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Autore: Mirwen    15/11/2011    8 recensioni
“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”
La guerra infuria i giovani Malandrini appena finita Hogwarts si trovano in quell'inferno. L'Ordine della Fenice, le speranze, gli amori, la fine dell'adolescenza.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Le lacrime della Fenice'
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Capitolo 15

 

Phoenixs flames

 


 

 

“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”

Enif Aurora Icecrow.

 

    

              

                   Capitolo 24: Vedere le cose

 

Silente immaginava che la notizia della nascita di Harry e Neville non potesse rimanere nascosta a lungo, ma di certo non immaginava che solo un paio di mesi dopo i Mangiamorte si sarebbero presentati in una vuota casa Paciock mettendola a ferro e a fuoco… tutto sembrava presagire che Voldemort avesse scelto Neville, ma forse semplicemente non aveva ancora saputo di Harry. Ma il problema rimaneva: da chi aveva saputo di Neville… Enif aveva garantito del suo superiore, ma potevano esserci mille prove contro David Lamber… oppure si trattava solo di una coincidenza e i Mangiamorte ne erano venuti a conoscenza quando Augusta aveva costretto i ragazzi a battezzare Neville pubblicamente… c’erano tanti se e tanti ma… e poi ad un tratto gli attacchi si erano arrestati, Voldemort aveva saputo di Harry?  Scosse la testa interrompendo il suo andare avanti e indietro nell’ufficio.

 Il vecchio preside era preoccupato, sembrava che Tom stesse valutando quale bambino attaccare e la cosa non era per nulla piacevole. Sarebbe stato troppo bello sperare che Voldemort non avesse dato credito alla profezia ascoltata da Piton, e l’attacco alla casa di Frank e Alice fosse arrivato come monito agli Auror. Come se non bastasse era preoccupato anche per la salute psicologica di Lily e Alice che sembravano risentire più di tutti delle misure di sicurezza volte a proteggere i loro bambini. Non che la situazione fosse facile per gli altri, tutto l’Ordine della Fenice era stretto in quella che sembrava una morsa: l’attesa dell’attacco.

Guardò i vetri bagnati dalla pioggia, quelle gocce sospese davanti al cielo buio gli ricordarono le lacrime che in quegli anni di terrore stavano venendo versate dal mondo magico. Si lasciò sfuggire un sospiro, a chiunque Voldemort avesse scelto sarebbe stato affidato un fardello enorme, un peso inaudito per un bimbo di pochi mesi. Sospirò leggermente.

“Cosa ti turba Albus?” chiese gentile il ritratto della preside Derwent.

“Chiunque sia il prescelto Dilys, temo dovrà sacrificare molte cose per il bene superiore…” disse quasi sovrappensiero.

 

▀■▪■▀

 

“Sirius?” Enif l’abbracciò non appena lo vide entrare in salotto.

“Ciao…” disse rispondendo all’abbraccio. “Stavi leggendo la gazzetta?” chiese lanciando uno sguardo a dove poco prima stava seduta la ragazza. Enif annuì poco convinta.

“Un’altra famiglia di babbani scomparsa nel nulla…” sospirò appena “Sirius, quando finirà tutto questo?”

“Non ne ho idea…” disse lui lasciandosi scivolare sul divano. Padfoot lanciò uno sguardo alla ragazza.

“Vorremmo battezzare Harry..” gli aveva detto James, poche ore prima mentre finivano il loro turno al Ministero per cominciare quello dell’Ordine.

“Fantastico! Quando, pensavate di…”

“Stanotte…”

“È un po’ tardi per avvertire tutti…”

“Lo so, devi saperlo solo tu Sirius, meno diamo nell’occhio meglio è… è già tanto far uscire di casa Lily, figurati dare una festa.”

“Non vuoi che lo dica neanche ad Enif?” aveva risposto lui sorpreso.

“No, Sir… sai com’è da quando… beh hai capito… si preoccuperebbe soltanto…”

“Va bene, James… non mi piace mentirle ma… dove devo venire e a che ora?”  

Sirius lanciò uno sguardo all’orologio, a mezzanotte avrebbe dovuto incontrare Lily e James nella piazza principale di Godrick’s Hollow, sarebbe stata una cosa veloce un’oretta al massimo…

“Sirius, Lily mi ha mandato un gufo prima, ci ha mandato una foto di Harry, ho pensato che potremmo metterla sul camino… assieme a quelle della scuola… l’abbiamo lasciata vuota quella mensola… fa un po’ tristezza…”

“Davvero, fammi vedere il mio figlioccio, è una settimana che non lo vediamo è cresciuto?”

“Un po’ più paffutello lo è…” disse dolcemente la ragazza passando la foto a Sirius. Il ragazzo sorrise nel guardare Harry muoversi nella foto osservando qualcosa oltre l’obbiettivo, probabilmente Lily aveva cercato di attirare l’attenzione del bambino.

“Che altro ha detto Lily?”

“Si sente sola… ma Bathilda va a trovarla pressoché ogni giorno, sai credo che gliel’abbia chiesto Silente, per non lasciare Lily sola mentre James non c’è… vorrei andare a trovarli…” Sirius non potè fare a meno di abbracciarla.

“Pensavo che potevamo andare da loro sabato, non sono di servizio… se ci vogliono per casa naturalmente”

“Davvero? Sarebbe fantastico!” Sirius fissò il viso di Enif

“Tu piuttosto come stai?”

“Bene… Stanca, non si smette mai di lavorare in quel posto… pensa te, oggi David rimaneva tutta la notte ed era il suo giorno libero…”

“Ah, siamo passati a David adesso….” Disse Sirius in tono geloso.

“Ma Sirius…”

“Sì, sì certo… Passi molto tempo con David vero?” disse fintamente offeso, Enif ridacchiò.

“Stupido, è il mio superiore e poi per quanto sia un bell’uomo è già impegnato, con moglie e figlia…”

“Farò finta di crederti…”

“Sirius…”

“Perché lo sai vero, se solo qualcuno ti guarda di storto io lo prendo e lo sbrano…” disse avvicinandosi ad Enif “così!” esclamò prendendo in braccio la ragazza e mordicchiandole il collo… lei si mise a ridere.

“Piantala stupido! Dai mi fai il solletico!”

“No, no, ora sei mia! E non ti lascio più!” disse portandola in braccio per tutto il salotto.

“Sirius mettimi giù!”

“No!”

“Sirius!”

“Forse di sopra…”

 

Sirius si tirò a sedere, Enif dormiva lì accanto, stesa sul fianco, i capelli arruffati sul cuscino le braccia strette al petto.

“Scusami piccola, proprio riuscivo a dirti una bugia… torno subito…” disse dandole un leggero bacio sulla fronte, poi scese silenziosamente dal letto e si vestì in fretta, scese di sotto prima di smaterializzarsi sperando che il rumore non svegliasse Enif.

 

▀■▪■▀

 

Peter chiuse la porta del minimarket con la sensazione di essere osservato, si guardò attorno, non notando nessuno scrollò le spalle, la guerra lo stava rendendo paranoico, ecco cos’era!

Cominciò a percorrere a piedi la strada che lo divideva da casa, ma ad un tratto si fermò, come se avesse ricevuto una illuminazione, si voltò verso l’edificio alla sua destra, gli era stranamente famigliare, certo ci passava davanti ogni giorno ma aveva la sensazione di averlo visto di recente. Scosse la testa, si disse che aveva bisogno di una dormita. Fece ancora qualche passo ma si voltò di nuovo ricordando dove avesse visto quell’edificio: era sulla gazzetta del profeta di alcuni giorni prima, una famiglia di babbani che viveva in quello stabile era sparita nel nulla. La guardò per alcuni secondi, indeciso sul da farsi… alla fine spinto, da quella che cinque minuti più tardi avrebbe definito, malsana curiosità, ritornò sui suoi passi andando a leggere i cognomi sui campanelli. Abitavano sei famiglie, Peter si guardò di nuovo attorno, non c’era nessuno. Fece un paio di passi nel vicolo affianco e, attento a non farsi vedere da qualche possibile babbano di passaggio, si trasformò in topo.

Piccolo com’era Wormtail non ebbe difficoltà ad entrare nello stabile seguendo i tracciati lasciati dai topi che probabilmente avevano colonizzato la soffitta, i roditori erano in allarme, Peter lo percepì non appena ebbe messo il naso nel sottotetto, mormoravano di uomini che potevano polverizzarti, uomini che in quel momento, con grande sconforto di Peter, sembravano abitare proprio al piano di sotto. Cautamente Wormtail lasciò la stanza, uscendo dall’abbaino e calandosi dalla grondaia, appena fu all’altezza della finestra del piano di sotto la percepì, la barriera anti babbano che qualcuno aveva steso nel luogo. Si fece coraggio saltando dalla grondaia alla finestra, osservò l’interno: due uomini vestiti in nero stavano giocando a scacchi magici quando un altro entrò nella stanza sbattendo la porta.

“Allora hai consegnato il pacco a Minus?”

Peter non ascoltò nient’altro, squittì così forte che per un attimo credette che i Mangiamorte l’avessero sentito, restò immobile sul davanzale per alcuni secondi rallentando il battito del cuore prima di calarsi velocemente dalla grondaia e lanciarsi a tutta velocità verso casa, troppo spaventato per ritrasformarsi in umano se non nel vicolo prima della meta.

Arrivò a casa quasi di corsa.

“Mamma!” gridò entrando.

“Peter per l’amore del cielo sono qui, non serve gridare…”

Peter si lasciò scappare un sospiro di sollievo.

“Stai bene?” chiese guardandola, doveva capire se fosse davvero lei oppure…

“Bene Peter, tu invece hai una faccia, ti ha fatto di nuovo fare gli straordinari, eh?!”

“Sì… senti è arrivata posta per me?” chiese continuando a guardare la madre mentre questa cucinava.

“Sì, un giovanotto ha portato un pacco, ha detto che era per te, te l’ho portato in camera…” disse tranquilla… “Com’è andato al market?”

“Bene, bene, sai è venuta lì la Signora Crondley…” mentì per vedere la reazione della madre

“Peter, ma che dici! La Signora Crondley è morta credo 6 anni fa…”

“Davvero… non me lo ricordavo… probabilmente devo essermi confuso… sai di lei ricordo solo i stufati di rognone…”disse.

“Credo bene che te li ricordi, non facevi altro che vomitarli… non ho mai capito cosa non ti piacesse in quel piatto…”

“Neanche io mamma…” disse sollevato, quella era davvero Daniele Minus… quindi cosa potevano avergli portato i Mangiamorte… “Il ragazzo ti ha detto qualcosa quando ti ha dato il pacco…”

“Che ti avrebbe fatto piacere…”

“Tra quanto è pronto?”

“Un quarto d’ora…” Peter annuì, lasciando la stanza. Quando arrivò in camera vide subito il pacco, lo prese in mano. Non era più grande di una scatola per scarpe, rettangolare, incartato in carta da imballo con tanto di legatura in spago. Un pacco qualsiasi…

Lentamente quasi temendo che saltasse in aria Peter cominciò ad aprire il pacco, si fermò prima di sollevare il coperchio, in effetti poteva esplodere… prese la bacchetta facendolo levitare fuori dalla finestra ad una distanza ragionevole dalla casa, ringraziò l’oscurità della notte che non permetteva ai vicini di vedere cosa stava combinando. Sudando freddo e aspettando un’esplosione diede un leggero colpo alla bacchetta e il coperchio saltò via dalla scatola. Peter strizzò gli occhi in attesa di un boato che non ci fu, con un sospiro di sollievo riprese la scatola, solo per lasciarla cadere a terra terrorizzato.

All’interno della scatola c’era una mano, mozzata all’altezza del polso, doveva esser stata messa nella scatola appena tagliata infatti il sangue aveva intriso il fondo di cartone. Peter fece appello a tutto il suo coraggio per non vomitare, si abbassò, all’interno della mano era stato infilato un biglietto, lo prese cercando di non fissare il moncherino.

“Lui è fuggito per più di due anni e ti ha protetto con la vita, tu farai lo stesso per l’Ordine?”

 Peter rilesse il biglietto un paio di volte, non capiva, di chi era la mano che i Mangiamorte si erano premurati di mandargli… richiamando tutto il suo sangue freddo fissò le dita pallide, un po’ cicciottelle, insomma era una mano normale, di un uomo normale, neanche tanto vecchio probabilmente, poi ad un tratto se ne accorse, la mano portava la fede al dito. Lentamente cercando di non far cadere né la scatola né il suo contenuto, sfilò l’anello dal dito, cercando un’incisione, un indizio. Trasalì quando individuò l’incisione all’interno dell’anello: Daniele & Robert 7/9/1957, quella era la fede di suo padre… richiuse la scatola, la prese sottobraccio e si precipitò fuori dalla porta.

“Peter dove stai?”

“Torno subito mamma!” disse uscendo, senza neanche chiudere la porta. Corse a più non posso fino ad arrivare al porto. Si guardò attorno ansimando, per controllare di non essere seguito. Riaprì la scatola, prese il biglietto mettendolo al sicuro in una tasca.

“Mi dispiace papà, la mamma si è fatta una ragione della tua scomparsa, non puoi rispuntare così… mi dispiace…” sussurrò prima di gettare la scatola in acqua.

Restò lì in silenzio finché non la vide sparire tra le onde, poi ritornò a casa.

 

Steso sul letto, qualche ora dopo la cena che sua madre gli aveva fatto mangiare a forza, Peter osservava il soffitto. Era impossibile dormire, non dopo il regalo dei Mangiamorte. Si alzò, facendo qualche passo incerto nella stanza. Cosa doveva fare?

"Dannazione..." sbuffò, stava accadendo quello che Regulus gli aveva presagito prima che venisse ucciso. Pensava che vivere tra i babbani lo avrebbe protetto... Si morse le labbra. Prese la bacchetta cominciando a mormorare incantesimi di protezione. Non avrebbe lasciato sua madre in pasto a loro. Fatto questo si smaterializzò verso chi sapeva poteva aiutarlo.

 

▀■▪■▀

 

Godrick's Hollow era silenziosa, la campana del municipio aveva da poco suonato la mezzanotte. Sirius si strinse nel mantello, faceva freddo quella notte. Camminò velocemente verso la piazza principale, lanciando occhiate sospettose ai vicoli bui.

Appena mise piede nella piazza principale individuò subito le figure di James e Lily in un angolo, li raggiunse velocemente.

“Ehi…” disse a mo’ di saluto prima che Lily lo abbracciasse.

“Mi sei mancato Paddy!”

“Anche tu Lil…” poi con un sorriso si rivolse al bambino che Lily teneva in braccio “E tu ometto come stai?”

“Dai che lo svegli…” ridacchiò James “Non sai che impresa addormentarlo stasera…”

“Allora dov’è che andiamo?”

“Ci aspettano a Londra… poco lontano dal Ministero…” disse rapidamente Lily

“Credete che sia giusto non aver avvertito gli altri? Insomma Peter e Remus…” Lily scosse la testa.

“No, Sirius… meno persone sanno del battesimo di Harry meglio è…”

“Lo so ma sono i nostri migliori amici e…”

“E per questa sera bastava il padrino…”

“e Dorcas?”

“Ci aspetta a Londra… ora andiamo che facciamo tardi…” disse James prendendo Sirius per il braccio mentre tutti e tre si smaterializzavano.

La piazza rimase vuota per alcuni secondi poi Peter fece capolino da un vicolo, quando aveva visto Sirius l’aveva seguito, immaginando stesse andando a casa di James stava quasi per rivelarsi loro quando aveva sentito la frase di Lily.

Non si fidavano di loro? Possibile?

Ingoiando a vuoto Peter si smaterializzò a Liverpool a pochi isolati da casa, era inutile stare a Godrick’s Hollow.

Era perso nei suoi pensieri, non ci poteva credere, insomma certo Harry aveva cambiato le priorità di Lily e James, ma non immaginava fino a quel punto, insomma erano sempre stati una grande famiglia, o no?

Nemmeno si accorse delle due figure che da un paio di metri avevano cominciato a seguirlo.

Insomma era sempre stato sicuro di contare qualcosa almeno per loro ma ora? Sì, insomma la protezione di Harry era un conto, ma non aveva loro notizie, fugaci chiacchiere nelle riunioni dell’Ordine a parte, da quanto? Beh da quasi due mesi… da quando erano tutti corsi a veder nascere Harry… ma cosa diavolo stava andando a pensare… no, no forse si sbagliava…

Ad un tratto qualcuno gli passò un braccio attorno alle spalle.

“Buona sera Minus… Come va la vita? Miserabile come sempre, nevvero?” la voce di Avery lo fece sobbalzare, era morto, lo sapeva.

“Ma tesoro non vedi che lo spaventi così…” quella voce, Peter ricordava bene come gli avesse rovinato un appuntamento.

“Ma Leila, cara, Minus non ha niente di cui preoccuparsi vogliamo solo fare quattro chiacchiere…”

“Cos’è, Minus, hai perso la parola?” ridacchiò al ragazza, Peter la fissò, quanti anni aveva? Diciotto… sì, se non sbagliava dover aver finito Hogwarts quell’estate…

“Che volete?” riuscì finalmente a chiedere il ragazzo. I due Mangiamorte lo stavano facendo camminare come se niente fosse tenendolo letteralmente a braccetto, ma Peter era sicuro di essere sotto tiro di bacchette.

“Credevo fossi più sveglio… insomma, non era chiaro il regalo, anzi l’hai gradito?” chiese Avery con un sorriso malsano dipinto in volto.

“In realtà non molto…” tentò di sembrare coraggioso, tanto ormai cosa aveva da perdere.

“E quindi, ci darai un paio d’informazioni o no…”

“Se mi rifiuto?” chiese Peter titubante

“Beh credo che intanto mammina andrà a fare compagnia a papino…” disse Leila leggermente, come stesse parlando di una partita a carte, “e poi se ancora non ti decidi, sono certo che gli inferi saranno felici di avere un nuovo membro nella squadra…” aggiunse con uno sguardo tagliente.

“Forza Minus non abbiamo tutta la notte…”

“Non… non… tradirò…” cominciò Peter sudando freddo… perché diavolo tremava in quel modo, lo sapeva no? Quando aveva accettato di far parte dell’Ordine sapeva che i Mangiamorte lo avrebbero ucciso se l’avessero trovato, no? Allora perché aveva così voglia di vivere? Beh forse non ci aveva davvero pensato quando aveva accettato… insomma lo avevano fatto tutti e lui non voleva sentirsi escluso…

“…i tuoi amici?” chiese Avery scoppiando a ridere “Quali? Dove sono i tuoi amici?”

Sono a proteggere qualcuno d’importante, stava per rispondere Peter, ma si trattenne.

“Allora, eh? Non ci sono, non ci sono stati mai per te, eh Peter? Potter il più bravo, il giocatore imbattibile, Sirius il più bello l’agoniato da tutte, Remus l’intelligente e lo sfortunato, quello a cui tutti rivolgono parole gentili, e tu? Chi sei tu Peter Minus?”

Peter battè le palpebre un paio di volte, Avery non aveva ragione, non poteva eppure… eppure per un attimo il dubbio penetrò la sua mente e quel attimo bastò per fargli vedere le cose in un'altra maniera, era stato lui a chiedere alla Evans di uscire con James, eppure nessuno se ne ricordava… lui aveva fatto tanto per loro ma ora dov’erano? A preoccuparsi per loro stessi… James e Lily tutti presi dal bambino, Sirius che era diventato paranoico pur di proteggere James ed Enif, Remus, Remus che ora aveva Dorcas e sembrava essere finalmente in pace con se stesso, eppure nessuno gli aveva chiesto come stava lui… come stava vivendo quella guerra, lui l’aveva fatto per loro eppure non aveva avuto un solo ringraziamento in cambio, era scontato… era la ruota di scorta, l’incapace che seguiva le loro tracce.

“Peter, Peter, Peter… non capisci?” cominciò Leila distraendolo dai suoi pensieri “La battaglia di Silente è persa… Il Signore Oscuro vi scoprirà tutti, uno alla volta andrete a morire per chi? Per una comunità che non sa neanche che esistete…”

Peter ingoiò a vuoto.

“Quanto credi resisterà il Ministero, noi siamo ovunque… Continuiamo a crescere, a diventare più forti, finché non schiacceremo Silente e voi membri dell’Ordine in un angolo…” disse al suo orecchio Avery.

“Se dovete uccidermi, fatelo adesso…” riuscì a dire tutto d’un fiato Peter, non voleva morire era chiaro, ma cosa altro poteva fare.

“Mio caro, non hai capito un accidente…” borbottò sarcastica Leila “ti stiamo offrendo una possibilità, la possibilità di vivere da vincitore nel mondo dei vincitori, credimi ad un figlio di babbani come te è una concessione rara…”

Peter non poteva credere alle sue orecchie, gli stavano proponendo di diventare uno di loro?

“Logicamente anche mammina sarà risparmiata, sai noi Mangiamorte siamo come una grande famiglia, il Signore Oscuro è un padre giusto, sa premiare chi lo ascolta e come un padre punisce chi non lo fa…” spiegò Leila con una innocenza tale da sembrare a Peter la verità assoluta.

“Conquisterà tutto Minus, conquisterEMO tutto… Che cosa farà per voi Silente anche se dovesse vincere, un “grazie tante” e tanti saluti sarà il massimo che quel vecchio darà a voi… ma l’Oscuro, lui sa premiare chi lo segue: oro, tanti geleoni che te li sogni e la cara mamma non dovrà più fare quegli odiosi doppi turni, comincia ad avere una certa età vero?”

“Potere, potrebbe farti diventare così potente che James e Sirius ti baceranno le scarpe…”

“Donne…”

“Tutto quello che sogni sarà tuo…”

Ad un tratto si fermarono, Peter si rese conto solo in quel momento che lo avevano portato davanti a casa sua.

“Comunque sia non vogliamo che tu prenda una decisione così su due piedi…” disse la ragazza gentile.

“Sì insomma, le decisione vanno prese con calma… Anche Silente vi ha dato tempo per riflettere, vero?” non proprio, si ritrovò a rispondere mentalmente Peter davanti alla faccia sorridente di Avery.

“Ci… ci penserò…”

“Bravo Minus… prenditi tutto il tempo che ti serve, noi saremo qui intorno… insomma non vogliamo certo che Silente ti dia qualche pressione, no?” disse il Mangiamorte facendogli l’occhiolino.

“Buona notte, Minus…” salutò Leila mentre entrambi con un crack si smaterializzarono. Peter muovendosi lentamente si sedette sui gradini di casa, la testa fra le mani, cosa doveva fare? Il cuore gli batteva all’impazzata, cercò di far ordine tra i pensieri, ma l’unica cosa che la sua mente gridava a gran voce era: VOGLIO VIVERE.

 

Ottobre venne avvolto dalla nebbia e con ottobre Peter rivide i Mangiamorte, quella volta temporeggiò, in effetti non aveva ancora preso una decisioni, non aveva dormito per giorni, i pensieri vorticavano impetuosi, ricordi amari affioravano: suo padre che gli dava dell’incapace, Sirius che lo prendeva in giro, James che lo prendeva in giro, perfino Remus l’aveva preso in giro, nessuno, nessuno aveva mai riposto fiducia in lui, neanche Silente, ricordava il giorno in cui aveva accettato di far parte dell’Ordine, Silente era rimasto sorpreso dalla sua decisione.

Sfogliava i giornali freneticamente ogni giorno, magici e non e su tutti leggeva di scomparse, di morti inspiegabili, di come Voldemort fosse ogni giorno più forte e lo stesso Silente lo aveva ammesso in una delle riunioni e poi c’era Harry…. Tutta l’attenzione dei suoi “amici” era rivolta ad Harry, ad uno dei possibili prescelti, cosa avesse di speciale Peter davvero non lo capiva, si insomma, prima che arrivasse Harry andava tutto meglio no? L’Ordine non era così braccato e i suoi amici ogni tanto si preoccupavano per lui ma ora?

Quasi senza rendersene conto, Peter stava lentamente cadendo nella tela di Voldemort, e non se ne rendeva conto, non si rendeva conto che se solo si fosse sforzato di pensare a cosa i suoi amici avevano fatto per lui nel corso degli anni sarebbe subito tornato a casa, avrebbe preso sua madre e avrebbe raccontato tutto a Silente, ma nella sua mente assoggettata alla paura di morire solo i brutti ricordi riaffioravano.

Giorno dopo giorno Peter si stava allontanando da chi era stato, inesorabilmente lo sconforto, la rabbia e la paura s’impossessavano di lui facendogli vedere gesti che non esistevano, complotti ai suoi danni, parole non dette.

Fu così che a metà ottobre prese la sua decisione, lì in piedi davanti alla foto che ritraeva i Malandrini, davanti a quegli occhi sorridenti che vedeva pieni d’ipocrisia, decise che avrebbe scelto di vivere. Avrebbe dimostrato a loro che lui era migliore, che sapeva scegliere da solo, e sarebbe sopravvissuto, sopravvissuto a tutti loro solo per dire “Ve l’avevo detto” e allora sarebbe stato troppo tardi per le scuse, perché lui sarebbe stato accanto a Voldemort il giorno in cui avrebbe conquistato tutto.

Uscì di casa, sapeva dov’erano Avery e Lochrin: in quella vecchia casa disabitata. Non gli sfiorò nemmeno un attimo l’idea che i due Mangiamorte avessero ucciso la famiglia che vi abitava per stabilirsi lì. Aprì la porta facendo quasi sobbalzare i due, sorrise, nessuno si sarebbe più preso gioco di Peter Minus.

“Accetto!”

“Hai fatto la scelta giusta Minus, non te ne pentirai…”

“Lo so…”

La porta si chiuse dietro a Peter, quasi a segnare la svolta che era appena avvenuta. Peter non lo sapeva ancora ma quello era solo il primo passo per quella che per l’Ordine della Fenice sembrava essere la fine.


Perdonatemi, perdonatemi se potete per questo ritardo mostruoso chi mi conosce sa bene che purtroppo non è stato un periodo felice, malattie in famiglia, il mio ragazzo con cui stavo da 6 anni mi ha lasciata, ho ditrutto l'auto uscendone grazie a dio con solo un paio di lividi e in tutto questo sto facendo la tesi... mi sono dedicata alla lettura in questo periodo e finalmente ho trovato la forza di ritornare a scrivere... "fa qualcosa che ti piace" mi ha detto... come posso fare qualcosa che mi piace se in queste pagine avevo spesso nascosto il suo volto dietro quello di Sirius? Vabbhe... lasciamo stare la depressione...
Vi ringrazio sentitamente per la pazienza.
Vi voglio bene
Elisa
   
 
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