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Autore: Writer96    24/11/2011    24 recensioni
Hagrid regala ad Harry un album pieno di foto dei suoi genitori. Ma quale storia si cela dietro ogni foto?
#1
"-Signorina Evans, si avvicini al Signor Potter, la prego. La foto è di coppia...- disse Silente, sorridendo maliziosamente nel pronunciare l’ultima parola."
#2
- Io vado a mettere questa al sicuro. Diventerà una testimonianza storica e la vedremo presto nei libri di Storia della Magia, sotto la voce L’estinzione della guerra Potter-Evans... e la conseguente nascita della tribù Evans in Potter! -"
#3
"-Quale posto è più romantico del parco sotto la pioggia ed il gelo?- domandò, sarcasticamente, Sirius."
#4
"Insomma Lily, basta di usare il mio cognome come se fosse un insulto. Ci saranno dei problemi quando sarà il tuo, dopo..."
.
La domanda ora è: cosa ne verrà fuori?
-Writ
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Come si amano i pazzi'
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#7 Lui non è obeso. E nemmeno io.







James entrò in casa e si gettò sfinito sul divano. Dalla cucina proveniva un delicato odore di zuppa e il ragazzo sorrise pregustando la cena. Odiava andare in missione senza Lily: starsene lì, a un passo dalla morte senza poter sapere se lei stava bene o meno lo rendeva quasi isterico e rischiava di farlo cadere sotto i colpi avversari.
Certo, quando Lily era con lui era preso da manie di eroismo che lo spingevano a cercare di frapporsi tra ogni incantesimo e sua moglie, ma per lo meno lei era lì.

Sotto i suoi occhi.

Il ragazzo cominciò a massaggiarsi la fronte, pizzicando tra pollice e indice la radice del naso e cercando di rilassarsi il più possibile. Lily cominciò a canticchiare, emettendo di tanto in tanto qualche miagolio.

James si alzò di scatto non appena realizzò che Lily, per quanto potesse essere strampalata a volte, non era ancora arrivata a miagolare. Il verso si ripetè e lui cominciò a girare su se stesso alla ricerca della fonte del suono, che identificò nella borsa della ragazza. Si avvicinò piano, con la bacchetta sguainata e un’espressione sospettosa sul volto. Il verso si ripetè qualche secondo dopo e li sobbalzò.

Quando la borsa iniziò anche a muoversi, oltre che a miagolare, il coraggioso Potter corse in cucina ed entrò incespicando. Si aggrappò al tavolo e, con la voce più matura che potesse avere, chiese a sua moglie:- Lily, tesoro, perché la tua borsa sta miagolando e si sta pure muovendo di volontà propria?-
Lei si girò e nel farlo un paio di ciuffetti le caddero dalla pinza che si era arroccata sulla nuca. Sorrise e sospirò, come una mamma di fronte a un bambino curioso e poggiò lo strofinaccio con cui si stava asciugando le mani sullo sportello del foro.

-Prova a immaginare, James. Cos’è che miagola e si muove ed è abbastanza piccolo da stare in una borsa?- gli chiese pazientemente e sorridendo nel vederlo gonfiare le guance come faceva quando aveva dodici anni e lei lo allontanava senza degnarlo di uno sguardo. Era la stessa faccia che faceva tutt’ora quando lei gli diceva che era terribilmente ansioso e che no, lei stava bene, era inutile mandarle un Patronus ogni ora.

-Qualcosa di pericoloso.- sentenziò lui e la vide alzare gli occhi al cielo con una smorfia di disappunto. Lo prese per mano e cominciò a camminare velocemente verso il tavolo. Prese la borsa e la aprì con delicatezza e quello che ne uscì fu...

-Un gattino, James. Un gattino. Me lo ha portato Edgar, Edgar Bones. La gatta di sua sorella Amelia ha partorito da poco e non sapeva dove mandare questo povero cucciolo....- spiegò lei, prendendo tra le mani un qualcosa che somigliava più a un batuffolo o a uno dei calzini di lana di James che ad un esserino con tanto di occhi, orecchie, baffi, zampe e artigli.
Lui mosse le mani verso Lily e se lo fece depositare con delicatezza sui palmi messi a coppa. Era caldo eppure tremava come un disperato e istintivamente James se lo portò al petto per scaldarlo. Quello gli mise la testolina sul collo e cominciò a fare le fusa, assomigliando alla moto di Sirius quando stava per partire. Per essere un affarino così piccolo faceva un rumore incredibile, si rese conto.

-E perché avresti deciso di prendere un gatto, tesoro? Ti faccio mancare qualcosa? Sono troppo spesso fuori? Ecco, sì, lo sapevo. Troppo spesso, sì, decisamente. Va bene, troveremo una soluzione. Che dici, andiamo in vacanza? Ma no, abbiamo un gatto ed è quasi Dicembre e no, per carità, Lily, abbiamo un gatto!- cominciò a sproloquiare lui, sussultando e facendo fare al gattino versi di disappunto ogni volta che la mano di James si allontanava troppo dalla sua schiena minuscola, sottraendogli calore essenziale.

-James.... James!- lo fermò Lily – Sono incinta!- esclamò, con un sorriso radioso e portandosi una mano al ventre. L’aveva scoperto due giorni prima e si era sentita terribilmente frastornata, lì per lì.

Un figlio a vent’anni era qualcosa di impegnativo e nuovo.
E fuori c’era la guerra, spietata e fredda più che mai.
Subito dopo aveva cominciato a ridere istericamente e a progettare i successivi nove mesi.

Comprare un libro dei nomi.
Imparare a lavorare a maglia.
Cominciare a comprare quelle riviste che spiegavano la corretta dieta per i bambini appena nati.
Trovare un gatto.

Il gatto era stato ciò che l’aveva fatta catapultare fuori di casa, camminando per la città alla ricerca di quei volantini dove si parlava dei micetti in regalo. Era essenziale, per lei, avere un gatto e un figlio contemporaneamente. Con il gatto avrebbe fatto pratica, l’avrebbe curato e amato e rispettato.  E poi, se avesse avuto un gatto, avrebbe sicuramente fatto spaventare a morte Sirius ogni volta che fosse venuto a casa loro sotto forma di cane.

E lei adorava spaventare Sirius.

-Sei... incinta? Cioè. Oh. Vuoi dire che io sono il papà?- chiese James, riemergendo dallo shock e guardandola cominciando involontariamente a cullare il gatto. Padre. Il ragazzo deglutì e si sentì più tranquillo. Era nato per fare il papà, lui. Era nato per avere un figlio con cui giocare e una moglie da coccolare la sera dopo aver messo a letto il bambino, ne era certo.

-No, James, il papà è Sirius. Non te l’abbiamo detto prima per non farti star male, ma ormai non posso più celarti l’amore che provo per lui...- esclamò melodrammaticamente Lily, prima di avvicinarsi e premere con forza le sue labbra sulle sue. Sia il gattino che James approvarono quell’improvviso abbraccio che li portò a fare una strana danza di felicità.

-Dobbiamo cominciare a cercare un nome...- disse James, staccandosi dalla moglie e guardandola con serietà.
-Abbiamo nove mesi di tempo, tesoro....- rispose Lily, soffocando una risatina. La mano le scivolò di nuovo al ventre e se lo immaginò pieno e tondeggiante sotto di lei. Si vide tenere in braccio un bambino bellissimo, il suo bambino, il loro bambino. Si vide diventare adulta e piano piano anche vecchia, con uno stuolo di nipotini e tanti figli tutti intorno a lei che le sorridevano felici.
James la guardò stralunato e le passò un braccio intorno alla vita, abbassandosi per baciarle una guancia.

-Ma non dicevo per nostro figlio. Dicevo per il gatto.-

Sette mesi dopo.

-Lily, cosa stai facendo?- esclamò James, vedendo la moglie camminare ostentando tranquillità con le mani dietro alla schiena. Lei sobbalzò e l’enorme pancia sobbalzò con lei, tirando il tessuto di jeans della salopette che la donna portava sopra una maglietta bianca, probabilmente dello stesso James.

-Niente!- rispose e gli sorrise sfacciatamente mentre entrava in cucina. James posò l’enorme tomo che stava leggendo- ancora stentava a capire come avesse fatto a farsi convincere da Lily a leggere il Grande Piccolo Libro del Papà, che di piccolo aveva solo le lettere con cui era scritto- e la seguì cercando di non far rumore. La trovò china vicino al lavandino che teneva qualcosa tra le mani che scricchiolava.

-Lily! Stai dando ancora da mangiare a quel gatto!- disse e la busta di croccantini le scivolò via dalle mani, facendo spuntare un muso da dietro il ginocchio della donna.
Il calzino appallottolato che faceva un sacco di casino era diventato un gatto gigantesco color cioccolato che faceva comunque un sacco di casino. E che, grazie a Lily, era più somigliante ora a una pluffa che a un gatto.

-Miagola! Ha fame...- si difese lei, riacciuffando l’enorme gatto e posizionandolo davanti alla ciotola straripante di cibo. Lui mosse la coda pelosa e fece un miagolio dubbioso.
James si avvicinò e notò con terrore che la sua mole era cresciuta ancora e che ormai faceva concorrenza a Lily, al settimo mese di gravidanza. In quel momento stava fissando perplesso il cibo che, ancora una volta, gli era stato dato senza che lui avesse fame, ma che era pur sempre cibo, buono e facile da ottenere.

-Non ha fame, Lils. Questo gatto miagola sempre, ogni secondo. Miagola perché cammina, miagola perché ha sonno, perché ha freddo, perché ha visto una foglia cadere, perché tu non gli hai grattato le orecchie. Miagola sempre, tesoro. E se continui così, penso che non gli resterà più molto da miagolare, visto che si ritroverà anche le corde vocali obese.- le spiegò James razionalmente, togliendo il cibo dalla ciotola con la bacchetta e sistemando la busta di croccantini abbastanza in alto affinchè Lily non riuscisse a prenderla.

-MrDoutle non è obeso. Ha solo molto pelo. E poi è felice, non vedi?- gli disse lei, indicando a riprova della sua tesi il gatto che si strusciava allegramente contro i suoi stinchi, miagolando.

-Non può essere felice, Lily. Si chiama MrDoutle , accidenti. E poi, non diciamo sciocchezze. Questo gatto era un settimo della sua mole attuale quando è arrivato qui. Entrava nella tua borsa!- esclamò esasperato James mettendosi le mani sui fianchi. Lily cominciò ad assottigliare gli occhi e lui si rese conto del suo terribile errore.

Aveva pronunciato le magiche parole era più magro un tempo. O comunque, un sinonimo.
E adesso sarebbero stati grandi dolori, per lui.

-Anche io sette mesi fa entravo nel mio vestito nero. E’ questo che vuoi dire? Che sono ingrassata?- cominciò a dire lei, puntandogli un dito al petto e cominciando ad avvicinarsi con fare minaccioso. Il gatto sbuffò e decise che per lui era meglio andarsene, ma Lily lo riacciuffò all’istante, portandoselo al petto e accarezzandolo violentemente.

-Tesoro, sette mesi fa non eri al settimo mese di gravidanza. E’ normale. C’è nostro figlio, lì dentro. E poi, non dire sciocchezze. Non sei grassa. Assolutamente. Sei bellissima, tesoro!- esclamò, cercando di mettere in risalto la parola nostro.

Se lei l’avesse ucciso in quel momento, probabilmente avrebbe lasciato il povero bambino in arrivo senza un padre, destinato ad essere cresciuto solo da un gatto obeso e da una madre pazza.

-Ah sì, è? E chi ti dice che anche MrDoutle non è incinta?- sbuffò lei, alzandolo e facendoglielo vedere tenendo il gatto per le zampe.
-E’ maschio, Lily. E a meno che la natura non abbia deciso improvvisamente di cambiare il suo corso, non può avere figli...- le spiegò, afferrando il gatto e posandolo a terra. Lily, quando si arrabbiava, era capace di terrorizzare tutti.

Anche Sirius.

Un Dlin Dlon del campanello evitò a Lily di cominciare a picchiarlo o peggio e la donna marciò con forza verso la porta. James la seguì, con il gatto in braccio, temendo possibili aggressioni a poveri innocenti. Anche se, doveva ammetterlo, avrebbe dovuto mettere una Lily molto arrabbiata e molto incinta davanti a Voldemort. Quasi sicuramente l’avrebbe ucciso nel giro di due secondi.

Il volto sorridente di Mary apparve, seguito dal resto del corpo, qualche secondo dopo. I suoi occhi si posarono sulla palla di pelo che James stava reggendo e prima che potesse fare battute il giovane uomo la zittì con un’alzata di sopracciglia.

-Lily, tesoro, ma ciao. Posso entrare? Sono venuta a vedere come stavi.... Oh, James. Sei ancora vivo!- esclamò la ragazza entrando e posando la giacca su una poltrona. Lui sbuffò e il gatto miagolò per salutare la nuova arrivata.
Lily abbracciò l’amica, mimando con le labbra in direzione del marito Noi due non abbiamo ancora finito.
Inutile dire che James quasi squittì per la paura.

-Mary! Sai, io e James stavamo giusto discutendo a proposito del nostro gatto e di me. Lui dice che MrDoutle è obeso...- esclamò Lily, indicando il marito come un giudice indica un imputato. Mary scosse la testa e cercò le parole giuste per confortare l’amica.
A differenza di James, aveva il gran bel dono di conoscere la mentalità femminile.

-Ma Lils, dipende dai punti di vista. Potrebbe essere anche un gatto... ehm... grande. Che ne dici se gli facciamo una foto, eh? Così poi, dopo, tra un paio d’anni, la riguarderete e  mentre fredda deciderete chi aveva ragione...- disse Mary, tirando fuori l’immancabile macchina fotografica che Remus le aveva prestato. Lily sbuffò e James mimò un grazie con le labbra, che però poteva anche essere un grido di dolore soffocato, visto che aveva dovuto spostare il gatto su un braccio solo.

Si avvicinarono e misero il gatto tra di loro, sorridendo allegramente, anche se James sentì Lily pizzicargli la schiena con due dita. Il flash li accecò tutti e tre e così il gatto conficcò gli artigli nel braccio di James che continuò comunque a sorridere, imprecando internamente.

-Bellissima!- esclamò Mary, passando loro la foto. James sembrava contratto e sul punto di saltare via come una molla, ma per il resto la foto era davvero bella.
-Lily, amore mio. Perché non ne mandi una copia ad Edgar e ad Amelia, così gli fai vedere come è cresciuto bene il loro gatto e ne approfitti per salutarli, anche da parte mia?- le chiese lui, lasciando il gatto sul divano accanto a Mary, che cominciò a grattarlo dietro alle orecchie provocando una serie infinita di gorgoglii che facevano concorrenza ad una motosega.

Lily annuì e andò al piano superiore, tenendosi una mano sul pancione, improvvisamente rasserenata.
James si buttò sulla poltrona guardando Mary e il gatto e sentendosi all’improvviso molto stanco.

-Senti, Mary. Pensi sinceramente che questo gatto sia solo grande o tutt’al più peloso?- le domandò e intanto riprese il libro che stava tentando di decifrare prima, cercando un nome più strano di Albertine o Magdason da dare ad un’eventuale bambina.

-Spediscimi una foto quando comincerà a rotolare invece che a camminare, James. E’ questa la mia risposta.- disse lei, continuando a grattare il gatto dietro alle orecchie. James ridacchiò e si concentrò sul suo libro di nomi.

In effetti, Frigidadt era abbastanza strano da entrare in pole-position, si disse.

-James! Vieni su a firmare?- urlò Lily, ad un certo punto. Lui deglutì, mentre si alzava e saliva le scale accompagnato dalle risatine di Mary che cercava di convincerlo a farle un tè.

Tutto normale.

                                                                                                ****

Amelia Bones posò l’elegante piuma sulla scrivania di mogano e guardò la lettera piena di scarabocchi di Hagrid. SI chinò e aprì un cassetto, tirando fuori una decina di fogli prima di raggiungere quello che cercava.
La foto di James, Lily e il gatto.
Sorrise, mettendola dentro una busta bianca e distese leggermente le gambe.
Suo fratello ammiccò, dalla foto che stava sulla scrivania e lei tese una mano, sfiorando il vetro freddo.
Nella foto, Edgar aveva ancora quel sorriso strafottente che tanto piaceva alle ragazze e che aveva conservato sempre, fino all’ultimo momento.
Amelia chiuse la busta e la legò rapidamente alla zampa del gufo di Hagrid, che cominciò a volare battendo ritmicamente le ali e stagliandosi contro il cielo latteo di quel mattino a Londra.
La donna posò la testa contro lo schienale, prima di tornare alle sue scartoffie.
Non sapeva perché, ma aveva come la sensazione che tutte le persone migliori fossero destinate a morire giovani.
Edgar si grattò il naso, quasi a confermare che nemmeno lui ne sapeva niente.




Yees. She's here. Writ è tornata con Click. pensate. Click e combinazioni aggiornati a poca distanza l'uno dall'altro... ;)
Ok, immagino che qualcuno avrà letto un pezzetto di questo capitolo su facebook. Ma adoravo troppo scrivere di Lily che obesizza gatti, quindi.... :3
La scena si ambienta all'incirca a giugno del 1980 e.... niente.
Lily fa paura, quando si arrabbia. 
Ed è pure incinta.
Ringrazio quelle tante e meravigliose persone che mi seguono, che commentano e recensiscono ogni volta.
Grazie.
Un bacio
Writ
   
 
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