Capitolo 16
Trascorsi
due giorni nel tentativo di non pensare a quello che era accaduto tra
me ed
Emile, ma l’impresa si rivelò ardua, soprattutto
nel momento in cui andavo a
prestare il mio solito aiuto a Claudine. Iniziai anche a maledirmi per
aver
deciso di scendere in quel seminterrato quel pomeriggio…
Pensare che ero così determinata
a pretendere un po’ di tempo per me e invece ero finita con
l’essere messa alla
porta... sarebbe stato meglio se fossi rimasta con Stè!
Le
ore accanto a Claudine passarono lente: avevo sempre il timore
d’incontrarlo,
ben sapendo che in quell’orario era a lavoro… non
volevo vederlo, o meglio
avrei voluto che fosse stato lui a venire da me…
d’un tratto mi risuonarono in
testa le parole di Sofia:
“Come pensi
che possa capire cosa ti
aspetti da lui, se non gli mandi dei segnali?”.
Ripensai
allora al periodo in cui comunicavamo tramite bigliettini e decisi di
mandargli
un sms… provai e riprovai tutto il tempo, cercai di trovare
un modo per
esprimere la mia rabbia ma senza recriminare, in modo da fargli
comprendere
senza offenderlo, quanto profondamente mi avesse ferito. Prima di
andarmene
diedi un saluto alla sua stanza con lo sguardo e sperai dentro di me
che il suo
occupante, capisse ciò che volevo dirgli.
Non
voglio essere ancora arrabbiata con te, ma
non riesco a dimenticare ciò che è accaduto. Ho
voglia di parlarti, ho bisogno
di discutere la faccenda a mente lucida e senza recriminazioni. Mi
manchi.
*****
Intanto
la situazione in comunità iniziò a precipitare:
ci comunicarono ufficialmente
che entro la fine del mese, avremmo dovuto abbandonare quel luogo e a
conti
fatti, restavano due settimane per trovare una nuova sede per i
residenti e un
nuovo lavoro per noi dipendenti. In
quei
giorni pensai spesso alla proposta di Fede, soprattutto dopo quello che
era
accaduto con Emile, che avvalorava la mia decisione di non sentirmi una
sua appendice,
un qualcosa che dipendeva dai suoi spostamenti.
Gli
avrei fatto vedere di che pasta ero fatta, gli avrei mostrato (ma
l’avrei fatto
soprattutto a me stessa), che avevo anch’io dei progetti,
indipendenti dai suoi
e dalla sua presenza nella mia vita.
Decisi
di parlare a Fede per accettare di condividere il suo sogno e farlo mio.
Lo
trovai in quella che doveva essere la sede della prima fase della
nostra
avventura: il mio amco non aveva perso tempo ed era riuscito
già a trovare un
locale per la nostra attività, provvisto di anticamera,
bagno e altre due
salette che sarebbero diventate i nostri “uffici”.
Il progetto iniziale
prevedeva che il nostro fosse un centro di ascolto e di orientamento,
dotato di
depliants informativi su psicologi
e/o centri di aiuto mentale. Non potevamo avere già una
figura professionale,
non avendo carte in mano, ma almeno potevamo aiutare chi aveva problemi
psicologici a scegliere la giusta strada.
Purtroppo
questo sarebbe stato più che altro un impegno di
volontariato, il che implicava
che avrei dovuto cercarmi un altro lavoro e che probabilmente avrei
dovuto
anche rinunciare al mio appuntamento con Claudine!
La
mia vita stava cambiando di nuovo radicalmente ed io ancora non avevo
tutte le
idee chiare su come affrontare questi stravolgimenti: non volevo
lasciare
Claudine, ma non volevo nemmeno tirarmi indietro, avevo fatto la mia
scelta ed
ora dovevo affrontarne le conseguenze!
Fede
fu felicissimo di sentirmi convinta ed entusiasta del suo progetto e
probabilmente si aspettava che gli dicessi di sì sin
dall’inizio, poiché mi
lasciò subito le chiavi del locale, la mia copia di chiavi,
quando andò via lasciandomi
a sistemare i primi mobili che era riuscito a recuperare. Tra questi
c’era
anche la cassettiera di Emile: evidentemente l’aveva
reclamata a sé, essendo
stato un suo acquisto ed ora si trovava lì con noi, a farci
compagnia, a
sostenerci e a ricordarmi quanto tremendamente mi mancasse quella
stupida Testa
di Carota!
*****
Tornai
a casa, o meglio a casa di Rita, che come al solito non era presente:
stavolta
mi lasciò un biglietto spiegandomi che non sarebbe rientrata
per la notte…
considerando la fuga improvvisa di Fede immaginai dove potesse essere e
soprattutto con chi. Quindi mi preparai a trascorrere
un’altra notte solitaria
e silenziosa. Mi faceva male essere in quella casa: probabilmente se
avessi
vissuto da sola avrei sentito meno la sensazione di essere stata
dimenticata.
L’amarezza,
la rabbia e l’idea di essere un peso per Emile, sommati al
vuoto silenzioso che
trovavo rincasando, davano alle mie notti un’agitazione e una
disperazione che
iniziavano a pesarmi: odiavo stare sola e in quel frangente la
situazione era
diventata insopportabile! Se solo Emile fosse comparso
all’improvviso,
chiedendomi scusa e dicendomi che ero più importante di ogni
cosa per lui!
Ma
quelle erano scene da film, nella realtà non sarebbero mai
accadute. Mi buttai
sul letto sconsolata e mi addormentai.
Il
mio sonno però, durò poco: mi svegliai di colpo
sentendo squillare il cellulare:
era Emile!
«Pronto...»
«Sei
in casa?»
«Sì.»
«Sono
davanti alla porta.»
«Qui?
Davanti alla porta di questa casa?»
«Sì…
posso entrare o torno a casa e parliamo per telefono?» Il solito
acido… non si smentiva mai!
«Arrivo.»
Con
il cuore in gola, fuggii in bagno per darmi una sciacquata al viso e
sistemarmi
i capelli (per quel poco che potevo, volevo rendermi presentabile!) e
aprii la
porta.
Era
sempre un’emozione forte vederlo: la sua figura alta e
snella, il suo viso
sottile dagli zigomi alti, quegli occhi capaci di contenere sia il
freddo del
ghiaccio che l’impeto del mare e i suoi riccioli
infuocati…
La
sua espressione era seria e concentrata, i
suoi occhi di un azzurro intenso e il mio
cuore sussultò di una dolorosa gioia nel vederlo.
Ci
accomodammo sul divano dove settimane prima mi aveva stretto a
sé, seduti
accanto ma rivolti l’uno di fronte all’altra.
Iniziò a crearsi della tensione:
lui non parlava mentre io attendevo che lo facesse e dopo dei secondi
infiniti,
non ressi più ed iniziai la conversazione:
«Hai
letto il...»
«Sì…
ma sarei venuto comunque, se non oggi, domani… questa
situazione non piace
nemmeno a me, ma ho avuto problemi con la band in questi giorni e non
ho avuto
tempo per...»
«Problemi
con la band? A causa di ciò che è accaduto
l’altro giorno?»
Era
mai possibile che quel litigio tra Claudio ed Emile avesse creato
così seri
problemi? Ed era vero che non c’entravo nulla in quella
storia?
«Quella
è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso,
c’erano già attriti tra noi,
che ora stanno esplodendo...»
«Ma
proprio ora che dovete pubblicare l’album!»
«Pasi,
non sono venuto qui per parlare del gruppo!» Mi
freddò in un istante, ancora
una volta non voleva che m’intromettessi nella sua vita
professionale!
«Già,
io non c’entro nulla con la tua musica, vero?»
Gli
rivolsi uno sguardo amareggiato: non volevo arrivare a discutere
animatamente,
ma quell’argomento mi aveva ferito troppo per non mostrarlo
così apertamente.
Emile chiuse gli occhi e fece un sospiro, come a volersi dare forza e
parlò:
«Lo
so che ho sbagliato. L’ho ammesso sin dall’inizio
di essere stato troppo brusco
con te… e mi dispiace davvero di averti ferita e fatto
sentire di troppo. Non era
quella la mia intenzione.»
«E
qual era la tua intenzione?» Parlai con calma, ponderando
bene le parole…
sperai che la rabbia non mi assalisse e che riuscissimo a parlare
civilmente
senza offenderci, come la volta precedente.
«In
quel momento volevo solo mandarti via.»
«Non
capisco: se non ero di troppo, perché allora non volevi che
fossi lì?»
Emile
abbassò il capo, sembrava che stesse riflettendo su cosa
dire e dopo qualche
secondo rialzò il viso in mia direzione:
«Ricordi
che quando ti ho detto di amarti, ho anche aggiunto che ne ero
terrorizzato?» Ricordavo
benissimo il suo volto tormentato mentre mi diceva d’amarmi,
non l’avrei mai
dimenticato!
«Sì,
certo.»
«È
ancora così Pasi, io ho paura di ciò che provo
per te, perché mi fa agire
diversamente dal mio solito.» la stessa situazione che vivevo
io…
«Tu
non ti rendi nemmeno conto di cosa ci sia qui dentro di me quando ti
penso!
Smetto di essere ciò che sono, il mio mondo cambia
all’improvviso ed io perdo
il senso delle cose! Tu diventi tutto ciò che mi fa muovere,
tutto cade in
secondo piano ed io abbandono ciò per cui finora ho
vissuto.»
Se
fossero state dette con un altro tono, quelle parole avrebbero
costituito una
delle dichiarazioni più belle che avessi mai sentito in vita
mia e invece in
quel momento, erano cariche di paura.
«Quello
che ha detto Claudio è vero: ho sempre imposto al gruppo di
pensare prima di
tutto alla musica e alla carriera e invece io sono stato il primo a non
farlo!
Sia chiaro che non me ne pento: verrei da te altre mille volte,
perché in quel
momento sentivo che dovevo esserti accanto. Ma è vero anche
che quel gesto mi
ha mostrato quanto potere tu abbia su di me.»
Io
avevo potere su di lui… io che fino a pochi secondi prima
credevo di essere un
peso!
«Quando
sono venuto con te al cimitero, ho visto il forte legame e
l’intesa che ti
legano a Stefano, ho visto il modo in cui interagite, la confidenza che
avete e
mi sono sentito niente a confronto! Sì, sono geloso Pasi,
perché io non sarò
mai così spontaneo, perché gli anni che vi hanno
legato li ho persi e non potrò
recuperarli e non so nemmeno se riuscirò mai ad avere una
confidenza così
spiccata con te! E questa gelosia mi ha colpito
all’improvviso come un pugno in
pieno viso, perché in quel momento ho perso di vista tutto,
la razionalità mi
ha abbandonato… Così mi sono imposto di
concentrarmi solo sulla musica, per non
pensare al potere che avevi su di me…
ma
più ti tenevo a distanza e più mi mancavi e
questo mi ha fatto infuriare!»
La
sua mano era serrata a pugno, stava trattenendo l’ira che gli
era tornata
ripensando a quei momenti.
«Le
parole di Claudio stavano solo confermando ciò che
già mi stavo rimproverando,
per questo averti lì ha amplificato la mia ira. La rabbia
che ho rivolto a te
in realtà era diretta a me! Perché non sono
capace di essere me stesso e perdo
di vista i miei obiettivi!» Abbassò lo sguardo
colpevole, come se le accuse che
rivolgeva a se stesso le vedesse riflesse sul mio volto.
Incapace
di tenere le distanze da lui ulteriormente, poggiai una mano sulla sua,
prima
di parlare:
«Anch’io
sono arrabbiata con me stessa, per averti permesso di farmi sentire in
quel
modo. Quando sto con te divento una rammollita, sempre pronta a
piangere invece
che a far valere i suoi diritti ed io odio sentirmi così.
Però ho fatto un
giuramento con me stessa e so che anche se qualche volta
inciamperò, non
perderò la strada che ho intrapreso. Ciò che
proviamo l’uno per l’altra è
qualcosa che ci arricchisce e non deve toglierci nulla di
ciò che siamo… ma
probabilmente lo capiremo solo dopo aver fatto altri sbagli.»
«Pasi,
questa è la prima volta in vita mia che mi faccio travolgere
così dai miei
sentimenti! Finora non ho mai aperto il mio cuore alle ragazze che ho
avuto.
Erano solo un divertimento che finiva in breve tempo, un trastullo
senza
coinvolgimenti… tu sei la prima che mi abbia mai fatto un
effetto simile!»
Il
cuore mi balzò in gola: l’intensità del
tono di Emile, le sue parole, mi
stavano scombussolando interiormente, sentivo in qualche modo la sua
sensazione
di essere travolto da un tifone che gli aveva messo a soqquadro le idee
e i
sentimenti, che gli faceva mettere in discussione tutte le
priorità a cui si
era aggrappato in quegli anni: ero stata in grado di farlo vacillare,
di
distoglierlo dalla musica, che era la sua unica ragione di vita!
«Io
non voglio perderti Pasi, perché sei troppo importante per
me, ma ho paura che
la tua luce abbagli tutto ciò che ho dentro e che io finisca
col perdermi in
quella luminosità.»
A
quel punto tutta la mia rabbia svanì: lo capivo, comprendevo
le sue paure
perché le avevo anch’io e avevamo permesso
entrambi che quei timori ci
dividessero. Eravamo proprio due sciocchi!
Accorciai
d’improvviso la distanza tra noi gettandomi su di lui per
abbracciarlo: volevo
sentirlo tra le mie braccia, volevo sentire il suo cuore accanto al
mio, volevo
diventare un unico essere con lui e non separarmene mai più!
«Siamo
stati due stupidi Emile! Abbiamo permesso che le nostre paure ci
dominassero
invece di bloccarle! Io ti amo Emile, ti amo! E non voglio perderti,
non voglio
più sentirmi di troppo, non voglio più sentirmi
lontana dal tuo cuore!»
Lo
strinsi ancora più forte a me, se avessi potuto fondere i
nostri corpi in uno
solo l’avrei fatto all’istante, per non sentire mai
più quella fredda distanza
tra noi.
Sentii
le braccia di Emile circondarmi a loro volta, le sue mani premere sulla
mia
schiena:
«Anch’io
ti amo Pasi, ti amo come non ho mai amato nessuno da quando sono al
mondo e
anche se ho una paura atroce di ciò che provo, non potrei
mai più concepire la
mia vita senza di te.»
Iniziai
a piangere di felicità, la solitudine che avevo sentito
negli ultimi giorni si
sciolse come neve al sole, scaldata dalle parole del mio astro
personale. Emile
mi accarezzò i capelli e dopo un po’ mi
allontanò da sé per asciugarmi le
lacrime dal volto con un una mano, mentre le sue labbra baciarono i
miei occhi,
prima di raggiungere la bocca. La gioia per esserci chiariti, per
esserci
riappacificati aprendoci senza alzare barriere, esplose in quel bacio
in cui
sentii di desiderare Emile come mai prima: gli avvolsi le mani intorno
al collo
e mi feci trasportare da una passione che stava annullando ogni mio
pensiero
razionale.
I
nostri baci divennero sempre più profondi, le mie mani
affondarono nei suoi
ricci mentre lo stringevo a me, desiderandolo con sempre più
intensità. Le mani
di Emile premevano sulla mia schiena e un brivido mi
attraversò quando sentii
le sue dita delicate che avanzavano sulla mia pelle nuda, al di sotto
del
pigiama. Sospirai di piacere mentre le sue labbra scesero lungo il
collo: erano
calde, morbide e appassionate, ogni suo bacio lasciava una traccia di
ardente
calore sulla mia pelle e iniziai a perdere il contatto con la
realtà. Le mie
mani cercarono la sua pelle, s’insinuarono sotto gli abiti
fino a raggiungere
la sericità della sua schiena, sentendo la tensione dei
muscoli sottostanti…
Con un gesto rapido gli tolsi la maglia per poter sentire il sapore
della sua
pelle sulle mie labbra: era un nettare delizioso per la mia bocca
assetata,
ogni volta che poggiavo la bocca su quella pelle delicata e fresca
m’incendiavo
di desiderio e ne venivo travolta, non c’era altro che
comprendessi in quel
momento, dentro di me c’era solo passione: quella che sentivo
in me e quella
che ricevevo da Emile.
La
sua mano mi sfiorò il seno e gemetti: la maglia del pigiama
volo via e la sua
bocca fece friggere la mia pelle con scariche sempre più
intense di piacere… mi
adagiò sul divano portando una delle mie gambe intorno alla
sua vita e a quel
punto persi totalmente la lucidità.
I
baci di Emile, le carezze di Emile, la pelle di Emile, le mani di
Emile: tutto
di me rispondeva a lui, il mio cuore risuonava all’unisono
con i battiti del
suo, i nostri due corpi si stavano unendo per tornare ad essere
un’entità sola:
non esisteva più alcun problema, alcuna tristezza, ero una
cosa sola con Emile,
eravamo diventati un essere unico, e la mia felicità in quel
momento fu
indescrivibile.
Trascorremmo
quella notte a far l’amore e a parlare, senza più
maschere a dividerci, senza
più inibizioni, timori o dubbi a separarci: abbracciati
pelle contro pelle,
cuore sul cuore, ci ripromettemmo di non permettere mai più
alle nostre paure
di aver la meglio su di noi.
*****
Quella
mattina ebbi uno dei più bei risvegli della mia vita: aprii
gli occhi con la
sensazione di non essere sola, che già di per sé,
dopo le ultime tre notti, era
una grande consolazione. Ma quando girai il capo alla mia destra e vidi
accanto
a me il viso addormentato di Emile, mi scoppiò in petto la
felicità. Fu
un’emozione così forte, così inattesa
che sentii il mio corpo tremare e gli
occhi si velarono.
Quel
viso così bello, screziato da spaurite efelidi sul naso che
gli davano l’aria
di eterno ragazzino, quel viso tanto amato era lì accanto al
mio, sereno e
rilassato nel sonno: l’accarezzai delicatamente sperando di
non svegliarlo e
ringraziai Dio per avermi concesso una tale gioia.
Il
tempo di ricompormi e far sparire le lacrime ed Emile aprì
gli occhi e dopo il
primo battito di ciglia mi sorrise con dolcezza:
«Buongiorno.»
disse con gli occhi ancora assonnati ed io travolta dalla gioia
incontenibile,
ruppi qualsiasi atmosfera romantica potesse esserci, balzandogli
direttamente
addosso per svegliarlo:
«Buongiorno
dormiglione!»
«Ahiiiii!
È questo il modo di svegliarmi? Accidenti sei proprio una
streghetta!» Sorridendo
Emile prese il mio viso tra le sue mani, mi osservò per un
istante e mi chiese:
«Quale
incantesimo mi hai fatto?»
Ero
arrampicata a cavalcioni su di lui: poggiandomi sul suo petto,
avvicinai di più
il mio viso al suo per stuzzicarlo:
«Semplice,
ti ho fatto innamorare di me perché hai offeso i miei TresneT!»
Gli
occhi di Emile si spalancarono con finta sorpresa mentre con un sorriso
astuto
mi fece rotolare su me stessa, ribaltando le nostre posizioni.
«Ah,
è così allora, è una vendetta!
Dimentichi però che anch’io ti ho ammaliato, non
sono forse straordinariamente bravo?!»
Sapevo
che prima o poi mi sarei pentita di averglielo detto, quel complimento
se l’era
legato al dito in attesa di rinfacciarmelo, quel diavolo rosso!
Ma
non gli avrei dato quella soddisfazione una seconda volta e sorridendo
mostrai
la migliore delle mie facce da poker:
«Non
ricordo di averlo detto!»
I
suoi occhi balenarono pericolosi, il suo sorriso si fece furbetto:
«Ah,
così non ricordi, eh? Vediamo se riesco a farti tornare la
memoria!» E
prese a farmi il solletico.
«Ahahah!
Emile basta! Smettila! Ahaha!»
«Avanti,
dillo che sono straordinariamente bravo!»
Non
l’avevo mai visto così: il suo volto era sereno e
vitale come non mai, i suoi
occhi emanavano una luce febbrile di gioia:
«No!
Non lo dico!» Sgranai gli occhi sfidandolo, emanando la
stessa tensione che
percepivo nel suo sguardo: non mi avrebbe avuta così presto!
«Non
lo dici? Allora la pagherai!» Tornò nuovamente a
farmi il solletico e
nonostante gli dicessi di
smetterla,
continuò imperterrito finché negoziai la mia
resa:
«Ok,
ok, ora ricordo; va bene? L’ho detto!»
«Dillo
di nuovo!»
«No!»
«Dillo
di nuovo!»
«Cosa
mi dai in cambio?»
«Cosa
vuoi?»
Presi
il suo viso tra le mie mani e lo avvicinai a me, gli diedi un bacio
appassionato
e la mia risposta non arrivò più.
Avrei
voluto che quel mattino non avesse avuto mai fine, ma la vita ci
chiamava a sé
e dovevamo rispettare i nostri impegni. Tra mille baci e una tazza di
latte,
consumammo la nostra colazione, ci rendemmo presentabili per il resto
del mondo
all’esterno e uscimmo da quella casa, ognuno diretto al
proprio dovere
quotidiano.
*****
A
lavoro fui una specie di automa: il mio corpo agiva come sempre, ma la
mia
mente era occupata a pensare alla notte appena trascorsa. Ero felice.
Sentivo
un calore immenso irradiarsi dal mio cuore, sorridevo ogni istante nel
ricordare i momenti condivisi e il modo in cui le nostre reciproche
barriere
erano state annientate.
Quella
notte per la prima volta vidi l’anima di Emile.
Ripensai
alle nostre paure che ci avevano diviso in modo così
infantile e mi ripromisi
di non farmi più prendere da esse. Sarei stata forte, non mi
sarei più fatta
dominare dalla paura e dai dubbi.
Emile
mi amava. Io ero importante per lui e il vederlo così felice
quella mattina,
era valso quanto mille prove a sostegno di ciò che provava
per me.
In
quella notte qualcosa era cambiato in noi e tra di noi. Avevamo messo a
nudo
corpo e anima, non c’era più alcuna maschera,
nessuna barriera, alcuna paura a
dividerci. Sentii che il nostro legame si era rafforzato e che avevamo
acquisito una maggiore fiducia in noi stessi. Sapevamo che le paure di
una
erano le stesse paure dell’altro e con questa consapevolezza
e la comprensione
reciproca, ci saremmo sostenuti per non cedere ad esse e non deluderci
reciprocamente.
_________________________________________
*fa una risatina soddisfatta*
*fa un'altra risata felice*
*Muhauhauahauahaauau*
ALLOOOORA, siete contente???? C'è stato abbastanza fuoco? (e sentì un NOOOOOOO di proporzioni epiche) Aspettavate qualcosa di più?
Spero che l'attesa sia stata ripagata con una lettura che vi abbia soddisfatto, ma in caso contrario per rimostranze, lamentele e (spero di no) insulti vi aspetto nelle recensioni xD
Siate gentili please, non sparate all'autrice! *me fa gli occhioni languidi*
Angolo dei Ringraziamenti.
È con estrema gioia che annuncio il ritorno della mia beta-nonché-madrina-di-questa-storia Iloveworld, a cui vanno i miei ringraziamenti per essersi messa a recensire ogni capitolo precedente, per rifarsi del tempo perso quando non era in linea. Tesoro sei stata un amore come sempre, non ti smentisci mai, grazie infinite!!!
E grazie come sempre all'infinito alle mie sorelle sempre presenti: Niky, Vale, Concy ( se siete delle Echelon, non vi perdete le sue FF: qui su EFP lei è Echelena, e da molte soddisfazioni a tutte le fans dei Mars, provare per credere!), Saretta (che anche se fuori casa non manca di chiedermi se ho aggiornato <3). E grazie mille alle mie sorelline più latitanti: Cicci, Ana-chan, Ely.
Grazie a tutti voi che mi seguite, grazie a chi ha inserito questa storia tra le preferite e chi tra quelle da ricordare. Ogni vostro segno d'apprezzamento è linfa vitale per me e per questa storia. ARIGATOU GOZAIMASU!