[Zoro & Robin, six little moments;
happy ZoRobin day, you shitty
bastards! ♥
Dedicata a Hota-chwan]
And
one day you’ll end up falling in love, too.
Era iniziata un po’ cosi, per caso, con lui che sbuffava e
lei che, reclinando leggermente il capo, lo fissava con quei suoi occhi blu
stramaledettamente impenetrabili.
«Ch’è, Robin?» lo spadaccino chiedeva seccamente,
tutte le volte, quasi fosse un rituale.
E lei rideva, accarezzando con le dita
la copertina ruvida del libro che stringeva tra le mani.
«Niente di particolare, signor
spadaccino. Ti trovo soltanto estremamente divertente».
In quei momenti Zoro pensava davvero di
odiarla, quella demonessa dagli occhi di cristallo.
«Hmpf. Fa
come vuoi».
Era solo che, e la cosa lo faceva
incazzare non poco, lo rendeva strafottutamente felice sentire quel maledetto sguardo fisso su di sé.
Fu quando cominciarono a trascorrere insieme più tempo di
quanto volessero concedersi che Zoro si scoprì a notare un miliardo e più di
cose riguardo l’archeologa.
«Robin, le tue mani sono lisce», buttò
li un giorno, con noncuranza, mentre erano impegnati a discorrere fianco a
fianco di tutto ciò che passasse loro per la mente.
Lei sbatté appena gli occhi, un po’ sorpresa,
dopodiché sorrise in quella maniera che gli rimescolava tutto all’altezza del
petto. «Lo prendo come un complimento?», azzardò con un sorrisetto.
Zoro ci pensò su per un istante.
«Che ne so», sbuffò poi seccato,
stringendo al petto le braccia allenate. «Mi è passato per la testa e l’ho
detto, tutto qui».
L’archeologa abbandonò per un attimo la
lettura del suo libro e si concentrò sul compagno, scrutandolo con curiosità.
«Tu dici sempre quello che pensi, non è
cosi, Zoro?».
Lui si concesse un breve ghigno.
«Sempre».
Anche i suoi capelli erano piuttosto lisci, a dire il vero.
Zoro se ne accorse quando, per la prima
volta, si ritrovò a crollare addormentato al suo fianco, stremato da una lunga
giornata di allenamenti al limite dell’umano.
Erano lisci e, si disse, sapevano di
qualcosa che non avrebbe saputo ricollegare a nient’altro se non Robin. Era quello il profumo che
percepiva distintamente passandole accanto, quello a colmargli le narici quando
l’archeologa si chinava a sussurrargli qualcosa in un orecchio.
Certo, lei era saccente, fastidiosa ed
insopportabile, ma quel profumo aveva qualcosa di troppo fottutamente incredibile per non amarlo.
Per qualche motivo, si giravano sempre intorno.
Non era qualcosa di programmato o
voluto, per nessuno dei due, ma in qualche modo accadeva, giorno dopo giorno, e
qualcosa cresceva sempre di più ad unire l’archeologa e lo spadaccino,
saldamente, di un vincolo che nessuno dei due aveva mai provato prima.
Come chiamare quella sensazione di
calore e pizzicore al petto che s’irradiava nelle vene quando si chinavano
l’uno verso l’altra, intenti a beccarsi a vicenda com’erano soliti fare di li a
un po’?
Che nome dare al silenzio gravido
d’attesa che spesso aleggiava tra i due, fatto di sguardi e parole non dette ma
intuite e gesti fugaci?
Forse, semplicemente, quel nome stava
già li stampato su ogni pagina del libro abbandonato e sulla lama della spada
lasciata cadere [e sulle mani dei due che, finalmente, s’incontravano].
Si sfiorarono con timore, la prima volta.
Zoro la fissò con occhi ardenti e lei
ricambiò lo sguardo, quasi a chiedergli il permesso, prima di poggiare le mani
sottili sulle spalle robuste di lui; la
sua pelle è ruvida, constatò con un sorriso, andando istintivamente a
paragonarla alle proprie dita lisce e slanciate.
Erano cosi, loro due. Opposti, ma
assurdamente complementari.
Lo spadaccino la strinse a sé,
abbandonando pian piano il timore che qualcosa di tanto nuovo ed inaspettato
gli provocava. Stettero cosi per un po’, premuti l’uno contro l’altra, quasi
volessero decidere se valesse la pena andare oltre o no.
In futuro, avrebbero affermato con
assoluta sincerità che, qualunque cosa fosse, la valse tutta.
E poi fu cosi, da quel momento in poi.
Zoro e Robin. Robin e Zoro. L’archeologa e lo spadaccino.
Sempre insieme, senza che nessuno si
chiedesse perché ma sapendo unicamente che era dannatamente giusto, e che ci erano nati, per
starsene cosi con le dita strette sotto al tavolo o gli occhi incatenati ai due
capi del giardino.
«Neh, Robin», Zoro borbottò, tirandole
un ciuffo di capelli scuri com’era solito fare.
Lei lo fissò spazientita, alzando gli
occhi dal librone che teneva sulle ginocchia. «Cosa c’è?».
«Bah, pensavo. Com’è che è cominciata,
questa cosa?».
Robin non poté trattenere una risatina.
«Vediamo… tu ti sei “stancato di questi giochetti” ed hai deciso di farti
avanti», rispose. «Ah, ho raffinato il linguaggio» aggiunse poi, con un sorriso
impertinente.
«Pff!», Zoro
sbuffò, stiracchiandosi sull’erba fresca del giardino. «Smettila di farmi
girare le palle, Robin».
«Oh, ti chiedo scusa» fece lei
fingendosi dispiaciuta, e rivolse nuovamente gli occhi alle pagine ruvide e
stropicciate del grosso tomo di archeologia.
Poi venne il silenzio, e li avvolse per
qualche eterno minuto. Almeno finché lo
spadaccino, con un sonoro sbadiglio, non decise di mettervi fine.
«Neh, Robin» sbottò poi, di nuovo,
strattonandole l’orlo della gonna.
«Dimmi pure».
«Hmh… l’hai capito, poi, qual è il nome
di tutta questa cosa assurda?».
Lei rimase per un attimo a fissare le
pagine ingiallite, tormentandone gli angoli con le dita. Poi sospirò, chiudendo
il libro con un tonfo sordo, e rivolse al compagno il più sincero e meno
enigmatico dei suoi sorrisi.
«Lo sai, Zoro? Credo proprio di si».
«Hm»,
convenne lui, gli occhi chiusi e le spade legate al fianco che parevano più
leggere del solito. «Forse anch’io».
E chi l’avrebbe detto che, tra tanti,
proprio lui avrebbe finito con l’innamorarsi?
Angolo
dell’autrice.
Miei
fedeli lettori, buon ZoRobin day a tutti! Ebbene si, oggi si festeggiano questi
due bei patatoni <3. Ed ovviamente, quale festeggiamento migliore se non una
bella fanfic dedicata a loro? *3* LO SO, è molto
simile all’altra che ho già postato, col loro avvicinamento graduale eccetera,
ma non sono riuscita a scrivere altro T3T. Perdonatemi, oh prodi fans di codesta coppia çAç
E poi bbbbooooh,
scusate se non ho ancora aggiornato la mia raccolta col capitolo su Brook ç3ç
Ce l’ho scritto da una vita, ma devo sistemarlo e non ne ho voglia xD. Poi ho un esame tra un po’, quindi sto addirittura studiando OAAO”””. E che altro dovrei direeeeh, bah. L’idea mi è venuta dopo una conversazione
demenziale con Hota-chwan riguardo la sigla di Un
Medico in Famiglia.
… Si, lo so, pensiamo a Zoro mentre guardiamo
queste cose. Da li è nato tutto un discorso assolutamente idiota e poi l’idea
;3; eee NON SO CHE ALTRO DIRE, PORCO PINKO! (si,
porco pinkO è la mia imprecazione preferita, ma di
recente ho integrato anche “mannaggia al Marimo”. Mi sento
molto ero-cook in questi momenti òwò).
Non so, oggi sono incapace di dire qualcosa
di serio ancora più delle altre volte. Sto lavorando ad un paio di SaNami, mi sono iscritta ad alcuni contest che spero di
riuscire a portare a termine e, ta daaah! Mi sono data agli amv *33*
Questo è il primo che ho fatto, molto molto spoiler, quindi aprite a vostro rischio e
pericolo XD http://www.youtube.com/watch?v=EBOvCeYZDss
E credo che a questo punto la smetterò di
tediarvi coi miei discorsi inutili XD Recensite, mi raccomando, altrimenti vi
mando contro Cerbero che Hiruma You-nii
mi ha gentilmente prestato èwè (ad alto costo,
ammetto). *coff coff* In
tutto questo non ho fatto UN COMMENTO SERIO SULLA FANFIC. Bah, vedete voi, non
ho voglia di parlare di cose serie ore *3* BYEEEERGH <3
…AH! ECCO COSA VOLEVO DIREEH!! Ho fatto richiesta agli admin di inserire tra i personaggi del fandom
SaNami, ZoRobin e Mugiwara, e finalmente sono stata accontentata T3T
Quindi, se avete scritto una fanfic riguardante una
di queste tre cose, correte ad aggiungerli ai personaggi <3<3<3