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Autore: mysticmoon    04/07/2006    37 recensioni
Il mondo continua a girare e lascia dietro di sè amicizie e amori infranti.
Uno schianto nella notte riunisce una coppia distrutta dal destino.
Potrà nascere una nuova complicità oppure è tutto perduto?
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Spoiler!
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Prologo

Una giovane donna era in piedi davanti ad una lapide di marmo rosa ormai sporcata dal lungo periodo di tempo trascorso dalla sepoltura.
Si trovava in quel luogo da quasi venti minuti eppure non dava segni del desiderio di allontanarsi.
Il mazzo di crisantemi dalle tinte tenui svanivano di fronte all’enorme corona di fiori molto costosi inviati dai genitori di quella ragazza morta troppo giovane, spezzata dalla forte mano del padre di quello che era stato il suo ragazzo di facciata fino a pochi giorni prima del triste evento.
Veronica guardò per l’ultima volta il volto della sorridente Lilly Kane sotto quel sottile vetro, adesso adornato da un giglio candido ed un disegno di una bimba che stringeva la mano il suo papà, segno che Duncan era già stato lì ed era nuovamente scappato verso quella vita che aveva scelto per la sua piccola Lilly, lontana da entrambe le coppie di nonni, dalla prigione dorata della ricchezza e dalla crudele realtà di una Neptune parzialmente pacificata dall’elezione di un nuovo sindaco e di uno sceriffo che aveva finalmente interrotto il novennale controllo della città del bello ma vacuo Don Lamb.
Veronica si alzò in piedi, strinse a sé il lungo cappotto cammello e sorrise debolmente all’amica congelata nel tempo.
Il plumbeo cielo del terzo giorno di ottobre del 2013 era molto diverso da quello terso che aveva accolto l’anima della sua migliore amica, tanto bella quanto superficiale.
Dopo un momento di esitazione Veronica depose una foto che ritraeva loro due ed i rispettivi fidanzati il giorno del loro ultimo ballo. Sfiorò i contorni dei loro visi con nostalgia, pensando con tristezza all’antico gruppo, un ricordo che avrebbe portato per sempre nel cuore ed una realtà che mai più sarebbe potuta essere uguale.
Oggi è il tre ottobre duemilatredici. Lilly… non posso credere che siano trascorsi davvero dieci anni da quel maledetto giorno. Mi sembra ieri che ci divertivamo come delle sceme a casa tua, irritando quel “simpatico donnino” di tua madre Celeste. Quanto abbiamo riso! Ed ora sono qui, a portare i fiori per il decimo anniversario del tuo omicidio. Tutto è cambiato da allora… eravamo insieme e ci eravamo illusi che sarebbe stato così per sempre ma era solo uno stupido sogno da adolescenti. Ero una giovane sciocca allora. Credevo che tutto sarebbe sempre stato rosa e fiori. Non vedevo nulla di ciò che mi circondava. Vorrei tanto essere stata più acuta a quell’epoca. Almeno avrei sofferto molto meno.
Dopo aver lanciato un ultimo sguardo alla lapide ed alla foto dell’amica Lilly Kane, Veronica Mars si ritirò, pronta per andare a lavorare.

La quiete di quella fredda notte autunnale fu rotta da una rumorosissima ambulanza correva a gran velocità per la statale 123, la via più diretta che porta dal luogo dell’incidente al Neptune Memorial Hospital.
Al suo interno i barellieri cercavano in ogni modo di strappare alla signora con la falce la vita di un giovane uomo.
I corti capelli castani erano imbrattati del sangue che fuoriusciva dal naso e dal grande taglio che si era procurato con l’impatto contro il parabrezza della sua auto, mentre il torace presentava un vistoso ematoma all’altezza dello sterno per via dell’urto contro il volante della sua Ferrari.
Le gambe ferite giacevano sotto il lenzuolo bianco, gravemente lesionate dall’impatto della vettura contro il tronco dell’albero.
I paramedici sapevano che il drenaggio che avevano applicato all’addome non sarebbe riuscito a salvarlo se entro un’ora non fosse stato sottoposto a ecografia e operato per arrestare l’emorragia interna.
- Non mollare. Ci siamo quasi- disse il medico al suo incosciente paziente mentre le luci delle prime abitazioni di Neptune scorrevano davanti ai suoi occhi.
Mentre attraversavano l’incrocio di Main Street, l’autista imprecò mentre incrociavano l’auto del nuovo sceriffo locale che, a tutta velocità, si recava sul luogo dell’incidente.
La sua rabbia crebbe dopo che, a seguito della brusca sterzata che era stata costretta a fare l’autovettura il suo occupante, con molta educazione, sporse il braccio dal finestrino semiaperto e, dopo avergli indicato la stella sulla portiera, gli mostrò il dito medio.
- Butch, cosa ti salta in mente?- protestò uno dei paramedici, sporgendo la testa dalla finestrella che dava sull’abitacolo dell’automezzo- Questo tizio rischia di andare all’altro mondo anche senza il tuo impegno in prima persona.
- Mars- ringhiò l’uomo, senza togliere l’occhio destro dalla strada ed il sinistro dallo specchietto retrovisore, dove vedeva ancora l’auto bianca che sia allontanava in direzione opposta.
- Su, dimentica questo incontro e metti quel piede sull’accelleratore. Ci pagano per salvare vite, non per litigare con quel demonio di sceriffo.
Butch ringhiò di nuovo ma fece ciò che gli aveva consigliato il paramedico.

Lo sceriffo, stretto nel suo cappotto, osservava i suoi uomini fare i rilevamenti sul luogo dell’incidente in perfetto silenzio.
L’auto dell’uomo era ancora lì, accartocciata contro il tronco del grande albero sul lato sinistro della strada, ma non vi era segno di frenata né sull’asfalto né sul terreno.
Tutto lasciava pensare a un tentato suicidio. Guardò di nuovo la patente dell’uomo, recuperata nel vano del cruscotto di quella Ferrari ormai inutilizzabile e la infilò in tasca.
Che non era un uomo povero l’aveva capito non appena aveva ricevuto la telefonata del Neptune Memorial.
L’addetta aveva dichiarato di aver ricevuto una chiamata anonima di una donna che, passata lì per caso, aveva visto una costosa auto straniera schiantarsi a tutta velocità contro una quercia sulla statale 123 e che un’ambulanza era già stata inviata sul posto.
Lo sceriffo aveva avvertito una pattuglia e solo dopo che questa aveva fatto un sopralluogo era stata chiamata sul posto.
Non ne aveva compreso il motivo fino a quando un agente non aveva deposto una patente nella sua mano.
Allora aveva capito il motivo: non era uno sconosciuto con molti soldi e la voglia matta di farla finita.
L’uomo che non aveva frenato, forse, era il più celebre degli abitanti di quella città della California chiamata Neptune.
  
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