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Autore: Ely79    15/11/2011    1 recensioni
Neryon fa ritorno presso il suo clan dopo anni di esilio. Il mondo è cambiato per gli uomini e per i licantropi. E anche per uno come lui: un Senza Luna.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 7

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7


Ad un tratto, fra i grattacieli ultramoderni e le facciate di mattoni delle palazzine d’inizio secolo, si apre uno squarcio di verde. Un ritaglio di foresta, percorso da sentieri sterrati. Alberi e cespugli fanno da corona ad una montagna di granito che s’innalza al centro dell’area. Alla sua base si spalanca una grande chiazza nera. Molti licantropi entrano, come se venissero attratti da un richiamo irresistibile.
«Cos’è?» domando allarmato.
«Uno dei primi passi verso la convivenza. È una grande caverna, da cui possiamo venerare la Grande Madre con una cerimonia comunitaria. La precedente amministrazione cittadina ne ha deliberato la realizzazione qualche anno dopo il tuo allontanamento. Tutti i clan della città si riuniscono qui nelle notti di plenilunio. Ci aiuta a superare i conflitti tra famiglie e a realizzare un’identità da branco urbano» e indica una nutrita schiera di lupi mannari sconosciuti all’altro capo della strada.
Una breve corsa e vengono inghiottiti dall’antro.
La zampa di Soyi mi circonda le spalle, spingendomi avanti.
Procediamo per un breve tratto oltre l’imboccatura. In realtà, poco oltre l’apertura ci sono delle porte di vetro oscurato. Dietro, in una stanza dalle pareti di pietra, ordinate file di armadietti ospitano gli indumenti cessati dai licantropi. Soyi vi deposita il mio zaino e allontana Ahdle che cerca di infilarvi i propri abiti.
«Spogliati» grugnisce, continuando a tenerlo a bada.
«Spogliarmi?»
«Niente vestiti nella Grotta» specifica.
«Soyi, tu non sei nudo» obbietto senza troppa convinzione.
«Ti sembra un abito?» domanda sarcastico, passando una zampa nella pelliccia scura.
Entro nella Grotta spogliato di tutto, tranne che dei miei timori. Centinaia di licantropi riempiono i pendii che scendono ad un podio di pietra e so che hanno tutti avvertito il mio odore. Cammino con le mani all’inguine e le spalle curve, per difendermi dai loro sguardi.
Sopra di noi, un immenso oculo si apre nel cielo notturno.
«Smettila, sei ridicolo» ridacchia Soyi, tirandomi il gomito.
Gli lancio un’occhiataccia. Non può immaginare l’imbarazzo mi attanaglia. La vergogna che provo nel mostrarmi per quello che sono è opprimente.
Una lupa si avvicina, emergendo dalla penombra. Il portamento fiero la identifica come una femmina d’alto rango; il mantello lucente dice che fa parte di un clan in salute; il ventre tonico e contratto invece, che è stata madre poche volte. Sgrano gli occhi incredulo.
«Mamma» bisbiglio, incapace d’aggiungere altro.
Mi avvicino piano e strofino il naso contro il suo. Profuma di more e muschio, come quando ero piccolo. Un attimo dopo sono a terra, lei al mio fianco che mi passa le dita tra i capelli, mi annusa ovunque, finge si mordermi la faccia. Rimango sulla schiena, restando immobile e tranquillo come farebbe vero un lupo mannaro.
«La Grande Madre splende anche per te, Neryon» sospira felice, stringendomi a sé.
La fisso senza capire. La gioia di rivederla mi ammutolisce.
«La luna appartiene anche a te, figlio mio. Non ti ha mai abbandonato».
«I Senza Luna non esistono più. L’infamia che li circondava è stata dimenticata».
Mi volto: è la voce cupa di mio padre a parlare.
   
 
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