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Autore: SparkingJester    31/10/2011    3 recensioni
Basso Egitto, 1217 a.C.
Una nuova piramide è stata eretta e al suo interno un faraone e i suoi immensi tesori riposano in pace. Un giovane con brame di ricchezza è attirato dalle parole degli ingegneri che progettarono la piramide: affermavano di non aver mai visto così tante ricchezze in nessun'altra piramide da loro visitata!
Rubato il progetto della piramide, al giovane Set non resta altro che "alleggerire" il carico che il suo amato Faraone dovrà portare con sè all'aldilà!
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caldo. Oggi fa troppo caldo. 
Grondo di sudore, mi riparo gli occhi dal sole.
Uno schiocco di frusta mi aiuta a recuperare la concentrazione su ciò che stavo osservando: il corteo funebre del Faraone. Phantemhosis III, Colui Che Donò l'Acqua Alla Terra. E’ questo l'epiteto affidatogli durante un "miracolo" avvenuto venti anni prima: la terra non toccò acqua per tre mesi ed una preghiera del faraone rivolta al dio Sobek risolse il problema, ma ne creò un altro. L'acqua non smise di venire giù per altri tre mesi! In questo maledetto Egitto si passa da un estremo all'altro e non se ne può più.

Il corteo, partito dal Palazzo Reale, sta attraversando il nostro polveroso villaggio per recarsi alla piramide appena costruita in suo onore. La piramide in realtà non era ancora completa quando il faraone morì,  prematuramente: forse a causa di un malore o forse di una punizione divina per aver stuprato due sacerdotesse consacrate alla dea Astarte. Così prima del corteo, si attesero altri due anni per il completamento della piramide mentre la salma del faraone, già mummificata, attese con pazienza la sua sepoltura.
A capo della fila c'è il gran sacerdote addetto ai riti funebri, seguito dai suoi adepti e dal carro che traina il corpo del faraone. Al seguito scorgo un secondo carro ma non riesco a vedere cosa c'è al suo interno, forse urne, grosse anche. E infine a chiudere il corteo una selva di servitori regali, famiglie nobili e generali dell'esercito reale tutti insieme per rendere omaggio al loro defunto padrone. Nonostante questo non riesco a distogliere gli occhi dagli schiavisti armati di frusta che con i loro "rimproveri" costringono decine di schiavi a trainare i pesanti carri del faraone. 
Odio le fruste: quand’ero bambino il mio defunto padre le menava sulla mia schiena quando non ero l'"ispirato". Esatto, sono un artista. Scolpisco statuette di legno raffiguranti gli Ushabiti, piccoli esseri di legno che secondo la leggenda sarebbero divenuti i nuovi servitori del faraone dopo la morte. Chissà, forse una delle mie creazioni potrebbe trovarsi lì, insieme agli oggetti personali del faraone. Mio padre li vendeva sempre al mercato e io oltre a non ricevere mai niente, non sapevo nelle mani di chi finissero i miei piccoli,  questo mi faceva irritare. Non sopportavo che qualcosa di mio finisse nelle mani di qualcun altro, ero geloso!

«Set, figlio mio, dove sei?»
Mia madre, che gli dei la proteggano, è cieca. Dopo la morte di mio padre toccò a lei portare avanti la famiglia composta da me e altri sette fratelli.E’ una sarta, non di certo la più brava, ma riesce a guadagnare quel poco che basta per comprare abbastanza grano da sfamare i frutti del suo ventre. Sfortunatamente dopo una tempesta di sabbia che investì il nostro villaggio, lei rimase accecata dalla polvere e dai grani di sabbia e io rimasi figlio unico: quattro dei miei fratelli, i maggiori, lavoravano come carpentieri e la tempesta li fece cadere dalla cima di un palazzo nobiliare a cui stavano lavorando mentre gli altri tre, mercanti, non tornarono mai più a casa. Facile capire il perché. 
«Arrivo, madre.» Sono sul tetto della mia sudicia casa per poter osservare meglio il corteo ma la famiglia è più importante, così tramite una malconcia scaletta in legno torno al piano di sotto dove, seduta su una sedia che rischiava di frantumarsi sotto il suo grosso deretano, mamma sistema una toga per uno scriba locale. Pur essendo cieca lavora ancora bene, anni e anni di esperienza hanno portato le sue mani a compiere gesti meccanizzati e inconsci quanto basta per saper ancora coprire uno strappo con una toppa o accorciare fuori misura.
«Avete bisogno di qualcosa, madre?» Le domando con fare affettuoso. 
«Oh Set, figlio mio, mi servirebbe il tuo aiuto. Ho finito i fili rossi, le mie mani tremano e non riesco più a trovarli, mi cade tutto. Ma devono essere finiti.»
Controllo ed effettivamente ha ragione.
«Andresti a ricomprarli, per favore?» 
«State tranquilla madre, ve ne andrò a comprare di nuovi.»
Non do a mia madre nemmeno il tempo di rispondere che attraverso di corsa la soglia di casa e mi ritrovo fuori, in mezzo alla sabbia e alla desolazione. Ho solo bisogno di prendere un po d'aria fresca...
Ma che mi passa per la testa? Vivo nel deserto, dove la trovo l'aria fresca? Pazienza. Cammino per le vie del villaggio quasi deserto nella speranza di trovare quel mercante della scorsa settimana. Qual'era il suo nome? Per Osiride non me lo ricordo. Vista buona ma memoria zero. In lontananza vedo una bancarella. Forse posso chiedere a lui. 
Lo raggiungo correndo e noto con piacere che ha esattamente quello che cerco. Pago un pò più del dovuto ma non importa. Devo tornare a casa o mia madre potrebbe rompere qualche altro vaso come l'ultima volta: grano sparso ovunque. Ci vollero sei ore per trovare e raccogliere ogni singolo seme.

Mentre cammino a passo spedito verso casa, sento delle voci discutere animatamente. La mia curiosità ha il sopravvento e mi dirigo verso la fonte del discorso. Due scribi a giudicare dai loro vestiti, forse ingegneri dati gli strumenti che fanno capolino dalle loro borse. Uno di loro ascolta esterrefatto il suo compagno mentre con ampi gesti descrive montagne d'oro e gioielli. Oro? Gioielli? Forse è meglio avvicinarsi di più.
«E' così ti dico! Nemmeno all'interno della piramide di Aostos II ci sono così tante ricchezze!»
«E tu come cavolo fai a conoscere il contenuto della piramide di Aostos?»
«Il nostro ormai defunto faraone mi ha concesso di studiare due piramidi a mia scelta dall'interno, per poter meglio progettare la sua futura tomba e così è stato, ma per gli dei, non ho mai visto così tante ricchezze nella tomba da cui sono appena uscito! Ero al suo corteo funebre, Phantemhosis era più ricco di quanto mi aspettassi! Ma non parliamone qui, qualcuno potrebbe sentirci.»
Sono così prevedibile? Ma gli dei devono avermi favorito se mi hanno permesso di ascoltare tali parole e guarda caso qualcosa sta scivolando dalla tasca di uno dei due ingegneri. Sembra una pergamena. Poveri stolti si allontanano senza essersi minimamente accorti della perdita. Poco male, la prenderò io. Mi avvicino, la raccolgo e la apro subito e con mia sorpresa studio il contenuto di questo vecchio foglio di papiro ammuffito: il progetto di una piramide. E di quale potrebbe essere? Oh giusto! Phantemhosis! La mappa di una piramide più informazioni sulle ricchezze da essa contenute uguale programmazione di un furto! L'idea mi ha colpito come un mattone su un piede! Corro a casa con uno strano cappio al cuore, sono agitato. Ho appena pensato di derubare un faraone, morto per giunta! Ma che mi passa per la testa? Il caldo di oggi deve avermi fatto davvero male!

«Madre ecco a te! Ora devi scusarmi ma sono molto stanco, andrò a dormire sul tetto, stanotte.» Vado di fretta.
«Come? Oh grazie, figlio mio. Si va pure a riposarti ma attento alla sabbia, torna dentro se il tempo peggiora.»
Mi serve una scusa. «Non temere madre. Se domani nessuno risponderà alla tua chiamata, sappi che il figlio tuo è uscito a cercar lavoro come carpentiere.»
«Oh Set mi riempi d'orgoglio! Finalmente dopo due anni riprendi a lavorare figlio mio! Sono contenta per te ma soprattutto sono contenta che riprendi il lavoro dei tuoi defunti fratelli, in loro onore!»
A quelle parole il cappio intorno al mio cuore si strinse ancor di più. «Si madre, onore ai fratelli!» Corro sul tetto, mi stendo su un pagliericcio che uso come letto ormai da una settimana e mi metto a pensare. Penso ancora e ancora, osservando con disattenzione l'immagine del progetto. Mi alzo di colpo, salto giù dal tetto atterrando con una capriola sulla sabbia. Si, casa mia è veramente bassa. Rubo, senza pensarci due volte, il mulo del mio vicino legato ad un palo di legno e lo sprono a tutta velocità verso la grande piramide di Phantemhosis III, maledicendo me stesso e chiedendo perdono e pietà agli dei per ciò che stavo per compiere.
  
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