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Autore: Beatrix Bonnie    15/11/2011    3 recensioni
-Seguito de La sorella perduta- Dopo aver assistito all'entusiasmante finale della Coppa del Mondo di Quidditch e dopo esser rimasti terrorizzati dalla comparsa del Marchio Nero, Mairead, Edmund e Laughlin torneranno al Trinity per affrontare il loro quarto anno, sperando, questa volta, di uscirne indenni. Ma non potranno certo immaginare che cosa è stato preparato per quell'anno! Tra altezzosi cugini purosangue, gelosie e invidie, misteriosi tornei, scuole di magia lontane e sconvolgenti novità, i tre amici metteranno a dura prova la loro amicizia...
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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CAPITOLO 17

Il Ballo di Capodanno





Qualcuno bussò alla porta del bagno con insistenza. «Mairead, vuoi darti una mossa? Devo prepararmi anche io!» esclamò esasperata Peig. Cosa diavolo stava combinando la sua compagna lì dentro? Lei poi, che non aveva mai messo nemmeno il mascara in tutta la sua vita!

La porta si aprì di scatto, ma la ragazza che ne uscì non aveva nulla a che fare con Mairead: era carina, elegante nel suo vestito rosso, truccata e ben pettinata. Peig la osservò stranita per qualche secondo, ma alla fine si concesse un ridolino estasiato. «Ah, cosa non fa l'amour!» ridacchiò, fondandosi in bagno.

Prima che Mairead potesse ribattere in qualche modo, sul pianerottolo comparve Ailis, la migliore amica di Peig. Anche lei rimase piuttosto sorpresa dalla trasformazione della compagna di stanza da esuberante giocatrice di Quidditch a dama raffinata. «Carino il tuo abito» commentò alla fine, osservando il vestito rosso con occhio critico.

Mairead si lisciò le pieghe della gonna, imbarazzata e un po' a disagio. «Grazie» mormorò con un mezzo sorriso. «Anche il tuo non è male».

Ailis annuì a mo' di ringraziamento. «Peig è super agitata» confessò poi, accennando con il capo alla porta del bagno. «Sai, no, che l'ha invitata Hewa Wedge?»

«Sì, me l'aveva detto» rispose Mairead, in tono vago. Era da una settimana che Peig non faceva altro che ripeterlo. Ovviamente, Mairead aveva evitato di farle notare che Wedge aveva invitato prima lei al ballo; all'epoca aveva rifiutato perché pensava fosse una stupida cosa da femminucce. Non l'aveva detto nemmeno a Edmund, in realtà, perché sapeva che c'era un po' di attrito tra i due campioni e non voleva che l'amico si offendesse.

Certo, quando poi l'aveva invitata Leonard Connery al ballo, non aveva potuto rifiutare. Chi mai avrebbe avuto il coraggio di dire di no a quei due occhioni così blu?

«Ehilà!» esclamò Beatrix Connery, comparendo anche lei sul pianerottolo. «Che ve ne pare?» domandò, facendo un giro su se stessa per farsi ammirare. Indossava un grazioso abito azzurro e aveva i capelli mossi raccolti in una mezzacoda.

«Stai davvero bene» la rassicurò Mairead. Sinceramente, non riusciva a capire tutta quella agitazione dal parte della sua amica: era stata invitata da Titus Judge che non si poteva definire una gran bellezza. Be', era alto e muscoloso, quello sì, ma decisamente grosso. Niente a confronto con il bel raffinato Leonard.

«Se sei pronta anche tu, scendiamo» propose Beatrix, con un gran sorriso. «So che mio fratello non vede l'ora di uscire con te!» aggiunse poi, con una strizzatina d'occhio.

Mairead trattenne il respiro e sentì il cuore che accelerava nel petto. Santo cielo, stava per uscire con Leonard Connery! Il suo primo appuntamento!

«Andiamo!» squittì eccitata, con gli occhi che brillavano.


Laughlin si sistemò la giacca elegante che sua madre aveva disegnato appositamente per lui, lanciando sguardi ammiccanti al suo riflesso nello specchio.

«Hai finito di pavoneggiarti?» domandò Dominique, spingendolo di lato per riuscire a conquistare un angolo di specchio per pettinarsi. «Lo sai che se Era metterà i tacchi sarà più alta di me?» mugugnò rassegnato, constatando che l'amico era decisamente più alto e non sembrava uno gnomo vestito a festa.

«Ho sentito dire che l'abito da cerimonia della McKonnit sono in realtà un paio di attillati pantaloni di pelle di drago» replicò Laughlin in tono disinteressato, spruzzandosi una goccia di profumo sul collo.

«Baggianate» replicò imbronciato Dominique. Era vero, non aveva invitato una ragazza particolarmente femminile, ma Era McKonnit gli piaceva proprio per quello: niente smancerie e stupidate romantiche. Era una tipa tosta, insomma.

«Dai, muoviamoci. Le nostre dame ci aspettano» esclamò Laughlin, ammirando con aria soddisfatta il suo riflesso allo specchio. «Andiamo a fare strage di cuori!»

Dominique scosse la testa rassegnato: Laughlin aveva davvero una considerazione troppo alta delle sue qualità. Orgoglio e superbia tipico dei Nagard.

«Sì, muoviamoci» mormorò infine, abbandonando il tentativo di darsi un'aria da grande.

La sala comune dei Nagard era stranamente variopinta, quella sera. Gli occhi di Laughlin indugiarono per un attimo su Ailionora Diablaiocht, che indossava un abito tradizionale irlandese, e se ne stava letteralmente appesa al braccio di Eibhean Deamundi. «Alla fine la Diablaiocht è riuscita ad acchiappare il suo nobile» malignò con un sogghigno. «Suo padre sarà contento, finalmente. Dopotutto, un po' di nobiltà non si nega a nessuno, di questi tempi».

«Arrivista, la ragazza» rispose Dominique, con un certo disinteresse.

Laughlin si strinse nelle spalle. Non dubitava che ad Ailionora piacesse sinceramente Deamundi, perché non si poteva negare che lui avesse un certo fascino tenebroso, ma era sicuro che tra i molti fattori avesse giocato un ruolo importante anche la nobiltà.

«Be', puoi star certo che Chaitaly non ti ha detto di sì perché sei nobile» ridacchiò Dominique, pensando che il suo amico era proprio un tipo originale se, con tutte le belle ragazze che c'erano al Trinity, era andato a scegliersi proprio una straniera.

Anche Laughlin sogghignò. «Credo proprio che tu abbia ragione» asserì, con una pacca sulle spalle del suo amico. «Mi ha detto di sì perché sono incommensurabilmente figo».

«E modesto» aggiunse Dominique.

Laughlin sorrise allegro. «E modesto!» concesse, con una strizzata d'occhio. Dopodiché i due amici si recarono insieme verso la sala d'ingresso.


Edmund si torse le mani con aria nervosa. Stava cominciando ad agitarsi, come una scolaretta al suo primo appuntamento. Gli altri studenti gli lanciavano occhiatine divertite, mentre lui se ne stava ritto in piedi davanti al portone della Sala Mor, impalato nel suo abito da cerimonia. Stava aspettando Moira e gli sembrava che tutti avessero preso ad osservarlo. Perché non si spicciava? E se non fosse venuta, lasciandolo lì come un idiota?

E poi Edmund vide Mairead, stretta a braccetto con Connery: indossava un abito rosso e oro, elegante nella sua semplicità, e aveva i capelli raccolti in un nodo dietro la testa, con qualche tenero boccolo che le ricadeva sulle spalle. Edmund pensò che era bellissima, ma non era destinata a lui. Perché non era riuscito ad invitarla al ballo? Improvvisamente le sue ansie si moltiplicarono. Perché aveva scelto proprio Moira? E se Laughlin avesse avuto ragione sul suo abito? Se si fosse presentata a lui infagottata in una torta nuziale a tre piani? Sarebbe stata tutta un'altra cosa, se al suo fianco ci fosse stata Mairead.

«Edmund?» lo richiamò una voce sottile. Il ragazzo si voltò, ma ci mise parecchio tempo a riconoscere nella giovane che aveva davanti proprio Moira. Non aveva più i capelli crespi e indomabili, ma lisci ed elegantemente tenuti indietro da un cerchietto scuro. Gli occhiali a fondo di bottiglia erano spariti, così come l'apparecchio. L'abito era rosa salmone e certamente un po' ingombrante, ma almeno non sembrava una torta da matrimonio.

«Sei... davvero carina» esclamò Edmund con un sospiro di sollievo. Alla fine non era poi così male.

Moira arrossì e sorrise. «Grazie, ci ho impiegato tre ore a prepararmi».

«I campioni qui con me» esclamò proprio in quel momento il professor Captatio, sventolando il suo cappello a punta per farsi vedere. Per l'occasione indossava un abito da mago rosso brillante, con tanto di strani decori luccicanti che si muovevano per la stoffa creando un vorticoso gioco di luce. Sembrava un albero di natale ambulante. Ma la cosa più luminosa era il suo sorriso.

I tre campioni con i rispettivi compagni si avvicinarono al preside. Peig, agganciata al braccio di Wedge, si guardava in giro con occhiatine deliziate; Laughlin, con lo sguardo fiero e il portamento regale, teneva al fianco un'aggraziatissima Chaitaly che indossava un grazioso sari indiano.

Il professore li fece posizionare di lato, mentre apriva le porte della Sala Mor per permettere a tutti gli altri studenti di entrare. Quando rimasero soli, il preside si posizionò davanti al portone d'ingresso della sala e disse: «Mettetevi in ordine qui di fronte a me. Prima il signor Burke con la sua dama O'Callaghan, poi la signorina Hiranmay e il signor Maleficium e infine il signor Wedge con la signorina Kenneth».

Edmund offrì il braccio a Moira e poi eseguì l'ordine di Captatio, anche se con una certa riluttanza. Spiando dentro la sala, vide che era stata addobbata con graziose decorazioni rosse e oro; quelle che parevano grosse lucciole saettavano per l'aria rendendo il luogo allegro e colorato. I tavoli delle case erano spariti per lasciar posto ad un centinaio di tavoli rotondi da sei posti; al centro della sala si trovava un tavolo più grande con un imponente centrotavola di agrifoglio e tre candele rosse.

Poco dopo sopraggiunsero anche gli altri due presidi, insieme alla O'Gara e a Diablaiocht. Mama Hope indossava un enorme e variopinto abito africano, mentre il preside Singh aveva un completo da cerimonia sikh, impreziosito da sontuosi ricami. I due capi dei rispettivi Dipartimenti, in compenso, sebbene indossassero entrambi abiti eleganti, avevano l'aria di non aver gradito particolarmente l'invito per quel ballo.

«Eccoci qui tutti!» esclamò allegro Captatio. «Direi proprio che è ora di entrare».

Quando fecero il loro ingresso in sala, gli studenti li accolsero con un applauso scrosciante. Edmund prese posto al grande tavolo centrale e tirò un sospiro di sollievo quando alla sua destra si posizionò Laughlin insieme a Chaitaly. Il ragazzo spiò il resto della sala e individuò subito Mairead, seduta al tavolo con il suo cavaliere, Beatrix Connery, Titus Judge, Dominique e Era McKonnit. Non invidiò per nulla Dominique, costretto a restare in mezzo a cinque fanatici giocatori di Quidditch. Anche se, Edmund ebbe l'impressione che l'argomento principale di quella sera non sarebbe stato lo sport.

La cena fu abbastanza piacevole, nonostante tutto. Moira era silenziosa e impacciata, ancora incredula di essere la dama del Campione del Trinity. Laughlin, dal canto suo, dimostrò di essere un ottimo ospite, caratteristica che doveva aver appreso dal ramo paterno della famiglia: conversava amabilmente con tutti, era educato ma mai noioso e sembrava avere sempre la cosa giusta da dire.

Tuttavia era proprio il professor Captatio l'anima della festa: raccontò un paio di aneddoti piuttosto buffi e, alla barzelletta del Troll e della Megera, ci mancò poco che Edmund si strozzasse con l'agnello arrosto. Bevve velocemente un bicchiere d'acqua per evitare di strangolarsi e si meritò un'occhiatina divertita da parte di Laughlin.

Ma la cosa che Edmund temeva di più era l'apertura delle danze. Quando tutti ebbero terminato di mangiare, il professor Captatio fece sparire tavoli e sedie con un colpo di bacchetta e un quartetto di archi entrò in sala. Edmund mugugnò.

«Stai tranquillo» sussurrò Laughlin, con un sorriso incoraggiante. «Basta che segui la musica».

La faceva facile, lui che era un ballerino nato! Edmund non aveva nemmeno la più pallida idea di dove incominciare. Si ritrovò in mezzo alla sala insieme agli altri campioni, con gli occhi di tutti puntati addosso. A giudicare dall'espressione terrorizzata di Moira, neppure lei doveva essere una gran ballerina.

La musica partì. Laughlin e Chaitaly presero a volteggiare con grazia, mentre loro due restavano lì impalati a guardarsi. Fu Moira a prendere l'iniziativa: afferrò la mano destra di Edmund e se la mise sul fianco, poi prese l'altra e cominciò a trascinarlo per la sala. Non andavano a ritmo con la musica né non seguivano i passi: semplicemente roteavano in modo un po' scoordinato. Ogni tanto Edmund pestava i piedi o l'orlo del vestito a Moira, e la sotterrava di scuse. Alla fine, si arresero entrambi alla loro goffaggine e decisero che il modo migliore per uscirne indenni era riderci sopra. Per fortuna, ad un certo punto il professor Captatio invitò a ballare Mama Hope, dando il via alle danze, cosicché i campioni non furono più al centro dell'attenzione. Tra l'altro, il povero Captatio sembrava sparire completamente tra le braccia della preside africana, come se fosse stato ingoiato dalle fauci di un mostro. Quando finalmente quello strazio di musica finì, Edmund si lasciò sfuggire un sospiro si sollievo. «Meglio se ci fermiamo, sai» suggerì con un sorriso.

Moira ridacchiò, annuì e, tenendo per mano il compagno, lo condusse lontano dalla pista da ballo, verso il tavolo con i cocktail. Per fortuna Moira non era interessata alle danze, così i due ragazzi poterono starsene tranquilli a chiacchierare. Edmund constatò che era piuttosto piacevole fare due parole con lei, perché era gentile, sapeva ascoltare le persone e non pretendeva di aver sempre ragione.

Edmund era immerso nei suoi pensieri su Moira, quando Mairead e Connery gli passarono davanti volteggiando. Il suo sguardo si incupì e gli occhi ridotti a due fessure seguirono le figure danzanti che si allontanavano. Avrebbe voluto dare fuoco a quel faccino angelico tutto riccioli e occhioni blu, con quel suo irritante sorriso da vincitore.

Moira seguì la direzione di quello sguardo e sembrò cogliere il messaggio sottinteso che vi si nascondeva. Mise una mano sulla spalla di Edmund nel tentativo di fargli sentire la sua vicinanza: capiva benissimo che si poteva provare un'immensa sofferenza nell'essere lasciati in disparte.

In quel momento la musica cambiò: da valzer un po' lagnoso si trasformò in allegra danza popolare irlandese. Il quartetto di archi era sparito, sostituito da un violino, una cornamusa, un'arpa e un banjo, anche se i musicisti parevano gli stessi. Edmund vide che Laughlin ballava con maestria, muovendo i passi tradizionali di danza intorno a Chaitaly, che rideva deliziata.

«È un bravo ballerino, il tuo amico» commentò Moira, anche lei intenta a guardare Laughlin.

«Il migliore» asserì Edmund, in tono assorto. Era magnifico il modo in cui Laughlin riusciva a far sembrare il ballo una cosa assolutamente naturale e innata. E non era da sottovalutare la presa che faceva sulle ragazze.

Quando terminò la canzone, tutti applaudirono e il tizio che suonava il violino esclamò: «La prossima canzone è dedicata a tutte le ragazze! Abbandonate il vostro cavaliere e invitate chi più preferite per questo ballo: la scelta alle dame!»

L'annuncio scatenò il caos: uno sciame di ragazze eccitate si aggirava per la sala alla ricerca de compagno migliore da invitare per la danza. Edmund notò che Moira fece qualche passo verso la pista da ballo, ma poi sembrò ripensarci e si fermò. «Vai, Moira, non preoccuparti» la incoraggiò, con un sorriso. «La scelta è alle dame».

La ragazza si voltò verso di lui con uno sguardo ansioso. «Mi spiace lasciarti qui da solo» mormorò, con un sorrisetto a mo' di scusa.

«Non temere, vai».

Moira allora fece qualche altro passo verso il centro della sala, ma poi si fermò di nuovo. «Pensi che potrei chiederlo a... Henry?» mormorò, con tono incerto.

Edmund le rivolse un gran sorriso. «Son sicuro che non potrà rifiutare».

Guardando Moira che, finalmente convinta, si avviava verso Henry Alabacor, Edmund fu colpito da un'idea: forse avrebbe potuto farsi invitare da Mairead. Un solo ballo, meglio di niente. Dopotutto, chi altri avrebbe potuto invitare l'amica?

Arrivò al centro della pista e si guardò in giro. «Laugh, hai visto Mairead?» domandò, alzandosi in punta di piedi per scrutare meglio i presenti: della ragazza non c'era traccia.

«Io... no» rispose Laughlin, che pareva più che altro preoccupato di trovarsi una dama per la danza.

«Edmund, mi concedi questo ballo?» domandò Chaitaly, facendo tintinnare i ricchi orecchini che indossava.

Il ragazzo si guardò in giro, alla disperata ricerca di Mairead. Lei era chissà dove.

Chaitaly era ancora lì a guardarlo, in attesa di una risposta.

Nel frattempo Era McKonnit si avvicinò a Laughlin e lo invitò a ballare con un secco: «Maleficium... zit!» che il ragazzo non poté rifiutare.

«Edmund, allora?» lo incalzò Chaitaly.

Il ragazzo si rassegnò: Mairead era chissà dove e evidentemente non era intenzionata a invitarlo per quel ballo. Alla fine si voltò verso la campionessa indiana e le rivolse un sorriso triste. «Come vuoi».

Mairead, nel frattempo, aveva abbandonato Leonard con un'idea folle in testa. Attraversò la sala in fretta, per raggiungere un uomo vestito di nero, che aveva passato la serata in piedi contro il muro, lanciando sguardi torvi a chiunque gli capitasse a tiro. Mairead gli si avvicinò e gli rivolse un gran sorriso. «Professor Saiminiu, mi concede questo ballo?» gli chiese tutto d'un fiato.

L'uomo sgranò gli occhi e la guardò come se avesse appena preso a declamare poesie in antico sumero. Il professor Cumhacht, appena invitato a ballare dalla professoressa O'Connel, lanciò loro un'occhiata di puro disgusto.

Captatio, invece, ridacchiò allegro. «Mi sembra un'ottima idea, Septimius!» esclamò, mentre si lasciava condurre in pista dalla paciotta professoressa Blath, che insegnava Erbologia.

Saiminiu osservò Mairead con crescente terrore, ma la ragazzina non demordette. Allungò la sua mano verso di lui con fare incoraggiante, nel tentativo di scollare il professore dal suo angolo.

Alla fine, rassegnato, Saiminiu si lasciò condurre al centro della pista dalla ragazzina. Piccolo demonietto. Tale e quale a suo padre.

Il ballo fu piuttosto imbarazzante, a dir la verità, perché il professor Saiminiu la teneva a debita distanza, manco stesse danzando con un troll puzzolente appena caduto in una latrina. Ma Mairead fu convinta di aver fatto la scelta giusta quando, finita la musica, la professoressa di Artimanzia si avvicinò a Saiminiu e lo costrinse ad un altro ballo. Soddisfatta della sua opera, Mairead andò a strappare una danza anche al cugino Faonteroy, tanto per rompergli un po' le scatole. Dopodiché ritornò da Leonard, che la stava aspettando con due bicchieri di champagne in mano.

«Sono per il brindisi» spiegò il ragazzo, scostandosi una ciocca di capelli che ricadeva davanti agli occhi. «Ormai manca poco a mezzanotte».

In effetti, guardandosi in giro, Mairead notò che quasi tutti i ragazzi si stavano procurando da bere per il brindisi di Capodanno. Negli ultimi minuti che li separavano dalla mezzanotte, l'attesa divenne frenetica. Mairead si strinse a Leonard e partecipò al clima di tensione che permeava la sala.

Qualcuno cominciò a fare il conto alla rovescia. «Dieci... nove... otto...»

Mairead rivolse a Leonard un sorriso luminoso ed eccitato.

«Quattro... tre... due... uno... AUGURI!»

Urla di giubilo esplosero nella sala. Mairead bevve tutto d'un sorso il suo champagne, dopodiché si sentì decisamente più allegra. Leonard era ad un soffio da lei.

I due ragazzi si guardarono negli occhi e fu lui a fare il primo passo.

Si avvicinò a Mairead, le cinse la vita con un braccio e la baciò.

Per una frazione di secondo il mondo sembrò fermarsi. E poi Mairead rispose al bacio, eccitata e folle come non lo era mai stata, un po' per via dello champagne, un po' per l'euforia di quel bacio.

Quando si separarono, gli occhi verdi di Mairead brillavano di una luce pura. Arrossì violentemente solo quando si accorse che un sacco di gente li aveva guardati mentre si baciavano e molti di questi avevano cominciato ad applaudire.

Non sentì il rumore di vetri infranti, in lontananza.

Era stato Edmund, che aveva lasciato cadere a terra il suo bicchiere, mandandolo in frantumi. Trattenne a stendo l'impulso omicida che gli era scoppiato nel petto. Una rabbia folle, dettata da un sentimento di gelosia che non riusciva nemmeno a riconoscere, si impossessò di lui. Digrignò i denti, strinse i pugni e abbandonò la festa, così, di punto in bianco, piantando lì da sola Moira, che lo guardò allontanarsi con uno sguardo addolorato.




Come promesso... il ballo! E con tanto di sorpresa finale! Ve la sareste aspettata? Be', forse sì... non è un'idea tanto originale, temo. Ma va be'!

QUI, intanto, il disegno sul ballo, che ritrae Leonard e Mairead che ballano, osservati da un Edmund piuttosto imbronciato, in compagnia della sua dama Moira.

Volevo dire due parole sui nostri protagonisti. Prima di tutti Mairead, alla quale possiamo concedere un po' di stupidità da quindicenne al primo appuntamento, no? Non è certo diventata la reginetta del ballo, ma credo che tutti si sarebbero preparati al meglio sapendo di dover uscire con uno come Leonard! Quanto a Laughlin, è assolutamente il mio preferito: la naturalezza con cui si pavoneggia è magnifica! Edmund, infine... be', credo che le sue reazioni siano piuttosto motivate: prima l'ansia, poi l'imbarazzo, la gelosia e infine la rabbia. Povero, mi fa quasi pena!

Anche il personaggio di Moira mi piace molto in questo capitolo. Lei sa che Edmund è un bel ragazzo ma non ha mire nei suoi confronti (anche perché capisce che a lui piace qualcun'altra... anche se non lo ammetterebbe mai!). E non è diventata una gnocca (termine tecnico!) per il ballo, ma semplicemente carina.

Va bene, basta spammare con commenti inutili! La settimana prossima vedremo come si evolve la situazione.... e preparate i fazzoletti, perché maltratterò per bene il povero Eddy! XD

A presto e grazie a tutti,

Beatrix

   
 
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