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Autore: SparkingJester    07/11/2011    1 recensioni
Basso Egitto, 1217 a.C.
Una nuova piramide è stata eretta e al suo interno un faraone e i suoi immensi tesori riposano in pace. Un giovane con brame di ricchezza è attirato dalle parole degli ingegneri che progettarono la piramide: affermavano di non aver mai visto così tante ricchezze in nessun'altra piramide da loro visitata!
Rubato il progetto della piramide, al giovane Set non resta altro che "alleggerire" il carico che il suo amato Faraone dovrà portare con sè all'aldilà!
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mostro di carne e bende è di fronte a me. Non è più il faraone. E' un morto che cammina. Non posso credere ai miei occhi...Si protrae verso di me lentamente e con evidente fatica rivendicando il mio...il suo occhio. Il puzzo è disgustoso. Ho il cuore e tutti gli altri organi in gola.
E' solo un mucchio di bende...è solo un mucchio di bende...è solo un mucchio di bende...
Cerco di calmarmi, di auto-convincermi che va tutto bene...ma non è esattamente così.
Reagisco d'istinto e colpisco il braccio della mummia causando una qualche frattura a giudicare dal Crack. Sferro ancora un altro pugno stavolta al volto del mio amato faraone. Non so come ho fatto a colpirlo. Sono stupito. Colpire...toccare quella lurida faccia nera e priva di occhi o pelle. Che schifo! 
La mummia cade a terra quasi fosse un manichino di legno e io ne approfitto per scappare. Corro alle sue spalle ma mi fermo subito. E' tutto inutile. La stanza è priva dell'entrata. La sala si espande all'infinito di fronte ai miei occhi, ornata da centinaia di sarcofagi. Ma c'è di peggio. Qualche altra mummia si sta avvicinando a me. Altre escono o faticano ad uscire dalle loro tombe di pietra. 
Ma quante sono? 
Mummie barcollanti, prive di senso dell'equilibrio. Mummie che camminano con fare lento, trascinandosi dietro le gambe rotte o strisciando utilizzando le braccia. Mummie che camminano erette e rigide come tronchi di palma, con le braccia protese in avanti come a cercare un collo da spezzare. Mummie...mummie...mummie ovunque. Tutte rigorosamente accompagnate da mugolii e urli di dolore. Questi sono gli inferi. Gli dei mi puniscono di certo per qualcosa.
Indietreggio tremante. Ho abbandonato ogni speranza di salvezza ormai. Tutte levano le mani in direzione del mio occhio d'oro. Ora sono vicine, troppo vicine. Mi hanno circondato e giro su me stesso per cercare una via di fuga ma non ce ne sono. Sono compatte, ammassate le une sulle altre e tutte vogliono me...Sono morto.

Qualcosa mi afferra le caviglie. Mi scappa un grido...Abbasso lo sguardo.
Il faraone mi ha afferrato per le caviglie e posando le sue luride mani sul mio corpo, mi usa come appoggio per rimettersi in piedi. Sento le sue mani sul mio corpo, rabbrividisco. Una cosa che mai mi sarei neanche minimamente sognato! Mette le mani sulle mie cosce, sulle braccia. Si tira su fino a portare il suo viso, o quel che ne rimane, di fronte al mio. Sono paralizzato. Non sono riuscito a muovermi...la paura ha davvero superato ogni limite. Voglio scrollarmi di dosso questa orribile creatura ma non ci riesco. 

Rabbia.

Stanchezza.

Disperazione.

Rabbia.

La paura si trasforma in rabbia e finalmente trovo un pò di forza. Quella che basta per afferrare il faraone per una spalla e gettarlo con forza in terra. Le altre mummie non si avvicinano ma continuano comunque ad urlare, piangere e barcollare. Mi stupisco ancora una volta di me stesso. E' strano vedere come il proprio corpo reagisca sfoderando una forza immensa quando è messo in difficoltà, alle strette in questo caso. Inizio a piangere ma ho lo sguardo adirato. Provo un odio profondo verso i miei natali. Odio essere egiziano. Odio dover vivere nel deserto. Odio dover sottostare ad un faraone e alle sue assurde idee sulla vita ultraterrena. Odio la mia religione, piena di mostri e maledizioni.
Mi getto in ginocchio. Inizio a singhiozzare e a piangere.
«E' questo quello che volete?! Il mio occhio!? Prendetevelo! Aaaaaaaaaaahh!»
Inizio a urlare rabbiosamente contro le mummie e il faraone. Metto le mani sull'occhio fasullo e inserisco le dita nell'orbita per tirarlo fuori. Un dolore lancinante. Spero di svenire per non dover sentire il dolore o vedere ancora queste orrende creature! 
Continuo ad urlare dal dolore mentre parte dell'occhio viene fuori. Sento il sangue scorrere sulle mie guance, tra le dita.
Mi sto davvero strappando un occhio? Sono arrivato a questo punto?
La sfera esce dall'orbita seguita da un flotto di sangue e da...lamine d'oro? L'occhio ha messo radici? Sento qualcosa uscire a fatica fuori dal mio cranio. E' come se mi stessi tirando via qualche osso dalla testa. Una sensazione orribile! Un dolore indicibile! Strappo finalmente via l'occhio dalla mia testa e non so per quale motivo, le mummie e tutta la stanza intorno a me svanisce nel buio.

Ho fatica a respirare. Sono affannato. Senza ossigeno. Ho urlato troppo, ho sentito troppo dolore. Riesco finalmente ad aprire l'occhio buono ma non vedo nulla. Nient'altro che buio e qualcosa di brillante nella mia mano. L'occhio d'oro...ecco l'unica cosa che riesco a vedere nella più completa oscurità. Sembra emanare luce propria...
Ha la sua solita forma sferica ma sembra che il retro abbia come delle radici, delle protuberanze serpentine.
Questo...coso...ha messo radici nella mia testa? Ecco perché riuscivo a vedere, perché ha sostituito in tutto e per tutto il mio occhio. Si è legato al mio cervello.
Sono al sicuro. Mi calmo, mi rilasso. Riprendo fiato.

Una mano scheletrica afferra il mio polso! La mano alza la mia e la porta in alto. L'occhio fasullo, con la sua luce, rivela il colpevole. La mummia del faraone!
Ma certo! Solo perché io non riesca a vederli col mio occhio buono, non vuol dire che non ci siano!
Mi divincolo da quella presta straordinariamente ferma e getto l'occhio d'oro in terra.
«Lo vuoi? Prenditelo! Non lo voglio più, schifosa mummia!»
Il faraone evidentemente non capisce le mie parole, ma comprende il mio gesto. Si china lentamente e afferra il suo occhio. Al tocco della mummia, le radici iniziano a muoversi freneticamente, quasi come delle alghe colpite dalle correnti del Nilo. La mummia avvicina l'occhio alla sua orbita e le radici entrano nel suo cranio, posizionando l'occhio nella maniera corretta. 
Ma qualcosa di strano sta accadendo al corpo del faraone. Le bende si gonfiano. Le ossa risuonano. La cassa toracica si espande, il ventre si riempie. Della pelle inizia a ricoprire mano e volto del faraone...
Im...impossibile...Sono...io?
Il faraone! No, sono io quello! La mummia ha preso le mie sembianze! Capelli neri come l'ebano, tirati all'indietro. Occhi verdi e naso aquilino. 
Sono...proprio...io...?
La mummia, o meglio il mio nuovo me, inizia a sorridere. Un ghigno malefico squarcia la sua, la mia, faccia.
«Qualcuno una volta disse -la mia copia inizia a muoversi e a parlare con la mia stessa voce, ho i brividi- che gli occhi, sono lo specchio dell'anima!»
In quel momento, scoppia in una fragorosa risata. Mentre io, colgo il significato di quelle parole.
«Tu...hai...usato quell'occhio per...prosciugarmi l'anima?»
La mummia ancora ride. Il suono che esce dalla sua bocca è innaturale. Più lui ride, più la sua voce aumenta, più io riesco a vedere ciò che mi circonda.
Mi ritrovo in una piccola "stanza" di due metri per due. Alla mia destra, un corridoio. 

Il faraone smette improvvisamente di ridere e approfittando di quel mio momento di distrazione, mi colpisce con un calcio all'addome. Cado a terra e chiudo gli occhi per il dolore. Non faccio in tempo a riaprirli che intravedo il mio sosia correre nel corridoio!
No! Se esce, è la fine! Si spaccerà per me!
Mi rialzo in fretta e furia e inizio a rincorrere il faraone con le mie sembianze. Questa volta il corridoio non è diritto, ma pieno di svolte. Labirintico. Ma finalmente la fortuna è dalla mia parte! Il faraone, morto da due anni, non ha familiarità col mio corpo. Perfetto. E' lento, barcolla, scoordinato. Io sono veloce, allenato e spinto da una rabbia ingiustificata. Raggiungo il faraone, sono ad un metro da lui. Non si arrende, è ostico. Continua a correre senza voltarsi. Mi lancio in avanti, stringo i suoi fianchi con le mie braccia e lo getto in terra. Lo giro verso di me, sono sopra di lui. Inizio a colpirlo con pugni. Violenti pugni che si infrangevano sulla sua, la mia, faccia. La pietra sotto la sua testa dà un grande contributo alla mia causa. Ma lui...ride. Io lo prendo a pugni e lui ride. Una risata fragorosa. Non smette di ridere nemmeno quando lo colpisco alla bocca! I miei denti sono serrati per la rabbia, la mia pelle sudata dalla paura. Sto prendendo a pugni me stesso! Colpisco, ancora e ancora. Sempre con maggior violenza. Sento le ossa cedere. La carne lacerarsi. Non sento più le sue risate. Quando ritorno in me, vedo la mia mano affondata nel cranio di una mummia. La testa è putrefatta, la pelle inesistente. Ossa e polvere e qualche rimanenza di carne morta. 
L'ho uccisa. Ho ucciso la mummia del faraone.
L'occhio d'oro e sotto il mio pugno, schiacciato. Una lurida sostanza verde fuoriesce da esso. Puzza. Tutto puzza, la mummia, la schifezza verde, io. Alzo lo sguardo: la luna, la sabbia. Un'uscita! Mi rialzo e corro verso di essa, con un barlume di speranza. Arrivo all'uscita finalmente. Metto un piede fuori dalla piramide e dentro la sabbia del deserto. Finalmente aria fresca! E' notte.
E' ancora buio, forse faccio in tempo a tornare a casa e a dimenticarmi di tutto questo!
Ma qualcosa di strano rapisce la mia attenzione. Di fronte a me si staglia un'altra piramide all'orizzonte. Di fianco ad essa, un'altra piramide più grande.
Cosa sono quelle? C'erano quando sono entrato...?
L'unico faraone presente in quella porzione di territorio era il mio. So che sono state erette altre piramidi...ma non qui. E' impossibile che sia già stato eletto un'altro faraone! E per una piramide sono necessari....trent'anni! 
Sessant'anni? Sono stato dentro...sessant'anni?
Mi guardo le mani: il vento del deserto sta portando via la carne e la pelle trasformate ormai in polvere. Sotto di loro intravedo le mie ossa: putrefatte e secche. Sono rimasto all'interno della piramide per sessant'anni. Una maledizione, forse?
Mi tocco il viso. Sento qualche dente, altri no. Non ho più le labbra ne le guance. Guardo il corpo. Vedo la mia cassa toracica e gli organi, o quel che ne rimane, penzolanti e marci.
Inorridito e stupefatto da tale visione, rientro nella piramide. Respiro affannosamente. Mi guardo ancora le mani, mi tocco ancora la faccia, mi guardo ancora il corpo. Tutto è normale. Pelle, organi e ossa. Tutto al loro posto. Giovane e tonico. Mi guardo alle spalle, fuori dalla piramide.
Le cose stanno così allora? Fuori sono passati ben sessanta o più anni. Dentro, nemmeno due ore forse. Fuori sono un morto che cammina. Dentro, un giovane in forze. E' questa la maledizione del faraone? Dev'essere successo quando il Primo mi ha messo l'occhio del faraone addosso...

Mi volto ancora verso l'interno della piramide. Ancora le sorprese non sono finite? Un'orda di mummie si sta avvicinando. Sono tutte armate di strumenti medici e bende e erbe. Rimango immobile. Senza paura, senza speranza, senza rabbia. Le prime mummie ormai sono vicine. Una mi trafigge lo stomaco e con un taglio netto fa fuoriuscire il mio intestino. Un'altra pratica il ''foro di Horo'': mi incide il petto per poi potermi togliere i polmoni.
Sento la vita e il sangue fluire fuori dal mio corpo. Sto per divenire parte di questa orrenda trappola mortale.
Dietro le mummie assassine, una strana mummia con uno strano copricapo armata di uno strano uncino, si muove verso di me. 
Cuore mio, finalmente riposerai in pace. Niente più paura d'ora in avanti!
La vedo vicina, sempre più vicina. La mia vista inizia a cedere. Vedo annebbiato. Sento freddo. Mi sento debole. C'è puzza di morte ovunque. Il medico personale del faraone si avvicina a me. Avevo sentito dire che oltre alla servitù, anche il medico personale veniva mummificato. Veniva sepolto addirittura nello stesso sarcofago del suo padrone, in qualche caso particolare. Ora sta venendo da me. Mi afferra il collo. La sua presa è maledettamente forte. Non pensavo che i morti fossero così forti. Mi solleva la testa e i nostri sguardi si incrociano. La sua faccia non è bendata e le sue orbite vuote sono spaventose. Stringe la presa e inserisce con forza l'uncino nel mio naso. Lo sento penetrare nella mia testa. 
Con la bocca e la gola piene di sangue, sussurro tra me e me.
«Dannate...piramidi...»
L'uncino tocca il cervello. Lo penetra.
Finalmente l'oscurità più buia mi avvolge.
  
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