò una mano attraverso la massa scura dei suoi capelli. “Grande” mormorò, e si guardò attorno per vedere se qualcuno lo aveva visto.
Fuori c’erano alcuni studenti, ma sembravano troppo occupati per osservarlo: erano nel bel mezzo di una guerra a palle di neve, Ravenclaw contro Hufflepuff. Si era unito qualche Gryffindor del primo anno e anche, apparentemente, qualcuno dei secondi anni.
“Sono così giovani e non sembra che si curino del pericolo che li circonda. Che cosa sarebbe accaduto se uno di quei Mangiamorte li avesse catturati o feriti?” Si chiese Harry. Avevano davvero bisogno di essere protetti. Harry non voleva insultare il valore dell’Ordine della Fenice e le capacità di Dumbledore, Remus, Sirius o di qualche altro adulto nella scuola, ma nessuno di loro sapeva quanto complicate fossero in realtà le cose. Harry lo sapeva. Dannazione, nel suo mondo era stato in prima fila, al posto centrale dell’intera situazione di me**a.
Harry sentì delle grida che si sovrapponevano a quelle dei giovani e volse lo sguardo nella direzione del campo di Quidditch, dove era sicuro che qualche squadra si stesse allenando per una partita futura. Harry sospirò nuovamente e iniziò ad incamminarsi verso Hogsmeade. La decisione era presa. “Immagino che Xiomara sarà felice” disse divertito.
Stava camminando, quando le foglie frusciarono di nuovo ma questa volta vicino al limitare della foresta. Harry strinse gli occhi ed afferrò la sua bacchetta dalla fondina.
Thump. Thump.
Harry batté calmo le palpebre, rilassandosi e mettendo via la bacchetta. ‘Non è un Mangiamorte, a giudicare dai rumori. Quindi può essere solo una cosa.’
“Perché non smetti di seguirmi e ti fai vedere, Centauro?” Chiamò Harry, con voce tranquilla e fiduciosa.
Ci fu un silenzio improvviso e, come il ragazzo aveva predetto, un Centauro uscì lentamente dalla foresta, guardando verso di lui con gran diffidenza e molta curiosità. Gli occhi di Harry s’allargarono. “Firenze?”
Il Centauro indietreggiò e restrinse gli occhi. “Mi conosci, umano? Allora sarebbe equo che tu mi mostrassi il tuo viso.”
Harry spinse indietro il cappuccio e Firenze alzò un sopracciglio. Il ragazzo lo stava guardando come se lo conoscesse e con una totale fiducia che Firenze trovò a dir poco sconcertante.
“Sono James Evans. Volevi qualcosa, Firenze? Seguire una creatura umana fino ad uscire dalla Foresta Proibita, sono impressionato. Non dovresti dirlo a Bane, però. Merlino sa quanto disprezzi il nostro genere, come lui ci chiama…”
Le sopracciglia di Firenze si aggrottarono dalla sorpesa quando il ragazzo gli parlò come se stesse conversando con un amico. “Come mi conosci, James Evans, quando io non so nulla di te? Come sei al corrente di Bane e del suo odio verso la tua razza?” Chiese incuriosito il Centauro.
L’aura del ragazzo esalò fiducia e coraggio, ma anche qualcosa di più oscuro.
Il ragazzo ridacchiò malinconicamente. “Non hai bisogno di preoccuparti di questo. Non sono un nemico e questo è tutto ciò che hai bisogno di sapere. Perché mi stavi seguendo? Permettimi di indovinare: Marte in qualche modo splende su di me o qualcosa di simile?”
Firenze aprì la bocca, la chiuse, l’aprì di nuovo. Non era una cosa usuale riuscire a destare stupore in un Centauro, ammutolendolo. “Beh, sì, è così! Ma lascia stare! Sai che se non fosse stato per il tuo intervento durante la riunione dei Mangiamorte, avrei pensato che fossi un nemico e ti avrei ucciso a vista? Stavo per fermarli io per essere entrati nella Foresta Proibita e per aver invaso il nostro territorio! Sei stato fortunato con Aragog, non è un avvenimento che accade tutti i giorni quello di scamparla con lui! Mi confondi.”
James tirò di nuovo su il cappuccio e voltò le spalle a Firenze. “Beh, io sono un enigma per la maggior parte delle persone che conosco. Dovresti ritornare a casa tua Firenze, prima che Bane venga a cercarti e ti accusi di essere un traditore per il solo fatto di parlarmi. E non ti preoccupare di Hogwarts; intendo proteggerla, fosse l’ultima cosa che faccio. E’ la mia casa, dopo tutto.” Con quelle parole Il ragazzo si allontanò, lasciandosi alle spalle il pensieroso Centauro.
“Sì, sei davvero un rompicapo, James Evans. Prevedo che questa non sarà l’ultima volta che sentirò parlare di te, chiunque tu sia. L’aura profonda di mistero che ti circonda un giorno sarà dissipata. I tempi stanno cambiando, è in atto una rivoluzione.”
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“Sei tornato finalmente! Stavo cominciando a preoccuparmi!” Rosmerta ancora una volta era accorsa accanto a lui. James sospirò e si scostò da lei quando vide le sue mani indagatrici avvicinarsi al luogo in cui si trovava Nagini. “Sto bene, Rosmerta. Avevo bisogno di prendere una boccata d’aria fresca per schiarirmi i pensieri. Ti spiace se domani mi prendo il giorno libero? Ho deciso di accettare l’invito del Preside.”
La donna esclamò felice: “Buon per te! Ma mi mancherà il tuo aiuto…”
James ridacchiò e scosse la testa. “Non ho alcuna intenzione di smettere di aiutarti, non desidero vivere là. E’ solo una questione di riorganizzare il mio orario. Potrei lavorare cominciando alle cinque o sei, quando il pub inizia a riempirsi, e dormire qui nella camera da letto che occupo ora.”
Rosmerta alzò un sopracciglio. “L’idea di lavorare alle cinque va bene, ma è il pensiero di te che viaggi da solo avanti e indietro tra il villaggio e la scuola che non mi piace.”
James roteò gli occhi, non preoccupandosi nemmeno minimamente della cosa. “Non mi è accaduto nulla e inoltre ho aiutato uno degli studenti. Non sono indifeso, Rosmerta.”
La donna aprì la bocca per protestare, poi la richiuse all’occhiata del ragazzo che non lasciò spazio ad argomenti.
“Oh, va bene” disse finalmente, addolcita “Ma se ti accade qualcosa e se la tua sicurezza è compromessa, questo piano cambierà. E’ chiaro, ragazzo?” Chiese lei austeramente, mani sui fianchi.
Harry lo trovò divertente e sbuffò, con gli occhi rivolti al cielo. “Sì, mamma.”
Poi ridendo corse sui gradini, mentre un boccale vuoto veniva lanciato nella sua direzione, schiantandosi dove Harry era stato fino ad un secondo prima.
“Pagherai per questo, James Evans!” Scherzò allegramente Rosmerta.



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