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Autore: Writer96    20/10/2011    30 recensioni
Hagrid regala ad Harry un album pieno di foto dei suoi genitori. Ma quale storia si cela dietro ogni foto?
#1
"-Signorina Evans, si avvicini al Signor Potter, la prego. La foto è di coppia...- disse Silente, sorridendo maliziosamente nel pronunciare l’ultima parola."
#2
- Io vado a mettere questa al sicuro. Diventerà una testimonianza storica e la vedremo presto nei libri di Storia della Magia, sotto la voce L’estinzione della guerra Potter-Evans... e la conseguente nascita della tribù Evans in Potter! -"
#3
"-Quale posto è più romantico del parco sotto la pioggia ed il gelo?- domandò, sarcasticamente, Sirius."
#4
"Insomma Lily, basta di usare il mio cognome come se fosse un insulto. Ci saranno dei problemi quando sarà il tuo, dopo..."
.
La domanda ora è: cosa ne verrà fuori?
-Writ
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Come si amano i pazzi'
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#6 Storie di Librerie e di Belle Statuine   






Era cosa nota e risaputa che un James Potter in pieno delle sue facoltà mentali mai sarebbe entrato in una libreria di sua spontanea volontà.
Perciò, il fatto che stesse in piedi davanti alla porta di suddetto negozio e una mano tesa verso la maniglia creava scompiglio non solo nella sua mente ma anche in quella di Sirius Black che ancora stava cercando di capire perché si trovassero lì, davanti ad una libreria babbana a fissare la porta.

-Beh? Non entri?- sbuffò Sirius, in direzione dell’amico. James si voltò con un sussulto e con aria colpevole, ma si limitò a stringere i denti e a voltarsi di nuovo, facendo un passo rigidissimo in direzione della porta, ma si bloccò con la gamba a mezz’aria.
-Non ce la faccio, amico...- ammise, dopo un po’, poggiando nuovamente la gamba a terra e tornando ad avere un’aria quantomeno più dignitosa. Sirius scosse la testa, nascondendo il ghigno che, no, non avrebbe di certo aiutato suo fratello a farsi meno complessi mentali.

James era il complesso mentale personificato. Era stato in grado, prima di fare la sua prima ronda di Caposcuola con Lily, di rimanere un’ora intera davanti allo specchio chiedendosi se i capelli gli stavano meglio a destra o a sinistra, perché a destra lo facevano sembrare più macho, ma a sinistra gli davano quell’aria da ragazzo dolce e premuroso che piace tanto alle ragazze.
Alla fine l’aveva buttato fuori dalla stanza Remus, prendendolo a calci e scompigliandogli i capelli, così che se ne stessero liberi di andare ovunque volessero.

La mattina prima di fare ufficialmente colazione come ragazzo di Lily Evans era riuscito ad arrivare a chiedere ai suoi amici se davvero teneva bene la mano, incrociando le dita, provocando accessi di risatine nelle primine che lo vedevano fare avanti e indietro per i corridoi tenendo per mano Sirius o Peter.

Qualche giorno prima, infine, si era intestardito nell’affermare che lui era in grado di entrare senza problemi in una libreria, anche babbana. Lily, a quell’affermazione, aveva alzato le sopracciglia, sbuffando leggermente e aveva commentato con un semplice e criptico “Vediamo, Potter”

Ovviamente, anche se stavano insieme da parecchio tempo ed erano ormai prossimi al matrimonio, lei continuava a chiamarlo Potter, provocando in lui strane reazioni.
Peter una volta giurò di averlo visto contorcere la bocca in una smorfia altamente esilarante e Sirius continuò a ripetere per molto tempo che avrebbe dovuto immortalare la volta in cui cominciò ad aprire e chiudere le mani, incendiandosi così i capelli con una qualche strana magia involontaria.

Il fatto che non fosse riuscito ad entrare in quella maledetta libreria, perciò, lo stava corrodendo lentamente e si rifiutava di muovere un passo per tornare indietro. In pratica, James Potter continuava a rimanere fisso nello stesso punto, con aria accigliata, da circa mezz’ora.
E questo, lo sapevano tutti, non era affatto un bene.

-Puoi farcela, James. Basta solo non pensare a dov’è il posto in cui stai per entrare!- esclamò Sirius, agitando un pugno in aria con fare vittorioso.
-La fai facile, tu, che te ne stai fermo lì con l’aria di un demente ad agitare un pugno in aria.- Ovviamente, James glissò la parte in cui anche lui se ne stava fermo e ritto in mezzo alla strada con aria stupida, preferendo insultare il suo migliore amico. Sarebbero sicuramente andati avanti così molto a lungo se non fosse stato per un a voce che li fece sobbalzare entrambi.

-Mi sono persa la giornata delle belle statuine?- domandò Lily, carica di buste e sacchetti colorati, guardandoli con un sopracciglio inarcato.
Nessuno dei due rispose, troppo intenti ad insultarsi mentalmente entrambi, e Lily prese ciò come una conferma della sua tesi. All’improvviso le si illuminarono gli occhi e quasi le cadde un sacchetto di mano, quando comprese il motivo di tali posizioni. Un ghigno le salì alle labbra e lei dovette farsi forza per non scoppiare a ridere, preferendo avvicinarsi a Sirius con passi lenti.

-Sirius. Sai quanto adoro quando fai la bella statuina, vero?- cominciò a dire, poggiandogli una mano sul braccio. Il resto accadde tutto molto velocemente: James si girò e corse verso di lei, strappandole un gridolino e anche parecchie buste, poi, quasi con un gesto di stizza, la prese per mano e se la trascinò dietro, senza sentire le sue risate.

-Se tu adori Sirius che fa la statuina, allora io entro in una libreria!- esclamò James risoluto. E, senza fare ulteriori commenti, aprì la porta ed entrò, nell’antro di pagine che l’aveva spaventato a morte fino a quel momento.

James dovette ammettere che non era poi così male. Certo, migliorava la situazione il fatto che Lily lo seguisse ridacchiando, le loro mani intrecciate.

-Potresti comprarti un libro, Potter...- propose lei, afferrando un volume a caso da una pila di libri accanto a lei. Guardò con interesse L’arte di pulire con la scopa poi si gustò la faccia del ragazzo quando lesse il titolo.

-Stai scherzando, vero, Evans? Questi Babbani sono molto... originali, giusto?- borbottò lui, posando il libro con aria schifata su una mensola, cercandone uno che corrispondeva di più alle sue priorità.
Quando, trionfante, arrivò alla cassa con il libro prescelto stretto tra le mani, Lily dovette trattenere ancora una volta una sua reazione isterica. Fu dura spiegare al commesso perché un diciannovenne con tanto di fidanzata al fianco volesse comprare il volume illustrato di Aladdin, ma alla fine la ragazza riuscì a rifilargli la storia di un compleanno ricordato all’ultimo minuto.

-James, tesoro, non puoi comprare un libro solo perché in copertina c’è un tizio che vola, lo sai, vero?- gli domandò Lily, una volta usciti. James scosse la testa, sostenendo che non era un libro qualsiasi, era un libro sui tappeti volanti, c’era scritto dietro.

Sirius li attendeva fuori affiancato da Remus che teneva tra le mani la sua famosa macchina fotografica e che immortalò i due nell’atto di discutere sul contenuto del libro.
-Una foto! Remus mi ha fatto una foto! Davanti ad una libreria! Oh, sono rovinato, sono rovinato, come farò ora? Lily, luce dei miei bulbi oculari, sostienimi tu- chiese James con fare melodrammatico, stringendo Lily in un abbraccio improvviso e dondolando sul posto, continuando a tenere saldamente in mano il libro appena comprato.

-Ehi ragazzi! Questa è da mandare alla McGranitt!- esclamò Remus, mentre Lily, ridendo, si liberava dalla stretta di James per appropriarsi dalla foto.
-Sì, sì, decisamente sì! Ah! C’è Lily, c’è una libreria. Lei, che aveva scommesso che non sarei mai riuscito ad entrare in una libreria con Lily! Ah, sì, sì!- cominciò a farneticare James, girovagando per la via mentre i tre si gustavano lo spettacolo.

Lily sorrise, mentre nella foto sotto di lei si muovevano ridendo sotto l’insegna del negozio. Guardò James che camminava avanti e indietro, farneticando e Sirius e Remus, al suo fianco, che ridevano sostenendosi l’un l’altro per non cadere.
E poi vide se stessa, riflessa nella foto. Si vide giovane e felice.
Si vide viva.

 

Alla Prof.ssa M. McGranitt
Cara professoressa, le avevo promesso una lettera dopo essere uscito da Hogwarts e così è stato.
Se ci fosse Lily, al mio posto, le farebbe la cronaca dettagliata degli ultimi mesi, ma ora sta dormendo e questo è, all’incirca, ciò che dovrei fare anche io.

Ma la tentazione di scriverle è stata troppo forte.
Guardi nella busta, anzi, si sieda prima di farlo.
Visto, professoressa?
Sì, non si inganna. Sono davvero io, con Lily, davanti ad una libreria babbana. Ho anche comprato un libro, non so se ci crede.
Lily dice che non è chissà quale lettura, ma io sostengo che è il gesto che conta.

Quindi, professoressa, mi duole doverla informare che ha perso la sua scommessa.
Detto questo, se vuole verificare di persona, ci terrei ad invitarla ad un matrimonio a breve.
Avrà l’ultima occasione della sua vita per congratularsi con Evans, temo. Dopo cambierà cognome e lì sarà problematico distinguerla da me.

Ancora tanti saluti ed auguri, professoressa.
Suo, James Potter.


Ps: Mi scusi professoressa, non ho fatto in tempo a fermarlo. Visto che ormai sono sveglia, allego anche io i miei saluti. E, per una volta, sono costretta anche a concordare con Potter, nell’invitarla al nostro matrimonio. Mi creda, sono più sorpresa di lei.
Con i migliori (e sicuramente più educati) auguri

Lily Evans

                                                                            ***
 
Minerva si asciugò una lacrima fuggiasca con l’orlo della veste, riaprendo quella busta dopo tanti anni.
Dodici lunghissimi anni erano passati, da quando quella lettera le era arrivata. Dodici anni, da quando lei aveva sorriso e comunicato la notizia ad un non poi così tanto stupito Silente. Dodici anni da quando aveva sorriso, la mano davanti alla bocca, guardando quel matto di Potter stringere al petto un libro per bambini babbano e la sua Lily.
Dodici anni, durante i quali quei due sorrisi non l’avevano mai abbandonata. Li aveva rivisti in Harry, ma non era stata la stessa cosa. Lì, in quella foto, si trattava di due sorrisi, uno speciale per un verso, uno speciale per l’altro.
Quei due sorrisi, che si erano spenti, come una candela lasciata al vento.
-Hagrid. Tienila con cura. Questo è uno dei pochi ricordi buoni che ho.- mormorò, poggiandogli la foto nella mano grande e ruvida.
Nessuno dei due sprecò delle parole per quel momento. Entrambi si limitarono a sorridere, con gli occhi e le guance terribilmente umidi.
E il cuore che sapeva di libri e d’inchiostro.

 





Eccola. La ritardatarissima Writ è tornata, incredula per essere riuscita a scrivere qualcosa. Non è bello, non è lungo, è solo un altro capitolo. Che fa pure un salto indietro del tempo, ma pazienza, cari, vi dovrete accontentare... Eheh.
Immagino abbiate capito quando si ambienta e la scelta del destinatario della foto non è assolutamente casuale. Le librerie, il sapere li associo entrambi a Minerva McGranitt e alle sue scomemsse con Silente. Ecco. Non penso di dover dire nient'altro.
Solo grazie, a chi era lì a commentare.
Solo una preghiera, affinchè non mi ricopriate tropp di pomodori.
Baci
Writ
   
 
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