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Autore: Ely79    09/11/2011    1 recensioni
Neryon fa ritorno presso il suo clan dopo anni di esilio. Il mondo è cambiato per gli uomini e per i licantropi. E anche per uno come lui: un Senza Luna.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 1
Questa storia ha partecipato al contest "Let's Fly on Fantasy's Wings" indetto da SunnyPain, classificanosi al quarto posto. I giudizi saranno riportati al termine del nono capitolo.
La storia partecipa anche alla “Quote Challenge - Ipse Dixit” indetta da Fabi_Fabi, con la seguente citazione tratta da “Il Signore degli Anelli”: Gli alberi e le erbe e ogni cosa che cresce o che vive in questa terra non hanno padrone. (Baccador)


Nickname: ely79
Titolo: Senza Luna
Numero dei capitoli: 9
Pacchetto scelto: Pacchetto della Luna
Trama: Neryon fa ritorno presso il suo clan dopo anni di esilio. Il mondo è cambiato per gli uomini e per i licantropi. E anche per uno come lui: un Senza Luna.
Nda: I licantropi sono visti da un punto di vista insolito: non sono mostri sanguinari, bensì elementi di una società multietnica in fase di sviluppo.

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1

Sono passati quindici anni da quando ho lasciato la mia città. Cammino lentamente, girando con il naso per aria e lo sguardo perso in cerca di sagome che mi ricordino dove mi trovi, ma sembra che i vecchi punti di riferimento siano stati spazzati via quasi del tutto.
È davvero strano essere tornato a far parte di questo mondo urbano. Lunghe strade alberate e gremite di persone dividono i palazzi del centro, che s’innalzano maestosi verso le nuvole. C’è una strana insistenza nel verticalizzare tutto: gli edifici in primis, con le loro finestre alte e strette, e le facciate scandite da un ritmo identico, si allungano come alberi senza rami nel cielo. Persino i viali sono stati potati in maniera da conferire slancio zenitale alle piante. Salite e discese si alternano di continuo, dando l’impressione di trovarsi su un gigantesco tappeto elastico che tenta di lanciarti in aria. La segnaletica stradale è stata collocata in posizioni elevate, fino a raggiungere e superare la sommità delle chiome. Sembra quasi che la città tenti di staccarsi da terra e prendere il volo. Riconosco in lontananza la sagoma del supermercato dove nostra madre ci portava da bambini, ma osservandolo con attenzione scopro che è stato ritinteggiato con i colori di un’altra catena di distribuzione. Insegne di metallo e led fanno capolino dalle facciate, esibendo nomi che spesso trovo amaramente sarcastici: “Sunflower”, “Dawn-Dawn-Dawn!”, “Tails Hunter”, “Bed of Wolfsbane”*. Sembrano venirmi incontro con il preciso scopo di ricordare la mia diversità.
Musica allegra e ritmata, suonata dal vivo, arriva dalle porte aperte dei locali. Si suonano gli stili più disparati, tuttavia, non riesco a riconoscerne nessuno. Da troppo tempo ascolto solo i rumori della natura. Il flebile ronzio delle auto elettriche che affollano le corsie fa da sottofondo alle chiacchiere dei passanti. Le voci. Ecco, le voci sono la sola cosa che mi pare immutata: un brusio indistinto, una sorta di nebbia perennemente presente.
Voci e sguardi. Ero convinto di passare inosservato, ma mi rendo conto che si trattava di una vaga speranza, anche se non ne comprendo la ragione. Apparentemente sono identico a tanti passanti, anonimo quanto loro, tuttavia in molti si girano a guardarmi. All’ennesima occhiata a metà fra il disgustato e l’interrogativo, mi fermo a cercare il mio riflesso in una vetrina. Finalmente scopro il perché di tanta attenzione: ho un aspetto orribile e non serve essere un abitante di qui per dirlo. Difficilmente sarei potuto passare per una persona qualunque: vestiti trasandati e larghi, scarponi da montagna sporchi e consunti, capelli e barba lunghi, fisico magro – per non dire macilento – di chi mangia troppo poco. Senza contare che la stanchezza mi scava gli zigomi facendo risaltare maggiormente gli occhi. Questi occhi, le cui iridi argentee mi identificano come uno di loro. Anche un bambino dell’asilo saprebbe distinguermi tra la folla.
Sospiro abbattuto, domandandomi se le cose potranno migliorare, ora che sono qui. Ora che la mia famiglia mi ha chiesto di tornare e rimanere.
Riprendo a camminare, in cerca del luogo dell’appuntamento.


*“Sunflower”, “Dawn-Dawn-Dawn!”, “Tails Hunter”, “Bed of Wolfsbane”: ovvero "Girasole", "Alba-Alba-Alba!", "Cacciatore di code", "Letto di aconito". Tutte cose poco mannare...
   
 
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