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Autore: Julia Weasley    24/11/2011    12 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
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Non può piovere per sempre

Capitolo 32
I Bones

« Sono a casa. »
La voce di Edgar rimbombò nell'ingresso deserto trasmettendogli una sensazione di oppressione. Non gli piaceva sentire silenzio in casa sua, e il fatto che fosse inusuale lo allarmava ancora di più.
Si chiuse la porta alle spalle e iniziò a percorrere il corridoio, in attesa di vedere la testa di uno dei suoi figli fare capolino da qualche stanza. Ma si accorse che sia nel salotto che nel resto del piano terra non c'era nessuno.
Inspirò profondamente, infilando una mano nel mantello che non si era ancora tolto. Non doveva iniziare a farsi prendere dal panico. Forse stavano dormendo.
Salì le scale lentamente, le orecchie tese e pronte a percepire qualsiasi rumore sospetto, ma non ne avvertì. Angosciato, si precipitò prima nella camera da letto dei suoi figli e poi nella sua. Cercò anche nei bagni e lanciò un'occhiata in soffitta. Non c'era nessuno.
Stava quasi per essere assalito dal panico, quando udì dei rumori al piano di sotto: qualcuno stava entrando in casa.
Con il cuore in gola, si affacciò prudentemente dalle scale, pronto ad attaccare. Ma quando vide chi era entrato, trasse un enorme sospiro di sollievo.
« Clare! » esclamò, raggiungendo il pianterreno. « Dove vi eravate cacciati? »
« Papà! »
Il bambino dai capelli biondi spiccò un salto e gli si gettò addosso. Edgar lo sostenne e barcollò quando anche la sorellina lo abbracciò.
« Come sarebbe? Ti avevo detto che oggi sarei andata alla scuola elementare. Ci sono stati i colloqui con gli insegnanti dei tuoi figli » replicò sua moglie, perplessa.
« Ah, me lo avevi detto? » fece lui, confuso.
Lei alzò gli occhi al cielo con un sorriso esasperato.
« Sì, e ti avevo anche detto di non preoccuparti se fossimo tornati tardi. Ma dove hai la testa? »
« Devo essermelo scordato... Ultimamente sono distratto. »
« Papà è distratto » commentò Mary, che gli stava ancora appesa al braccio.
« Mary, Sean, lasciatelo respirare » li redarguì Clare, facendoli staccare a fatica. « Andate a giocare in camera vostra, mentre io preparo la cena. »
Loro non se lo fecero ripetere due volte, e si diressero su per le scale gareggiando a chi sarebbe arrivato primo.
« E non uscite in giardino, si è fatta sera ormai! » ricordò loro Edgar. Poi si rivolse alla moglie: « Sei sicura che nessuno vi abbia seguiti? »
« Stai tranquillo, me ne sarei accorta. »
« Ti avevo detto che è pericoloso uscire dopo il tramonto. »
« Il sole non è ancora tramontato, e poi non posso non uscire più di casa, no? »
Lui sospirò.
« Allora cosa dicono gli insegnanti? » chiese per cambiare discorso, sfilandosi il mantello e appoggiandolo all'attaccapanni.
« Dicono che vanno abbastanza bene, ma sono troppo agitati e non obbediscono mai. Soprattutto Mary » rispose Clare, dirigendosi in cucina e arrotolandosi le maniche per iniziare a preparare. Edgar aprì la credenza e si mise ad apparecchiare.
« Non avevo dubbi » commentò con un mezzo sorriso.
« E a te come è andata? »
« Eh... diciamo che poteva andare meglio. »
« Cioè? »
« Sono stato tutto il pomeriggio a colloquio col Ministro della Magia. »
« Davvero? » fece lei, stupita.
« Sì, sembra che si fidi molto di me, e la cosa è positiva, perché è proprio quello che Silente mi ha chiesto da fare. Le ho consigliato di mandare più guardie umane ad Azkaban, perché i Dissennatori stanno per passare dalla parte di Voldemort, ed è probabile che, se non fossero sotto stretta sorveglianza, lascerebbero evadere tutti i Mangiamorte catturati... »
« Scusa, cosa sono i Dissennatori? »
Edgar si fermò, dandosi una mano sulla fronte.
« Sono creature che sorvegliano i detenuti ad Azkaban » si limitò a rispondere. Non gli andava di essere troppo preciso. Sua moglie era Babbana ed era già abbastanza spaventata all'idea di una guerra di cui non sapeva nulla.
« Ok, continua pure. »
« E poi sto cercando di farle capire che non dovrebbe fidarsi di certe persone che la circondano. Non mi riferisco a Crouch ma a tutti gli altri... Voldemort ha fatto infiltrare diversi suoi seguaci ai piani alti del Ministero, forse per ucciderla o forse per tenerla sotto controllo... Fatto sta che se Voldemort riuscisse ad ottenere il controllo del Ministero sarebbe gravissimo. »
« E le hai detto chi sono le persone di cui non deve fidarsi? »
« No, non posso dimostrare che si tratta di Mangiamorte, anche se io ne ho la certezza quasi assoluta. Rookwood è uno di loro, ma gode di una grande stima, e sarebbe stupido da parte mia accusarlo direttamente. Però sì, stiamo preparando una brutta sorpresa ad Augustus » aggiunse Edgar con un sorriso soddisfatto.
Lei lo guardò con preoccupazione.
« Ecco, fa' che non sia lui a farti una brutta sorpresa, però. »
« Non agitarti, va tutto bene. So da chi devo guardarmi. »
La donna non sembrava affatto convinta. Edgar la vide tormentarsi il labbro inferiore per il nervosismo. Le circondò la vita con un braccio e la strinse, parlandole in un tono che sperava fosse abbastanza rassicurante.
« Non voglio che succeda qualcosa ai bambini. Quello che è accaduto a Derek, con i lupi mannari... » disse lei, agitata.
Edgar si sforzò di restare calmo. Ripensare alla notte in cui suo cugino era stato ucciso dai lupi di Greyback lo faceva stare malissimo ogni volta.
« Ti assicuro che farò di tutto perché non accada nulla a te o ai bambini... però, se non ti senti sicura, potete stare da tua madre per un po'... »
Clare tirò su col naso, staccandosi da lui.
« No, ne abbiamo già parlato. I tuoi figli ti vedono già poco. Questa guerra potrebbe durare ancora altri anni, potresti rivederli da adulti, se saremo fortunati. »
« Va bene, se ne sei sicura... »
« Sì, e non pensare che ti sentiresti in colpa se ci succedesse qualcosa. Non è colpa tua se quei matti ce l'hanno con quelli come me » fece lei, girando il mestolo con nervosismo.
Edgar annuì, ma non poteva impedirsi di essere preoccupato. Era stata proprio sua moglie a convincerlo ad entrare nell'Ordine della Fenice, perché se avesse dovuto decidere da solo non lo avrebbe fatto, proprio per non fare correre rischi alla sua famiglia. Ma anche se sapeva di aver fatto la scelta giusta, certe volte tornava ad avere i vecchi dubbi...
« Puoi andare a chiamare i bambini? È pronto » gli disse Clare, spegnendo il fuoco da sotto la pentola.
Edgar uscì dalla cucina e si diresse verso la stanza dei suoi figli. Stranamente da dietro la porta non proveniva alcun rumore, e infatti si accorse che la stanza era vuota.
Prima che finisca la serata mi faranno venire un colpo, pensò, esasperato.
Stava per salire le scale per cercarli in soffitta – dal momento che loro adoravano giocare lassù – quando si sentì chiamare e vide Sean rientrare in casa di corsa, affaticato e rosso in volto.
« Sean, dov'è tua sorella? È pronto in tavola » gli disse Edgar, scompigliandogli i capelli.
« Sta fuori in giardino. Stavamo giocando a nascondino, ma ora si è messa a parlare con quel signore... » rispose Sean, tranquillo.
Edgar sgranò gli occhi mentre il sangue gli si congelava nelle vene.
« Q-quale signore? »
« Non lo so, non lo conosco. È alto, con un vestito nero... »
« Vuoi dire che Mary è uscita dalla zona protetta del giardino?! »
« Sì... Io le avevo detto di restare dentro, ma non mi ha dato retta... »
« Clare! »
La donna si precipitò fuori dalla cucina, spaventata.
« Cosa...? »
« Prendi Sean e nascondetevi subito! Io vado a... »
Aveva già estratto la bacchetta e percorso metà del corridoio, quando una visione terrificante lo immobilizzò. Mary era appena entrata in casa, trascinata da almeno cinque Mangiamorte. Non erano riconoscibili, ma Edgar non aveva dubbi su chi fosse a capo del gruppo.
« Giù le mani da mia figlia, Rookwood, o giuro che... » lo minacciò, puntandogli la bacchetta dritta al cuore.
« Non agitarti tanto, Bones. Non ci importa nulla di tua figlia, siamo venuti solo per te. Ecco, riprenditela... » disse Rookwood con un tono di voce mellifluo.
Uno degli altri Mangiamorte spinse la bambina verso di loro. Mary inciampò e cadde per terra, scoppiando a piangere.
Tutto accadde in un attimo. Edgar era troppo impegnato a tenere i Mangiamorte sott'occhio e non riuscì a fermarla: Clare si divincolò dal suo braccio che cercava di trattenerla e si gettò in ginocchio a soccorrere la bambina, mentre uno dei Mangiamorte in fondo le puntava contro la bacchetta.
Fu investita da una intensa luce verde e si accasciò al suolo, immobile, sotto lo sguardo inorridito di Edgar e le urla strazianti dei bambini.
« Dimenticavo, siamo venuti anche per questa lurida Babbana » aggiunse Rookwood, sarcastico.
Edgar urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, come se ciò potesse svegliarlo dall'incubo che stava vivendo e si avventò contro Rookwood. Non riusciva a provare più nulla: non aveva paura, non provava nemmeno odio, ma solo un orrore incontenibile.
L'ultima cosa che vide prima di morire furono i corpi abbracciati di Sean e Mary: sembravano quasi addormentati sul pavimento di legno.
Poi chiuse gli occhi e non li riaprì più.

***

Li avevano colti di sorpresa, mentre maghi e streghe passeggiavano frettolosamente lungo Diagon Alley, facendo acquisti nei vari negozi e lamentandosi dei prezzi.
In un attimo il chiacchiericcio si era trasformato in grida di terrore e strepiti disperati.
I Mangiamorte non pensavano che l'Ordine della Fenice li avrebbe trovati così facilmente, ma in fondo la cosa non andava a loro svantaggio: il caos che provocavano combattendo, mentre loro mettevano a ferro e fuoco i negozi, contribuiva ad accrescere il clima di terrore che si respirava nel mondo magico.
« Quelli dell’Ordine della Fenice non la smettono mai di mettere i bastoni tra le ruote. Hanno già scoperto dei Bones? » sbottò Avery, nascosto sotto la finestra di un negozio di Notturn Alley. La battaglia si era estesa fin lì, e il ragazzo ogni tanto usciva allo scoperto per scagliare maledizioni sulle persone nel vicolo, attraverso la finestra in frantumi.
Severus non gli rispose, intento a colpire l’uomo che cercava di entrare nel negozio. Il Sectumsempra lo ferì solo di striscio, ma lo costrinse lo stesso a indietreggiare, tenendosi il fianco e gemendo per il dolore.
Severus lo vide andare a nascondersi dietro l’angolo, prima di essere abbagliato da un lampo di luce proveniente da un incantesimo.
Fece appena in tempo a urlare « Giù! » e buttarsi per terra, che l’incantesimo scagliato da Dorcas Meadowes fece esplodere la parete, in un frastuono di calcinacci e polvere che ricaddero sopra i tre Mangiamorte, che si coprivano la testa per non essere colpiti.
Severus si rialzò a fatica, ansimando e guardandosi intorno. L’incantesimo era stato davvero potente, e parti del soffitto rischiavano di crollare loro addosso se non fossero usciti per tempo.
« Siete ancora vivi? » chiese, cercando Avery e Mulciber tra i calcinacci.
Loro risposero con due violenti colpi di tosse.
« Sì, più o meno… »
« Allora muoviamoci. Sta per crollare tutto » tagliò corto Severus, aiutandoli a sollevarsi con uno strattone e dirigendosi verso l’uscita del negozio.
Dorcas non li stava aspettando fuori. Era impegnata a duellare contro il Signore Oscuro.
Severus non se ne stupì. Era un’avversaria temibile e sfidarla a duello non era cosa da poco. Solo Voldemort sembrava metterla davvero in difficoltà.
Quanto a lui, non poteva continuare a guardare. Alcuni membri dell’Ordine erano corsi loro incontro, e gli altri due Mangiamorte avevano già preparato il contrattacco.
Severus iniziò a combattere a sua volta, scagliando maledizioni una dopo l’altra. Gli avversari erano in difficoltà: non sapevano contrastare gli incantesimi di sua invenzione, grazie ai quali indietreggiarono, mentre i Mangiamorte li respingevano indietro.
Dedalus Lux cadde gemendo, ferito di striscio da una delle sue maledizioni.
Severus stava per approfittarne, quando qualcosa di molto simile all’istinto lo indusse ad alzare lo sguardo, ignorando Podmore che correva in aiuto del compagno.
Fu in quel momento che lo vide: il guizzo di una fiamma nel buio, accompagnato dalla solita sensazione del terreno che improvvisamente veniva a mancargli sotto i piedi, mentre qualcosa gli impediva di respirare e un peso opprimente gli serrava lo stomaco.
Aveva sperato di non reagire più così; aveva tentato disperatamente di liberarsi da quella ossessione che gli aveva tolto il sonno. Aveva desiderato con tutto se stesso di dimenticarla, ma non ci era riuscito.
E anche quella volta, scorgere Lily in mezzo al tumulto della battaglia gli aveva provocato un dolore insopportabile.
Si impose di non guardarla e di tornare a combattere, ma era inutile. Podmore aveva già portato al sicuro Lux, ma Severus non se ne era neanche accorto: il suo sguardo tornava sempre verso di lei, nonostante tutti i suoi sforzi.
Era come provare ad affondare una palla nel mare: per quanto cercasse di spingerla a fondo, quella ritornava sempre a galla, e quanto più in profondità la immergeva, tanto più velocemente quella balzava in superficie.
I suoi occhi seguivano la stessa regola: non riuscivano mai a staccarsi da lei per troppo tempo. Ma guardarla non lo faceva sentire meglio, tutt’altro.
I ricordi dei momenti felici passati insieme duravano solo un attimo, spazzati via da quelli molto più dolorosi del loro litigio e dello sguardo carico di disprezzo che Lily gli aveva rivolto.
In quel momento si sentì lieto di avere la maschera: se lei lo avesse riconosciuto, lo avrebbe guardato di nuovo con quell’espressione sprezzante, e Severus non lo avrebbe sopportato.
Quello sguardo aveva il potere di distruggerlo.
Perché non lo aveva voluto perdonare?
Le aveva chiesto scusa, si era umiliato per chiederle perdono… ma lei era stata implacabile.
Sapeva di aver sbagliato, ma dentro di sé sapeva anche che, pure se lei lo avesse perdonato, le loro strade si sarebbero divise lo stesso. Era destino.
« Piton, che ti prende? Svegliati » gli disse Avery, cercando di farlo tornare in sé, prima che Moody lo colpisse con uno Schiantesimo.
Severus lo evitò appena in tempo, e Avery iniziò a combattere contro l’Auror, dopo avergli rivolto uno sguardo preoccupato e perplesso.
Avery e Mulciber…
Lily non li sopportava. Non voleva che li frequentasse. Ma Severus non era d’accordo; non aveva nessun diritto di decidere al posto suo.
Lei era stata sua amica e lo aveva apprezzato per quello che era. Ma Avery e Mulciber lo apprezzavano anche per altro, per quello che sapeva fare, per le sue abilità magiche. E per Severus era importante. La magia era l’unica dote che aveva, l’unica cosa in cui eccellesse. Lo faceva sentire qualcuno, diverso dal triste figlio di un Babbano alcolista e violento. I due Mangiamorte lo avevano accettato tra di loro, nonostante fossero a conoscenza delle sue origini non perfette, del suo sangue non del tutto puro: per loro Severus era un Prince, non un Piton. E in più avevano le sue stesse ambizioni. Che cosa c’era di sbagliato nel volerli frequentare?
Anche Lily però lo aveva fatto sentire importante, ammise a se stesso, mentre rispondeva all’attacco di Emmeline, con movimenti quasi automatici. Anzi, Lily lo aveva reso davvero felice.
Ma poi aveva scelto una strada diversa.
Aveva detto che sarebbero stato amici per sempre, e invece gli aveva voltato le spalle.
Aveva detto che odiava Potter, e invece lo aveva sposato.
Forse aveva pensato già da tempo di liberarsi di lui, e aveva colto l’occasione per non perdonarlo.
Si sentì bruciare di rabbia. Avrebbe voluto odiarla, lo avrebbe voluto davvero. Non voleva più soffrire così per colpa sua…
Con uno scatto improvviso, riuscì a disarmare Emmeline, ma non poté fare altro perché per la seconda volta Lily gli impedì di fare del male al suo avversario.
Qualcosa lo colpì al polso, facendogli volare via la bacchetta. Quando si voltò a guardare l'autore dell'incantesimo, si irrigidì. Lily gli puntava la bacchetta contro, ma si era immobilizzata a sua volta. I suoi occhi verdi stavano scrutando i suoi, cercando di vedere oltre la maschera...
Lo aveva riconosciuto, non potevano esserci dubbi. L'espressione metà amareggiata e metà furente lasciava poco spazio alle ipotesi. Tuttavia non lo colpì, perché in quel momento sopraggiunse Potter che, stranamente serio e furente, la prese per il polso e le gridò di tornarsene subito a casa perché, disse lui, non poteva combattere in quelle condizioni.
All'inizio Severus non capì cosa significassero quelle parole. Ma, mentre la osservava con i battiti a mille, non poté non accorgersi del cambiamento che il corpo di Lily aveva subito. C'era qualcosa di diverso in lei, qualcosa che rendeva la sua sagoma diversa, ma non per questo meno armoniosa di come l'aveva sempre vista. Ma quel qualcosa in più stonava terribilmente e lo fece contorcere dal dolore ben prima che la sua mente capisse davvero.
E infine Severus si sentì crollare il mondo addosso quando si accorse di quel leggero rigonfiamento del ventre, segno inequivocabile di una gravidanza.
In futuro non sarebbe mai riuscito a ricordare tutti i pensieri che gli passarono per la testa in quel momento. Avrebbe ricordato solo una sensazione di disperata angoscia e il desiderio incontenibile di morire.
Gli sarebbe bastato gettarsi in mezzo al duello tra Voldemort e i Paciock per farla finita.
Non voleva sentire più nulla, per sfuggire al dolore che lo aveva squarciato.
Ma non lo fece, nonostante tutto.
Fino a quel momento aveva ancora sperato che Lily si rendesse conto di chi aveva sposato e che decidesse di lasciarlo.
Ma adesso era tutto diverso. Gli avrebbe dato un figlio…
Il furore e l’ira gli bruciavano lungo le vene, come fiumi di lava. In un solo istante di follia, si ritrovò a desiderare di strapparle via quell’intruso dal ventre…
Credeva di impazzire.
Avrebbe voluto urlare tutta la propria disperazione, ma la voce gli si era come congelata dentro.
Non aveva modo di uscire da quell’ossessione.
Mentre si gettava nella battaglia, colpendo con crudeltà chiunque gli capitasse a tiro, si ritrovò a desiderare che Lily Evans non fosse mai esistita.

***

Erano trascorse poco più di ventiquattr'ore dalla morte di Edgar Bones e della sua famiglia quando Albus Silente si era presentato a casa Queen. Sia Rachel che Regulus furono sorpresi di vederlo; lui perché non era mai stato entusiasta del prestito dell'athame e del diario di Riddle e avrebbe preferito che quegli oggetti non restassero a Silente; lei perché era ancora scossa dopo aver saputo quello che era successo ai Bones.
Il primo argomento di conversazione era stata proprio la strage appena compiuta dai Mangiamorte. Rachel e gli altri Obliviatori avevano dovuto modificare la memoria ad alcuni vicini Babbani dei Bones, perché avevano sentito delle urla provenire dalla casa in cui le vittime abitavano e avevano visto l'enorme Marchio Nero comparso sopra i loro tetti. Stando alle poche testimonianze, cinque persone vestite di nero e incappucciate erano state viste uscire dalla casa, ma nessuno era riuscito a vedere in faccia un singolo Mangiamorte.
Poi erano passati a parlare degli Horcrux. Non appena si era chiuso la porta dello studio alle spalle, Silente aveva estratto dal mantello il diario, posandolo sulla scrivania.
« Penso che sia arrivato il momento di distruggerlo » aveva detto, cogliendoli entrambi di sorpresa.
« Ha scoperto cosa c'è scritto? » aveva chiesto Regulus, perplesso.
« No, ma ritengo che non sia saggio usarlo quando contiene ancora un frammento dell'anima di Voldemort. »
« Non pensa che dovremmo prima cercare di scoprire che cosa cela? »
« Ci ho provato, ma è troppo pericoloso. Il frammento di anima che vi è nascosto, risponderà a chiunque gli scriva. Ma Voldemort non racconta facilmente i suoi segreti, e se lo fa, vuole qualcosa in cambio. Uno di voi dovrebbe aprire la sua mente e il suo cuore al diario, e capirete quanto tutto ciò sia rischioso. Forse riusciremo a scoprire cosa vi è scritto dopo averlo distrutto, ma prima di tutto dobbiamo annullarne il potere. »
Tirando fuori anche l'athame, Silente lo aveva consegnato a Rachel, che lo aveva preso con trepidazione.
« Mi raccomando » aveva detto. « Fate attenzione. »
« Adesso ci sono i miei in casa, meglio non rischiare » aveva risposto lei, abbattuta, dando l'impressione di avere la testa da tutt'altra parte. « Ma domani le assicuro che avremo due Horcrux in meno. »
« Tre » la aveva corretta Silente, mostrandole un anello che portava al dito. Vi era incastonata una pietra di colore scuro, sulla quale era inciso un simbolo che nessuno dei due ebbe il tempo di vedere bene, perché l'uomo lo sottrasse presto alla vista, come se avesse temuto che gli sguardi altrui potessero rovinarla. « Questo anello apparteneva a Orvoloson, padre di Orfin e nonno materno di Voldemort. Ho buoni motivi per credere che vi abbia nascosto un frammento di anima con l'omicidio del suo padre Babbano. Ad ogni modo, l'ho distrutto. Quanto al diario, lo affido a voi. Vi farò sapere quando avrò individuato il prossimo Horcrux. »
Poi se n'era andato, Smaterializzandosi nella notte.
Regulus aveva appena distolto lo sguardo dalla finestra attraverso la quale aveva visto sparire Silente, quando si voltò e notò che Rachel si era seduta sul divano, tenendo il diario in grembo e il capo chino.
« Non tenertelo così vicino » la avvertì lui, sfilandole il diario di mano, e sedendosi accanto a lei. « Ti senti meglio? »
« Non molto » mormorò lei, cupa. « Sono dispiaciuta per i Bones e preoccupata per tutti gli altri. Non riesco a non pensarci. »
Regulus la guardò, senza sapere cosa fare esattamente. Rachel non era riuscita a dormire la notte della strage e il suo malumore aveva contagiato tutti quelli che le stavano intorno, lui compreso. Non aveva la più pallida idea di cosa dire per farla stare meglio. E pensare che lei sapeva sempre trovare le parole giuste, pensò con rammarico.
« Posso fare qualcosa per te? » chiese allora.
Lei scosse la testa, cercando tuttavia di apparire più reattiva.
« Non preoccuparti, sto bene. Mi passerà » disse, ma il suo sorriso accennato non sembrava del tutto sincero. « Cercherò di dormirci su, stanotte. »
« Sei sicura? »
Rachel esitò, ma alla fine annuì. Regulus avrebbe voluto parlarne ancora, ma lei aveva iniziato a comportarsi come se nulla fosse successo.
« A proposito, penso che andrò a dormire subito, sono distrutta. Il diario lo prendo io. Lo nascondo in camera mia insieme all'athame » gli disse in tono pratico.
« D'accordo. Mi raccomando, non usarlo. »
Lei inarcò un sopracciglio.
« Lo so, non preoccuparti. Buonanotte, Reg. »
« Buonanotte. »
Regulus si guardò intorno per assicurarsi che non ci fosse Perseus appostato da qualche parte nei paraggi prima di baciarla. Lei ricambiò in un modo che gli fece capire quanto in realtà stesse male. Non era la prima volta che lo stringeva in quel modo, ed era successo sempre in situazioni particolari, come quando lui la aveva salutata prima di andare a recuperare il medaglione e quando lei lo aveva salvato dagli Inferi. Capiva solo che Rachel aveva bisogno di lui, ma se non voleva parlarne come poteva aiutarla?
La guardò uscire dalla stanza, sempre preoccupato e senza sapere cosa fare.


Quando Rachel si chiuse in camera sua ebbe la sensazione che tutto quello che si era tenuta dentro fino a quel momento le fosse crollato addosso nello stesso istante. Non aveva voluto angosciare Regulus con le sue paure; lui aveva già troppi brutti ricordi a tormentarlo e non era il caso di fargli pesare quella situazione ancora di più.
Ma la morte di Edgar e dei suoi familiari la aveva sconvolta più di quanto avrebbe mai pensato. Ed era sicura che anche tutti gli altri dell'Ordine stessero male quanto lei, sia per la presenza di una spia che nessuno riusciva a identificare, sia per il livello di crudeltà al quale i Mangiamorte erano arrivati nell'uccidere anche due bambini. La sua era una paura di cui non riusciva a liberarsi, perché non era per se stessa che era terrorizzata.
Un'intera famiglia distrutta, i Bones. Quante altre persone avrebbero perso la vita perché un loro parente faceva parte dell'Ordine?
Nascose l'athame in un cassetto e il diario sotto il letto prima di andare in bagno per cambiarsi. Quando si infilò sotto le coperte, rimase per alcuni minuti immobile a fissare il soffitto, sentendo l'ansia e la preoccupazione aumentare sempre di più, senza poterle contrastare. Si rigirò su un fianco e poi sull'altro più volte, cercando di trovare una posizione comoda e augurandosi che il sonno la aiutasse a distoglierla da quei pensieri.
Si addormentò pochi minuti dopo, crollando prima di potersene rendere conto. Ma il suo sonno fu tutt'altro che sereno.
 
 
 
 
 
 
 

ç___ç
Mi è dispiaciuto un sacco per i Bones, soprattutto per i bambini! Ho inventato Mary e Sean solo per questa scena ma mi è bastato per affezionarmi, quindi è stata una sofferenza farli uccidere. ç__ç
Mi sono ritrovata a dover eliminare Edgar senza essere riuscita a dargli spazio prima. Purtroppo quando si scrive è così, si parte con le migliori intenzioni di parlare di tutti ma poi ci si rende conto che è impossibile, a meno di non scrivere 500 capitoli xD Sono già tanti i personaggi di cui mi sto occupando e mi occuperò, quindi qualcuno andava sacrificato. =(
Il personaggio misterioso era proprio Severus, come molti avevano indovinato! A proposito di lui, ho un paio di cose da chiarire. Prima di tutto, ovviamente prima della morte di Lily non era affatto pentito della sua scelta di diventare un Mangiamorte, e forse credeva che fosse proprio Lily ad essere nel torto e a non capire. Penso anche che potesse avercela con lei per avergli (secondo lui) "voltato le spalle", invece di prendersela con se stesso... in fondo ora Lily è ancora viva e felice senza di lui, quindi preferisco farlo reagire più con la rabbia e la testardaggine che con il rimorso e la nostalgia. Quelli verranno dopo. Spero comunque che non sia OOC, sono sempre insicura quando devo scrivere su di lui, è un personaggo davvero complicato.
Avery e Mulciber di solito sono visti come gli amici scemi e falsi di Severus, però sono loro quelli che lo chiamavano Principe Mezzosangue, quindi sapevano del suo padre Babbano, ma a quanto pare non glielo rinfacciavano. Erano crudeli perché aggredivano studenti indifesi con le Arti Oscure, ma non credo che almeno tra di loro fossero degli amici falsi o di convenienza.
Per Severus Hogwarts era casa ed essere accettato lì era fondamentale. Quindi mi viene da pensare che, anche se Lily era un'amica migliore di Avery e Mulciber, nel momento in cui lei gli chiede di non frequentare più due delle poche persone che non solo non lo prendevano in giro, ma anzi lo ammiravano, è anche naturale che si sia rifiutato. Magari non sarà così ma non mi piace quando i Mangiamorte sono dipinti come dei tonti, Tiger e Goyle bastano e avanzano! XD

Il prossimo aggiornamento sarà l'8 dicembre. =)

  
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