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Autore: SunVenice    08/11/2011    1 recensioni
Ogni Estate l’Accademia Vera Croce pullulava di studenti asfissiati e grondanti di sudore, pronti a tutto pur di accaparrarsi anche la più piccola granita, pur di godere di un minimo di frescura, pur di permettersi di fare le corna al sole malefico che pareva bruciare come l’inferno sulle loro teste.
Chi più, chi meno, qualcuno ci riusciva ... a modo proprio.
Tratta da un'immagine rintracciabile qui: http://static.zerochan.net/full/09/43/677159.jpg
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Exorcist’s Summer Glaces

 


Yukio - Mint an’ Chocolate Glass Cup

 

Dover svolgere quotidianamente sia i propri doveri da studente che da professore non gli era sembrato un grande impegno inizialmente. 

Era intelligente, ed anche allenato a lavorare il doppio rispetto ai suoi coetanei fin da quando era bambino. Dacchè aveva compiuto 7 anni suo padre, Fujimoto Shiro, ex Paladino dell’ordine della Vera Croce, l’aveva temprato sia fisicamente che mentalmente, facendolo diventare esorcista ad un età che nemmeno il più deciso e motivato degli esorcisti avrebbe osato sognare.

Tuttavia, nessun libro da memorizzare o compito in classe imminente, tantomeno una lezione da preparare per la sera seguente si sarebbe mai potuta paragonare alla correzione dei compiti.

Yukio trovava quel dovere particolarmente snervante con il caldo torrido.

I ventilatori posizionati strategicamente sulle scrivanie non bastavano a disperdere quella nube di pura aria calda e densa. 

Sospirò, mettendo da parte il compito di Suguro per passare ad un altro.

Il sudore sulla sua fronte aumentò alla sola vista del nome messo ad intestazione del foglio.

Okumura Rin.

Uno scarabocchio, quasi una combinazione di linee dritte e spigolose spacciate per firma.

E una sfilza di risposte sbagliate a farne da contorno.

Il caldo si fece talmente pesante che, inevitabilmente, Yukio trovò più opportuno, o meglio dire conveniente, rimandare di qualche minuto la correzione di quel particolare compito, decidendo di andare a ricercare la frescura che i due ventilatori non erano riusciti ad offrirgli.

 

Non ebbe molto successo nella sua ricerca. 

Sbuffò asciugandosi con la manica della divisa scolastica la fronte.

“Atsuu-...” sussurrò, mettendosi svogliatamente seduto all’ombra di un’acacia protesa miracolosamente su un muretto. Guardò in alto, osservando come la luce del sole gli rendesse impossibile anche solo sperare di tenere gli occhi aperti per più di 3 secondi, ricadere poi giù con il capo. 

Era raro che il caldo lo mettesse alle strette.

Solitamente il suo fisico non aveva problemi a sopportare temperature tanto ingrate, ma, stranamente, quel giorno gli sembrava che la sua resistenza, così come la sua voglia di correggere i compiti del fratello, avesse deciso di indire sciopero.

Persino la sua bocca faticava a secernere abbastanza saliva da umettare la lingua, rendendo a malapena sopportabile la sensazione pastosa che l’aria calda gli infondeva fin nella gola.

Cercò di darsi un po’ di contegno, scrollandosi nervosamente i capelli non appena si accorse di star muovendo la mascella in un modo che si sarebbe potuto benissimo paragonare a quello di un cavallo che mastica a vuoto per esternare il proprio desiderio di cibo.

“Yuki-chan?”

Quasi saltò con il cuore in mano, venendo colto alla sprovvista dalla voce gentile ed un poco incerta di Shiemi, accostatasi a lui senza che riuscisse ad accorgersene.

Accidenti. Il caldo lo aveva proprio rimbecillito.

La biondina, avvolta nel suo consueto kimono estivo rosato, lo guardò stranita, preoccupata  di aver interrotto il giovane Esorcista, magari immerso in chissà quale importante groviglio di pensieri.

“Ah- Moriyama-san. Buongiorno.” Rispose Yukio, cercando di rimediare alla magra figura appena fatta. 

“Posso aiutarti in qualche modo?” Sorrise, mandando di conseguenza nella confusione più totale la ragazza che, come suo solito, iniziò a balbettare sconnessamente con le guance imporporate di rosa per l’imbarazzo.

“Ah? Ah!N-no Yuki-chan non era per q-quello. S-solo che mi sembravi pensieroso, m-ma non mi sembrava stessi facendo niente e q-quindi h-ho pensato che c-con questo caldo...”

Gli occhi verdi della giovane si abbassarono ostinatamente a terra, rimuginando per cercare le parole adatte per non sembrare troppo sfacciata, torturando al contempo i manici della cesta in vimini che stava trasportando.

Nel frattempo Yukio aveva smesso di ascoltare le parole della giovane, attratto da qualcosa d più forte della voce sottile dell’altra.

Un odore leggero, deciso, inebriante.. balsamico.

Abbassò gli occhi azzurri proprio sulla cesta della giovane Esorcista, dando fondamento ai propri sospetti.

“Moriyama-san. Quella è menta?” chiese, continuando a guardare i rametti cosparsi di foglioline verdi spuntare da dentro la busta bianca opaca.

Shiemi si riscosse dal proprio stato confusionale, sbarrando gli occhioni verdi con leggero stupore.

“Oh... ehm..sì. Okaa-san vuole preparare qualcosa di fresco per via del caldo...”

Qualcosa di fresco...

Yukio si era ancora una volta fermato a metà frase della ragazza, stavolta avvertendo la lingua farsi più insopportabilmente secca al solo pensiero di qualcosa di ghiacciato sulle papille gustative.

Tempo di riscuotersi dal torpore in cui era caduto, e darsi mentalmente dello stupido, che rialzò la testa, incontrando l’espressione perplessa di Shiemi che lo guardava attentamente da in piedi, inclinando leggermente la testa di lato, come se osservare il giovane professore da un’altra angolazione l’avrebbe aiutata a capire il perchè di quello strano comportamento.

Per la prima volta in vita sua Yukio sentì il bisogno di abbassare la testa e pregare, con le guance accaldate di imbarazzo, di poter sparire nel nulla e tornare nel proprio dormitorio.

Che figure...

“Yuki-chan... vuole unirsi a noi?”

Benedetta la signora Moriyama per aver allevato una figlia così comprensiva e ponderata.

 

“Sono contenta di avervi come ospite.” asserì cortesemente la donna dopo averlo accolto nel retro della bottega per esorcisti. 

Yukio chinò leggermente il capo in segno di ringraziamento, godendosi nel frattempo l’atmosfera leggermente più fresca e rilassante che pervadeva il salottino della famiglia Moriyama.

Pareva quasi che il legno sprigionasse una forte sostanza rinfrescante e non si sarebbe certamente stupito se Shiemi se ne fosse uscita con chissà quale nome di pianta, a lui ignota, capace di mantenere bassa la temperatura dell’ambiente anche dopo essere stata intagliata, ma, sapeva bene, che quella piacevole sensazione era semplicemente dovuta al giardino retrostante al negozio, dove le piante creavano una specie di barriera naturale contro il caldo.

Strano che le due donne avessero deciso di fermarsi un attimo ed assaporare qualcosa di fresco, ma, d’altra parte, la calura doveva aver decimato la clientela rendendo quindi possibile una piccola pausa.

“La ringrazio ancora per l’invito. So di poter sembrare un po’ opportunista...” fece di nuovo, seduto sui talloni di fronte al tavolino in stile tipicamente giapponese

“Ma no Yuki-chan! Che dici!” lo interruppe prontamente la giovane Exwire, sporgendosi sul tavolo con le guance nuovamente imporporate di rosa e le labbra strette.

“Sono stata io ad invitarti!! è ovvio che non ci crei alcun disturbo!”

“Shiemi! Un po’ di contegno!”

“Ips!”

Il moro ridacchiò sotto i baffi di fronte a quella scenetta: nelle rare volte in cui si concedeva piccoli slanci di sicurezza Shiemi assumeva sempre un’espressione assolutamente adorabile, e ancor di più quando la signora Moriyama la riprendeva, riportandola nuovamente sulla cosiddetta via delle brave ragazze.

Non che a lui dispiacesse la cosa, ma a volte si chiedeva se fosse un bene per la biondina  essere educata così rigidamente, al punto da non sapere nemmeno come indossare una normale divisa scolastica.

La mano della signora Moriyama poggiò qualcosa davanti a lui, interrompendo il corso dei suoi pensieri.

“Ecco qua. Spero sia di vostro gradimento Okumura-san.”

Fu l’odore di menta la prima cosa che lo colpì.

Sottile.

Fresco.

Leggero.

Abbassando lo sguardo Yukio pensò quasi di trovarsi in paradiso e poco ci mancò che perdesse quel poco di dignità che era riuscito a mantenere.

Una coppa in vetro, forse l’unica in possesso della signora Moriyama, tonda con dentro uno stato di ghiaccio grattugiato ricoperto da un po’ di sciroppo alla menta e con unica pallina di gelato sopra di essa.

Era un po’ sfasciata a dirla tutta.

Si vedeva chiaramente quanto l’assoluta mancanza di latte facesse sì che la pallina si squagliasse velocemente a contatto con l’aria comunque calda della casa.

Niente a che vedere con quel surrogato all’anice che Rin aveva cercato di rifilargli il giorno prima che, doveva ammetterlo, sotto il punto di vista estetico era una vera e propria opera d’arte.

I suoi occhi verde acqua si allargarono accorgendosi di qualcosa.

Non c’era solo menta nella pallina di ghiaccio, ma anche qualcos’altro.

Guardò meglio, incuriosito: piccole chiazze marroncine puntellavano la superficie irregolare della sfera, conferendogli un’aspetto lievemente inquietante.

“Cioccolato al latte.”

Non aveva fatto in tempo ad aprire bocca che subito la padrona di casa gli aveva dato risposta.

“Ne avevamo un po’ messo da parte nella dispensa e ho pensato di metterlo nella granita.”

Shiemi, che sedeva davanti a lui, annuì vigorosamente.  

“E questo?”

Il silenzio cadde un poco più pesantemente di quanto succedesse a casa Moriyama, nelle rare volte in cui madre e figlia rimanevano senza parole.

Nessuna delle due, infatti, aveva idea a cosa stesse alludendo il ragazzo, ma, seguendo il dito indice di quest’ultimo, la padrona di casa capì al volo la situazione, aprendosi in un sorriso.

“Oh, quello.” ripetè la donna, coprendosi lievemente la bocca con la manica del kimono per non far vedere al giovane la piega divertita che aveva assunto la sua bocca.

Una gocciolina di sudore scivolò sulla fronte del più giovane Okumura, mentre i suoi occhi guardavano con sospetto quel pezzo di cioccolato al latte assemblato in modo tale da somigliare drammaticamente ad un paio di occhiali.

 

Shura Kirigakure sbadigliò, mezza sdraiata sul pianerottolo di casa Moriyama con il pigiama-kimono tutto sgualcito e gli occhi intenti ad osservare svogliatamente il panorama, alternando rutti ben poco femminili a lunghe sorsate di birra fresca.

Dalla sua postazione poteva sentire perfettamente tutto quello che il quattrocchi diceva.

Per questo, quando, finalmente, quel sapientone occhialuto si accorse del suo regalino, uscendo di conseguenza dalla casa con espressione arcigna, non si stupì più di tanto, limitandosi ad alzare con nonchalance la lattina di birra, ormai vuota, e mormorare con bocca impastata.

“Era ora che te ne accorgessi, occhialuto. Se fossi stata un demone avrei già raso al suolo la casa e tu non te ne saresti neanche accorto. Per punizione vammi a comprare un’altra cassa di birre da otto.”

Il giovane Okumura guardò quella donna con le mascelle serrate e soppresse con grande dolore il desiderio opprimente di caricare le sue pistole ad acqua santa. 

Quel demone di donna...

Shura-san...” sussurrò piano, tremando dalla vergogna e dalla rabbia.

Nyaahn--?

“Da quando è ospite dei Moriyama?”

“Da due settimane. Baakaa--!”

Okumura Yukio era certamente uno dei ragazzi più calmi, intelligenti che mai avessero messo piede all’accademia della Vera Croce.

Serio. Dedito al proprio dovere ad un livello quasi maniacale.

Nulla sembrava smuoverlo. Nulla riusciva a fargli rimpiangere le proprie scelte, qualunque cosa avessero comportato.

Solo una cosa, però, era in grado di smontare quella sua descrizione.

“Allora, queste birre?”

E in quel momento si trovava sdraiata di fronte a lui, guardandolo torvo ed ordinandogli con aria di superiorità di andare a fare una cosa per il quale sarebbe potuto benissimo essere fermato dalla polizia.

Ma soprattutto...

“Ehi! Ma mi ascolti?!”

Gli stava facendo rimpiangere di aver rimandato la correzione di un particolare compito.

 

“Ehi, Yukio. Che significa questo ‘+’ accanto al punteggio?”

“Consideralo un atto di espiazione.”

“Espiazione? Ma che..? Ohi! Yukioo!”


   
 
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