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Autore: Changing    01/11/2011    3 recensioni
Rose è la figlia di Ron Weasley ed Hermione Grenger, famosi per il ruolo che ebbero nella Seconda Guerra Magica diciannove anni prima. Ma come ci si sente ad essere figlia di due maghi e membro di una famiglia di soli maghi quando non si hanno poteri? Sopratutto quando questi sono scomparsi in circostanze misteriose e sconosciute...
Scorpius, vive in una ricca famiglia di maghi il cui cognome non è molto ben visto dalla comunità magica, ma l'unico e più grande desiderio del piccolo Malfoy è solo quello di ricevere calore e sentirsi, per la prima volta, parte di una famiglia.
Storia di un diario dimenticato, un antico sogno e desideri celati, che porterà i nostri nuovi eroi ad indagare su un mistero ignorato da Silente stesso.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'My new Geneation'
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Capitolo 1
Sogni e nuovi incontri

Quattro anni dopo...

Rose si alzò di buon'ora nonostante fosse il primo giorno delle vacanze natalizie. Era sempre stata una tipa mattiniera, ma quello in particolare era un giorno speciale: finalmente avrebbe rivisto Hugo, Albus, il suo cugino preferito nonché migliore amico e tutto il resto della famiglia che frequentava Hogwarts. Già, proprio Hogwarts, il luogo che avrebbe sempre voluto visitare. Tuttavia, per cause a lei sconosciute Rose perse i poteri quando era bambina; i suoi genitori si rifiutavano di parlare dell'accaduto e lei ormai si era abituata a vedere il mondo magico come una realtà immaginaria, favolistica, quasi del tutto inesistente; fatta eccezione per le poche volte che accompagnava la madre a Diagon Alley per fare qualche commissione o andava a casa dei suoi adoratissimi nonni.

Si guardò allo specchio e sistemò gli indomabili capelli rossi raccogliendoli in una coda alta, poi si vestì, com'era suo solito, in modo molto semplice. Non era una di quelle persone che si facevano particolari problemi sul loro aspetto. Certo, a volte avrebbe desiderato volentieri gli occhi chiari di suo padre o i lineamenti del volto più sottili e un fisico più longilineo, ma tutto sommato non aveva né lo spirito, né la voglia di preoccuparvisi troppo.

Scese le scale e andò in cucina, dove trovò i suoi genitori. Suo padre, Ron, stava leggendo il giornale, dal quale alzò gli occhi appena sentì i passi di sua figlia.

- Buongiorno principessa! -

- 'Giorno papà – Lo abbraccio, e scoccò un bacio sulla guancia di Hermione, che era intenta a cucinare. Come al solito l'uso della magia in casa veniva limitato; regola imposta con ferma rigidità da sua madre.

- Ti sei alzata presto. Come mai? -

- Sarà l'abitudine – Mentì Rosie, non volendo ammettere di avere l'eccitazione alle stelle.

- A che ora arriva il treno? - Chiese a Hermione

- Verso mezzogiorno, ma dovremo uscire prima per evitare il traffico – Poi la madre si chinò bisbigliando in modo che solo sua figlia potesse sentirla.

- E poi tuo padre guida peggio di tuo nonno Arthur! -

- Ehi di che cosa state parlando voi due? - Chiese Ron un po' indispettito per essere stato tagliato fuori dalla conversazione.

- Niente! - Risposero all'unisono madre e figlia, guardandosi negli occhi e sorridendo complici.

- Io vado in giardino, farò colazione dopo -

Eh sì, il giardino con i suoi fiori e i suoi colori era l'angolo della casa che Rose preferiva. Vi trovava sempre l'ispirazione adatta per sfogare la sua passione: il disegno. Sin da piccola aveva sempre avuto un certo interesse (e talento) per questo tipo di attività, era un modo come un altro per esprimere i suoi sentimenti, dato che farlo a parole non era esattamente il suo forte.

Prese in mano blocco e matita, sempre a portata di mano, e si sedette sul parato freddo e umido, imperlato ancora di gocce di rugiada, anche se a lei non importava un granché. Si guardò attorno, aspettando che un'illuminazione le arrivasse da un momento all'altro. Poi chiuse gli occhi, mentre i suoi pensieri si concretizzavano sul foglio e nella sua mente.

Una foresta scura e buia, alberi così alti e fitti da non lasciar penetrare alcun raggio di sole. Però c'è un albero, diverso dagli altri. È basso e i suoi rami sono incurvati verso terra, come se volessero proteggere il tronco, o qualcosa al suo interno. Rose si alza in punta di piedi e ne scosta qualcuno con le sue manine, perché è curiosa di vedere cosa si cela dietro quelle fronde. C'è un incavo nel tronco, e quel poco di luce che filtra attraverso le cime degli alberi basta per farle scorgere qualcosa. C'è un improvviso bagliore oscuro, la bambina si sente priva di forze e poi si fa tutto buio.

Rose aprì di colpo gli occhi. Impiegò qualche minuto prima di riuscire a mettere a fuoco la realtà circostante. Guardò il foglio. Senza rendersene conto aveva disegnato un'oggetto, molto simile ad uno scrigno, decorato in modo molto particolareggiato. Linee sinuose serpeggiavano senza alcun criterio geometrico per tutto il coperchio, mentre un serpente, che con il muso sfiorava la sua coda, circondava una pietra incastonata esattamente a metà fra il coperchio e il contenitore.

Non era la prima volta che la ragazza vedeva simili immagini, erano visioni che aveva da quando era piccola. Ebbe l'impulso di stracciare il foglio, ma per qualche motivo non lo fece. Voltò semplicemente pagina e si concentrò su qualcos'altro. Di certo era stato solo un caso.

Continuò a disegnare per tutta la mattina. I fiori del suo giardino, castelli, fate o scene tratte dai suoi libri preferiti: tutto il suo mondo segreto era racchiuso lì, in qualche foglio. Mentre il tempo passava, i raggi del sole cominciavano a penetrare lo spesso strato di nubi che ogni mattina oscuravano Londra, creando dei magnifici fasci di luce. Quell'atmosfera fu interrotta dalla voce di sua madre:

- Tesoro dobbiamo andare o si farà tardi -

<< Quando si dice che il tempo vola... >>

Chiuse il suo album e tornò la razionale e diligente Rose di sempre.

Arrivarono alla stazione appena poco prima che arrivasse il treno. Lo zio Harry e la zia Ginny erano già arrivati da un po'. Si salutarono calorosamente e poco dopo udirono il fischio dell'attesissimo Espresso. Eccoli lì: Hugo, Albus, Lily, Roxanne e tutti gli altri.

Suo fratello le corse incontro e l'abbracciò. Al contrario di lei, Hugo aveva i capelli castani della madre, ma il viso, con le sue lentiggini che gli conferivano un'aria più infantile e innocente, era uguale a quello del padre.

- Mi sei mancata tanto Rosie! -

- Anche tu mostriciattolo. La casa è stata anche troppo tranquilla senza di te – Sorrise e poi andò a salutare gli altri.

- Al!! -

- Rosie finalmente! Sono contento di rivederti! - Si abbracciarono come due fratelli.

- Ho un sacco di cose da raccontarti. Ah a proposito, lo sai che Scorp passa il Natale da noi? E' un miracolo che i suoi gli abbiano dato il permesso. Ti ricordi di Scorpius, vero..? - L'entusiasmo di Rose calò vertiginosamente. Non che avesse nulla in contrario, ma era molto gelosa di suo cugino e per di più, quel ragazzo non le andava granché a genio: era troppo altezzoso e introverso per i suoi gusti.

Rose aveva conosciuto di sfuggita l'amico di Albus uno o due anni prima, alla stazione, anche se aveva solamente una vaga idea di chi fosse. Di lui aveva conservato solo le sensazioni dei loro brevi incontri.

- Si credo di sì... -

In quel momento scese dal treno un ragazzo mediamente alto e con i capelli di un biondo così chiaro da sembrare innaturale.

- Ehi Scorp da questa parte! - Chiamò Albus.

Harry andò ad aiutare Malfoy che di rimando borbottò un grazie:

- Non farci caso 'pà lui è sempre così, ma se ti ha ringraziato vuol dire che lo sente dal profondo del suo cuore – disse con aria teatrale. Scorpius gli diede una “pacca scherzosa”.

- Non sei affatto divertente Al - Poi scoppiarono a ridere.

Nonostante non ci fosse un gran feeling fra i due, Rose dovette ammettere che era davvero carino quando sorrideva, il che non era una cosa assai comune per quel poco che sapeva. Poi lui posò lo sguardo su di lei, come successe quattro anni fa, momento che nessuno dei due aveva dimenticato, benché fingessero di averlo fatto. Il contatto con i suoi occhi grigi la imbarazzò, ma lei era abituata a celare i propri sentimenti e non distolse lo sguardo.

- Tu sei...? - chiese lui.

- Rose. E tu sei Scorpius immagino, Albus parla spesso di te... Beh ora devo andare, mamma e papà mi stanno aspettando. Ci vediamo domani sera alla Tana -

Ogni volta che la vedeva, Scorpius pensava che la cugina di Albus fosse davvero strana, molto strana. Al suo amico si rivolgeva facendo ampi e bellissimi sorrisi, mentre con lui era scostante e distaccata. Un atteggiamento sulla difensiva che a lui era molto familiare.

<< Chi le capisce le donne è bravo >> pensò scacciando il volto di quella ragazza che irrompeva nei suoi pensieri ogni qual volta si incontravano.

...

- Eccoci arrivati! - Disse Harry aiutando i ragazzi a trasportare le valigie – Allora... Scorpius, tu ti sistemerai in stanza con Albus. Per te va bene? -

- Certo -

- Uffa papà ma perché non posso dormire anche io insieme ad Al e a Scorp?! Dopotutto siamo tutti Grifondoro, siamo nella stessa casa che problema c'è? - Albus alzò gli occhi al cielo, mentre il suo amico sbuffò. Stare sotto lo stesso tetto con la piccola e petulane Potter era già abbastanza difficile, non avrebbe sopportato il fatto di condividere con lei anche la stanza, avrebbe preferito di gran lunga Pix.

Proprio in quel momento James passò davanti a loro avviandosi verso le scale. Poggiò il suo baule a terra e si rivolse fra il serio e il sarcastico a sua sorella.

- C'è che sei una rompiscatole Lily! E poi tu in camera con quello lì non ci dormi. Non mi interessa se è della nostra stessa Casa, è pur sempre il figlio di un Man... - Ginny fulminò il figlio con lo sguardo.

- James adesso piantala! Scorpius è un amico di tuo fratello, e in quanto tale, noi... – Disse mettendo una certa enfasi su questo pronome: - ...lo considereremo come uno di famiglia. Non voglio più sentire altre stupidaggini. Fila in camera tua, dopo faremo un discorsetto io e te. Quanto a te signorina, sei una ragazza, e maschi e femmine dormono in stanze separate. Non si discute – Come al solito era riuscita a prendere in mano la situazione, salvando la casa dalla totale distruzione.

James sbuffò e salì le scale; Lily fece altrettanto.

- Grazie mamma!- Disse Albus riconoscente. Dopo quel lungo viaggio non aveva voglia di iniziare l'ennesima discussione a proposito delle sue amicizie.

- Di niente tesoro – Il ragazzo si avviò anche lui al piano di sopra. Per tutto il tempo, Scorpius non aveva emesso un suono, reprimendo solo forti ondate d'odio e stringendo la bacchetta, lottando con tutte le forze contro se stesso per non lanciare una Maledizione Cruciatus contro James. Fece per seguire l'amico ma Ginny gli mise una mano sulla spalla.

- Aspetta - Lui si voltò, preso alla sprovvista. I suoi occhi non tradivano mai emozioni di questo genere, ma ogni singola parola, ogni singolo insulto, o sguardo circospetto che a scuola riceveva, era per lui un'altra ferita che non faceva altro che aumentare il peso che da sempre sopportava: il peso di un Malfoy. Una singola parola, una sequenza di lettere, che causava ogni volta tanta disapprovazione quanto ripudio nel volto di molti maghi e streghe.

Ginny gli sorrise rassicurante, accendendo quella piccola scintilla di calore che provava solo in rarissime occasioni. La donna fece un cenno al marito, che la capì al volo e continuò a trasportare le valigie.

- Non preoccuparti di quello che dice James. E' una testa calda come suo nonno e, anche se ormai frequenta l'ultimo anno, non ha ancora imparato a ragionare prima di parlare -

- A dire il vero non pensa mai! - Urlò Albus da sopra le scale che era riuscito a captare solo un frammento della conversazione, facendo trattenere con molta difficoltà una risata all'amico e a sua madre. Ginny si schiarì la voce per riprendere il suo contegno.

- Il punto è che non devi curarti di lui. Qui sarai sempre il benvenuto, sentiti come se fossi a casa tua -

- La ringrazio, ma non credo che a casa mia riuscirei a divertirmi tanto – Diamine, i Potter, dovevano aver diffuso intorno a loro un essenza all'estratto di Veritaserum o qualcosa di simile. Non poteva fare a meno di essere sincero in loro presenza.

<< Sarà questo che vuol dire sentirsi in famiglia...>>

Ginny lo guardò con tenerezza.

- Chiamami se hai bisogno di qualcosa – Poi lasciò il ragazzo e andò a sbrigare le sue faccende domestiche.

Quella sarebbe stata una vacanza davvero interessante.





Bene bene, che ne pensate della storia fin qui? A dire il vero all'inizio mi ero bloccata su una cosa ridicola: il disegno di Rose! Stavo impazzendo, cambiavo continuamente idea, cancellavo e riscrivevo, cancellavo e riscrivevo... Alla fine ho ricevuto un'illuminazione (come Rosie xD). Ringrazio Flaqui per la sua recensione!!
Spero che continuiate a seguire la storia mi raccomando recensite ^^
Al prossimo capitolo!!
  
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