Phoenix’s flames
“E fu guardando quel fagottino dai capelli scuri avvolto in una coperta che mi resi conto di aver perso tutto…”
Enif Aurora Icecrow.
Capitolo 24: Vedere le cose
Silente
immaginava che la notizia della nascita di Harry e Neville non potesse
rimanere
nascosta a lungo, ma di certo non immaginava che solo un paio di mesi
dopo i
Mangiamorte si sarebbero presentati in una vuota casa Paciock
mettendola a
ferro e a fuoco… tutto sembrava presagire che Voldemort
avesse scelto Neville,
ma forse semplicemente non aveva ancora saputo di Harry. Ma il problema
rimaneva: da chi aveva saputo di Neville… Enif aveva
garantito del suo
superiore, ma potevano esserci mille prove contro David
Lamber… oppure si
trattava solo di una coincidenza e i Mangiamorte ne erano venuti a
conoscenza
quando Augusta aveva costretto i ragazzi a battezzare Neville
pubblicamente…
c’erano tanti se e tanti ma… e poi ad un tratto
gli attacchi si erano
arrestati, Voldemort aveva saputo di Harry?
Scosse la testa interrompendo il suo andare avanti e
indietro
nell’ufficio.
Il vecchio preside era
preoccupato, sembrava
che Tom stesse valutando quale bambino attaccare e la cosa non era per
nulla
piacevole. Sarebbe stato troppo bello sperare che Voldemort non avesse
dato
credito alla profezia ascoltata da Piton, e l’attacco alla
casa di Frank e
Alice fosse arrivato come monito agli Auror. Come se non bastasse era
preoccupato anche per la salute psicologica di Lily e Alice che
sembravano
risentire più di tutti delle misure di sicurezza volte a
proteggere i loro
bambini. Non che la situazione fosse facile per gli altri, tutto
l’Ordine della
Fenice era stretto in quella che sembrava una morsa: l’attesa
dell’attacco.
Guardò
i
vetri bagnati dalla pioggia, quelle gocce sospese davanti al cielo buio
gli
ricordarono le lacrime che in quegli anni di terrore stavano venendo
versate
dal mondo magico. Si lasciò sfuggire un sospiro, a chiunque
Voldemort avesse
scelto sarebbe stato affidato un fardello enorme, un peso inaudito per
un bimbo
di pochi mesi. Sospirò leggermente.
“Cosa
ti
turba Albus?” chiese gentile il ritratto della preside
Derwent.
“Chiunque
sia il prescelto Dilys, temo dovrà sacrificare molte cose
per il bene
superiore…” disse quasi sovrappensiero.
▀■▪■▀
“Sirius?”
Enif l’abbracciò non appena lo vide entrare in
salotto.
“Ciao…”
disse rispondendo all’abbraccio. “Stavi leggendo la
gazzetta?” chiese lanciando
uno sguardo a dove poco prima stava seduta la ragazza. Enif
annuì poco
convinta.
“Un’altra
famiglia di babbani scomparsa nel nulla…”
sospirò appena “Sirius, quando finirà
tutto questo?”
“Non
ne ho
idea…” disse lui lasciandosi scivolare sul divano.
Padfoot lanciò uno sguardo
alla ragazza.
“Vorremmo
battezzare Harry..” gli
aveva detto James, poche ore prima mentre finivano il loro turno al
Ministero
per cominciare quello dell’Ordine.
“Fantastico!
Quando, pensavate di…”
“Stanotte…”
“È
un po’ tardi per avvertire
tutti…”
“Lo
so, devi saperlo solo tu Sirius,
meno diamo nell’occhio meglio è…
è già tanto far uscire di casa Lily, figurati
dare una festa.”
“Non
vuoi che lo dica neanche ad
Enif?” aveva risposto lui sorpreso.
“No,
Sir… sai com’è da quando…
beh
hai capito… si preoccuperebbe
soltanto…”
“Va
bene, James… non mi piace
mentirle ma… dove devo venire e a che ora?”
Sirius
lanciò uno sguardo all’orologio, a mezzanotte
avrebbe dovuto incontrare Lily e
James nella piazza principale di Godrick’s Hollow, sarebbe
stata una cosa veloce
un’oretta al massimo…
“Sirius,
Lily mi ha mandato un gufo prima, ci ha mandato una foto di Harry, ho
pensato
che potremmo metterla sul camino… assieme a quelle della
scuola… l’abbiamo
lasciata vuota quella mensola… fa un po’
tristezza…”
“Davvero,
fammi vedere il mio figlioccio, è una settimana che non lo
vediamo è
cresciuto?”
“Un
po’ più
paffutello lo è…” disse dolcemente la
ragazza passando la foto a Sirius. Il
ragazzo sorrise nel guardare Harry muoversi nella foto osservando
qualcosa
oltre l’obbiettivo, probabilmente Lily aveva cercato di
attirare l’attenzione
del bambino.
“Che
altro
ha detto Lily?”
“Si
sente
sola… ma Bathilda va a trovarla pressoché ogni
giorno, sai credo che
gliel’abbia chiesto Silente, per non lasciare Lily sola
mentre James non c’è…
vorrei andare a trovarli…” Sirius non
potè fare a meno di abbracciarla.
“Pensavo
che potevamo andare da loro sabato, non sono di servizio… se
ci vogliono per
casa naturalmente”
“Davvero?
Sarebbe fantastico!” Sirius fissò il viso di Enif
“Tu
piuttosto
come stai?”
“Bene…
Stanca, non si smette mai di lavorare in quel posto… pensa
te, oggi David
rimaneva tutta la notte ed era il suo giorno
libero…”
“Ah,
siamo
passati a David adesso….” Disse Sirius in tono
geloso.
“Ma
Sirius…”
“Sì,
sì
certo… Passi molto tempo con David vero?” disse
fintamente offeso, Enif
ridacchiò.
“Stupido,
è
il mio superiore e poi per quanto sia un bell’uomo
è già impegnato, con moglie
e figlia…”
“Farò
finta
di crederti…”
“Sirius…”
“Perché
lo
sai vero, se solo qualcuno ti guarda di storto io lo prendo e lo
sbrano…” disse
avvicinandosi ad Enif “così!”
esclamò prendendo in braccio la ragazza e
mordicchiandole il collo… lei si mise a ridere.
“Piantala
stupido! Dai mi fai il solletico!”
“No,
no,
ora sei mia! E non ti lascio più!” disse
portandola in braccio per tutto il
salotto.
“Sirius
mettimi giù!”
“No!”
“Sirius!”
“Forse
di
sopra…”
Sirius si
tirò a sedere, Enif dormiva lì accanto, stesa sul
fianco, i capelli arruffati
sul cuscino le braccia strette al petto.
“Scusami
piccola, proprio riuscivo a dirti una bugia… torno
subito…” disse dandole un
leggero bacio sulla fronte, poi scese silenziosamente dal letto e si
vestì in
fretta, scese di sotto prima di smaterializzarsi sperando che il rumore
non
svegliasse Enif.
▀■▪■▀
Peter chiuse
la porta del minimarket con la sensazione di essere osservato, si
guardò
attorno, non notando nessuno scrollò le spalle, la guerra lo
stava rendendo
paranoico, ecco cos’era!
Cominciò
a
percorrere a piedi la strada che lo divideva da casa, ma ad un tratto
si fermò,
come se avesse ricevuto una illuminazione, si voltò verso
l’edificio alla sua
destra, gli era stranamente famigliare, certo ci passava davanti ogni
giorno ma
aveva la sensazione di averlo visto di recente. Scosse la testa, si
disse che
aveva bisogno di una dormita. Fece ancora qualche passo ma si
voltò di nuovo
ricordando dove avesse visto quell’edificio: era sulla
gazzetta del profeta di
alcuni giorni prima, una famiglia di babbani che viveva in quello
stabile era
sparita nel nulla. La guardò per alcuni secondi, indeciso
sul da farsi… alla
fine spinto, da quella che cinque minuti più tardi avrebbe
definito, malsana
curiosità, ritornò sui suoi passi andando a
leggere i cognomi sui campanelli.
Abitavano sei famiglie, Peter si guardò di nuovo attorno,
non c’era nessuno.
Fece un paio di passi nel vicolo affianco e, attento a non farsi vedere
da
qualche possibile babbano di passaggio, si trasformò in topo.
Piccolo
com’era Wormtail non ebbe difficoltà ad entrare
nello stabile seguendo i
tracciati lasciati dai topi che probabilmente avevano colonizzato la
soffitta,
i roditori erano in allarme, Peter lo percepì non appena
ebbe messo il naso nel
sottotetto, mormoravano di uomini che potevano polverizzarti, uomini
che in
quel momento, con grande sconforto di Peter, sembravano abitare proprio
al
piano di sotto. Cautamente Wormtail lasciò la stanza,
uscendo dall’abbaino e
calandosi dalla grondaia, appena fu all’altezza della
finestra del piano di
sotto la percepì, la barriera anti babbano che qualcuno
aveva steso nel luogo.
Si fece coraggio saltando dalla grondaia alla finestra,
osservò l’interno: due
uomini vestiti in nero stavano giocando a scacchi magici quando un
altro entrò nella
stanza sbattendo la porta.
“Allora
hai
consegnato il pacco a Minus?”
Peter non
ascoltò nient’altro, squittì
così forte che per un attimo credette che i
Mangiamorte l’avessero sentito, restò immobile sul
davanzale per alcuni secondi
rallentando il battito del cuore prima di calarsi velocemente dalla
grondaia e
lanciarsi a tutta velocità verso casa, troppo spaventato per
ritrasformarsi in
umano se non nel vicolo prima della meta.
Arrivò
a
casa quasi di corsa.
“Mamma!”
gridò entrando.
“Peter
per
l’amore del cielo sono qui, non serve
gridare…”
Peter si
lasciò scappare un sospiro di sollievo.
“Stai
bene?” chiese guardandola, doveva capire se fosse davvero lei
oppure…
“Bene
Peter, tu invece hai una faccia, ti ha fatto di nuovo fare gli
straordinari,
eh?!”
“Sì…
senti
è arrivata posta per me?” chiese continuando a
guardare la madre mentre questa
cucinava.
“Sì,
un
giovanotto ha portato un pacco, ha detto che era per te, te
l’ho portato in
camera…” disse tranquilla…
“Com’è andato al market?”
“Bene,
bene, sai è venuta lì la Signora
Crondley…” mentì per vedere la reazione
della
madre
“Peter,
ma
che dici! La Signora Crondley è morta credo 6 anni
fa…”
“Davvero…
non me lo ricordavo… probabilmente devo essermi
confuso… sai di lei ricordo
solo i stufati di rognone…”disse.
“Credo
bene
che te li ricordi, non facevi altro che vomitarli… non ho
mai capito cosa non
ti piacesse in quel piatto…”
“Neanche
io
mamma…” disse sollevato, quella era davvero
Daniele Minus… quindi cosa potevano
avergli portato i Mangiamorte… “Il ragazzo ti ha
detto qualcosa quando ti ha
dato il pacco…”
“Che
ti
avrebbe fatto piacere…”
“Tra
quanto
è pronto?”
“Un
quarto
d’ora…” Peter annuì,
lasciando la stanza. Quando arrivò in camera vide subito
il pacco, lo prese in mano. Non era più grande di una
scatola per scarpe,
rettangolare, incartato in carta da imballo con tanto di legatura in
spago. Un
pacco qualsiasi…
Lentamente
quasi temendo che saltasse in aria Peter cominciò ad aprire
il pacco, si fermò
prima di sollevare il coperchio, in effetti poteva
esplodere… prese la
bacchetta facendolo levitare fuori dalla finestra ad una distanza
ragionevole
dalla casa, ringraziò l’oscurità della
notte che non permetteva ai vicini di
vedere cosa stava combinando. Sudando freddo e aspettando
un’esplosione diede
un leggero colpo alla bacchetta e il coperchio saltò via
dalla scatola. Peter strizzò
gli occhi in attesa di un boato che non ci fu, con un sospiro di
sollievo
riprese la scatola, solo per lasciarla cadere a terra terrorizzato.
All’interno
della scatola c’era una mano, mozzata all’altezza
del polso, doveva esser stata
messa nella scatola appena tagliata infatti il sangue aveva intriso il
fondo di
cartone. Peter fece appello a tutto il suo coraggio per non vomitare,
si
abbassò, all’interno della mano era stato infilato
un biglietto, lo prese
cercando di non fissare il moncherino.
“Lui
è fuggito per più di due anni e
ti ha protetto con la vita, tu farai lo stesso per
l’Ordine?”
Peter rilesse il biglietto
un paio di volte,
non capiva, di chi era la mano che i Mangiamorte si erano premurati di
mandargli… richiamando tutto il suo sangue freddo
fissò le dita pallide, un po’
cicciottelle, insomma era una mano normale, di un uomo normale, neanche
tanto
vecchio probabilmente, poi ad un tratto se ne accorse, la mano portava
la fede
al dito. Lentamente cercando di non far cadere né la scatola
né il suo
contenuto, sfilò l’anello dal dito, cercando
un’incisione, un indizio. Trasalì
quando individuò l’incisione all’interno
dell’anello: Daniele &
Robert 7/9/1957, quella era la fede di suo padre…
richiuse la scatola, la prese sottobraccio e si precipitò
fuori dalla porta.
“Peter
dove
stai?”
“Torno
subito mamma!” disse uscendo, senza neanche chiudere la
porta. Corse a più non
posso fino ad arrivare al porto. Si guardò attorno
ansimando, per controllare
di non essere seguito. Riaprì la scatola, prese il biglietto
mettendolo al
sicuro in una tasca.
“Mi
dispiace papà, la mamma si è fatta una ragione
della tua scomparsa, non puoi
rispuntare così… mi
dispiace…” sussurrò prima di gettare la
scatola in acqua.
Restò
lì in silenzio finché non la vide sparire tra le
onde, poi ritornò a casa.
Steso
sul letto, qualche ora dopo la cena che sua madre gli aveva fatto
mangiare a
forza, Peter osservava il soffitto. Era impossibile dormire, non dopo
il regalo
dei Mangiamorte. Si alzò, facendo qualche passo incerto
nella stanza. Cosa
doveva fare?
"Dannazione..."
sbuffò, stava accadendo quello che Regulus gli aveva
presagito prima che
venisse ucciso. Pensava che vivere tra i babbani lo avrebbe protetto...
Si
morse le labbra. Prese la bacchetta cominciando a mormorare incantesimi
di
protezione. Non avrebbe lasciato sua madre in pasto a loro. Fatto
questo si
smaterializzò verso chi sapeva poteva aiutarlo.
▀■▪■▀
Godrick's
Hollow era silenziosa, la campana del municipio aveva da poco suonato
la mezzanotte.
Sirius si strinse nel mantello, faceva freddo quella notte.
Camminò velocemente
verso la piazza principale, lanciando occhiate sospettose ai vicoli
bui.
Appena
mise piede nella piazza principale individuò subito le
figure di James e Lily
in un angolo, li raggiunse velocemente.
“Ehi…”
disse a mo’ di saluto prima che Lily lo abbracciasse.
“Mi
sei mancato Paddy!”
“Anche
tu Lil…” poi con un sorriso si rivolse al bambino
che Lily teneva in braccio “E
tu ometto come stai?”
“Dai
che lo svegli…” ridacchiò James
“Non sai che impresa addormentarlo
stasera…”
“Allora
dov’è che andiamo?”
“Ci
aspettano a Londra… poco lontano dal
Ministero…” disse rapidamente Lily
“Credete
che sia giusto non aver avvertito gli altri? Insomma Peter e
Remus…” Lily
scosse la testa.
“No,
Sirius… meno persone sanno del battesimo di Harry meglio
è…”
“Lo
so ma sono i nostri migliori amici e…”
“E
per questa sera bastava il padrino…”
“e
Dorcas?”
“Ci
aspetta a Londra… ora andiamo che facciamo
tardi…” disse James prendendo Sirius
per il braccio mentre tutti e tre si smaterializzavano.
La
piazza rimase vuota per alcuni secondi poi Peter fece capolino da un
vicolo,
quando aveva visto Sirius l’aveva seguito, immaginando stesse
andando a casa di
James stava quasi per rivelarsi loro quando aveva sentito la frase di
Lily.
Non
si fidavano di loro? Possibile?
Ingoiando
a vuoto Peter si smaterializzò a Liverpool a pochi isolati
da casa, era inutile
stare a Godrick’s Hollow.
Era
perso nei suoi pensieri, non ci poteva credere, insomma certo Harry
aveva cambiato
le priorità di Lily e James, ma non immaginava fino a quel
punto, insomma erano
sempre stati una grande famiglia, o no?
Nemmeno
si accorse delle due figure che da un paio di metri avevano cominciato
a
seguirlo.
Insomma
era sempre stato sicuro di contare qualcosa almeno per loro ma ora?
Sì, insomma
la protezione di Harry era un conto, ma non aveva loro notizie, fugaci
chiacchiere nelle riunioni dell’Ordine a parte, da quanto?
Beh da quasi due
mesi… da quando erano tutti corsi a veder nascere
Harry… ma cosa diavolo stava
andando a pensare… no, no forse si sbagliava…
Ad
un tratto qualcuno gli passò un braccio attorno alle spalle.
“Buona
sera Minus… Come va la vita? Miserabile come sempre,
nevvero?” la voce di Avery
lo fece sobbalzare, era morto, lo sapeva.
“Ma
tesoro non vedi che lo spaventi così…”
quella voce, Peter ricordava bene come
gli avesse rovinato un appuntamento.
“Ma
Leila, cara, Minus non ha niente di cui preoccuparsi vogliamo solo fare
quattro
chiacchiere…”
“Cos’è,
Minus, hai perso la parola?” ridacchiò al ragazza,
Peter la fissò, quanti anni
aveva? Diciotto… sì, se non sbagliava dover aver
finito Hogwarts quell’estate…
“Che
volete?” riuscì finalmente a chiedere il ragazzo.
I due Mangiamorte lo stavano
facendo camminare come se niente fosse tenendolo letteralmente a
braccetto, ma
Peter era sicuro di essere sotto tiro di bacchette.
“Credevo
fossi più sveglio… insomma, non era chiaro il
regalo, anzi l’hai gradito?”
chiese Avery con un sorriso malsano dipinto in volto.
“In
realtà non molto…” tentò di
sembrare coraggioso, tanto ormai cosa aveva da
perdere.
“E
quindi, ci darai un paio d’informazioni o
no…”
“Se
mi rifiuto?” chiese Peter titubante
“Beh
credo che intanto mammina andrà a fare compagnia a
papino…” disse Leila
leggermente, come stesse parlando di una partita a carte, “e
poi se ancora non
ti decidi, sono certo che gli inferi saranno felici di avere un nuovo
membro
nella squadra…” aggiunse con uno sguardo
tagliente.
“Forza
Minus non abbiamo tutta la notte…”
“Non…
non… tradirò…”
cominciò Peter sudando freddo… perché
diavolo tremava in quel
modo, lo sapeva no? Quando aveva accettato di far parte
dell’Ordine sapeva che
i Mangiamorte lo avrebbero ucciso se l’avessero trovato, no?
Allora perché
aveva così voglia di vivere? Beh forse non ci aveva davvero
pensato quando
aveva accettato… insomma lo avevano fatto tutti e lui non
voleva sentirsi
escluso…
“…i
tuoi amici?” chiese Avery scoppiando a ridere
“Quali? Dove sono i tuoi amici?”
Sono
a proteggere qualcuno d’importante, stava per rispondere
Peter, ma si
trattenne.
“Allora,
eh? Non ci sono, non ci sono stati mai per te, eh Peter? Potter il
più bravo,
il giocatore imbattibile, Sirius il più bello
l’agoniato da tutte, Remus
l’intelligente e lo sfortunato, quello a cui tutti rivolgono
parole gentili, e
tu? Chi sei tu Peter Minus?”
Peter
battè le palpebre un paio di volte, Avery non aveva ragione,
non poteva eppure…
eppure per un attimo il dubbio penetrò la sua mente e quel
attimo bastò per
fargli vedere le cose in un'altra maniera, era stato lui a chiedere
alla Evans
di uscire con James, eppure nessuno se ne ricordava… lui
aveva fatto tanto per
loro ma ora dov’erano? A preoccuparsi per loro
stessi… James e Lily tutti presi
dal bambino, Sirius che era diventato paranoico pur di proteggere James
ed
Enif, Remus, Remus che ora aveva Dorcas e sembrava essere finalmente in
pace
con se stesso, eppure nessuno gli aveva chiesto come stava
lui… come stava
vivendo quella guerra, lui l’aveva fatto per loro eppure non
aveva avuto un
solo ringraziamento in cambio, era scontato… era la ruota di
scorta, l’incapace
che seguiva le loro tracce.
“Peter,
Peter, Peter… non capisci?” cominciò
Leila distraendolo dai suoi pensieri “La
battaglia di Silente è persa… Il Signore Oscuro
vi scoprirà tutti, uno alla
volta andrete a morire per chi? Per una comunità che non sa
neanche che
esistete…”
Peter
ingoiò a vuoto.
“Quanto
credi resisterà il Ministero, noi siamo ovunque…
Continuiamo a crescere, a
diventare più forti, finché non schiacceremo
Silente e voi membri dell’Ordine
in un angolo…” disse al suo orecchio Avery.
“Se
dovete uccidermi, fatelo adesso…”
riuscì a dire tutto d’un fiato Peter, non
voleva morire era chiaro, ma cosa altro poteva fare.
“Mio
caro, non hai capito un accidente…”
borbottò sarcastica Leila “ti stiamo
offrendo una possibilità, la possibilità di
vivere da vincitore nel mondo dei
vincitori, credimi ad un figlio di babbani come te è una
concessione rara…”
Peter
non poteva credere alle sue orecchie, gli stavano proponendo di
diventare uno
di loro?
“Logicamente
anche mammina sarà risparmiata, sai noi Mangiamorte siamo
come una grande
famiglia, il Signore Oscuro è un padre giusto, sa premiare
chi lo ascolta e
come un padre punisce chi non lo fa…”
spiegò Leila con una innocenza tale da
sembrare a Peter la verità assoluta.
“Conquisterà
tutto Minus, conquisterEMO tutto… Che cosa farà
per voi Silente anche se
dovesse vincere, un “grazie tante” e tanti saluti
sarà il massimo che quel
vecchio darà a voi… ma l’Oscuro, lui sa
premiare chi lo segue: oro, tanti geleoni
che te li sogni e la cara mamma non dovrà più
fare quegli odiosi doppi turni,
comincia ad avere una certa età vero?”
“Potere,
potrebbe farti diventare così potente che James e Sirius ti
baceranno le
scarpe…”
“Donne…”
“Tutto
quello che sogni sarà tuo…”
Ad
un tratto si fermarono, Peter si rese conto solo in quel momento che lo
avevano
portato davanti a casa sua.
“Comunque
sia non vogliamo che tu prenda una decisione così su due
piedi…” disse la
ragazza gentile.
“Sì
insomma, le decisione vanno prese con calma… Anche Silente
vi ha dato tempo per
riflettere, vero?” non proprio, si ritrovò a
rispondere mentalmente Peter
davanti alla faccia sorridente di Avery.
“Ci…
ci penserò…”
“Bravo
Minus… prenditi tutto il tempo che ti serve, noi saremo qui
intorno… insomma
non vogliamo certo che Silente ti dia qualche pressione, no?”
disse il
Mangiamorte facendogli l’occhiolino.
“Buona
notte, Minus…” salutò Leila mentre
entrambi con un crack si smaterializzarono.
Peter muovendosi lentamente si sedette sui gradini di casa, la testa
fra le
mani, cosa doveva fare? Il cuore gli batteva all’impazzata,
cercò di far ordine
tra i pensieri, ma l’unica cosa che la sua mente gridava a
gran voce era:
VOGLIO VIVERE.
Ottobre
venne avvolto dalla nebbia e con ottobre Peter rivide i Mangiamorte,
quella
volta temporeggiò, in effetti non aveva ancora preso una
decisioni, non aveva
dormito per giorni, i pensieri vorticavano impetuosi, ricordi amari
affioravano: suo padre che gli dava dell’incapace, Sirius che
lo prendeva in
giro, James che lo prendeva in giro, perfino Remus l’aveva
preso in giro,
nessuno, nessuno aveva mai riposto fiducia in lui, neanche Silente,
ricordava
il giorno in cui aveva accettato di far parte dell’Ordine,
Silente era rimasto
sorpreso dalla sua decisione.
Sfogliava
i giornali freneticamente ogni giorno, magici e non e su tutti leggeva
di
scomparse, di morti inspiegabili, di come Voldemort fosse ogni giorno
più forte
e lo stesso Silente lo aveva ammesso in una delle riunioni e poi
c’era Harry….
Tutta l’attenzione dei suoi “amici” era
rivolta ad Harry, ad uno dei possibili
prescelti, cosa avesse di speciale Peter davvero non lo capiva, si
insomma,
prima che arrivasse Harry andava tutto meglio no? L’Ordine
non era così
braccato e i suoi amici ogni tanto si preoccupavano per lui ma ora?
Quasi
senza rendersene conto, Peter stava lentamente cadendo nella tela di
Voldemort,
e non se ne rendeva conto, non si rendeva conto che se solo si fosse
sforzato
di pensare a cosa i suoi amici avevano fatto per lui nel corso degli
anni
sarebbe subito tornato a casa, avrebbe preso sua madre e avrebbe
raccontato
tutto a Silente, ma nella sua mente assoggettata alla paura di morire
solo i
brutti ricordi riaffioravano.
Giorno
dopo giorno Peter si stava allontanando da chi era stato,
inesorabilmente lo
sconforto, la rabbia e la paura s’impossessavano di lui
facendogli vedere gesti
che non esistevano, complotti ai suoi danni, parole non dette.
Fu
così che a metà ottobre prese la sua decisione,
lì in piedi davanti alla foto
che ritraeva i Malandrini, davanti a quegli occhi sorridenti che vedeva
pieni
d’ipocrisia, decise che avrebbe scelto di vivere. Avrebbe
dimostrato a loro che
lui era migliore, che sapeva scegliere da solo, e sarebbe
sopravvissuto,
sopravvissuto a tutti loro solo per dire “Ve
l’avevo detto” e allora sarebbe
stato troppo tardi per le scuse, perché lui sarebbe stato
accanto a Voldemort
il giorno in cui avrebbe conquistato tutto.
Uscì
di casa, sapeva dov’erano Avery e Lochrin: in quella vecchia
casa disabitata.
Non gli sfiorò nemmeno un attimo l’idea che i due
Mangiamorte avessero ucciso
la famiglia che vi abitava per stabilirsi lì.
Aprì la porta facendo quasi
sobbalzare i due, sorrise, nessuno si sarebbe più preso
gioco di Peter Minus.
“Accetto!”
“Hai
fatto la scelta giusta Minus, non te ne pentirai…”
“Lo
so…”
La
porta si chiuse dietro a Peter, quasi a segnare la svolta che era
appena
avvenuta. Peter non lo sapeva ancora ma quello era solo il primo passo
per
quella che per l’Ordine della Fenice sembrava essere la fine.
Perdonatemi, perdonatemi se potete per questo ritardo mostruoso chi mi conosce sa bene che purtroppo non è stato un periodo felice, malattie in famiglia, il mio ragazzo con cui stavo da 6 anni mi ha lasciata, ho ditrutto l'auto uscendone grazie a dio con solo un paio di lividi e in tutto questo sto facendo la tesi... mi sono dedicata alla lettura in questo periodo e finalmente ho trovato la forza di ritornare a scrivere... "fa qualcosa che ti piace" mi ha detto... come posso fare qualcosa che mi piace se in queste pagine avevo spesso nascosto il suo volto dietro quello di Sirius? Vabbhe... lasciamo stare la depressione...
Vi ringrazio sentitamente per la pazienza.
Vi voglio bene
Elisa