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Autore: Beatrix Bonnie    01/11/2011    4 recensioni
-Seguito de La sorella perduta- Dopo aver assistito all'entusiasmante finale della Coppa del Mondo di Quidditch e dopo esser rimasti terrorizzati dalla comparsa del Marchio Nero, Mairead, Edmund e Laughlin torneranno al Trinity per affrontare il loro quarto anno, sperando, questa volta, di uscirne indenni. Ma non potranno certo immaginare che cosa è stato preparato per quell'anno! Tra altezzosi cugini purosangue, gelosie e invidie, misteriosi tornei, scuole di magia lontane e sconvolgenti novità, i tre amici metteranno a dura prova la loro amicizia...
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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CAPITOLO 15

I doveri di un campione





Il sonetto ritrovato dentro lo scrigno, si rivelò essere un indizio per la seconda prova. Dopo un buon quarto d'ora di discussioni, i presidi chiamarono davanti a sé i campioni per annunciare il punteggio. Ogni giudice poteva dare al massimo dieci punti, per un totale di cinquanta. Wedge, essendo riuscito ad uscire per primo, ottenne la votazione più alta, di 43 punti. Chaitaly, invece, ottenne un punteggio piuttosto basso, di 34 punti: probabilmente avevano penalizzato la sua paralisi nella foresta.

Quando fu il turno di Edmund, il ragazzo capì che si sarebbe ritrovato in fondo alla classifica. Mama Hope alzò la bacchetta al cielo e ne fuoriuscì un misero cinque. Alcuni fischi acuti partirono dalle tribune, ma la preside li ignorò. Captatio, invece, spedì in alto un bel nove, con una strizzata d'occhio. Il preside Singh gli diede un otto, evidentemente per premiare il suo aiuto nei confronti degli altri due campioni, anche quando avrebbe potuto benissimo abbandonarli a loro destino. Fu poi il turno della O'Gara che, con aria stizzita gli assegnò un sei. Il peggio, però venne da Diablaiocht, che, con un ghignettò di sfida, gli rifilò un quattro, causando grida di protesta da parte degli studenti del Trinity.

«Buoni, buoni» cercò di tranquillizzarli il professor Captatio, sorridendo bonario. «Ora, campioni, dentro lo scrigno c'è un indovinello: risolvetelo e avrete degli indizi su come affrontare la seconda prova, che si terrà il 24 di febbraio» spiegò il professore.

Portandosi le mani al viso per sfregarsi gli occhi, Edmund notò che aveva ancorai i due tamponi di cotone nel naso. Se li levò in tutta fretta, ben sapendo che doveva avere proprio l'aria da idiota.

Fantastico, ultimo in classifica e tre mesi per decifrare un sonetto. Il suo inverno si sarebbe rivelato piuttosto intenso.

Quella sera, in sala comune dei Raloi, era stata organizzata un'altra festa per il campione del Trinity. Qualcuno aveva appeso al muro una gigantografia di Scipio Diablaiocht, che li squadrava con astio: il divertimento maggiore era quello di lanciargli contro freccette infuocate per riuscire a prenderlo prima che si scansasse.

Edmund tuttavia era parecchio stanco, perché l'adrenalina che lo aveva sostenuto durante la prova, abbandonandolo di colpo, lo faceva sentire come se avesse corso dieci maratone di seguito. Lasciò che fossero gli altri a divertirsi per lui, mentre se ne restava sprofondato in uno dei divanetti davanti al fuoco. Mairead continuava a lanciargli delle occhiatine divertite. Dopo la prova si era complimentata con lui, aveva insultato pesantemente Diablaiocht e gli aveva detto che era stato un grande, nella foresta. Edmund realizzò con estrema soddisfazione che le occhiatine le stava lanciando a lui e non a Leonard-Bellimbusto-Connery. Vendetta, dolce vendetta.

Certo non poteva immaginare che presto gli sarebbe stata richiesta una prova ulteriore, che ai suoi occhi era anche peggiore di dover affrontare una foresta incantata. Alla fine dell'ultima lezione di dicembre prima delle vacanze di Natale, il professor Ballerinus richiamò la loro attenzione. Avevano passato due ore a cercare di capire il modi migliori per contrastare le Maledizioni Permanenti e nessuno sembrava invogliato ad ascoltare il professore un attimo di più.

«Consiglio a tutti voi di restare al Trinity per le vacanze di Natale» cominciò a dire Bellerinus, con un sorrisetto. «Dovete sapere che il Torneo Trecolonie prevede, per tradizione, che la notte di capodanno ci sia... un ballo» spiegò allegro, con una strizzatina d'occhio. Sembrava che la cosa lo divertisse profondamente.

La notizia, com'era ovvio, provocò mormorii eccitati soprattutto da parte della metà femminile della classe. Peig Kenneth, addirittura, lanciò un gridolino estasiato.

«Si trattenga, signorina Kenneth!» la rimproverò il professor Ballerinus, ma stava sogghignando.

«Che cosa da femminucce!» sbottò Mairead, con uno sbuffo. Emdund le lanciò un'occhiata di sbieco, ma in realtà tirò un sospiro di sollievo: se Mairead non ci voleva andare, avrebbe potuto risparmiarselo anche lui. Odiava tutto ciò che era legato alla danza.

«Comunque» riprese a dire Ballerinus, «È d'obbligo l'abito da cerimonia. Il ballo durerà dalle otto di sera all'una, con brindisi di capodanno compreso. Siete pregati di comportarvi in modo corretto e di non lasciarvi andare a comportamenti licenziosi, o mi prenderò la briga di togliervi tanti di quei punti che la scala del numeri negativi non sarà abbastanza lunga. Sono stato chiaro?»

Gli studenti annuirono e quando suonò la campanella ci fu un veloce fuggifuggi dall'aula. «Burke, fermati un attimo, per favore» lo richiamò il professore, prima che Edmund potesse defilarsela. Ballerinus aveva una strana espressione in viso, a metà tra il serio e il divertito. «È tradizione che siano i campioni delle tre scuole ad aprire le danze» gli annunciò.

Edmund ci mise parecchi secondi a realizzare la cosa, ma alla fine sbottò un: «Io non ballo, signore».

Il professor Ballerinus ridacchiò. «Be', fossi in te comincerei a prendere lezioni, perché hai due settimane per prepararti».

Edmund storse il naso all'idea di dover volteggiare in sala per aprire le danze. Ma poi, un'altra terribile prospettiva si delineò nella sua testa. «Questo vuol dire... signore... che devo invitare una ragazza al ballo?» domandò scioccato.

Il professor Ballerinus alzò un sopracciglio. «Be', se non vuoi ritrovarti a ballare con un troll di caverna, ti consiglio proprio di sì» e con quelle parole chiuse la conversazione.


Edmund passò la prima settimana di vacanze a scervellarsi non tanto sull'indovinello quando sul trovare le parole migliori per invitare una ragazza al ballo. Che cosa avrebbe dovuto dirle? Ma, soprattutto, chi avrebbe dovuto invitare?

La mattina dell'antivigilia di Natale, Laughlin, Edmund e Mairead si trovavano in un'aula studio al primo piano, quando una ragazzina dei Raloi del secondo anno quasi si catapultò sul loro tavolo. «Vuoi venire al ballo con me?» chiese tutto d'un fiato, rivolta a Edmund.

Lui la fissò con gli occhi sgranati, come se le fosse cresciuto un tentacolo sulla fronte. «No!» esclamò di getto, più che altro per lo sconcerto che gli aveva causato la proposta. La ragazzina scappò via in lacrime.

Mairead e Laughlin si scambiarono un'occhiata, poi scoppiarono a ridere.

«Fai uno strano effetto alle ragazze, Ed» commentò Laughlin, quando si fu finalmente ripreso dalla risata. Ma subito dopo vide passare in corridoio un gruppo di ragazze della Dashi Mahal, tra cui riconobbe anche Chaitaly. «Ehi, ci vediamo a pranzo, eh?» esclamò rivolto ai suoi amici, poi si affrettò a mettere i libri in borsa e ad uscire dall'aula.

«Ma che gli è preso?» domandò Mairead, accennando con il capo a Laughlin.

«E che ne so!» replicò Edmund, anche se ne aveva una vaga idea.

Quel pomeriggio, visto che aveva smesso di nevicare, i tre amici, insieme a Dominique, si ritrovarono in riva al lago per passare il pomeriggio all'aperto. Non si sa bene come, Mairead riuscì anche ad andare a ripescare suo cugino Faonteroy e a trascinarlo fuori.

Edmund, seduto su un masso in riva al lago, era intento a rileggere il sonetto per la centesima volta, tanto che lo sapeva quasi a memoria. Aveva intuito che la prova doveva consistere nel calarsi in una grotta che verosimilmente si trovava nel fianco delle scogliere di Moher, ma il problema era trovare il modo di raggiungerla senza cadere nel mare, come gli ricordava gentilmente la poesia.

«Facciamo una partita a palle di neve!» propose d'un tratto Mairead.

La smorfia terrorizzata che si disegnò sul volto di Faonteroy fu impareggiabile.

«Avanti, i cugini O'Brian contro Dom e Laugh!» esclamò Mairead, ignorando completamente le proteste di Faonteroy.

«Ci sto!» replicò Laughlin, accettando la sfida.

Edmund ringraziò il cielo che Mairead avesse cominciato a tartassare Faonteroy, lasciandolo così in pace. Fino all'anno scorso, sarebbe stato lui a essere trascinato controvoglia in una battaglia all'ultimo sangue, per poi ritrovarsi bagnato fradicio a causa della neve. Questa volta, invece, toccava a Faonteroy.

Lui se ne restò tranquillo accoccolato dentro il suo mantello di lana con un libro tra le braccia. Di tanto in tanto, sbirciava la battaglia in corso: Faonteroy le stava prendendo di santa ragione e ogni volta che veniva colpito piagnucolava rassegnato; i più agguerriti erano senza dubbio Laughlin e Mairead. Edmund si perse via a fissarla: scagliava i suoi proiettili con forza, come se ne andasse della sua stessa vita. Aveva carattere.

Improvvisamente Edmund realizzò che voleva invitare Mairead al ballo. Che idiota che era stato, come aveva fatto a non pensarci prima? Erano amici da anni, sarebbe stato tutto così semplice!

Più o meno.

Al termine della battaglia, quando cominciava ormai a esserci buio, i ragazzi si avviarono nuovamente verso il castello. Faonteroy era completamente fradicio. Piagnucolò per tutto il percorso sulla sua misera condizione, poi si trascinò verso la sala comune dei Nagard per cambiarsi la divisa e mettersi addosso qualcosa di asciutto.

«Come minino si becca un raffreddore colossale» commentò Dominique, con un sorrisetto.

Mairead si strinse nelle spalle. «No, è un O'Brian. È forte come una roccia» rispose risoluta.

Visto che era ancora presto per andare a cena, Edmund chiese agli amici di accompagnarlo in biblioteca, dove doveva riportare il libro che aveva preso in prestito. Così i quattro ragazzi si incamminarono per i corridoi.

Solo dopo aver riconsegnato il volume, Edmund capì che era arrivato il momento di fare la sua mossa, prima che fosse troppo tardi. «Voi che pensavate di fare per il ballo?» buttò lì, con noncuranza.

Mairead si bloccò di botto in mezzo al corridoio. «Senti, io pensavo di non andarci... voglio, dire è una cosa da femminucce» protestò, storcendo il naso alla sola idea di indossare un abito elegante. Edmund e Laughlin si scambiarono un'occhiata perplessa, mentre Dominique tratteneva a stento una risata. Mairead li fulminò con lo sguardo. «Perché, voi pensavate di andarci?» si informò con un tono di voce tagliente.

Edmund era a disagio: come poteva chiedere all'amica di accompagnarlo ad un ballo al quale lei non aveva alcuna intenzione di partecipare?

«Ehm, vedi... è che io sono uno dei Campioni del Torneo e quindi devo aprire le danze. Ci devo andare per forza» disse a mezza voce.

Laughlin gli batté una mano sulla schiena. «In tal caso ti accompagniamo!» esclamò con giovialità. Forse ci mise troppo entusiasmo nella frase, tanto che Edmund sospettò che lui fosse l'unico realmente interessato a quel ballo.

Ma Mairead non ebbe tempo di rispondere perché qualcun altro richiamò la sua attenzione.

«Mairead, posso parlarti un attimo?» domandò Leonard Connery con un mezzo sorriso. La ragazza fu colta impreparata, ma si lasciò condurre in disparte da Leonard.

Edmund li fissò per tutto il tempo con gli occhi ridotti a due fessure.

«Dai, andiamo avanti, se no non resterà più niente da mangiare a cena» disse Laughlin, trascinando via l'amico.

«E questo sì che è preoccupante» soggiunse Dominique, ben sapendo come Laughlin fosse suscettibile quando era a stomaco vuoto.

Mairead li raggiunse poco dopo con un enorme sorriso stampato in faccia. «Sai, Ed, credo che verrò con te al ballo!» esclamò con aria sognante.

«Oh, davvero?» rispose Edmund sorpreso. Fantastico, non aveva nemmeno dovuto chiederglielo!

«Sì, mi ha invitata Leonard Connery!» continuò Mairead con entusiasmo.

«Connery?» le fece eco Edmund fermandosi di botto, improvvisamente incupito. Certo, che stupido era stato: come poteva pensare che Mairead avesse improvvisamente cambiato idea? Dicendo che andava al ballo “con lui”, intendeva semplicemente che ci sarebbe venuta per non lasciarlo andare da solo.

Ma Mairead era troppo estasiata per far caso al cambiamento d'umore dell'amico, così continuò: «Sì, Connery! Ti rendi conto che ogni ragazza del castello vorrebbe essere invitata al ballo da Leonard Connery, e lui ha scelto me? Così ho pensato, visto che Ed ci deve andare per forza, perché rifiutare l'invito?»

Edmund non rispose.

Stupido Connery. Come si permetteva di invitare la sua amica? Loro erano amici da un secolo e quello là pensava di avere la precedenza?

«Devo assolutamente dirlo a Beatrix!» esclamò Mairead, battendosi la mano sulla fronte. A quelle parole, corse via per il corridoio, alla ricerca della ragazza.

Laughlin, che aveva intuito i progetti andati in fumo di Edmund, ora non sapeva cosa dire per tentare di consolare l'amico.

«Chi pensate di invitare voi?» buttò lì Dominique, una trovata sicuramente poco felice.

Edmund era furente di rabbia: non avrebbe voluto andare al ballo con nessun altro che non fosse Mairead, ma era costretto a scegliere qualcuno perché doveva aprire le danze in qualità di campione.

Stava passando in corridoio in quel momento un gruppetto di Llapac. «Ehi Moira!» chiamò Edmund.

Una ragazza bruttina, con una cresta indomabile di capelli rossi, si staccò dal gruppo. «Sì, Burke...» rispose, guardandolo con aria interrogativa. Sebbene fossero dello stesso anno, dovevano essersi parlati, sì e no, un paio di volte, l'ultima delle quali alla Coppa del Mondo.

«Ti va di venire al ballo con me?» disse di getto Edmund. Moira sgranò gli occhi, nascosti dietro un paio di spessi occhiali, e non rispose. «Come amici, intendo» aggiunse subito Edmund, per chiarire la situazione.

Moira non riusciva a crederci: Burke era un bel ragazzo, alto, moro e intelligente e per di più era uno dei Campioni del Torneo... perché invitava lei al ballo?

«Allora? Ti va o no?» la incalzò Burke con un sorriso, che ai suoi occhi lo fece apparire ancora più bello.

Moira si sciolse ai suoi piedi. «Certo...» sussurrò con un sospiro.

«Ottimo» annuì Edmund soddisfatto. Moira rimase immobile ancora per un attimo, incapace di credere alla propria fortuna, poi si affrettò a raggiungere le sue amiche per raccontare loro quello che era successo.

Appena quella si fu allontanata, Laughlin fissò l'amico con aria allibita. «Lei?» domandò incredulo, incapace di muoversi. «Perché lei? Fra tutte, perché lei? Moira O'Callaghan, una delle ragazze più brutte di tutto il castello!» protestò Laughlin. Edmund alzò le spalle con disinteresse e riprese a camminare verso la Sala Mor. «Edmund!» lo richiamò l'amico, inseguendolo con un sospiro di rassegnazione, mentre Dominique tratteneva a sento una risata.

Edmund si fermò nuovamente in mezzo al corridoio, sbuffando. «Senti, Laughlin. A me non interessa niente di quello stupido ballo. E proprio perché la O'Callaghan è così brutta non la inviterà mai nessuno. Io almeno posso farla felice per una sera. Tanto, a me che cambia, lei o un'altra?»

Certo, il discorso di Edmund era perfettamente logico, come sempre d'altronde, ma Laughlin non riusciva proprio a capacitarsene. «Sì, ma... perché lei?» domandò, sgranando gli occhi incredulo. Edmund scosse la testa sconsolato e riprese a camminare. «Voglio, dire, l'hai vista? Occhiali spessi come due fondi di bottiglia, apparecchio ai denti, monosopracciglio, e criniera di capelli rossi! Le manca solo la gamba di legno!» protestò l'amico, inseguendolo con aria scocciata.

Ormai arrivati davanti alla Sala Mor, Edmund mise una mano sulla spalla di Laughlin e gli rivolse un sorriso sereno. «Lascia stare, Laugh, a me va bene così» e con quelle parole si diresse al tavolo dei Raloi, lasciando lì un Laughlin piuttosto scioccato e un Dominique piuttosto divertito.



Ebbene sì, sono malefica! Maltratterò Edmund ancora per secoli, quindi tranquillizzate i vostri bollenti spiriti!

Ve l'avevo detto, no, che Moira avrebbe avuto un ruolo importante nella storia... damigella ufficiale del ballo per Edmund! Povero Laughlin, non riuscirà mai a capacitarsi del fatto che l'amico ho invitato proprio Moira al ballo! QUI, l'immagine che li riguarda... non sono teneri? E indovinate chi ha invitato Laugh! Dai, è facile! ;-)

Lo ammetto, non potevo non cadere anche io nel cliché del ballo scolastico... ogni scrittrice di ff sa che prima o poi dovrà affrontare questa impresa! Almeno, il mio ha senso nel contesto del Torneo (spero!). Ho cercato di non essere banale nel descriverlo; anzi, aspettatevi una sorpresina finale! XD

A martedì prossimo!

Beatrix

   
 
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