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Autore: Giuly_96    24/10/2011    0 recensioni
Il ricordo l’aveva raggiunta all’improvviso.
Per tutti quelli che hanno letto "Dracula in love" questo è il suo seguito.
Questa storia è dedicata a Fra_96 che mi ha dato alcuni consigli e a Matilde che ha letto tutte le mie bozze in anteprima!
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Togheter

Sophie si svegliò in un morbido letto a baldacchino. La stanza era arredata sobriamente e, a parte lei, non c’era nessuno. Subito si chiese cosa ci facesse lì, ma si ricordò della sera precedente e un moto di gratitudine per il suo salvatore le crebbe dentro. Si accorse di indossare solo una camicia da notte di seta, allora si alzò per cercare qualcosa da indossare e notò su una sedia dei vestiti. Indossò i jeans e la maglietta e si avvicinò al mobile da toeletta. Si spazzolò i lunghi capelli neri e truccò gli occhi con un po’ di eye-liner e di mascara. Quando fu soddisfatta del suo aspetto, indossò le scarpe e uscì dalla stanza. Percorse il corridoio su cui si aprivano innumerevoli porte fino ad arrivare all’elegante scalinata che portava al piano di sotto. Arrivata ai piedi delle scale, una porta alla sua destra si aprì e ne uscì un servitore in livrea. « Il Conte la staaspettando in sala da pranzo. Mi segua ». Andò dietro il maggiordomo sino a una stanza occupata quasi interamente da un lungo tavolo di lucido legno scuro, all’estremità del quale sedeva l’uomo che tanto aspettava di incontrare. Sedette nel posto apparecchiato accanto a lui e subito due cameriere le portarono da mangiare: the, succo di frutta, croissant, painauchocolat, baguette, marmellata. « Finalmente ti sei svegliata, cominciavo a preoccuparmi! Scegli pure quello che vuoi? » disse lui alludendo al cibo. « Volevo ringraziarla per tutto quello che ha fatto. Quanto ho dormito? ». « Sei rimasta priva di conoscenza per tre giorni; ma ti prego di darmi del tu, in fondo ci conosciamo da moltissimo tempo. ». Sophie addentò un croissant, lo stomaco che brontolava. « Com’è possibile, non conosco neanche il tuo nome. Però il tuo volto mi è familiare. Non eri forse tu al Sacre Cœur quando ero piccola? ». « Il mio nome non è importante, spero che tornerai a chiamarmi come hai già fatto in molte lingue: amore mio. Ci conosciamo da molto più tempo di quello che credi, sono secoli che seguo i tuoi cicli di nascita e di morte sperando che tu decida di rimanere con me.». « Io non credo di capire » fece lei confusa. Quelle parole le erano familiari, come se le avesse già sentite in un altro tempo. Si rivide su una barca seduta a tavola con il Conte, entrambi vestiti di abiti ottocenteschi. Il ricordo svanì e lei tonò alla sala da pranzo di Parigi; il Conte era sempre lo stesso, il volto illuminato da un sorriso. Vedo che cominci a ricordare. La voce le vibrò in testa trasudando gioia. « Con il tempo riacquisterai i tuoi poteri e riuscirai a nascondermi i tuoi pensieri e leggere i miei » disse anticipando la sua domanda. « Una volta, secoli fa, noi eravamo uniti da un legame speciale. Nelle tue vene scorreva il sangue dei Sidh, gli immortali, poiché tua madre è la loro regina. Io fui mandato da tuo padre, il mio comandante, a cercarti. Quando ti vidi, m’innamorai subito di te, contraccambiato. Tu mi trasformasti in un immortale come te e per un po’ di tempo vivemmo tu felici. Quando però Raymond, nostro figlio mortale, morì, tu ti togliesti la vita e da quel giorno continuo ad aspettarti. ». Sophie ascoltò con attenzione il Conte cercando di ricordare la sua vita passata. « Un po’ per volta comincio a ricordare e voglio passare tutta la mia vita con te. ». « Rimani con me in questa casa, la tua stanza è già pronta. Poi, se vuoi, possiamo partire; desidero mostrarti tutti i posti in cui abbiamo vissuto e quelli che ho vistato aspettando che tu rinascessi, possiamo andare ovunque tu voglia. » le promise. « Non vedo l’ora, però devo andare a prendere le mie cose, avvisare i miei amici… ». « Per le tue cose possono aiutarti i miei servitori, che, come hai visto, sono molto discreti. Mi occuperò personalmente di sciogliere il tuo contratto d’affitto; tu non dovrai pensare a niente, solo ai tuoi amici. ». « Grazie di tutto, non vedo l’ora di rimanere sola con te! ».
Due giorni dopo il trasloco era finito e Sophie viveva nella lussuosa villa del conte all’île de la cité. I suoiamicierano rimasti sorpresi dalla sua relazionecon quell’uomomisterioso, ma l’avevano approvata sapendo che lei era felice.
La ragazza divideva la stanza con lui e quelli che un tempo erano solo sogni, ora si trasformavano in realtà decisamente migliori: il suo contatto la faceva fremere di piacere mentre le accarezzava il corpo e le mordeva la gola e gli incavi dei gomiti. La ragazza agognava il suo sangue, ma lui voleva aspettare che la memoria le tornasse, perché solo allora sarebbe stata abbastanza potente da tollerarlo.
Una sera, dopo aver fatto l’amore, giaceva accanto al conte, quando la stanza si dissolse. Erano sedute in cerchio attorno alla pira e sua sorella le passava una ciotola contenente la pozione di belle di notte; il rituale per la dea Corvo andava avanti e le ragazze cominciarono a ballare intorno al falò, una dopo l’altra passarono attraverso il fuoco purificatore. Sentì il rumore di zoccoli, ma, invece dei Sidh, arrivò lui con i suoi compagni. Sul suo cavallo nero e con la tunica bianca con la croce rossa che si agitava nella notte, era magnifico. Le altre ragazze erano ostili perché temevano che gli immortali, vedendoli, non sarebbero venuti. Lui le mostrò la croce di sua madre e lei decise di seguirlo sapendo che avrebbe avuto ciò che desiderava quella notte…
Chiuse gli occhi e, quando li riaprì, si ritrovò nella sua camera di Parigi, il conte che la abbracciava raggiante. “Finalmente mi ricordo tutto, amore mio, e ho capito quanto ti amo.”. “Ora che hai riacquistato i tuoi poteri, puoi bere il sangue dei Sidh e diventare immortale.”. “Ho voglia di berti, amore.”. Con i poteri appena riacquistati, aprì un taglio sulla gola dell’amato e affondò il viso nel suo collo mentre lui la stringeva a sé. Quando fu sazia, cercò le labbra del conte e ricominciarono da dove prima avevano finito.

  
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