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Autore: Eliada    18/07/2006    2 recensioni
“-Che cos’è Hogwarts e chi accidenti è Albume Sipente?- -Già e chi sarebbe anche quella… com’è che si chiama?! Minerva McGranito? Che bei nomi!- -Albus Silente!!- tuonò Piton -E Minerva McGranitt…-completò con minor enfasi. -Okay, okay signor Spiton!- cercò di giustificarsi Elisabetta, ma con scarso successo. -Ci rinuncio…- borbottò Piton.” Come vi sembra "l'inizio" di questa ff? Vi ispira?Beh...se è così cosa aspettate!Leggetela...e se vi capita...lasciate una piccola recensionuccina!!!
Genere: Generale, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, I Malandrini, James Potter, Lucius Malfoy, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 21

 

Come un uccellino in gabbia

 

L’una di notte. È da pazzi pensare che qualcuno possa ancora essere sveglio a quest’ora. Eppure qualcuno c’è.

Margherita Bontempelli si era da pochi secondi svegliata, con l’intenzione di andare in Sala Grande a bere una camomilla, quando… sentì un braccio trattenerla a letto. A stento riuscì a non urlare, poi chiese: -Chi sei?-

-Non ti preoccupare, amore, sono io!- le rispose Corni.

Impossibile: ancora lui! Aveva persino stregato la porta, per cercare di tenerlo lontano, e non era servito a niente.

Prese il braccio e lo scostò, poi si alzò di scatto e iniziò nuovamente a fare quello che aveva interrotto circa un’oretta fa: correre!

Senza accendere la luce, aprì la porta e si fiondò fuori, correndo come una matta.

Riuscì per un pelo a chiudersi alle spalle la porta del primo bagno che incontrò, e iniziò a pensare ad una soluzione per arrivare incolume ai sotterranei: doveva risolvere il problema all’origine. Mentre macchinava, misurava a grandi passi il perimetro del bagno, poi decise di smaterializzarsi (era consentito smaterializzarsi e rimaterializzarsi, ma solo da una stanza del castello all’altra). Non si era nemmeno accorta dello spasimante che batteva come un forsennato alla porta…

Quando ricomparve davanti alla porta dell’ufficio di Piton, si accertò di non essere stata seguita.

Per sua fortuna non c’era anima viva in vista.

TOC TOC

Chi poteva mai essere a quell’ora? Già si immaginava di schiantare chi fosse alla sua porta…

Litigò con le coperte che stranamente non avevano voglia di lasciarlo andare, poi riuscì a divincolarsi e andò ad aprire.

Si trovò davanti una impaurita Margherita Bontempelli, in ginocchio e con le mani congiunte, come in preghiera.

-Sono disperata! Quel pazzo continua a rincorrermi e non ce la faccio proprio più. Ti prego, aiutami!- piagnucolò lei.

Si vide costretto ad accettare, perché in caso contrario la collega avrebbe continuato a bussare alla sua porta per tutta la notte…

Appena la professoressa si riprese dalla corsa e dallo spavento, fece caso ad un particolare: il suo collega era in boxer; diventò leggermente rossa in viso.

-Problemi, cara collega? Non riesce a prendere sonno?- le chiese acido.

-Eh? Ehm… problemi? Chi, io? Io no… no, nessuno…- balbettò lei, indugiando sui boxer del collega.

-Che ha da fissare?!- chiese lui seccato: quella si era presa gioco di lui!

Sentì nuovamente bussare, così andò ad aprire e vide Corni, ubriaco fradicio.

-Oh, buonasera, carissimo. Per caso ha visto Mary?- chiese.

-No. No, non ho visto nessuna Mary. Io stavo dormendo, e vorrei continuare a farlo, perciò BUONANOTTE!- urlò Piton, chiudendogli la porta in faccia.

Quando si girò, in cerca di spiegazioni, non trovando la Bontempelli la chiamò, ma lei non rispose.

Chiamò ancora, poi vide qualcosa muoversi sotto le coperte del suo letto. Cautamente le spostò.

-Se ne è andato?- chiese terrorizzata lei, l’espressione di micio impaurito.

-Sì, per ora sì. Allora, mi vuole spiegare per quale motivo sono in piedi a…- guardò l’orologio

-…all’una di notte?- completò.

-Quel pazzo mi insegue da questo pomeriggio! Non lo sopporto più! Penso che qualcuno abbia voluto farmi uno scherzo e gli abbia fatto bere un qualche filtro d’amore o qualcosa del genere…-

-Ho capito, non ti preoccupare, non ce l’ hanno con te…-

-Esiste un rimedio, un antidoto?-

-Sì, ma mi ci vorrà del tempo per prepararlo. –

-Quanto tempo?-

-Più o meno un mese…-

-Un mese? E io che faccio durante questo mese? Perderò dieci chili a forza di correre!-

Qualcuno fu preso dall’irrefrenabile voglia di urlare: -Basta perderli nei posti giusti!- e poi si nascose dietro ad un muro.

Quando poi Piton aprì la porta e si guardò intorno, lo sconosciuto non poté fare a meno di gridargli: -Lo sa professore di avere addosso solo i boxer?- e lasciò il professore in preda ad un violento rossore.

E anche oggi sono riuscito a combinarne una delle mie. Sono proprio terribile; mi sarei stupito se non mi avessero messo tra i Serpeverde. Sì, sì: Lucifero è proprio un bravo Serpeverde, bravo bravo! pensò fra sé il ragazzo mentre faceva ritorno al suo Dormitorio dopo la passeggiata notturna. Essere sonnambuli, dopotutto, aveva anche i suoi vantaggi!

Quando Piton tornò dentro, rinunciando alla ricerca del manigoldo, non trovò la collega, e questa volta neanche sotto le coperte. Probabilmente se ne era andata…

Sì, in effetti si era smaterializzata nella prima stanza che le era venuta in mente: quella della Parmigiani. Aveva pensato a lei ricordandosi l’inizio della sua fuga, ovvero quando durante le prove aveva chiesto a Corni di recarsi dalla McGranitt.

*

Per alcuni la giornata era iniziata male, per altri continuava male, per esempio per il gruppo di ragazze che si ritrovava tutte le domeniche in Biblioteca…

-Oggi a cosa ci dedichiamo?-

-Come al solito a niente…-

E alla fine si dedicarono a quasi tutte le materie, compreso il mal di testa e il raffreddore…

Lunedì pure iniziò sotto ad un brutto auspicio.

-Ragazzi, oggi, per le prime due ore, saranno assenti le professoresse di Matematica…- iniziò Silente.

Tutti gli alunni: -Sì! Ma vieni!-

-…quindi Grifondoro e Tassorosso saranno assieme al professor Piton…-

Alunni Grifondoro e Tassorosso: -No! Suicidio!-

Altri alunni: -Vi sta bene, perdenti! –

-… e Serpeverde e Corvonero avranno Trasfigurazione. –

Alunni Serpeverde e Corvonero: -No! Suicidio!-

Altri alunni: -Ride ben chi ride ultimo!-

La colazione si svolse come si svolge un funerale, senza cadaveri però.

In classe poi c’era un insolito silenzio, spiegato però da un lungo giro di biglietti clandestini.

-Signorine Serpini e Gellar, si può sapere cosa attira tanto la vostra attenzione, e non sprecatevi a dire che si tratti della mia lezione, perché non vi crederei!- tuonò Piton nel bel mezzo della lezione, fulminando Elisabetta e Sara con uno sguardo.

-Noi? N-niente, perché?- cercò di ribattere Sara.

-Sì, la sua… ehm… lezione è interessantissima!- concordò Elisabetta.

-Sì, le mandragole sono piante molto interessanti…- aggiunse Sara.

-Veramente non stiamo parlando di mandragole…- fece notare Francesca.

-… ma almeno ci hai provato!- incoraggiò Manuel.

-Bene, vedo che siete in vena di scherzare… dieci punti in meno a Grifondoro e cinque a Tassorosso. – disse alzandosi dalla cattedra e dirigendosi verso il “luogo del delitto”.

Fece finta di proseguire, ignorando le prime due ammonite, poi si fermò di scatto e strappò di mano il biglietto di Sara, poi quello della compagna.

-Sentiamo cos’è che vi preoccupa tanto: Betty, ho fame, hai qualcosa da sgranocchiare, altrimenti penso che mi metterò a dormire… chissà di cosa sta parlando?!  al quale biglietto la signorina Serpini ha risposto Non sfidarlo, è già un miracolo se non ha beccato Ramona! Guarda come dorme, se la becca come minimo ci toglie venti punti, e ringrazia che non siamo nella stessa Casa!-

Elisabetta si dette della stupida per aver scritto quelle parole e per aver fatto scoprire l’amica.

Piton restituì i biglietti da lui vagamente accartocciati e si diresse verso il banco di Ramona, che ancora dormiva e usava le braccia come cuscino. Si fermò un attimo a osservarla e batté un pugno sul suo banco, facendola riprendere.

-Eh? Cosa? Sì, giusto prof., ha ragione, l’importante è crederci!- disse d’un fiato lei, senza rendersi ben conto di cosa stesse succedendo…

-Hai fatto un buon riposo?- chiese fintamente gentile il professore.

-Riposare? Io? Io stavo leggendo questo…- guardò il banco desolatamente vuoto -…questo… stavo riflettendo sul mal di testa che ho, cioè sulla… sua interessantissima lezione, davvero, complimenti prof….- cercò di dire, ma era talmente agitata che nessuno comprese a modo il senso del discorso.

Molti ragazzi stavano ridendo, ma non per la performance di Ramona, bensì per quella di Manuel, che stava facendo tutti i gestacci che conosceva al professore, che gli era esattamente dietro. Purtroppo per lui, non fu abbastanza svelto a girarsi quando lo fece Piton, che lo beccò.

-Recitiamo, signor Manuel? E lei, signorina Serpini, fa il pubblico?- chiese gelando il sangue nelle vene del ragazzo e di Francesca.

-Questa sera il mio ufficio sarà molto affollato… dunque, che punizio…- non fece in tempo a finire che la porta si spalancò ed entrò un euforico Enrique seguito da un ragazzo mai visto in giro.

-Salve professore, come butta? Sono venuto a presentarle…-

-…che punizione darvi? Compresi voi due, spiritosoni!-

-Sì, sì, bene, lui è… eh, come?-

-Stasera alle otto presentatevi nel mio ufficio, e ricordatevi di bussare!-

-Ma professore, è questo il modo di dare il benvenuto a Kanata? È nuovo di zecca, ed è nella nostra classe!-

-La prossima volta il signor-nuovo-di-zecca ti ricorderà di bussare prima di interrompere la lezione, ed ora filate in classe!- sbottò secco Piton.

-Ma che lezione?- borbottò Francesca.

Il povero Enrique chiuse la porta tutto corrucciato e maledicendo il direttore della sua Casa.

-Ti ci dovrai abituare, Kanata, è sempre di pessimo umore. Però, di solito con noi è… no, gentile è una parola grossa… più moderato, ecco. –

Il povero Kanata ascoltava e annuiva, poi pensò: Tale e quale a mio padre!

Arrabbiati com’erano, i ragazzi delle due Case fecero poco caso alla lezione successiva, e quando finalmente suonò la campanella della ricreazione si ritrovarono al bagno per insultare Piton, ovvero per praticare il loro sport preferito; erano però talmente contrariate (le ragazze più dei maschi) che non ce la facevano a stare coi piedi per terra, così Sara propose di fare un voletto prima di tornare in classe (durante la ricreazione il campo di Quidditch era a disposizione di chi avesse voluto sgranchirsi un po’). Fece per uscire, ma le capitò addosso Kanata.

-Ti sarei grata se levassi il tuo peso piuma il prima possibile, perché mi stai soffocando!- gli disse scontrosa la ragazza, mentre le compagne assistevano alla scenetta dal bagno.

-Potresti anche guardare dove vai, ogni tanto! Ammettilo, ti piaccio già!- ribatté lui.

-L’importante è crederci!- gli rispose la ragazza, spintonandolo via e rialzandosi, mentre lui faceva lo stesso.

-Hai fatto colpo, eh Kanata?- gli disse Lucifero, che era poco distante.

-Zitta Lucy, se no ti risotterro! Come Australopiteco non sei male, mi ricordi una scimmia con in testa una buccia di banana!- lo zittì Ramona.

-Andiamocene, non mi va di picchiare una femminuccia, non c’è gusto!- minimizzò Lucifero rivolto al compagno.

-Alla prossima evoluzione, scimmione, o le vuoi prendere?!- gli gridò di rimando Francesca, mentre quello si allontanava col compagno.

*

Alle otto meno cinque Kanata ed Enrique erano già davanti all’ufficio del loro aguzzino. Dopo non molto arrivò anche la banda dei Grifondoro assieme a Sara.

-Pronti per la sventura cosmica?- li accolse Enrique.

-Ceeerto, come si poteva essere pronti per quel gigantesco piatto di verdure bollite che ci hanno schiaffato a cena!- rispose Manuel.

-A proposito, non vi ho ancora presentato il nuovo arrivato: lui è Kanata Malfoy, direttamente dalla Francia!- disse indicando il compagno.

-Sì, ci siamo già scontrati ehm… volevo dire incontrati…- mugugnò Sara. Ora che lo osservava bene, poteva vedere che assomigliava vagamente ad Enrique: biondo, occhi azzurri che al contrario del suo compagno erano gelidi ed era veramente carino…

Piton, che doveva aver udito le loro voci, aprì la porta.

-‘sera…- salutarono in coro.

-Bene, come coro non ve la cavate male, ho giusto un compito per voi…- sentenziò prima di lasciarli entrare.

Sul tavolo troneggiava un grande calderone, che occupava praticamente tutto lo spazio, assieme ad un calamaio con relativa piuma e alcuni libri. I ragazzi, curiosi, si sporsero per vedere quale diavoleria contenesse, e si meravigliarono di scoprire un po’ di terriccio con una debole pianticella.

-Il vostro compito sarà quello di cantare. – affermò.

-Come?!- si meravigliarono i presenti.

-Sapete cos’è questa, vero?-

-… una pianta?-

-… della verdura?-

-… un qualche cosa di verde?-

-… the?-

-… droga?-

-… roba illegale?-

-Siete a dir poco deludenti… questo è timo. –

-Certo, stavamo per dirlo!-

-E poi volevamo vedere se lei lo sapeva, non si sa mai!-

-Dite un’altra parola e vi trasformo in statue!-

-Bla bla!- tutti in coro per prenderlo in giro.

-Zitti!- urlò –Questa pianta mi serve per una pozione importante, però è ancora troppo piccola…-

-Non poteva prenderne una un po’ più cresciutella?- chiese Elisabetta.

-E allora in cosa consisteva la punizione?- fece notare il professore.

-Non ce la dava!- rispose lei scherzando.

-A te sto per raddoppiarla. –

-Okay, ho capito l’antifona, sto zitta. –

-Dunque, per farla crescere più in fretta ha bisogno di compagnia, più precisamente che ci sia qualcuno che le parli, meglio se canta. Vi darete i turni, consiglio inoltre che Manuel e Francesca filino a prendere le loro chitarre. Le coppie le farò io. –

Quell’ennesima brutta notizia guastò anche quella poca allegria che si era originata prendendolo in giro.

-Dunque, tu e Manuel andate bene, poi… Kanata e… Elisabetta, no, troppo litigiosa, tu stai da sola e lontana da tua sorella… Sara con Kanata. –

Commento di Sara ed Elisabetta: -Fantastico!-

-Ramona con Enrique e non si discute, chiaro?–

Il gruppo annuì silenziosamente.

-Adesso andate a prendere ciò che vi serve per cantare e fate in fretta. – ordinò seccamente il professore.

I ragazzi si sparpagliarono. Ciascuno prese i testi delle canzoni che dovevano provare nelle ore di Musica; Elisabetta e Sara raccattarono il proprio lettore di CD, Manuel e Francesca le chitarre, poi si ritrovarono nell’ufficio di Piton.

-Per assicurarmi che facciate il vostro dovere, il professor Potter vi accompagnerà nel luogo prestabilito. Voi non dovrete far altro che cantare fin quando alla pianta non saranno sbocciati dieci fiori, e non provate a lasciare acceso lo stereo al posto vostro! – spiegò seccamente, mentre in un angolo della stanza Harry li salutava con un cenno del capo.

Quando Piton si congedò da loro, Harry prese il comando del gruppo, nonché il calderone, e iniziò una lunga discesa attraverso varie rampe di scale a chiocciola che iniziavano proprio di fianco all’ufficio del suo collega. Non appena fu sicura di aver distanziato a sufficienza Piton, Elisabetta gli chiese: -Come mai devi badarci? Ha paura che stoniamo?-

-Diciamo che gli devo un favore…- rispose lui vago.

-Lei è il professore di… Difesa contro le Arti Oscure?- chiese Kanata, mentre Enrique gli suggeriva la materia.

-Esatto. Sei nuovo? Mi dispiace, non ci avevo fatto caso. Mi chiamo Harry Potter, ma voi potete chiamarmi semplicemente Harry; tu sei?-

-Kanata Malfoy. – rispose semplicemente il ragazzo.

Harry non credeva alle proprie orecchie: Draco aveva avuto un figlio? Guardò di sottecchi Kanata per un pezzo. In effetti, gli elementi caratteristici di un Malfoy c’erano tutti: capelli biondi, occhi di ghiaccio, un sorrisetto furbo… però non sembrava cattivo, a maggior ragione dopo che Harry gli aveva detto il suo nome: non aveva battuto ciglio. Si sarebbe aspettato di essere fissato con disprezzo o qualcosa del genere. Non resistendo alla curiosità, gli chiese: -Sei parente di Draco Malfoy, per caso?-

-Sì, lui è mio fratello, o meglio fratellastro, perché, lo conosci?- rispose lui con noncuranza.

-In effetti sì: eravamo a scuola assieme. – ammise Harry, che si meritò le occhiatacce delle sorelle: perché non glielo aveva mai detto? In effetti, si accorsero, non conoscevano molto della sua vita; certo: sapevano dei grandi eventi di cui era stato protagonista, ma lui li aveva sempre descritti con distacco ed evitando i particolari. Conoscevano molte delle cose che sapevano solo grazie a terzi.

-Scusa se ti riempio di domande, ma potrei sapere chi è tua madre?- continuò Harry.

-Si chiama Samantha Verdun, è francese. Lei e mio padre si sono conosciuti in Francia ed hanno avuto una breve relazione; io sono il risultato. – rispose Kanata amaramente, tenendo gli occhi bassi mentre quelli di tutti i compagni lo scrutavano curiosi.

-Mi dispiace di aver toccato un tasto dolente…- ammise Harry, cercando di recuperare la situazione.

-Nessun problema prof. –

Quanto era stato stupido, si disse Harry: avrebbe potuto parlarne con Silente, e invece si era lasciato prendere la mano; quel ragazzo poteva essere pericoloso, avrebbe potuto benissimo essere una spia.

Si disse di stare più attento, in futuro.

Il gruppo scendeva ora silenziosamente, ciascuno era assorto nei propri pensieri. Iniziavano ad avere il fiatone, visto che Harry aveva un’andatura spedita. Gli scalini erano nuovi, ma già molto impolverati. La rampa si strinse: ora procedevano in fila indiana, come formiche. Le torce appese alle pareti si facevano man mano più rade, così come la luce. Chi li avesse visti solo in quel momento avrebbe giurato si trattasse di prigionieri; la poca luce disegnava sulle loro facce ombre lugubri…

-Siamo arrivati. – annunciò infine Harry, fermandosi di colpo.

-Esattamente, dove siamo?- chiese Manuel.

-Nel posto più profondo di tutta la scuola. –

-E perché dovremmo cantare qui?- si meravigliò Francesca.

-Perché così nessuno sentirà. –

-Dunque, siamo come sepolti vivi! E solo perché quel carciofo vuole dormire!- si indignò la sorella.

-Harry, dici che se alziamo il volume al massimo, Piton ci sentirà?- chiese Enrique.

-Può darsi. Due piani ci distanziano dal suo ufficio…-

Enrique e Manuel si guardarono sogghignando.

-Allora ecco che faremo: ci metteremo l’anima, a costo di urlare, e lo terremo sveglio per tutta la durata della punizione. – spiegò Manuel.

-E lui non potrà dirci assolutamente niente: in fondo, avremo solo svolto egregiamente il nostro lavoro. – completò Enrique ridendo -Ovviamente Harry terrà la bocca chiusa, vero fratello?- chiese inoltre.

-Assolutamente!- rispose lui con finto tono serio: in realtà moriva dalla voglia di ridere, e non cercò di nasconderlo più di tanto.

Aprì una porta massiccia che immetteva in una stanza tanto grande quanto spoglia: gli unici oggetti presenti erano quattro torce, una per parete, e due tristi sgabelli, assieme ad un altrettanto triste tavolaccio di legno.

Posizionò il calderone sul tavolaccio, estrasse la bacchetta e pronunciò un incantesimo:

-Cantum adiuvabit crescere!-

Dalla bacchetta si sprigionarono delle scintille azzurre che vennero assorbite dalla piantina.

-Adesso potete cantare. Ho fatto l’incantesimo che farà crescere la pianta man mano che canterete. Più o meno vi serviranno quattro ore… - informò Harry.

-Così tanto!?- gridarono in coro i ragazzi.

-Purtroppo sì. Chi fa il primo turno?-

Alla fine fu deciso il seguente giro: Manuel e Fre, Ramona e Enrique, Sara e Kanata e infine Elisabetta.

-Gambe in spalla e andiamo!- esclamò Manuel prima di entrare.

I due aprirono le danze con “La guerra di Piero”, remixata dai Gem Boy. I compagni, fuori dalla stanza, ululavano letteralmente dalle risate, mentre Harry arrossiva violentemente, poi si fece contagiare e tutti insieme fecero da coro e da tifo da stadio.

Piton, dall’alto dell’Olimpo (si fa per dire), si chiese perché aveva a tutti i costi voluto che fossero loro ad aiutarlo (inconsapevolmente, ovvio!) a far crescere il timo, necessario per preparare l’antidoto al filtro d’amore…

Fu la volta di “Buoni o Cattivi”, “Come stai?”, “Don’t  cry” e “Knock, knoking ‘n havens doors” e “Sk8ter Boy”, perciò si disse che in fin dei conti cantavano bene.

Già mezz’ora era volata, così la coppia uscì per lasciare il posto a quella successiva: Ramona ed Enrique.

Un’esplosiva “Vivi davvero” aprì la loro performance, seguita da “Gattomatto”, che per l’occasione fu riadattata col titolo “Pitonmatto”; poi ci fu “Italiano medio”, “Shut up”, “Dragostea din tei” e “In tutti i miei giorni”.

Li ammazzo! Una bella maledizione senza perdono non gliela leva nessuno! (commento di Piton).

Toccò quindi a Sara e Kanata, che subito non furono troppo felici di essere in coppia, credendo di non avere gusti musicali affini. Invece, quando Sara propose una canzone dei Gem Boy, “Le canzoni Giapponesi”, lui fu subito d’accordo, perché il testo era… colorito…

Fu poi una vera standing ovation la canzone “F**k it”, sempre dedicata a Piton…

Procedettero con “Figli di Pitagora”, “Viaggia insieme a me”, “Non me lo so spiegare” e infine la ballatissima “Canzone del capitano”.

Toccava ora a Elisabetta.

-Non ho voglia di cantare da sola… Harry, per favore, mi accompagni?- piagnucolò lei.

-Veramente non…-

-E dai, non farti pregare, entra, ho già in mente una canzoncina che ti piacerà. – continuò lei con fare misterioso.

La ragazza fu molto convincente: lo spintonò dentro. Attaccò “L’aiuola”, canzone molto apprezzata dal pubblico maschile, poi continuarono con “Sphalman”, “Chihuahua”, “Convivendo”, “Cuando Volveras” e “Ragazze acidelle”. Harry se la cavava bene con il testo sotto gli occhi, afferrava praticamente subito il ritmo e quando aveva qualche indecisione, lasciava cantare solo la partner.

L’ultima canzone fu un vero spasso, e quando i due uscirono furono accolti da un applauso, che si spense non appena i ragazzi sentirono avvicinarsi dei passi. Era Piton.

-Bene. Pausa di un quarto d’ora, non di più. Ah, Elisabetta: per questa volta vada, ma non azzardarti a rifarlo!–

-Solo un quarto d’ora?! – si lamentarono in coro i ragazzi, tranne Elisabetta che meditava una tremenda vendetta.

-Dovreste ringraziarmi, perché avrei potuto benissimo lasciarvi continuare. –

Si girò e stette per andarsene, quando: -Ehi, ma lo sa prof. che stasera ha dei begli occhi?- gli urlò dietro Enrique. In effetti, aveva delle leggere occhiaie…

-E ti credo: sono le dieci e mezza! Uno, alla sua età, come minimo è a letto alle nove!- rispose Kanata.

-Wow, allora stiamo riuscendo veramente a fargli fare le ore piccole! Siamo dei grandi!- esplose Manuel fingendo di ballare.

-Io vado su in bagno, ho bisogno di una rinfrescata…- disse Sara.

Manuel, Kanata ed Enrique si guardarono ridendo sotto i baffi, poi dissero: -Già, anche noi abbiamo bisogno dei servizi…-

I quattro si allontanarono, mentre le sorelle, Ramona ed Harry decisero di rimanere per decidere le prossime canzoni.

I primi bagni che incrociarono erano fuori dalla portata di Piton.

Sara entrò disinvolta, non immaginando di certo il programma dei compagni.

-Allora, un Galeone a chi riesce a farla incavolare di più, ci state?- propose Enrique.

-Io ci sto, entro per primo!- si offrì Kanata.

Prima fece tappa nel bagno dei maschi, esattamente di fianco a quello in cui si trovava Sara, prese un secchio scordato da  Pasquale e lo riempì a metà di acqua, poi fece il giro ed entrò in quello delle ragazze. Sara non fece in tempo ad accorgersene che si ritrovò fradicia.

-Maledetto cretino! Sei un deficiente, lo sai quanto tempo mi ci vorrà per asciugarmi i capelli?! Esci! Esci!- gli urlò contro, spintonandolo verso la porta –Fuori!- gli ordinò dandogli un calcio nel posteriore e sbattendogli violentemente la porta in faccia.

-Allora, direi che hai vinto tu! Però mi piacerebbe…- iniziò Enrique.

-No, Enrique, è già abbastanza incavolata. Lasciala in pace!- consigliò il ragazzo, un po’ indolenzito.

Intanto Francesca e Ramona, allarmate dal trambusto, decisero di andare a controllare, lasciando Elisabetta sola con Harry. Il ragazzo stava per dire qualcosa, ma fu interrotto dall’arrivo trafelato di Manuel, Enrique e Kanata.

-Ma che avete combinato?- chiese Elisabetta.

-Niente… abbiamo fatto un gavettone a Sara, niente di speciale…- minimizzò Manuel.

Elisabetta li guardò con fare sospettoso.

-Tranquilla, abbiamo le mani pulite!- dissero mostrando le mani.

-Sì, e io sono completamente pulita, capelli compresi!- mugugnò Sara strizzandosi i capelli e quindi lavando la scala. I tre fischiettarono facendo finta di niente.

-Raga, sarà meglio che riprendiamo, il quarto d’ora è già passato!- informò Harry guardando l’orologio da polso.

E nuovamente al lavoro, Francesca e Manuel cantarono “Il grande Baboomba”, “U make me wanna”, “Girasole”, “Un’Emozione per sempre”, “No woman no cry”.

Poi fu la volta di Ramona ed Enrique, che presentarono “La mia ragazza mena”, “Voce me aparecieu”, “Veramente”, “Fatti amare”, “Le cose da difendere” e “Voglia di dance all night”.

Toccò poi a Sara e Kanata. Appena si chiusero la porta alle spalle, il ragazzo si scusò per la bravata dell’acqua, e Sara per il calcio e la porta. Era la premessa di una lunga amicizia, o forse… per qualcosa di più. Mentre cantavano, infatti, ballarono anche sulle note di “Come mai”, “L’olimpiade”, “Blu”, “Lo strano percorso”, “A chi mi dice” ed “Hey Mama”, che doveva essere la canzone preferita di Sara, che diede il meglio di sé, sia cantando che ballando.

Infine ci fu la performance di Elisabetta ed Harry, che cantarono “Left outside alone”, “Sere nere”, “Mia nonna”, “Verofalso”, “Fuori dal tunnel” e “Vengo dalla luna”.

Erano passate quattro ore abbondanti.

Visto che nessuno si faceva vedere, Harry propose di fare un coro. La piantina aveva solo nove fiori e un bocciolo.

Ramona mise nel lettore CD un disco misto degli 883, che parve accontentare tutti quanti.

In ordine, cantarono “Nord, sud, ovest, est”, “Rotta per casa di Dio”, “Io ci sarò”, “Tieni il tempo”, “Hanno ucciso l’uomo ragno”, “La regola dell’amico” e “Sei un mito”.

Mentre le ragazze continuavano a cantare, Kanata fece cenno ad Harry di avvicinarsi. Incuriositi, anche Manuel ed Enrique fecero lo stesso.

Kanata mostrò orgoglioso un singolo, e lo passò a Manuel.

Mentre le note di “Sei un mito” si spegnevano dolcemente, tolse il disco e inserì quello datogli dal compagno. Si intitolava “Baciami”.

Apprezzando la novità, le ragazze iniziarono a cantare anche quella canzone senza preoccupazioni.

Mentre il bravo Paolo Meneguzzi continuava ignaro il suo ritornello, gridando a tutto il mondo

–Baciami!-, i quattro ragazzi strinsero le rispettive partner di canto e le baciarono, lasciandole letteralmente senza fiato.

L’idillio durò veramente poco, e fu Piton a interrompere quella che per i ragazzi sembrò una dolce eternità.

-Tornate tutti…- i ragazzi cercarono di ricomporsi il più in fretta possibile, ma fallirono -… in Dormitorio…- completò lui frastornato. Non era sicuro di aver visto bene…

Appena uscito, i ragazzi imprecarono, ciascuno a modo suo.

-Quello str**** vivente! Quella mezza seppia, quel vermiforo! Gli farei sputare tutti i denti, ammesso che non abbia la dentiera!-

-Possibile che quello sia sempre in mezzo ai cogli***?! Non potrebbe, che ne so, andare via, ogni tanto?-

-Se lo prendo gli tiro il collo come una gallina!!!-

-Okay…- iniziò Elisabetta -…sarebbe meglio andare su in Dormitorio prima che cambi idea e voglia venti fiori!-

Il gruppo si incamminò tra le urla e gli schiamazzi; c’era chi ancora cantava, chi si dava appuntamento per l’indomani, chi cercava nuovamente di baciare il partner e così via. C’era però chi sembrava non gradire il trambusto, infatti, giunti al primo piano…

-Festicciola notturna?- chiese Silente, sbucando da un corridoio.

-Punizione sarebbe più appropriato…-

-Ma che diavolo… santo cielo! Ragazzi! Mi avete fatto prendere un accidente!- era arrivata anche la McGranitt tutta trafelata.

-Ecco! Sempre con noi studenti ve la prendete! Chiedete piuttosto al vostro caro collega Piton, magari lui ne sa qualcosa!- disse Enrique, fingendosi indignato.

-Posso confermare. È stato il professor Piton a trattenerci. – concordò Harry.

-Professor Potter! Mi meraviglio di lei! Girare per il castello a quest’ora di notte!- lo canzonò la donna.

-Io invece non mi meraviglierei più di tanto, comunque: cara Graziana, sarebbe meglio sentire cosa ha da dire il professor Piton, non è vero?- si intromise Silente; i ragazzi annuirono.

-Allora è deciso! Però noi vorremmo essere messi al corrente delle novità, vero ragazzi?- chiese Sara mentre i compagni annuivano, sospettando una “manovra”.

-Perciò potremmo… aspettare tutti insieme da una qualche parte… nell’ufficio di Harry, per esempio, così non dovrete venire in tutti i Dormitori, svegliando un centinaio di ragazzi!- completò Elisabetta. I due professori non ebbero niente da ribattere, così le due ragazze si diedero un cinque.

Seguirono Harry fin nel suo ufficio, poi ciascuno cercò di sistemarsi alla meglio: i tre ragazzi più Ramona sulle sedie, i rimanenti in doppia fila sul divano-letto.

-Allora, cosa abbiamo intenzione di fare?- chiese Kanata.

-Compiti? Io per esempio non ho fatto Pozioni…- disse timidamente Sara.

-Guarda: basta che non ti metti a farli adesso, domattina vengo nel tuo Dormitorio verso le sei e ti faccio copiare tutto, okay?- propose Elisabetta.

-D’accordo, ma non azzardarti a non venire!-

-Allora che facciamo di bello?!- interruppe bruscamente Manuel –Una partita a carte?-

-Sì, ma con quali carte? A meno che Harry non le abbia, siamo fregati in partenza!- fece notare Ramona. Harry scosse la testa.

-Allora hai delle riviste… dei giornali… dei… delle…- iniziò Elisabetta.

-Delle foto! Magari di quando andavi a scuola!- esclamò all’improvviso Sara.

-Sì, dovrei averne in giro… prova a guardare in quel cassetto là…- rispose Harry indicando un cassetto sotto una delle due credenze.

Sara si alzò e fece per aprirlo, mentre Harry si metteva le mani tra i capelli: quello che trovò non era un album di foto, ma della biancheria intima. Chiuse il cassetto e provò quello sotto: vecchi libri. Prese il primo e lo sfogliò; sembrava un diario… però era strano… c’erano scritte strane previsioni di incidenti, morti, sfortune varie…

-Ehm… per caso tieni un diario?-

-Uh? Un diario, no! Ah, aspetta, quello lo feci al quinto anno, per Divinazione… stai tranquilla, quelle che ho scritte sono tutte fesserie, non se ne è avverata mezza!-

-Mi pare di capire che il qui presente professore imbrogliasse!- affermò Enrique.

-Beh, non si può essere bravi in tutto, giusto? Beh, diciamo che di solito… sì, di solito imbrogliavo, ma solo in Divinazione e Storia della Magia!-

Sara ripose il libro e ne prese un altro: Pozioni.

-Pozioni, terzo anno. Se non ricordo male è quello zeppo di piani di battaglia… bei tempi, quelli! Tutti contro Piton, ovviamente!-

-Forte! Pensi che potremmo…-

-Non senza la mia presenza: voglio divertirmi anch’io!-

-E questo: Guida pratica per Animagus… che roba è?-

-Oh, quello… non è mio, cioè, era di mio padre. Lui era un Animagus, sapete cosa sono, vero?-

-Sì, uno di quelli che diventa un animale, giusto?-

-Giusto. Vedete, mio padre faceva parte della combriccola dei Malandrini, assieme ad un mio ex prof. di Difesa, il mio padrino e un altro tipo. Il mio ex prof. era un Licantropo, e nelle notti di luna piena si trasformava e rischiava di far male a qualcuno, così mio padre e gli altri sono diventati Animagi per “tenerlo impegnato”. Era compagni di corse…-

-E tu? Sei anche tu un Animagus?- gli chiese Francesca.

-No. Per il momento no. –

-Allora una mezza idea di diventarlo ti è venuta!-

-No, non era questo quello che intendevo…-

-Ammettilo: aspettavi compagnia! Ci siamo qua noi!-

-No, ragazzi, non voglio mettervi in pericolo. Voi dovete soltanto pensare a studiare…-

-Ah, quando fai il professore severo assomigli a Piton, tutto studio e niente divertimento. Dai, che vuoi che succeda!-

-Ah… ehm, ragazzi! Ragazzi, so che può sembrare incredibile, ma il… il libro qua sta… sta… parlando!-

-Parlando?-

Il gruppo si alzò in piedi e si dispose in cerchio attorno a Sara. Nella prima pagina erano comparse due righe di inchiostro che sembravano essere state scritte da poco; dicevano: Brutto moccioso come puoi paragonare il mio figliolo a quell’untuoso di Piton? Se ti prendo…!

-Sono comparse da sole, all’improvviso…-

-Uhm… mi è già successo una volta, al secondo anno. E il diario era di Vold… di Voi-Sapete-Chi. Andiamoci piano!- informò Harry pensieroso.

Come osi paragonarmi a quello spregevole! Harry, sono io, sono James, tuo padre!

 

LEGGETE E RECENSITE!!!

 

Lucifer_the_Darkslayer: penso che per l’azione dovrai aspettare ancora una decina se non di più di chap!Grazie x le tue recensioni!!! J

  
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