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Autore: MedusaNoir    03/11/2011    4 recensioni
- E mi dedicherai una canzone?
Davide la vide sorridere, socchiudere le labbra e aspettare una risposta, forse una bugia che neanche sapesse di verità. Valentina giocherellò con una ciocca castana e lo fissò negli occhi, stando attenta a non battere le palpebre; alla fine fu lui a distogliere lo sguardo e ad allontanare finalmente la mano.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Resta ad un passo

E intanto mi spari i tuoi occhi negli occhi,

e la mano tua è sopra la mia.

Socchiudi le labbra, sorridi

e ti aspetti da me chissà quale bugia.

(Marco Masini)

- Ehi, Davide, guarda chi c’è!

Davide si voltò verso il punto indicato da Lorenzo e sospirò, portandosi una mano alla fronte.

Ma quella non si arrende mai?

I suoi amici sghignazzarono, nascondendosi dietro di lui, mentre una ragazza dai lunghi capelli castani si avvicinava a loro, ancheggiando. Davide lanciò al suo gruppo uno sguardo seccato.

- Perché non le dici di sì? – lo prese in giro Massimo. – Che ti costa? E’ bella, giovane e pronta a spalancare le gambe per te!

- Max! – lo strillò Angelica, seduta al tavolo dietro di loro. – Ti sembrano cose da dire?

- Beh, però ha ragione – esclamò Lorenzo, bevendo un sorso di birra dal bicchiere della sua ragazza. – Valentina non vede l’ora di spogliarsi per Davide…

- E’ una ragazzina – sibilò il suo amico, intimandogli di chiudere la bocca per non farsi sentire da Valentina. – Ehi, sei venuta! – la salutò, fingendo di essere contento di vederla.

La ragazza gli rivolse un sorriso accattivante, gli occhi scuri appena visibili sotto un pesante strato di trucco.

- Pensavi che mi sarei persa un vostro concerto? – gli chiese, civettuola, sbattendo le lunghe ciglia. Si sporse per dargli un bacio sulla guancia.

Davide la osservò, reprimendo una smorfia: si reggeva su tacchi alti e sottili, infilata chissà come in un vestito troppo corto e troppo attillato; la sua bocca era evidenziata da un rossetto cremisi.

- Mi offri da bere prima di cominciare? – continuò Valentina, gettando dietro le spalle i capelli piastrati; Davide sapeva che non erano lisci naturali, le prime volte che la ragazza andava ai loro concerti non dava troppa importanza all’aspetto e girava con una bella chioma riccia, che lui preferiva di gran lunga.

- Sì – rispose, appoggiandole una mano sulla schiena e sentendo il suo corpo tremare, percorso da un brivido. Allontanò rapidamente il braccio e le fece cenno di precederlo all’interno del locale.

- Ma perché non smette di farsi tutti questi problemi e se la porta a letto? – sospirò Massimo, appoggiandosi allo schienale della sedia.

- Perché ha la metà dei suoi anni – replicò Angelica. – E perché Davide ha capito che non è la ragazza facile che vuole far credere.

- E come mai dovrebbe fingere di essere una puttanella?

Angelica alzò un sopracciglio. – Riuscirai mai a moderare il linguaggio? In ogni caso, secondo te Davide noterebbe una diciottenne che dimostra la propria età?

 

- Che pezzi suonerete stasera? – si interessò Valentina, accavallando le gambe nude; teneva la mano su quella di Davide, che cercava il momento giusto per ritrarre la sua, ma non l’aveva ancora trovato.

- I soliti, quelli dell’ultimo album.

- E mi dedicherai una canzone?

Davide la vide sorridere, socchiudere le labbra e aspettare una risposta, forse una bugia che neanche sapesse di verità. Valentina giocherellò con una ciocca castana e lo fissò negli occhi, stando attenta a non battere le palpebre; alla fine fu lui a distogliere lo sguardo e ad allontanare finalmente la mano.

- Ma vuoi finirla? – la prese in giro in modo gentile. – Potrei essere tuo padre, non ti fa senso pensarci insieme?

- Naaa, mio padre ha una decina d’anni più di te e nemmeno un capello in testa, mentre i tuoi… -. Valentina allungò un braccio per scompigliarli i capelli neri. – E comunque non mi fa senso, sapessi quello che immagino!

Davide si ritrovò controvoglia ad arrossire, stupito dalla sua sfacciataggine.

- Sei piccola, potrebbero arrestarmi.

Valentina mise su un finto broncio. – Non sono piccola, ho diciotto anni.

- E io trentasei, perciò…

- Non sei perseguibile per legge! – sorrise.

- Vale, piantala – le intimò Davide. – Capisco giocare, ma sono grande, va bene? Non faccio per te, trovati un ragazzo della tua età.

- Ma io voglio te -. Valentina inspirò profondamente, poi pronunciò le parole fatidiche. – Io ti amo.

Maledizione!, pensò Davide. Perché quelle parole lo facevano sussultare? Era una ragazzina, non sapeva nemmeno quello che provava, non poteva essere innamorata a diciotto anni!

- Torna a casa subito dopo il concerto – esclamò, alzandosi per salire sul palco. – Le mie canzoni non sono state scritte per te, devi capirlo.

- Forse in fondo lo sono, ma tu non te ne sei ancora accorto…

- Massimo scrive le canzoni, va bene?

Valentina aggrottò la fronte, incredula. – Massimo?! Quel maniaco scrive canzoni d’amore?

Davide non riuscì a trattenere un sorriso divertito. – Già, so che è difficile da credere -. Poggiò una mano sui suoi capelli perfetti per scompigliarli, ma se ne pentì immediatamente, ritrovandosi a respirare il suo profumo. – Ti accompagno a casa io, ma solo se copri quella scollatura: devi capire che non tutti gli uomini non approfittano della situazione come me.

La ragazza annuì, soddisfatta.

 

- Bernardi!

Valentina sussultò e distolse gli occhi dal diario, su cui aveva incollato una foto di Davide, per portarli alla professoressa di italiano, che la osservava con severità, mentre Alessandra e Leonardo sedevano alla cattedra per l’interrogazione.

- Vuoi degnarci della tua attenzione, Bernardi? – la prese in giro l’insegnante. – O forse i tuoi compagni sono troppo piccoli per essere ascoltati?

Qualcuno soffocò una risata; Valentina sentì lo sguardo della classe puntato su di lei e si guardò le dita smaltate.

- Di cosa stavano parlando i tuoi compagni, Bernardi?

- Leopardi – rispose, senza il coraggio di alzare la testa.

- Curioso… Quindi Leopardi avrebbe parlato di Renzo e Lucia?

Altre risatine. Valentina si fece finalmente forza e rivolse un’occhiata di sfida alla professoressa.

- Sapere che ne aveva parlato Manzoni non mi aiuta nella vita.

L’insegnante sostenne il suo sguardo, poi tornò alla cattedra.

- Due, Bernardi: un’altra cosa che non ti aiuta nella vita, ma contribuirà a non farti ammettere alla maturità.

Quando l’interrogazione fu terminata e la campanella della ricreazione suonò, Alessandra si avvicinò alla sua compagna di banco.

- Lo fa perché sa che hai del potenziale, vuole spronarti – le sussurrò. – Sei cambiata durante l’estate, a giugno avremmo scommesso tutti che saresti uscita dal liceo con il massimo.

- Allora si accontentasse del lavoro che ho fatto in quattro anni e mi mettesse tranquillamente un nove sulla fiducia – replicò Valentina, allontanandosi verso la finestra.

Alessandra la raggiunse e si mise come lei a guardare i ragazzi che schiamazzavano in cortile.

- Nessun successo con Davide, vero?

Valentina scosse la testa. – Ma stasera c’è un altro concerto e farò il possibile per conquistarlo.

- Ti piace proprio, eh?

Le parole di Alessandra le strapparono un sorriso. – Lo so, pensate tutti che ci stia provando con lui solo perché non reputo i miei coetanei alla mia altezza.

- Però è vero, tu sei più intelligente di quegli idioti -. Alessandra indicò con un cenno del capo un gruppo di ragazzi del suo anno che fischiavano alle donne che passavano davanti al cancello della scuola.

- Solo che non è questo il punto: a me Davide piace veramente… -. Arrossì al ricordo di ciò che gli aveva detto una settimana prima. – Gli ho confessato anche il mio amore.

Alessandra rimase a bocca aperta. – Stai scherzando? E lui?

- Ha cercato di dissuadermi, ma alla fine mi ha riaccompagnata a casa. Secondo me, crede che mi basti un ragazzo molto più grande di me, che mi accontenti di farmi vedere in giro con un trentenne, e mi ha offerto un passaggio per evitare che finissi nelle mani di qualche maniaco. Uff, perché non riesce a capire che ho perso la testa per lui?

- E dire che chiunque l’ha capito. Potresti smettere di andare ai loro concerti per un po’…

- Assolutamente no! Ho bisogno di vederlo… In realtà ho bisogno di sapere che lui abbia bisogno di me -.

 

- Valentina!

Valentina sbuffò, fermandosi in fondo alle scale; si voltò verso la cucina per ascoltare ciò che suo padre aveva da dire.

- Dove stai andando? – le chiese lui, stringendo gli occhi quando la vide truccata pesantemente e con indosso un vestito esageratamente scollato.

- Al concerto.

- Non ci vai.

Valentina sollevò un sopracciglio: ormai le parole dei suoi genitori non avevano più importanza, ma era curiosa di sentire il resto.

- Perché?

- Ha chiamato la tua professore di italiano – spiegò suo padre.

- Quella vacca – sussurrò tra i denti Valentina.

- Hai preso un due, non è vero? Non avevi mai preso un voto sotto l’otto in italiano.

- E’ vero, ma molto spesso le cose cambiano.

Suo padre sbatté un pugno sul tavolo, facendo rovesciare l’acqua del suo bicchiere. – Ma perché sei cambiata di punto in bianco? Quel gruppo…

- Non parlare male di loro! – lo interruppe Valentina, pronta a difendere Davide e i suoi amici.

- Hai perso la testa per quei ragazzi! Ma sono grandi, non è gente che fa per te…

- Che ne sai tu, di quello che fa per me?

- So solo che non ti fa bene girare come… come una puttana!

Le parole di suoi padre le rimbalzarono addosso come sempre, ma fu l’espressione di sua madre, rimasta fino a quel momento in silenzio, e ciò che disse, a farla correre fuori di casa.

- Perché ci fai questo? Cosa ti abbiamo fatto di male?

Niente, mamma, non avete fatto niente, avrebbe voluto risponderle. La colpa è solo mia.

 

Quando arrivò al locale dove si sarebbe tenuto il concerto, dovette nascondersi tra due macchine per non farsi vedere in lacrime da Davide. Pianse più che poteva, maledicendosi per quello che stava diventando pur di farlo innamorare, ma cercò comunque nella borsetta il trucco, nella speranza di apparire quella di sempre ai suoi occhi. Dopo qualche secondo di ricerca, si rese conto di non avere preso niente e lanciò la borsetta lontano, imprecando e tornando a strofinarsi gli occhi con i pugni chiusi.

La borsetta, per uno scherzo del destino, atterrò ai piedi di un uomo che stava passando di lì per andare a prendere qualcosa in auto; l’uomo si inginocchiò di fronte a lei e le passò una mano tra i capelli.

- Vale?

No, non lui! Non dopo tutti gli sforzi che aveva fatto in quei mesi per mostrarsi adulta!

Mentre il cuore le batteva più rapidamente del solito, alzò lo sguardo sull’uomo che aveva di fronte e scoprì Davide, che la osservava preoccupato con i suoi occhi verdi. Guardandolo bene da vicino, notò sul suo viso particolari che le erano sempre sfuggiti, come le rughe appena accennate sulla sua fronte, alcuni capelli più chiari, la curva delle sopracciglia quando era preoccupato.

- Che è successo? Qualcuno ti ha aggredita?

Valentina scosse la testa, mordendosi il labbro inferiore. – Mio padre… - mormorò, mentre le lacrime tornavano a bagnarle le guance. – Mia madre… Li ho delusi, mi vedono come una… -. Non riuscì a terminare la frase e scoppiò in singhiozzi.

Davide la strinse al petto, senza pensare a come lei avrebbe potuto interpretare quel gesto, preoccupandosi solo di darle conforto; lei si aggrappò alla sua maglietta, odiando le unghie dipinte di rosso scuro e i capelli su cui aveva passato ore.

- Se vuoi, stasera ti dedico una canzone – scherzò Davide, riuscendo a farla ridere.

La guardò negli occhi, osservò ogni particolare del suo viso privo di trucco e riconobbe la ragazza che aveva conosciuto ai primi concerti; sulle sue labbra spuntò un sorriso, mentre il battito del suo cuore si univa a quello di Valentina.

Ma cosa stava pensando? Lui era troppo grande, lei era troppo piccola, venivano da mondi diversi; probabilmente Valentina credeva perfino di amarlo solo perché le piaceva l’idea di correre dietro a un cantante, anche se dalla fama ristretta. Voleva allontanarla da sé, magari presentarle qualcuno della sua età; un’ altra volta, però: ora doveva solo stringerla e asciugarle le lacrime. Ci avrebbe pensato un’altra volta.

Ma intanto la mano di Valentina era sopra la sua.

   
 
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