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Autore: Lady Vibeke    31/10/2011    4 recensioni
Una donna urla, la voce frammentata da singhiozzi.
Tutto è buio.
Battiti di cuore come tamburi attorno a lei, stretta tra braccia esili. Occhi innocenti di bambina si sgranano nell’angoscia dell’incapacità di comprendere quel caos improvviso.
– Dammi la bambina – Sentenzia la persona senza volto, ed è un ordine ineluttabile che impregna l’oscurità.
C’è il terrore che spadroneggia nella bimba. Troppo piccola per capire, ma abbastanza grande per rendersi conto del pericolo. E intanto quelle braccia insistono a volerla proteggere.
– Se la consegnate a me, sarà salva. Loro stanno arrivando. Se riescono a trovarla, la prenderanno e la uccideranno sotto ai vostri occhi. Datela a me. –
– Cosa vuoi da lei? –
Un lampo squarcia le tenebre. Il volto di una donna appare per un brevissimo istante al di sotto del cappuccio.
– Voglio salvarle la vita. –
Il silenzio della tensione calca sulle loro teste, impietoso. In lontananza, nitriti selvaggi si mescolano a un rumore di zoccoli in corsa.
Le braccia della ragazza si allentano attorno al corpicino indifeso della piccola. Altre due braccia sottili si aprono in un invito. Tutto è preda di una tensione innaturale. Tutto è immobile.
Poi un lampo di luce rossa divora ogni cosa.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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22. IMPREVISTI

 

Now it's time for you to move on
Leave the shadows of your past
Don't let them haunt you forever
Hold on to your dream
Somewhere there's a beam of hope
Which is guiding your way through the dark

– Hold On To Your Dream, Stratovarius –

 

 

I due bicchieri di rosolio giacevano intatti sul legno nudo della tavola, la bottiglia stappata di fresco accanto, e il bagliore palpitante del candeliere posto a debita distanza vi gettava sopra ombre tremule e malinconiche. Il colore scarlatto del liquore era un ironico rimando a tutto ciò a cui il loro compito ruotava intorno: sangue filato nei capelli di un innocente, sangue a cui dare la caccia, sangue da versare e purificare, sangue da bruciare e infine lavarsi via dalle mani, cancellando ogni nefandezza, per poter fingere di non aver distrutto una vita senza peccato, oltre che una mortale minaccia.

– La situazione è incerta ed estremamente delicata. Non possiamo permetterci un solo sbaglio, nemmeno la più piccola trascuratezza. Dovremo prestare duplice attenzione, d’ora innanzi, se c’è qualcun altro che segue i passi della ragazza. Avrei detto che si trattasse di un tirapiedi di Lord Desmond, ma, se così fosse, non si spiega per quale ragione non si sia impossessato di lei, approfittando del momento propizio. Non si è accorto di te, vero? –

Alioth, livido per la vergogna, aveva ascoltato la voce arida e pacata di Genesis senza fiatare e si era stretto nelle spalle all’inasprirsi della voce del suo superiore su quell’ultima frase accusatoria.

– Non si sarebbe esposto per inseguire la ragazza, se si fosse accorto di me – sottolineò.

La mano di Genesis salì a sfregare lentamente la barba brizzolata con aria riflessiva.

– E ora hanno riportato la ragazza a Kauneus… – mormorò, più a sé stesso che ad Alioth.

– Si sono recati in molte città e villaggi diversi, negli ultimi giorni. Presumo stiano indagando sulle origini della ragazza –

– Anche ponendo che riescano a ricostruire qualcosa dei suoi primi anni di vita, dubito che questo possa costituire un problema per noi. Quei pochi che avrebbero potuto spifferare qualcosa sull’Ordine e ciò che cercavamo all’epoca sono tutti morti –

– Chi aveva facoltà di morire è stato ucciso, ma l’Ordine in passato si è lasciato dietro altre tracce, pur contro la sua stessa volontà – obiettò Alioth. Nessuno parlava mai di quella fetta della loro storia, poiché ancora i confratelli pativano l’umiliazione subita dai loro predecessori diversi secoli prima.

– La vecchia sede non rappresenta un pericolo – disse Genesis, senza farsi turbare. – Coloro che ne hanno preso possesso sono volgari banditi, e anche se avessero trovato le stanze segrete, non sarebbero in grado di comprendere i contenuti dei libri che vi sono custoditi.  Se per assurdo così fosse, in ogni caso, non saprebbero che farsene. Quelli che dobbiamo temere li stiamo già sorvegliando ed è pressoché improbabile che riescano a scoprire anche un singolo frammento di verità. Ad ogni modo, meno rischi corriamo, meglio è, pertanto urge recuperare la ragazza e mettere fine a questa storia al più presto, e chi avrà da obiettare, potrà farlo dall’altro mondo –

Un ghigno di perversa soddisfazione gli increspò spregevolmente la labbra scarne.

Alioth non era un moralista e mai lo sarebbe stato, ma non aveva dimenticato ciò che gli era stato insegnato nei lunghi anni di istruzione e addestramento durante il noviziato per essere ordinato Vegliante: l’Ordine agiva per il Bene Superiore, per purificare la Madre dal Male che di anno in anno si faceva più forte e radicato negli animi di angeli, demoni e umani. L’assassinio di innocenti non era contemplato nel loro operato, salvo necessità estrema, e, nel caso di Sharlit, il tradimento era contemplato come tale dal Codice. Ma per quel che riguardava quella giovane coppia straziata dal dolore… il senso di colpa non aveva mai cessato di dilaniarlo per la loro ingiusta uccisione.

La sola e unica preoccupazione del Priore al momento era di portare finalmente a termine il compito che a lui e agli altri quattro Esecutori prescelti era stato affidato all’alba del secolo. I loro successori erano già stati nominati e avevano già completato la loro formazione: attendevano solo di subentrare loro, una volta che tutto fosse finito e il ciclo fosse pronto a ripetersi.

– Hai detto che viaggiano a cavallo? –

– Sì – assentì Alioth. – Ma usano regolarmente i Portali per gli spostamenti più lunghi –

Gli occhi metallici di Genesis ebbero un fugace lampo di soddisfazione. Prese misurare la stanza a passi frenetici, rimuginando.

Le piogge e le nevi invernali avevano inumidito il terreno, risvegliando nei tunnel sotterranei uno spiacevole odore di muffa un vago fetore simile a quello della putrefazione. Le dicerie popolari andavano fantasticando che nei cunicoli più profondi e sperduti ancora dimorassero i cadaveri di chi là sotto aveva condotto il suo ultimo esperimento illegale, o aveva avuto la peggio in una polemica contro la sua stessa setta. Gran parte di quei miasmi, tuttavia, Alioth lo sapeva, erano da imputare alle carcasse marcescenti dei molti ratti che morivano negli infiniti anfratti delle gallerie. Cercò di non dare a vedere il proprio fastidio, ma in cuor suo non faceva che ripetersi che un ambiente malsano come quello era adatto a un selvatico vagabondo come Airth, non certo a un rispettabile signorotto come lui. Per certe riunioni avrebbe volentieri messo a disposizione la sua comoda casa alla periferia di Medilana stessa, non fosse stato tanto rischioso e soprattutto complicato da conciliare con la costante presenza della servitù.

– C’è un espediente a cui sto pensando da un po’ e ho già un’idea sul da farsi – continuò Genesis, senza smettere di camminare. La spietata determinazione che Alioth vide nei suoi occhi lo fece rabbrividire. – Può rivelarsi molto complicato, e rischioso, se ci scoprono, ma possiamo fare un tentativo. Di certo l’elemento sorpresa produrrebbe un effetto per noi molto vantaggioso, ma dobbiamo agire in fretta –

Alioth non osò domandare che cosa avesse escogitato. La mente del Priore era macchinosa e scaltra e raramente una sua intuizione aveva risvolti negativi.

– Avremo bisogno di consultare Dianthe, prima, ma sono sicuro che saprà consigliarci sul da farsi. E soprattutto potrà darci un ragguardevole aiuto a mettere in atto lo stratagemma –

Alioth annuì, interessato, e cercò di immaginare che cosa potesse prevedere quel nuovo piano, ma sapeva che non ne sarebbe stato messo al corrente fino a che anche gli altri tre confratelli non fossero stati convocati. Sapeva che Arith era tornato alla sua banda di fuorilegge per sostenere la sua copertura: era fondamentale che l’Ordine avesse una spia anche tra le fila infime della società. Niamh era la ricca vedova di un mercante, di cui aveva ereditato la proficua attività tessile, e la sua costante e rispettata presenza a Medilana faceva sì che in un modo o nell’altro voci e pettegolezzi di ogni sorta giungessero sempre al suo orecchio, discreto ma sempre attento; alcuni erano solo inutili maldicenze, ma altri potevano risultare fondamentali, come quando era venuta a sapere dalla pettegola Lady Sapphire che il giovane e stimato protetto del Coordinatore Leljen si faceva vedere in giro con una ragazzina sconosciuta dai bizzarri capelli vermigli.

In quanto a Dianthe, infine, una cosa era certa: se necessitava del suo ausilio specifico, il piano aveva a che fare con la Lega.

Genesis non dovette ritenere necessaria la manifestazione di un’opinione da parte di Alioth, perché non la attese né la richiese. Si avvicinò alla candela che ardeva sul tavolo e vi accostò con confidenza il piatto dell’anello d’oro che portava all’anulare sinistro. Al primo contatto con il fuoco, il disegno inciso nel metallo si fece incandescente: una fiamma circolare a tre punte da un asse di perfetta simmetria che tagliava precisamente nel mezzo la fiamma centrale.

Immediatamente, l’anello identico portato da Alioth si fece caldo e anche il suo simbolo prese vita. Da qualche parte, in punti diversi delle Sette Terre, anche gli anelli dei tre compagni stavano esortando i rispettivi possessori a rispondere al richiamo.

 

 

Il cuore di Regan batteva così forte che sembrava avere tutta l’intenzione di spaccarle la cassa toracica. Sentiva il suo rimbombo violento propagarsi dallo sterno a tutto il corpo, il rullo di un tamburo percosso da troppe emozioni simultanee.

Dopo il dolore per la morte di Derian, una scintilla di speranza si era accesa nel nulla.

Avevano un punto di partenza concerto, ora. Quella visione di Aurin era la sola memoria che possedesse al di fuori della sua relegazione nella cella dorata nella dimora di Desmond. Poteva essere la risposta a tutto, e, soprattutto, poteva davvero essere un ponte di ritorno verso casa. La sua vera casa. Il luogo in cui abitavano, forse, i suoi genitori.

Si sentì pervadere da un fremito di eccitazione.

Era da poco passata la nona pomeridiana, ma il sole era ormai già tramontato da ore oltre l’orizzonte, lasciando Kauneus a risplendere nel lunare chiarore del suo preziosissimo kival.

La discussione sul da farsi si era protratta a lungo nel salotto privato di Soile, dopo che Regan aveva rivelato la connessione tra i suoi sogni e il villaggio degli orafi, e solo quand’era mezzogiorno passato erano giunti a una decisione: Persefone non era in condizione di viaggiare e qualcuno avrebbe comunque dovuto restare per apprendere eventuali sviluppi, così lei era ritornata al suo palazzo a Shjarna, con la promessa di tenerli aggiornati tramite Rok e Libra.

Soile, invece, aveva deciso, con sommo dispiacere di Regan, di accompagnarli, così da garantire un livello di protezione maggiore. Si era congedata per un paio d’ore, e quando era tornata aveva comunicato che in sua assenza sarebbe stato il Vice Coordinatore Hochadel a tenere tutto sottocontrollo, poi avevano atteso il buio per uscire. Sarebbe stato più semplice accorgersi di eventuali pedinatori indesiderati nel silenzio della notte.

Dunque ora Regan, Lucius, Shin e Soile, e Kirppu con lei, erano in marcia avvolti in discreti mantelli neri, diretti verso il Portale della Piazza del Vecchio Regno che li avrebbe condotti ad Aurin e, una volta sul posto, le loro indagini sarebbero finalmente cominciate. Si sarebbero mossi a piedi, perché così facendo sarebbe stato più semplice passare inosservati.

Regan quasi stentava a crederci. Per un po’, anzi, aveva quasi cercato di smontare la sua stessa epifania, sostenendo che era impossibile che potessero trovare alcunché di utile, dato che le persone che vedeva nei suoi sogni erano una sé stessa bionda dagli occhi blu e un Prince Edelberg dai capelli troppo lunghi, ma Soile le aveva detto che, semplicemente, non riuscendo a ricostruire con esattezza i volti dei suoi genitori, la sua mente doveva averli sostituiti con immagini familiari e credibili che li sostituissero. A questo Regan non era riuscita a replicare, poiché le sembrava un ragionamento tutt’altro che opinabile, e comunque l’amore di cui era intriso quell’abbraccio che viveva nel sogno, non c’era alcun dubbio, era quello di due genitori.

Era stupefacente vedere quanto fossero pulite le strade, nonostante la quantità di neve che era caduta negli ultimi giorni. Ci doveva per forza essere di mezzo qualche magia, perché i tetti dei palazzi erano coperti da almeno un braccio di soffice manto bianco. La temperatura, poi, era così rigida che i pochi che osavano avventurarsi fuori di casa dopo il calar del sole erano imbacuccati in strati e strati di mantelli e sciarpe che lasciavano scoperti appena gli occhi.

Chiunque dei passanti che incrociava, pensò Regan, poteva essere l’uomo senza volto che la aveva aiutata a sfuggire ai Dannati. Forse lui era proprio lì, adesso, e lei non lo avrebbe mai saputo riconoscere.

Per le strade si udiva un costante gocciolio, là dove miriadi di piccole stalattiti di ghiaccio e strati di neve si scioglievano in corrispondenza di lampioni, lanterne e finestre al di là delle quali ardevano i focolari. Regan non ricordava di aver mai visto i comignoli di Kauneus fumare con tanta ininterrotta costanza.

Lucius camminava in testa al gruppo e Soile gli stava a meno di un passo indietro, con il grosso lupo che le trotterellava fedelmente accanto. Anche con i vestiti che si era messa, decisamente più umili del solito, e gli stivali pesanti, non riusciva comunque a perdere quel suo incedere da regina e Regan sospettava che, anche se si fosse esplicitamente vestita da rozza plebea, nessuno avrebbe mai potuto scambiarla per una donna qualsiasi.

Shin era sempre Shin, silenzioso e appartato in sé stesso, le mani in tasca, la punta del naso sottile vagamente arrossata dal freddo. Occasionalmente gettava un’occhiatina in tralice verso Regan, e un paio di volte lei avrebbe giurato che le sua labbra si fossero schiuse per dire qualcosa, ma non emise mai un suono.

E intanto lei continuava a chiedersi cosa sarebbe successo, una volta arrivati ad Aurin. Chissà se i suoi genitori vivevano ancora lì, dopo che lei gli era stata portata via…

– Voglio salvarle la vita –

Così rispondeva ogni volta la voce da donna adulta quando la ragazza bionda chiedeva cosa volesse farne della bambina. Di Regan.

Ma salvarla da cosa? Da chi?

Desmond?

O forse era solo una bugia, ed era stata proprio quella donna ignota a consegnarla a colui che sarebbe diventato il suo carceriere?

Regan aveva quasi paura. Era così vicina a scoprire la verità che temeva di sperarci. E poi c’era un’altra cosa che la disturbava: Soile.

Regan finora aveva vissuto quella che considerava a pieno titolo la sua nuova vita fianco a fianco con Lucius, e lui c’era sempre stato per lei, per aiutarla, per farla sentire più forte, per chiarirle dei dubbi o semplicemente darle un consiglio, e invece adesso era come se lui non ci fosse più, perché quando c’era Soile, il Lucius che conosceva Regan ­– quello scanzonato e un po’ burlone, sempre pronto alla risata – passava in secondo piano, e veniva sostituito da un uomo il cui sorriso rimaneva sempre adombrato da qualcosa di indistinguibile, ma che faceva male vedere.

D’un tratto sentì un tocco caldo stringerle dolcemente la spalla. Trasalì, e vide che Shin le sorrideva.

– I tuoi pensieri sono rumorosi quasi quanto il battito del tuo cuore –

Gli occhi di Regan seguirono laconici la mano di Lucius che, camminando, sfiorava accidentalmente (ma forse non proprio) quella di Soile e per un momento le loro dita parvero inseguirsi per intrecciarsi tra di loro, ma poi, un battito di ciglia dopo, le due mani erano di nuovo separate, distanti quel poco che bastava a non indurle più alla tentazione di cercarsi. In ogni caso, come a voler prevenire qualsiasi eventuale ripensamento, Kirppu si era prontamente frapposto in mezzo a loro, conquistandosi da parte di Lucius l’ombra di un ghigno divertito.

– Lucius è molto legato a lei, vero? – chiese a fatica, così debolmente che dubitò che Shin l’avesse sentita.

– Ha votato la sua intera vita al suo servizio. Ma so che non è questo che intendevi – le rispose invece lui, altrettanto debolmente. – Lei proprio non riesce a piacerti, vero? –

Regan si sentì quasi in colpa dinnanzi a quel tono così rammaricato, ma era così: non riusciva a vedere nulla in quella donna che potesse suscitare alcun tipo di simpatia.

– Non giudicarla dai suoi atteggiamenti. Soile non ha avuto una bella vita e, che tu ci creda o no, ha sacrificato tutti i suoi sogni per poter essere quello che è – disse Shin, e lei si sentì ancora più combattuta tra il senso di colpa e il naturale astio che nutriva.

– Se diventare Coordinatore non era nei suoi progetti, allora perché si è candidata? –

– Soile non si è candidata. Suo padre Arvon è stato Coordinatore di Norden prima di lei e alla sua morte è stato il popolo ad acclamarla come legittima erede al titolo –

– Avrebbe potuto rifiutare –

Sulla bocca di Shin apparve un sorriso conciliante:

– Avrebbe potuto, è vero. Ma non l’ha fatto –

– E perché mai? –

– Perché la sua gente aveva bisogno di lei. Si fidavano di lei come si erano fidati dello stimatissimo Arvon, e lei ama la sua Terra abbastanza da anteporre il suo benessere al proprio –

Regan tacque. Nonostante quelle rivelazione l’avessero colpita, ancora non riusciva a vedere Soile sotto una luce positiva. Forse era una cosa egoista da dire, ma trovava assurdo preoccuparsi più del bene di persone sconosciute che del proprio.

– Quel suo lupo è molto geloso di lei –

– Le cose non stanno esattamente così – iniziò Shin, ma si interruppe quando vide che Lucius e Soile si erano fermati al centro della strada, schiena contro schiena, e si guardavano intorno circospetti. Kirppu stava accanto alla sua padrona, il pelo ritto sulla schiena, e ringhiava feroce.

Lui e Regan si affrettarono a raggiungerli.

– Che succede? –

– Non ne sono sicuro – rispose Lucius a voce bassa. – Abbiamo sentito un rumore –

– Non può essere qualche ignaro cittadino ritardatario? – fece Regan, affatto allarmata.

– Perdona la franchezza, cerbiattina, ma ritengo che noialtri siamo un tantino più esperti di te in questo genere di cose –

Regan si imbronciò e stava per ribattere per le rime, ma Shin le tappò la tocca prima che potesse anche solo pensarci.

– Grazie – mormorò Lucius, mentre i suoi occhi saettavano ovunque, spalancati e all’erta.

Rimasero così, in cerchio, schiena contro schiena, Shin che stringeva Regan tenendole ancora la mano ben premuta sulla bocca, e attesero a lungo, ma non accadde nulla.

– Può essere stato un animale notturno – ipotizzò Lucius, quando finalmente si decise ad abbandonare la posizione di guardia, ma non suonava granché convinto delle sue stesse parole.

– O qualcuno che ci tiene a farcelo credere – commentò infatti Shin, tra sé, e Regan notò che la sua mano ancora indugiava attorno all’impugnatura del pugnale che teneva alla cintola.

Ma lei era più propensa per la supposizione di Lucius: adesso che si era fermata ad ascoltare, avvertiva una presenza che non le giungeva nuova.

Un clangore improvviso li fece sussultare tutti, mentre una delle lucerne affisse fuori da un’osteria iniziò a oscillare paurosamente con un fastidioso scricchiolio metallico. Kirppu ringhiò più forte. Qualcuno o qualcosa si nascondeva lì intorno.

 Con un balzo di rimisero schiena contro schiena in cerchio, le armi sguainate pronte a contrattaccare. Chiusero Regan al centro del circolo, e lei si sentì non solo una facile preda indifesa, ma anche una completa incompetente: Shin era più giovane di lei, eppure era già perfettamente in grado di tutelare la propria incolumità.

– Sapete, non mi stupirebbe affatto se alla fine saltasse fuori che chi ci sta seguendo tanto assiduamente è qualche tirapiedi di Castalia – celiò Lucius, incapace, anche in un simile momento di tensione, di mantenere un’adeguata serietà.

– Se Castalia ci avesse fatti seguire, lo saprei – sussurrò Soile.

– Scusa. – si corresse subito lui, quasi divertito. – A volte dimentico chi sei. –

Regan avrebbe potuto sbagliarsi, ma, per quel poco che vedeva, le parve che sulle labbra di Soile fosse brevemente apparso un sorriso inconsulto.

C’era solo il silenzio, attorno a loro, e lo stanco respiro del vento sulle montagne.

D’un tratto, però, l’aria risuonò dello stridore di un rapace e un istante dopo una massiccia figura alata planò sopra le loro teste in un frullare di piume.

– Libra! – esclamò Shin, mentre l’uccello si fiondava verso l’angolo di una stradina laterale, dove in quell’esatto frangente si scatenò un trambusto simile a una colluttazione.

Libra sparì nelle tenebre con un grido determinato e intanto la voce di un uomo ululò di dolore.

– Libra! – esclamò di nuovo Shin, e questa volta non perse tempo: corse verso la stradina buia, con Lucius subito alle calcagna. Regan fece per seguirli, ma Soile la trattenne per un braccio.

Tutto ciò che riuscì a vedere fu un lampo di luce bianca, poi un tonfo, poi un altro, e infine le grandi ali di Libra si spalancarono trionfanti sopra i profili dei palazzi.

Soile rimase lì dov’era senza lasciare Regan, ma i suoi occhi erano fissi sulle tenebre che avevano inghiottito i due ragazzi un minuto prima e da cui ora proveniva un tramestio sommesso.

– Cosa credete che stia succedendo? – domandò Regan in un soffio, più preoccupata per i suoi amici che spaventata.

La fronte di Soile si corrugò impercettibilmente.

– Stanno perquisendo l’area. Chiunque ci fosse prima, ora non c’è più –

Lucius e Shin, infatti, riemersero dal vicolo poco dopo, le spade rinfoderate e l’aria delusa. Lucius in una mano aveva un pezzo di stoffa scuro e nell'altra un mucchietto di pelliccia rossiccia fin troppo familiare.

– Non siamo riusciti a vederlo in faccia – annunciò, tetro. – Lui non so da dove sia spuntato, me lo sono ritrovato in testa – disse a Regan, pientandole l'animaletto spaurito in mano. Il poverino, offeso, si divincolò in fretta e furia e si rintanò su per un albero. – Ma Libra è stata bravissima – proseguì Lucius. – È riuscita a strappargli questo – e mostrò il pezzo di stoffa, che in realtà era una sciarpa piuttosto malridotta.

– Non solo – soggiunse Shin. Aveva il braccio sollevato e Libra vi si era postata sopra, le piume del petto gonfie d’orgoglio, mentre tendeva una zampa in cui luccicava debolmente qualcosa. Shin lo prese e lo sollevò alla luce per mostrarlo agli altri.

Regan si rese conto di sapere che cos’era.

– Il cristallo di un Ladro di Anime – Soile non sembrava sorpresa. – Ed è rimasto quasi del tutto svuotato –

– Non un Ladro qualunque – precisò Lucius, e un lampo di odio attraversò i suoi occhi. – È il tipo usato dalla cricca di Gerjen. Chiunque egli fosse, è riuscito a prelevare abbastanza energia da riuscire a scappare –

Shin accarezzò affettuosamente la grossa testa del suo gufo.

– Abbiamo qualcosa, se non altro – Ma subito dopo la sua espressione si aggravò. – Il guaio è che un Ladro di Anime privato del suo cristallo rappresenta una minaccia triplice rispetto al normale –

– Perché? – chiese Regan impaziente. Poco ci mancava che fremesse per la rabbia: perché quella gente non poteva lasciarla in pace almeno per un paio di giorni? Voleva solo ritrovare il suo posto, la sua storia, quella che era veramente. Voleva solo sapere, e non le sembrava di chiedere troppo. Più di ogni altra cosa avrebbe voluto conoscere il giorno del suo compleanno: per qualche anno lo aveva festeggiato il quindici di settembre, giorno in cui Derian era entrato nella sua vita di reclusione, portandole conforto e un motivo per cui sorridere, ma la data reale le era sempre rimasta sconosciuta.

– Puoi arrivarci da sola, cerbiattina –

Ci rifletté su: tutto ciò che sapeva dei cristalli dei Ladri era che vi era conservata l’energia delle anime che depredavano, a cui attingevano per accrescere i propri poteri.

– Adesso il Ladro dovrà riempire un nuovo cristallo – realizzò, sgomenta.

Gli altri tre annuirono gravemente.

– Non posso allertare Castalia senza dover giustificare come sono entrata in possesso del cristallo, e, conoscendola, vorrà sicuramente indagare – sospirò Soile. Sotto alla luna, somigliava a un miraggio perlaceo dipinto di luce pura. – Ora come ora non ci sarebbe di alcun aiuto tornare indietro e cercare di capire a chi appartiene questa roba. Libra è in grado di portare queste cose a Persefone? – chiese a Shin, indicando i due oggetti appena recuperati.

Lui annuì e il gufo arruffò ancora di più le piume, agitando le ali volenteroso.

– Naturalmente –

– Appena saremo arrivati, mi metterò io in contatto con lei per spiegarle tutto. Ora è meglio sbrigarsi –

Affidarono a Libra la sciarpa, ma Shin conservò il ciondolo di cristallo, la cui luminescenza iridescente di faceva più fievole di minuto in minuto, segno che l’energia delle anime che vi erano state imprigionare dentro si stava esaurendo.

– Che cosa se ne fa Persefone di una sciarpa? – mormorò Regan a Lucius.

– Lei niente, ma ci sono Veggenti in grado di vedere il volto di colui a cui apparteneva e, se siamo fortunati, anche qualcosa di più. Il ciondolo è meglio non affidarlo al caso: finché anche l’ultima goccia di energia che contiene non sarà esaurita, può essere sfruttato dalle mani sbagliate –

– Portala a Persefone ­– disse Shin a Libra gentilmente. – Non farti vedere da nessuno e non tornare a meno che non te lo dica Persefone. Chiaro? –

Libra gli becchettò la spalla in segno di assenso e saluto, poi spiegò maestosa le ali e spiccò il volo verso il cielo, scomparendo in lontananza in pochi battiti d’ali.

Prima di rimettersi in cammino, Soile si inginocchiò per salutare a sua volta Kirppu. Non poteva tenerlo con sé per quel viaggio: un lupo grigio di quelle dimensioni dava troppo nell’occhio e per i nemici sarebbe stato fin troppo immediato collegarlo a lei. Kirppu non ne fu affatto felice, ma vedendolo piegare le orecchie e uggiolare tristemente sotto al tocco dolce di Soile, a Regan sembrò di avere davanti un cucciolo indifeso.

– Io starò bene, te lo prometto. Va’ a casa e aspettami, io tornerò entro pochi giorni –

Kirppu uggiolò scontento, ma la fermezza di Soile, pur piena di affetto, lo costrinse a cedere: chinò riluttante la grossa testa, le orecchie piegate all’indietro, infine le voltò le spalle e corse via, alla volta del palazzo.

Soile rimase a guardare mentre il suo fedele Guardiano si allontanava e solo quando sparì dalla visuale si rialzò con grazia.

– Sbrighiamoci. Non è il caso di perdere altro tempo –

La Piazza del Vecchio Regno non era lontana. Bastarono un paio di minuti per raggiungerla, e il Portale era là, al suo centro, anch’esso, come tutto il resto, coperto da uno spesso strato di neve.

Regan guardò in su: la sua antipatia per i Portali era sempre più vivida e spiccata. Osservò da vicino le antiche colonne di pietra scura consumata dal tempo e pensò a tutte le persone che nei secoli avevano varcato quella soglia magica e l’immagine velocizzata di migliaia e migliaia di fantasmi che andavano e venivano le fece girare la testa.

Lucius le si mise accanto e la prese per mano con un sorriso.

– Pronta? –

Era una domanda che includeva tante cose, non il semplice attraversare il Portale. C’era Aurin, oltre quel varco, e ad Aurin poteva esserci la chiave di volta di tutti i misteri che le aleggiavano intorno. Forse i suoi genitori sarebbero anche stati in grado di svelare che cosa ci fosse in lei di così allettante per così tanta gente.

Chissà se l’avrebbero riconosciuta. E cosa ne era stato di loro? L’avevano dimenticata? Avevano continuato la loro vita come meglio avevano potuto, probabilmente. Forse aveva fratelli o sorelle, magari anche più grandi… dopotutto, non ricordava nulla della sua vita di bambina, se non quel breve frammento che parlava di una terribile separazione. Qualcuno, a suo tempo, aveva avuto ragione di credere che lei fosse in pericolo nel proprio nido, assieme alla madre e al padre, e si era offerto di portarla in salvo; cosa ne fosse stato di lei subito dopo, Regan non lo sapeva, ma in qualche modo la sua vita era finita nelle avide mani di Lord Ganus Desmond.

Regan notò che Soile aveva un’espressione strana: fissava il Portale con insistenza, in lungo e in largo, gli occhi appena assottigliati in un’espressione concentrata. Era difficile credere che una donna così giovane e avvenente fosse riconosciuta come guida di una Terra importante come Norden. La faccenda era diversa per Persefone: era spostata a un uomo importante, di solida presenza nelle attività della Lega, e Brenner era una Terra prospera ma tranquilla, in gran parte costituita da campi e pascoli, abitata perlopiù da famiglie benestanti, ma non abbastanza ricche da attirare ladri e briganti. Era l’ideale, insomma, per una donna di potere che non voleva rinunciare alle piccole gioie quotidiane della vita. Per quel che ne sapesse Regan, in effetti, nessuno altro Coordinatore era sposato.

Sulla scia di questi pensieri, parole di Shin, che prima aveva a malapena considerato, assunsero improvvisamente un nuovo significato.

– Ha sacrificato tutti i suoi sogni per poter essere quello che è –

Regan osservò il viso freddo di Soile: non fu difficile rintracciarvi quel lieve sfondo di malinconia che non lo abbandonava mai. Regan si stupì a scoprirsi toccata da un moto di compassione per lei.

– Andiamo –

Senza indugi, Shin passò per primo e Lucius lo seguì. Era già con un piede oltre la soglia quando udì un “No!” lontanissimo, senza voce né tono, e qualcosa la agguantò, strappandola bruscamente alla presa di Lucius.

Divenne tutto nero. Si sentì risucchiata in un vortice in cui l’aria era densa e pesante, impossibile da respirare. Qualcuno la teneva per un polso, ma i suoi occhi erano ciechi e i suoi sensi completamente annullati. Era come fluttuare ad di fuori della vita stessa.

Poi improvvisamente tutta la densità dell’aria si dissolse e Regan precipitò a capofitto nel vuoto assoluto.

Atterrò di schiena. Attorno a lei si sollevarono mille spruzzi quando il suo corpo colpì una tavola d’acqua così fredda che le smorzò il respiro. Mentre affondava, vide le onde che lei stessa aveva provocato chiudersi attorno al suo viso in un’oscurità stranamente tiepida, e tutt’intorno luci gialle andavano soffondendosi tra sagome nere di alberi snelli mentre l’acqua cristallina la inghiottiva, paralizzata dal gelo. Scivolò lenta e pesante, impotente, e si adagiò, prima di quanto di fosse aspettata, su un duro letto di ciottoli levigati, che poteva contare uno a uno sotto la schiena. Se fosse stata in gradi di alzarsi in piedi, probabilmente l’acqua non le sarebbe arrivata alla vita, ma lame di ghiaccio invisibili la stavano trapassando in ogni punto.

Urlò, ma tutto ciò che uscì dalla sua bocca erano gorgoglianti e preziose bolle d’aria che fluttuarono rapide verso la superficie, lasciandola orfana di un soffio di vita importante.

Tentò di muovere una mano per cercare appigli, qualcosa a cui aggrapparsi, ma a stento riuscì a sollevare un dito. Allora provò a dimenarsi, a ribellarsi, ma senza successo. Era avvinta da spirali di ghiaccio incorporee che la bloccavano lì, sul fondo cupo, stringendo su gola, petto e stomaco, strappandole l’aria da dentro.

Pensò che era ridicolo morire così, in un torrentello basso e quieto, proprio il giorno in cui aveva creduto che finalmente la parte mancante della sua vita fosse stata a un passo dall’essere recuperata.

Altre bolle le uscirono dalle labbra mentre le sue palpebre sembravano diventare pesanti come granito e si chiudevano lente, a dispetto dei suoi tentativi di contrastare quella mollezza che a poco a poco le stava sottraendo il controllo sulle sue stesse membra.

È la fine, pensò, rassegnata.

 

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 A/N: eccomi, sono viva! Scusatemi tanto per la latitanza, la mia Musa è vagamente capricciosa e mi ha deviata verso altri lidi, distraendomi da questa pubblicazione... ma eccomi qui, nonostante tutto!

Grazie mille per i commenti a Dantalion, Milou_ (se Soile non ti piace, vuol dire che sto facendo bene il mio lavoro, perché l'intento è quello XD), e soprattutto al nuovo acquisto, Ariana_Silente, con cui - noto con piacere - condivido la passione per Harry Potter e la medesima opinione in merito: hopo questa saga, temo non troverò mai nulla di altrettanto appassionante (benchè l'ultimo libro mi abbia lasciata abbastanza delusa). Grazie ancora a tutti, quindi, e spero che anche stavolta vorrete lasciare due parole di commento. :)

A presto, spero. ;)

   
 
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