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Autore: Lela White    13/11/2011    12 recensioni
A volte è molto più facile scappare. A volte, è l’unica possibilità che ci si presenta. A volte la vita ti mette davanti a l’unica eventualità che non puoi sopportare e tutto diventa semplicemente troppo doloroso…
Michela è una studentessa universitaria, semplice, dolce ed ingenua. Alessandro è colui che c’è sempre stato, il suo migliore amico, che la sempre protetta da tutto, tralasciando l’unico, imprevedibile pericolo, se stesso! Il loro è un legame possessivo, completo, disarmante, che li lascia entrambi persi di fronte l’inevitabile. Nulla però è scontato, non lo sono loro…non ne sono capaci e quando Michy fugge…tutto cambia!
Una storia narrata tra presente e passato, perché nulla di adesso può essere spiegato senza ricordare ciò che erano stati, ciò che non sono più….ma cosa è accaduto? Non più quelli di ieri, ma solo quelli di oggi…
Può l’amicizia trasformarsi in amore? Può l’Amore trasformarsi in rabbia e dolore? E se tutto ciò per cui hai lottato, vissuto…sparisse portandosi via tutto, cosa faresti?
Dal capitolo 1-( “..perchè se l’amicizia è uno dei tesori più grandi, l’Amore è uno dei dolori più forti che una persona possa provare..”)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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fuga cap 13

Capitolo  13 

Fuga

Circeo

Estate  2007

Una ragazza con in dosso solo una maglia ed una tuta sgualcita, corre con tutto il fiato che ha in corpo, mentre la pioggia fa da sfondo al suo cuore confuso. Le scarpe si scontrano con il suolo bagnato, lasciando che l'acqua la schizzi sulle gambe. Svolta all'angolo della sua strada e l'attraversa saltando gli ostacoli che ha davanti, mentre il cuore pompa furioso e spaventato, incapace di capire ciò che gli sta accadendo. Un altro angolo, un altra via. Arriva alla terza casa sulla destra, quella con le mura gialline e la finestra del primo piano appena socchiusa. E' presto ma non importa, è come se fosse casa sua.

"Sono io, apri" urla la ragazza con il respiro accellerato.

I capelli le gocciolano sul volto ma non se ne accorge e quando la porta si apre, riesce a dire solo una frase.

"Ho fatto un casino".

Questo, è ciò che ricordo di quella mattina. 

Rivedo chiaramente me stessa di fronte a Gaia, spaventata come una bambina e bagnata come un pulcino. Ricordo la paura che mi aveva completamente invaso, impedendomi di capire ciò che stava accadendo.

"Dannazione" urlai frustrata mentre camminavo avanti ed indietro in camera di Gaia.

"Ehi, ma cosa succede? E perchè sei bagnata non vedi che piove?" chiese Gaia avvicinandosi.

Scostai la maglietta dalla vita e mi accorsi solo in quel momento di essere fradicia.

"Ho fatto un casino" ripetevo come una cantilena.

Gaia si avvicinò passandomi un asciugamano pulito e prendendomi per le spalle.

"Adesso, calmati e spiegami cosa succede".

Sospirai cercando di far calmare i battiti di quel cuore così confuso ed arrabbiato.

"Va bene, sto per dirti una cosa che ti sconvolgerà ma devi promettermi di dimenticartene appena te la dirò" dissi minacciandola con il dito indice.

Gaia sorrise dolce " Non vedo come questo sia possibile. Tu intanto dimmela e poi vediamo il da farsi."

"No!" urlai secca "E' proprio questo il problema, non c'è un da farsi, perchè questa cosa non avrà futuro. E' sbagliata!" 

Lei mi guardò senza continuare, sapendo che avevo solo bisogno di sfogarmi.

"Stamattina è successa una cosa strana...io... non credevo...non avevo capito che....oh dannazione! E va bene, ho baciato Alessandro!" dissi tutto d'un fiato cercando di rimangiarmi le parole e dando le spalle a Gaia.

Silenzio.

Ancora.

Sbuffai infastidita e mi voltai a guardarla.

Se ne stava tranquilla, seduta sul letto senza dare cenni di vita.

"Hai capito cosa ho detto?" chiesi.

Lei annuì, sorridendo.

"Si, stò solo aspettando il seguito."

"Perchè non mi sembri sconvolta, insomma guardami?" squittii. 

"Dimmi cosa è successo."

Sospirai sedendomi accanto a lei, iniziando a tamponarmi i capelli con l'asciugamano.

"Bè, ieri sera, quando sono tornata a casa, ho trovato Ale in camera mia. Stava dormendo e mi ha fatto prendere un colpo perchè non mi sono accorta di lui fino a che non ho acceso la luce. Quando l'ho visto, mi sono arrabbiata perchè entra sempre in camera mia senza bussare, insomma, quante volte gliel'ho detto? Comunque, ieri sera è stata una di quelle sere..." conclusi in un sussurro sentendo un magone in gola al solo pensiero.

"Che intendi?" 

"Aveva discusso ancora con Roberto e...bè ne porta, chiari segni in volto."

Gaia si alzò di scatto, infuriata.

"Lo detesto quando fa così. Mio zio ricorre alle mani per tutto e con Ale ci prova gusto perchè lui non si piega. Che rabbia, se fossi un uomo gliele darei io di santa ragione."

"Non sei l'unica, sono anni che sogno di ripagarlo con la stessa moneta. Sò che è tuo zio, ma lo odio per quello che fa a suo figlio".

Annuì girandosi e potei vedere i suoi stessi occhi diventare lucidi. Eravamo le sole, oltre Riccardo, a sapere cosa accadeva tra Alessandro e suo padre.

"Lui come sta?"

"Come il solito Ale. Sai che si chiude a riccio e ci scherza su. Ha detto il minimo indispenzabile per poi chiudere il discorso."

"Senti, scusa ma non capisco cosa centra con il fatto che vi siate baciati" commentò.

Scossi la testa con forza.

"No no no, noi non ci siamo baciati!"

"Ma sei hai detto..."

"..io ho baciato lui.... mentre dormiva. Non sò cosa mi sia preso ma ero così triste per lui. Voglio proteggerlo ma non sò come fare...insomma ero lì e lo guardavo dormire... e mi abbracciava, come sempre d'altronde, ed eravamo così vicini...io...io volevo stringerlo e lo accarezzavo...e... che ho fatto? Perchè?" dissi prendendomi la testa tra le mani.

Gaia si avvicinò abbracciandomi, cercando di calmare l'agitazione che stava tornando più forte di prima.

"Ascoltami, non è successo nulla, è una cosa bella non vedo dove sia il problema?"

Mi voltai sconvolta a guardarla.

"Cosa? Come fai a non vedere dov'è il problema? E' Ale, capisci? Il mio Alessandro, lo stesso che mi conosce da sempre, che mi vede come una bambina da prendere in giro. Lo stesso geloso e possessivo che ha pedinato Fabio per settimane, prima di lasciarmi uscire con lui. Che guarda male qualunque essere di genere maschile che si possa intrattenere con me!"

"E questo non ti fa sorgere qualche dubbio?" disse seccata.

Mi alzai di scatto scuotendo la testa.

"Non farlo, capito. Non cercare di trovare qualcosa dove...non c'è! Io sono come una sorella più piccola per lui... e lui è il mio migliore amico non c'è nulla di più!" dissi accorgendomi subito dopo di aver quasi urlato.

Gaia abbassò lo sguardo e sospirò.

"Senti, allora non vedo dove sia il problema. L'hai baciato ma lui dormiva. Fine della storia. Nessuno lo saprà mai." 

Aprii la bocca per replicare e la richiusi di scatto senza trovare nulla di sensato da dire.

"Quindi non devo preoccuparmi" affermai ma dal tono usato sembrava più una domanda.

"No, ti sarai fatta prendere dall'affetto che c'è fra di voi. L'hai visto indifeso ed è stato un gesto istintivo, da amica. "

Annuii convinta sorridendo timida.

"Giusto, una dimostrazione d'affetto!" commentai convinta della mia conclusione.

Gaia annuì dirigendosi verso lo stanzino e prendendo la valigia.

"Bene, dopo aver appurato che buona amica sei, possiamo passare alle valigie?"

Annuii pensierosa prima di voltarmi di scatto verso di lei.

"Credi che una settimana in vacanza insieme sia un problema?" chiesi di getto senza nemmeno accorgermene.

Lei mi guardò sorridendo sorniona, di fronte alla mia espressione spaventata.

"Certo che no, siete amici, non vedo dove sia il problema. Dimenticati del bacio, era solo una dimostrazione d'affetto, no?"

"Certo!"

"Bene"

"Bene"

Annuii ancora cercando di sorridere, avevo come la sensazione di essermi incartata con le mie stesse parole ma non capivo il perchè.

Gaia si voltò aprendo la valigia.

"Ah, Michy?"

"Si?"

"Anche se sei la mia migliore amica, io preferisco gli abbracci!".

Fortunatamente il temporale della mattina era stato passeggero. Il tempo di rinfrescare l'aria e lasciare quel profumo di erba bagnata tipico di quando tutto finisce e fummo liberi di partire.

Non avevo più visto Ale da quella mattina. Quando tornai a casa dopo un paio d'ore lui se ne era già andato, perciò sperai con tutta me stessa che non si accorgesse del mio turbamento mentre io, dal mio canto, facevo di tutto per non pensarci.

"Ehi, che fine hai fatto stamattina?" chiese Ale aiutandomi a mettere la valigia in macchina. 

Mi irrigidii di scatto cercando Gaia con gli occhi. 

"Sono uscita presto" commentai senza guardarlo.

"Perchè?"

Già, spiegagli perchè sei scappata correndo dalla tua stanza!

"Perchè.."

"Doveva aiutarmi a fare la valigia, sai che non sò mai cosa mettere" intervenne Gaia in mio soccorso.

La guardai e sorrisi ringraziandola mentalmente dopo di chè mi voltai verso di Ale che mi scrutava curioso e feci spallucce . "Sai come è fatta" aggiunsi con l'aria più innocente del mondo.

Riccardo ci raggiunse, dopo aver schioccato un bacio sulla guancia di Gaia. Erano entusiasti perchè potevano passare un pò di tempo insieme senza la supervisione del padre di Gaia, uomo a dir poco protettivo.

"Allora siamo tutti pronti?" annuimmo, prima di vedere la macchina di Stefano accostarsi alla nostra.

Eravamo un gruppo di otto persone, divisi tra le due Mini cooper di Riccardo e Stefano; io e Gaia, in macchina con Riccardo ed Alessandro, mentre Daniela ed Ilaria con Stefano e Davide.
I due piloti erano entrambi talmente innamorati di quell'auto che puntualmente, una volta sopra i sedili e accesi i motori, si sentivono come Dio pronti a gareggiare sul circuito di Monza. 

Così, dopo aver assistito all'ennesima discussione tra Ilaria e Davide su chi doveva stare davanti, aver inserito il cd "da viaggio" ed essersi muniti di un walky-talky per ciascuna autovettura, la nostra vacanza poteva avere inizio. Solo una cosa mancava.

"Ehi, fatevi sentire... Circeo?" urlò Ale sporgendosi dal finestrino.

"Circeoooo" urlammo tutti dalle macchine.

"Sarà una settimana indimenticabile" commentò accendendo la musica.

Già! Pensai.






Arrivammo circa verso le dieci di sera. Eravamo partiti tardi per aspettare Davide e Daniela che finissero di lavorare, ma quando ci ritrovammo di fronte a quella villa meravigliosa rimanemmo tutti a bocca aperta. Quella casa, valeva l'attesa.
Sulla parte alta del Circeo, verso il centro storico vi erano le case più belle che avessi ma visto. Ovviamente, anche la villa di Stefano era tra queste. Un cancello dalle mura alte celava al suo interno una varietà di fiori e piante da far invidia ad un giardino botanico. La stradina di ghiaia scricchiolava sotto le macchine mentre avanzavamo tutti in silenzio fino a fermarsi davanti un portone tutto di legno intarsiato, alto all'incirca come la facciata della casa. Ero assolutamente senza parole. Scendemmo dalle macchine in silenzio, non ero la sola ad essere sconvolta.

"Allora vi piace?" chiese Stefano sorridendo.

Scoppiammo tutti a ridere mentre Ale e Riccardo fischiavano eccitati.

"Voglio essere anch'io un figlio di papà" commentò Davide mentre tutti ridevamo.

"Sono contento che vi piaccia ma non è molto grande. Venite passiamo dal retro ".

Lo seguimmo pieni di valigie, buste per la spesa, borse per il mare. Ognuno aveva qualcosa in mano. L'entrata sul retro affacciava sul salone della casa e dopo aver acceso le luci, Stefano si voltò invitandoci ad entrare.
La casa era bella fuori come lo era all'interno, arredata con un gusto più moderno ma tutto dai colori chiari che ben si accostavano alle mille piante che si vedevano dal giardino.
"Ehi venite qui" disse Gaia.
Un terrazzo si ergeva sulla costa, dove brillavano le mille luci del porto in lontananza e la luna proprio di fronte a noi.
"C'è una vista spettacolare!" commentai.

Il padrone di casa accese le luci nella cucina di fianco al salone e battè le mani per attirare l'attenzione.
"Allora, sopra c'è la zona notte con le camere da letto. Sono quattro matrimoniali quindi dobbiamo accoppiarci. Ognuno scelga quella che vuole"

Andai verso la mia valigia e per la prima volta pensai al problema letto. Gaia sarebbe stata con Riccardo perciò mi voltai verso Daniela.
"Non ci provate. Io non voglio dormire con quello sfigato" disse Ilaria prendendo Daniela per un braccio ed indicando Davide.
Mi voltai e scoppiammo a ridere. Quei due erano come cane e gatto.

"Non per offendere ma io voglio dormire comodo, perciò me ne vado con la nana" disse Ale togliendomi la valigia dalle mani.
Rimasi senza parole per un secondo di troppo, giusto il tempo di fargli salire per le scale che mi ritrovai a corrergli dietro.
"Ehi e chi lo dice che voglio dormire con te?" chiesi indispettita ed anche a dir poco agitata.

Alessandro non si voltò nemmeno ed entrò nell'ultima camera del corridoio, poggiando la mia valigia sul letto per poi andare ad aprire la finestra.
"Sto parlando con te" continuai imperterrita.
"Perchè non dormi bene con me? E poi dormiamo spesso insieme non vedo dove sia il problema" chiese con gli occhi da cucciolo.

Già, dove era il problema? Cos'era quel nodo alla bocca dello stomaco che mi impediva di calmarmi?

Michela smettila! E' Alessandro, il tuo Ale!

"Si bè, è che potevi almeno chiedere" borbottai andando ad aprire la valigia.

"Dettagli, e poi non ti avrei mai lasciato dormire con quell'armadio di Stefano o Davide il mani lunghe"

"Guarda che ti abbiamo sentito" urlarono dalla stanza affianco, mentre scoppiammo tutti a ridere.

Mi voltai e mi accorsi di un altra porta.
"Ehi abbiamo anche il bagno privato!" commentai ad alta voce prima di voltarmi verso Ale.

"Che stai facendo?" chiesi intimorita.

Lui mi guardò sogghignando mentre si toglieva le scarpe per poi sfilarsi la maglietta velocemente, lasciandomi una chiara visuale del suo corpo scolpito.

"Ti conviene spogliarti...." Deglutii senza distogliere gli occhi dai suoi.
"...o correre" concluse in un attimo, prima di saltarmi addosso.

"Ahhhh noooo mettimi giu!!!".

Scoprii troppo tardi che la fantastica villa aveva anche una meravigliosa...piscina!

Si, la vacanza era iniziata.

****************

Estate 2010

Era tardi ma non riuscivo a prendere sonno. Sicuramente l'emozione di ritrovarmi di nuovo in quella casa da fiaba, mentre Lui dormiva sotto il mio stesso tetto, non mi aiutavano a coinciliare il sonno.

Tutti invece sembravano essere felici di trovarsi li. Gaia e Riccardo avevano passato la giornata a rincorrersi con gli occhi e mi ero ripromessa che prima di ripartire avrei fatto di tutto per farli tornare insieme. Erano fatti per stare insieme.

Alessandro era stato l'unico ad essere taciturno. Naturalmente, come immaginavo, non mi aveva rivolto ne la parola ne uno sguardo. Il tutto era reso ancora più difficile dal fatto di trovarmi di nuovo lì con lui.  La mia mente riceveva continui flashback di noi due insieme. La prima sera mi aveva scaraventato in piscina vestita e poi eravamo stati raggiunti dagli altri. Ricordai come ogni suo gesto fosse rivolto a me, sembravamo due calamite attratte dalla stessa energia e se ci trovavamo nella stessa stanza finivamo inevitabilmente per punzecchiarci, sorriderci, scherzare...l'importante era stare vicini. Non mi ero mai accorta di quanto anche il mio corpo si fosse abituato al suo, sentirlo al mio fianco mi faceva stare bene, era come se non avessi avuto bisogno di nient'altro. Ed ora...tutto era sparito ed io avevo la continua sensazione che mi mancasse l'aria nei polmoni.

Finirà mai questo dolore?

Con i piedi nell'acqua della piscina, disegnavo piccoli cerchi, sospirando e cercando di trattenere tutte le lacrime che quei ricordi suscitavano. Cosa stavo facendo? Perchè ero lì? Perchè avevo accettato anche se sapevo quanto mi avrebbe distrutto?

Domande, sospiri e ancora domande. In attesa che qualcuno mi rispondesse, che facesse smettere quel dolore.

Un rumore alle mie spalle mi fece voltare spaventata.

"Chi è?" chiesi con la voce che tremava.

Gli occhi corsero verso il viso dolce e bellissimo di Ale che mi guardò sorpreso e subito dopo spaventato, indietreggiò di un passo voltandomi le spalle. Se ne stava andando.

"Ti prego, non andare" sussurrai d'istinto.

Vidi le sue spalle irrigidirsi. Si fermò e tornò a voltarsi lentamente, mentre trattenevo il respiro davanti a quella muta risposta. 

Era a petto nudo, solo con un pantalone della tuta ed illuminato dalla luna non mi sembrò mai così bello.

Mise le mani in tasca ed alzò appena lo sguardo versa l'acqua senza mai incrociarlo con il mio. Sospirai con il cuore che iniziava una corsa senza tempo e tornai a giocare con i miei piedi nell'acqua, cercando di non fare nulla di avventato che potesse farlo fuggire.

Lo sentti muoversi e trattenni il respiro, quando mi accorsi che si sedette al mio fianco.

Dì qualcosa! Mi ammonii.

"Non riesci a dormire nemmeno tu?" chiesi in un sussurro cercando di riconoscere quella voce spaventata. Non poteva essere la mia!

Non rispose ma vidi un leggero movimento del capo ed un improvvisa voglia di voltarmi e stringerlo si impadronì di me, tanto che dovetti sforzarmi con tutta me stessa per non farlo.

Ma stavo esplodendo per quella vicinanza e non riuscii a controllarmi.

"Ale ascolta io..." 

"Non voglio parlarne" mi interruppe freddo.

Le lacrime tornarono prepotenti a spingere per venire fuori. Non riuscivo a sopportare di vederlo così, era una lenta agonia che mi stava torturando.

Tirai su con il naso cercando di calmarmi.

"Credi che potremmo mai sistemare le cose tra di noi? " chiesi senza neanche rendermene conto.

E' questo che vuoi Michy? Non sei fuggita via da lui?

Ale non rispose subito e credetti non avrebbe mai risposto alla mia domanda.

"Perchè sei tornata, Michela?" chiese serio, chiamandomi per nome. Non era mai accaduto!

Balbettai per qualche secondo, cercando la risposta giusta da dire. Cosa intendeva?

"Non sono tornata perchè volevo rovinarti la vita, o tormentarti per tutto quello che è accaduto. Mio padre si è sentito male ed io dovevo tornare, capisci ? Io mi chiedevo solo se, un giorno, le cose saranno diverse...perchè...perchè...io non..." cercai di parlare ma non riuscivo a trovare un senso logico a quello che dicevo.

Ale si alzò di scatto e mi interruppe.

"Ti sei risposta da sola" disse voltandosi.

Mi alzai anch'io confusa.

"Che vuoi dire? Parlami?" 

Ale si fermò a guardarmi per un attimo che mi sembrò un eternità. Gli occhi divennero come smeraldi liquidi ed il suo viso si addolcì per poi rattristarsi ancora.

"Non sei tornata per me, Michy. Se tuo padre non si fosse sentito male, non saresti mai tornata" disse serio lasciandomi senza parole.

Il cuore si fermò, stretto in una morsa di ghiaccio.

"Non hai bisogno di me. Non hai mai avuto bisogno di me!" e se ne andò... portandosi il mio cuore con se.

Volevo solo piangere e fu ciò che feci per tutta la notte.

***********************************

Ok io sto piangendo davvero, sono una sciocca lo sò, ma mi emoziono che ci posso fare???

Allora che ne pensate del capitolo? fatemi sapere!!! è stato difficile per me da scrivere perciò su...ditemi pure..sono impaziente!!!

Devo scappare perchè è tardissimo perciò RINGRAZIO tutte voi che mi recensite, seguite, coccolate....insomma Grazie, grazie, grazie davvero!!!

Un abbraccio ed una buona domenica,

Lela


   
 
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