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Autore: Remedios la Bella    29/10/2011    4 recensioni
Un ragazzo tedesco che tollera gli ebrei e trova misera la loro condizione. Max.
Una ragazza Ebrea dallo sguardo vuoto e dal passato e presente tormentati e angustiati. Deborah.
Due nomi, un'unica storia. 15674 è solo il numero sul braccio di lei, ma diverrà il simbolo di questa storia.
In un'epoca di odio, nasce l'amore.
E si spera che quest'amore rimanga intatto per lungo tempo, e sradichi i pregiudizi.
Enjoy!
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusate per il supermegaiperciber ritardo! Il fatto è che la voglia non veniva e l'ispirazione era davvero poca, insieme al tempo! Ma ora che ci sono le vacanze ( che, come sempre, finiscono il giorno del mio compleanno ... che iella!) penso che potrò dedicarmi di più alla storia , che sta cominciando la sua vera parte più intensa!
Buona lettura!
PS; Grazie a tutti i recensori per aver raggiunto insieme il traguardo delle 101 recensioni!
Remedios

Capitolo 31

 
La febbre dei giorni scorsi sembrò alzarsi di nuovo all’improvviso appena constatai che la iella ce l’aveva con me. Stavo davanti alla finestra, allibita davanti alla luce accecante dei fari di un furgone delle SS, parcheggiato proprio fuori nel cortile.
Anche Elly si svegliò e, constatato che eravamo nei guai più grossi di questo mondo, non tardò a tremare dalla paura:” Dimmi che non è vero …” Esclamò terrorizzata.
“ Neanch’io me ne capacito ancora … ma dobbiamo restare calme, e trovare una soluzione.” Dissi, Cercando di rimanere davvero tranquilla, ma senza riuscirci granché. L’agitazione stava divorando la mia anima: Quell’odiato furgone, io l’avevo temuto e visto così tante volte  che non mi meravigliavo per niente se ogni notte l’immagine cupa di quel mezzo mi  passava davanti, nei miei peggiori incubi. A ogni trasferimento in un nuovo ghetto, sentivo il naso punto dall’odore stantio di chiuso, vomito, o peggio ancora, di cadavere. Troppe persone erano morte solo durante il viaggio, tra questi mio cugino Richard, di appena due mesi. Avevo pianto tantissimo per il povero piccolino. E presto mi sarei rimessa a piangere, ma stavolta sarebbe stato per me, o peggio … per chi mi stava intorno. La mia situazione nelle ultime settimane era andata a coinvolgere persone entrate di botto nella mia vita, non potevo rischiare che la loro vita cessasse solo a causa della mia presenza.
Fu triste realizzare la mia idea, ma sembrava necessario.
“ Elly … dobbiamo separarci .Loro vogliono me.”dissi , seria.
Lei si voltò sorpresa:” Deborah, non dire stupidaggini. Io da te non mi separo di certo.”
“ Ma è necessario per la nostra salvezza farlo.” Replicai, guardandola negli occhi:” non possiamo fare in modo che quelli ci catturino entrambi.”
“ Ma Deborah! Io non lo accetto!” Mi afferrò le spalle all’improvviso, scrollandomi come impazzita:” Ti rendi conto che sei rimasta sola per tutti questi anni? Lascia che stavolta siano gli altri a decidere per te, e non tu per gli altri! Ascoltami e basta … io non voglio separarmi da te.”
“ Elly …” Ero un po’ scioccata dalla sua rivelazione così improvvisa, e anche … commossa. L’unica persona che avevo avuto così accanto negli ultimi anni della mia vita era stata mia madre, la sola. Poi, c’era stato Max … e mi sorprendeva che anche Elly ormai fosse uno dei pochi nella mia vita. Forse non dovevo sorprendermi così tanto, ma … a chi è rimasta un’anima solitaria tutta la vita sorprende sempre trovare la mano tesa pronta a prenderti durante una brutta caduta.
Di istinto la abbracciai, e una lacrima solcò il mio viso:” Elly … lascia stare. Facciamo come dico io … e grazie.” Le baciai la guancia, mentre lei non disse niente, prossima a scoppiare a piangere per non avermi convinto a fare come diceva lei.
Nel mentre, fuori, due soldati stavano per fare irruzione in casa. Non avevano l’aria molto amichevole in fondo, e il mio stato d’allarme crebbe tantissimo.
All’improvviso sentii la scala rimbombare sotto i passi di qualcuno, e dopo un po’ la faccia di Gustav apparire dalla porta:” Ragazze seguitemi presto!” L’uomo era agitatissimo, e noi preoccupate lo seguimmo.
“ Agata è sotto ad aspettare i soldati, ora vi porto in un posto sicuro.” Andammo in fondo al corridoio del piano di sopra, e varcammo la porta che io dedussi essere dello sgabuzzino. La stanza era un bugigattolo pieno di cianfrusaglie, dal soffitto piccolo e basso. A ogni angolo potevo notare scartoffie varie, libri o cumuli di libri impolverati e anche bambole di vecchia porcellana, ormai tutte sbiadite.
“ seguitemi più in qua ragazze …” Gustav ci faceva strada in quel labirinto di carta con un mozzicone di candela acceso che a stento faceva luce. Mentre ero intenta a orientarmi in quel buio pesto, le voci dal piano di sotto non erano per niente rassicuranti: I soldati sembravano dare sfuriate spaventose, Agata sapeva difendersi, ma  ci mancava poco che quegli energumeni ( perché, lo avevo notato, erano davvero grossi di spalle …) non la picchiassero.
“ Gustav … dovresti  tornare a aiutare Agata …” dissi, preoccupatissima.
Lui si voltò e mi sorrise, da quel che vidi nella piccola penombra creata dalla candela:” Non preoccuparti. Sappi che l’ho sposata proprio perché è una donna di carattere in certe situazioni! E ora, damigelle ..” Andò avanti fino a raggiungere la parete. Qui si chinò sul pavimento e afferrò qualcosa che non riuscii bene a vedere cosa fosse. Sentii uno strano cigolio e poi la voce dell’uomo:” Scendete per questa scala, vi porterà  nel rifugio …” ci fece luce con la candela sulla botola aperta, e potei vedere una pila di scale di legno, ancora in buono stato. Mi sorpresi di notare come in quella casa si fosse preparati per ogni emergenza.
“ Posso chiederti come mai c’è una scala segreta in casa tua?” chiese Elly avvicinandosi per scendere.
“ necessità … in effetti non siete le prime fuggiasche che noi accogliamo!” disse lui ridendo.
Sorrisi, anche se in verità questo mi rendeva ansiosa. Sembrava che  questa famiglia fosse abituata a mettersi in pericolo per persone che nemmeno conosceva, e tutto ciò mi faceva nuovamente sentire in colpa.
Elly scese per prima, e quando fu il mio turno, esitai sul primo piolo:” Gustav …” sussurrai:” ma perché lo fai?”
 L’uomo mi guardò stupefatto e mi fece un sorriso a trentadue denti:” perché faccio cosa?”
“ Questo … aiutare degli sconosciuti a scappare dalla legge …”
“ perché questa legge non mi piace … e dunque faccio quel che mi pare … ora scendi. Appena sarete nello stanzino, scappate attraverso la porta che troverete alla parete. è un tunnel segreto per poter arrivare alla stalla. Li vi aspetta John …”
“ John? Come ha fatto …?”
“ Te ne accorgerai da sola … in bocca al lupo adesso …” Detto questo, Gustav chiuse sopra di me la botola, dandomi la candela per farmi luce. Mi ritrovai nel buio pesto, con solo una flebile luce a illuminare il mio cammino già poco visibile. Mi rassegnai la fatto di dover affrontare tutto quello così improvvisamente, e facendo attenzione a dove poggiavo i piedi scesi lentamente e senza fare rumore la scala. La spaccatura della parete dove passava quel tunnel doveva essere situata lontano dal salotto, dato che le voci erano poco udibili.
“ Elly! Dove sei?” sussurrai, cercando comunque di farmi sentire almeno da lei.
Sentii la sua voce fievolmente da sotto:” Scendi ancora un po’! Ci sei quasi!”
Io scesi ancora un po’, anche se riuscivo a stento ad aggrapparmi con le mani ai pioli della scala. Facendo un ultimo sforzo, scesi gli ultimi gradini, e un po’ di luce mi aiutò a vedere meglio. Ero arrivata in fondo al tunnel, e una luce al neon bianchissima mi accecò. La scala finiva con un vuoto di appena mezzo metro. Saltai quel piccolo spazio, Elly attendeva il mio arrivo da sotto la scala.
“  Eccoti! Quella è la porta che dobbiamo prendere per arrivare in stalla.” Mi indicò una porta in ferro , tinta di nero, con i bordi arrugginiti.
Lo scantinato, o la parte inferiore della casa, era uno stanzino di dimensioni piccole, come la stanza delle cianfrusaglie di prima. Una lampadina che oscillava a ogni passo illuminava il tutto con una luce tremolante e e gettava ombre inquietanti a seconda di come capitava l’oggetto che veniva illuminato. Era un po’ spaventoso, ma non di certo meno spaventoso di quello che avrei passato se mi fossi fatta catturare.
Andammo verso la famosa porta, che si aprì solo dopo una solida tirata. La ruggine ne aveva contuso la serratura e fu un miracolo che la porta non cigolò troppo quando venne aperta per farci passare.
Immetteva in un corridoio buio e maleodorante,non di certo invitante.
“ Dovrebbe esserci un interruttore …” Elly tastava la parete al buio e poi sentii un click e alcune lampadine come quelle dello stanzino si accesero, facendo luce e rendendo meno buio e spaventoso il passaggio.
“ Possiamo andare …” Elly si chiuse la porta alle spalle dopo avermi fatta passare. E in breve tempo arrivammo sopra la botola che conduceva all’interno della stalla.
 
Voci attutite … anzi, una sola voce, confusa … non riuscivo a darmi la cognizione del tempo giusta, non capivo perché tutto mi sembrava distorto … forse stavo dormendo … no, sentivo una voce, non poteva essere possibile. La memoria non voleva aiutarmi, vuoto totale anche lì. Così … feci forza su quel che stranamente sentivo di aver chiuse; le palpebre. Sforzai di aprirle, e improvvisamente la voce si fece più nitida …:” Max! Svegliati!”
Max, Svegliati … pensai a chi mi stesse chiamando. E l’unica voce che mi venne in mente fu quella di Jordan.
 La vista offuscata si fece nitida e il volto del mio amico mi si mostrò davanti. Era contratto in una smorfia di dolore e preoccupazione.
“ Jordan … dove …” voltai la testa. Bianco e morbido. Un letto d’ospedale, e ci ero steso sopra.
“ Ben sveglio!” la sua voce sembrava rasserenata rispetto al viso contratto di prima in qualcosa che somigliava a una faccia corrucciata.
“ Mi puoi dire perché .. mi trovo qui?”
“ Dopo che mi hai visto fare a cazzotti con Xavier, sei svenuto … è passata una settimana dal tuo coma. Ho pensato il peggio brutto stupido! Mi hai fatto preoccupare …” mi poggiò la mano sulla spalla dandomi una pacca leggera, mentre io ancora stordito cercavo di fare ordine nella mia testa su quanto mi aveva detto.
Avevo dunque dormito una settimana intera solo perché avevo rivissuto il trauma infantile davanti a lui che picchiava Xavier? Mi sorpresi di come fossi diventato davvero suscettibile e sensibile negli ultimi giorni.
“ Una settimana? Ma dici sul serio?”
“ Esatto! Stavi urlando come un pazzo di farmi smettere, poi sei caduto tra le mie braccia. A quel punto è venuto un superiore e ti ha portato qui …”
“Capisco … ma ancora una cosa non mi è chiara …” istintivamente lo afferrai per il colletto per la divisa:” perché cavolo ti sei cacciato nei guai?”
“ In che senso cacciato nei guai?” afferrò la mia mano come per strappare la sua divisa dalla mia presa morbosa, ma io strinsi di più fino  a farmi diventare le nocche sporgenti e bianche dallo sforzo. Ricordavo benissimo che il suo gesto mi aveva letteralmente spiazzato, che tutta quella brutalità mi aveva deluso … gli avevo detto che poteva difendermi visto che eravamo amici, ma non poteva mettersi nei guai in quel modo, o giocare al gioco di Xavier.
“ In che senso? Hai fatto a botte con il mio nemico in modo assurdo! Non ti ho detto di certo di doverti comportare come … un tedesco …” allentai la stretta e come se si fosse addormentata, la mia mano cadde di botto giù.
Come un tedesco, dal sangue di ghiaccio  e dagli occhi perfidi. Un tedesco del mio tempo. E lui lo era, in fondo … anche se in modo più pacifico.
“senti … l’ho fatto perché altrimenti sarebbe stato lui a farti quelle cose … l’ho visto mentre si intrufolava in camera … e da lì è scattato tutto .. mi spiace …” Jordan, con gesto dispiaciuto, si grattò la nuca imbarazzato, sotto il mio sguardo leggermente tornato più tranquillo.
“ Davvero?”
“ Si … in verità all’inizio volevo lasciar perdere, ma dopo se l’è voluta … ha cominciato a insultarmi pesantemente.”
“ E hai reagito di conseguenza … ma poi cosa è successo dopo che sono svenuto?”
“ Xavier è stato portato via, e stranamente si è già ripreso … ma la sua condotta, per nostra fortuna, è stata penalizzata … tutti hanno riconosciuto che è stato lui ad iniziare.”
“ E tu? Cosa ti toccherà?” chiesi un po’  in pensiero per Jordan. In fondo era stato lui a farle buscare a Xavier.
“ Io?” uno strano sorriso a trentadue denti comparve sul suo volto:” Punizione più leggera della sua di sicuro … mi toccherà rifare tutti i letti dell’accademia, più servizio extra in cucina e un’ora in più di allenamento. Ma in compenso è più divertente di quello che è toccato al nostro amico …”
“ Perché?” la domanda mi sorse spontanea, anche se qualche dubbio terribile mi venne subito.
“ Pochi giorni fa abbiamo avuto il recapito di cinque soldati morti sul fronte. Lui è stato mandato come rinforzo. In pratica, sta combattendo.”
“ …” Non fiatai, anche se non ero scontento che alla fine avesse avuto quel che voleva. Ma la guerra è pur sempre una guerra, e di certo non volevo essere al suo posto in quel momento.
“ Già … ha sconvolto anche me … in fondo incassava bene i colpi!” scherzò Jordan. Io sorrisi ma rimasi serio lo stesso.
Sentimmo a un tratto bussare alla porta della stanza. Un soldato entrò e venne verso di noi.
“ Cadetti … per voi.” Ci porse una lettera di color giallognolo, che Jordan prese in mano dubbioso.
L’aprì lentamente, dopo che l’altro si chiuse la porta dietro. E alla chiusura della porta corrispose anche un gemito dalla bocca di Jordan, che non fu per niente rassicurante.
“ Che succede?” presi la lettera in mano, mentre vidi che Jordan tremava. Il suo viso prima calmo si contrasse in una orrenda smorfia di terrore.
Mi preoccupò tantissimo vederlo in quello stato, e lessi quindi la lettera.
Capii solo dopo averla letta il perché del pallore improvviso  di Jordan. Era un invito alla morte. 

   
 
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