Capitolo
speciale – Meet Abigail!
Quando Abigail
Williams venne al mondo, nessuno sembrò accorgersene. Anne, sua madre, si era
rifiutata di vedere la bambina finché non fosse stata completamente pulita e
disinfettata, nonostante le proteste di Marcus, il padre, che non desiderava
altro che stringere quel fagottino violaceo e coperto di sangue con tutte le sue
forze. David, il primogenito, vide Abigail per la prima volta nella culla
dell’ospedale. Si era messo sulla punta dei piedi per guardare attraverso il
vetro della nursery e l’aveva vista: una bambina bellissima, che gli sorrideva
radiosa. Aveva due occhioni verdi che scintillavano di gioia. Da quel momento,
David decise che avrebbe protetto la sua sorellina per
sempre.
I nonni Williams
non videro Abigail se non dopo due mesi dalla sua nascita. Marcus non sembrò
farci caso: dopotutto, era Irma la preferita della famiglia, la sorella che,
nonostante fosse Magonò, aveva ottenuto brillanti risultati in una importante
carriera babbana.
Quando la
piccola neonata fu a casa, venne affidata alle cure di Sapiens, l’elfo domestico
della famiglia Williams, poiché Anne e Marcus dovevano tornare a
lavorare.
Anne, in piena
depressione post-partum, non toccò
più la figlia per una settimana. Erano Sapiens e David ad occuparsi di lei ogni
giorno (David aveva persino imparato ad andare nei negozi babbani a comprare il
latte in polvere per la sua amata sorellina), mentre la sera era Marcus che,
tornato dal Ministero, trascorreva due ore con la piccola a raccontarle storie e
farla giocare.
Quando Abigail
compì cinque anni, Anne si ricordò della sua esistenza e si accorse di quanto
fosse simile a lei: i capelli corvini lunghi e lisci, gli occhi smeraldini, la
pelle di porcellana e il corpicino esile, ma già piuttosto alto per una bambina
della sua età, la sconvolsero.
Decise che
l’avrebbe trasformata in una figlia perfetta e si prese piena responsabilità
della sua educazione. Trovò un lavoro part-time al Ministero della Magia ed
iniziò a trascorrere ogni ora del giorno con la figlia.
Abigail non
poteva essere più felice: dopo cinque anni che la madre sembrava ignorarla,
finalmente anche lei riceveva la sua dose di attenzioni.
Per paura che
questo interesse sparisse, Abigail si impegnò tutti i giorni per soddisfare la
madre, ogni sua minima richiesta, ogni suo più piccolo capriccio (come ad
esempio il portare sempre i ciuffi laterali dei capelli dietro le orecchie, non
parlarle mai quando leggeva il giornale e non entrare mai nella camera dei
genitori se non su permesso) veniva esaudito senza fare domande, con l’ambizione
di diventare lei la preferita di casa Williams.
Quando conobbe
suo cugino Lance, Abigail dovette combattere l’ennesima battaglia per l’amore
della madre, uscendone pesantemente sconfitta. Ma questo non la fermò: un giorno
sua madre l’avrebbe notata, l’avrebbe elogiata, e allora non sarebbero esistiti
più Lance o David.
Un giorno, aveva
otto anni, stava leggendo un libro in salotto, mentre la madre, seduta sul
divano, cuciva in silenzio.
Nel girare
pagina, urtò contro il vaso preferito della madre, che cadde frantumandosi in
mille pezzi.
David non aveva
mai sentito la madre urlare tali cose con una simile cattiveria verso nessuno.
Ricordava Abigail che piangeva in camera sua, mentre lui le medicava un taglio
profondo che si era inferta quando aveva raccolto i cocci del vaso e li aveva
nascosti sotto il letto.
Per un anno, la
bambina si concentrò con tutte le sue forze e impiegò tutta la magia che poteva
e, alla fine, riuscì a riparare il vaso della madre.
Tuttavia, rimase
segnata dall’episodio e decise che non avrebbe mai più fatto arrabbiare nessuno:
cominciò a annuire sempre, a qualunque richiesta, a qualunque opinione, non
pensando mai a cosa fosse giusto secondo lei, ma a cosa gli altri volevano
sentirsi dire.
Soltanto con
Lance si sentiva veramente se stessa.
La sera prima
della partenza per Hogwarts, David origliò la conversazione tra la madre e
Abigail.
«Tu sarai una
Slytherin, come lo fui io alla tua età»
Abigail annuì, a
testa bassa.
«Se non sbaglio,
quest’anno è il primo anche per la figlia di Thomas Elliott. È un uomo molto
importante al Ministero. È il braccio destro di Crouch, immagino tu comprenda la
sua rilevanza»
Abigail non
aveva idea di chi fosse Crouch, ma non disse nulla.
«Quindi, vedi di
fartela amica, se vuoi sopravvivere in quella scuola come una vincente. Ora va’
a dormire»
«Buonanotte,
mamma»
Nessuna
risposta.
«Buonanotte
Abigail, buonanotte Lance!» irruppe poco dopo David nella sua stanza. «E, mi
raccomando, qualunque sia la Casa in cui finirete e qualunque siano le amicizie
che stringerete, io sarò sempre fiero di avervi come cugino e come adorata
sorellina» e trasmise tutto il suo amore in quell’unico sguardo che rivolse alla
sorella.
«In bocca al
lupo per questo primo anno!»
Le luci si
spensero.
«Ehi, Gail, vero
che sarò un Ravenclaw?»
«Certo, Lance!
Sarai un fantastico Ravenclaw!»
«Già. E tu? Tu
sarai Ravenclaw con me?»
«Magari sì...
ora dormi, cuginastro!»
«Ma non ho
sonno...»
«Buonanotte,
Lance!»
«Buonanotte,
Gail. Non vedo l’ora che sia domani!»
«Domani si parte
per Hogwarts!»
«E speriamo di
essere smistati nella stessa casa!»
Abigail chiuse
gli occhi.
Non Slytherin,
non Slytherin, non Slytherin, non Slytherin...
Sono
imperdonabile.
Imperdonabile.
È tutta colpa dell’università. Lo giuro.
Per farmi perdonare, ne posterò uno oggi e uno domani.
Akami