Film > Pirati dei caraibi
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Autore: Laura Sparrow    21/10/2011    3 recensioni
Quarto capitolo della saga di Caribbean Tales. - Tortuga. La roccaforte dei pirati, il porto preferito di ogni bucaniere sta radicalmente cambiando, trasformata nel rifugio ideale per gli intrighi di un uomo infido e spietato: Robert Silehard. E, quando anche l'ultimo porto franco non è più sicuro per un pirata, nessuno può più sfuggire alla mano di Silehard. Nemmeno capitan Jack Sparrow e la sua ciurma.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 12
Triplo gioco.



Nella mia mente ripetei e rigirai quelle tre parole all'infinito, finché sembrarono perdere senso, quindi mi riscossi e le trovai ancora lì, nero su bianco, sul foglietto che stringevo quasi convulsamente tra le dita. Will è vivo. Cosa voleva dire? Se Will era vivo, allora... allora cambiava tutto.
Quando ebbi fissato le prime parole abbastanza a lungo da convincermi che non si trattava di un abbaglio, il mio sguardo cadde sulle scritte seguenti, scarabocchiate in fretta.
“Undici di sera. Scarsi controlli. Non farti riconoscere. Tiago Marquina: sotto il cappio, finestra.”
Mi presi alcuni istanti per capire il senso di quelle frasi: si trattava senza ombra di dubbio di una richiesta di incontro... presumibilmente proprio nella bottega di Tiago Marquina, proprio dove era cominciato tutto quanto. Ma cosa voleva dire “sotto il cappio, finestra”?
Esitavo, tormentando il foglietto fra le dita. Poteva benissimo essere una trappola, ed io ero il bersaglio più facile a cui mirare. Eppure... eppure il biglietto me lo aveva dato Jack in persona, di nascosto da tutti gli altri. E credevo di conoscerlo abbastanza da non ritenerlo capace di assassinare William... e abbastanza da notare i buchi evidenti nelle sue giustificazioni. Mentiva, dunque? Aveva mentito a noi come mentiva in realtà a Silehard? Aveva fatto il doppio gioco per tutto il tempo?
Certo, c'era sempre la possibilità che fosse davvero manovrato dalla strega di Silehard. Questo voleva dire che mi stavo buttando dritta dritta in bocca al gatto.
Mi alzai, decisa. Il pomeriggio volgeva al termine, ma le undici di sera non mi erano mai sembrate così lontane.

*

Non c'era la luna, quella notte. Questo rese ancora più facile, per me, avventurarmi in coperta e preparare una scialuppa da calare in acqua. Mentre lo facevo, udii dei passi avvicinarsi alle mie spalle: inevitabilmente i miei movimenti avevano attirato l'attenzione del pirata che stava di guardia... ovvero Faith. Sapevo che quella sera ci sarebbe stata lei.
- Laura?- esclamò lei, mentre mi si avvicinava con una torcia in mano. Calò il silenzio, mentre la vedevo squadrarmi da capo a piedi e realizzare che cosa stavo per fare: ero adeguatamente travestita con cappello, bandana stretta attorno al capo, i capelli raccolti in una treccia rigida da marinaio, e una giacca lunga sotto la quale portavo un arsenale di armi, fra due pistole, la mia spada e un coltello.
- Che diavolo credi di fare? Ma soprattutto, dove stai andando conciata così?- fu infatti la sua domanda seguente. Le feci cenno di abbassare la voce, guardandomi attorno per assicurarmi che fossimo sole sul ponte.
- Faith, ascolta... credo che Ettore ti abbia detto che sono già uscita da sola, oggi. Quello che non ho detto a lui né a nessun altro, è che ho incontrato Jack. -
Vidi la mia amica mordersi furtivamente le labbra, con un guizzo di allarme negli occhi, ma poi decise di non commentare e col capo mi fece un rigido cenno per dirmi di andare avanti.
- Abbiamo combattuto. Nessuno di noi si è fatto male... e credo che nessuno dei due lo volesse. Ma poi lui, di nascosto, mi ha dato questo. - le porsi il foglietto accartocciato, e lei lo prese e lo srotolò senza una parola. Scrutai le reazioni sul suo viso mentre leggeva le poche parole che vi erano scritte, e all'improvviso la vidi boccheggiare come se avesse a malapena trattenuto un grido di sorpresa.
- Oh mio Dio... ma questo cambia tutto!- sibilò, fissandomi con un'espressione a metà tra l'esaltazione e la paura.
- È quello che dico anch'io... se è tutto vero. Per questo sto tornando laggiù. Per incontrarlo, e per scoprire cosa c'è sotto a tutto questo. -
- No, aspetta. - Faith mi prese per il polso, trattenendomi. - Non puoi fidarti così, sulla parola. Senti, anch'io voglio credere che Jack non abbia ucciso William, e che in realtà sia tutto un suo piano... ma che succede se non lo è? Non puoi semplicemente andare da lui. -
- Posso, invece. -
- Ma perché devi andare da sola?!-
- Perché... - sibilai tra i denti, dura. - ...se è una trappola, non voglio che ci finisca dentro nessun altro. -
- Lasciami venire con te!- insistette lei, e per qualche momento fui davvero tentata di accettare: al momento, lei era davvero l'unica di cui sentivo di potermi fidare completamente, e sapevo che, se glielo avessi chiesto, mi avrebbe guardato le spalle senza interferire. Ma, proprio perché sapevo di poter contare su di lei, non potevo permetterle di venire con me.
- No. Tu sei l'unica a cui ho raccontato tutto: sai dove sarò stasera, e sai perché. Se non torno, saprai che cosa è successo. In tal caso, dovete essere tu, Ettore, Elizabeth... e Barbossa... a prendere il comando: sono sicura che insieme riuscirete a battere Silehard, se non ci riuscirò io. -
- Devi sempre fare di testa tua, vero?- sbottò Faith, poi però mi abbracciò stretta ed io ricambiai con altrettanto slancio. Non mi avrebbe fermata. Non mi avrebbe chiesto di cambiare idea. E avrebbe saputo prendere le redini della situazione, se le cose fossero precipitate.
Faith mi aiutò a calarmi in mare con la scialuppa, e rimase a guardare mentre remavo, immergendomi nell'oscurità.

*

Se Tortuga non mi era mai sembrata meno ospitale di giorno, di notte era anche peggio.
Ai ladri, attaccabrighe e semplici ubriaconi che spuntavano ad ogni angolo ero abituata, ma da dove diavolo erano arrivate tutte quelle nuove bande che si tendevano agguati l'un l'altra nel buio dei vicoli?
Presi l'ennesima scorciatoia per evitare un'altra baruffa tra due di quei gruppetti di scalmanati. Capivo cosa stava succedendo, e almeno in parte ne ero quasi contenta: spaventati o solo indignati per il potere che aveva preso in città la gilda, gli spiantati di Tortuga si erano decisi a mettere su anche loro le loro piccole bande ribelli. Stavano naturalmente finendo per azzuffarsi a vicenda e devastare la città dall'interno, ma se non altro la cosa forniva un po' di scompiglio in più al nuovo impero di Silehard. Ero felice che almeno non gli stessero rendendo le cose troppo facili.
Fu in mezzo a tutta quella baraonda notturna che, alla fine, arrivai davanti all'armeria di Tiago Marquina.
Esitai, ferma all'angolo della strada. Ricordare i particolari dell'ultima volta che ero stata lì non era per niente piacevole, e non faceva che accentuare la raggelante sensazione di stare per infilare il piede in una trappola tesa. E di starlo facendo di proposito.
Che capitano imprudente che aveva la ciurma della Perla! Troppo stupidamente impulsiva e curiosa, che usciva di nascosto per correre in casa del nemico! E io mi ero permessa di accusare Jack di negligenza? Mi vergognavo ad ammettere che, per ora, quello che stava mantenendo più controllo sugli eventi era probabilmente Barbossa.
“È un po' tardi per tirarsi indietro.” mi rimproverai, arrestando il corso dei pensieri.
L'armeria era buia, salvo per una luce fioca che proveniva dall'ingresso della bottega. Dovevo pur decidermi ad entrare, anche se non avevo la minima intenzione di farlo dalla porta.
“Sotto il cappio; finestra. Sotto il cappio; finestra. Che diavolo c'entra il cappio?”
Cominciai ad osservare più attentamente le finestre del piccolo edificio, fingendo di avvicinarmi per caso. Tutte quante erano chiuse, ad eccezione di quelle illuminate della bottega, che davano direttamente sulla strada. Fuori discussione.
Poi mi accorsi di una viuzza secondaria che passava accanto alla bottega, forse ne faceva addirittura il giro. Era un passaggio alto e stretto, ma ciò che attirò la mia attenzione fu un oggetto che penzolava parecchi metri sopra la mia testa, appeso ad una trave. Un cappio di corda spessa, che dondolava lentamente ad ogni alito di vento. Chi lo aveva messo lassù doveva avere un macabro senso dell'umorismo, perché a me ricordava fin troppo il gibbet che alcune città mettevano sulle scogliere appena fuori dal porto, coi cadaveri impiccati dei giustiziati a reggere un cartello con scritto: “Pirati, siate avvisati.” Avevo trovato il cappio.
Lentamente imboccai la viuzza, senza che il mio sguardo smettesse di balzare da una finestrella serrata all'altra, alla ricerca di una qualsiasi possibile entrata. E ad un tratto, quando ormai stavo per rassegnarmi al fatto che non ci fossero finestre dalle quali sarei potuta entrare di nascosto, fu proprio sul retro della casa, quasi immersa nell'oscurità, una finestra aperta.
La fissai, titubante, per qualche attimo, poi, gettando al diavolo ogni altro ragionevole dubbio, raggiunsi la finestra. L'interno era debolmente illuminato dalla luce di una candela, ma appariva come una stanza di piccole dimensioni: sfortunatamente era troppo alta per permettermi di vedere con chiarezza. A quel punto mi afferrai al davanzale, puntai i piedi contro il muro e mi issai, sbuffando in silenzio, fino a tuffarmi letteralmente dentro il vano della finestra.
Atterrai sul pavimento un piede dopo l'altro, sentendolo scricchiolare sotto i miei passi, e prima ancora di avere ripreso l'equilibrio avevo una mano sotto la giacca. La stanza era molto piccola, gli unici arredi erano un letto e due sedie di legno. Una, nell'angolo più lontano della stanzetta, era occupata.
Jack aveva sussultato, quando ero piombata attraverso la finestra, ma ora mi fissava con curiosità, con le sopracciglia inarcate. Non potevo neanche dire di essere sorpresa di trovarlo lì, perché in un certo senso sapevo che sarebbe stato ad aspettarmi. E nemmeno lui, ora che ci pensavo, sembrava sorpreso... semmai sollevato.
- Ciao. - si decise finalmente a dire, sorridendomi con un angolo della bocca.
Se non altro era solo, e la cosa incoraggiò un poco le mie speranze. Non tolsi la mano dal calcio di una delle pistole, però, e indietreggiai di un passo per avere la schiena al muro.
- Spero per te che non sia una trappola. - replicai in tono sbrigativo, imponendomi di mantenere il controllo della mia voce. Indugiavo, con la mano sull'arma, mentre Jack mi guardava negli occhi. E intanto pensavo se sarei mai stata in grado di sparargli. Di ucciderlo di sicuro no. Mai. Ma sapevo di dovere essere pronta a prendere misure estreme, se le cose fossero precipitate.
Ad un tratto Jack sorrise più apertamente, col suo solito, familiare sorrisetto furfante, e per la prima volta non c'era nessuna traccia di finzione o inganni. Si alzò dalla sedia, stiracchiandosi: guardandolo fare così, mi venne il dubbio che fosse rimasto lì seduto ad aspettarmi per parecchio tempo.
- Non la è, anche se ho la sensazione che, se lo fosse stata, saresti venuta comunque. Adesso chiamo l'ultimo invitato e poi possiamo parlare, d'accordo?- prima che potessi rispondere, lui batté tre colpi decisi sulla porta della stanza, poi tornò a guardare me e sollevò le mani. - No no, ora non saltare come se fossi sulle braci. Va tutto bene: siamo solo noi tre e non verrà nessun altro. E come vedi, io sono disarmato... cosa che tu assolutamente non sei, mi pare. -
Non sapevo cosa rispondere, e tanto meno cosa aspettarmi. Fatto sta che, poco dopo, udii del passi frettolosi, poi la porta si aprì, lasciando entrare un trafelato Tiago Marquina il quale, vedendomi, sbarrò gli occhi quanto me. Presa dal panico, sfoderai la pistola e arretrai ancora, premendo le spalle contro il muro.
- Mi hai imbrogliata!- scattai, tenendo Tiago sotto tiro: non era armato, o almeno non mi sembrava.
- No, aspetta!- esclamò Tiago, -sì, il muto- alzando una mano verso di me.
Mi paralizzai, senza riuscire a credere alle mie orecchie, perché per assurdo avevo riconosciuto quella voce. Ma non era possibile.
- Non aver paura, fa tutto parte del piano. Ecco, guardami. -
Eccome se lo guardavo. Dall'aspetto non avrei mai potuto riconoscerlo, ma la voce non lasciava dubbi.
- Will?- osai mormorare, in un soffio.
Il rumore secco che fecero le imposte della finestra, quando Jack le richiuse di colpo, sembrò svegliarmi da uno stato di trance: il capitano mi passò accanto, strizzando l'occhio. - Non è il caso che qualcun altro veda quel che sta succedendo qua dentro, comprendi?- si giustificò, in tono di scusa.
- Sei vivo!- quasi gridai, abbassando la pistola e avvicinandomi, per convincermi che non si trattava di un'illusione. Will... Tiago... chi diavolo era, sorrise e si passò distrattamente una mano sulla faccia.
- Non è stato facile farsi passare per lui, soprattutto perché abbiamo avuto pochissimo tempo per organizzare tutto... - disse, con la voce di William. - Ma, considerando che era muto e un po' scemo, è stato abbastanza semplice imparare a passare inosservato. Jack è l'unico che rimane qua in armeria; tutti gli altri membri della gilda usano solo l'entrata segreta e non hanno mai bisogno di parlare con me. -
- Avevate preparato tutto?!- domandai, incredula, con lo sguardo che rimbalzava dall'uno all'altro. - Fin dall'inizio? Ma che diavolo...?-
- È stato merito di Jack e del suo piano d'emergenza, devo ammetterlo. - fece Will, accennando a Jack con il capo. Mi faceva ancora una certa impressione sentire la voce di Will da quel volto estraneo, eppure, più lo scrutavo con attenzione e più cominciavo ad intuire il trucco. I capelli erano lunghi, sporchi e scarmigliati, ma erano quelli di William, stretti sotto una bandana sudicia. Non usava il bastone per muoversi, un particolare a cui non avevo fatto assolutamente caso quando lo avevo visto entrare. L'occhio e la guancia erano coperti dalla fasciatura, che lo aiutava ancora di più a mascherare i tratti del viso. La sua pelle però era la cosa più impressionante: era pallida e butterata proprio come quella del vero Tiago Marquina, tanto che per un istante mi domandai se Will non si fosse preso di proposito anche lo scorbuto, tanto per rendere più realistica la mascherata. Il camuffamento era praticamente perfetto.
Jack si strinse nelle spalle, accennando ad un gesto vago a mezz'aria con le dita. - Silehard mi aveva chiesto di togliere di mezzo William, ed io di certo non potevo farlo. Ma potevo sempre fargli credere che l'avrei fatto. Ho ucciso il vero Tiago, fuori dall'armeria. -
I nostri sguardi si incrociarono. - Lui lo hai ucciso per davvero, quindi. -
Jack fece una smorfia, e di colpo diventò molto serio. - Laura... - disse, in tono più cupo. - Non sono minimamente dispiaciuto per lui. Tiago si era unito alla gilda perché questo gli permetteva di trattare liberamente con i mercanti di bambini, e di tenere i... migliori... per sé. Capisci perché non mi sono fatto nessuno scrupolo. -
Rabbrividii, ma annuii con decisione. - Spero che si sia strozzato col suo sangue, allora. -
- In sintesi... - continuò Jack. - Will è andato a vendergli le spade, e poi gli ha proposto una partita a dadi: Tiago è uno che gioca d'azzardo, e non sa dire di no. Prima hanno giocato sul prezzo delle spade, poi ha cominciato a farlo bere e uno dopo l'altro gli ha vinto i suoi averi: benda, bastone, tutto quanto. Tiago era pieno come una botte e aveva addosso la camicia di William, quando lo hai visto uscire dall'armeria. -
- Oh, mamma. Che cosa disgustosa. - non sapevo più se ridere o sconvolgermi, e Will fece una smorfia disgustata.
- Non è stato divertente. -
- E meno male che il nostro signor Turner ha imparato a barare a dadi, o non ce l'avremmo mai fatta!- Jack sogghignò. - Insomma, Will ha mandato Tiago fuori dall'armeria, così Silehard ha avuto il suo morto e il nostro amico invece è rimasto qui, sano e salvo, per tutto il tempo. Comprendi? E ho anche avuto poco tempo per i dettagli: buttare il cadavere nel canale e assicurarmi che nessuno andasse a ripescarlo, per esempio. -
- Trasformarmi in lui è stato un incubo, però. - replicò Will, con una smorfia. - Con un occhio bendato mi sento come se dovessi andare a sbattere ogni secondo... per di più, questa roba che ho in faccia puzza, e devo spalmarmela addosso più volte perché resista. - tornò a grattarsi la guancia, e capii che doveva essersi ricoperto il viso e le mani di qualche sostanza che, seccandosi sulla pelle, la faceva sembrare pallida e rovinata.
- Non ci posso credere!- esclamai, allargando le braccia. - Ma... ma quando diavolo avete preparato tutto questo?!-
Jack abbassò gli occhi. - Ecco, abbiamo dovuto fare le cose molto in fretta, quindi per lo più abbiamo... improvvisato. -

… Era stato durante i festeggiamenti a bordo della Perla, quella notte fatale. Will stava seduto su una cassa, e ad un certo punto Jack venne verso di lui, ciondolando, quasi troppo ubriaco per reggersi in piedi.
William si fece in là per fargli posto, ma Jack prima crollò malamente seduto sulla cassa, poi si accasciò contro la spalla del giovane, cercando un punto d'appoggio. Will sbuffò, cercando di sorreggere alla meno peggio il compagno ubriaco: non era neanche troppo ben disposto nei suoi confronti, dopo tutto quello che aveva combinato con la storia della gilda. - Jack...?!-
- Zitto e ascolta. - la voce del pirata era improvvisamente chiara e urgente, per niente da ubriaco. - Silehard sa che andrai da Tiago per consegnare le spade, stasera, e ti vuole morto entro l'alba. -
Will sussultò, voltandosi di scatto a guardare in faccia Jack, il quale continuò: - Vuole che sia io a ucciderti, comprendi? E io gli ho dato la mia parola. -
Sbarrando gli occhi, il giovane si fece istintivamente indietro, anche se la mano di Jack lo teneva saldamente per una spalla. - Tu... tu vuoi...?!-
- Per chi mi hai preso?- il capitano quasi ridacchiò. - Ascoltami: Silehard crede di potersi fidare di me, ma non troppo. La strega crede di potermi controllare, ma anche lei non troppo. Perciò, quando tu scenderai dalla nave, io ti dovrò seguire, ma di certo sarò pedinato a mia volta... sai, per verificare che faccia il mio lavoro. -
- Potrei non andare da Tiago, allora. - rispose lui, abbassando la voce.
- Troppo ovvio: così mi gioco del tutto la fiducia di Silehard, la strega continuerà a frugarmi nella testa, e il mio piano andrà in fumo. - Jack scosse il capo.
- Cosa facciamo, allora?-
- Dobbiamo prendere misure estreme, tu devi uscirne vivo, e abbiamo drammaticamente poco tempo. Senti, tu andrai da Tiago per vendergli le spade, e poi devi farlo giocare a dadi con te e farlo bere, d'accordo? Fallo ubriacare di brutto e fa in modo che si giochi tutto quello che ha, vestiti compresi. Non regge l'alcol e non resiste al gioco: basterà poco. -
- ...E a quel punto?-
- A quel punto dovrete scambiarvi i ruoli. Ora, non prenderla nel verso sbagliato, ma devi scambiarti i vestiti con lui, e poi mandarlo fuori come se fossi tu. È abbastanza scemo da stare al gioco, e confido che sarà abbastanza sbronzo. Io lo ucciderò, e Silehard avrà la sua vittima. Tu pensa a farti passare per Tiago: penserò io a far passare Tiago per te. -
Gli occhi di William si allargarono ancora di più, ma ormai anche lui capiva che non c'era altro modo di venirne fuori. - Ma... una volta che crederanno che tu mi abbia ucciso, che cosa succederà?-
- Allora Silehard e la strega saranno convinti di potermi far fare qualsiasi cosa, e intanto saremo in due ad essere infiltrati nella gilda. Spiegherò tutto io alle nostre ciurme, e intanto potremo rovinare quella scomoda corporazione dall'interno. -
- Sì, ma perché stiamo facendo tutto di nascosto?- bisbigliò il giovane. - Hai paura che ci siano degli infiltrati anche nella ciurma?-
Jack annuì, confermando i peggiori presentimenti di William. - Temo che ci sia una talpa, e sospetterò di chiunque finché non saprò per certo chi è. Per questo dobbiamo tenere acqua in bocca fino alla riuscita del piano. -
- Ma allora tu hai sempre voluto colpire la gilda, fin dall'inizio... perché?-
- Stanno cercando di manovrarmi, e la cosa non mi piace neanche un po'. - Jack sogghignò. - Vogliono il tesoro di Cortéz, maledetto lui, il suo forziere e i suoi ottocentottantadue gingilli maledetti per i guai che ci stanno dando... ma ti spiegherò meglio dopo. Allora, sei pronto?-
- Pronto. - …

*

Faith sedeva sulla murata in cima al cassero di poppa, senza riuscire ad evitare di lanciare lunghe occhiate ansiose verso il profilo nero dell'isola. Era più che mai preoccupata, e ne aveva tutte le ragioni.
Il ponte era deserto, e lo sarebbe rimasto per un bel pezzo: l'unica luce era quella fioca della sua lanterna, appena un lume, perché nessuno si azzardava a tenere accese troppe lampade che avrebbero potuto rivelare la loro posizione. Da dove stava, lei stessa distingueva a malapena la Sputafuoco, in mezzo a tutta quell'oscurità.
Se Barbossa si fosse presentato in quel momento sul ponte a chiederle notizie, avrebbe dovuto dirgli dell'improvvisa partenza del capitano? Faith arricciò il naso, persa nei propri pensieri. Non era ancora sicura di essersi fatta un'idea del cupo personaggio che aveva preso in mano le sorti dell'intera ciurma da un giorno all'altro. Di certo, e non poteva negarlo, sotto sotto era contenta che uno come lui si fosse presentato proprio in quel momento, giusto quando ne avevano più bisogno: la ciurma della Perla Nera e della Sputafuoco avevano urgente bisogno di una guida, e Barbossa si era rivelato all'altezza del compito. Con il benestare di Laura e di Elizabeth, quasi.
La giovane non aveva avuto occasione di parlare di persona col brizzolato capitano, ma non era pronta a scommettere che sarebbero andati d'accordo. Tuttavia, doveva ammettere che aveva qualcosa: qualcosa che aveva spinto entrambe le ciurme a fidarsi di lui e ad eseguire i suoi ordini senza protestare. Carisma, probabilmente. E nervi d'acciaio in qualsiasi situazione.
Ad un tratto sentì un rumore, come il cigolio di una porta. Scattò in piedi, recuperando la lanterna, e con quella corse fino alle scalette del cassero per affacciarsi sul ponte. Il cono di luce tremolante proiettato dalla lanterna si allargò sulle assi scure, poi su una sagoma in movimento... che si fermò e si voltò, non appena si accorse di essere osservata. Faith emise un silenzioso sibilo tra i denti: che il diavolo la portasse se lì sotto non c'era Connor, fermo a guardarla con gli occhi sgranati come se le stesse chiedendo cosa aveva fatto di male.
- Tu cosa ci fai qui?- esclamò, forse in tono anche più secco di quanto avesse voluto. Il pirata dalla zazzera rossa la guardò, schermandosi gli occhi con una mano: la giovane non mancò di notare che si trovava a pochi passi dalla porta della cabina dei capitani. Che diavolo credeva di fare?
- Stavo cercando il capitano, ma non l'ho trovata... - rispose Connor, in tono quasi speranzoso. Tra sé, Faith si domandò se l'ingenuità di quell'uomo fosse divertente o semplicemente irritante.
- E allora, molto probabilmente non le interessa farsi trovare. E lasciatelo dire, tu non dovresti proprio gironzolare nelle cabine in mancanza dei capitani. - ora il suo tono era senza ombra di dubbio tagliente. La ragazza scese le scale del cassero e si prese qualche altro momento per scrutare da capo a piedi Donovan, il quale ricambiava lo sguardo come se non realizzasse affatto di aver potuto fare qualcosa di male.
- Non intendevo essere scortese. - si giustificò, stringendosi nelle spalle.
- Non è scortese, Connor. È sospetto. -
Il pirata quasi rise, e scoccò a Faith uno sguardo bonario mentre quella gli girava attorno con la lanterna. - Che cosa? Adesso cominci perfino a parlare come Barbossa... ho come la sensazione che la sua presenza agiti tutti quanti. - ad un tratto smise di ridere, e si accigliò. - Puoi smetterla di guardarmi in quel modo? Non sto nascondendo niente. - alzò le braccia e fece un mezzo giro per mostrare che non era armato e non nascondeva nulla dietro la schiena.
- Sì, vedo. - rispose Faith in tono piatto, mentre abbassava la lanterna. - Non mi piace comunque che tu te ne vada in giro tutto furtivo, specie nella cabina del capitano. Non metterti in testa strane idee. -
Il pirata sembrò improvvisamente divertito, e scrutò Faith inclinando il capo di lato. - Strane idee? Mia cara, io non ho alcuna strana idea in mente, ma se continui a parlarmi così temo proprio che potresti suscitarmene qualcuna. -
- Detta fuori dai denti, Connor, non sperare che ci sia qualcosa per te solo perché Jack non è più a bordo. -
Questo lo fece ridere sul serio, e la giovane si impose di ignorarlo mentre la scrutava dall'alto in basso con quei suoi occhi brillanti alla luce della lanterna. - Diavolo! Devo averti messa davvero fuori strada... - commentò, abbassando la voce ad un sussurro ammaliante e avvicinandosi a lei di un passo, con le braccia protese. - Non avevo nessuna mira sulla tua affezionata capitana... a meno che quella che sento nell'aria non sia un po' di gelosia. -
Posò le mani sui fianchi di lei e le si accostò, alla distanza di un respiro l'uno dall'altra. Lentamente si chinò per sfiorare il viso di lei, e... lei lo gelò scoppiando in una risata fragorosa. Non una timida risatina di imbarazzo da fanciulla, ma una vera, grassa, risata di scherno: stava ancora ridendo quando lo prese gentilmente per i polsi e lo allontanò da sé, come se gli stesse facendo un favore.
- Oh, assolutamente no... guarda, un solo bacio dato per sbaglio in vita mia mi basta e avanza. - commentò, con un ghigno.
- Ma non mi hai lasciato nemmeno darti il primo. - replicò Connor, mentre cercava con qualche difficoltà di recuperare un briciolo della sua baldanza.
- Fidati, lo so io di cosa sto parlando. - e con un ultimo sussulto divertito delle spalle, come se trovasse tutta la situazione particolarmente esilarante, la giovane gli voltò le spalle e lo lasciò solo sul ponte.

*

Tutto architettato fin dall'inizio. Ora che si scoprivano le carte, mi trovai a pensare che avrei anche potuto immaginarmelo, o arrivarci da sola... ma il modo in cui sia Jack che Will avevano costruito le cose era stato terribilmente convincente. Mi sentii come se mi fosse stato tolto un grosso peso dal cuore: Will era lì, vivo, e Jack era sempre rimasto la persona che conoscevo. Sembrava un miracolo.
- Diavolo, avete recitato “troppo” bene!- scattai, guardandoli entrambi.
- Non volevamo spaventarti... anzi, quella notte sei tu che hai colto di sorpresa noi. - rispose Will, in tono di scusa. - Io ero dentro e ti ho sentita gridare, e quando Jack è rientrato mi ha raccontato quello che era successo. Siamo stai in pensiero per te per tutta la notte!-
- Voi siete stati in pensiero?!- di colpo mi girai e affibbiai a Jack una spinta che lo colse del tutto impreparato. - E anche tu! Cinque minuti fa mi stavo chiedendo se sarei stata in grado di spararti, diavolo!-
- Che carina. - commentò Jack, barcollando all'indietro.
- Mi avete fatta morire di paura!-
- Lei è morta di paura!- scattò lui, seccato. - Io sapevo di essere seguito, quella notte, e l'ultima volta che ti ho vista stavi scappando con due spie di Silehard alle costole! Per non parlare di quando ti sei data alla fuga sui tetti. Mi hai fatto perdere dieci anni di vita. -
- Così magari, la prossima volta che deciderai di ammazzare per finta qualcuno, avrai la bontà di avvisarmi con un po' di anticipo. -
William si mise in mezzo a noi, interrompendo il nostro battibecco per tornare alle faccende importanti. - Comunque, nel tempo in cui siamo stati qui, Jack è riuscito a conoscere la gilda in modo più approfondito, e ha avuto da Silehard alcune informazioni importanti. Vero, Jack?-
- Oh, sì... - fece lui, come se lo ricordasse giusto in quel momento. - Il piano del nostro Silehard è il seguente: intanto ha gettato le basi del suo potere qui, nella roccaforte dei pirati, pronto per quando gli sarà permesso fare il bello e il cattivo tempo. Poi, la strega. Lei conosce bene gli effetti del tesoro di Cortéz, ma credo che sia proprio questo che le interessa. Subito credevo che lei e Silehard avessero intenzione di creare una flotta di corsari immortali ai suoi comandi, ma... -
Will si accigliò. - Perché, non è così?-
- Forse non del tutto. Se ricordi, la maledizione di Cortéz non è un peso piacevole da portare, e dubito che Silehard vorrebbe ritrovarsi con una flotta di pirati scontenti, rivoltosi e immortali. Non so cosa abbia in mente, ma qualche volta ha vagamente accennato ad un uso... alternativo del tesoro. -
- Che cosa vuoi dire?- domandai, senza capire a cosa potesse riferirmi. Jack scrollò le spalle a sua volta.
- Purtroppo non ne ho idea. Di quel tesoro abbiamo sempre e solo conosciuto una sola faccia, ed è quella della maledizione di Cortéz. Se possa funzionare anche in altri modi, o se ci si possa fare qualcosa... non lo so. Ma la strega di sicuro lo sa, e sto cercando di scoprirlo da lei. - il capitano allargò le braccia con aria rassegnata. - Sfortunatamente, si da il caso che io sia uno dei pochi che conosce la via per l'isola, e Silehard e la sua strega hanno voluto tirare dentro il loro piano proprio me... Ma i loro progetti a lungo termine non mi piacciono neanche un po', e non ho nessuna intenzione di aiutarli. -
- E ci mancherebbe. - finalmente sorrisi, quasi senza riuscire a credere a quanto mi sentissi sollevata. - Quindi, adesso cosa hai intenzione di fare? Non vorrai davvero portarli all'Isla de Muerta?-
- No. Voglio affondarli lungo la via, e far finire sul fondo del mare sia Silehard che la sua strega una volta per tutte. -
Lo disse con un tono tale che, per un momento, provai quasi un brivido di cruda soddisfazione: dopo tanta paura, dopo tanta ansia, spedire il capo della gilda e la sua maledetta strega in fondo all'oceano era un pensiero più che allettante. Mi rendevo conto che, fin dalla morte di Tiago, la faccenda aveva preso una piega decisamente sanguinosa, ma in quel momento non desiderai altro che realizzare il piano di Jack, e il più in fretta possibile.
- Come avete fatto a passarla liscia fino adesso?- domandai, distogliendomi dai miei stessi pensieri. - In giro si dice che la strega tenga sotto controllo gli scagnozzi di Silehard con una pozione magica, o qualcosa del genere. -
- Infatti. Lo chiamano “siero della verità”, come piace a lei... - precisò Jack, agitando pigramente le dita. - Ma, d'altra parte, chiamano così anche il grog. Magari un pizzico di magia c'è, perché ho notato che quelli che stanno più vicini a Silehard -e quindi devono berla più spesso- non sembrano molto presenti. Col cervello, intendo. In sostanza, quando bevi quella sbobba ti si bloccano corpo e cervello per un po': una specie di ipnosi. Sei talmente intontito che puoi dire solo la verità, e quella stregaccia sa come andare a frugare nella testa della gente... Ma abbiamo trovato il modo -anzi, ho trovato il modo- di aggirare anche questo ostacolo. -
- Sarebbe?-
Lui mi fece cenno di attendere, e andò in fretta ad inginocchiarsi per frugare sotto la branda che stava in un angolo: udii un cigolio sordo come se avesse rimosso una delle assi dalla parete, quindi si rialzò e mi porse quello che aveva preso. Era una bottiglia, e quando la presi in mano notai che il contenuto era scuro e viscoso.
- Oh no... - protestai, ma Jack l'aveva già stappata tra le mie mani. L'odore acre mi punse le narici, e dovetti girare il capo, disgustata. Se era quel che pensavo che fosse, era ancora peggio di quanto ricordavo.
- L'hai riconosciuto?- mi fece lui, con un ghigno da un orecchio all'altro.
- Come dimenticarlo... a cosa ti serve quella porcheria anche qui?-
- Il Kaav è solo uno degli ingredienti, cara. Non so se Faith te lo ha raccontato, ma io e la tua amica siamo andati a fare una piccola visita ad un posto che non frequentavo da molto tempo, mentre tu eri via con i Turner... la vecchia magione di Tia Dalma. Ti ho parlato di lei, no? Ho pensato di dare un'occhiata ai suoi libri, e procurarmi qualcuno dei suoi ingredienti... specialmente quelli che avevano qualcosa a che fare con il controllo della mente. -
Rabbrividii, mentre davo un'altra occhiata al contenuto della bottiglia, che non sembrava affatto invitante. - Ti sei messo a pasticciare con... erbe che venivano da chissà dove, e rituali voodo?-
- Che tu ci creda o no, quello è il nostro antidoto contro la strega. - rispose Will, anche se dal tono mi sembrava vagamente imbarazzato. Jack, invece, non mi risparmiò i particolari.
- Diciamo che ho fatto qualche tentativo. Ora, non ho afferrato esattamente il meccanismo, ma pare che funzioni. - cominciò a spiegare, agitandosi e gesticolando più del solito: sembrava particolarmente fiero di quest'ultima bravata. - Probabilmente ostacola il lavoro dell'intruglio che mi propina la strega: ti aiuta a non perdere i sensi e, di conseguenza, il trucchetto dell'intontimento totale non funziona più quando il resto del corpo è... sveglio, comprendi? Insomma: mi imbottisco di questa roba prima di ogni colloquio con lei, e il suo trucco non funziona più. Sono giorni che la faccio in barba a Silehard rispondendo alle loro domande come voglio io. -
- Fantastico... e devi prenderlo anche tu?- domandai, rivolta a Will. Per un attimo fui convinta di vederlo quasi arrossire sotto l'impasto che gli ricopriva la pelle, poi, schiarendosi la voce, si ricompose.
- La strega non interroga mai Tiago, ovviamente... non ha senso, se non può parlare. Credo però che di tanto in tanto provi a sondare le menti dei suoi collaboratori, come fa con Jack: per questo per qualche notte ho dovuto prendere l'antidoto. Credo che abbia funzionato, perché non è successo nulla... e non ci hanno ancora scoperti. -
- Quando le nostre menti illuminate ci abbandonano, è il caso di ricorrere ai nostri istinti più bassi, per salvarci!- scherzò Jack, dando una pacca sulle spalle ad entrambi, e voltandosi poi verso di me. - E non guardarmi così: ho tutte le prove che quella roba funziona eccome. Ma adesso bando alle ciance, stavamo parlando di una cosa importante. Dunque, so per certo che Silehard intende salpare al più presto per l'Isla de Muerta, ma ancora non sappiamo quando intende farlo. Certo, col fatto che adesso la ciurma della Perla è in guerra aperta con lui, di sicuro vorrà affrettare le cose. Stanotte è prevista una riunione speciale dei membri della gilda, e appena sapremo qualcosa... sarà nostro interesse farlo sapere subito a chi di dovere. - mi diede un buffetto sul mento e accennò un sorriso. - Che, sapendolo, saprà di doversi preparare ad inseguire chi sappiamo. Comprendi?-
- In breve... tendiamo un'imboscata allo Squalo Bianco?- probabilmente mi brillavano gli occhi mentre lo dicevo, perché Jack mi rivolse un sorriso soddisfatto e annuì.
- Tecnicamente, sì. Perciò, possiamo tornare ufficialmente tutti quanti alleati e smetterla di fare il triplo gioco? Stava diventando snervante. -
- Ehi, io, del tuo piano, fino a stasera non ne sapevo niente!- protestai, piccata.
- Sentite. - si intromise William, tornando serio. - Ora devo tornare in bottega, e anche tu, Laura, faresti meglio ad andartene da qui: abbiamo già rischiato abbastanza per stasera. Presto sarà ora che Jack partecipi all'incontro con Silehard, e dobbiamo essere pronti. Laura... di' ad Elizabeth che sono vivo e sto bene, per favore. E dille che, davvero, era necessario. Non avrei mai voluto farle passare un'altra volta una cosa simile. -
- Glielo dirò, ma non ti preoccupare. Lei non ha mai creduto veramente che fosse andata come sembrava... - mi morirono le parole in gola, mentre lo dicevo. Lei aveva avuto fiducia in Will, e in Jack, fin dal primo istante. E io no.
William si congedò con un cenno del capo e lasciò la stanza, richiudendosi la porta alle spalle. Rimanemmo io e Jack, e per qualche momento ce ne restammo lì impalati, senza sapere che cosa dirci.
Spostai il peso da un piede all'altro, sentendomi vagamente in imbarazzo. - Be'... direi che mi sento meglio, adesso. -
Jack mi guardò, e per qualche motivo mi sentii molto strana. Cosa ci si dice, dopo aver seriamente dubitato l'una dell'altro? Dopo essere stati, seppur per breve tempo, veramente... nemici?
C'era una specie di barriera tra di noi, e fu lui a spezzarla per prima, avvicinandosi a me e avvolgendomi un braccio intorno alle spalle. - Hai avuto paura?- mi sussurrò dolcemente, premendo la fronte contro la mia, e soltanto allora ebbi il coraggio di ammettere anche con me stessa quanto la sua presenza rassicurante mi fosse mancata. Sapere di potermi di nuovo fidare di lui era un sollievo troppo grande.
- Sì!- mi arresi, abbracciandolo di rimando. Niente mi rincuorava di più che sapere che era stato tutto quanto un brutto sogno, che Jack non era mai stato quello che avevo temuto che diventasse. Con una dolcezza inaspettata, lui mi infilò una mano tra i capelli e mi baciò la fronte.
- Scusami. - disse in tono veramente serio. Poi, dopo un attimo, lo sentii ridacchiare. - Diavolo, ci siamo anche presi a botte mica da ridere, eh?-
- Non mi hai insegnato a tirare di spada per niente, no?- sogghignai anch'io. - Ma lasciati dire che le tue tecniche di distrazione lasciano molto a desiderare. -
- Non nascondiamoci dietro un dito, signorinella. Avrei potuto infilarti in tasca un libro intero, invece di un foglietto, e non te ne saresti accorta. -
- Ti sopravvaluti. -
Il capitano sogghignò più apertamente, facendo scivolare le braccia attorno alla mia vita per stringermi contro di sé. - Potrebbe essere. Ma resti sempre tu quella che si è lasciata “distrarre” così facilmente. -
Lo allontanai un po', per scherzo, ma sorridevo ancora. - Non farmi arrabbiare, o potrei dire la mia sul fatto che tu e Will ve ne stiate qui soli e imbottiti di Kaav dalla mattina alla sera. -
Questo lo lasciò senza parole per cinque secondi buoni, con un'espressione oltraggiata in faccia. - Questa era veramente meschina. - protestò infine, offeso.
- Lo so. - sorrisi e diedi un colpetto con l'indice alle treccine che gli pendevano dalla barba. - Fammi sapere tutto quel che c'è da sapere. E non farti aspettare troppo... stai cominciando a mancarmi, a bordo. -
Jack scoprì i denti d'oro. - Anche tu. -
Mi strinse a sé per un bacio rapido, quasi frettoloso, ma non per questo meno intenso, e trovai una certa difficoltà a separarmi da lui. Uscii dalla stessa finestra per la quale ero entrata e, quando corsi via nella notte, mi sembrò di essere tornata a respirare per la prima volta dopo troppo tempo.





Note dell'autrice:
Ok, ammetto che dall'ultima pubblicazione è successo un po' di tutto, tra cui vacanze lampo seguite da subitanea morte del computer... cosa che mi ha impedito di mettere mano a questa fanfiction per un bel pezzo. Inoltre, una nuova ossessione e una nuova fanfiction scritta alla velocità della luce si sono imposte piuttosto insistentemente, perciò ho dovuto per forza fare scalare altri progetti. Ma, per farmi perdonare per aver trascurato così i miei pirati, avevo questo capitolo già bello che pronto. ^^
Grandi applausi per il ritorno di Mally -grazie a te; cominciavo a sentire la tua mancanza!- e un grazie a Fannysparrow. E a Billy. Lo so che sei lì. Perdonami per averti fatto aspettare così tanto, ma prometto che saprò farmi perdonare l'attesa!
PS: Sono molto contenta di aver fatto tornare Jack alla normalità: fargli fare il doppio gioco stava diventando difficile! E sono anche felice di essere riuscita, in questo capitolo, a recuperare il rapporto tra le ragazze: Faith e Laura sono sempre stati personaggi paralleli, però sono sempre contenta di tornare a mostrare la gande amicizia che le lega. Yay!

  
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