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Autore: Montana    25/11/2011    4 recensioni
Una ragazza scampata alla strage della sua famiglia a soli 5 anni, non parla, si esprime solo con la musica.
Il suo serial killer è tornato a cercarla.
Ma questa volta con lei ci sarà un ragazzo dai capelli castani, e la sua squadra di esperti, pronti a proteggerla.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Veronika Gordon 2007-2012'
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Spencer Reid
 
Aspettai che Veronika smettesse di piangere.
Quando i singhiozzi smisero di far tremare le sue spalle e il suo respiro si fece più calmo, l’allontanai da me e le dissi “Sai che adesso dobbiamo inventarci una storia per quelli là sotto, vero?”
Lei si asciugò una lacrima e annuì “So già cosa dire, non preoccuparti. Questo qui devo farglielo vedere comunque?” mi chiese, tirando fuori il tampone viola da sotto il lenzuolo.
“No, è meglio di no. Andiamo? Te la senti?”
“Certo.”
Scendemmo di sotto, e trovammo come previsto la squadra ancora in cucina che parlava con lo sceriffo. La prima a notarci fu JJ.
“Spence! Veronika! Come.. come stai?” chiese, rivolta a lei.
Lei le sorrise “Beh, se dicessi bene sarebbe un po’ una bugia, ma anche se dicessi male. Quindi, abbastanza bene grazie!”
La spinsi un po’ avanti “Hotch, sceriffo Jeck, Veronika deve dirvi una cosa.”
“Ovvero? Ciao piccola, come stai?”
“Abbastanza bene. A parte il fatto che... l’ho ucciso io.”
In un istante calò il silenzio e la temperatura nella stanza scese di almeno venti gradi.
Metaforicamente, intendo.
“Cosa.. cosa vuol dire che l’hai ucciso tu?! Reid, non le avevi fatto il tampone? Era bianco, maledizione!”
“Perché io sono mancina e Reid ha sfregato il tampone sulla mia mano destra.”
Mi girai esterrefatto verso di lei: mancina?! E da quando?
Prentiss le si avvicinò “Veramente?”
Lei prese una matita e scrisse il suo nome su un foglio lì sul tavolo, usando la mano sinistra.
Eravamo agghiacciati.
“Veronika.. sai che stai confessando un omicidio, vero? È una cosa molto, molto grave.” le disse Rossi.
“Lo so. Ma non è stato un omicidio. Non so come la chiamate voi...”
“Legittima difesa.” le risposi in un soffio.
“Legittima difesa? Forse è meglio se ti siedi e ci racconti tutta la storia, vuoi?”
Veronika obbedì, si sedette e raccontò di nuovo tutta la storia che aveva raccontato a me, con la sola differenza che non pianse. E che fece vedere le braccia tutte graffiate.
Appena finì di raccontare Hotch lasciò che JJ e Prentiss le esaminassero le ferite, e chiamò me, Rossi, Morgan e lo sceriffo Jeck nell’altra stanza.
“Hotch, è possibile? Che abbia sparato con la sinistra e non abbia residui sulla destra?”
“Sì, è possibile.* Mi era già capitato una volta, ma non avevo calcolato questo fattore.”
“Non poteva venirti in mente, la percentuale di mancini in America è solo del 7%.” mi lasciai scappare.
“Sanders ha delle ferite che indichino una colluttazione?” chiese Rossi allo sceriffo.
“Non lo so, il medico legale lo sta venendo a prendere, dovrebbe arrivare a momenti.”
Come evocato da quelle parole, il suddetto medico suonò il campanello.
“Salve sceriffo, agenti. Il corpo dov’è?” ci chiese entrando. Era un uomo coi capelli grigi, un gran naso e un paio di occhiali neri.
“È di là. Potrebbe fare un veloce controllo, se ha delle ferite da difesa, signor...?”
“Joy. Sid Joy. Ferite da difesa, dite? Controllerò!”
Uscì, dandosi quasi il cambio con Prentiss “Sta bene, sono solo graffi superficiali. Qualcuno probabilmente è stato causato anche dal legno delle pareti del granaio dov’è rimasta tutta notte. Quello era il medico legale? Gli avete detto di cercare ferite da difesa, immagino.”
“Esatto. Stiamo aspettando un suo responso.”
“Bene, JJ ha riportato Veronika in camera sua. È distrutta.”
Aspettammo in cucina qualche minuto, poi il medico tornò spingendo la barella con sopra il corpo di Sanders, chiuso nel suo sacco per cadaveri.
“Ho controllato, ha effettivamente delle ferite da difesa. Più altre, sembra che abbia una costola rotta, ma forse è peri mortem. Vi saprò dare maggiori dettagli dopo l’autopsia.”
“Grazie mille. Passeremo a ritirare il referto oggi pomeriggio, va bene?” chiese lo sceriffo.
Il medico annuì “Dovrebbero essere pronti. Ora vado, arrivederci.”
Uscì, e lo sceriffo si alzò stirandosi la schiena “Vado anch’io. Arrivederci, e grazie.”
 
Ero quasi da solo in casa. Ero distrutto, e JJ aveva suggerito agli altri di lasciarmi lì mentre loro andavano dallo sceriffo a prendere il referto dell’autopsia.
I signori Gordon erano di sotto a rilassarsi, Veronika a lezione di pianoforte.
Non aveva voluto aspettare nemmeno un giorno, tanta era la sua brama di suonare.
“Se sto ancora un giorno senza suonare scoppio!” mi aveva detto qualche ora prima, mentre metteva tutti gli spartiti nella borsa.
“Sei davvero mancina?” le avevo chiesto io, che avevo quel dubbio ancora dalla mattina.
Lei mi aveva guardato fisso qualche secondo prima di rispondere “Ambidestra. L’insegnante dice che è per questo che sono così brava a suonare il piano. Ho pensato che fosse una cosa ragionevole da dire, che tu mi avevi fatto il tampone nella mano destra come effettivamente hai fatto. Non mi credi?” aveva aggiunto, assumendo un’espressione più sulla difensiva.
“Certo che ti credo! Era solo curiosità. Se ti interessa, fai parte del 5,6% di americani che sono ambidestri.” le avevo detto, sapendo che avrebbe riso.
E infatti l’aveva fatto “Ci sono percentuali proprio su ogni cosa, eh!”
“Ce ne sono anche sui diari degli adolescenti.” pensai, mentre seduto sul mio letto guardavo la pila di diari sul suo comodino.
“Il 65% dei ragazzi americani tra i 12 e i 15 anni hanno almeno una volta tenuto un diario, e di questo 65% l’80% sono ragazze dai tredici anni in su. Il 50% è riuscito a tenerlo per un anno, il 25% per due, ma credo che nessuno abbia scritto quanto Veronika.” aggiunsi, avvicinandomi.
Mi ricordai della prima volta che avevo visto quella pila di diari, di quanto mi fossi stupito nel trovarli con la chiave inserita, e di quando alla fine avevo scoperto che tutte le chiavi erano invertite.
Così, spinto dalla curiosità, provai a scambiare un po’ le chiavi. Riuscii a trovare la giusta combinazione al terzo tentativo: ogni chiave era sfalsata di tre lucchetti rispetto al suo.
Mi sentii estremamente geniale quando capii quella cosa, così tanto che non riuscii a fermare la mia curiosità e cominciai ad aprire il primo, quello che scoprii avere la data più vecchia: cominciava il 23 settembre 2006. Cinque anni prima, c’era una Veronika ancora piccola ma con consapevolezze troppo più grandi di lei, con una calligrafia che stava già perdendo le rotondità delle lettere imparate a memoria in seconda elementare.
C’erano circa due diari per ogni anno, calcolai. L’ultimo si apriva con la data 27 febbraio 2011, ed era scritto fino a metà, fino al 12 settembre, giorno del nostro arrivo. Lo sfogliai velocemente, e la mia attenzione fu catturata da una scritta abbastanza vicina alla fine degli aggiornamenti.
Non era una scritta qualunque, c’era scritto proprio “Spencer Reid”
Controllai la data, incredulo: 7 settembre 2011.
Cominciai a leggere.
Ciao, Vic. Allora è fatta, quell’uomo è tornato. Vuole uccidermi, già lo so. Dicono che sia un Serial Killer, però i poliziotti lo chiamano S.I. che non so cosa voglia dire. Sono un Idiota? Bah, chi lo capisce...
Lo sceriffo Jeck, quell’idiota, è venuto qui a casa oggi. Ha detto che poiché il tizio è un S.I. e hanno già non so quante vittime, hanno deciso di chiamare la squadra speciale dell’FBI, la UAC (Unità Analisi Comportamentali, troppe abbreviazioni, lo so). I nonni credevano che non sentissi, ma avevo lasciato apposta la porta dello studio socchiusa. Così sono venuta qui in camera e ho acceso il computer, anche se i poliziotti mi hanno già detto più volte di non farlo perché l’S.I. potrebbe rintracciare l’indirizzo non so cosa del computer e trovarmi. Non pensano che se lui avesse potuto mi avrebbe già trovata e uccisa già da qualche diario più in là...
Comunque, ho messo in pratica le mie tecniche da hacker, anche se erano un po’ arrugginite. Dopotutto sono passati dieci anni da quando papà mi faceva sbloccare i file “top secret” del suo ufficio!
Sono arrivata al sito dell’FBI e ho cercato i nomi di questi agenti: si chiamano Aaron Hotchner, David Rossi, Derek Morgan, Penelope Garcia (che a quanto pare è un consulente informatico), Jennifer Jaerau, Emily Prentiss e Spencer Reid. Allora, dato che avevo i nomi, sono andata a cercarli qua e là su Wikipedia e internet in generale.
Ho trovato qualche cosa militare, qualche convegno dell’FBI, e poi moltissima roba sull’ultimo, questo tale Spencer Reid! A quanto pare è un genio, a 27 anni aveva già un dottorato in chimica, uno in matematica, uno in ingegneria, una laurea in psicologia e una in sociologia, e poi credo che nel frattempo ne abbia avuta anche una in filosofia o cose simili. Un genio!
E poi ho trovato pure una sua foto, non è nemmeno brutto. Ha una faccia da bravo ragazzo, mica come Emme! Comunque, mi sta simpatico. Sembra un tipo a posto.
Credo che potrei anche arrivare a fidarmi di lui, quando verrà qui.
Ciao, Vic. Questa è una delle ultime volte che scriverò, almeno finché il caso non sarà risolto. Ti voglio bene, ciao!”
Oh, cazzo. Veronika sapeva perfettamente chi eravamo ancor prima che arrivassimo.
Ecco perché si era fidata di me così, a prima vista.
Richiusi il diario e rimisi a posto tutti i lucchetti, poi mi sedetti sul letto esterrefatto.
“Ripetiamo” pensai “Veronika sapeva che Sanders ragionava sulla falsariga del Minuetto e Trio di Mozart, sapeva chi eravamo, sapeva tutto su di noi. A questo punto, cos’altro sarebbe capace di fare?”

  
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