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Autore: Dobhran    06/11/2011    2 recensioni
Sfregai il naso contro la pelle delicata. Poi leccai la gola laddove sentivo il pulsare del sangue.
Sentii la ragazza dibattersi, ma non poteva assolutamente niente contro di me. Niente.
Si lamentò, ma la sua agitazione, la sua paura non placarono la mia sete. Semmai la aumentarono perché contro la lingua sentivo le sue pulsazioni farsi sempre più frenetiche.
Raschiai con i denti la sua pelle, ma ancora non morsi. Volevo farlo, ma allo stesso tempo sapevo che l’attesa sarebbe stata eccitante. Sarebbe stata quasi un’estasi.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Grazie mille a VeryGood che riesce ancora a resistere e a recensire :D ciao!





31.





-Ehilà!-
Aprii di scatto gli occhi combattendo l’impulso di gridare. Quando la mia vista mise bene a fuoco la stanza, mi trovai di fronte un Colin estremamente sorridente ed euforico.
-Qui ci si diverte e non me l’hai nemmeno detto, Paige! Ti sembra una cosa corretta?-
Mi guardai intorno per controllare l’ora. Presi il primo cellulare che mi capitò sotto mano, quello di Robert, e vidi che erano le sette e mezza.
Avevamo dormito così a lungo e così pesantemente che non avevamo nemmeno sentito arrivare Colin. Alla faccia dei vampiri, eravamo ghiri piuttosto!
-Ciao, Colin.-
Biascicai, alzandomi a sedere imitata da Robert, stropicciandomi gli occhi impastati di sonno e pensando in fretta ad una scusa con cui giustificare la mia presenza nel letto di Robert.
-Non è come sembra.-
Cominciai. Era la classica frase che nei film si diceva al partner dopo essere stati colti in flagrante, con l’amante nel letto. Forse non era la frase più adatta, ma era l’unica che mi era venuta in mente abbastanza in fretta per guadagnare tempo.
-Oh, ma guarda che io non mi scandalizzo mica!-
-Non c’è nulla per cui scandalizzarsi, Colin. Siamo entrambi vestiti, non vedi?-
Intervenne Robert.
-Jackie era triste ieri sera. Voleva soltanto la mia compagnia. Niente di più.-
Spiegò con calma, come se stesse parlando con uno un po’ tardo.
Ah, io avevo chiesto la sua compagnia, eh? Che scaricabarile!
-Sì, certo.-
Commentò lui sarcastico. Mi lanciò un sorriso malizioso e si infilò in bagno.
-Occupato!-
Gridò da dentro. Io e Robert ci lanciammo un’occhiata significativa e poi scoppiammo a ridere insieme.
-Colin è fatto così, passa in bagno un sacco di tempo. Mi lascia giusto un paio di minuti prima di scendere per la colazione.-
-Beh…-
Dissi, abbassando la voce.
-Sei abbastanza veloce che probabilmente ti basterebbero pochi secondi.-
Annuì, sorridendo.
-Giusto.-
Convenne. Mi guardò per un paio di secondi con il sorriso sulle labbra e una strana luce di euforia negli occhi, poi si sporse verso di me e mi baciò lievemente le labbra.
-Che c’è?-
Chiesi, poco convinta. Lui si strinse nelle spalle e si alzò in piedi.
-Stanotte ti ho sognata.-
-Davvero? E che facevo?-
-Niente.-
Aggrottai la fronte.
-Come niente?-
Lui annuì pensieroso.
-Non facevi niente. Insomma…era più una specie di flash. Vedevo il tuo volto e mi sentivo bene. Mi calmava. E ho ripensato per un attimo a quello che mi hai detto prima di addormentarmi. Hai ragione.-
Fece un sospiro, mi offri la mano e mi aiutò ad alzarmi, per un puro gesto di cavalleria.
-è vero che non dimenticherò mai cosa abbiamo fatto al cacciatore, ma è successo e non sarebbe potuta andare diversamente. Mi basta che tu ed Eireen stiate bene.-
-E anche tu. Anche tu sei vivo.-
Aggiunsi. Lui annuì e mi accarezzò una guancia.
-Sono felice che tu stia meglio.-
Gli dissi. Prima che potesse aggiungere qualcos’altro, lo interruppi.
-è meglio se vado a prepararmi.-
-D’accordo. Ci vediamo fra poco al piano di sotto.-
Mi avvicinai alla porta, poi mi girai con un sorriso e gli lanciai platealmente un bacio. Lui fece finta di afferrarlo e di posarselo sul cuore.
Era proprio vero che l’amore rendeva un po’ scemi.


+++


Non ce n’eravamo accorti prima, ma quando, tornando in camera, la trovai immersa in una luce più calda e viva, capii che per la prima volta dall’inizio della gita, sulla città splendeva il sole.
In qualsiasi altro momento avrei gioito e mi sarei rallegrata di quella fortuna, ma nella mia situazione non era per niente una bella cosa.
Scendemmo a colazione e quando tornammo in camera per prendere le nostre cose per l’ultima uscita, io ed Eireen ci aiutammo a vicenda con un po’ di crema solare e lei mi prestò un paio di occhiali da sole che aveva previdentemente portato con se.
Anche la luce del sole avrebbe potuto ustionarci e gli occhi al sole vedevano meno, perciò un po’ di protezione non avrebbe guastato.
Lentamente avevo imparato a capire che il concetto di caldo e freddo per i vampiri era un tantino diverso rispetto a quello umano.
Lo percepivamo allo stesso modo, ma Robert mi aveva spiegato che il troppo caldo o il troppo freddo non ci avrebbero mai danneggiato.
La mattina completammo il progetto di Biologia e le visite muovendoci in altre città vicine con l’ausilio dell’autobus, poi, nel pomeriggio i professori decisero di lasciarci del tempo da utilizzare come preferivamo. Le altre ragazze corsero subito nei negozi più belli per fare shopping, Eireen si infilò in una piccola bottega di bigiotteria, mentre io e Robert ovviamente scegliemmo subito una buona libreria.
Forse avevano ragione alcuni dei nostri compagni a definirci un po’ fanatici, dato che sembravamo sinceramente interessati ai libri anche se erano tutti in finlandese, tranne qualche classico in inglese. Il punto era che il profumo dei libri era identico in qualunque paese e ora che anche io non ero più umana, lo sentivo sempre più intenso.
Era qualcosa di meraviglioso e riuscivo a distinguere l’odore della carta, della colla e dell’inchiostro. Una sorta di magia fatta di sensazioni.
Dopo circa un quarto d’ora Robert disse che si sarebbe allontanato solo per un po’, perché doveva fare una cosa importante. Capendo che non voleva domande al riguardo gli strappai la promessa che ci saremmo di nuovo incontrati lì.
Girai e rigirai tra gli scaffali alla ricerca di qualche titolo interessante e comprensibile ancora per dieci minuti, prima che la porta si aprisse con il tipo scampanellare e una fragranza mi avvolgesse.
Conoscevo quel profumo, l’avevo sentito tante di quelle volte che ormai per me era inconfondibile. Negli ultimi giorni quando lo sentivo, nel petto percepivo quella fitta dolorosa e un nodo mi si formava in gola.
Rimasi immobile, sentendo i passi di Faith avvicinarsi. Era sciocco comportarsi così, ma non volevo guardarla negli occhi. Forse se l’avessi fatto sarei scoppiata a piangere o peggio, non sarei stata capace di sostenere il peso suo sguardo accusatorio.
Era inutile tentare di parlarle, dato che probabilmente non era lì per me.
Accolsi l’aumentare del suo profumo, man mano che la ragazza si avvicinava sempre di più, fino a trovarsi alle mie spalle. Non disse nulla, finché non mi voltai e la affrontai.
Era più pallida e stanca dell’ultima volta che l’avevo davvero guardata in viso. Delle occhiaie le cerchiavano gli occhi e non aveva un’aria molto sana. In ogni caso, non era ancora ai miei livelli.
-Faith…-
Mormorai soltanto, incapace di pronunciare qualsiasi altra parola o frase.
Lei non disse nulla. Rimase a fissarmi per quella che mi parve un’eternità, con quei suoi occhi verdi ed intensi, poi sospirò.
-Ti devo parlare.-
Dichiarò. Notai che aveva i pugni chiusi e il battito del suo cuore era più veloce del normale. Aveva paura. Come biasimarla?
Posai il libro che stringevo fra le mani dove lo avevo preso, salutai e ringraziai la commessa, e seguii Faith dovunque stesse andando.
Uscimmo dal negozio, poi raggiungemmo un piccolo muretto dove Faith mi fece cenno di sedermi e rimase a guardarmi con le braccia conserte.
-Ti ascolto.-
Mormorai, dato che non si decideva a prendere parola.
-Io…-
Cominciò. Inspirò a fondo ed espirò un paio di volte, poi tornò a guardarmi negli occhi e continuò.
-Io non riesco a dormire bene. Continuo a ripensare a quello che è successo e a quello che il tuo ragazzo e sua sorella mi hanno detto.-
Annuii, come muto invito a continuare.
-Io non posso credere alle vostre parole, capisci?-
Il suo solito intercalare mi fece sorridere. Non importava che fosse una situazione poco consona, ma il capisci mi ricordava i vecchi tempi in cui io e Faith almeno andavamo d’accordo.
-Però ho visto quello che hai fatto e tu…tu non eri normale, capisci? Insomma…voglio so-solo capirci un po’ di più.-
Balbettò, gesticolando più del normale. Avrei voluto dirle di calmarsi, ma probabilmente non sarebbe stata una buona idea.
-Posso aiutarti a capire.-
Feci, seria.
-Ma tu mi devi ascoltare fino in fondo, non interrompere e soprattutto credere alle mie parole. Intesi?-
Non rispose per qualche secondo, poi annuì.
-Siediti.-
Le dissi gentilmente, posando una mano accanto a me. Lei scosse la testa deglutendo.
-Sto bene in piedi, grazie.-
Il tono con cui disse quelle parole mi fece male, ma era giusto così. Ancora non si fidava di me e sinceramente, nemmeno io mi sarei tanto fidata di una persona che una volta aveva cercato di bere il mio sangue. Era perfettamente normale.
-Ti ricordi il primo giorno di scuola dei gemelli Paige? ti ricordi quando Robert mi ha spinto?-
Fece un cenno affermativo con il capo.
-Beh, forse nessuno se n’è accorto, ma quello sì che era uno spintone! Insomma, nemmeno io all’inizio avevo pensato a qualcosa di strano, ma poteva farmi male sul serio! E poi hai presente il loro aspetto pallido, malato e…strano?-
-Sì, Jackie, ho presente. Lo vedo guardando te ora…sei cambiata.-
-Già…-
Mormorai tristemente.
-Beh dopo un po’ di tempo avevo anche io notato che in loro due c’era qualcosa di strano. In mensa mangiavano poco o niente, non amavano stare alla luce del sole, erano estremamente pallidi e avevano le occhiaie. E c'era qualcosa in loro che era diverso. Non lo so...era il loro fascino, il loro modo di muoversi. Per farla breve, quando ci siamo messi assieme Robert ha voluto confidarmi tutto. Mi ha detto che lui ed Eireen erano malati, che il loro era una sorta di contagio e che era conosciuto con il nome di vampirismo.-
Faith scosse convulsamente la testa.
-No! Queste sono stronzate Jackie, ti sei lasciata prendere dalle sue parole e ti hanno coinvolto in qualcosa. Non mangi più, sembri morta! Cos’è, una cazzo di setta satanica?-
-Calmati!-
-Non dirmi di calmarmi! Hai cercato di uccidermi!-
Esclamò. Mi guardai attorno, per assicurarmi che nessuno, finlandese o americano, ci stesse ascoltando.
-Ma insomma…che ti è successo?-
Scossi la testa, sentendo qualcosa simile al pianto chiudermi la gola.
-Faith, perché non vuoi credermi? Te lo giuro, ti dico la verità. Come spieghi i miei occhi allora? Li hai visti anche tu diventare rossi, quando ti ho aggredita.-
Si strinse nelle spalle. Ci pensò su un po’, poi sospirò.
-Che ne so? Secondo me ti fai di qualcosa. Secondo me tu e quei due vi drogate.-
Feci una mezza risata, per la prima volta sinceramente divertita.
-Ma dai, Faith! Credi davvero che lo farei? Credi davvero che mi innamorerei di un ragazzo così? Robert è diverso, ma è un bravo ragazzo. Ora ti siedi per favore? Voglio solo spiegarti com’è andata. Non ti farò del male, te lo prometto.-
La ragazza ci pensò su un paio di secondi, poi sospirò e annuì, forse convenendo che non le avrei mai potuto fare del male in città, in pieno giorno.
Si mise seduta a mezzo metro di distanza da me e mi guardò in viso aggrottando la fronte.
-Non potresti toglierti gli occhiali? Mi infastidisce parlare con qualcuno senza guardarlo negli occhi.-
Chiese. Fui sul punto di rifiutare, ma poi capii che fare ciò che voleva sarebbe stato un buon modo per mostrarle che ero disposta a fare molto per lei.
Mi sfilai gli occhiali da sole e strizzai gli occhi quando la luce del sole quasi mi accecò. Mi fece bruciare lacrimare gli occhi all’istante, ma resistetti e sostenni lo sguardo di Faith.
-Il sole non è forte.-
Commentò lei. Io mi strinsi nelle spalle e sorrisi appena.
-La mia malattia ha i suoi svantaggi.-
-Dimmi di che si tratta.-
-Come già ti ho spiegato, Robert mi ha detto che si trattava di vampirismo. È un contagio trasmesso dal portatore dalla saliva al sangue della…-
Feci una pausa per trovare le parole adatte.
-…vittima, o preda...-
-Allora, ammettendo che sia vera questa cosa, tu come hai contratto il contagio?-
-Prima della gita, io e Robert ci siamo imbattuti in quell’assassino seriale che uccideva le ragazze. Ricordi i giornali?-
Faith annuì.
-E che c’entra?-
Chiese.
-Era un vampiro. Le ragazze sono state gettate nella discarica e trovate dalla polizia con la gola tagliata in malo modo. Era uno stratagemma per nascondere i morsi. L’uomo era arrivato da poco nella nostra città e aveva riconosciuto l’odore di Robert, quello di un suo simile. Aveva anche sentito che lo accompagnavo io, un’umana. Allora voleva me…e Robert l’ha fermato.-
-E?-
Faith pendeva dalle mie labbra, anche se sapevo che faceva fatica a credere alle mie parole. In ogni caso, era una storia affascinante, no? La storia della mia nascita.
-Beh…l’ha fermato, ma è rimasto ferito. Stava morendo, Faith.-
-E cos’è successo?-
-Vedi, un vampiro beve sangue umano per vivere. Robert e la sua famiglia assumono dei medicinali particolari che imitano le proprietà del sangue. Un vampiro può essere ferito solo dall’argento e guarisce solamente se beve una quantità sufficiente di sangue umano. Io ero la sua unica speranza. Mi sono offerta come donatrice.-
Mi guardava come se non avesse mai sentito nulla di simile. Scosse la testa.
-Ma non eri così quando sei venuta in gita. Sei cambiata quando…-
Assunse un’espressione esterrefatta.
-Sì, quando sono stata male la prima sera qui. Il mutamento avviene più o meno in una settimana.-
La anticipai. Mi guardò incredula.
-No, no…non posso credere ad una cosa del genere. È una follia…-
-Non dirlo a me.-
Commentai. Mi voltai verso alcuni edifici, guardandomi attorno senza realmente sapere cosa fissare. Con la coda dell’occhio vidi Faith scrutarmi da capo a piedi, come per convincersi che non stavo mentendo.
-Mi avresti davvero fatto del male?-
Chiese in un sussurro carico di incertezza. Era tornata la Faith di sempre, quella senza ostilità e freddezza. Non ebbi bisogno di pensarci nemmeno un attimo.
-No. Eri mia amica. Mi sarei in ogni caso fermata in tempo. Solo che…avevo fame e…sono stata debole. Ma tanto tu non mi credi.-
-Jackie.-
-Cosa?-
Mi voltai verso di lei e nei suoi occhi vidi meno paura, più curiosità e più interesse.
-Io sono tua amica.-
Ci impiegai un po’ per comprendere bene le sue parole. Quel nodo di ghiaccio in gola e nello stomaco si sciolse e quasi scoppiai in lacrime.
-Davvero?-
Chiesi, con la voce roca e carica di emozione.
-Sì, ma devi provare che dici la verità. Ho bisogno di essere sicura.-
Forse avrei preferito che si fidasse di me, ma non potevo biasimarla perché non mi credeva. Era giusto che avesse i suoi dubbi. Io mi ero fidata subito di Robert perché mi era sembrato estremamente sincero, ma anche perché ero innamorata di lui. Faith meritava delle prove.
-Non hai più paura di me?-
Lei per la prima volta sorrise.
-Non se mi assicuri che non corro nessun rischio. Voglio fidarmi di te, almeno a proposito di questo. Ti…ti va se torno ad essere la tua compagna di stanza? Sempre che non sua un problema per Eireen…insomma…-
Ero sicura che il mio volto si illuminò.
-Dici sul serio? No che non sarà un problema! Eireen capirà.-
-Allora ci vediamo dopo, devo andare dagli altri. Ho detto che mi sarei allontanata solo un attimo.-
Ad un mio cenno affermativo si alzò in piedi e si allontanò. Le guardai la schiena felice come se fosse stato Natale, pensando che finalmente qualcosa stava andando per il verso giusto.
  
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