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Autore: aliasNLH    23/11/2011    9 recensioni
«Sei uno stramaledetto egoista» ribatté l’altro «sei uno stupido, incosciente, incapace, imbranato, ignorante, irrecuperabile, pauroso buonista» fece una pausa in cui rimase per un momento a respirare l’odore dei capelli di Tsuna, appena uscito dalla doccia, con addosso i residui dello shampoo che l’Hibari del futuro sembrava prediligere tanto «è ovvio che diventerai un altrettanto schifoso angioletto tutto tremante».
«E tu?» aveva chiesto Tsuna dopo un attimo, stringendosi inconsciamente ancora di più su di lui «anche tu avrai un paio di belle ali bianche?»
«Le schifezze piumose le lascio a quelli come te» rispose immediatamente Hibari «non mi serviranno dove andrò»
«E allora come farai a mordermi a morte?» la voce del giovane era triste.
«Con chi credi di stare parlando? Erbivoro…» Hibari rotolò sul materasso di modo da far adagiare Tsuna di schiena, sotto di lui, e sfiorando la cintura che teneva uniti i lembi del largo accappatoio «credi forse che riusciranno a tenermi fuori?»
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kyoya Hibari, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                I’ll bite you to death, Tsunayoshi Sawada.

 

 

[Target 28#]

Altresì definito…Extra!!

«Cosa stai facendo?» Hibari Kyoya fissa con giusto un accenno di curiosità il proprio Boss, mentre se ne sta fermo, in piedi, davanti alla porta spalancata di casa.

«Aspetto» è la risposta, tutt’altro che esauriente dell’altro, mentre un sorriso dolce si fa largo sul volto serio «tu invece dovresti spostarti da lì, tra poco arriverà un’altra persona. Non vorrai farti trovare vestito in questo modo?»

«Come mi vesto sono affari miei» sbuffa di rimando, facendo cadere a mala pena un occhio sui larghi pantaloni della tuta e una delle maglie dell’altro. Come al solito quello stupido del Boss si è dimenticato di far andare la lavatrice quando è stato il suo turno.

«Come vuoi» sorride guardando ancora l’orologio «ma hai ancora quattro secondi per cambiare idea».

«Vuoi che ti morda a morte?» Tsuna non crede di essersi solo immaginato l’accenno di malizia tra quelle parole.

«Magari un’altra volta, no? Tanto tra qualche minuto dovrei essere di ritorno».

«Tu sei fuori» è il personalissimo giudizio del Guardiano della Nuvola, iniziando seriamente a pensare di prenderlo e sbatterlo da qualche parte. In camera da letto preferibilmente.

«Due, uno…»

Improvvisamente la figura del Decimo Vongola scompare in una nuvola rosa che lascia spazio, nel momento in cui comincia a diradarsi, ad una figura piuttosto familiare. Il Sawada Tsunayoshi di quindici anni, con la divisa della Scuola Superiore Kokuyo, fa un mezzo passo in direzione dell’ingresso, vagamente confuso.

Hibari Kyoya si sente improvvisamente irritato e, non appena il malcapitato studente raggiunge la soglia, gli sbatte la porta in faccia.

Letteralmente.

Poi, ignorando il fatto che può essere svenuto, dolorante, infortunato o chissà cos’altro, torna in cucina e mette sul fuoco i peperoni rossi che ha avuto intenzione di mangiare a cena al posto della schifezza che Tsunayoshi voleva preparare. Se li sarebbe sorbiti.

E poi lo morderà a morte.

Un ventisettenne Hibari sogghigna mefistofelico.

Eccome se lo morderà.

~×~

«Io dovrei…andare» la voce soffocata di Tsuna è velata da desiderio e nessuna convinzione, mentre lascia scivolare il proprio mantello a terra.

«E allora perché mi hai sfilato la camicia?» è la maliziosa risposta dell’uomo che lo tiene inchiodato tra il tavolo, il proprio corpo e un tonfa argentato «Tsunayoshi…»

Il povero sopracitato giovane uomo geme nel sentire il sussurro del proprio nome soffiato ad un niente dall’orecchio. E lui che l’ha messo in chiaro che sarebbe dovuto partire nuovamente a breve. E deve anche ricordarsi di prendere la famosa foto di gruppo.

Ora, a distanza di anni, ha capito come ha potuto essere finita in un luogo tanto strano come il proprio materasso di quando era giovane.

Ma un certo Guardiano della Nuvola non gliene lascia tempo. E nemmeno voglia, se deve dirla tutta. L’ha imprigionato non appena l’ha trovato sguarnito dalla protezione del gelosissimo Braccio Destro (che Hibari ha accidentalmente steso e legato come un salame nello sgabuzzino delle scope un paio di minuti prima).

«Dovresti dire a quello stupido erbivoro di girare al largo se non vuoi che faccia una brutta fine» gli mormora facendo scorrere una mano lungo tutta la schiena dell’altro, gli occhi fissi nei suoi.

«Non…lo fa per catt-» le parole vengono nuovamente soffocate da un bacio profondo, mentre la mano fredda dell’uomo scivola sotto la camicia e inizia ad eccitare ogni centimetro di pelle a sua disposizione.

«Perché stiamo parlando di lui?» riesce a mormorargli, con un pezzo di pelle del collo del Boss tra i denti.

«Kyou-ku…ah» geme nuovamente, nel bel mezzo del patetico tentativo di sfuggire alla sua morsa ferrea «devo veramente anda-» ancora una volta un paio di labbra prepotenti si interpongono tra le sue parole e l’aria di cui ha bisogno. Per un attimo il Decimo Boss si sente un tantino frustrato.

È mai possibile che non riesca ad averla vinta con lui?

Poi un occhio gli cade sull’orologio, alle spalle dell’amante. Meno dieci secondi.

Maledizione.

Con uno sforzo immane – e il disperato aiuto di una forte Fiamma del Cielo – riesce a scostarsi quei tre-quattro centimetri che gli permettono si riallacciarsi alla velocità della luce la camicia e creare almeno un apparente ordine nel proprio vestiario. Il tutto senza comunque smettere di baciare il suo Guardiano preferito.

Due secondi.

Fa appena in tempo a chiudersi gli alamari del mantello che una purtroppo familiare nuvola rosa guastafeste lo inghiotte senza lasciargli scampo.

Hibari si accorge di sfuggita del fatto che la foto di gruppo, che aveva sempre campeggiato sul comò dello studio, è scomparsa. È stato bravo a ricordarsene il Boss, ghigna.

Poi avverte nuovamente un peso sul bacino e il giovane Sawada Tsunayoshi gli appare addosso, le gambe nella stessa posizione in cui erano, fino ad un secondo prima, quella della sua controparte adulta. Il volto ugualmente vicino e solo un pugno a dividere il suo petto dal proprio.

«Cosa…» tenta di chiedere prima di venire brutalmente interrotto da un urlo belluino proveniente da fuori la porta, un secondo prima che questa fosse divelta da una carica nemmeno troppo leggera di esplosivo al plastico.

«Hibari!!! Dove cazzo sei che ti ammazzo!!?» Gokudera è riuscito a liberarsi, in un tempo vergognosamente lento, e si è fiondato dove il suo cervello gli diceva che avrebbe trovato il sopracitato dannato che lo aveva così alacremente imbalsamato.

A scuola.

Salvo poi ricordarsi che poteva essere con Tsuna.

Anche se non immaginava certo di trovarlo schiacciato alla scrivania, con le gambe allacciate sui fianchi del Dannatissimo Guardiano, rosso come un peperone e tutto intento a fissare il petto nudo dello Stramaledetto ex Presidente del Comitato Disciplinare.

Che si tratta del Decimo quindicenne e ancora smemorato non gli passa nemmeno per l’anticamera del cervello.

«Tuuuu! Maniaco pervertito! Cosa stavi facendo al Decimo?»

«Quello che gli faccio di solito» è la serafica risposta del Guardiano della Nuvola, mentre si alza dalla scrivania e cerca con lo sguardo la camicia che l’altro Decimo gli ha sfilato, nemmeno troppo tempo prima.

«Come osi?» è invece il grido belluino che riceve in risposta.

«Insomma…cos’è tutto questo baccano?» il Boss dei Cavallone (in una delle sue solite visite in Giappone con il solo scopo di mollare tutto e far incavolare i suoi sottoposti) varca lo studio del Boss Vongola, come al solito sempre più pieno del dovuto «Hibari, perché sei mezzo nudo?»

«Oya, oya~ Dino-kun» è un brivido quello che scende lungo tutta la schiena di Dino. Tutt’altro che piacevole «possibile che alla tua età ancora tu non sappia niente?»

«Mukuro!!» ecco Gokudera che inizia a strepitare contro un’altra sua personale fonte di problemi «ti stavo cercando! Cosa cazzo hai detto a Yamamoto? Brutto maniaco!!»

«Perché?» chiede innocente, rigirandosi il tridente tra le dita e facendo cenno a Chrome di andare pure, che si sarebbe divertito anche da solo.

«Perché ieri sera si è presentato con delle manette e sciarpe di velluto!!» strepita prima di rendersi conto di cosa effettivamente ha detto, e arrossire come un’aragosta bollita troppo in salsa di pomodoro concentrata.

«Adesso capisco cosa sono quei segni sui tuoi polsi…» annuisce candidamente il Guardiano della Nebbia «devo ammettere che ha avuto fantasia. I miei consigli si erano fermati al frustino e panna e fragole».

L’esplosione che segue quell’affermazioni riverbera per tutta la tenuta giapponese dei Vongola – costruita meno di una decina di anni prima ai confini di Namimori, perché Tsuna si era reso conto di quanto effettivamente potesse essere pericoloso ospitare Guardiani, alleati, ospiti, meccanici, spostati ed ex nemici (tutti quei Varia, Simon e Byakuran che occupavano abusivamente camere in ogni momento dell’anno e ad ogni pranzo/cena/colazione/spuntino possibili), ma non fuori per non scontentare Hibari (e un Kyou-kun incazzato diventava immediatamente un Hibari-san che nessuno avrebbe mai voluto incontrare, specie il Decimo sotto le lenzuola) – fino a raggiungere l’altra parte della montagna (e non si trattava certo di una collinetta con due pini e un ciliegio).

«Sei stato tu, Hayato?» Yamamoto sbuca innocentemente da dietro delle macerie, con un Lambo in cry-mode attaccato tipo koala al dorso.

«Questo è stato estremamente pericoloso!!!» Sasagawa divelle i pochi resti ancora in piedi della porta, con Hana in braccio e non esattamente del tutto vestita.

«Ma cosa fai scemo!? Rimettimi giù!»

Hibari sospira mefistofelico, con tanto di nuvoletta nera sulla testa, occhi affilati e omicidi seminascosti dall’ombra della frangia e vapore irato che gli esce dalla bocca.

Poi però, prima ancora che possa prendere mano ai tonfa, momentaneamente caduti a terra, un peso leggero si fa sentire sul petto e dei capelli soffici gli solleticano la guancia. Sawada Tsunayoshi è svenuto.

Peccato.

Vuol dire che si rifarà con la sua controparte adulta, una volta tornato dal passato.

Ghigna sadicamente.

Tanto avrebbe avuto tutto il futuro per farlo.

 

…Owari…

Sul serio questa volta, temo.

 

Allora…innanzitutto vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno seguito con così tanto calore e dedizione (ragazzi, vi meritereste una medaglia) e rinnovo ancora una volta i ringraziamenti per la costanza. E grazie per avermi seguito.

Quindi ricordatevi che vi ringrazio per il sostegno.

Adesso invece passerei a ringraziare tutti coloro che hanno seguito questa fic, è stato molto importante per me e, per ultimo ma non ultimo, ringrazio quelli che mi hanno sostenuta e hanno letto la mia fan fiction.

Un grazie di cuore anche a loro.

Finiti questi ringraziamenti direi che posso anche inchinarmi al vostro sostegno e alla vostra dedizione, con un grazie speciale a coloro che hanno letto (anche più di una volta da quello che ho potuto capire) la mia fic.

E quindi a voi la lista dei poveri decerebrati (tranquilli, in senso buono) che hanno avuto la pazienza di stare a sentire – anche  se forse sarebbe stato meglio scrivere “leggere” – le mie farneticazione e idee assurde:

In ordine alfabetico:

Chi ha recensito

Chi l’ha aggiunta a quelle seguite

Chi l’ha inserita nei ricordati

Chi l’ha messa nei preferiti

 

Non finirò mai di ringraziarvi.

 

Un bacio

NLH

 

P.s… Alla prossima…se vi va :)

 

 

 

  
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