Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: controcorrente    26/11/2011    4 recensioni
"Una volta ho letto la favola della Canna e della Quercia, madame. La Quercia si faceva beffe della Canna accusandola di debolezza, perché quest'ultima non possedeva la stessa corteccia ruvida, né il tronco imponente. Quando però una forte tempesta si abbatté su di loro, la Quercia, dopo aver fatto resistenza alla forza del vento, fu abbattuta mentre la Canna, per quanto violente fossero le raffiche, si piegava senza mai spezzarsi. Mi è sempre piaciuta quella storia e sapete perché? Perché anche la pianta più debole all'apparenza, può resistere alle difficoltà più insopportabili, se mantiene la flessibilità. Per questo motivo, non credo che siate una persona priva di temperamento. Non conosco molto di voi ma so che avete un buon carattere e se siete riuscita a mantenerlo in questo modo malgrado tutto, allora dovete sicuramente avere una qualche forza che vi ha permesso di conservarvi in questo modo." Questa è una nuova storia nella quale trovere una protagonista un po'insolita ma che secondo me merita attenzione. Auguro a chi volesse darci un'occhiata, buona lettura.
STORIA CONCLUSA
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Generale Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Madri, famiglie e vicende varie'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Allora, cari lettori, come potete vedere, sto continuando a scrivere. Rispetto alle fic che ho scritto fino ad ora, "La canna e la quercia" è una delle prime storie che non scrivo completamente di getto. Sono molto impulsiva e questo, spesso va a discapito di ciò che faccio:una volta esaurito la fiamma dell'ispirazione, non so andare avanti. Non è il caso di questa fic. Ho creato dei personaggi nuovi, tentando di non rifilare delle Mary Sue...cosa che non amo assolutamente. Vorrei precisare che non sono una patita delle cose sentimentali...amo maggiormente le commedie. Come sia nata questa fic, francamente non lo so.

Forse è stato questo periodo strano, appena passato. Non è facile preparare una laurea triennale, vedere quella che dovresti fare, senza capire se sei nelle condizione di frequentarla senza test, e allo stesso tempo pensare ad una possibile carriera nell'insegnamento.

Se poi si aggiunge un lutto ad inizio anno, si crea una bella bomba.

Penso che questa fic, sia nata da questo momento, dove tutte le sicurezze, prima così solide, sono improvvisamente andate a farsi benedire. Essendo una storia molto introspettiva, credo di aver sempre dovuto tener conto che uno dei maggiori problemi di organizzazione sia stato dato dalla sua lentezza. Ho continuato, malgrado le perplessità iniziali, a scrivere e non posso che essere soddisfatta, come autrice, del risultato. Non so come la pensiate, ma trovare uno spazio dove poter mettere per scritto le proprie cose, non è semplice, ed è bello vedere che ci sono siti come EFP. Finché si scrive nella propria camera, senza tante occasioni di confronto, non si migliorerà mai il proprio stile... almeno questa è la mia opinione. Sono quindi piuttosto contenta di aver trovato questo sito, soprattutto di aver notato che ci sono molti altri, oltre a me con questo hobby. Intanto, vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno letto, in particolare quelle gentilissime lettrici che si sono prese la bega di commentarmi. Vi sono davvero grata per questo.

IL PRIMO AMORE DI MADAME

 

Aveva letto da qualche parte che, a volte, nei momenti più difficili, può capitare che la Vita operi nelle maniere più inattese.

Marguerite lo stava sperimentando in modo quanto mai evidente.

Gilbert era con lei, dopo tanti anni.

Stava passeggiando al suo fianco, mostrandole orgoglioso le bellezze del suo giardino.

-...e queste sono le rose a cinque petali che la mia Silvie ha insistito tanto per mettere da queste parti. I miei figli non ne sono molto entusiasti...e ti confesso che ho dovuto farmeli piacere per forza.-raccontava questo.

Marguerite sorrise debolmente.

-Sono belli i fiori, Gilbert. Quando si vive in una città come Parigi, un po'di verde fa sempre bene. Risolleva lo spirito e ti mette un po'di tranquillità.- commentò.

Gli occhi del nobile calarono di nuovo sul suo viso.

Iridi profonde e quiete, che ebbero l'effetto di accellerare i battiti del suo cuore. Una reazione che sorprese Madame. Credeva di poter mantenere un buon autocontrollo in sua presenza, e invece...

Che sia colpa dei miei sentimenti, o dell'illusione che essi ancora vivano dentro di me, o del peso di questi ricordi? si domandò

Vedendola così pensierosa, La Fayette si mise a ridere. Marguerite era sempre stata così silenziosa e schiva da essere un mistero per tutti, anche per lui.

Eppure, un tempo non era così.

Tutto era iniziato poco dopo essere tornato dalla accademia militare.

Era stato allora che si erano allontanati...senza che lui sapesse il perché.

Che cosa vi è successo, Marguerite? si domandò, fissandola pensieroso.

-Gilbert-mormorò la dama- come sta la vostra famiglia? Non ho visto nessuno di loro a palazzo.-

La Fayette, a quella domanda, quasi cadde dalle nuvole.

-Mia moglie Silvie si trova in questo momento in Austria, insieme a due delle mie tre figlie. I miei figli invece sono in Svizzera...a completare i miei studi. Ho preferito mandarli via da questo Paese sfortunato...per la loro sicurezza. Sono tutti via...tranne Lucrece che non ha voluto seguirli.- rispose, con un tono che uscì quasi amareggiato e che non poté non attirare l'attenzione.

-Qualcosa vi preoccupa, Gilbert?-domandò la dama.

Era da quando lo aveva visto che sembrava afflitto da qualcosa.

Un problema, forse, che sembrava del tutto incapace di risolvere e lei, presa forse dai ricordi si stava lasciando andare. Troppo per non essere portatore di dolori futuri.

-Ecco...Marguerite-iniziò questo, accarezzando lo stelo di alcune piante perenni- non mi aspettavo di rivederti. Mi sembrano anni che non riesco a sentirvi e sono lieto di avere nuovamente l'occasione di parlare con voi. Siete una persona a me immensamente cara.-

Madame abbassò la testa, non sapendo come interpretare quelle parole.

Il cuore batteva impazzito per la gioia, mentre la ragione le imponeva di non interpretare male quei dolci suoni...come invece aveva fatto a suo tempo.

Ti farai male di nuovo Marguerite...e non puoi più permettertelo. si ripeteva ma le sembrava difficile dare ascolto alla sua razionalità. L'impressione di sentirsi meno sola di quanto era stato invece, negli ultimi anni, era troppo forte per poter essere contrastata con efficacia.

-Sono felice anche io di rivederti, Gilbert.-rispose, tentando di frenare il calore che invece voleva infondere nella sua voce.

Non poteva farlo.

La Fayette era sposato ed aveva una famiglia a cui pensare, come lei del resto. Non era una donna di dubbia moralità e non voleva rovinare nessuno eppure, ogni tanto, era presa dal desiderio di essere un po'egoista.

Il militare le sorrise benevolo.

-Sei mia ospite- fece questi, guardandola gentile- e puoi rimanere qui quanto vuoi, insieme alle persone di cui ti circondi.-

Marguerite stirò le labbra.

-Te ne sono immensamente riconoscente. La compagnia teatrale e le due donne che sono con me, insieme all'uomo dai capelli lunghi, mi sono oltremodo care. Mi hanno ospitato da diversi mesi e non ho potuto non apprezzare la loro gentilezza.-disse.

-Ne sono lieto- commentò l'altro -dal giorno del matrimonio non ho avuto più modo di vedervi...fino al funerale. Vi ho scritto anche delle lettere, ma non mi avete risposto mai.-

Gli occhi di Marguerite si piantarono allora a terra, tutti presi dall'osservare il colore nero del suolo, alla disperata ricerca forse, di un nascondiglio adatto ai suoi pensieri.

-Sono successe molte cose, Gilbert-mormorò- non ho mai ricevuto le tue missive, poiché giungevano alla casa dei miei genitori e loro, dato il lutto che vi aveva colpito, non hanno ritenuto opportuno che intrattenessi dei contatti con voi. Vi avrei distratto dalla carriera a cui sembravate destinato.-

Un guizzo balenò negli occhi di La Fayette.

Un misto tra il divertimento e la stizza, che l'altra finse di non notare.

-Ma davvero?-disse.

Marguerite annuì.

Gulbert sospirò, come se si fosse tolto un peso e la dama si chiese come fosse possibile che il suo amico non vedesse che stava mentendo.

Possibile che non la conoscesse ancora?

Una domanda che non poté non sconcertarla.

La sua presenza era stata l'unico rimedio all'infanzia solitaria che la salute cagionevole le aveva imposto ed ora, vederlo così poco attento alle sue esigenze, le sconquassava qualcosa dentro.

Come se la convinzione che Gilbert potesse leggere la sua anima, non fosse altro che una chimera.

Possibile che non la comprendesse nessuno?

 

 

Quel giorno si sentiva piuttosto bene.

Non aveva febbre, né fastidiosi capogiri che la costringevano a rimanere a letto. In cuor suo, se ne rallegrò. Indossò una veste marrone e, dopo aver chiesto il permesso alla governante ed ai genitori, si era recata in giardino, per poter leggere qualcosa all'aria aperta.

Ed ora era lì, sotto quel faggio, a sfogliare un romanzetto che aveva preso dalla biblioteca di casa. Non aveva nemmeno letto il titolo. Guardava quelle parole scritte nella carta e, con fare un po'nervoso, scrutava lo spazio intorno a lei.

Il muro che circondava la casa le sembrava più alto del solito, come quel cielo azzurro. Era così abituata a stare in casa, da non sentirsi propriamente a suo agio fuori. Eppure, malgrado questo, non riusciva a non rientrare in casa.

Gilbert era venuto a farle visita, dopo essere partito un anno prima per l'Accademia.

Se ne stava lì, osservandola sfogliare quelle pagine. Marguerite sentiva i suoi occhi addosso e non poteva non sentirsi a disagio. Era come essere attraversati da quelle lame di ossidiana, capaci di sezionare frammenti della sua anima, fatta d'ombra e di silenzio. Senza contare che il suo fisico si era fatto massiccio e muscoloso, perdendo quasi completamente quei tratti adolescenziali che ancora possedeva prima della partenza.

-Sei sempre la solita Marguerite-borbottò improvvisamente, con un tono fintamente offeso che fece sorridere la ragazza.

-Perché?-domandò, alzando la testa e riabbassandola subito dopo.

Quegli occhi le sembravano troppo vicini ed avevano per la sua mente una brutta influenza.

Il cuore batteva frenetico dentro di lei, dandole quasi l'impressione di scoppiare da un momento all'altro. Non voleva assolutamente mostrare il suo turbamento ma non era facile per lei simulare la pacata indifferenza con cui si rapportava con gli altri. Con Gilbert era qualcosa di estremamente faticoso, poiché era stato il primo a voler avere un contatto con lei, in modo del tutto disinteressato.

-Perché anche ora, invece di rispondermi direttamente, tenti di fuggire il mio sguardo...cos'è, quei brutti ceffi all'accademia mi hanno reso così sgradevole da rendervi impossibile fissarmi?-domandò, ironico.

A quelle parole, allora, Marguerite si scioglieva in una risata cristallina. Il pensiero di paragonare Gilbert a quei gradassi che aveva visto talvolta, fuori dalla scuola militare, le sembrava quanto mai ridicolo.

Lui non era così.

Vedendola così allegra, anche La Fayette si univa a quelle risa, in un concerto sonoro che, agli occhi della ragazza, appariva quanto mai perfetto. E le emozioni che pochi istanti prima si erano scatenate per la sua presenza, vennero messe da parte, in favore di quell'allegria per lei quasi proibita.

 

 

Madame sorrise a quel ricordo.

Tutto era avvenuto poco prima che lei venisse a conoscenza dei progetti del genitore.

Prima di chiudersi nel chiostro, poco dopo il matrimonio di Genevieve.

Ripensare a tutto questo era un po'strano e le riempiva il cuore di nostalgia. Spesso, era presa dal pensiero di come sarebbe potuta essere la sua vita insieme a Gilbert.

Sarebbe stata felice?

Avrebbe sofferto per un cronico complesso d'inferiorità?

Non sapeva dirlo, forse perché aveva, stando al suo fianco, l'impressione che il fantasma di Genevieve la stesse fissando con occhi colmi di risentimento.

 

 

-Che cosa state facendo?-sibilò la ragazzina, mentre la fissava sospettosa. Marguerite sussultò. Si era recata in visita da sua sorella, come le aveva promesso, e non si aspettava una simile reazione.

-Perché mi dite questo, Genevieve?-domandò, mortificata.

Non riusciva a capire che cosa fosse successo. Dalle sue lettere, sembrava entusiasta della sua visita ed ora....che cosa le accadeva?

-E'TUTTA COLPA TUA!- iniziò a strillare ed a inveire contro di lei, prendendo i libri che incontrava al suo passaggio e facendo tutto a pezzi, come se stesse davvero lacerando l'anima di sua sorella. -VI HO VISTI POCHI MINUTI PRIMA...GILBERT NON HA MAI PARLATO COSI' A ME...A SUA MOGLIE! PERCHE' TU, UNA PERSONA INSIGNIFICANTE, SI' ED IO NO! COME PUO'RIVOLGERE LE SUE ATTENZIONI AD UNA DONNA CHE NESSUNO VUOLE!- urlò, dando una manata ad un vaso.

Il recipiente volò a terra, frantumandosi in mille pezzi.

Marguerite tremò, sentendo quello schianto, mentre sentiva qualcosa rompersi dentro di lei. La scenata di Genevieve ,così isterica e colma di disperazione, l'aveva fatta sentire inadeguata, per l'ennesima volta. Eppure, lei non le aveva mai parlato così. Solo gli zii sussurravano qualcosa, quando erano sicuri di non essere uditi.

Genevieve le aveva sempre rivolto frasi colme di affetto e complicità ed ora, sentire quelle frasi gettate addosso con il loro carico di veleno, era un evento quanto mai doloroso.

Vedendola in quello stato, Marguerite sentì qualcosa morirle dentro per l'ennesima volta.

Le stava scagliando contro delle accuse ai suoi orecchi inconcepibili, con il chiaro scopo di ferirla. Aveva smesso di provare gelosia nei suoi confronti, grazie alla rassegnazione a cui si era piegata e vedere che i suoi sforzi non erano serviti a nulla, le fece capire molte cose.

Aveva sempre appoggiato le decisioni della sorella ma non poteva in alcun modo passare sopra alla profonda amicizia che la legava a Gilbert.

Non poteva fingere qualcosa che non c'era.

Se si era sentita viva, lo doveva solo a lui.

D'altra parte, non poteva permettere che La Fayette venisse meno ai suoi doveri.

Erano passati undici mesi dal matrimonio e non era giunta ancora notizia di una qualche gravidanza. Un'eventualità che non fece altro che farla sentire ancora più in colpa.

Fu per questo motivo che, dopo una sola visita, con l'appoggio dei genitori, si chiuse in convento. Quando suo padre le avrebbe concesso il permesso, avrebbe preso i voti. Sua sorella sarebbe stata più serena e Gilbert avrebbe trovato forse un po' di tranquillità e meno distrazioni.

Un vero peccato che la vita avesse in mente altri progetti.

 

 

-A cosa stai pensando, Marguerite?- domandò il militare.

La dama abbassò la testa, di nuovo.

Il venticello freddo di quella mattina le solleticava la pelle, facendola tendere come se fosse spago. Era quasi dicembre e si stava avvicinando il 25 dicembre.

-Stavo pensando che presto sarà Natale- mormorò malinconica. Il giorno del compleanno della sua piccola Oscar.

Chissà dove si trovava...e se stava bene...e se era sempre sola...senza un'amica che le allietasse le giornate...e se c'era André a vegliare su di lei. andava pensando, preda di un'angoscia che sembrava non volerla lasciare mai. Dio, quanto voleva rivederla. Il suo mondo stava finendo e lei, malgrado tutti i suoi propositi, non riusciva a trovarla. Aveva spulciato le pagine del diario ma non riusciva a trovare una soluzione a quel dubbio che la colmava di angoscia.

Francois non sapeva nulla di Oscar...non aveva alcun dubbio.

Alla fine, marito, non siete riuscito a seguire passo passo il vostro erede non poté fare a meno di pensare, con amarezza.

Gilbert però non si accorse di nulla, tutto preso dalla gioia di aver trovato la sua amica d'infanzia.

-Hai ragione- commentò l'altro, ignaro del turbinio di angosce che risiedevano nel corpo della dama- dovrò comprare qualcosa per mia moglie...non si accontenta mai...a differenza tua.-

Gli occhi di Marguerite si posarono allora su uno specchio d'acqua.

-Già-rispose, fissando il riflesso della sua immagine.

Chissà perché ma quel commento, che un tempo la lusingava, non riusciva più a scaldare il suo cuore arido.

 

 

Marie era intenta ad esplorare le cucine. Un ambiente così grande da poter tranquillamente ospitare una famiglia numerosa. Pulita, luminosa e piena di cibarie di ogni tipo. Le venne quasi l'acquolina in bocca, vedendo tutti quei piatti ma. per nessuna ragione. si azzardò a toccare nulla.

Non era buona educazione e non voleva assolutamente far fare brutta figura a Madame.

Eppure, quel profumo le sembrava troppo invitante per potervi resistere. Lottò con tutte le sue forze, contro quell'odore così sublime poi, quando le apparve ormai evidente che non avrebbe potuto resistere si incamminò stizzita fuori.

Là non avrebbe di certo ceduto alle lusinghe di quelle pietanze.

Fu allora che sentì la risata di Madame.

Marie si fermò un momento, osservando la sagoma della donna poco più in là, nei giardini insieme al proprietario di quel palazzo.

Sembravano molto affiatati e ben assortiti.

Inarcò le sopracciglia pensierosa.

-Stanno proprio bene insieme, vero?-commentò all'improvviso la voce di Erin, facendola sobbalzare.

La novizia si voltò di scatto, con la stessa espressione di un bambino colto con le mani nel vasetto di marmellata.

-Di-di che stai parlando?-domandò.

-Come di chi?- fece la prostituta- Della tua bella dama, no?-

Marie divenne improvvisamente rossa.

-Ma non dire fesserie!-ribatté, tentando di nasconderle quali fossero i suoi veri pensieri. Mai avrebbe voluto che l'altra percepisse il suo nervosismo, ma aveva sottovalutato la grande capacità dell'amica di percepire gli inganni. Lo poteva vedere benissimo pure in quel momento, da quegli occhi indagatori, simili ai gatti.

-Sai, Marie-fece la prostituta- a volte, proprio non ti capisco.-

Gli occhi di ghiaccio si spalancarono.

Vedendola così sorpresa, l'altra ghignò.

-Per quale motivo stai sempre dietro a quella là? Non è come noi. Lo ammetto, è molto diversa dai nobili che ho visto di solito in questi anni. Non è superba. Non fa mai pesare le sue origini e pare stranamente umile per essere un'aristocratica...senza contare che mi ha permesso di ritrovarti, Marie. Non posso odiarla e non vorrei che tu fraintendessi.-spiegò la donna. Con fare distratto tirò fuori un ciuffo della sua chioma corvina, iniziando a giocherellare con i capelli. -Quello che vedo è che la tua dama sembra conoscere il padrone di casa...Ha delle amicizie insospettabilmente famose...nientepopodimeno di La Fayette! L'eroe della Rivoluzione Americana!-commentò, lanciandole un'occhiata significativa.

Marie inclinò la testa, mentre la prostituta rimaneva immobile, in attesa.

-Intendi dire che...-disse, non riuscendo a capire dove volesse andare a parare.

A quel tono, Erin sbuffò seccata.

-Sto dicendo che la tua dama sembra avere un rapporto molto stretto con questo nobile. Sto dicendo che questo incontro potrebbe farle nuovamente desiderare di ritornare al proprio rango. Non me ne frega niente della Rivoluzione e di quelle corbellerie connesse ma devi comprendere che anche se abolissero gli ordini feudali, le differenze non cesseranno di esistere. Se non sarà il sangue, ci penserà il denaro! Quanto a Madame, se ne ha la possibilità, le conviene tornare nel suo mondo. Noi siamo troppo umili per lei e, se mai dovesse avere un tentennamento, la spingerei io stessa ad abbandonarci.-disse la prostituta gravemente.

Marie fissò la scena di Marguerite e La Fayette.

Insieme e in perfetta sintonia.

-Non puoi dire sul serio.-replicò scuotendo la testa, rifiutando di crederci.

Non era vero.

Madame non l'avrebbe abbandonata.

Non l'avrebbe lasciata sola al suo destino.

-Stai dicendo delle bugie- mormorò con il capo chino.

-E'così, Marie- le disse l'altra- e lo sai anche tu-

La novizia non sopportò oltre.

Si allontanò bruscamente dalla prostituta.

-Mi stai raccontando solo delle bugie- balbettò, fissandola spaventata.

-Devi fartene una ragione. Quando accadrà, soffrirai di più- ribatté l'altra.

Una verità che la piccola Chevalier non voleva accogliere per niente. -Solo perché tuo padre ti ha abbandonato...solo perché i tuoi zii ti hanno venduta con l'inganno...non significa che le cose debbano sempre andare male! Io non voglio essere come te! Dici che pensandola così, soffri meno, ma dimmi Erin: sei davvero felice in questo modo?-disse rabbiosa, prima di correre via.

 

Allora, questo nuovo capitolo è fatto. L'ho riscritto varie volte e volevo pubblicarlo, malgrado i miei impegni. Non riesco ancora a credere che mi laureerò a dicembre! Buon Dio! Se penso che mi sono fracassata i neuroni per un anno, mi viene da piangere. Non avete idea del caos che è passato sulla mia testa in questi mesi. Malgrado tutto, scrivere in questo sito è stato un ottimo antistress. Mi ha permesso di distendermi e di scrivere meglio. Non so come sarò valutata ma, dopo mesi e mesi, mi interessa soltanto avere quello schifosissimo foglio.

Nel frattempo, vorrei ringraziare tutti coloro che mi leggono e recensiscono. La storia forse è un po'lunga ma sono determinata a finirla. A presto!

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: controcorrente