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Autore: _LeChatNoir_    09/11/2011    8 recensioni
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Roma 1505.
Elena, borghese romana, odia la sua vita e vorrebbe cambiarla.
Ezio Auditore, un Assassino con una missione ben chiara.
Una sera le loro strade s'incontrano, su di un tetto... e da li, il loro destino cambierà.
Genere: Erotico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Seduta sul tetto, fissavo pensierosa i festeggiamenti organizzati per Santa Chiara. Tanto baccano per nulla, una scusa in più per ubriacarsi. 
«Elena?! Doooveee seiii?! Sei di nuovo sul tetto?!» Una testa sbucò subito dopo dall'apertura «Sai che se ti becca la mamma sei nei guai» Lorenzo mi fissò con i suoi occhi grigi, i miei occhi. Sbuffai al mio gemello «Lo so, lo so. Ma guarda!» indicai la piazza «Non ti sembra una cosa così...così...ehm...» esitai un attimo, cercando la parola adatta e Lorenzo scoppiò a ridere nel vedere la mia esitazione 
«Ma se non sai nemmeno cosa vuoi dire! Ma come fai?! Alle volte mi domando se sei davvero mia sorella» Mi alzai senza degnarlo di una risposta, lo superai sulle scale di legno, tornando nella soffitta e incamminandomi verso il salotto. Lui mi raggiunse senza sforzo, camminando al mio fianco, stuzzicandomi 
«Perché non accetti l'invito di Giacomo e non ti unisci ai festeggiamenti?!» ridacchiò mentre terminava la frase. «Lorenzo non hai nessun altro da infastidire?! Perché non ci vai tu ai festeggiamenti con quei dementi dei tuoi amici?»
«Naah!! Loro preferisco di gran lunga la tua compagnia alla mia» scoppiò a ridere nel vedere la mia espressione di rabbia e disgusto
«Sei veramente un... LASCIAMI!!!» Lorenzo mi afferrò e mi bloccò un braccio dietro la schiena «LORENZO!!! Mi fai male!!!!» i miei lunghi capelli neri, s'impigliarono nella fibbia del suo mantello, facendomi salire le lacrime agli occhi mentre alcuni si strapparono. Lorenzo rise, senza lasciarmi «Ma su!!! Dov'è finita la mia sorellina aggressiva che mi menava ogni volta?!».
«Che state facendo?!» la voce squillante di Stella, la più piccola di casa, risuonò nel corridoio. Tra le braccia teneva la bambola di pezza che nostra madre le aveva cucito per il suo compleanno. Ci stava fissando con i suoi dolci occhi blu 
«Stellina mia, non dovresti essere a letto? E la tua balia dov'è?» Mi sciolsi dalla presa del mio gemello, atterrandolo in malo modo. Stella sbadigliò, stropicciandosi gli occhi e mi guardò assonnata
«I festeggiamenti in piazza mi hanno svegliata» spiegò, stringendo la bambola «Non so dov'è Teresa. Mi sono svegliata e lei non c'era» Disapprovando il comportamento di quella donna scossi la testa e la presi in braccio cullandola. Lorenzo ci guardò per un momento «Io vado a vedere a che punto è la festa» accarezzò la testa di Stella, mi sorrise ed uscì.

Dopo aver messo a letto la bambina, controllai che non ci fosse nessuno a controllare e tornai nuovamente sul tetto. Diedi un ultimo sguardo disgustato alla piazza, mi misi seduta, appoggiando il mento sulle ginocchia, lo sguardo rivolto verso il Tevere scuro e verso l'isola Tiberina. Sospirando mi sfogai ad alta voce, parlando con le ombre della notte 
«Odio questo posto... una prigione dove sono costretta a rimanere.  I miei genitori non ci sono mai e devo badare sempre io alla bambina. Ma odio ancora di più quelle persone che festeggiano in piazza» mi zittii «Ottimo Elena, ora parli pure da sola, sei sempre più vicina alla follia»
«E cos'è ami?» quella domanda improvvisa mi fece gridare e scattare in piedi «Attenta!!! Se fai così c'è il rischio che cadi e credimi non sarebbe piacevole»
«Chi sei?» la voce era maschile, profonda ma non riuscivo a distinguere il suo proprietario. L'unica cosa che distinguevo era un cappuccio bianco.
«Sono un amico... di famiglia» Piano mi avvicinai guardinga alla botola 
«DI famiglia? Cosa intendi? Io non ti conosco». L'uomo si mise seduto, non era poi così distante e la cosa mi terrorizzò 
«Non ancora, ma è questione di poco» non lo vidi, ma sentii il suo sorriso in quelle parole
«Ma che dici?» stavamo ignorando l'etichetta e ci davamo del tu senza problemi "Sfacciato... ma lo sono pure io.. Oh al diavolo!" 
«Hai capito?» la mano di lui che si muoveva davanti al mio volto mi riportò alla realtà 
«N-no...scusami. Ma... tu non stai rispettando l'etichetta, lo sai?» la risata di lui era pura, mascolina e estremamente sensuale. Rabbrividii senza un motivo logico "Sto parlando con uno sconosciuto che potrebbe farmi qualsiasi cosa sorridendo, eppure... non sono impaurita, o meglio lo sono meno di prima. E' ufficiale, sto impazzendo" Ci pensò su per un po', mentre ridacchiava divertito.
«L'etichetta non m'è mai garbata e poi... nemmeno tu la stai rispettando no?» non mi diede il tempo di rispondere che si alzò «Devo andare...» s'inchinò leggermente e riuscii a distinguere il profilo del volto. 
"No impossibile... è troppo bello. Il buio mi sta giocando un brutto scherzo". Si avvicinò al bordo del tetto «Spero di ritrovarti qui domani» saltò giù, lasciandomi da sola, senza fiato per la sorpresa. Mi avvicinai al bordo del tetto e guardai giù, ma di lui nessuna traccia. Non mi aveva nemmeno detto il suo nome. Quell'uomo m'incuriosiva non poco. Chi era? Che ci faceva sul mio tetto? E sopratutto, come aveva fatto a saltare giù senza uccidersi? La sera seguente l'avrei aspettato, con lo stomaco in subbuglio e una leggera ansia. 
Volevo sapere chi era 

   
 
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