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Autore: lullaby_89    03/11/2011    4 recensioni
Ebbene ci sono di nuovo, nuovo nome, nuovo titolo, ma i personaggi sono gli stessi!
Una storia d'amore e d'amicizia senza troppe pretese. Tra lacrime, sorrisi, incomprensioni, errori e scelte sbagliate Edoardo e Giulia cercheranno di capire qual'è il confine tra amore e amicizia!
“Sono libera di scegliere ciò che voglio senza che tu mi faccia da supervisore lo sai?”
Al contrario di Niccolò, con Edo non riuscii a mantenere un contatto visivo. I suoi occhi chiari mi schiacciavano a terra senza via di fuga.
“Io voglio solo vederti felice” accarezzò la mia spalla nuda portandomi più vicina “non raccattare il tuo cuore a pezzi” [...]
“Quando troverai un ragazzo mi lascerai da parte vedrai…” sorrise nervoso e mi posò una mano sulla mia "Un giorno ti dimenticherai di me"

- probabilmente scriverò dei capitoli extra per i missing moment a rating rosso -
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scusate il ritardo…ma avevo un esame da dare e quindi non ho avuto tempo!

Mi faccio perdonare con questo capito lunghissimo! Torna Edo ancora una volta, ma ci sarà anche Niccolò! 

Grazie come sempre a chi mi segue e chi legge questa storia! vi adoro!

 

CAPITOLO DECIMO "Sguardi"

Trascorsi un sabato meraviglioso, e sommato al venerdì sera non potei non pensare che la fortuna era finalmente dalla mia parte. A mia mamma non era sfuggito quel sorriso sornione stampato sulla mia faccia e nonostante mi fossi aspettata qualche domanda, non ne fece nessuna. 

Venerdì sera alla fine ero tornata tardi, molto tardi, ma il tempo era passato così velocemente che non me ne ero resa conto. 

Dove avevo deciso di andare? In un piccolo paesino sulle colline, dove c'era un piccolo pub con terrazza dal quale si poteva vedere tutta la pianura illuminata. Avevamo parlato di tutto, scherzato come due che si conoscono da tempo e avevo scoperto tante cose su di lui. Aveva un fratello più grande di un anno a cui voleva molto bene e con cui condivideva quasi tutte le sue passioni. A differenza di Niccolò però, Andrea non lavorava, frequentava il terzo anno di ingegneria meccanica. 

Gli avevo parlato della mia famiglia e ci eravamo raccontati aneddoti divertenti appartenenti al passato. Ero stata bene con lui e mi stupivo sempre di più nel vedermi a mio agio e non timida come sempre.

Parlando non ci eravamo accorti dell'ora e alla fine ero rientrata a casa alle tre di notte.

Il sabato non fu diverso, dato che non lavorava ci eravamo visti nel pomeriggio e poi eravamo andati a cena insieme. Quel giorno poi avevo ricevuto un messaggio da Vale che diceva che aveva fissato con Edo per andare in piscina il giorno seguente. Non capii perché non avesse chiamato me, ma almeno si era ricordato di ciò che gli avevo detto. Già un passo avanti. L'avevo proposto a Nicco e ne era stato più che entusiasta.

L'ultimo incontro con il biondo in fondo non era stato poi un idillio di tranquillità, ma più una forzatura, nata soprattutto da me. Non ero certa nemmeno che volesse rivedermi. Vale mi aveva invitata, ma la domanda era: Era stato Edo a chiederglielo o era stata un'idea della mia amica? E Niccolò? Edo sapeva che c'era anche lui?

Troppe domande a cui avrei dato risposta a breve.

Stavo mettendo la crema solare nella borsa quando il campanello suonò. Ero sola in casa perché i miei erano andati al mare e quindi non esitai a farlo entrare. Era la prima volta.

"Entra, Damon è legato dietro" lo rassicurai.

Anche lui aveva due cani e quindi non aveva paura, ma Damon aveva un caratterino poco socievole con gli estranei. 

"Ciao piccola" 

Mi salutò circondandomi la schiena con un braccio portandomi più vicino per darmi un tenero bacio sulle labbra. L'avevo avvisato che ero sola, altrimenti non avrebbe mai osato farlo. Credo. 

"Sono pronta, prendo le chiavi di casa. Prendiamo la mia macchina?" domandai "Andiamo sempre con la tua" constatai.

Mi sentivo quasi in colpa a farlo guidare sempre. Faceva chilometri per venire da me e non si era mai lamentato.

"Come vuoi, ma guido io eh, sai donna al volante…"

Non lo feci finire e gli tirai una pacca sulla nuca.

"Io guido benissimo" mi imbronciai e chiusi la porta di casa dandogli le spalle.

Sentii le sue braccia intorno alla vita ed il suo respiro caldo sul collo "Lo so che guidi bene, ma che figura ci faccio?" sussurrò facendomi rabbrividire con tanto di pelle d'oca, e dato che erano ben 38°c, la cosa non era normale "Non posso far guidare la mia donna"

Come mi aveva chiamata?

Fatto sta che le carezze, i baci e le parole sussurrate con voce roca mi avevano fatto cedere le chiavi a lui e per, forse, la seconda volta montai nel sedile del passeggero della macchina.

"Ma come sei piccola?" brontolò tirando indietro il sedile.

"Ho le gambe corte, non è colpa mia!" sbuffai guardandolo male.

"Non era una critica…a me piaci così…" sfoggiò uno dei suoi sorrisi da mozzare il fiato e mi sciolsi completamente "nana!" concluse ridendo.

Si beccò un pugno sul braccio, che lo scalfì di poco.

"Sei tu che sei uno spilungone" 

Io del mio metro e sessantotto ero più che fiera, era Niccolò ad essere alto una quindicina di centimetri in più di me e forse anche più.

"Mea culpa" scherzò.

Mi passò una mano tra i capelli fermandosi sulla nuca per trarmi verso di lui per un bacio sull'angolo della bocca.

"Stavo scherzando dai, dimmi dove andare che non sono sicuro di conoscere la strada."

Bastava un bacio ed era perdonato. 

Gli indicai la strada, alternando il mio disgusto per certe canzoni che si ostinava a farmi sentire e in meno di venti minuti parcheggiammo nell'enorme spazio asfaltato di fronte allo stabilimento. Intravidi la macchina di Valentina ed infatti la incontrammo all'ingresso insieme a Vittoria. Degli altri nemmeno l'ombra. Che poi nemmeno avevo capito chi dovevamo essere.

"Sei in ritardo" 

Che accoglienza. 

"Ciao Vale eh!" dissi mettendole un braccio sulle spalle dandole un bacio sulla guancia.

Feci la stessa cosa con Vittoria e intanto loro salutarono anche Niccolò guardandomi ogni tanto di sottecchi divertite. Quel povero ragazzo sembrava il giocattolino nuovo, quello che suscita curiosità. Però se la cavava. Lo consideravano già il mio ragazzo, nonostante per ora stessimo solo uscendo insieme, e la cosa non poteva che farmi piacere. Lui andava d'accordo con le mie amiche, ed ero certa che il rapporto con Edo in quel momento fosse migliore del mio.

"Eccoli, ci siamo tutti" esclamò Vittoria rivolgendo lo sguardo dietro le mie spalle.

Mi voltai e per mia sfortuna i primi occhi che incontrai furono quelli del biondo, uno sguardo piatto, che cercava di nascondere qualsiasi emozione, ma lessi comunque delusione. Che le mie supposizioni fossero vere? Non mi aveva invitata, non mi voleva vedere. Ma perché? Era stato lui a dirmi che l'avrei abbandonato e ora lo stava facendo lui con quel comportamento privo di qualsiasi senso.

"Oh bene, ci sei anche tu Nicco" disse Giacomo dandogli una pacca sulla spalla amichevolmente.

"Hai cambiato macchina?" intervenne Edo senza salutare.

"No" rispose Niccolò sorpreso "Giulia ha voluto prendere la sua" spiegò.

L'espressione di Edo cambiò radicalmente. Non so dire se era sorpreso o se scocciato.

Vale e Vittoria vedendo la situazione di disagio mi salvarono "Ok, siamo tutti possiamo entrare dai! Che ci stiamo a fare qua fuori come le belle statuine?" 

Entrammo e pagammo l'entrata per tutto il giorno, senza però prendere le sdraio dato che preferivamo sdraiarci sul prato a fianco della piscina all'aperto. Già, quel posto aveva ben tre piscine, una olimpionica, quella esterna e una con cascate e idromassaggio.

"Mettiamoci qua, c'è anche l'albero almeno ci fa ombra. Scusate ma rischio di arrostirmi altrimenti" disse Vale posando lo zaino a terra. 

"Per me va bene" dissi "Voi?" chiesi agli altri.

"Perfetto" risposero in coro.

Sistemammo i teli in due file da tre e mettemmo gli zaini e le borse ai piedi del piccolo albero, che a dire il vero sembrava fare poca ombra con la sua chioma spelacchiata, ma meglio di niente.

Finii per stare di lato, con accanto Niccolò e davanti Vittoria, mentre Vale si era tatticamente presa il posto vicino a Giacomo ed Edoardo stava al fianco del moro.

Erano appena le 10, 30 e quindi il sole non era molto forte, ma ricordando le scottature degli anni passati non esitai a spalmarmi la crema. Ciò che non avevo previsto era che Niccolò si offrisse di spalmarla sulla schiena, dove ovviamente non arrivano.

"Aspetta mi tolgo la canottiera" 

Per la seconda volta mi vide in costume e non potei non arrossire dato che sembrava guardarmi troppo insistentemente. Per fortuna gli altri erano tutti a chiacchierare per i fatti loro o sarei diventata un pomodoro maturo quando dolcemente mi diede un bacio sulle labbra, così senza un'apparente motivo.

"Girati"

Mi afferrai la treccia che mi ero fatta precedentemente e quando la crema fredda toccò la mia pelle rabbrividii e lui rise. Mentre le sue mani sfioravano la mia schiena avrei anche potuto addormentarmi, aveva un tocco magico. Si accorse di quel mio rilassamento e passò una mano sulla mia pancia spingendomi verso di lui facendomi cadere sul suo torace. Mi trovai tra le sue gambe, accoccolata come una bambina, mentre due occhi neri e profondi mi guardavano dolcemente.

"Venite a fare un bagno?" chiese Giacomo.

Momento idilliaco finito. In fin dei conti però quello non era il momento adatto per fare gli sdolcinati, ed io che odiavo le effusioni in pubblico stavo proprio sconvolgendo le mie convinzioni.

"Io sì! Andiamo all'idromassaggio dai" esclamai alzandomi in piedi.

Annuirono tutti e anche Nicco, che si tolse la maglia e la ripose nello zaino lasciando finalmente scoperto quel bel corpo che si ritrovava. Come non guardarlo?

Vale e Vittoria mi presero a braccetto e mi trascinarono nell'edificio dove si trovava la piscina.

"Tesoro stai sbavando" risero "Controllati, anche se lui non lo fa" Vale ammiccò.

Scossi la testa sorridendo. Mi facevano ridere.

"Oh andiamo prima ti avrebbe sbattuta anche lì sul prato! Non dirmi che non te ne sei resa conto!" 

"Ehm no…sai che non ci penso a quelle cose Vale! Dai…" mi morsi un labbro imbarazzata.

Ero vergine, inesperta e forse anche un po' ingenua a volte. Io non ero capace di cogliere gli sguardi come Vale, che invece era esperta. Infatti scherzosamente la chiamavo la mia professoressa, perché se avevo bisogno di un chiarimento lei c'era sempre e non aveva problemi a chiarirmi varie cose o a raccontarmi la sua vita intima.

"Lui lo sa che non l'hai mai fatto?" domandò Vittoria.

"No…insomma non gliel'ho ancora detto, non mi sembra una cosa che si può dire così su due piedi" protestai.

Intanto ci eravamo buttate in acqua, nella vasca circolare, situata in alto. Ancora c'era poca gente e si stava bene. I ragazzi erano giù.

"Vale noi andiamo a fare due vasche nell'altra piscina poi vi raggiungiamo" sentii Edo chiamare la mia amica e mi dette quasi fastidio che non chiamasse me.

Lo fulminai, ma ormai si era già incamminato e non poteva aver visto il mio sguardo. Spinsi il pulsante al bordo e piccole bolle incresparono l'acqua.

"Glielo dirai vero?" chiese Vale riferendosi al discorso di poco prima.

"Certo…se la cosa andrà avanti lo dovrà sapere no?" 

"Togli il se" disse Vittoria immergendosi fino al mento.

"Se va bè…avete troppa fretta voi" le rimproverai.

Non che non volessi continuare quel che stava nascendo con Niccolò, ma loro sembravano così certe di una seguito che io quasi mi stavo convincendo. E se poi invece fosse andata diversamente? Come l'avrei presa? Male, moto male.

"Giulia si fa 25 km per venire da te ogni santa volta…non penso che lo faccia solo per una scopata! E poi diciamolo, tu non hai la faccia di quella che la svende eh! Quindi da retta alla zia, che come ti ricorderai aveva ragione quando ti diceva che gli interessavi, e credimi una buona volta"

Anche se non era un discorso da inserire negli annali, non potevo negare che avesse ragione di nuovo. Si sa poi che dall'esterno le cose sembrano più facili da interpretare e capire.

"Per esempio quanto resisterà a venire qua?" chiese ridacchiando appena un secondo dopo "Che ti dicevo?"

In quel momento i tre entrarono nella vasca e come previsto da Vale, Niccolò si sedette al mio fianco ed un braccio mi cinse la vita. 

"Già stanchi?" domandò Vittoria.

"Io non sono più allenato" si lamentò Niccolò.

"A noi due ci aspettano giorni di fatica, preferiamo starcene in relax per ora" rispose Giacomo anche per Edo.

Il biondo era dalla parte opposta alla mia e se ne stava apparentemente rilassato, con le braccia distese e la testa indietro. Insomma l'immagine della beatitudine. Però era silenzioso, non che fosse logorroico, ma se stava in compagnia di persone che conosceva non stava certo muto come in quel momento.

"Edo riprenditi" intervenne infatti Vittoria "Sembri morto!" lo rimproverò.

"Ho dormito poco stanotte" spiegò.

"Non è una scusa per fare l'asociale" disse lei schizzandolo.

Sorrise, e per la prima volta in quel giorno vidi un vero sorriso su quel viso levigato e poi un ghigno malefico che significa vendetta. Risi anche io quando vidi la testa di Vittoria scomparire sotto l'acqua.

Iniziò una vera  propria lotta di schizzi, fino a quando la mia amica non chiese tregua implorando. Si accasciò sulla seduta e le bollicine si attenuarono fino a scomparire del tutto.

"Io scendo giù" disse Vale "Chi viene con me?" 

Giacomo la guardò per un po' e annuì "Vengo io" 

Sorrisi nel vedere quei due andare giù nell'altra vasca con l'acqua salata e più calda. Rimanemmo in quattro, ma Vittoria si alzò presto.

"Io vado a prendere il sole…" guardò Edo e con un'occhiata lo convinse a seguirla.

"Vengo anche io" disse poco convinto.

Ringraziai con un sorriso la mia amica, che capì al volo e mi fece l'occhiolino. Non era proprio il caso che Edo fosse rimasto con me e Nicco. Insomma cosa ci saremmo detti? Edo non aveva mai fatto mistero del suo disgusto di me con il suo amico.

Così rimanemmo soli nell'enorme vasca e dato che i dieci minuti di idromassaggio si erano conclusi spinsi nuovamente il bottone, allungandomi dall'altro lato. 

"Vieni qua" 

Venni trascinata subito al mio posto, più o meno. Feci una giravolta nell'acqua e mi sedetti sulle gambe di Nicolò, con il busto rivolto verso di lui.

Abbassai lo sguardo imbarazzata. Nonostante ci fossimo baciati molte volte, quella posizione mi metteva un po' a disagio. Per fortuna eravamo soli perché tutti erano nella piscina all'esterno o sarei scappata.

Mi stupiva alle volte la sua calma e la naturalezza con cui svolgeva quei gesti perché per me non erano del tutto naturali. Io avevo timore di correre troppo, di essere affrettata. Uscivamo insieme da una settimana in fondo, non da un mese e ci conoscevamo da poco.

Non mi dispiacevano quelle attenzioni dopotutto, ma non riuscivo ad essere quella che fa il primo passo. 

Arrossii quando sentii le sue mani sui miei fianchi, sotto l'acqua, che mi spingevano più vicina a lui. Aveva un corpo magnifico, non esageratamente muscoloso, anzi forse era anche troppo esile, ma quella linea delicata dei suoi muscoli a me faceva impazzire.

Mi diede un bacio casto sulle labbra e poi si alzò con me in braccio per poi farmi mettere i piedi a terra.

"Usciamo dai" disse prendendomi per mano.

Annuii e insieme ci andammo a stendere sui teli da mare, dove c'erano già tutti.

Alla vista della mia mano tra quella nel moro Edoardo fece una smorfia e poi richiuse gli occhi per godersi il sole. Io abbassai la testa sconsolata e mi misi a pancia in giù voltata verso Niccolò, che intanto si era messo i suoi Rayban.

Osservai bene il suo corpo, le gocce d'acqua che piano piano si asciugavano e quelle birichine che scendevano dai capelli al collo. La luce illuminava la sua pelle abbronzata, non come la mia, ancora color biscotto chiarissimo.

Il suo fisico era impeccabile, il mio banale. Perché quel ragazzo si interessava ad una come me?

Sospirai e chiusi gli occhi beandomi del sole caldo delle 11,30 inconscia di avere due occhi puntati su di me.

 

All'una decidemmo di andare a mangiare al bar e subito dopo io e le ragazze ci accampammo letteralmente sotto l'alberello per trovare riparo mentre i ragazzi, che ovviamente si erano portati dietro un pallone, se ne stavano a giocare poco lontano da noi.

Avevo osservato Edoardo per un po' e forse mi ero sbagliata pensando che i rapporti con Niccolò fossero gli stessi di una settimana prima. Non lanciava occhiate d'odio, ma si vedeva bene che non c'era più quel feeling tra di loro. Niente risate amichevoli, nessuna pacca sulla spalla o altro. Avrei voluto conoscere la motivazione, ma non potevo certo chiederla al biondo. Non mi avrebbe mai risposto dopotutto. Chiederla a Niccolò non so cosa avrebbe provocato, perché anche se Edo era mio amico non dovevo farmi i fatti loro.

E per fortuna esistevano le mie amiche che mi distolsero da quei pensieri. Prima della fine Edo sarebbe tornato quello di sempre. O almeno ci speravo.

"Secondo voi ho qualche speranza con Giacomo?" domandò Valentina.

Non sapevo come rispondere, perché era presto per dirlo ed io non avevo l'intuito che aveva lei.

"Perché non dovresti averne?" chiese Vittoria retoricamente "Non ti manca niente no? E poi non ti sei mai posta queste domande…che succede?"

Vale non era il tipo che si faceva problemi con un ragazzo, se lui non si faceva avanti era lei la prima a fare un passo avanti per entrambi e se poi andava male non si scoraggiava. Ed in quel momento, vederla titubante con Giacomo mi fece scattare una lampadina in testa.

"Vale" dissi per attirare la sua attenzione "Ha ragione lei sai?" ghignai soddisfatta "Non è che Giacomo ti interessa veramente?"

Lei alzò le spalle guardando il diretto interessato che cercava di togliere la palla al biondo. Le vidi sfuggire un sorriso, che contagiò anche me e Vittoria.

"Non lo so sai?" disse assorta in chissà quale pensiero "Non lo so, vedremo come va dai! Non mi fascio la testa in anticipo" 

Lei e quel suo modo di evitare i discorsi seri. Quando faceva in quel modo significava che non voleva continuare a parlarne e noi, che la conoscevamo bene, non insistemmo ulteriormente. Tanto avrebbe tirato fuori l'argomento lei quando ne avrebbe voluto parlare.

"Va bene" disse Vittoria scuotendo la testa.

Anche lei come me conosceva la rossa e non insistette.

Purtroppo il cambio di argomento non fu di mio gradimento.

"Hai litigato con Edo per caso?" domandò Vale.

La risposta era complicata. Non lo sapevo. Se era successo io non me ne ero resa conto perché il mio amico aveva semplicemente deciso di escludermi dalla sua vita da un momento all'altro senza motivo.

"Devo essere sincera? boh!" risposi scrollando le spalle "Ha deciso di ignorarmi da una settimana, voi sapete nulla? Non so, vi ha detto qualcosa?" domandai speranzosa.

Le mie due amiche si guardarono complici per un misero secondo e poi si sistemarono meglio davanti a me. Ok, non c'era niente di buono in quello. Loro sapevano qualcosa.

"Sapere è una parolona grossa" iniziò Vittoria.

"Però ipotizziamo" concluse Vale.

Conoscevo già l'ipotesi probabilmente e non mi piaceva.Mi presi le ginocchia e ci appoggiai il mento facendo cenno alle due di andare avanti per spiegarmi.

"Insomma da quando il rapporto si è incrinato?" domandò retoricamente la rossa "Da quando hai baciato Niccolò, ed il peggio è stato quando hai iniziato ad uscirci…Non mi chiedere come fa a saperlo, ma Edo sapeva con chi eri e oggi deve aver avuto il colpo di grazia quando Niccolò gli ha detto che siete venuti insieme!" 

Perché non riuscivo a sentirmi in colpa per questo? Io non avevo mai detto niente quando usciva con Gemma, era mio amico ed era innamorato di lei, che senso avrebbe avuto comportarsi in quel modo stupido?

Storsi il naso senza dire niente.

"Aggiungici anche che vedervi in atteggiamenti intimi non lo aiuta"

Ma non lo aiutano in cosa? 

"Non sto facendo niente di male mi pare! Cosa dovrei fare? Stare sola a vita per farlo contento? Da quando in qua?" chiesi ingenuamente e leggermente alterata.

Mi guardarono tutte e due come a dirmi "ma sei scema o cosa?"

"Giulia" sospirò Vale "te lo devo ripetere?" 

No. Non volevo sentire più quella stupidaggine. 

"Ha anche lasciato Gemma…il giorno dopo ti chiede di andare al mare…e sono convinta che è venuto in mente a te di chiamarci, lui voleva andarci con te" 

Ci ripensai e con uno strano morso allo stomaco mi ricordai che avevano ragione loro. Mi venne quasi da ridere, ma se solo ci fossi riuscita sarebbe uscita una risata isterica.

"Ok, avete ragione" e prima che esultassero le frenai "sull'ultima cosa, poi per il resto son vaneggiamenti perché dai…ma ci conosciamo da 8 anni! Come…ma va…" non ero riuscita a dire niente di concreto perché quel pensiero era troppo assurdo, troppo. Era troppo, punto.

Mi voltai per non guardare in faccia le mie amiche, avrebbero capito il mio vacillare di quel momento e non volevo che pensassero che per un secondo la loro idea l'avessi trovata veritiera. Posai lo sguardo su Edoardo, che con i capelli umidi per il sudore ed il sole ad illuminare la pelle già abbronzata si divertiva con i suoi amici. Io ci vedevo solo il mio amico, niente di più. E lui cosa vedeva in me?

Intanto Vittoria stava dicendo qualcosa, ma non riuscivo ad ascoltare, adesso il mio sguardo era rivolto a Niccolò, che a me sembrava un Dio greco. Non mi importava che fosse sudato, anzi mi sembrava uno di quei modelli delle pubblicità. Quella bellezza la vedevo solo io probabilmente, perché Niccolò era una bellezza soggettiva, non oggettiva.

"L'abbiamo persa…" 

"Uhm?" mugolai.

Scossero entrambe la testa ridacchiando.

"Niente, sei bella così tra le nuvole" esclamò Vale gettandosi su di me in un abbraccio caloroso.

Ricambiai la stretta intorno al suo corpo ridendo e nel frattempo anche Vittoria si unì a noi.

"Sembri me un paio di anni fa" sussurrò amaramente "Però te lo meriti di stare così, un po' per uno! E almeno non sarai più l'unica a stare zitta quando ci raccontiamo le nostre avventure sotto le coperte!" 

La risata partì in contemporanea per tutte e tre.

"Vale vai sempre a finire lì!" la rimproverò Vittoria tra le risate.

"Ma è vero! Finalmente scoprirà le gioie del sesso e credo proprio che quello là ne sappia parecchio dell'argomento" fece un sorrisino furbo e io le diedi una spintarella.

"Ci rinuncio" sospirò Vittoria.

"Ci tocca tenerla così, ma ci vai bene lo stesso zia!" le dissi affettuosamente.

"Vorrei anche vedere" disse lei fiera.

In ogni gruppo che si rispettasse ci voleva la ragazza più scatenata, quella senza freni e senza inibizioni, la nostra era Vale. Vittoria era il genio, quella che a scuola era sempre stata la più brava senza troppi sforzi, ma era anche una che sapeva divertirsi, poi c'era Gemma…la bionda bellissima, la mia migliore amica, colei che aveva la fama della regina dei ghiacci perché al primo approccio sembrava una vera e propria vipera, ma poi era una persona buonissima, anche se con qualche difetto. Ma chi non ne ha? 

Poi c'ero io. La piccola del gruppo, quella da accudire, con la testa tra le nuvole e che credeva ancora nell'amore, testarda come un mulo e dolce come il miele. Ingenua? Molti mi dicevano che lo ero fin troppo.

Eravamo quattro ed in quel gruppo c'era tutto.

"Io sopporto te che ti sei trasformata in una sdolcinata meringa" disse Vale.

"Mi hai chiamata meringa?" alzai un sopracciglio e misi sù una faccia tra il divertita e la finta offesa.

"Lo sapevamo dopotutto che ti saresti rincoglionita una volta trovato un ragazzo" sentenziò Vittoria beccandosi un'occhiataccia.

"Io…"

"Dai, ti prendiamo un po' in giro anche se lo devi ammettere che ogni tanto ti incanti e i tuoi occhi si trasformano in due cuoricini!" 

Le mie due amiche simularono un cuore con l'indice ed il pollice delle due mani e sbatterono le ciglia come due perfette civette.

"Punto primo non è vero! Punto secondo non è il mio ragazzo…" dissi malinconica.

Oddio avevano ragione loro, mi stavo rammollendo e tutto era dovuto all'amore. Il cervello mi era andato completamente in fumo.

"Questione di giorni" disse Vale.

"Parte…mercoledì" borbottai "E poi viene da me…be' l'ho invitato a casa mia, lo sapete che i miei zii e i miei genitori vanno via e quindi siamo solo noi e…" stavo andando nel pallone perché ancora non lo sapeva nessuno "lui è un vecchio amico di Ale sapete…" 

"Bene, riprendi fiato stai per morire" mi presero in giro "Lui che ha detto di questo invito?" domandò Vittoria curiosa.

"Ha accettato. Ovvio" mi precedette Vale.

Annuii dandole ragione

"Questione di giorni sì sì. Ne sono convinta"

Iniziarono a fare una faccia piuttosto seria dalla quale spuntava un sorriso che cercavano di nascondere. Bene, le mie amiche erano impazzite del tutto. Mi dovetti ricredere su una cosa: amiche un corno, erano due arpie.

Mi sentii afferrare, o meglio caricare in spalla come un sacco di patate e mentre vedevo le mie amiche ridere sentivo le mani di qualcuno con il nome di Niccolò reggermi sotto il sedere. Cercai di divincolarmi senza urlare troppo, perché eravamo pur sempre in un luogo pubblico e dopo il primo urlo per lo spavento mi limitai a prendere a pugni il bel sedere del moro. 

"Che vuoi fare?" chiesi stridula.

"Ma niente, non ti fa caldo? A me sì" rise.

Non ebbi il tempo di controbattere che sentii l'acqua della piscina avvolgermi completamente e poi le braccia di Niccolò stringermi per riportarmi fuori.

"Tu sei pazzo" dissi togliendomi i capelli dalla faccia.

Ero in mezzo ad una piscina, tra ragazzini urlanti e donne di tutte le età che stavano sedute nella vasca circolare, tra le braccia di un ragazzo che mi guardava ghignando.

"Ti volevo solo tutta per me per un po'…le tue amiche ti monopolizzano" scherzò portandomi dove l'acqua era più alta e io ovviamente non toccavo.

"Vuoi affogarmi senza testimoni?" scherzai.

"Oh no, volevo solo fare questo senza scandalizzare i bambini"

Capii al volo, ma non mi mossi, fu lui a raggiungere le mie labbra con le sue per darmi un bacio leggero, soffice e delicato, che in meno di due secondi si trasformò in uno intenso, dove le nostre lingue si accarezzavano e si rincorrevano. Mi mordeva il labbro ed io prendevo tra i denti il suo, come se ci volessimo mangiare con quel bacio. Ero lì tra le sue braccia, sospesa nell'acqua con lui che mi sorreggeva. Era proprio un sogno.

Ad un certo punto sentii le sue mani scendere e afferrarmi sotto il sedere per farmi aggrappare a lui. Dopotutto Nicco stava in piedi tranquillamente, mentre io ero aggrappata a lui come una scimmia e continuavo a baciarlo fregandomene del resto del mondo.

"Hai scandalizzato le mamme…" gli sussurrai all'orecchio.

"Non è vero…ma se vuoi possiamo farle direttamente svenire" 

Il tono rauco e sussurrato di voce che aveva usato mi fece avvampare sommato alle sue mani sul mio fondoschiena che mi spingevano verso di lui.

"Atti osceni in luogo pubblico: multa più reclusione fino a tre anni" scherzai.

"Direi che allora è meglio se scendi da qua" mormorò sul mio collo mordicchiandolo "perché sto per fregarmene delle norme del codice civile"

Lasciò un po' la presa e scivolai in basso sentendo distintamente che qualcuno si era svegliato. Avvampai come un peperone e anche se cercai di trattenermi non ci fu verso, perché Niccolò si accorse del mio disagio. Ero diventata rigida come un palo. Per me era la prima volta, insomma, non mi era mai capitata una cosa del genere.

"Giulia tranquilla" mi riportò più in sù e non sentii più la sua erezione premere sul mio sedere.

"Scusami…è che…be' non me lo aspettavo" mi difesi.

In realtà ero stata sì presa alla sprovvista, ma l'imbarazzo era dovuto ad altro. Mannaggia, Vale aveva ragione quando mi diceva che ero troppo ingenua e angelica.

"Mi fai questo effetto" mormorò rauco.

Non so se quel tono sensuale era stato voluto o semplicemente ero io che impazzivo per la sua voce e mi sarei sciolta anche se avesse elencato gli ingredienti della torta margherita probabilmente.

Che si dice in quei casi? Non lo sapevo, così rimasi zitta, con le guance leggermente rosse e lo sguardo verso il basso. Per fortuna si rese presto conto del mio imbarazzo, ma soprattutto del mio disagio e presami per i fianchi mi allontanò dal suo corpo avvicinandomi al bordo.

Avrei voluto chiedere scusa per quel comportamento, in fondo non era successo niente di così assurdo e io invece avevo reagito come una bambina spaventata, ma fu lui il primo a parlare. Si avvicinò a me, che immersa mi sorreggevo al bordo con una mano e si mise di fronte guardandomi dolcemente.

"Non dovevo, scusami"

Rimasi di stucco. Si scusava per cosa?

"È che non pensavo di metterti così in imbarazzo" 

Certo che no, a 18 anni ero forse l'unica che si imbarazzava per una cosa del genere. Qualsiasi ragazza probabilmente sarebbe stata felice nel sapere che il suo ragazzo la desiderava.

"Tranquillo è solo che…" 

Diamine non potevo dirglielo in quel momento. E non volevo che lo sapesse così. Sarei voluta scappare via, ma se l'avessi fatto poi probabilmente mi avrebbe presa per pazza e l'avrei perso. 

Perché era così difficile confessare che lui era il mio primo vero ragazzo? La prima storia seria. Forse perché dalle poche esperienze mie e delle mie amiche avevo capito che molti amavano divertirsi e appena la situazione diventava seria scappavano a gambe levate. Non volevo che Niccolò se ne andasse.

Fui costretta ad alzare la testa ed incontrare il suo sguardo comprensivo, non era più confuso come prima.

"Ho capito" disse calmo "ne parliamo dopo va bene? Questo non è il luogo adatto"

Aveva capito veramente?

"Va bene…" annuii e istintivamente mi avvicinai a lui posando la testa sulla sua spalla chiudendo gli occhi.

Sentii le sue braccia avvolgermi e ancora una volta mi aggrappai al suo corpo, stando ben attenta ad evitare di sfiorare il suo bacino. 

Cosa mi avrebbe detto dopo? Idee assurde mi vorticavano insistenti, facendomi quasi stare male. Inutile però fasciarsi la testa prima di cadere. 

Aprii gli occhi e guardai verso i miei amici scoprendo che qualcuno mi stava fissando. Edoardo era seduto con la schiena poggiata all'albero e lo sguardo puntato proprio nella mia direzione con una faccia non esattamente allegra. Ero stufa di vedere quel bel viso sciupato da espressioni tristi, piatte e scontrose. Quello non era più il ragazzo solare che avevo conosciuto, non era più l'amico a cui raccontavo tutto di me. Mi mancava. Era passata solo una settimane e mi ero resa conto che stargli lontana non era piacevole.

Mi voltai verso Niccolò posando la guancia sulla sua spalla e sfiorai con la punta del naso il suo collo liscio e profumato. Profumava nonostante il cloro nella piscina. Era un'odore fresco, quello della pioggia. Non ne avrei fatto più a meno, ne ero certa.

Una mano mi accarezzò i capelli bagnati e delicatamente la sua bocca si posò sulla mia fronte.

Forse ancora una volta avevo avuto paura per niente.

 

"Stasera mi sa che dovrò spalmarmi 3 litri di crema" scherzò Valentina aprendo la macchina.

Il vestito bianco che indossava faceva risaltare tremendamente le sue spalle rosse come un gambero, si poteva quasi dire che fosse dello stesso colore dei capelli. Tutte le volte, nonostante la protezione alta, lei riusciva a scottarsi.

"Domani sarai uno stoccafisso" la presi in giro io.

"Oh sì, me la immagino tutta rossa e dolorante che se ne sta sdraiata sul letto con le braccia aperte" Vittoria iniziò a ridere seguita anche dagli altri "Posso venire a fare una grigliata sulla tua schiena?"

"Spiritosa" rispose imbronciata la rossa mettendo la borsa in macchina.

Eravamo leggermente tutti abbronzati, chi più chi meno e io sentivo le spalle bruciarmi un po', ma niente poteva battere la mia amica che scherzosamente avevo soprannominato Pizzicottina, come l'aragosta dei Simpson.

"Muoviamoci Vitti ti prego, sto cuocendo! E guidi tu!" puntò il dito contro a Vittoria che rideva sotto i baffi.

Persino Edoardo se la rideva punzecchiandola con il dito dove era più rossa. Era stupido, ma mi stupivo di ogni suo cambiamento d'umore positivo, dato che sembrava avere un umore nero perenne.

"Edo basta! Noi andiamo, probabilmente mi metterò a mollo nel ghiaccio" sghignazzò entrando in macchina.

Sorrisi nel vedere Giacomo affacciarsi al finestrino e salutare la mia amica più calorosamente del solito. Ero cieca quando si trattava di me, ma quando l'attrazione era palese in altre persone forse ero la prima ad accorgermene.

"Porto il gambero a casa. Ciao a tutti!" ci salutò Vittoria mettendo in moto.

Noi quattro rimasti ci spostammo per permetterle di fare manovra e lì arrivò il momento dei saluti anche per noi. Giacomo mi diede sue baci sulle guance e poi salutò Niccolò, così io rimasi impalata di fronte al mio amico biondo, che mi osservava di sottecchi indeciso. Cavolo, lo conoscevo così bene che era troppo facile leggergli le cose in faccia.

"Domani vai via per due settimane, che dici, mi saluti o no?"

Probabilmente fui troppo scontrosa, ma non ero riuscita a tenere quel tono pacato che mi ero ripromessa perché in una giornata non ci eravamo detti nemmeno mezza parola e non era da noi. Io non la sopportavo la sua indifferenza.

"Ciao"

Ciao? Strinsi i pugni nervosa, cercando di mantenere l'autocontrollo, che mantenni solo per la delusione provata, che mi aveva tolto tutte le parole di bocca, tutte le capacità di movimento. 

"Sì…ciao" rantolai girando le spalle a colui che un tempo consideravo amico.

Ma che gli avevo fatto io? Mi trattava come una sconosciuta o come qualcuno che gli aveva fatto un torto così grande da non poter essere perdonato.

Lunatiche le donne? E agli uomini non ci ha mai pensato nessuno?

Non so se per fortuna o per sfortuna, ma Niccolò e Giacomo arrivarono al nostro fianco e finiti i saluti ci dividemmo per entrare ognuno nelle nostre macchine.

Mentre chiudevo lo sportello incrociai un'ultima volta gli occhi chiari di Edoardo e non riuscii a sostenerlo. Volevo una spiegazione, ma avrei dovuto aspettare come minimo due settimane e non sapevo se l'avrei mai ascoltata.

"Tu ed Edo avete litigato vero?" domandò Niccolò.

Eravamo quasi vicino a casa quando me lo chiese.

"No" scossi la testa "Non so cos'abbia, ma credo voglia stare per i fatti suoi per un po'…a volte capita con lui" 

Bugia, ma non avevo una risposta a quella domanda e Niccolò mugolò solamente un ok non andando oltre. Se conosceva un po' Edo ci sarebbe cascato dato che non era un segreto che al biondo ogni tanto piacesse stare per i fatti suoi senza gente intorno. Era un'abitudine di molti, per ordinare le idee e stare un po' in pace, solo che tanti non lo facevano capire, lui spariva.

Quello non era uno di quei casi, ma io avevo finito le scuse.

"Stasera ho una cena con quelli dello studio, probabilmente non mi lasceranno andare prima di mezzanotte" sbuffò "Domani mio padre dà una cena e vuole che ci sia anche io… Va bene se ci vediamo martedì?" 

"Tranquillo, non importa" mentivo, ma non volevo passare da quella appiccicosa.

Due giorni senza di lui potevo anche sopportarli no? Altrimenti come avrei fatto per dieci?

Parcheggiò davanti al cancello di casa mia e ancora era giorno, saranno state le sei e non più tardi. Ero sola in casa, ma ci sarei dovuta rimanere perché Niccolò aveva quella cena.

"Martedì sono tutto tuo, devo partire alle 3,00 per Livorno, quindi nemmeno vado a letto" mi sorrise spegnendo la macchina.

"Allora vengo io da te, non posso farti venire qua se dopo devi partire! E non discutere!" gli puntai un dito contro e lui quasi lo morse.

Iniziai a ridere e gli diedi una pacca sulla spalla per poi scendere di macchina. Diamine era quasi il tramonto e faceva ancora caldo.

"Entri un attimo o è tardi?" gli chiesi tenendo il cancello aperto.

"Ho un'oretta, quei disgraziati hanno prenotato per le dieci" 

Meglio per me, anche se ricordavo che avevamo un conto in sospeso e che sicuramente non se ne sarebbe dimenticato. Tolto il dente via il dolore.

"Allora vieni" 

Chiuse la macchina e mi porse le chiavi, mentre io avevo già tolto l'allarme ed ero entrata in casa con Niccolò dietro di me, che questa volta si guardò un po' in giro curioso. Gettai la borsa a terra e accesi l'aria condizionata in sala, sarebbe meglio se fossimo stati lì.

Il moro mi prese per mano e mi fece sedere sul divano al suo fianco posando una mano sulla mia gamba.

"Dovevamo parlare di una cosa o sbaglio?" chiese con calma.

Il fatto che non sorridesse, non facesse allusioni strane o cose del genere mi rassicurò e mi convinsi che non ci sarebbe stato niente di male a dirglielo ora.

"Sì, mi dispiace aver reagito in quel modo…insomma io…"

E la sicurezza andò a farsi benedire.

"Ho capito" 

Era la seconda volta che ripeteva quella frase, ma anche lui non si era mai espresso chiaramente.

"Sono stato uno scemo e non ho pensato a te, ma non sono cose che si chiedono così su due piedi queste e quindi avevo immaginato che tu avessi avuto qualche esperienza…mi sono sbagliato?" domandò per chiedere conferma.

Mossi impercettibilmente la testa in un sì muto.

"Sei vergine?" 

"Sì" mormorai abbassando la testa.

Non dovevo provare vergogna per una cosa del genere perché non c'era niente di male se non avevo trovato ancora la persona giusta con cui fare quel passo, ma mi vergognavo comunque.

La sua mano giunse ai miei capelli e me li accarezzò dolcemente.

"Scusa ancora" 

Scattai velocemente stupita.

"Perché?" domandai "Non hai fatto niente"

"Perché se l'avessi saputo non avrei fatto lo scemo" disse come se fosse ovvio.

"Non è successo niente di irreparabile" 

"Ok, ma scusa ancora" mi sorrise portando la mia testa a posarsi sulla sua spalla "Se corro troppo fermami le prossime volte" continuò accarezzandomi la testa con dolcezza.

Avevo avuto paura di un a reazione completamente differente, che invece non era avvenuta e ne ero grata, perché avevo temuto veramente di vederlo sparire. Sembrava calmo, aveva preso la notizia con estrema calma. Erano solo mie paure, stupide paure. Se un ragazzo mi avesse lasciata per quel motivo significava solo che non era interessato a me e quindi tanto vale perderlo subito che continuare a starci insieme.

Il punto stonato di quel mio ragionamento era che io e Niccolò uscivamo solo insieme da una settimana. C'erano state promesse fatte, ma niente di più. Eppure io lo consideravo già qualcosa di più.

"Ora che lo sai va meglio" dissi un po' in imbarazzo.

"So che non è un argomento facile per voi ragazze, puoi stare tranquilla. Noi lo affrontiamo meglio di voi e ne teniamo anche molto meno di conto" disse un po' sconsolato.

"Tu…invece?" 

Alzai la testa e mi accoccolai sul divano rannicchiando le gambe. Niccolò aveva capito la domanda anche se non l'avevo conclusa.

"Vuoi veramente parlare già delle mie ex e dei tuoi ex?" chiese scettico.

"Io ti ho praticamente detto già tutto" alzai le spalle conscia che la mia vita amorosa era stata noiosissima fino a quel momento.

"Mi stai dicendo che sono stato il tuo primo bacio?" alzò un sopracciglio sorpreso.

"Ehm, no, quello no" scossi la testa ed il sorriso di Niccolò si fece meno visibile. Che ci fosse rimasto male? No, era solo una mia impressione. "È stato due anni fa, ma la storia finisce qua, non c'è molto da dire. In questi anni mi sono sempre interessata a persone sbagliate evidentemente…" sorrisi amaramente e feci un sospiro.

"Spero di non essere tra questi" scherzò il moro.

"Be' ovvio, fino ad ora" esclamai più allegra.

"Per fortuna" disse schioccandomi un bacio sulla guancia "Sono contento di non doverti dividere con troppi ragazzi, sono un tipo geloso io" scherzò.

"Anche io" gli sussurrai sulle labbra "quindi forse è meglio se rimandiamo la storia delle tue ex più in qua" 

Niccolò annuì e fece passare un braccio intorno alla mia vita portandomi più vicino a sé.

"Però voglio sapere quando è stata la tua prima volta" 

Mi osservò un po' titubante, ma poi sembrò convincersi ad accontentarmi.

"Avevo sedici anni" iniziò "È stata una stupidaggine, ero ubriaco e lei aveva tre anni più di me…Non ne vado fiero Giulia e non volevo dirtelo. Mi considererai una persona immatura e frivola dopo questo…"

"No!" esclamai un po' troppo forte "Insomma…avevi sedici anni, eri un ragazzino…" mi spiegai.

Non lo giudicavo perché di cavolate se ne fanno tutti nella vita e chi ero io per dirgli che aveva sbagliato? Era andata così, punto e basta. Il passato è passato, io non vi ci badavo molto.

"Non sei uno stupido" gli sussurrai nell'orecchio "al massimo sei un'affascinante stupido" 

Ridacchiai e subito finii sdraiata mentre lui mi faceva il solletico. L'aveva scoperto per caso che soffrivo tremendamente il solletico e ora lo stava usando contro di me.

Annaspavo senza via di fuga perché ovviamente anche solo la metto dei suoi muscoli sarebbero bastati per tenermi immobilizzata, in più ridevo e mi mancava il fiato quindi non avevo la forza di sposarlo. Ridevo mentre lo pregavo di smettere.

"Piccola impertinente, abbi rispetto per chi è più grande di te" 

"Dime…nticavooo! anche vecch..iii…ooo"

Continuò ancora un po', fino a quando il divano non divenne troppo stretto e a forza di muoverci cademmo a terra sul tappeto, che attutì un po' la caduta. Così mi trovai sotto Niccolò, che ridacchiava, mentre io riprendevo fiato. O almeno avevo tentato di farlo, ma non ci riuscii perché dopo avermi fatto una tenera carezza sulla guancia si chinò per baciarmi.

Un bacio come quel pomeriggio. Focoso, passionale e indimenticabile. Mi aggrappai alle sue spalle come se avessi paura che fuggisse via, strinsi la stoffa della maglietta mentre le sue mani stavano sul mio corpo, ad esplorarlo come un cercatore di tesori, avido e meticoloso.

"Perché non riesco a controllarmi con te?" domandò retoricamente tuffandosi sul mio collo.

Mi uscì un mugolio strano, che lo fece sorridere sulla mia pelle e allo stesso tempo allontanare.

Si sollevò spingendosi con le braccia e poi mi porse una mano per farmi rimettere in posizione eretta al suo fianco. Lo guardai un po' meno imbarazzata delle volte precedenti. Più che stavo con lui e più mi fidavo e lasciavo trasparire la vera me, che a dire il vero riuscivo ben poco a nascondere. 

"Devo andare o farò tardi" si scusò lamentoso "Ci vediamo martedì piccola"

"Va bene"

Lo accompagnai fuori fino alla macchina e lì mi diede di nuovo un bacio profondo. Alla faccia dei vicini, che sparlassero pure, tanto in quel paesino niente poteva esser tenuto segreto perché le vecchiette alla finestra erano meglio di un investigatore privato, che però poi andava a spifferare tutto.

"Ciao, divertiti stasera"

"Sì, sai che noia…" sbuffò lui.

 

Rientrai in casa e andai finalmente a liberare Damon, che scodinzolante mi venne in contro come un bufalo alla carica fino a saltarmi addosso e per poco non caddi a terra.

"Vedo che ti sono mancata!" esclamai mentre mi leccava il volto.

"Scusa, la prossima volta te lo presento così non te ne stai chiuso in giardino, ma promettimi di non sbranarlo!" parlai al mio cane e lui parve capire perché si sedette sugli scalini alzando una zampetta e buttando giù il muso indicando il posto sotto di me.

"Mi sa che mi sto innamorando…" sospirai e guardai il cielo ancora azzurro. Una distesa celeste che finiva in un orizzonte curvo fatto di collinette verdeggianti.

Lo dissi tremante, con la consapevolezza di provare una bella sensazione, ma pericolosa. L'amore è come un fuoco, piacevole a volte con il suo calore, doloroso se ci avviciniamo troppo. 

  
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