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Autore: sihu    22/11/2011    4 recensioni
il sesto anno al tempo dei malandrini inizia in modo davvero movimentato. Lily e Sirius sono talmennte arrabbiati con James tanto da odiarlo e persino Remus ha pensato di strozzare l'amico con gli occhiali, l'unico problema è che James non si trova. che ne sarà stato di James Potter e che ne sarà dei malandrini? Dal terzo capitolo: Non voglio tediarvi con i particolari anche perché non sarebbe giusto nei confronti della famiglia. La notizia fino ad ora è rimasta riservata per non fare preoccupare nessuno e per motivi di privacy, tuttavia vorrei che tutti osservassimo qualche istante di silenzio e rivolgessimo una silenziosa preghiera per James Potter.” disse il vecchio preside abbassando la testa..
Genere: Malinconico, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Broken Memories'
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CAPITOLO 20

SI TORNA A VOLARE

 Il sole brillava più deciso del solito quella mattina. Forse anche lui, come tutto quanto il resto del castello di Hogwarts, sapeva che quella sarebbe stata una giornata importante. La resa dei conti. Così l’aveva chiamata la professoressa di Trasfigurazione la sera precedente, con un tono incredibilmente serio e posato. Alla fine di quella lunga, interminabile ed eterna domenica ci sarebbe stata una festa colossale e la gloria eterna, oppure la più sonora sconfitta della loro vita. In entrambi i casi, il loro nome sarebbe rimasto inciso nelle pietre del castello, nella memoria dei fantasmi e nei racconti dei professori e degli studenti che stavano già iniziando a riempire gli spalti.

Nella Sala Grande nessuno osava fare rumore, ma era chiaro che tutti quanti erano schierati. Dopo l’ultima, incredibile, partita sia Corvonero che Tassorosso facevano il tifo per Grifondoro.

- Oggi si vola.

Sorrise Seba, lasciando che Frank prendesse posto a tavola vicino a lui. Non avrebbe giocato quel giorno, ma era pronto a prendere il suo posto sulla panchina per sostenere i suoi compagni ed il suo migliore amico. Il tempo del rancore era passato, adesso contava solo alzare quella maledetta coppa al cielo. Era pesante non poter essere in campo, ma era giusto restare a guardare. Dopo tutto, era stato proprio lui a voler lasciare la squadra.

Frank alzò appena la testa, cercando il suo migliore amico seduto al suo fianco. Sul viso del portiere c’era un’espressione a metà tra il sicuro di sé e il terrorizzato. Frank poteva avvertire chiaramente una sensazione fastidiosa, quasi amara, salirgli dalla bocca dello stomaco. Era teso, ma non come le altre volte. C’era qualcosa nell’aria che gli diceva chiaramente che avrebbe ricordato quel momento negli anni a venire. Era l’ultima partita, questa volta sul serio. Di li a qualche mese sarebbe diventato a tutti gli effetti un adulto e avrebbe dovuto lasciarsi alle spalle quei momenti. Sia che avesse fatto il guaritore, come voleva sua madre, che l’auror, come diceva il padre, il tempo dei giochi e della spensieratezza stava per finire. Che lo volesse o no doveva diventare grande. Nonostante l’amarezza, questo era un grande stimolo a vincere.

- Puoi dirlo forte, vedrai che spettacolo.

Rispose il portiere, attaccando deciso la grossa fetta di torta che Alice gli aveva messo davanti. Sul suo volto si era disegnato un sorriso sfrontato, strafottente. L’espressione di uno che ha la certezza che di lì a poco spaccherà il mondo o che impedirà a qualsiasi avversario di segnare.

Intorno a loro, tutti quanti mangiavano in silenzio. Nessuno aveva troppa voglia di parlare, in particolare gli altri compagni di squadra. Lily scrutava curiosa James, chiedendosi cosa sarebbe successo dopo la partita. Sarebbe davvero stato il loro momento, la loro serata, o ancora una volta uno stupido imprevisto si sarebbe messo tra di loro?

James, dal canto suo, sembrava non pensare a nulla. Pareva quasi un’automa, oppure la versione più colorata di uno dei fantasmi che di solito si aggiravano per il castello. Si limitava a mangiare scambiando appena qualche parola con Sirius e con Remus. Era la sua piccola tradizione: durante la colazione, prima delle partite, non prestava attenzione a nessun altro, nemmeno ad Alice. In quei momenti smetteva di essere il ragazzo allegro e spensierato di sempre e si riduceva ad un essere terribilmente simile ad una larva. Tutti quelli che lo conoscevano ormai ne avevano preso atto ed avevano smesso di farci caso. Era così e basta.

La domenica della partita era arrivata in un lampo, sia per i Grifoni che per le Serpi. Tutte e due le squadre, così come le rispettive case, erano nervose ed agitate. Entrambi i contendenti ritenevano quella partita superflua e la vittoria già conquistata. Più o meno lo stesso avveniva tra i professori, che ormai passavano gran parte del tempo a guardarsi in cagnesco sussurrando a mezza voci maledizioni. Persino Regulus Black nascondeva a fatica la tensione dietro la sua solita maschera di indifferenza. La sua ansia, tuttavia, non era dovuta alla coppa ma alla sfida con il suo rivale. Vittoria o sconfitta per lui erano identiche, contava solo prendere quel dannato boccino prima del suo eterno rivale. Ogni volta che si erano incrociati per i corridoi quella settimana Regulus aveva fulminato l’amico del fratello con sguardi gelidi, senza che l’altro ci facesse troppo caso. 

Tornare a volare, nonostante non ne avesse ancora parlato con nessuno, non era per niente facile per James. Non dopo tutto quello che era successo la settimana prima. Al termine dell’ultima partita aveva ricordato tutto, compreso cosa era successo quel terribile pomeriggio e come era caduto. Nonostante avesse ormai chiarito tutto con i suoi amici, non aveva fatto parola con nessuno di quello che riguardava il suo incidente. Neppure con lo zio, o con Silente. Ogni minimo istante di quel lontano pomeriggio dell’estate precedente, tuttavia, era tornato, vivo come non mai, a tormentare i suoi sogni e le sue giornate. Ora qualcosa lo bloccava, rendendogli impossibile alzarsi nel cielo come aveva sempre fatto. Si trattava di una morsa allo stomaco, come un peso sul cuore. Paura di quello che sarebbe potuto succedere, ancora una volta. Per la prima volta in vita sua James sentiva di stare meglio con i piedi per terra, malgrado questo pensiero lo facesse stare male.

Nonostante ci avesse provato per tutta la settimana, non era riuscito a condividere con nessuno i suoi timori. Parlarne con Alice o con Sirius avrebbe significato riaprire vecchie ferite e farli soffrire ancora una volta e James non poteva permetterlo. Lily e Remus, invece, non avrebbero capito e avrebbero concluso che era meglio che lasciava giocare un altro al suo posto. La squadra, infine, era troppo entusiasta e decisa a vincere. Sfogarsi con loro avrebbe significato rovinare quella bella atmosfera, rendendo la vittoria che ormai sembrava a portata di mano un miraggio. Tutto quello che poteva fare era stringere i denti e sperare che tutto, in quale modo, andasse per il meglio.

- Squadra, negli spogliatoi!

Tuonò James, alzandosi di scatto. La sua voce era priva di emozione e di fronte a lui il piatto era quasi intatto. Remus gli scoccò un’occhiata piena di rimprovero, ma l’altro finse di non farci caso.

Una serie di sguardi nervosi ed impauriti annuirono, scattando a loro volta in piedi, mentre il resto della loro casa prendeva ad urlare e battere le mani, sicura che quella sarebbe stata la loro partita. Seba, Sirius ed Alice si unirono al gruppo, decisi a sostenerli fino alla fine. Inspiegabilmente invece che farlo sentire meglio, questo metteva a James ancora più ansia. Di lì a poco avrebbe deluso tutti, loro tre compresi.

Una volta arrivati davanti allo spogliatoio il silenzioso gruppo prese strade diverse. I ragazzi che avrebbero giocatori entrarono per cambiarsi ed indossare le loro uniformi, più decisi che mai, mentre gli altri si diressero altrettanto sicuri verso la panchina dove avrebbero fatto il tifo per i compagni da una posizione privilegiata. James guardò prima Sirius e poi Alice allontanarsi, poi entrò a testa bassa. Più passava il tempo, più il suo umore peggiorava.

Ormai erano molte ore che se ne stava seduto sulla panca dello spogliatoio, solo, fissando il suo manico di scopa che sembrava volersi prendere gioco di lui.

- Ecco dove eri finito! Eri già qui..

Esclamò Frank, avvicinandosi al capitano che se ne stava stranamente lontano da tutti. Con il passare delle ore l’umore della squadra era migliorato fino a tornare quello di sempre. Dopo tutto, dovevano solo credere in se stessi e vincere. Lo avevano già fatto una volta, ripetere l’esperienza non sarebbe poi stato tanto complicato. Solo il capitano sembrava essere un fantasma, una sorta di presenza aliena che guastava il loro buonumore. Questo dettaglio non era sfuggito all’occhio attento del portiere.

- Frank!

Esclamò James, sobbalzando per la sorpresa. Dietro il portiere, il resto della squadra lo osservava perplesso. Perfino Sirius, Seba ed Alice erano comparsi e si chiedevano che gli stesse passando per la testa. Era comprensibili che James fosse teso, visto che tutte le aspettative pesano sulle sue spalle, ma questo non giustificava l’espressione vuota e smarrita che gli si leggeva sul volto.

- Eravamo tutti preoccupati. Non è da te saltare il discorso prima della partita più importante del campionato.

Sussurrò Charleen, sorridendo. James guardò il viso della ragazza, per poi tornare a fissarsi i piedi. Di solito il sorriso della bella riccia riusciva a metterlo di buon umore tanto era contagioso, ma quel giorno era diverso. La paura lo tormentava al punto da rendergli impossibile vedere altro.

- È solo uno spareggio, siamo già noi i vincitori morali.

Mormorò il capitano, alzando le spalle. Era il meglio che poteva fare in quel momento. Si era completamente dimenticato che spettava a lui fare il discorso ed incitare i compagni a dare il massimo. Tutti i presenti trovarono in qualche modo stonate quelle parole, ma nessuno sapeva cosa dire.

- Cerchiamo di vincere, così lo saremo in tutti i sensi.

Esclamò Frank, cercando di prendere in mano la situazione. Con il capitano in quello stato era suo compito tenere alto l’umore della squadra. Era sempre rimasto al fianco del capitano, persino quando rimettere insieme una squadra e sfidare Serpeverde sembrava un’impresa folle. Non avrebbe mollato i suoi compagni ed il suo capitano proprio ora.

- Io non so se ce la posso fare questa volta.. Davvero..

Disse James alla fine, facendo cadere il gelo nella piccola saletta. Quelle poche, lapidarie, parole avevano spazzato via quella ventata di speranza che Frank aveva cercato di infondere nei compagni.

- Paura di deludere tutti i tuoi fan?

Commentò Seba, cercando di dare man forte a Frank e di strappare un sorriso all’amico in modo che tornasse ad essere il solito capitano deciso di sempre. Se James non reagiva la squadra era spacciata.

- No, paura e basta.

Ribatté James, tetro.

- Va bene, voi andata a riscaldarvi. Io, James e Charleen arriviamo subito.

Esclamò Frank, dopo qualche istante di imbarazzante silenzio. Fece segno ad Alice, Seba e Sirius di avvicinarsi ed i ragazzi ubbidirono subito, silenziosi e preoccupati.

- Che ti succede James?

Chiese Sirius, prendendo posto sulla panca e passando una mano intorno alle spalle dell’amico. James sospirò, cercando di prendere tempo. Alla fine si arrese. Era assurdo cercare di tenere tutto dentro.

- Ho paura della mia scopa. Patetico, vero? Ho il terrore che se ci salirò e mi alzerò in volo farò un tonfo per terra.

Confessò alla fine, con la voce rotta da tutte quelle emozioni che gli stavano passando per la testa. A quelle parole, Sirius rimase gelato. Quello che aveva di fianco non sembrava il suo migliore amico James, ma quel ragazzo spaventato che appena tornato a scuola si era chiuso in bagno per sfuggire agli sguardi della gente che lo scrutava curiosa. Era insicuro e fragile, quasi indifeso. Non aveva niente a che fare con il leone che aveva guidato i compagni alla vittoria solo la settimana prima, contro tutti i pronostici.

- Sei impazzito?

Esclamò Alice, incredula che quelle parole uscissero proprio dalla bocca di suo cugino. Prima che la ragazza potesse aggiungere altro, Frank le prese la mano e la strinse forte.

- Non capisci.. Voi credete che io sia caduto da una finestra, ma non è andata così. Stavo volando quando è successo.

Spiegò James, senza trovare la forza di andare avanti. Seba lanciò un’occhiata perplessa a Frank, poi si voltò verso James. Le parole del cercatore avevano confuso tutti. Molte domande si rincorrevano, frenetiche, ed altrettante risposte facevano capolino. Una più improbabile e terribile dell’altra.

- James, la tua scopa era sparita dopo l’ultima partita dell’anno scorso, ricordi?

Disse Seba, confuso, senza il coraggio di andare avanti. James annuì, respirando rumorosamente.

- Quando sono arrivato a casa me la sono trovata nel baule con un biglietto. Divertiti Potter, diceva.

Continuò a raccontare il capitano dei Grifondoro. La sua mente tornò subito a quel pomeriggio. La rabbia, la paura e la solitudine. Il viso scuro di Lily, quello indifferente di Remus e le parole di Sirius. La bara di suo padre, l’indifferenza dello zio e le lacrime di sua madre. Era solo. Tutte le persone che avevano detto di amarlo in un modo o nell’altro gli avevano voltato le spalle.

- E tu non lo hai trovato strano?

Esclamò Charleen, sorpresa, distogliendo James dai ricordi.

- In quel momento non ci ho fatto caso, ero troppo sconvolto. Volevo solo fare un giro per calmarmi.

Si giustificò James, nascondendo il volto tra le mani. Nonostante gli occhi fossero ben chiusi le immagini scorrevano lo stesso. Un incantesimo gettato con rabbia, il baule che si apre e la scopa che scivola fuori, beffarda. In quel momento gli era parso strano, certo, ma in fondo cosa aveva da perdere? Nessuno lo aveva fermato quando aveva inforcato la scopa ed aveva preso la via del cielo.

- Poi sei caduto?

Chiese Seba, mantenendo un autocontrollo che tutti gli altri presenti non potevano che invidiargli. Tutti sembravano di colpo più pallidi, ansiosi e provati. Tutto quello che avevano sempre creduto di sapere sull’incidente di James si stava rivelando una menzogna. Il ragazzo non si era mai buttato dalla finestra, ma era salito su una scopa di sua volontà.

- La scopa era impazzita, non riuscivo più a controllarla. Ho iniziato a perdere quota, poi sono caduto.

Concluse James, cercando di scacciare dalla mente quegli ultimi, lunghissimi istanti della caduta. Aveva capito che qualcosa non andava solo quando ormai era troppo in alto per cercare di fare qualcosa ed evitare di farsi male. Aveva lottato a lungo con la scopa, sperando che la madre si affacciasse alla finestra dello studio ed arrivasse in suo aiuto. Voleva urlare, forse piangere, ma la gola era chiusa. Quando aveva capito che non c’era nulla che potesse evitargli la caduta si era sentito impotente, vittima del destino. Persino mentre cadeva non riusciva a togliersi dalla mente il bel viso di Lily e la risata spensierata di Sirius. Alla fine il buio, la paura, poi più nulla.

- Qualcuno deve averla maledetta.

Concluse Alice a denti stretti, mantenendo a fatica la calma. Per quei lunghi mesi aveva creduto che quella di James fosse solo una disgrazia. Aveva dato la colpa a Sirius e Lily, quando il vero colpevole era sempre stato in quello stesso castello, nascosto in un seminterrato a tramare nell’ombra.  

- Bastardi!

Esclamò Sirius, scattando in piedi. Seba e Frank lo bloccarono subito.

- Serve che tu stia con James, avremo tempo per dare a quei vermi ciò che si meritano.

Mormorò Seba, obbligando Sirius a tornare seduto vicino a James.

- Si, gli stessi che hanno insistito per fare questa partita..

Sussurrò tetro James, apatico. Sembrava essere del tutto incosciente di quello che lo circondava. Non percepiva la rabbia di Sirius, gli occhi lucidi di Alice o gli sguardi furenti degli altri compagni. Nelle sua mente, veloci, scorrevano quelle terribili immagini.

- James, non posso fare nulla davanti al Preside. Silente non è uno stupido e non permetterà che tu ti faccia del male.

Cercò di farlo ragionare Charleen, scuotendolo per le spalle. Quel contatto, a sorpresa, interruppe il flusso della immagini.

- Lo so, ma..

Provò ad obiettare James, subito bloccato da un cenno di Frank. Il suo volto era stravolto dalla rabbia, eppure molto composto.

- Dammi la tua scopa!

Esclamò il portiere, deciso.

- Cosa?

Chiese James, confuso.

- Io volo con la tua, la mia la lascio a Charleen e tu prendi la sua. Nemmeno un Serpeverde stregherebbe la sua scopa, lo sai.

Spiegò Frank, ignorando le facce indignate e furiose degli altri ragazzi. James ci mise un po’, ma alla fine capì. Il portiere voleva che lui giocasse quella partita, per dimostrare ai Serpeverde che avevano perso.

- Cosa farai se la mia scopa è stata maledetta ancora?

Chiese James, guardando spaventato l’amico.

- Correrò il rischio, sta tranquillo.

Rispose Frank, abbozzando un sorriso. Una scopa maledetta non lo spaventava. In quel momento la rabbia che provava per quello che avevano fatto al suo amico era più grande della paura. Prima che James avesse il tempo di replicare, la porta si aprì scricchiolando facendo sobbalzare il ragazzo.

- Che succede?

Chiese Lily, entrando nello spogliatoio insieme a Remus e Peter. La partita sarebbe iniziata di lì a pochi minuti, eppure James non era ancora pronto. Non era da lui far aspettare tanto la sua squadra.

- Oggi Charleen vola con la mia scopa e cede la sua a James.

Spiegò Frank ai nuovi arrivati, cercando di non far percepire rabbia nella sua voce.

- E tu?

Chiese Remus, perplesso, fissando il volto livido ed i pugni stretti di Sirius ed il viso stravolto di James. Persino un bambino si sarebbe accorto che in quella stanza stava accadendo qualcosa.

- Prendo quella di James.

Spiegò Frank, afferrando la scopa dell’amico e scrutandola con occhio critico. Era nuova, James ci aveva volato solo la scorsa settimana. Nulla faceva pensare che potesse essere maledetta, eppure non voleva che l’amico corresse alcun rischio.

- Come mai?

Chiese ancora Remus, confuso da quella situazione. Non era da James cedere la sua scopa, tanto meno da Frank. Ogni membro della squadra di Grifondoro era talmente attaccato al proprio manico di scopa da accettare uno scambio del genere solo in condizioni di estrema necessità.

- James ha paura che la sua scopa sia stata maledetta.

Mormorò Seba, cercando di dare meno informazioni possibili perché i nuovi arrivati non perdessero subito le staffe.

- È assurdo!

Esclamò Lily, decisa. Per quanto la rivalità tra Serpeverde e GRifondoro fosse accesa nessuno sarebbe mai arrivato a maledire una scopa. Mai prima d’ora era successa una cosa simile sotto gli occhi di Silente.

- Già successo.. Qualche mese fa..

Mormorò Alice, alzando le spalle.

Lily e Remus guardarono attentamente i ragazzi, senza capire il senso delle loro parole. Nelle loro menti un sospetto cominciava a fare capolino. Una voce talmente spaventosa e assurda da non essere degna di considerazione.

- Mettiamola così, James non è caduto da una finestra ma da una scopa.

Sospirò alla fine Charleen, confermando i sospetti dei due ragazzi.

- Bastardi! Devono pagare per questo!

Esclamò Remus, perdendo di colpo sia l’aria da bravo ragazzo che quella da bravo prefetto. James alzò la testa, sorpreso. Persino Lily era accesa dalla rabbia, al contrario di Alice che sembrava più smarrita che mai. Sirius lo fissava, immobile e cereo. La situazione sembrava davvero capovolta.

- Non ancora, ci pensiamo dopo. Ora la cosa importante è dargli una lezione. Dobbiamo assolutamente vincere noi!

Disse Frank, deciso. Vincere quella dannata coppa era importante per far ritrovare a James la fiducia in se stesso. Il resto non contava. James sospirò. Sapeva che l’amico aveva ragione, ma era terribilmente difficile dimenticare quello che aveva appena ricordato.

- Non so se ce la faccio. La scopa non centra.. Ho paura, sono paralizzato.

Sussurrò il ragazzo, tenendo la testa bassa.

- Non puoi arrenderti. Ricordi, ce lo hai insegnato tu!

Esclamò Charleen, prendendo le mani del capitano tra le sue.

- Se non sali oggi su una scopa non lo farai più.. Ed avranno vinto loro! Noi siamo con te. Ti prometto, anzi ti giuro, che non permetterò che ti facciano ancora del male.

Continuò Sirius, deciso come non mai. Dietro di lui, Remus e Lily annuivano stringendo la bacchetta nella mano destra.

Lentamente, James alzò la testa. Guardò a lungo la scopa che gli porgeva Frank. Dopo pochi istanti, che però sembrarono un tempo incredibilmente lungo, la prese e si alzò.

- E sia, alziamoci in volo per la nostra casa e poi alziamo quella dannata coppa.

Esclamò James, strappando a tutti un sorriso compiaciuto.

Pochi istanti dopo la squadra lasciava lo spogliatoio, alzandosi in volo. Era iniziata la resa dei conti, dopo ci sarebbe stato spazio per la vendetta.

 

Lily e Remus alla fine erano rimasti a vedere la partita dalla panchina. Il licantropo sedeva in disparte, vicino a Seba e ad un Sirius estremamente silenzioso.

- Sirius, sei sicuro che vada tutto bene?

Chiese Seba, preoccupato. L’altro ragazzo annuì distratto, voltandosi verso il compagno di stanza.

- Certo Seba, tutto a posto. Remus, dopo la partita credo che avrò bisogno di parlarti.

Disse Sirius, con un tono di voce incredibilmente serio. Remus capì subito, e sorrise.  

- Non c’è bisogno, sono con te. Facciamola pagare a questi stronzi.

Rispose Remus, annuendo deciso.

- Adesso si che vi riconosco, ragazzi!

Esclamò Seba, soddisfatto, riconoscendo al volo i ghigni malandrini dipinti sui visi degli amici.

ANGOLO DELL'AUTRICE

Dopo molti mesi e molte promesse infrante, sono qui. Ringrazio tutti coloro che hanno ancora voglia di leggere le mie storie e colgo l'occasione per promettervi che tutte le mie storie attualmente in corso avranno una fine (per questa, aihme, tra due capitoli; poi, prossimamente, pubblicherò il seguito). Settimana prossima aggiornerò anche Segreti, Lacrime e Bugie.., promesso! 

Mi sembra più che doveroso, tuttavia, ringraziare Out of My Head (James era troppo spaventato per parlarne con qualcuno, ma alla fine è riuscito a superare tutto!!!), Stecullen94, (mi spiace, niente strage a fine storia.. non di questa storia, almeno!) LadySaika (ecco qui finalmente svelato cosa è successo!!!) e MyQueenHasMoustache97 (graaaaazie milleeeee!!!!!), gli angeli che mi hanno incoraggiato a riprendere a scrivere!

GRAZIE MILLE!!!

L'appuntamento è con il prossimo, vendicativo, capitolo!

  
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