CAPITOLO
20
SI TORNA
A VOLARE
Nella
Sala Grande
nessuno osava fare rumore, ma era chiaro che tutti quanti erano
schierati. Dopo
l’ultima, incredibile, partita sia Corvonero che Tassorosso
facevano il tifo
per Grifondoro.
- Oggi
si vola.
Sorrise
Seba,
lasciando che Frank prendesse posto a tavola vicino a lui. Non avrebbe
giocato
quel giorno, ma era pronto a prendere il suo posto sulla panchina per
sostenere
i suoi compagni ed il suo migliore amico. Il tempo del rancore era
passato,
adesso contava solo alzare quella maledetta coppa al cielo. Era pesante
non
poter essere in campo, ma era giusto restare a guardare. Dopo tutto,
era stato
proprio lui a voler lasciare la squadra.
Frank
alzò appena
la testa, cercando il suo migliore amico seduto al suo fianco. Sul viso
del
portiere c’era un’espressione a metà tra
il sicuro di sé e il terrorizzato. Frank
poteva avvertire chiaramente una sensazione fastidiosa, quasi amara,
salirgli
dalla bocca dello stomaco. Era teso, ma non come le altre volte.
C’era qualcosa
nell’aria che gli diceva chiaramente che avrebbe ricordato
quel momento negli
anni a venire. Era l’ultima partita, questa volta sul serio.
Di li a qualche
mese sarebbe diventato a tutti gli effetti un adulto e avrebbe dovuto
lasciarsi
alle spalle quei momenti. Sia che avesse fatto il guaritore, come
voleva sua
madre, che l’auror, come diceva il padre, il tempo dei giochi
e della
spensieratezza stava per finire. Che lo volesse o no doveva diventare
grande. Nonostante
l’amarezza, questo era un grande stimolo a vincere.
- Puoi
dirlo forte,
vedrai che spettacolo.
Rispose
il
portiere, attaccando deciso la grossa fetta di torta che Alice gli
aveva messo
davanti. Sul suo volto si era disegnato un sorriso sfrontato,
strafottente.
L’espressione di uno che ha la certezza che di lì
a poco spaccherà il mondo o
che impedirà a qualsiasi avversario di segnare.
Intorno
a loro,
tutti quanti mangiavano in silenzio. Nessuno aveva troppa voglia di
parlare, in
particolare gli altri compagni di squadra. Lily scrutava curiosa James,
chiedendosi cosa sarebbe successo dopo la partita. Sarebbe davvero
stato il
loro momento, la loro serata, o ancora una volta uno stupido imprevisto
si
sarebbe messo tra di loro?
James,
dal canto
suo, sembrava non pensare a nulla. Pareva quasi un’automa,
oppure la versione
più colorata di uno dei fantasmi che di solito si aggiravano
per il castello. Si
limitava a mangiare scambiando appena qualche parola con Sirius e con
Remus.
Era la sua piccola tradizione: durante la colazione, prima delle
partite, non
prestava attenzione a nessun altro, nemmeno ad Alice. In quei momenti
smetteva di
essere il ragazzo allegro e spensierato di sempre e si riduceva ad un
essere terribilmente
simile ad una larva. Tutti quelli che lo conoscevano ormai ne avevano
preso atto
ed avevano smesso di farci caso. Era così e basta.
La
domenica della
partita era arrivata in un lampo, sia per i Grifoni che per le Serpi.
Tutte e
due le squadre, così come le rispettive case, erano nervose
ed agitate. Entrambi
i contendenti ritenevano quella partita superflua e la vittoria
già
conquistata. Più o meno lo stesso avveniva tra i professori,
che ormai
passavano gran parte del tempo a guardarsi in cagnesco sussurrando a
mezza voci
maledizioni. Persino Regulus Black nascondeva a fatica la tensione
dietro la
sua solita maschera di indifferenza. La sua ansia, tuttavia, non era
dovuta
alla coppa ma alla sfida con il suo rivale. Vittoria o sconfitta per
lui erano
identiche, contava solo prendere quel dannato boccino prima del suo
eterno
rivale. Ogni volta che si erano incrociati per i corridoi quella
settimana Regulus
aveva fulminato l’amico del fratello con sguardi gelidi,
senza che l’altro ci
facesse troppo caso.
Tornare
a volare,
nonostante non ne avesse ancora parlato con nessuno, non era per niente
facile
per James. Non dopo tutto quello che era successo la settimana prima.
Al
termine dell’ultima partita aveva ricordato tutto, compreso
cosa era successo
quel terribile pomeriggio e come era caduto. Nonostante avesse ormai
chiarito
tutto con i suoi amici, non aveva fatto parola con nessuno di quello
che
riguardava il suo incidente. Neppure con lo zio, o con Silente. Ogni
minimo
istante di quel lontano pomeriggio dell’estate precedente,
tuttavia, era
tornato, vivo come non mai, a tormentare i suoi sogni e le sue
giornate. Ora
qualcosa lo bloccava, rendendogli impossibile alzarsi nel cielo come
aveva
sempre fatto. Si trattava di una morsa allo stomaco, come un peso sul
cuore.
Paura di quello che sarebbe potuto succedere, ancora una volta. Per la
prima
volta in vita sua James sentiva di stare meglio con i piedi per terra,
malgrado
questo pensiero lo facesse stare male.
Nonostante
ci
avesse provato per tutta la settimana, non era riuscito a condividere
con
nessuno i suoi timori. Parlarne con Alice o con Sirius avrebbe
significato
riaprire vecchie ferite e farli soffrire ancora una volta e James non
poteva
permetterlo. Lily e Remus, invece, non avrebbero capito e avrebbero
concluso
che era meglio che lasciava giocare un altro al suo posto. La squadra,
infine,
era troppo entusiasta e decisa a vincere. Sfogarsi con loro avrebbe
significato
rovinare quella bella atmosfera, rendendo la vittoria che ormai
sembrava a
portata di mano un miraggio. Tutto quello che poteva fare era stringere
i denti
e sperare che tutto, in quale modo, andasse per il meglio.
-
Squadra, negli
spogliatoi!
Tuonò
James, alzandosi
di scatto. La sua voce era priva di emozione e di fronte a lui il
piatto era
quasi intatto. Remus gli scoccò un’occhiata piena
di rimprovero, ma l’altro
finse di non farci caso.
Una
serie di
sguardi nervosi ed impauriti annuirono, scattando a loro volta in
piedi, mentre
il resto della loro casa prendeva ad urlare e battere le mani, sicura
che
quella sarebbe stata la loro partita. Seba, Sirius ed Alice si unirono
al
gruppo, decisi a sostenerli fino alla fine. Inspiegabilmente invece che
farlo
sentire meglio, questo metteva a James ancora più ansia. Di
lì a poco avrebbe
deluso tutti, loro tre compresi.
Una
volta arrivati
davanti allo spogliatoio il silenzioso gruppo prese strade diverse. I
ragazzi
che avrebbero giocatori entrarono per cambiarsi ed indossare le loro
uniformi, più
decisi che mai, mentre gli altri si diressero altrettanto sicuri verso
la
panchina dove avrebbero fatto il tifo per i compagni da una posizione
privilegiata. James guardò prima Sirius e poi Alice
allontanarsi, poi entrò a
testa bassa. Più passava il tempo, più il suo
umore peggiorava.
Ormai
erano molte
ore che se ne stava seduto sulla panca dello spogliatoio, solo,
fissando il suo
manico di scopa che sembrava volersi prendere gioco di lui.
- Ecco
dove eri
finito! Eri già qui..
Esclamò
Frank,
avvicinandosi al capitano che se ne stava stranamente lontano da tutti.
Con il
passare delle ore l’umore della squadra era migliorato fino a
tornare quello di
sempre. Dopo tutto, dovevano solo credere in se stessi e vincere. Lo
avevano
già fatto una volta, ripetere l’esperienza non
sarebbe poi stato tanto
complicato. Solo il capitano sembrava essere un fantasma, una sorta di
presenza
aliena che guastava il loro buonumore. Questo dettaglio non era
sfuggito all’occhio
attento del portiere.
- Frank!
Esclamò
James,
sobbalzando per la sorpresa. Dietro il portiere, il resto della squadra
lo
osservava perplesso. Perfino Sirius, Seba ed Alice erano comparsi e si
chiedevano che gli stesse passando per la testa. Era comprensibili che
James
fosse teso, visto che tutte le aspettative pesano sulle sue spalle, ma
questo
non giustificava l’espressione vuota e smarrita che gli si
leggeva sul volto.
-
Eravamo tutti
preoccupati. Non è da te saltare il discorso prima della
partita più importante
del campionato.
Sussurrò
Charleen,
sorridendo. James guardò il viso della ragazza, per poi
tornare a fissarsi i
piedi. Di solito il sorriso della bella riccia riusciva a metterlo di
buon
umore tanto era contagioso, ma quel giorno era diverso. La paura lo
tormentava
al punto da rendergli impossibile vedere altro.
-
È solo uno
spareggio, siamo già noi i vincitori morali.
Mormorò
il
capitano, alzando le spalle. Era il meglio che poteva fare in quel
momento. Si
era completamente dimenticato che spettava a lui fare il discorso ed
incitare i
compagni a dare il massimo. Tutti i presenti trovarono in qualche modo
stonate
quelle parole, ma nessuno sapeva cosa dire.
-
Cerchiamo di
vincere, così lo saremo in tutti i sensi.
Esclamò
Frank,
cercando di prendere in mano la situazione. Con il capitano in quello
stato era
suo compito tenere alto l’umore della squadra. Era sempre
rimasto al fianco del
capitano, persino quando rimettere insieme una squadra e sfidare
Serpeverde
sembrava un’impresa folle. Non avrebbe mollato i suoi
compagni ed il suo
capitano proprio ora.
- Io
non so se ce
la posso fare questa volta.. Davvero..
Disse
James alla
fine, facendo cadere il gelo nella piccola saletta. Quelle poche,
lapidarie,
parole avevano spazzato via quella ventata di speranza che Frank aveva
cercato
di infondere nei compagni.
- Paura
di deludere
tutti i tuoi fan?
Commentò
Seba,
cercando di dare man forte a Frank e di strappare un sorriso
all’amico in modo
che tornasse ad essere il solito capitano deciso di sempre. Se James
non
reagiva la squadra era spacciata.
- No,
paura e
basta.
Ribatté
James,
tetro.
- Va
bene, voi
andata a riscaldarvi. Io, James e Charleen arriviamo subito.
Esclamò
Frank, dopo
qualche istante di imbarazzante silenzio. Fece segno ad Alice, Seba e
Sirius di
avvicinarsi ed i ragazzi ubbidirono subito, silenziosi e preoccupati.
- Che
ti succede
James?
Chiese
Sirius,
prendendo posto sulla panca e passando una mano intorno alle spalle
dell’amico.
James sospirò, cercando di prendere tempo. Alla fine si
arrese. Era assurdo
cercare di tenere tutto dentro.
- Ho
paura della
mia scopa. Patetico, vero? Ho il terrore che se ci salirò e
mi alzerò in volo
farò un tonfo per terra.
Confessò
alla fine,
con la voce rotta da tutte quelle emozioni che gli stavano passando per
la
testa. A quelle parole, Sirius rimase gelato. Quello che aveva di
fianco non
sembrava il suo migliore amico James, ma quel ragazzo spaventato che
appena
tornato a scuola si era chiuso in bagno per sfuggire agli sguardi della
gente
che lo scrutava curiosa. Era insicuro e fragile, quasi indifeso. Non
aveva
niente a che fare con il leone che aveva guidato i compagni alla
vittoria solo
la settimana prima, contro tutti i pronostici.
- Sei
impazzito?
Esclamò
Alice,
incredula che quelle parole uscissero proprio dalla bocca di suo
cugino. Prima che
la ragazza potesse aggiungere altro, Frank le prese la mano e la
strinse forte.
- Non
capisci.. Voi
credete che io sia caduto da una finestra, ma non è andata
così. Stavo volando
quando è successo.
Spiegò
James, senza
trovare la forza di andare avanti. Seba lanciò
un’occhiata perplessa a Frank,
poi si voltò verso James. Le parole del cercatore avevano
confuso tutti. Molte domande
si rincorrevano, frenetiche, ed altrettante risposte facevano capolino.
Una più
improbabile e terribile dell’altra.
-
James, la tua
scopa era sparita dopo l’ultima partita dell’anno
scorso, ricordi?
Disse
Seba, confuso,
senza il coraggio di andare avanti. James annuì, respirando
rumorosamente.
-
Quando sono
arrivato a casa me la sono trovata nel baule con un biglietto.
Divertiti Potter,
diceva.
Continuò
a
raccontare il capitano dei Grifondoro. La sua mente tornò
subito a quel
pomeriggio. La rabbia, la paura e la solitudine. Il viso scuro di Lily,
quello
indifferente di Remus e le parole di Sirius. La bara di suo padre,
l’indifferenza
dello zio e le lacrime di sua madre. Era solo. Tutte le persone che
avevano
detto di amarlo in un modo o nell’altro gli avevano voltato
le spalle.
- E tu
non lo hai
trovato strano?
Esclamò
Charleen,
sorpresa, distogliendo James dai ricordi.
- In
quel momento
non ci ho fatto caso, ero troppo sconvolto. Volevo solo fare un giro
per
calmarmi.
Si
giustificò
James, nascondendo il volto tra le mani. Nonostante gli occhi fossero
ben
chiusi le immagini scorrevano lo stesso. Un incantesimo gettato con
rabbia, il
baule che si apre e la scopa che scivola fuori, beffarda. In quel
momento gli
era parso strano, certo, ma in fondo cosa aveva da perdere? Nessuno lo
aveva
fermato quando aveva inforcato la scopa ed aveva preso la via del cielo.
- Poi
sei caduto?
Chiese
Seba,
mantenendo un autocontrollo che tutti gli altri presenti non potevano
che invidiargli.
Tutti sembravano di colpo più pallidi, ansiosi e provati.
Tutto quello che
avevano sempre creduto di sapere sull’incidente di James si
stava rivelando una
menzogna. Il ragazzo non si era mai buttato dalla finestra, ma era
salito su
una scopa di sua volontà.
- La
scopa era
impazzita, non riuscivo più a controllarla. Ho iniziato a
perdere quota, poi
sono caduto.
Concluse
James,
cercando di scacciare dalla mente quegli ultimi, lunghissimi istanti
della
caduta. Aveva capito che qualcosa non andava solo quando ormai era
troppo in
alto per cercare di fare qualcosa ed evitare di farsi male. Aveva
lottato a
lungo con la scopa, sperando che la madre si affacciasse alla finestra
dello
studio ed arrivasse in suo aiuto. Voleva urlare, forse piangere, ma la
gola era
chiusa. Quando aveva capito che non c’era nulla che potesse
evitargli la caduta
si era sentito impotente, vittima del destino. Persino mentre cadeva
non
riusciva a togliersi dalla mente il bel viso di Lily e la risata
spensierata di
Sirius. Alla fine il buio, la paura, poi più nulla.
-
Qualcuno deve
averla maledetta.
Concluse
Alice a
denti stretti, mantenendo a fatica la calma. Per quei lunghi mesi aveva
creduto
che quella di James fosse solo una disgrazia. Aveva dato la colpa a
Sirius e
Lily, quando il vero colpevole era sempre stato in quello stesso
castello,
nascosto in un seminterrato a tramare nell’ombra.
-
Bastardi!
Esclamò
Sirius, scattando
in piedi. Seba e Frank lo bloccarono subito.
- Serve
che tu stia
con James, avremo tempo per dare a quei vermi ciò che si
meritano.
Mormorò
Seba,
obbligando Sirius a tornare seduto vicino a James.
- Si,
gli stessi
che hanno insistito per fare questa partita..
Sussurrò
tetro
James, apatico. Sembrava essere del tutto incosciente di quello che lo
circondava. Non percepiva la rabbia di Sirius, gli occhi lucidi di
Alice o gli
sguardi furenti degli altri compagni. Nelle sua mente, veloci,
scorrevano
quelle terribili immagini.
-
James, non posso
fare nulla davanti al Preside. Silente non è uno stupido e
non permetterà che
tu ti faccia del male.
Cercò
di farlo
ragionare Charleen, scuotendolo per le spalle. Quel contatto, a
sorpresa,
interruppe il flusso della immagini.
- Lo
so, ma..
Provò
ad obiettare
James, subito bloccato da un cenno di Frank. Il suo volto era stravolto
dalla
rabbia, eppure molto composto.
- Dammi
la tua
scopa!
Esclamò
il
portiere, deciso.
- Cosa?
Chiese
James,
confuso.
- Io
volo con la
tua, la mia la lascio a Charleen e tu prendi la sua. Nemmeno un
Serpeverde stregherebbe
la sua scopa, lo sai.
Spiegò
Frank,
ignorando le facce indignate e furiose degli altri ragazzi. James ci
mise un po’,
ma alla fine capì. Il portiere voleva che lui giocasse
quella partita, per
dimostrare ai Serpeverde che avevano perso.
- Cosa
farai se la
mia scopa è stata maledetta ancora?
Chiese
James,
guardando spaventato l’amico.
-
Correrò il
rischio, sta tranquillo.
Rispose
Frank,
abbozzando un sorriso. Una scopa maledetta non lo spaventava. In quel
momento
la rabbia che provava per quello che avevano fatto al suo amico era
più grande
della paura. Prima che James avesse il tempo di replicare, la porta si
aprì scricchiolando
facendo sobbalzare il ragazzo.
- Che
succede?
Chiese
Lily,
entrando nello spogliatoio insieme a Remus e Peter. La partita sarebbe
iniziata
di lì a pochi minuti, eppure James non era ancora pronto.
Non era da lui far
aspettare tanto la sua squadra.
- Oggi
Charleen vola
con la mia scopa e cede la sua a James.
Spiegò
Frank ai
nuovi arrivati, cercando di non far percepire rabbia nella sua voce.
- E tu?
Chiese
Remus,
perplesso, fissando il volto livido ed i pugni stretti di Sirius ed il
viso
stravolto di James. Persino un bambino si sarebbe accorto che in quella
stanza
stava accadendo qualcosa.
-
Prendo quella di
James.
Spiegò
Frank,
afferrando la scopa dell’amico e scrutandola con occhio
critico. Era nuova,
James ci aveva volato solo la scorsa settimana. Nulla faceva pensare
che
potesse essere maledetta, eppure non voleva che l’amico
corresse alcun rischio.
- Come
mai?
Chiese
ancora
Remus, confuso da quella situazione. Non era da James cedere la sua
scopa,
tanto meno da Frank. Ogni membro della squadra di Grifondoro era
talmente
attaccato al proprio manico di scopa da accettare uno scambio del
genere solo
in condizioni di estrema necessità.
- James
ha paura
che la sua scopa sia stata maledetta.
Mormorò
Seba,
cercando di dare meno informazioni possibili perché i nuovi
arrivati non
perdessero subito le staffe.
-
È assurdo!
Esclamò
Lily,
decisa. Per quanto la rivalità tra Serpeverde e GRifondoro
fosse accesa nessuno
sarebbe mai arrivato a maledire una scopa. Mai prima d’ora
era successa una
cosa simile sotto gli occhi di Silente.
-
Già successo..
Qualche mese fa..
Mormorò
Alice,
alzando le spalle.
Lily e
Remus guardarono
attentamente i ragazzi, senza capire il senso delle loro parole. Nelle
loro
menti un sospetto cominciava a fare capolino. Una voce talmente
spaventosa e
assurda da non essere degna di considerazione.
-
Mettiamola così,
James non è caduto da una finestra ma da una scopa.
Sospirò
alla fine
Charleen, confermando i sospetti dei due ragazzi.
-
Bastardi! Devono
pagare per questo!
Esclamò
Remus,
perdendo di colpo sia l’aria da bravo ragazzo che quella da
bravo prefetto. James
alzò la testa, sorpreso. Persino Lily era accesa dalla
rabbia, al contrario di
Alice che sembrava più smarrita che mai. Sirius lo fissava,
immobile e cereo. La
situazione sembrava davvero capovolta.
- Non
ancora, ci
pensiamo dopo. Ora la cosa importante è dargli una lezione.
Dobbiamo
assolutamente vincere noi!
Disse
Frank,
deciso. Vincere quella dannata coppa era importante per far ritrovare a
James
la fiducia in se stesso. Il resto non contava. James
sospirò. Sapeva che l’amico
aveva ragione, ma era terribilmente difficile dimenticare quello che
aveva
appena ricordato.
- Non
so se ce la
faccio. La scopa non centra.. Ho paura, sono paralizzato.
Sussurrò
il ragazzo,
tenendo la testa bassa.
- Non
puoi
arrenderti. Ricordi, ce lo hai insegnato tu!
Esclamò
Charleen,
prendendo le mani del capitano tra le sue.
- Se
non sali oggi
su una scopa non lo farai più.. Ed avranno vinto loro! Noi
siamo con te. Ti
prometto, anzi ti giuro, che non permetterò che ti facciano
ancora del male.
Continuò
Sirius,
deciso come non mai. Dietro di lui, Remus e Lily annuivano stringendo
la
bacchetta nella mano destra.
Lentamente,
James
alzò la testa. Guardò a lungo la scopa che gli
porgeva Frank. Dopo pochi
istanti, che però sembrarono un tempo incredibilmente lungo,
la prese e si
alzò.
- E
sia, alziamoci
in volo per la nostra casa e poi alziamo quella dannata coppa.
Esclamò
James,
strappando a tutti un sorriso compiaciuto.
Pochi
istanti dopo
la squadra lasciava lo spogliatoio, alzandosi in volo. Era iniziata la
resa dei
conti, dopo ci sarebbe stato spazio per la vendetta.
Lily e
Remus alla
fine erano rimasti a vedere la partita dalla panchina. Il licantropo
sedeva in
disparte, vicino a Seba e ad un Sirius estremamente silenzioso.
-
Sirius, sei
sicuro che vada tutto bene?
Chiese
Seba,
preoccupato. L’altro ragazzo annuì distratto,
voltandosi verso il compagno di
stanza.
- Certo
Seba, tutto
a posto. Remus, dopo la partita credo che avrò bisogno di
parlarti.
Disse
Sirius, con
un tono di voce incredibilmente serio. Remus capì subito, e
sorrise.
- Non
c’è bisogno,
sono con te. Facciamola pagare a questi stronzi.
Rispose
Remus,
annuendo deciso.
-
Adesso si che vi
riconosco, ragazzi!
Esclamò Seba, soddisfatto, riconoscendo al volo i ghigni malandrini dipinti sui visi degli amici.
ANGOLO DELL'AUTRICE
Dopo molti mesi e molte promesse infrante, sono qui. Ringrazio tutti coloro che hanno ancora voglia di leggere le mie storie e colgo l'occasione per promettervi che tutte le mie storie attualmente in corso avranno una fine (per questa, aihme, tra due capitoli; poi, prossimamente, pubblicherò il seguito). Settimana prossima aggiornerò anche Segreti, Lacrime e Bugie.., promesso!
Mi sembra più che doveroso, tuttavia, ringraziare Out of My Head (James era troppo spaventato per parlarne con qualcuno, ma alla fine è riuscito a superare tutto!!!), Stecullen94, (mi spiace, niente strage a fine storia.. non di questa storia, almeno!) LadySaika (ecco qui finalmente svelato cosa è successo!!!) e MyQueenHasMoustache97 (graaaaazie milleeeee!!!!!), gli angeli che mi hanno incoraggiato a riprendere a scrivere!
GRAZIE MILLE!!!
L'appuntamento è con il prossimo, vendicativo, capitolo!