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Autore: Lela White    06/12/2011    20 recensioni
A volte è molto più facile scappare. A volte, è l’unica possibilità che ci si presenta. A volte la vita ti mette davanti a l’unica eventualità che non puoi sopportare e tutto diventa semplicemente troppo doloroso…
Michela è una studentessa universitaria, semplice, dolce ed ingenua. Alessandro è colui che c’è sempre stato, il suo migliore amico, che la sempre protetta da tutto, tralasciando l’unico, imprevedibile pericolo, se stesso! Il loro è un legame possessivo, completo, disarmante, che li lascia entrambi persi di fronte l’inevitabile. Nulla però è scontato, non lo sono loro…non ne sono capaci e quando Michy fugge…tutto cambia!
Una storia narrata tra presente e passato, perché nulla di adesso può essere spiegato senza ricordare ciò che erano stati, ciò che non sono più….ma cosa è accaduto? Non più quelli di ieri, ma solo quelli di oggi…
Può l’amicizia trasformarsi in amore? Può l’Amore trasformarsi in rabbia e dolore? E se tutto ciò per cui hai lottato, vissuto…sparisse portandosi via tutto, cosa faresti?
Dal capitolo 1-( “..perchè se l’amicizia è uno dei tesori più grandi, l’Amore è uno dei dolori più forti che una persona possa provare..”)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FUGA CAP 14

FUGA

CAPITOLO 14

 

 Raccontarsi

 

 

ESTATE 2007

 

 

La prima notte trascorse lenta nella villa. Le risate, gli scherzi, le battute assurde, avevano riempito rapidamente le fresche mura, rendendo la serata interminabile e  tutti,  nonostante la stanchezza, ci rifiutammo di andare a dormire. Ovviamente però, il sonno, appena prima dell’alba ci sconfisse e cademmo addormentati nel salone.

 

Un cinguettio unito al chiacchiericcio di bimbi e mamme, proveniente dalle finestre aperte, mi svegliò. Aprii appena un occhio cercando di capire dove mi trovassi e vidi un mento coperto da una leggera e chiara peluria. Scesi con gli occhi verso il pomo d’Adamo per poi risalire veloce sino alla bocca. L’incrinatura del collo non mi permetteva di alzare la testa senza spostarmi direttamente e rischiare di svegliare il mio cuscino personale, ma sapevo già chi fosse.

Per la seconda volta in due giorni mi ero svegliata tra le sue braccia, non che fosse una cosa così inusuale ma tutto stava assumendo un significato diverso, che volessi ammetterlo o meno, mi piaceva essere abbracciata da lui. Un piacere del tutto lontano dall’essere platonico…

In quel momento, di nuovo, con la stessa curiosità, i miei occhi si fissarono sulle sue labbra, morbide, rosa, che si schiudevano appena respirando dolcemente sulla mia pelle.

Rabbrividii mossa nuovamente da una strana emozione…desiderio e prima di fare ancora lo stesso errore, mi allontanai leggermente alzandomi dal suo petto. Senza soffermarmi sul viso di Ale, sapendo già quanto l’avrei trovato tenero ma dannatamente bello, mentre dormiva, mi voltai cercando di capire dove fosse il resto della truppa. Scoprii di aver passato quelle poche ore di sonno, sul pavimento ma non mi sentivo stanca ne dolorante, merito di Ale, sicuramente.

Mi misi a sedere lentamente, mentre capii che tutti dormivano.

Gaia, era in una posizione, all’apparenza scomodissima, tra Riccardo ed Ilaria che si stendeva verticalmente, con la testa sulla schiena di Davide che a sua volta condivideva un cuscino del divano con Stefano. Poi vi era Daniela, appoggiata ad una spalla di Stefano che allungava le gambe verso Alessandro e per ultima io. Forse per questo avevo dormito comoda, ero l’ultima di quella lunga catena e per di più, decisamente più piccola di corporatura, mi adattavo perfettamente al fianco di Alessandro.

Gli occhi tornarono a lui e… come immaginavo, lo trovai maledettamente bello!

“Giorno” biascicò ad occhi chiusi.


Sussultai appena sentendo la sua voce. Non mi ero accorta si fosse svegliato.

 
“Scusa, non volevo svegliarti” risposi sussurrando per non svegliare gli altri.

 
Mi alzai cercando di far piano e mi diressi in bagno.
Avevo il viso stravolto dalle poche ore di sonno ed i capelli arruffati, cercai quindi, di migliorare l’impossibile e dopo essermi rinfrescata con dell’acqua ed aver legato i capelli decisi che avevo davvero bisogno di un caffè.

Mi diressi in cucina, senza fare troppo rumore e trovai Alessandro intento a versare il caffè nelle tazzine.

“Ehi ti sei alzato?”, chiesi sedendomi al suo fianco.

“Già, ormai ero sveglio”.

“Colpa mia?” chiesi portando il caffè alle labbra.

Ma lui fece spallucce sorridendo appena, mentre eseguiva i miei stessi movimenti.

“Veramente, ho sentito come se mi avessero tolto un peso dal petto” commentò.

“Come?”

“Già, sarà per il tuo testone” disse ridendo.

“Io non ho il testone!” squittii arrabbiata.

Ale scoppiò a ridere e mi mise un dito sulle labbra.

“Non urlare o sveglierai tutti!”

Lo guardai, per un attimo intimorita dalla sensazione di calore che avevo percepito sulla bocca, ad un suo semplice contatto. Abbassai gli occhi, timorosa che potesse capire il mio turbamento e mi limitai a borbottare tra me.

“Non ho il testone!”.

Vidi con la coda dell’occhio le labbra di Ale alzarsi appena all’insù per poi tornare a sorseggiare il suo caffè.

Rimanemmo in silenzio per alcuni minuti, sembravamo entrambi persi in pensieri lontani o almeno io lo ero sicuramente. Era strano come la mia mente si soffermava in tanti piccoli dettagli che fino a poco tempo prima davo per scontati; la bellezza di Alessandro, per esempio, era sempre stata lì, davanti a me. Lo avevo visto in mille situazioni diverse ma ero sempre stata consapevole di...lui!

In quei giorni, però,  il mio stesso corpo mi stava dando risposte diverse  da quelle che credevo. Quando era accaduto? Quando era cambiato tutto?
Insomma, era come se ci fosse uno stretto legame tra il mio cuore e la mia testa ma in quel momento non stessero collaborando. Era come se la testa rispondeva alle mille domande che mi ponevo ma il mio cuore cercava continuamente di smentirle.

E quando un sorriso diventa una morsa allo stomaco, quando…

“Che c’è?” chiese Ale all’improvviso.

Sussultai alzando gli occhi spaventata.

“Niente ero sovrappensiero”.

“Lo vedo, è per questo che te l’ho chiesto” disse muovendo gli occhi verso di me come per analizzarmi meglio.

Sentii il viso andarmi a fuoco e mi maledii in tutte le lingue per non riuscire a nascondergli nulla.

 Quando…

“Ma niente, niente, sai che di prima mattina mi perdo in concetti inutili” .

Quando… ci si nasconde da quegli stessi occhi che ti hanno guardato da sempre,  cosa vuol dire? A chi si deve dar retta? Alla mente o al cuore?

Non ne avevo idea, seguii solo l’istinto. E lo feci per tutta la vacanza.

 

“Tu invece?” esordii cercando di cambiare argomento.

“Io cosa?”

Presi un nuovo respiro, come per darmi il coraggio di guardarlo.

Dannazione Michy ma che ti prende? Non riesci nemmeno più a parlargli? Pensai arrabbiata.

Mi sforzai, e tornai con gli occhi su di lui.

“So che preferisci far finta di nulla ma ora siamo soli e sai che puoi dirmi tutto, perciò mi racconti cosa è accaduto con tuo padre?” chiesi dolcemente.

Ale strizzò gli occhi, prese un altro sorso di caffè e tornò a guardarmi.

“Non c’è bisogno che ti spieghi il motivo. E’ sempre la stessa storia, non ci capiamo, siamo diversi, completamente diversi e lui quando si arrabbia… Stava per prendersela con Mirko e non potevo permettere che accadesse!”, disse cercando di trattenere la rabbia che gli sentivo nelle voce.

 

Mirko era il fratello più piccolo di Alessandro. A sedici anni, era un ragazzino dolcissimo che adoravo ma che non riuscivo a vedere molto spesso perché viveva con la nonna paterna. Frequentava una scuola di musica per giovani talenti e si era trasferito sin dal primo anno, quando ne aveva solo quattordici,  per poter  seguire tutti i corsi nella parte Nord di Roma senza dover fare avanti ed indietro da casa sua.

A volte, però, tornava a casa per un paio di giorni, più per stare con Ale che con il padre.

La scuola, era quindi, la motivazione ufficiale ed Alessandro aveva insistito tantissimo per convincere il padre a lasciare che Mirko seguisse i suoi sogni ed ovviamente se ne era preso tutta la responsabilità, diventando l’unico figlio che doveva seguire le sue orme.

Lo guardai e mi avvicinai istintivamente abbracciandolo, lui si irrigidì appena, come sempre gli risultavano strani i gesti d’affetto, ma poi mi fece spazio sotto il suo braccio.

Rimanemmo in silenzio alcuni minuti, mentre Ale continuava a darmi piccoli baci sulla fronte come per calmarsi. Io mi godetti quell’intimità ma una parte di me non riusciva a smettere di pensare a quanto dovesse essere difficile la vita di Alessandro e di cercare un modo o una soluzione per poterlo aiutare.

“A cosa pensi ora?” chiese dolcemente.

“Posso farti una domanda un po’ personale?” chiesi di getto.

“Certo”

Presi un respiro e lo guardai negli occhi per cercare di scorgere la sua risposta ancora prima gli desse voce.

“Perché tuo padre reagisce sempre in questo modo?”.

 
Ale mantenne lo sguardo fisso su di me senza darmi nessun segno di vergogna o timore e ciò mi fece piacere.

“Perché assomiglio a lei” rispose semplicemente.

Corrugai la fronte confusa, non era esattamente la risposta che mi aspettavo.

Lui sorrise della mia espressione buffa e continuò : “ mia madre”.

Mi alzai improvvisamente come per drizzare le orecchie. Non avevamo mai parlato molto di sua madre.

 
“Non ti ho mai fatto vedere nessuna sua foto ma…beh con gli anni sono cresciuto e ti posso assicurare che sono la sua fotocopia, al contrario di Mirko che è uguale a nostro padre. Ecco il motivo. Con me, ha sempre davanti gli occhi l’immagine della donna che lo ha lasciato” disse sorridendo amaramente e anche se cercò di mascherare il suo risentimento capii che non ne era immune.

“Ti manca?” chiesi guardandolo.

Ale si guardò intorno e sorrise di sbieco stringendosi nelle spalle.

“Me ne sono fatto una ragione ormai. Mi ha lasciato che avevo quattordici anni e per quanto mia padre sia uno stronzo è l’unica famiglia che mi sia stata sempre vicina, al contrario di lei. Non so cosa gli abbia fatto, capisco che la vita con lui non deve essere stata una passeggiata ma perché chiudere tutti i ponti anche con me e Mirko? Lui aveva appena sei anni e ormai quasi non se l’ha ricorda più. L’unica cosa che ci ha lasciato è il talento per la musica a mio fratello e gli occhi verdi a me”, concluse cercando di riderci su.

“E non dimentichiamo la mia incredibile bellezza” aggiunse facendomi l’occhiolino.

Io ero rimasta ad ascoltarlo in silenzio, senza smettere di guardarlo, sentendo il cuore battere all’impazzata fino a scoppiarmi nel petto e non riuscii a trattenermi.

Mi lanciai di nuovo tra le sue braccia, stringendolo con tutta la forza che avevo e trattenendo le lacrime di fronte a questo dolcissimo ragazzo che rimaneva un mistero per molti ma il regalo più grande per me.

“Sei un bravo fratello” sussurrai sul suo collo, mentre sentivo due braccia avvolgermi la vita, ricambiando la mia stretta.

“Tu..tu ti preoccupi sempre  per gli altri, per me, per Mirko ed invece…chi si preoccupa per te?” dissi e mi accorsi troppo tardi della mia voce, rotta dall’emozione.

Lo sentii respirare tra i miei capelli mentre sussurrò : “Tu Michy. Sei tu, sei la mia Certezza, ricordi?”.

 
**********************************

 

La notte era passata, mentre io non avevo smesso mai di piangere. Non ero tornata nemmeno in camera, ero semplicemente rimasta fuori rannicchiata sul dondolo a guardare le stelle e cercare di capire dove avessi sbagliato in tutti quegli anni, ma le risposte non arrivarono. Ci eravamo amati, di un amore fraterno che per me poi era cambiato ma sempre di amore si trattava.

Allora perché poi ci eravamo fatti così male e ancora ce ne stavamo facendo?

In quei due anni mi ero più volte costretta a guardare avanti, ed anche se era una cosa che dovevo fare e rifare più volte ogni giorno, avevo iniziato a convivere con quella presenza nel mio cuore. In quel posto però, mi accorsi di come le mie difese stessero iniziando a cedere davanti i ricordi di quell’estate.

Li vedevo e rivivevo ancora ed ancora, come una vecchia videocassetta che finisce  ed inizia daccapo, ininterrottamente.

C’ero io, e la paura per la scoperta di quel nuovo sentimento.

C’era Ale, e la sua più innocente e sconvolta espressione di stupore, di fronte  alle  mie parole.

E poi rabbia, dolore, lacrime ed ancora dolore. Un male straziante e disarmante che mi lasciò sola ed indifesa in quella che doveva essere la nostra vacanza più bella e che invece divenne la fine di tutto.

Mi sentii tradita, nel cuore e nell’anima. Tradita dalla persona che amavo di più e non seppi affrontarlo, fu semplicemente…troppo!

 

“Ehi ma sei già sveglia?”, una voce mi fece voltare verso lo sguardo curioso di Stefano.

“Non hai una bella faccia, stai bene?”, continuò avvicinandosi preoccupato.

La mia mente ancora annebbiata e stanca per la nottata insonne e per le lacrime versate, ci mise qualche secondo a capire la sua domanda.
Scossi la testa, abbassando lo sguardo e cercando di ritrovare la voce. Stefano  dovette capire il mio tentativo, perché si avvicinò in poche falcate e mi strinse fra le braccia.

“Vieni, entriamo, ho fatto il caffè” disse.

“Non mi va di entrare, sto bene qui” dissi rabbrividendo.

“Stanno ancora tutti dormendo, non preoccuparti e poi hai bisogno di qualcosa di caldo sei gelata”, insistette avviandosi verso l’interno senza smettere di stringermi.

 

 

 

“Meglio?” chiese seduto al mio fianco, dopo avermi preparato la colazione ed avermi  guardato mangiarla, senza dire una parola.

Il latte caldo insieme ad una bella tazza di caffè, mi avevano calmato abbastanza da affrontare meglio un discorso. Dimenticai perfino che al piano di sopra lui stesse ancora dormendo e che sarebbe sceso prima o poi.

“Si grazie, molto meglio” risposi sorridendo e cercando di farlo al mio meglio.

“Come mai già in piedi?” chiesi.

“Sai nei Parà non è che si dorma fino alle dieci. Ormai è un abitudine. Tu piuttosto, vuoi dirmi perché ti ho trovata in giardino, alle sette del mattino, congelata e con la faccia che sembravi uno zombie?” disse guardandomi negli occhi.

Io abbassai lo sguardo e feci spallucce.

“Non riuscivo a dormire. Tutto qui”

“Tutto qui”, ripeté.

“Già”.

“E quindi non c’entra nulla il fatto che il mio caro compagno di stanza mi abbia tenuto sveglio tutta la notte, sbuffando come un treno e che finalmente sia crollato solo qualche ora fa?”.

Mi voltai di scatto incrociando i suoi occhi. Qualcosa…proprio lì,  più giù nel petto, nel profondo della mia anima, in quel cuore che da tempo credevo spento, si accese.

“Già”, ripeté.

Sentivo il sangue tornare in circolo, come se sapere che anche Ale avesse passato la notte sveglio mi avesse rincuorato, ed in certo senso fu così. Forse, nonostante l’impressione di infischiarsene di tutto, di me, forse…

No, non volevo ricadere in mille congetture che mi avrebbero solo fatto del male.

“Abbiamo parlato o meglio, ci abbiamo provato ma lui mi odia e quindi non c’è  nulla da dire”, dissi.

Stefano mi guardò e sputò fuori l’aria come se si stesse trattenendo dal dire qualcosa di sbagliato, ma non resistette.

“Stronzate!”

Lo guardai confusa.

“Si, hai capito bene. Quelle che dici sono solo stronzate. Il fatto che ti odi è da escludere. E’ arrabbiato, ferito e sappiamo entrambi quanto sia orgoglioso”.

Sbuffai e sbattei la tazza sul tavolo facendo uscire del caffè dal bordo e   sporcandomi. La calma stava svanendo di nuovo forse perché era solo apparenza.

“E’arrabbiato? Ferito? Quando finirà la mia condanna? Sai, anche il peggior criminale ha un processo ed una sentenza, ma lui non mi permette nemmeno di spiegare. Mi ha già condannato. Ed io allora cosa dovrei dire? Tutto quello che ho fatto è stato una conseguenza delle sue azioni, questo sembra che lo abbiate dimenticato tutti, lui per primo!” dissi furiosa.

Ci guardammo negli occhi, Stefano mi studiò ed annuì appena, mentre io cercavo di non scoppiare a piangere di nuovo.

“Lo so, o meglio so qualcosa. A quanto pare nessuno dei due si è mai deciso a spiegare cosa sia accaduto quell’estate”.

 Mi voltai di scatto impaurita.

“Sta tranquilla nessuno sa i dettagli e ci ha mandato ai matti parecchio il fatto  di   non sapere nulla. Gaia e Riccardo ne sanno qualcosa”.

“Che vuoi dire?”.

Stefano sospirò ed allontanò lo sguardo, stropicciandosi il viso con una mano. Sembrava stanco, forse aveva davvero passato la notte in bianco.

“Beh, quando sei sparita, nessuno sapeva niente. Alessandro sembrava impazzito e lasciami dire che ti ha cercato ovunque, è andato anche a casa di tua zia nelle Marche visto che i tuoi dicevano ti fossi trasferita lì, perché tua zia non stava bene…”

Abbassai gli occhi imbarazzata, era la scusa che avevo supplicato ai miei di dire, mentre rimasi per settimane rintanata in casa mia, nella camera degli ospiti.

“Immagino non ci sia mai stata una zia malata”.

Scossi la testa senza guardarlo.

“Comunque, tu rispondevi raramente alle sue chiamate e quando lo facevi eri sempre di fretta. Alessandro aveva capito che qualcosa ti aveva turbato”.

“Tzè” commentai

“Cosa?” chiese curioso.

“Non so quanto sai di questa storia ma ti assicuro che ero più che turbata e  che  lui  lo sapeva benissimo” dissi sprezzante.

Stefano non parlò perciò gli feci segno di continuare aggiungendo : “ma cosa c’entra questo con Gaia e Riccardo?”

“C’entra che Gaia fosse l’unica a sapere dov’eri ma non disse nulla. All’inizio ha giurato di non sapere nulla ma il fatto che non si –preoccupasse- così tanto come ci si aspetterebbe in una situazione del genere, ci ha insospettiti. Primo fra tutti  Alessandro. Insomma la conosci Gaia, avrebbe chiamato la Farnesina, l’esercito o  il Presidente per trovarti, anche se i tuoi avessero continuato a dirle di non farlo!”

Annuii sorridendo. Si, Gaia ne era capace.

“Beh quando Alessandro ha capito che lei stava nascondendo la verità si è infuriato. Ha cercato di convincere Riccardo a parlarle ed alla fine lei ha ceduto. Me lo ricordo perché ero tornato in licenza ed eravamo tutti a casa mia. Alessandro era tornato quel giorno dalle Marche e Riccardo lo aveva accompagnato, quando entrarono in casa Ale si avventò contro Gaia, dicendo che lei sapeva dove eri e che stava lasciando che impazzisse brancolando nel buio, senza nemmeno dire una parola. Anche Riccardo era arrabbiato, capimmo tutti che Gaia stava nascondendo la verità ed alla fine scoppiò piangendo, dicendo che eri partita per Londra e che le avevi fatto giurare di non dirlo a nessuno… I loro rapporti si incrinarono da allora.
Credo che Riccardo non gli abbia perdonato di essersi chiusa così tanto in se stessa e non riuscirono ad essere più quelli di prima”.

 
Strinsi gli occhi fino a farli bruciare, iniziando a tremare e respirare più velocemente.

“E’ stata tutta colpa mia!” sussurrai.

Stefano mi guardò e capì solo allora il significato delle sue parole.

“Cosa? No! No!”.

Scossi la testa, sentendo le lacrime arrivare.

“E’ tutta colpa mia, ho rovinato tutto! Tutto! Io le avevo chiesto…io non volevo…”

Stefano mi abbracciò stretta a lui.

“No! Shhh, non piangere. Non è colpa tua, tu le avevi chiesto un favore, stavi soffrendo e avevi bisogno di un appoggio. Sono loro che non hanno saputo gestire la cosa, probabilmente Gaia si è trovata in difficoltà ma sicuramente avevano altri problemi o la loro storia non sarebbe finita solo per questo”.

Scossi la testa e sospirai staccandomi da lui.
Ero triste, arrabbiata e volevo solo abbracciare la mia migliore amica.

“Hai ragione, non è solo colpa sua. Anche Alessandro ha la sua parte. Perché diavolo doveva prendersela con lei? E’ stata una mia scelta e Gaia non centrava nulla”.

Mi alzai andando verso il lavandino e mi sciacquai il viso con l’acqua fresca facendo respiri profondi e la rabbia mi aiutò a riacquistare lucidità.

“Risolverò questa cosa. Quei due sono fatti per stare insieme, basta guardarli. Prima che io riparta loro staranno di nuovo assieme, fosse l’ultima cosa che faccio!”

Stefano si voltò seguendo i miei movimenti con gli occhi per poi alzarsi e mettersi di fronte a me oscurandomi completamente la vista tanto era alto e grosso.

“Allora è così? Sei intenzionata ad andartene di nuovo?” chiese con voce diversa, quasi arrabbiata.

Sbattei le palpebre deviando il suo sguardo sentendomi un pulcino in gabbia.

“Non c’è motivo per cui io debba restare” risposi rassegnata.

Lui mi guardò intensamente e continuò ad avvicinarsi.

"E se te ne dessi uno?" 

Rimasi in silenzio. Stordita.

“O hai trovato qualcuno a Londra?” chiese con voce più arrogante.

Mi irrigidii sentendomi a disagio per quella vicinanza e quel cambio di discorso.

“Stefano ti prego non…”

Si avvicinò ancora mettendomi una mano sul fianco e stringendolo. Sentii il cuore scalpitare ma era per l’imbarazzo e la confusione del suo gesto, niente di più.

“Voglio sapere se stai con qualcuno, prima di fare qualcosa che desidero da tanto!” disse lentamente e sensuale.

Strabuzzai gli occhi, poggiando le mani sul suo petto e cercando di respingerlo ma era come marmo sotto la mia pelle.
Respirai malamente e confusa. Non capivo cosa stesse accadendo ma sapevo quanto fosse sbagliata quella situazione.

“Io…”

“Dimmelo”,  insistette.

“Io…io…no”, alzai gli occhi fissandoli nei suoi.

“Io…io lo amo ancora, lo amo probabilmente da sempre e  non ho mai smesso di farlo e  forse non lo farò mai. E’ parte di me e non posso dimenticarlo. Non si può scappare da ciò che si è…”

Sussurrai mentre le lacrime rigavano le mie guancie. Sentii una mano sfiorarmi una guancia ed il respiro caldo di Stefano tra i miei capelli.

“Brava la mia Michy!” disse spostandosi.

Alzai gli occhi di scatto, il tempo di vederlo muoversi scomparendo alla mia visuale e lasciare l’immagine di Ale che mi guardava sulla porta.

 

 ******************

Note cortissime perchè è già tardi, susate il ritardo ma sto studiando per un esame che...lasciam perdere... :D 

Spero vi sia piaciuto il capitolo si sono scoperte un pò di cose, i prossimi saranno tutti su questo ritmo :D

Volevo ringraziere tutte le ragazze che mi seguono e chi si ferma a recensire o anche chi legge soltanto, grazie!

Volevo ricordarvi un gruppo che ho aperto per le scrittrici emergenti di Efp fateci un salto 

GRUPPO "TUTTE PER UNA..."

Un abbraccio,

Lela

ps: non vorrei sembrare paranoica o assillante ma se crediate che la storia non vi stia più piacendo o non sò...vorrei saperlo per favore, non so se è la mia insicurezza ma..beh ...fatemi sapere :D

 

 

   
 
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