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Autore: Eliada    19/07/2006    2 recensioni
“-Che cos’è Hogwarts e chi accidenti è Albume Sipente?- -Già e chi sarebbe anche quella… com’è che si chiama?! Minerva McGranito? Che bei nomi!- -Albus Silente!!- tuonò Piton -E Minerva McGranitt…-completò con minor enfasi. -Okay, okay signor Spiton!- cercò di giustificarsi Elisabetta, ma con scarso successo. -Ci rinuncio…- borbottò Piton.” Come vi sembra "l'inizio" di questa ff? Vi ispira?Beh...se è così cosa aspettate!Leggetela...e se vi capita...lasciate una piccola recensionuccina!!!
Genere: Generale, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, I Malandrini, James Potter, Lucius Malfoy, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 22

Capitolo 22

 

Il C.A.P.R.I.

 

-Papà? Sei davvero tu? Beh, sì, questo libro era tuo…-

-Certo che era mio! E anche di Felpato e Lunastorta!-

-E purtroppo anche di Codaliscia… dodici anni ad Azkaban per colpa di quel traditore!-

-Sirius! È incedibile, siete davvero voi?- chiese Harry al colmo dell’eccitazione, mentre i suoi alunni faticavano a stare dietro ai passaggi.

-Ah… ehm… Harry? Ci sei, ce la fai, sei connesso? Ci potresti spiegare che cavolo succede?- chiese Sara.

-Uh? E chi è tutta ‘sta gente? Credevo che avresti preferito parlare con noi da solo!-

-Tutta ‘sta gente sono i miei alunni!- rispose lui –I migliori!-

-E ‘sta gente vorrebbe sapere tutta la storia, perché non ci stiamo capendo un tubo! Chiede troppo ‘sta gente?- aggiunse indignata Sara.

-Dammi una ragione per cui dovrei farlo! Magari sei una spia di Voldemort!-

-Punto primo: Voldemort non c’è più, punto secondo: loro sono i vostri eredi, gli eredi dei Malandrini! Sono ragazzi in gamba!-

-Perché non l’ hai detto prima? C’è da festeggiare, James! Abbiamo degli eredi! E… di grazia… come si chiamerebbero questi prodi giovanotti?-

-Ah! Non siamo più ‘sta gente! Comunque io mi chiamo Astreed Sara Gellar. Per voi solo Sara. –

-Enrique il magnifico!-

-Ramona la guardia del corpo del magnifico. –

-Elisabetta e Francesca le sorelle Grifondoro!-

-Kanata il figo della scuola. –

-Manuel il chitarrista figo della scuola. -

-Addirittura…- sussurrò Francesca.

-…-

-Che c’è? Non vi piace il gruppo?- chiese Harry, dopo i tre puntini.

-Hai detto che loro sono i tuoi alunni? Spiegami un po’sta storia!-

-Ho la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure, papà!-

-Harry! Ci deludi… speravamo qualcosa di più, come Vicepreside! A proposito: esiste ancora la McGranitt?-

-Certo, ma lei è ad Hogwarts, in Inghilterra. Qui c’è sua sorella!-

-Qui? Dov’è il qui? E quella là avrebbe una sorella? Più giovane spero… e Silente?-

-Quante domande! Allora, noi siamo in Italia, a Bologna; la sorella della McGranitt si chiama Graziana ed è più giovane e Silente, se intendi Albus, è anche lui in Inghilterra. –

-Cosa significa: se intendi Albus?-

-Significa che il Preside di questa scuola è Aberforth Silente, il fratello di Albus!-

-… no comment!…-

TOC TOC

-Scusate ma stanno bussando!- disse Sara rivolta al libro e lo chiuse, mentre Harry andava ad aprire.

Entrarono Silente e la McGranitt, visibilmente desiderosi del letto.

-Allora, abbiamo deciso che domattina dormite e poi andate a lezione dopo pranzo. Vi va l’idea?- chiese stancamente Silente.

-E ce lo chiede? Certo che ci va!- cantarono in coro i ragazzi.

-Allora buona notte!- dissero i due insegnanti uscendo.

-A domani, e qualcuno si ricordi di farmi copiare Pozioni!-

-‘notte!-

-Ciao, a domani, buona notte Harry!-

-Buona mattina, ormai! Ciao e alle undici in Sala Grande, mi raccomando!-

*

Martedì, ore 11, Sala Comune di Grifondoro.

-Oh, è esattamente uguale alla nostra, a parte i colori…- commentò Enrique, il quarto arrivato.

Le altre tre erano le sorelle Grifondoro e Sara, tutta intenta a copiare dalla pergamena di Elisabetta.

-Maledetto Piton! Se potessi usare il computer, sarebbe più facile: modificherei qualche parola e lo stamperei, poi direi che l’ ho fatto assieme a te, invece no! Lui è fissato con le pergamene, se gli presenti un foglio diverso lo straccia e ti mette una “T”! La mia prof. di Lettere non è così esigente!- stava sbraitando lei.

-Mi spiegate come avete fatto a farmi entrare? La nostra porta insulta tutti quelli che non sono Serpeverde!- chiese ammirato Enrique.

-Semplice: glielo abbiamo chiesto!-

-Io volevo dormire! Cos’è tutta questa confusione!- biascicò Ramona, ancora in pigiama, trascinandosi fuori dal Dormitorio femminile.

-Solo Sara che impreca contro Piton, niente di speciale…-

-Allora potevate lasciarmi dormire: ormai gliene ho dette talmente tante che è impossibile inventarne di diverse dalle mie. –

-A proposito… sai quando ti ha beccata che dormivi? È stata colpa mia: avevo mandato un biglietto alla mia sorellina solo che lui l’ ha intercettato…- confidò Elisabetta in tono di scusa.

-Brutta carogna, fogna…-

-Perché glielo hai detto?- chiese Sara.

-Così potevi prendere spunto dalle sue imprecazioni e inventarne di nuove per Piton…sai che spasso!-

-Che spasso cosa?- chiese Manuel, sbucando dal Dormitorio maschile… piccolo particolare: era in boxer.

-Ehi fratello, lo sai di essere un po’ nudo?- gli chiese Enrique sghignazzando.

-Nudo? Io? No, sto in boxer! O le signore hanno qualcosa da ribattere?- chiese guardando le ragazze.

-No, no, continua pure lo spettacolo!- gli risposero in coro loro.

In effetti, dopo un primo impatto, ci si abituarono in fretta e non vi fecero quasi più caso.

Infine arrivò anche Kanata, alle undici e mezza, ma completamente vestito.

-Ah ragazzi, ma ci avete pensato? Poter diventare Animagi! Fantastico! Sapete voi quanti giri notturni in più! E con la garanzia di non farsi beccare! Tosto…- ricordò il nuovo arrivato.

-Già, sarebbe spaziale, solo bisognerebbe convincere Harry!- fece notare Ramona.

-Beh, se ci presentiamo in blocco con un’idea dell’animale… non dovrebbe dire di no!- propose Elisabetta.

-Io vorrei essere un cane, di taglia grossa… un Labrador, oppure… un pastore tedesco o un pastore maremmano…- iniziò Manuel.

L’impresa sembrava disperata, così Elisabetta sgattaiolò in Biblioteca e sfilò un paio di volumi sul mondo animale conosciuto dai Babbani e uno su quello conosciuto dai Maghi.

Quando tornò iniziarono a sfogliarlo.

Sara: -Bello! Io voglio diventare una leonessa!- 

Kanata: -No, io… forse anche io un cane, però un husky…-

Francesca: -Uffa! Vorrei diventare anche io un cane come il mio Ciro!-

Elisabetta: -Io forse un gatto, però non sono sicura… altrimenti… un canguro! Forte!-

Enrique: -Io ho già deciso: un’ aquila, oppure un falco, ma non fa molta differenza…-

Elisabetta: -Però dobbiamo fare in modo che il nostro gruppo sia compatto, nel senso che se per caso siamo in pericolo ci sia sempre qualcuno che se la cavi…-

Kanata: -Eh! Mica dobbiamo andare in guerra!-

Enrique: -Però ha ragione: ci vuole qualcuno che voli, qualcuno che nuoti, qualcuno che corra veloce, qualcuno che sia piccolo e qualcun altro che sia…-

Sara: -Feroce! Per spaventare chi ci minaccia o per far morire di paura qualcuno che ci stia su!-

Sfogliarono interamente anche il volume sulle Creature Magiche, poi ne selezionarono alcune secondo il fabbisogno.

-Allora, indispensabili sono la Fenice e la lepre, e anche il delfino e un felino grosso… poi il falco, o l’aquila e un insetto o comunque qualcosa di piccolo… idee?-

Dopo una bella discussione della durata di un’ora circa, i ragazzi giunsero ad una conclusione: Elisabetta scelse la Fenice, sua sorella il lupo, Sara la pantera, Ramona un gatto, Manuel un pastore tedesco, Enrique il falco e infine Kanata scelse l’aquila.

-Ragazzi, non mi sembra vero, siamo tutti d’accordo! Però manca ancora l’insetto e qualcosa di molto veloce che passi inosservato…- osservò Elisabetta.

-Però anche Harry deve ancora decidere… ma non penso che sceglierà di essere una mosca o un ragno… sarebbe un ruolo adatto a Piton quello del ragno, ovviamente velenoso…- commentò Ramona.

-Secondo me bisognerebbe provare a chiedere a qualcun altro di molto fidato e discreto…- propose Manuel.

-Beh… Lucifero? No, eh? Nella nostra Casa non credo ci sia molta gente di cui fidarsi…- scherzò Kanata.

-Maschi o femmine? Per esempio, di ragazze c’è sempre Giada, che ripassa con noi alla domenica! Di maschi… sono persi nel Quidditch, meglio lasciar perdere…- ricordò Sara.

-Già che ci siamo, perché non anche Emma? Non è male avere un’infiltrata nei Corvonero!- aggiunse Ramona.

Fu deciso. Ne avrebbero parlato a pranzo.

Ovviamente dovettero sopportare tutte le domande inerenti la loro assenza; alcuni raccontarono la verità, altri delle bugie come un mal di testa o i compiti ancora da fare… scoprirono inoltre che le lezioni di Musica sarebbero state sospese per almeno venti giorni.

-Ma porca v***a, quell’idiota non la potrebbe smettere di correre dietro alle prof. e venirci a fare lezione, adesso vado là e gli un cazzotto sia a lui che a lei. - imprecò Francesca appena apprese la notizia. Chi non aveva “ascoltato” come lei non capì molto della sfuriata…

Sara approfittò della momentanea distrazione delle compagne per parlare con Giada “della cosa”.

Francesca invece si alzò dal tavolo quando notò Emma fare lo stesso; pochi passi e la raggiunse. Si appartarono un attimo in bagno, e lei le spiegò “la cosa”.

Le ragazze avrebbero dovuto dire se intendevano partecipare e quale animale avrebbero dovuto impersonare subito dopo le lezioni.

Elisabetta invece avvicinò Harry, dicendogli di farsi trovare nel suo ufficio verso le cinque e mezza, possibilmente con un po’ di noccioline e qualche Burrobirra.

Le tre ore a seguire furono noiose e interminabili, poi per fortuna la campanella li graziò, anche se non risparmiò loro gli ultimi cinque minuti.

Il gruppo si radunò in Biblioteca, dove si erano dati appuntamento con Emma e Giada.

Quando le due arrivarono, dissero d’un fiato che volevano far parte del gruppo di apprendisti Animagi, anche a costo di dover impersonare un insetto (-Si chiamerebbe ricatto, però la scelta era ampia…- -Sì, certo, solita scusa, Manuel!-). Emma aveva scelto una coccinella e Giada una lepre.

-Siamo d’accordo, allora! Okay, possiamo andare da Harry!-

Si avviarono al terzo piano e bussarono alla porta.

-Ehi, amici! È qui la festa!- disse la porta, con la sua solita voce roca ma amichevole.
Apparve il viso curioso di Harry.

-Allora? Qual è il problema?- chiese lasciandoli entrare.

-Teoricamente nessuno, se tu ci lasciassi diventare Animagi!- esordì Enrique.

-E dai consta storia! Ve lo volete scordare? E poi, io non ho nessuna intenzione di diventarlo!- comunicò lui scontroso.

-Caro James, il tuo figliolo è cocciuto come un mulo, cioè come te…- si sentì dire. Proveniva da un cassetto. Sara sapeva quale e andò a prendere il diario.

-Così parlano pure, eh? Togo questo libro!- esclamò lei, vendendo la scritta scomparire.

-Già. Tutto oggi hanno cercato di convincermi!-

-E tu ti ostini a non intraprendere la carriera di Malandrino… perché?- ora la voce era forte e chiara. Era leggermente roca.

-Perché non mi va e basta. Sono un insegnante, non più uno studente!- ribatté aspro Harry.

-E allora?-

-Allora se non ci vuoi dare una mano tu lo facciamo da soli!- disse sfrontatamente Elisabetta.

-Brava ragazza, hai del carattere: continua così!- incoraggiò Sirius.

-Sirius! E voi, questo è un ricatto! Siete solo degli egoisti, tutti quanti! Siete solo alla ricerca di un po’ di divertimento. Dovreste stare lontani dai guai, non andarli a cercare! Tenete questo stupido libro, voglio vedere di cosa sarete capaci!- urlò Harry.

-No, dai, aspetta! Non era un ricatto, volevamo solo forzarti un po’ la mano, non l’avremmo fatto davvero!- cercò di rimediare Elisabetta, ma niente da fare: -Fuori di qui!- urlò Harry.

I ragazzi sgombrarono, per tornare nella Biblioteca.

-Potevate dircelo prima che lui non era d’accordo! Ci saremmo risparmiate la sgridata!- rinfacciò Emma.

-E dai, eh! Non rincarare la dose, per favore!- esclamò Enrique, visibilmente scocciato.

-Nessuno voleva o sospettava che sarebbe finita così!- aggiunse Sara, che si accorse di stringere nella mano destra il libro.

-Come sono stata cretina! È tutta colpa mia!- piagnucolò Elisabetta.

-Non è stata colpa tua, dai! Secondo me è qualcosa che non vuole dirci… forse ha paura…- ipotizzò James a voce alta.

-James! Mi meraviglio di te! Come puoi pensare una cosa del genere, visto e considerato che è tuo figlio e ha fermato i piani di Voldemort una decina di volte?!- sbraitò Sirius.

-Sentite, adesso basta parlarne! Mi sono rotto, ho voglia di divertirmi un po’… una giornata letto-scuola non è molto eccitante…- interruppe bruscamente Manuel.

-Giusto! Non vi abbiamo ancora visti all’opera come nostri eredi!- ricordò Sirius.

-Allora senti questa: una sera io ed Harry ci siamo calati dalla sua finestra e abbiamo raggiunto l’ufficio di Piton, mentre dormiva, e abbiamo lanciato delle Cioccorane! Solo che…- iniziò Elisabetta.

-… il Mocciosus è allergico alla cioccolata! Che spasso che doveva essere! Ti invidio molto, sai?-

-Così Piton è lì? Non in Inghilterra?- chiese James, fingendo noncuranza per lo scherzo.

-Già. E perché tu non l’ hai detto a noi, dello scherzo intendo?- chiese inquisitoria Giada rivolta a Elisabetta.

-Beh… mi sono dimenticata…- si difese lei.

-Meglio, sentite questa: Piton ci aveva dato una punizione. In pratica noi dovevamo cantare per far crescere una piantina. Ci ha sepolti nell’aula più remota del castello, ma siamo riusciti lo stesso a non fargli chiudere occhio!- raccontò eccitato Kanata.

-Sapeste che occhiaie che aveva!- commentò Enrique.

-Gli sta bene! Era una punizione ingiusta! Solo perché ci scambiavamo qualche bigliettino innocente!- si lamentò Ramona.

-E perché tu dormivi!- aggiunse maliziosa Elisabetta.

-E chi dovrei ringraziare se mi ha beccata?- chiese dispettosa lei; Elisabetta le rispose con una linguaccia.

-Dovremmo formare un club contro le punizioni ingiuste! Sarebbe bello poter salvare tanti studenti innocenti e ovviamente fare casino!- suggerì Manuel.     

-Questo è lo spirito dei Malandrini!- gracchiò Sirius.

-Già, ma ci vuole un nome, un nome in codice!- esclamò Francesca.

I ragazzi pensarono un minuto.

-Ce l’ ho! A.P.R.I.: club Anti Punizioni Ritenute Ingiuste!-      

-A.P.R.I.? Ma che razza di nome sarebbe?- criticò Manuel indignato.

-Se ne hai uno migliore dillo, sto ascoltando!- Manuel stette zitto.

-Però dobbiamo fargli della pubblicità, se no chi mai si rivolgerà a noi!- ricordò Ramona.

-E dobbiamo riuscire a sfuggire al controllo dei prof.!- aggiunse Enrique.

-Potremmo criptare il nome facendo credere che si tratti di un’altra cosa!- esclamò Sara.

-Potreste fare C.A.P.R.I. invece di A.P.R.I., così i prof. penseranno si tratti di un club informativo per viaggi o roba del genere. Io ci sono stato a Capri, è un posto favoloso, ve lo garantisco!- suggerì Sirius.

-Bella lì! Ci sta, si può fare! C.A.P.R.I.: Comitato Anti Punizioni Ritenute Ingiuste!- recitò Enrique.

-Fantastico! Allora è deciso! E voi due, Sirius e James, sarete i membri onorari del Comitato!- incalzò Francesca.

-Grazie! Troppo buoni, vero Jamie?-

-Fantastico…-

-Raga però adesso è tardi, e io ho dei compiti da sbrigare!- annunciò Emma.

-Anche noi Tassorosso, vero Sara?- chiese Giada.

-Purtroppo! Ci vediamo dopo cena in Biblioteca, okay?-

-D’accordo. Noi Serpeverde non abbiamo niente da fare, vero Enrique?- chiese Kanata al compagno, che scosse il capo.

-Allora proporrei di fare un giretto con le scope, tanto sono le sei e mezza, se arriviamo un po’ tardi chi se ne importa! Manuel, sei dei nostri?-

-Certo. Fre, Betty, Ramo, venite anche voi?-

Francesca e Ramona annuirono.

-No, io no: devo fare una cosa. A dopo!- salutò Elisabetta, raccogliendo il libro che Sara aveva appoggiato sul tavolo quando si erano seduti.

-Dimmi che ho sentito male: quei tre ragazzi là sono Serpeverde?- chiese preoccupato Sirius.

Elisabetta uscì di fretta dalla Biblioteca e raggiunse il Dormitorio dei Grifondoro, completamente deserto.

-Scusa se non ti ho risposto, ma non avrei voluto insospettire la Bibliotecaria, sai: vedere una ragazza parlare da sola è quantomeno preoccupante!- si scusò lei.

-Perspicace! Non preoccuparti. Allora, lo sono o no?-

-Manuel è Grifondoro, mentre Kanata ed Enrique sì, sono Serpeverde. Comunque sono simpatici!-

-Ne dubito fortemente. I Serpeverde hanno sempre goduto di una pessima fama. – commentò piatto James.

-E voi vi basate solo sui pregiudizi?-

-Beh, io non ho mai conosciuto un Serpeverde gentile con noi, e tu Jamie?-

-Nemmeno io…-

-Oh, ma che hai? Sei taciturno!-

-Pensavo ad Harry...-

-Questa è la cosa che volevo fare: parlargli e scusarmi per quello che ho detto. Premerò affinché i miei compagni non tentino di diventare Animagi senza la sua supervisione!- esclamò Elisabetta.

-Beh, noi l’abbiamo fatto senza nessuna supervisione…-

-Ma qui siamo più sorvegliati perché stanno cercando dei Wizardtime. Adesso vado, scusatemi. – disse lei chiudendo il libro senza lasciare a Sirius il tempo per farle altre domande; lo chiuse dentro il cassetto del suo comodino.

Corse all’impazzata fino a raggiungere la fatidica porta. Bussò. Nessuno rispose. Che fosse andato via? Ritentò, ma di nuovo nessuna risposta. Se ne andò col cuore gonfio. Avrebbe voluto scusarsi, ripeterglielo mille e mille volte, piangere e farsi confortare da lui… farsi abbracciare. E lui non c’era. O forse non voleva parlarle, la odiava, la credeva un’egoista. Si sentiva terribilmente in colpa…

Corse via in lacrime verso il suo Dormitorio. Christina e Valeria stavano frugando nei rispettivi bauli, e avevano la testa china su essi quando lei entrò, perciò fecero in tempo solo a scorgerla e non si accorsero che piangeva, perché fulminea si chiuse in bagno.

-Ciao Betty, vieni giù con noi?- le urlò Valeria.

-No. Non ho fame, e poi sto poco bene…- cercò di dire lei, ma aveva la voce flebile.

-Lo si sente dalla voce. Se vuoi ti portiamo in Infermeria!- si offrì Christina.

-No, non sto così male da doverci andare. Vedrete: una buona dormita mi rimetterà in sesto; adesso andate, o farete tardi!- rispose Elisabetta asciugandosi le lacrime.

-Come vuoi…-

Quando la stanza si fu acquietata, si udì una voce attutita; la ragazza sapeva cos’era: il libro.

Dischiuse lentamente la porta e andò ad aprire il cassetto dove aveva nascosto il libro; lo aprì.

Si intravedevano ancora le parole: Com’è andata.

Prese una penna dal suo astuccio e scrisse: Lui non c’era.

-Prova dopo cena. -

Lesse e rispose: Va bene. Adesso vorrei farvi una domanda: per caso conoscete una qualche motivazione inerente l’essere Animagi che possa averlo irritato? Già, ma che stupida, voi non l’avete conosciuto…

-Io, Sirius Black, l’ ho conosciuto, seppur brevemente. Non mi ha mai accennato a diventare Animagus-

Elisabetta stava per arrendersi all’evidenza: era stata lei. Però scrisse ancora: Nessun altro motivo? Forse… potrebbe essere la presenza di qualcuno che lo disturba… solo allora si ricordò di Kanata e dell’espressione di Harry, così tentò quella carta: Malfoy, vi dice niente?

-Che, scherzi? Lucius è stato uno dei nostri peggiori nemici e suo figlio, Draco, dava parecchie noie ad Harry. Lucius, il padre, era un Mangiamorte! Perché?-

Tombola: Perché uno dei Serpeverde, Kanata, è il fratellastro di Draco Malfoy e porta lo stesso cognome!

-Ecco! Sarà sicuramente quello! Immagino che sarà il solito sbruffoncello-

Elisabetta esitò un attimo: Subito sì, ma dopo la punizione insieme siamo diventati più amici.

-Sarà… secondo me dovresti stare più attenta! Potrebbe essere che Lucius l’abbia mandato come spia, per tenere d’occhio dei movimenti sospetti… non avevi accennato ai Wizardtime?-

La ragazza sapeva bene che quel Lucius non poteva sapere niente, così, senza riflettere, negò: Lo escludo. Ecco l’errore, e se ne accorse tardi: le avrebbero chiesto come facesse ad essere così sicura, e lei, per il momento, non voleva rivelare di essere la Wizardtime.

Infatti: Come fai ad esserne sicura?

Per fortuna aveva la risposta pronta: Da quello che ho capito, ha vissuto con sua madre in Francia. Suo padre l’ ha visto poco…

Continuò a lungo a conversare con loro, soprattutto via penna; loro le avevano chiesto se non le scocciasse scrivere, ma lei rispose che anzi le piaceva.

Intanto, c’era anche qualcun altro che non aveva fame, o meglio: voleva restare solo. E c’era poi un terzo che, per caso, avrebbe incrociato la sua strada.

Harry era seduto all’inizio di una rampa di scale, sul terzo scalino, le gambe ben poggiate a terra e le mani tra i capelli. Si grattò nervosamente, per far poi riemergere il viso. Sospirò. Era stato duro con Elisabetta, e anche con i suoi amici, nonostante sapesse bene che loro non c’entravano… era per suo padre. Riviveva quella serata, nei suoi ricordi… quella serata, durante una lezione di Occlumanzia, quando aveva sbirciato nel Pensatoio di Piton. Suo padre, il suo mito, distrutto in una serata, assieme a quello di Sirius; e adesso, riaverli, anche se non poteva toccarli o vederli… non era pronto ad affrontarli

Passò velocemente la lingua sulle labbra secche.

Si sentiva diverso… diverso da Sirius e James. Pensando cosa avevano fatto passare a Piton lo indignava, e ricordarsi di essere rispettivamente figlioccio e figlio per loro, lo gettava nello sconforto.

Nel suo subconscio sapeva di dover chiarire quella situazione con loro, ma non lo voleva fare, perciò cercava di allontanare quel pensiero.

Voleva parlare anche con Elisabetta, ma per dirle cosa? La faccenda era lunga da spiegare, e poi… anche loro avevano fatto uno scherzo a Piton, del tutto immotivato o quasi. Certo, era molto distante dall’essere quello fatto quando Lupin si era trasformato in Lupo Mannaro e lo aveva quasi ucciso, però lo scopo era lo stesso: umiliarlo.

Si sentì un verme… chissà se suo padre ci aveva mai riflettuto?

Appoggiò indice, medio e anulare alle tempie e i pollici sotto il mento, sbuffando. Non si era accorto di una presenza che avanzava.

Era Piton, che si stava recando in Sala Grande per la cena. Sapeva di essere in ritardo e ciò lo mandava in bestia. Non perché gli importasse veramente qualcosa, semplicemente perché lui non era mai in ritardo.

Tutta colpa di quello stupido filtro! Anzi no: il mio filtro era perfetto, è stata quella gallina a usarlo impropriamente! Solo io a farmi convincere…

Tra questi e mille altri pensieri si stava avviando quando scorse un paio di jeans da uomo e una felpa. L’occasione giusta per togliere un po’ di punti! L’idea lo allettava molto…

-Bene bene! Cosa abbiamo qui?- stava dicendo, quando si trovò di fronte Harry -Potter?- chiese stupito. Poi vide l’espressione dipinta sul suo volto.

-Professor Potter, ha deciso di abbandonare l’insegnamento? Si ricordi che io l’avvisai che non sarebbe durato più di un anno!- gli disse pungente, mentre un sorrisino malefico spuntava sul suo volto.

-Lasciami stare! Ho di meglio da fare che ascoltare le tue provocazioni; non sono più il tuo studentello alle prime armi su cui riversare il tuo stress. – ecco, l’aveva detto. Aveva detto come si era sentito per sette lunghi anni. Attendeva ora la mossa del suo avversario, sperando in una silenziosa fuga.

Per tutta risposta, Piton fu preso da una strana curiosità che, ne era certo, non gli era mai venuta prima; chiese: -Problemi, Potter?- e quasi si sorprese di essere stato lui a fare quella domanda: cosa gli importava se il ragazzo aveva dei problemi? Aveva già i suoi!

-Più di quanti immagini… sarai contento adesso? Potter soffre e tu gioisci, non è questa la regola?- disse sbuffando Harry, dopo averlo fissato con un sorriso triste e beffardo, sorriso in cui Piton si riconobbe. Quante volte ad Albus Silente, dopo esser stato in missione da Voldemort, aveva serbato uno di quei sorrisi dicendo: -Sto bene…- quando sapeva di avere ferite praticamente ovunque. Poi, col tempo, quei sorrisi erano sbiaditi, svaniti, sostituiti dall’indifferenza e dalla ricerca di evasione, di solitudine… a volte, quegli stessi sorrisi li aveva mostrati alla sua Vittoria, quasi inconsapevolmente…

-Direi che per questa sera potremmo fare un’eccezione. Ti va di parlarne?- propose sotto lo sguardo sospettoso dal collega; in effetti, in circostanze normali non lo avrebbe di certo fatto, però il pensiero della Chiodo gli aveva suggerito che potesse avere qualche problema sentimentale, come i suoi.

-Non avevo di certo messo in conto che avrei parlato dei miei problemi con una persona che a volte me ne creava…-

-Anche io ho le orecchie, sai?-

-Le avevo notate…-

Seguì un minuto di silenzio in cui il professore di Pozioni si sedette accanto al ragazzo, poi lui esplose: -Te lo ricordi il giorno in cui sbirciai nel tuo Pensatoio?-

-Attento, non vorrai stuzzicarmi…-

-Eppure tutto comincia da lì… forse non te ne sarai mai accorto, no, in fondo penso di no, ma da quel giorno non ho più cercato di seguire le orme di mio padre…-

-Strano, avrei giurato di sì!-

-Invece no, anzi: lo disapprovo per il modo in cui ti trattava!- esclamò Harry, incredulo della sua audacia. Piton fu come colpito al cuore: la bestiolina disapprovava il padre?

-…-

-Solo che ieri, dopo la punizione, i ragazzi sono venuti da me e hanno scovato il libro con cui James e Sirius erano diventati Animagi e… beh, che tu ci creda o no, loro posso comunicare con me attraverso questo libro…- Harry stava accelerando il ritmo del racconto, per arrivare al punto che più lo interessava, mentre il suo interlocutore: -…- non sapeva che dire.

-Sono stati loro a scoprire che potevo comunicare con mio padre e Sirius, e loro hanno insistito perché diventassi anch’io un Animagus… io non so che fare… non avrei mai creduto di poter parlare con mio padre, ma adesso che ho questa opportunità, ciò mi spaventa a morte…-

Piton era sbiancato completamente. Non aveva mai pensato che a quel ragazzino fosse mai importato veramente di lui, lo aveva sempre creduto uguale al padre, e solo ora capiva che si era sempre sbagliato di grosso.

In fondo al cuore, fu toccato da quella rivelazione. E capiva lo smarrimento del ragazzo: non avendo mai conosciuto tuo padre, figura guida e modello da imitare, per un ragazzo specialmente, aveva finito per idealizzarlo come l’esempio, come la persona che reincarnava tutti i suoi ideali… però, quando scopri che non era affatto così … si, in effetti, trattandosi di Harry Potter poteva essere molto dura.

Cercò di tornare lucido: -Sei completamente sicuro che si tratti di loro? Non vorrei che succedesse nuovamente ciò che si verificò durante il tuo secondo anno ad Hogwarts…-

-Oh, più che sicuro! Riconosco la voce di Sirius-

-La voce?-

-Sì, è un po’ diverso dal diario di Tom Riddle; in questo, oltre a formarsi delle scritte, loro possono parlare con me. –

-Non ho mai udito nulla del genere!-

-Ma loro erano i Malandrini…-

-Non me lo ricordare…-

-… c’è anche un’altra cosa…-

-A questo punto sarei pronto a tutto!-

-Ho litigato con una mia amica…-

-Fammi indovinare: la signorina Serpini?-

-Esatto. L’ ho accusata ingiustamente perché… beh, le ho detto delle cose che non pensavo affatto… e vorrei rimediare. –

-Allora penso che tu sappia cosa devi fare…-

-Sì ma… se poi non vuole ascoltarmi?- Harry pensò di avere un’aria spaesata; certo, non avrebbe mai pensato di chiede un consiglio in materia di “donne” proprio a Piton, il quale sembrò avergli letto nel pensiero, perché esternò il pensiero del ragazzo: -Non dovresti chiedere consiglio a me, non sono la persona adatta, penso che questo tu lo sappia… Coraggio, va a parlarle, vedrai che andrà bene. Cerca sempre di fare l’adolescente ribelle, ma ha una mente aperta per la sua età! E con James, penso proprio che dovresti fare lo stesso…-

-Grazie Severus. –

-Figurati. Se ti avessi lasciato agire d’impulso, cosa che tu di solito fai, non sarei un buon insegnante…-

-Non so se te ne sei accorto, ma adesso sono un tuo collega, non più il tuo studente!- ricordò Harry, un po’ irritato da quell’affermazione.

-Ciò non toglie che io possa ancora insegnarti qualcosa di utile! Dai, vai, prima che ritorni il mio solito caratteraccio! Mi hai già fatto perdere la cena!-

-Vorrà dire che per sdebitarmi con te ti offrirò da bere!- disse Harry alzandosi.

-Non contarci: oggi è stata solo un’eccezione!- gli ringhiò Piton mentre il ragazzo se ne andava. Chi l’avrebbe mai detto? Proprio lui, che dava consigli a Potter!

Sto iniziando a perdere colpi! pensò tra sé…

Harry intanto aveva raggiunto il Dormitorio dei Grifondoro. La porta, non riconoscendolo, iniziò ad insultarlo e a sputarli addosso, mentre lui cercava di spiegarle di essere un insegnante. Elisabetta, sentendo tutto quel fracasso, volle andare a scoprirne il motivo, e si ritrovò davanti un fradicio Harry che ancora cercava di dare spiegazioni alla porta.

-Dovresti saperlo che fa entrare solo la McGranitt e noi Grifondoro. – osservò la ragazza, inarcando un sopracciglio.

-Dalla fretta me ne ero dimenticato!- ammise Harry –Allora, mi fai entrare, o devo rimanere qui tutto bagnato?-

La ragazza non rispose, ma si limitò a farsi da parte per lasciarlo entrare. Si sedette; lui fece lo stesso. Seguì una breve pausa, poi…

-Betty, io…-

-Harry, io...-

-Prima tu!-

-Okay. Senti, mi dispiace di aver detto quello che ho detto; lo so benissimo che avresti dovuto esserci anche tu nel caso avessimo proceduto nel diventare Animagi, ma è stato più forte di me… non volevo ricattarti! Volevo che suonasse più come una battuta, non intendevo essere presa sul serio!- le sue parole erano un fiume in piena, e avrebbe continuato se Harry non avesse stretto le sue mani tra le sue e le avesse sussurrato: -Ssst! Sono io quello da rimproverare! Non sei stata tu il vero motivo del mio incavolamento… la verità è un’altra…-

In breve raccontò l’episodio avvenuto circa dieci anni prima, quello in cui aveva sbirciato nel Pensatoio del suo maestro di Pozioni.

-… ho paura di scoprire cose che non avrei mai voluto nemmeno immaginare. È terribile… sogni di poter incontrare la persona che ti sta più a cuore e quando puoi farlo scopri che non è come la immaginavi…-

-Harry, non starò qui a dirti che ti capisco e che mi dispiace e che bla, bla, bla. Il mio consiglio è di parlare con lui, magari con Piton presente…-

-Stai scherzando?! Mi ucciderebbe!-

-Io cercherei di farli riappacificare. Almeno, avrai la consolazione di aver fatto redimere tuo padre, e non è poco!-

-… certo che è strano il mondo: io qui sono quello anziano che dovrebbe dispensare consigli ai giovani, invece è esattamente il contrario…-

-Questo è quello che mi fa più imbestialire del mondo: tu puoi dare dei consigli solo in base alla tua età. Se sei un bambino di dieci anni che cerca di far smettere il padre di fumare, non vieni ascoltato; se invece sei un anziano, magari non vieni ascoltato lo stesso, ma le tue parole hanno più peso di quelle del bimbo. Non bisogna aver quarant’anni per essere intelligenti, e nemmeno per dare consigli. –

-Sai, a volte con le tue massime mi spaventi…-

-Non ti preoccupare, non ho intenzione di diventare una filosofa, piuttosto direi che sto cercando di farmi una mia personale filosofia di vita. Sembrano la stessa cosa, ma non lo è. –

-Se solo avessi dieci anni di più, potresti benissimo avere il posto della McGranitt…-

-Lo farei solo per avere un bel collega come te!- Elisabetta arrossì –Ops, non volevo, io… ecco, cioè, no… è solo che…-

-Va bene così. – Harry la baciò delicatamente sulla fronte –Ora è meglio che vada, prima che qualcuno dei tuoi compagni ritorni!-

-Aspetta! Volevo solo dirti che… ecco, abbiamo fondato un club contro le punizioni e mi piacerebbe che tu ne facessi parte. -

-Volentieri. A domani, Betty. Però... la storia dei Legilimens?–

-Un’altra volta. Ciao Harry...-

 

RECENSITE!!!SE AVETE QUALCHE DOMANDA O CURIOSITA SARO’ CONTENTA DI RISPONDERVI!!!BYE BYE!!!

 

Lucifer_the_Darkslayer: ma è così noioso senza azione?! Ci sarà molta più azione però fra una ventina all’incirca di chap! Mi disp, ma dovrai aspettare! P.s: ma è veramente noiosa la ff?

_Laura_:ricomincia a recensire!!!!!
  
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