Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Elothiriel    13/11/2011    9 recensioni
“Éomer Éadig. […] nell’ultimo anno della Terza Era prese in moglie Lothíriel, figlia di Imrahil.”
Così dice Tolkien, e non sappiamo altro su Lothìriel. Chi era questa Principessa di Dol Amroth e com'è stato il suo matrimonio con Eomer?
La voce narrante è proprio lei, che racconta ciò che Tolkien tace: la storia di questa fanciulla venuta dal Mare per sposare il Signore del Mark.
Genere: Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eomer, Imrahil, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
XIII

XIII

Mio Principe

 

Élfwine nacque il 15 Febbraio del 3021, trentotto giorni prima che iniziasse il primo anno della Quarta Era. Melange, Falmer e Fréma, sorella di Falmer, levatrice, mi assistettero durante il parto. Éomer avrebbe voluto un’intera éored di levatrici, medici e assistenti, ma riuscii a dissuaderlo dimostrandogli che non sarebbero riusciti a entrare tutti nella mia stanza.

Nostro figlio venne al mondo in all’imbrunire di gelido pomeriggio, mentre il sole tramontava.

Appena vide la luce iniziò a strillare a pieni polmoni, e andò avanti finchè non lo presi in braccio per allattarlo. A me pareva minuscolo, ma Melange mi assicurò che era piuttosto grosso per essere un neonato.

Falmer, Melange e Fréma si sporsero da dietro le mie spalle per vedere se il bambino succhiava il latte senza problemi: mi giurarono che non avevano mai visto un piccino più vigoroso.

Io lo guardavo affascinata, traboccante d’affetto. Mi sembrava che non potesse esistere nel mondo creatura più perfetta e adorabile di mio figlio. Lo amavo incondizionatamente da quando avevo saputo della sua esistenza, ma adesso era qui, caldo e pesante fra le mie braccia, una piccola creatura quasi esclusivamente mia. Lacrime di commozione mi sgorgarono dagli occhi, ma le asciugai subito, facendo attenzione che non cadessero sul mio bambino. In quel momento il piccolo ancora senza nome succhiava il latte con energia, era ancora un poco violaceo in viso, ma sembrava perfettamente sano.

“Andate a chiamare il Re” ordinai, senza staccare gli occhi da mio figlio. “Ma non ditegli niente. Desidero dargli io la notizia che è un maschio.” Falmer aprì la porta e Éomer si precipitò dentro: evidentemente aveva aspettato sulla soglia tutto il pomeriggio.

“Stai bene, Lothi? E…” indicò il fagottino di coperte che tenevo in braccio.

“Vieni a vederlo” dissi “E’ un maschio.”

“Un maschio!” Éomer si avvicinò rapidamente e io gli mostrai il piccolo, che stava ancora succhiando il latte. Mio marito rimase in silenzio per qualche minuto, osservando nostro figlio con un sorriso. Feci cenno alle mie assistenti di uscire.

“Nostro figlio ha bisogno di un nome” disse infine Éomer. “Un nome degno di un Signore del Mark.”

“Non vuoi prima prenderlo in braccio?” Éomer esitò.

“Mi sembra così fragile.” spiegò “Non sono un medico, sono un guerriero, le mie mani sono rudi e callose. Temo che gli farei del male.”

“Io sono sicura che non gli recherai danno in alcun modo.” dicendo questo gli porsi con delicatezza il bambino, che aveva smesso di bere il latte. “Avanti, prendilo.” La visione di mio marito che stringeva nostro figlio fra le braccia mi riempì di gioia. Il neonato non riprese a piangere subito, ma aprì gli occhi e guardò verso il viso sconcertato di suo padre.

“Ha gli occhi grigi come i tuoi” osservò Éomer.

“A me sembrano azzurri” ribattei. In quel momento, Éomer si mosse e il piccolo ricominciò a piangere.

“Tieni” mi disse precipitosamente mio marito, porgendomi il neonato.

“Ma come è pauroso, tuo padre,” commentai  rivolta a nostro figlio. Éomer mi scoccò un’occhiataccia.

“Non gli parlare in questo modo di me.”

“Scherzavo!”

“Il bambino non può sapere se scherzi o no.” Ma Éomer non era più serio. Si chinò a darmi un bacio sulla guancia, uno di quei gesti rari nei suoi modi. “Sei stata bravissima, Lothi. Immagino che ora sarai esausta, ma quando ti riprenderai avverrà la celebrazione del riconoscimento e dell’assegnazione del nome. Lo sai che non gradisco molto le cerimonie, ma questa ha molto valore presso il mio popolo.”

“Che nome gli daremo?” domandai, sfiorando con tenerezza la testa del piccolo. “Ti piacerebbe Galador? Era il Mezzelfo che diede origine alla stirpe dei Principi di Dol Amroth.”

“Non è giusto che il futuro Signore del Mark porti un nome straniero. L’appellativo ufficiale dev’essere tipico di queste terre, poi gli potrai dare un secondo nome, come preferisci.” rispose Éomer.

“Capisco. E quale nome avresti scelto?”

“Élfwine. E’ un nome regale, e ora come mai è adatto a un Signore del Mark.  Sei d’accordo?”

“Élfwine…che cosa significa?”

“Non capisci? Élf nella mia lingua vuol dire ‘Elfo’, wine ‘amico’ ma è anche la parola che spesso usiamo per i nostri cavalli, un suffisso che si ritrova spesso nei nomi nella Lingua del Mark. Quindi, all’incirca, ‘amico degli Elfi’ è il significato di questo nome.”

“Ti do il mio consenso, sebbene preferisca Galador.” Benché il nome mi onorasse, perché certamente Éomer aveva tenuto conto, nello scegliere, non solo il suo rinnovato rispetto per Galadriel e gli altri Eldar, ma anche il sangue elfico che scorreva nelle vene mie e quindi di suo figlio, non mi piaceva che così poco dopo la sua nascita, la mia creatura venisse estraniata da me, già venisse considerata prima come erede al trono e solo in secondo luogo come mio figlio.

“Ti prometto che se avremo ancora un figlio maschio, lo potrai chiamare così. Il nome non mi dispiace, non è adatto a un Re di Rohan, ma per il nostro secondogenito andrà benissimo.”

 

Il Signore di Dunclivo, Erkebrand Maresciallo della Marca Occidentale, Gamling, Derfalec Capitano dei Cavalieri di Acquaneve, Léothod di Estmnet, Farkrélf dell’Ovestfalda, Elfhelm Maresciallo della Marca Orientale, Melange e qualche altro nobile Cavaliere con la moglie attendevano nel salone. Indossavo una lunga veste blu notte, fra le braccia mio figlio, ancora per poco senza nome e senza eredità, dormiva placidamente.

Éomer mi aveva spiegato che era necessario che il principe ereditario venisse riconosciuto dal padre alla presenza dei nobili più importanti. Ero d’accordo, anche perché pure a Dol Amroth era tradizione che il padre riconoscesse il figlio alla presenza di un ristretto pubblico. Se i genitori del neonato erano di ceto medio o basso, attendevano alla cerimonia i familiari e qualche amico; se il bambino proveniva da una famiglia nobile o da quella reale, presenziavano le autorità dei dintorni o del regno, in modo che il piccolo venisse accettato come successore del padre. Mi ricordavo di quando era nato Fetrales: avevo visto di rado il palazzo reale più affollato. Era venuto perfino Denethor il Sovrintendente da Minas Tirith, con il figlio maggiore Boromir, poco più grande di me. Sorrisi nel rammentare quei momenti lontani, avvolti in una luce di benevola tenerezza. Serbavo ancora il ricordo della prima infatuazione che quell’avvenimento mi portò, l’ammirazione e il rispettoso affetto che mio cugino mi ispirava. Mathrel, che all’epoca aveva solo quattro anni, lo seguiva dappertutto, con sommo sdegno di Denethor; io invece aspettavo con ansia la sera, quando noi bambini cenavamo insieme in una saletta attigua a quella dove si riunivano gli adulti. Dopo aver mangiato, io e Boromir ci sedevamo sui gradini ad aspettare che agli adulti fosse servito il dolce, in modo da riceverne un poco anche noi. Per ingannare il tempo, mio cugino mi raccontava delle sue lezioni di scherma e di tiro con l’arco, del galoppo sfrenato intorno alla città, delle splendide armi che suo padre gli regalava.

“Capisci, cuginetta, io un giorno sarò un grande guerriero e diventerò il Sovrintendente di Gondor. Pensa, sarò più potente di tuo padre!” concludeva orgoglioso. Ai miei occhi di bambina, quel ragazzo grande, bello e affascinante, con un glorioso futuro davanti a sé, era quanto di meglio si potesse desiderare.

Ricordare Boromir mi cagionava un dolore nostalgico. 

 

Affidai mio figlio alla balia, Calfwen, e mi diressi verso il salone al fianco di mio marito. Quando entrammo tutti si alzarono, e rimasero in piedi finchè Éomer non prese posto sul trono e io nel piccolo scranno scolpito a fianco.

Una piccola cesta intrecciata era posata davanti ai nostri piedi. Ristabilitosi il silenzio, entrò Calfwen, che depose nostro figlio nella cesta. Era questo il momento più importante della cerimonia: se il padre sollevava il piccolo, lo riconosceva e lo accettava all’interno della famiglia, se lo lasciava piangere nella cesta, significava che il bambino era il frutto di un adulterio o comunque non era degno di essere ammesso nella società. Era il fato più terribile che potesse capitare a un neonato, poiché lo privava di ogni diritto e perfino dello stato di uomo libero. Per un angoscioso secondo provai la paura, irrazionale e del tutto infondata, che Éomer non avrebbe raccolto suo figlio, poi scossi impercettibilmente la testa, irritata dal mio terrore insensato.

Éomer si alzò e si chinò a prendere in braccio il neonato, che piagnucolava sommessamente.

“Io, Éomer figlio di Éomund, Signore del Mark, dichiaro che questo bambino, la cui madre è la mia sposa Lothíriel figlia di Imrahil, è mio figlio legittimo. Egli sarà chiamato Élfwine. In quanto mio primogenito, lo nomino erede al trono e futuro Signore del Mark. Giurate voi, nobili del mio regno, di essere fedeli a mio figlio come lo siete a me e come lo siete stati a coloro che mi hanno preceduto su questo trono?”

“Giuro, per me e per i miei soldati.” disse il Signore di Dunclivo, il primo della fila, inginocchiandosi.

“Giuro, per me e per coloro che sono sotto il mio comando” ripetè Erkebrand, Maresciallo della Marca Occidentale.

“Giuro, per me e per i miei Eorlingas.” Fu la volta di Gamling.

“Giuro, per me e per i miei Cavalieri.” assentì Derfalec, Capitano dei Cavalieri di Acquaneve.

“Giuro, per me e per la gente delle mie terre.” dichiarò Léothod di Estmnet.

“Giuro, per me e per coloro che si rimettono alla mia autorità.” affermò Farkrélf dell’Ovestfalda.

“Giuro, per me, per la mia éored e per tutti i Cavalieri del Mark.” concluse Elfhelm, Maresciallo della Marca Orientale.

 

 

Salut a tout le monde!

Finalmente è nato l’erede al trono, il nostro bel principino Elfwine. Che ne dite? Io gli voglio già così tanto bene!!

Per spoilerare un po’, godetevi questo capitolo di pace familiare, perchè le cose stanno per cambiare...

Come sempre, grazie mille a tutti coloro che seguono le vicende di Lothiriel e Eomer, e specialmente alle mie adorate Thiliol, Destiel_Doped, Silmarien, Alabaster, Black Moody, Lexis e Sesshy94.

Un bacio grandissimo alle dolcissime persone che hanno recensito la mia sorellina Lauredol, è stata felicissima, non so come ringraziarvi per averla resa così contenta.

 

A presto

Elothiriel

 

 

 

 

  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Elothiriel