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Autore: XShade_Shinra    22/10/2011    0 recensioni
*} Dedicata a Bad Devil {*
Erano ormai le venti [...] quando giunsi all’enorme cancellata principale del cimitero. All’interno c’erano ancora delle persone intente a salutare i propri cari venuti a mancare, in attesa della commemorazione dei defunti del 2 Novembre, e il guardiano già metteva a posto le proprie carte, pronto a chiudere l’accesso entro un’ora.
[ Classificata 1° al Contest "Le mille e una notte..." indetto da Ayram e valutato da superkiki92 (giudice sostitutiva) sul forum di EFP, e Vincitrice del Premio Caratterizzazione al Contest "The Graveyard" indetto da Forgotten Stories e Eruannë. sul Forum di EFP ]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Beyond the Gates of Graveyard -
Capitolo 03

Si erano fatte ormai le undici e tutto pareva tranquillo, ma, davanti all’entrata secondaria del cimitero, tre ragazzi stavano scavalcando il cancello, atterrando soffici sul tappeto di foglie secche trasportate dal vento che si stava alzando.
«Ehi, Adalberto!» uno di loro chiamò quello che doveva essere il capo. «Ancora non ci hai risposto! Perché hai fatto la carità a quella zingara?» gli domandò, camminando con gli altri nel cimitero buio e deserto.
Adalberto Barocco, il ragazzo che poche ore prima aveva donato ben venti euro alla ragazzina davanti all’uscita del cimitero, passò una torcia al suo compare, per poi rispondere con aria di sufficienza:
«Perché mi avrebbe senz’altro toccato con le sue mani lerce, inoltre quelli là sono dei grandi iettatori! Ti ricordo che io devo sostenere gli esami all’Università tra pochi mesi! Non posso permettermi di avere fatture addosso» spiegò scocciato.
«Ah, è vero! Il capo è acculturato» rise il terzo, che aveva taciuto fino a quel momento, che portava con sé una busta del supermarket contenente una bottiglia di alcolico e dei bicchieri per festeggiare alla mezzanotte.
«Fanculo, Lucio. Lo sai che studio solo per non dover alzare il culo dalla sedia andando a lavorare. Meglio la vita da studente» disse Adalberto, andando verso la parte del cimitero con le statue più belle e antiche.
«Lo sappiamo, capo!» ridacchiò Lucio, accendendosi una sigaretta. «Dopotutto, io e Firmato, quest’anno, non stiamo nemmeno frequentando».
Il trio stava passeggiando con svogliatezza per il camposanto, visitato solo poche ore prima, per fare una classica prova di coraggio: dovevano solamente scattarsi delle foto in posa insieme alle statue e presentarle ai loro amici il giorno dopo. Un gioco poco rispettoso nei confronti dei morti e delle tombe che avrebbero calpestato.
Il destino, però, volle che quello stupido gioco non venisse mai fatto, perché Firmato, che puntava la torcia a terra, vide una strana figura investita dal cono di luce giallognola, e si bloccò di colpo, indicandolo:
«Un―un
uno... zozom» balbettò. «…uno zombi!»
Gli altri due sbiancarono, guardando quel corpo sdraiato tra le foglie morte. 
«Chi c’è?» chiese una voce umana, decisamente stanca. La figura si alzò a sedere e poggiò la schiena contro una vecchia lapide.
«È un uomo?» chiese Lucio, guardandolo a occhi sbarrati.
«Sembra di sì» li tranquillizzò Adalberto, camminando verso l’individuo. «Che ci fai qua?» gli chiese, senza rispondere alla sua precedente domanda.
«Non potete entrare qui!» li aggredì il barbone, avvolto in una spessa e consunta coperta di lana. «Quando il prete lo saprà avviserà immediatamente le forze dell’ordine!»
«Oh, ma il prete non lo saprà… vero?» domandò il capo del terzetto con aria lugubre.
In quel momento la torcia che teneva in mano Firmato fece brillare un qualcosa vicino all’uomo: la sua sedia a rotelle.
«Ah, ma sei storpio…» fece Lucio, soffiando il candido veleno della sua sigaretta, che si condensò nel freddo di quella notte.
«Già… sei storpio e fai la voce grossa con noi?» rise Adalberto, dandogli un calcio al fianco.
Antioco, dolente, si portò una mano al punto offeso, ma continuò a guardare il trio con aria severa:
«Fate pure i gradassi quanto volete, ma vedrete che vi passerà la voglia di comportavi in questo modo quando la polizia…»
«La polizia?» ripeté Adalberto, accucciandosi vicini a lui. «Non farmi ridere, storpio! Prima di poter parlare con il tuo caro amico pretino o con la polizia, devi arrivare da loro, non trovi?» chiese sprezzante. «Sei proprio sicuro di volerli avvisare della nostra incursione?»
«Certo!» dichiarò deciso e per niente impaurito da quei tre ragazzi.
«Se questa è la tua risposta…» borbottò Adalberto, per poi sollevare il volto e guardare i suoi due scagnozzi con lo sguardo da invasato, traboccante di pazzia. «Penso che potrebbe darci delle grane… Divertiamoci con lui» ghignò, alzandosi e dando un calcio in faccia all'uomo, scaraventandolo a terra con un grugnito di dolore.
I due ragazzi si avvicinarono al loro boss e cominciarono a dargli manforte, divertendosi a infierire su Antioco con calci in parti sparse del corpo, prima che Adalberto potesse dar loro ulteriori ordini:
«No, no, ma che fate? Così penserà che siamo dei delinquenti! Prendiamocela con qualcosa che non gli serve, come le gambe, ad esempio!» sghignazzò, godendo nel poter far del male a una persona che non si poteva difendere, come una preda circondata dal branco: uno contro tre, un incontro sadico e impari.
«No…» chiese pietà Antioco, cercando di portare le proprie gambe al petto, circondandosele con le braccia per poterle così proteggere.
«Ahahah!» risero i tre, mentre Lucio buttava a terra la sua paglia, ormai consumata fino al filtro, schiacciandola con la suola della scarpa.
«Che scena! Facciamogli delle foto! Le metteremo su Facebook!» istigò il fumatore.
«Va benissimo!» annuì Adalberto, prendendo la digitale dallo zaino e scattando qualche foto all'uomo. «E ora… finiamo di conciarlo per le feste! Così non dirà nulla a nessuno!» ordinò, cominciando a prendere a calci le gambe del barbone, colpendo però anche le braccia e il busto, fino a fargli lasciare la presa dal dolore, mentre urlava con tutto il fiato che aveva in corpo.
Dopo pochi minuti, Lucio si accorse di avere ancora la busta della spesa in mano e la mise a terra, trovando molto più divertente far del male al senzatetto, ma a Adalberto non sfuggì di certo quel gesto, e un ghigno a mezzaluna gli solcò il volto, dandogli l'aspetto di un demone.
«Oh, ma pensa un po'…» fece, andando a prendere la bibita. «La grappa è infiammabile, vero?» domandò retorico, aprendola e avvicinandosi all'uomo.
«Che vuoi fare, boss?» domandò Firmato, capendo che c'era sotto qualcosa.
«Divertirmi insieme a voi, mi pare ovvio» rispose, cominciando a versare il contenuto della bottiglia di grappa sulle gambe dell'uomo «Lucio, appena ho finito, accenditi un'altra sigaretta: stasera faremo un bel falò! Vediamo se riesce a correre!» rise in maniera grottesca, provando piacere puro per le proprie parole e per tutto il dolore che avrebbe procurato a quella persona, la cui sola colpa era essere là proprio in quel giorno.
Antioco, comprendendo cosa avevano intenzione di fargli, urlò di terrore, squarciando il silenzio di quella notte di festa.
Si dice che Satana scenda sulla terra nella notte di Halloween, acclamato dagli spiriti, e Antioco fu certo che quelle non erano solo dicerie popolari atte a infangare una festa pagana.

«Uhn?» fece Ersilia, volgendo lo sguardo verso il cimitero.
«Cosa c'è, Scilla?» domandò Ofelio, intento a comporre una nuova canzone sul proprio taccuino Moleskine pentagrammato.
I due si erano seduti sulla panchina antistante al cimitero, cercando di ammazzare il tempo componendo musica, mentre bevevano i drink che avevano preso al bar. Ormai era notte fonda e avevano in mente di festeggiare la mezzanotte e fare una passeggiata nella solitudine di quella zona periferica, tranquilla e silenziosa, in attesa che si facesse l’alba per andare a prendere il treno.
La ragazza, però, aveva sentito un rumore, e rimase un attimo in silenzio, facendo dondolare le gambe sulla panchina, non rispondendo subito alla domanda del ragazzo. 
«Mi è sembrato… qualcosa…» rispose, pensierosa.
«Magari è la suggestione» provò a dire Ofelio.
«Dormo in un letto a forma di bara, secondo te questo luogo mi fa paura?» chiese retorica, ma prima che il metallaro potesse rispondere, sentirono entrambi un grido provenire dal cimitero.
Priscilla balzò in piedi, preoccupata.
«I morti non urlano» disse solo, mentre Ofelio riponeva il blocchetto nella borsa e si alzava, seguendo la ragazza che aveva iniziato a correre, attraversando la strada per dirigersi al cancello principale.
Qualsiasi persona sarebbe scappata terrorizzata sentendo quelle urla provenienti da un camposanto, ma loro, abituati a che fare con le cose lugubri, non avevano certamente paura del buio o degli incubi che esso celava. Così, decisero di scavalcare il cancello ed entrare in quel luogo, per controllare almeno cosa stesse succedendo; soprattutto perché l’albina era preoccupata che, in qualche modo, ne potesse essere andata di mezzo la tomba del proprio nonno.

[ ...continua... ]
XShade-Shinra 

  
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