Capitolo 6
Il
Cercatore
Qualche giorno dopo, quando ormai Ciro si era abituato alla sua nuova casa e agli orari della padrona, decise di svegliare Francesca, perciò iniziò a leccarle i piedi… ma purtroppo erano quelli della persona sbagliata.
-Ciro, santo cielo! Vattene, vattene! Che schifo! Francesca!!!- gridò adirata Elisabetta, balzando dal letto.
-Uhm…? Ghe ci è? Gos’è ‘sto casino? Lasciatemi dormire in santa pace…- protestò grugnendo Francesca mentre il povero cagnolino, guaendo, si rifugiava sotto al suo letto.
-Per tua informazione, il tuo cane mi ha sbavato sui piedi! Che schifo! Cerca di addomesticarlo, almeno un po’, per favore!- implorò Elisabetta.
-A sì? Beh, il tuo gatto mi ha rotto un calzino! Siamo pari, ora rimettiti a letto e smettila di agitarti! E poi guarda che lui voleva solo essere affettuoso, ma tu cosa ne capisci di psiche?- ribatté Francesca accarezzando lo spaventato Ciro, dopo essere riuscita a farlo uscire da sotto il suo letto.
-Non sono una strizza cervelli, comunque ti lascio in pace, vado a lavarmi i piedi!- concluse Elisabetta.
Ignare di tutto, le compagne di camera continuavano beatamente a dormire…
*
La prima ora fu quella di Trasfigurazione.
Per le sorelle fu un vero supplizio, dato che la materia (e la prof.!) le ispirava poco. Comunque anche quell’ora insopportabile fatta di prediche in napoletano passò ( i maschi era tutti con gli occhi aperti e con la bava alla bocca… ricordate quando si era detto che era la più carina? Beh, era parente di una Veela!) e così pure quella di Italiano. Giunse finalmente una delle più attese, Musica!
Il professore era veramente simpatico e pieno di iniziative, anche troppe! Iniziò illustrando l’idea di un concerto per Natale e la fine dell’anno scolastico, poi facendo l’appello.
-Serpini!- chiamò a gran voce.
-Eccoci!- risposero le sorelle.
-Già che ci siete, ditemi una cosa: che libro avete?-
-Libro? Non c’era sull’elenco! Noi, di Musica, non abbiamo niente!-
-Come niente? Neanche uno strumento?-
-Niente! E così pure per Artistica!-
-Mamma mia! Andate a chiamare
Fecero una volata nella classe dei Corvonero a informare
-Com’è che siete sempre voi due ad essere fuori dalla classe?- notò lui.
-Avranno capito che siamo più brave di loro!-
Si accese una rivoluzione:
Alla fine Silente si impegnò a far acquistare agli studenti i libri, uno strumento e l’occorrente per disegnare, ma intanto l’ora era già volata via.
Durante l’ora di Cura delle Creature Magiche, che i
Grifondoro dividevano con i Tassorosso, la professoressa Venturelli
mostrò agli studenti diversi tipi di animali
che vivevano tra le piante della serra di Erbologia… ovviamente
-Complimenti, Francesca! Pochi riescono ad acciuffare un Nano senza la magia: cinque punti a Grifondoro! Ragazze, andate a consegnare il prigioniero al prof. Potter, lui saprà cosa farne!-
E così erano nuovamente in marcia, mentre i compagni rimettevano a posto tutta la confusione che si era creata nella serra.
Trovarono Harry in Sala Insegnanti (terzo piano) assieme alla McGranitt. Quella stanza era occupata da un tavolo, qualche sedia, un attaccapanni, una libreria chiusa da vetri e qualche fotografia.
-Harry, Harry! Francesca ha preso un Nano!- gridò allegramente Ramona.
-Un Nano? Ma dove lo avete trovato ?- chiese sorpreso, come la collega, Harry.
-Ah, era nella serra di Erbologia! La prof. ci ha lasciato un po’ di tempo per provare ad acciuffarlo…- rispose Elisabetta guardando il Nano, la sua enorme testa e le lunghe gambe.
-Bene. Di lui mi occupo io! Vado a portarlo via; ci vediamo a pranzo, ciao ragazze!-
-Ciao Harry!-
Ormai anche Ramona lo trattava con familiarità, perché era stato proprio il medesimo a chiedere di rivolgersi a lui con il “tu”.
Le amiche stavano già per andarsene, ma
Tornando alla serra…
-Cercatrice?! Anche Harry era Cercatore! Ma i Cercatori non sono quelli che volano dietro al Boccino d’oro?- chiese Francesca.
-Certo! E sono l’elemento più importante della squadra!- rispose Ramona.
Ebbero tutta l’ora di Matematica per riflettere.
*
Al pomeriggio, dopo il termine delle lezioni, molti Grifondoro si andarono a rinchiudere nella Biblioteca (terzo piano) per svolgere i primi compiti: Lettere; il tema era: “Cosa ne pensi dei tuoi primi giorni di scuola?”. Primi davvero: non era passata nemmeno una settimana! Ma la prof. aveva motivato il tutto col fatto di dover valutare il “livello della classe”.
-Dici che dobbiamo essere sinceri?- chiese Christina.
-Se fossimo davvero sinceri, credo che verremmo bocciati subito!- ghignò Elijah, un ragazzo basso e paffuto, con i capelli castani cortissimi e limpidi occhi azzurri, il cui vizio era di ridere e far ridere.
-Certo, sinceri al massimo no, ma qualche verità sì, per confonderla un po’. Se ne accorgerebbe che c’è qualcosa che non va se tutti scriviamo: la scuola è bellissima, i professori sono buonissimi e voglio passare qui anche le vacanze estive!- constatò Elisabetta, che intanto qualche riga l’aveva buttata giù (foglio di bella, circa una ventina di righe).
Proprio in quell’istante arrivò
-State facendo i compiti? Bravi ragazzi, ma c’è qualcuno che è avanti e che potrebbe darmi una mano?- chiese, la testa appena visibile.
Nessuno ci pensò due volte: indicarono tutti Elisabetta, che stava continuando a scrivere imperterrita.
-Dai, ehm…-
-Elisabetta…-
-Dai, Elisabetta! Se fai il tuo lavoro bene, può darsi che ti dia dei punti in più!-
Di mala voglia, pensando a orribili torture cui sottoporre i suoi compagni, la ragazza si avviò dietro alla prof., prendendo qualche scatola…
Dopo circa un’ora era di ritorno.
-Allora, quanti punti ti ha dato?- chiese Rosa, ma Elisabetta si tuffò sul suo testo, iniziò a scrivere freneticamente facendo traballare il tavolo e non si fermò fino a che non ebbe finito.
-Mi ha dato due punti. Ah, dice che dopo cena dobbiamo andare nel suo studio e che ci darà una copia dei libri e del materiale ciascuno. Si raccomanda di portare cinque Galeoni. Adesso vado su in Dormitorio a riposarmi. Buon lavoro!- disse pungente e con tono canzonatorio ai compagni, che ancora non avevano finito il tema.
Ma per strada incontrò Harry, che la fermò: -Ciao! Che brutta cera, qualcosa non va?- chiese.
-No… ho solo fatto il facchino alla Parmigiani! Era arrivato il materiale che aveva chiesto e ho dovuto smistarlo, una certa quantità di roba per ogni studente. Mi ha tenuta un’ora, in cambio di due miseri punti. – rispose pacatamente la ragazza.
-Ma non ti sembra di esagerare? Non mi sembra che ti abbia costretta ai lavori forzati!- puntualizzò Harry, ma si accorse che Elisabetta gli teneva nascosto qualcosa dietro alla schiena.
-Cosa nascondi dietro alla schiena?-
La ragazza lentamente mostrò la mano bendata con una garza zuppa di sangue.
-Accipicchia, che brutto taglio! Ma cosa hai fatto?-
-Eh, stavo tagliando l’involucro dei libri con le forbici, ma lei ha voluto fare un incantesimo alle forbici perché tagliassero da sole… non ho fatto in tempo a sfilarle, e mi sono tagliata. –
-Lei lo sa?-
-Sì, gliel’ ho detto, che volevi che facessi? È stata premurosa, ma mi scoccia molto che mi abbia vista… adesso penserà che sono un’incapace!-
-Ma no, di che ti preoccupi? Può capitare a tutti, anche a lei… vuoi andare in Infermeria?-
-No, no, è solo un taglietto!-
-Toglimi una curiosità: dove l’ hai messa tua sorella?-
-In Biblioteca, a finire un tema…ahi! Che male…-
-Secondo me faresti meglio ad andare in Infermeria! Ti accompagno!-
E così Elisabetta si trovò in Infermeria, in completa balia dalla signorina Ilenia (bassa, mora, caratteristiche particolari: essere stressante), che le diede un impacco di erbe che la fece stare subito meglio. Poi, siccome era quasi ora di cena, i due si avviarono in Sala Grande.
-Allora, Francesca, hai finito il tuo tema?-
-Sì, sorellina, ma come mai sei scappata via?-
-Sono andata in Infermeria a farmi mettere a posto un graffio
che mi ero fatta con
Dopo cena, prima che potessero svignarsela, Harry le raggiunse.
-Ehi Fre, credo che quando allestiremo la squadra di Quidditch sceglierò te come Cercatrice! Dopo la performance di oggi, e i consigli della McGranitt…-
Francesca iniziò a ballare e saltare di gioia.
-Ciao allora, e buona notte. E tu, stai lontana dalle forbici!- disse Harry canzonatorio, sfiorando con una mano la guancia di Elisabetta, che arrossì leggermente… ma la sorella non vi fece caso, impegnata com’era nell’esecuzione di uno strano balletto.
Dopo aver coccolato i rispettivi animali ed essere andate a ritirare il materiale nello studio della Parmigiani, le sorelle si addormentarono beatamente.
*
Sabato, durante la prima ora,
Ma durante la terza ora di Pozioni, tenuta in compresenza coi Serpeverde, la situazione degenerò.
-Signorine, laggiù in fondo… buongiorno! Di cosa stavamo parlando?- sibilò Piton.
-Ehm…- né le sorelle, né Rosa, né Christina, né Valeria seppero rispondere.
-Molto bene. Cosa vi fa crede di avere il diritto di non prestare attenzione? Ma visto che sono i primi giorni sarò magnanimo, e vi farò scegliere: tolgo dei punti, o una di voi si fa interrogare?-
Le ragazze si guardarono preoccupate: chi di loro aveva studiato? Nessuna, purtroppo. Intanto i Serpeverde ridevano sotto ai baffi…
-Vado io: o la và, o la spacca!- disse Elisabetta, alzandosi e andando alla cattedra. –Mi faccio interrogare io!-
-Che coraggio! Ma ti ricordo che se prenderai un brutto voto, te lo terrai, e dovrai recuperarlo…- la aggredì Piton; la ragazza annuì. -Ti assegnerò una Pozione contrassegnata nel libro col grado due, un livello intermedio, ma che richiede impegno; se i risultati saranno soddisfacenti, la prova sarà superata, se fallirai… sai già dov’è l’Infermeria, visto che ieri ti ci ha accompagnata il professor Potter!- mormorò l’uomo, mentre i Serpeverde si scambiavano occhiate maliziose e mormoravano eccitati tra loro.
-Ecco! Pozione Erompente!- gridò all’improvviso il professore di Pozioni con fare trionfante, e ad uno schiocco delle sue dita affusolate come piccoli serpenti la lavagna nera si riempì di scritte da decifrare; Elisabetta aguzzò la vista.
-Signorina, se ha problemi di vista, prenda il libro e vada a pagina 217!- tuonò irritato, e così fece la ragazza.
La pozione Erompente doveva essere abbastanza facile per chi aveva già qualche competenza, ma per chi non aveva mai letto un libro di magia…
Comunque Elisabetta si mise all’opera: sulla cattedra erano comparsi vari ingredienti, e lei iniziò a selezionarli andando ad intuito.
Tagliò le zampe a una rana, cercò un sonaglio di serpente a sonagli, selezionò varie erbe…
Dopo aver radunato tutti gli ingredienti, iniziò a
bollirli nel calderone, ma in quel momento entrò
-Ma, Severus, non ti sembra prematuro far eseguire una pozione di secondo grado ai ragazzi?- obiettò.
-Non ai ragazzi, solo ad Elisabetta. È una punizione!- rispose impassibile lui.
Intanto lei lavorava febbrilmente… e
Dopo mezz’ora era tutto pronto: la pozione fu bevuta,
mentre Piton fu costretto a dire che
l’esecuzione era stata perfetta; in quel momento Elisabetta fu presa
dall’irresistibile tentazione di mettersi a ballare e a cantare, e fece
la malora: mise in subbuglio l’aula, finché
-Bene, rimettete in sesto l’aula,
mentre vi elenco le caratteristiche della Pozione preparata dalla vostra compagna:
-Eh? Oh, sì… giusto…-
Se l’erano vista brutta i Grifondoro! Ma alla fine ci avevano anche guadagnato.
Il resto della giornata, per fortuna, fu più sereno e
anche noioso, così pure martedì, mercoledì e
giovedì, la cui unica nota fu che a mezzanotte
Il secondo sabato dall’inizio della scuola fu il giorno più eccitante: i ragazzi avevano tre ore di volo, per la prima volta! Purtroppo però, tutte le Case erano assieme, quindi Harry dovette dividerli in due gruppi: Grifondoro e Tassorosso, Serpeverde e Corvonero. I primi a provare furono i Serpeverde e i Corvonero, poi finalmente toccò anche agli altri.
Erano nel campo di Quidditch della scuola, una specie di campo da calcio con l’erba verde ben falciata, ma non c’erano le porte; in compenso, ad un’altezza variabile, fissati a terra per mezzo di lunghe aste, c’erano tre anelli.
Per terra c’erano circa venti scope, alcune nuove, alcune dall’aria vecchia e malandata; Harry disse loro di stendere la mano destra e di dire “Su!”, ma solo poche persone, tra cui Francesca e Ramona, ci riuscirono subito, ma dopo qualche tentativo ce la fecero tutti. Il passo successivo era cavalcare la scopa, e Harry fece vedere qual era la postura, poi c’era la prova vera e propria: staccarsi da terra. A un fischio del prof., i ragazzi si librarono in volo, staccandosi da terra di un metro.
Quando tutti riuscirono a “volare”, Harry spiegò le regole del Quidditch, mostrando le quattro palle usate dai giocatori:
-Questa rossa è
E così si cercò di formare delle squadre da sette persone ciascuna: Francesca fece da Cercatrice, Christina e Ramona da Battitrici; Ilir, Elijah ed Eric da Cacciatori ed Elisabetta da Portiere.
Giocarono contro un piccolo gruppo di Tassorosso, e subito i Battitori si aggregarono ai Cacciatori, perché i Bolidi non si usavano. Se la cavarono benino, poi entrarono anche i Bolidi, e ai Battitori furono date due mazze come nel baseball.
Alla fine dell’allenamento erano tutti stanchi, ma eccitati: il Quidditch li aveva già contagiati come un virus!
*
Finalmente i ragazzi avevano un pomeriggio libero (si fa per dire: c’erano lo stesso i compiti!), e dopo aver svolto tutti i compiti, che per fortuna non erano stati eccessivi, la maggior parte andò in giardino, all’ombra degli alberi.
-E noi cosa facciamo?- chiese Rosa ai compagni Grifondoro.
-Oh quanto odio quella faccia untuosa e moccolona con quel naso da avvoltoio di Piton!- sbottò Francesca, stufa di bollire quei suoi intrugli.
-Mocciosus Piton Moccolosus!- aggiunse Elisabetta, ricordando il consiglio di Harry di chiamarlo così.
-Gran bel soprannome!- approvarono i compagni, ma dopo qualche breve risata, la loro espressione tornò cupa.
Proprio in quel momento passava
-Salve ragazzi! Ma che musi lunghi, che succede?- chiese.
-Beh, non sappiamo che cosa fare! Ci stiamo annoiando!-
-Avete già fatto tutti i compiti, vero?-
-Ovvio, comunque, che divertimento farli! Specialmente Pozioni!- rispose Ramona.
-Io voglio fare un’altra partita a Quidditch!- disse nostalgico Ilir. –Mi sono troppo divertito!-
Dopo averci pensato un po’ su,
Ma quando arrivarono al campo, scoprirono che anche Piton e i Serpeverde avevano avuto la stessa idea.
-Severus, avevate prenotato il
campo?- chiese
-Beh, no!- rispose lui, ancora in volo.
-Ah… neanche noi! Sei arrivato prima tu, fai pure!- concesse lei.
-Ma prof., perché non facciamo una partita vera? Grifondoro contro Serpeverde, così tutti giocano!- propose sprezzante il biondino dei Serpeverde, così antipatico alle sorelle.
-Ma da noi manca un giocatore, e anche da voi, a quanto
vedo!- osservò
-Io? Certo!- rispose lui a quella che aveva scambiato per una provocazione.
-Molto bene. Un attimo solo che ci organizziamo!-
Le due squadre si riunirono, a capo dei rispettivi insegnanti.
-Allora, è un’amichevole, ma mi piacerebbe vedervi vincitori…-
Si disposero in campo: Francesca era Cercatrice, Ramona
Portiere, Rosa e Ilir Battitori e
Quando salì sulla scopa, Francesca non desiderò altro che prendere il Boccino prima della Cercatrice avversaria, una tipa che amava mettersi in mostra, infatti stava descrivendo lentamente ampi cerchi sul campo e urlava ai suoi compagni; però avrebbe preferito non vedersela subito con degli avversari così impegnativi… ma in fondo, chi garantiva che fossero bravi? Magari era tutta scena…
Quando salì sulla scopa,
Elisabetta era combattuta: da un lato, aveva paura di costituire un peso per la
squadra, ma dall’altro voleva dimostrare di essere in gamba e moriva della
voglia di segnare un goal a Piton… e poi si era accorta che
Il fischio d’inizio fu dato da Piton, che
liberò il Boccino d’Oro (il quale, come a volerle sfidare,
volò prima vicino a Francesca, poi vicino alla
Cercatrice di Serpeverde), i Bolidi e lanciò in aria
Francesca si alzò parecchio rispetto ai compagni, per avere tutto il campo in vista: era poco più grande di un campo di calcio, ma l’erba era tagliata esattamente alla stessa maniera; lassù la calura di quella giornata erano attenuata da una leggera brezza, e la ragazza fu veramente grata alla Chiodo… si sorprese a dondolare dolcemente, e subito si impose di tornare concentrata e aguzzò bene la vista.
Intanto, i Battitori di entrambe le squadre si davano un gran da fare per difendere i compagni dai Bolidi, e dirottarli sui giocatori dell’altra squadra, mentre i Cacciatori si inseguivano.
Gli anelli sono tre?
Bene, uno lo mancherà…
Tirò con tutta la forza che possedeva, ma la palla fu bloccata: ora era degli avversari.
…prima o poi!
Il gioco riprese…e i
Grifondoro subirono parecchi goal. Del Boccino neanche l’ombra, ma il
biondino batteva tutti i Bolidi (pochi, per la verità) su Francesca, per
tenerla un po’ impegnata; stufa, Elisabetta chiese la mazza a Ilir e appena passò un Bolide lo indirizzò
dritto verso l’odioso ragazzo, che lo evitò per un soffio.
-Almeno gli ho fatto
paura! Quel pirata le sta sparando tutte verso mia sorella!- si
giustificò davanti alla Chiodo.
-Fai il tuo dovere di
Cacciatrice, e pensa alla Pluffa!- la apostrofò lei ma,
dopo tutto, pensò che non avesse fatto poi così male…
Profondamente punta sul vivo, Elisabetta si appropriò della palla il
prima possibile e, senza passarla, puntò dritto verso gli anelli e
tirò. Anche questa volta, il tiro andò a
vuoto.
E così la palla passò nuovamente ai Serpeverde.
Il biondino si diresse verso la porta con
Intanto Francesca, che stava seguendo la partita e aveva gridato alla parata dell’amica, nuovamente tornò a guardarsi intorno e… laggiù, vicino a sua sorella, un bagliore d’oro… nessun dubbio: il Boccino!
Si buttò a capofitto, urlando alla sorella di non
fare movimenti bruschi, se no quello se la svignava, così anche
Per fortuna non si trovavano a un’altezza eccessiva, così Elisabetta non si fece un granché, ma rimase molto impressionata.
-Stupida mongola, ma sei orba? Potevi far ammazzare mia sorella! Ma chi ti ha dato la patente per guidare una scopa?!- urlò Francesca dietro alla rivale.
-Mica è colpa mia se queste scope sono vecchissime e sbandano! Se non fosse stato per questo stupido pezzo di legno, avrei certamente preso il Boccino!- urlò lei di rimando.
L’atmosfera si stava decisamente scaldando…
Sortì i suoi effetti anche sulla Chiodo, che ebbe il monopolio della Pluffa e tentò in tutti i modi di superare la difesa avversaria.
Ma ad un certo punto…
-L’ ho preso! L’ ho preso! Ce l’ ho in mano! Centocinquanta punti! Perdete, Serpeverde!- gridò Francesca, e tutti si voltarono verso di lei, che orgogliosamente mostrava il trofeo.
-Ah, vi sta bene! Morite ammazzati, stupidi pirati dell’aria!- fu il modo della sorella di congratularsi.
E fu così che la squadra vinse la sua prima partitella; partitella perché i livelli delle due squadre erano ancora scarsi e i passaggi piuttosto lenti.
Quella sera, i ragazzi del Grifondoro
organizzarono una piccola festa nel loro Dormitorio, a cui invitarono anche