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Autore: RoseScorpius    27/11/2011    37 recensioni
Hermione Granger, nonostante i suoi quarant’anni, era ancora una bella donna. E per quanto schifo potesse farmi l’idea di mia madre che si rotolava su un letto con un uomo che non fosse mio padre (bhe, anche con lui… insomma, credo che a tutti i figli farebbe piacere credere alla storia della cicogna), avrei dovuto immaginare che dopo il divorzio non avrebbe preso un voto di castità. A volte capitava addirittura che mi parlasse dei tizi con cui usciva, e generalmente sopportavo l’idea di lei e un altro piuttosto bene, a patto che non portasse nessuno dei suoi ammiratori a casa. Dio, magari li portava comunque, ma come si dice, occhio non vede, cuore non duole. E figlia non s’incazza.
Di una cosa, comunque, ero sempre stata sicura: mia madre non si sarebbe mai risposata.
… E quando mai io avevo avuto ragione su qualcosa?

STORIA IN REVISIONE
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita è un biscotto ma se piove si scioglie'
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23.

Sbagliare fa schifo, rendersene conto anche di più. 

 

Aver torto è sempre una gran brutta cosa, per una serie di motivi che vanno dal Troll in Storia della Magia, quando l'argomento su cui hai torto sono le Guerre dei Giganti, alle brucianti ferite all'orgoglio che ciò generalmente procura (non il Troll in Storia, naturalmente: mai stato un problema quello). Ma, tutto sommato, non è nulla a cui non si possa sopravvivere.

Quello che è veramente distruttivo è il non riuscire ad ammettere di avere torto: si può chiudere un occhio sugli errori degli altri (cosa che la gente dovrebbe imparare a fare, ogni tanto), ma non si possono chiudere entrambi gli occhi sulle proprie (cosa che, al contrario, si tende a fare spesso e volentieri). Non ho idea del perché mi venga in mente questa cosa adesso, né so perché riesco a ricordare queste idiozie mentre non sono capace di mandare a memoria una sola pagina del Manuale di Trasfigurazione Avanzata, ma devo aver letto da qualche parte che secondo Sant'Agostino porsi dei dubbi è l'unica assicurazione che una persona può avere della propria esistenza. Ecco, credo che intendesse proprio questo: se uno non è più capace di mettere in dubbio se stesso e le proprie azioni, se non è più capace di riconoscere di aver sbagliato e di cambiare, allora tanto vale che non esista, perché la sua vita non ha senso. 

Ma d'altronde i filosofi sparano sempre un sacco di cazzate, e quasi nessuno li ascolta. 

 

***

 

Giovedì passai una costruttiva mattina seduta alla scrivania, di fronte al libro di Trasfigurazione aperto sull'indice dei capitoli, contando e ricontando mentalmente le pagine che avrei dovuto studiare (troppe), dividendole per i giorni a mia disposizione (decisamente troppo pochi) e concludendone che non avrei mai passato quello stramaledetto esame. Dopo un primo calcolo, dal quale risultò che mi restavano la miseria di diciassette giorni per studiare cinquecentotrentasette pagine (il che significava più di trentuno pagine al giorno), decisi di cambiare strategia e sottrassi alle pagine da studiare quelle che riportavano gli esercizi e gli schemi riassuntivi alla fine di ogni capitolo; il risultato – quattrocentottantasei pagine – fu comunque alquanto sconfortante. La mossa successiva fu quella di scartare anche le pagine contenenti dossier di approfondimento, accorgimento che mi permise di far scendere il numero di pagine da studiare alla non meno desolante cifra di quattrocentocinquantanove. A quel punto optai per un ulteriore affinamento della mia tattica di conteggio e passai a segnare tutte le pagine contenenti immagini, che decisi dovessero valere solo come mezza pagina: il risultato a cui pervenni in quel modo fu comunque una quantità di pagine che in diciassette giorni sarei forse appena riuscita a contare, figurarsi a studiare. Fu in quel momento che mi resi conto di dover cambiare radicalmente il mio approccio alla faccenda se volevo venirne fuori, e dopo una lunga riflessione risolsi di contare solo le pagine dei riassunti di fine capitolo – in fondo potevo benissimo studiare da quelli, no? 

Sorrisi, complimentandomi con me stessa per la mia genialità: ero riuscita a ridurre cinquecentotrentasette pagine (diciamo pure cinquecentoquarantuno, dopotutto quelle due pagine bianche a fine libro erano pur sempre delle pagine) alla bellezza di trentaquattro. In pratica, era come se avessi studiato cinquecentosette pagine – ragionai – quindi per quel giorno non c'era bisogno che studiassi altro: avevo già fatto un lavoro eccellente. Mi stiracchiai, soddisfatta, e chiusi il libro. 

Cinquecentosette pagine, però... non si può certo dire che batto la fiacca.

Mi si stava proprio affacciando alla mente l'idea di scrivere tutti i numeri da uno a cinquecentoquarantuno su un foglio e barrarne cinquecentosette, uno per uno, quando qualcuno bussò alla porta. Sbuffai e, prima di aprire, sbirciai dal buco della serratura per accertarmi che non fosse nessuno di pericoloso – né per me, come mia madre, né per la sua stessa salute psicofisica, come nel caso dell'individuo, che, venendo a bussare alla porta di camera mia dopo quello che aveva fatto, mi avrebbe dato la prova definitiva del fatto che l'istinto di autoconservazione dei Serpeverde era solo una leggenda metropolitana. Con il senno di poi non so fino a che punto quella di sbirciare da buco della serratura fu una buona idea, perché l'unica coda che riuscii a vedere fu la parte superiore dei pantaloni di Scorpius, sul davanti. Il che, come è logico supporre, non giovò particolarmente alle mie facoltà mentali. 

« Uh... ehm... Scorpius, cosa vuoi? » esclamai, cercando piuttosto inutilmente di darmi un contegno. 

« Parlare con te. » rispose lui « Pensi di potermi aprire, o devo continuare a rivolgermi alla maniglia? »

Il suo tono brusco non lasciava speranze di dichiarazioni d'amore o simili, perciò per un attimo fui seriamente tentata di lasciarlo a marcire in corridoio, ma poi, nella mia somma bontà, decisi di accontentarlo. 

« Allora? » chiesi, una volta che ebbi aperto la porta di quel tanto che mi bastava a sporgere una faccia immusonita verso di lui. « Che vuoi? »

Scorpius alzò gli occhi al cielo. « Volevo farti presente che, nel caso non te ne fossi accorta, tuo cugino è qui da due ore. »

Gli piantai addosso uno sguardo ostile. « E allora? »

« E allora sarebbe carino che ti degnassi almeno di scendere a salutarlo. » replicò. « Ci è rimasto male, sai? »

Assottigliai gli occhi. « È la giusta punizione per chiunque abbia l'ardire di presentarsi in casa mia con un biglietto di auguri per il fidanzamento di mia madre con sua altezza Lord Biondi Capelli. »

Scorpius strinse le labbra. Per un attimo mi sembrò sul punto di ricambiare il mio sguardo ostile, ma poi si limitò a scuotere la testa, come se ritenesse che mettersi a discutere con me fosse qualcosa di troppo inutile per perderci del tempo. 

« Bene, come ti pare. Solo una cosa: se devi chiamare mio padre “Lord Biondi Capelli” ti pregherei di non farlo in mia presenza. »

Dopo che se ne fu andato rimasi immobile sulla porta per una buona trentina di secondi, interdetta. 

Si può sapere da quand'è che la gente non ti si fila più nemmeno dopo due giorni che stai in isolamento a fare l'incazzato?

 

***

 

Venerdì, dopo aver ostinatamente ignorato la quindicina di messaggi che mi scrisse Al, chiuso in faccia il telefono ad un Hugo che probabilmente era anche più furibondo di me ed aver sprecato un paio di risate sadiche sulla lettera di Dominique a cui non avevo la minima intenzione di rispondere, mi sentivo decisamente meglio. L'unica nota dolente in tutta quella faccenda era che Scorpius negli ultimi giorni mi aveva riservato la stessa considerazione che io mi stavo premurando di dedicare a chiunque cercasse di mettersi in contatto con me dal mondo esterno. Ma io non avevo bisogno di Scorpius, giusto? 

Calvin, dall'angolo del mio cervello dove ormai aveva messo su casa, mi lanciò un'occhiata scettica. Fosse stato solo per quello, avrei potuto facilmente ignorarlo, ma gli occhi che mi stavano fissando con un misto di sarcasmo e pietà erano della stessa tonalità di verde chiaro di quelli di Scorpius. Una piccola fitta mi attraversò lo stomaco ed in un lasso di tempo imbarazzantemente breve tutti i miei sani propositi di auto-convinzione si dissolsero nel nulla, lasciandomi sola di fronte alla cruda realtà di quella che ormai non ero nemmeno più sicura di poter definire una semplice “cotta”. 

Maledizione, piantala di pensare queste cose! Lo vuoi capire che non gli interessi?!

Prima che i miei pensieri potessero ulteriormente degenerare, spingendomi magari a considerare l'opzione del suicidio, decisi di concentrare la mia attenzione sulle trentaquattro pagine di Trasfigurazione che mi attendevano minacciose sulla scrivania. Mi trascinai svogliatamente fino alla sedia e sfogliai il libro a caso per un paio di minuti, soffermandomi a studiare le immagini ed i titoli dei paragrafi, poi quella che si supponeva essere la mia coscienza mi convinse a mettermi a studiare seriamente. 

Ma sì, dai, il problema è trovare la voglia di cominciare. Poi si fa in fretta: sono trentaquattro pagine, in fin dei conti.” mi dissi, fiduciosa. 

Meno di mezz'ora dopo, però, dell'iniziale fiducia con cui mi ero accinta a leggere il riassunto del primo capitolo restava poco meno di qualche brandello: per riuscire a capire di cosa diavolo parlassero le prime tre righe del riassunto avevo dovuto leggere tutto il paragrafo introduttivo del capitolo e con le righe seguenti non era andata meglio, visto che avevo dovuto leggere tutto il paragrafo sulle trasfigurazioni quantitative e metà di quello sugli incantesimi restringenti di base per riuscire a farmi una vaga idea di cosa si intendesse per “deformazioni da restringimento indotto”. 

A quel punto, riconosciuta con avvilimento l'inefficacia del mio piano di studio ed appurato con avvilimento ancor maggiore che avrei dovuto studiare tutte le cinquecentotrentasette pagine del libro, giunsi alla conclusione che non era destino che riuscissi a prepararmi in tempo per l'esame e di conseguenza (con quella che ritenni essere una brillante dimostrazione di stoicismo) rinunciai. 

Chissenefrega della Trasfigurazione. Il peggio che mi può succedere se non passo l'esame è che mamma mi ammazzi.” In tal caso avrei potuto suicidarmi prima di cadere nelle sue grinfie e venir annoverata di diritto tra i grandi filosofi stoici della storia. 

 

***

 

Sabato mattina ero nella crisi più nera: avevo finito la Nutella e qualsiasi altro genere di scorte alimentari d'emergenza presenti nella mia stanza, vivevo nella stessa casa di Scorpius e non ci scambiavo mezza parola da giovedì e, come se tutto ciò di per sé non bastasse, il libro di Trasfigurazione, nonostante i miei tentativi di nasconderlo in posti improbabili e dimenticarmi della sua esistenza, continuava a spuntare in tutti i cassetti che aprivo per cercare una pergamena nuova, nell'armadio quando cercavo una maglietta pulita da indossare e sotto il letto quando, imprecando, mi chinavo per raccogliere da terra il cellulare o una penna. Mi stava perseguitando intenzionalmente, ne ero certa. O forse, a ben pensarci, erano solo i miei immensi sensi di colpa che mi stavano suggestionando più del dovuto... 

Quando, trascinandomi verso la finestra nella speranza di poter spiare Scorpius mentre leggeva in giardino, inciampai sul libro e poco ci mancò che mi prendessi lo spigolo del comodino in mezzo alla fronte, decisi che quel manuale doveva essere maledetto. A quel punto, colta da un'improvvisa ispirazione, vi imposi un incantesimo antiappellante (fregandomene altamente delle leggi sulla magia minorile) e lo riposi ordinatamente nella libreria. 

Andiamo, quando mai io leggo? Non c'è la minima possibilità che vada a cercare qualcosa da quelle parti!

Soddisfatta della geniale tecnica psicologica appena elaborata dalla sottoscritta decisi di ingannare il tempo spulciando il diario di Malfoy e mi diressi verso la libreria per prenderlo. Quando mi ritrovai il dorso del manuale di Trasfigurazione a due centimetri dal naso imprecai sonoramente. 

« Ma porca Circe! Porca lei e porci i suoi porci! »

Afferrai il diario di Draco e lanciai a terra il libro maledetto, curandomi di non inciamparci sopra mentre tornavo al letto. 

Ah, e adesso resterai là per terra a marcire! Così impari, stupido libro!

Mi accoccolai sul letto, lanciando un'ultima occhiata ostile al manuale di Trasfigurazione, e presi a sfogliare il diario. 

 

24 dicembre 1994

 

Ciao diario, tanti auguri e una merdosissima vigilia di Natale anche a te.

Vuoi sapere il perché di questo saluto così caloroso? A parte che tu sei uno stupidissimo diario e non ti meriteresti comunque nulla di più, ma in ogni caso, se proprio ci tieni a sapere perché la settimana appena passata è stata la peggiore della mia vita, accomodati pure. E procurati qualche Cioccorana da sgranocchiare, perché sarà lunga, ti avverto. 

Io io io... io non ci posso credere. Davvero, non riesco a capacitarmi di quello che i miei occhi  hanno visto. Cioè, un attimo prima Potter è a cavallo della sua maledetta Firebolt e sta per venir sbranato dal drago, i cieli si aprono, il sole splende ed un coro di angeli intona melodie soavi... e l'attimo dopo che succede? Esatto, proprio quello! Ogni volta quello. Io...io io io non so come faccia quel disgraziato a farla sempre franca! Un istante sta per finire sul menu di un Ungaro Spinato e l'istante dopo... puff! È salvo. Non si sa come, non si sa perché, non si sa cosa cavolo io abbia fatto di male per meritarlo... eppure lui è ancora vivo. Assurdo! L'unico drago miope di tutt'Europa e se lo becca lui! Cioè, ma ti rendi conto?

Io... io io... non lo so, sto cominciando seriamente a credere che Potter sia immortale o roba del genere. Insomma, non può essere che gli va sempre di culo in questa maniera! E per di più l'altro giorno ho sentito un paio di mie compagne di Casa discutere di quanto sia stato “eroico” nello sfidare quel drago, cosa che naturalmente mi ha fatto rivoltare lo stomaco: non accetto che si elogi Potter entro le mura del mio dormitorio.

E un'altra cosa che non ho la minima intenzione di accettare è passare la vigilia di Natale chiuso in camera mia a scrivere uno stupido diario perché al piano di sotto ci sono gli “amici” di mio padre. Ridicolo, sono a casa mia e non posso nemmeno uscire dalla mia stanza! E quel che è ancora più umiliante è che non si sprecano nemmeno a dirmi “Ehi Draco, senti, questo pomeriggio c'è un'allegra combriccola di Mangiamorte che viene a ordire oscuri piani nel salotto di casa nostra, quindi ti dispiacerebbe restare in camera tua finché non avranno finito di pianificare il colpo di stato a cui stanno lavorando?”. No, loro devono propinarmi delle balle una più assurda dell'altra per tenermi confinato in camera mia. 

Ma cosa credono, che sia un idiota? Pensano che non l'abbia capito chi sono questi fantomatici “amici” di mio padre? E mi stanno pure rovinando le vacanze di Natale, tra l'altro!

Io non lo so, accidenti a Merlino e Morgana, non so cosa diavolo credono di fare quelli là. In questa casa ormai nessuno mi dice più niente: mi trattano come un moccioso, come se fossi troppo piccolo o troppo stupido per capire, e l'unica cosa che sanno dirmi è “Draco, non t'impicciare, sono affari di tuo padre!”. Affari di mio padre, certo! Perché se il Signore Oscuro decide di resuscitare non è nulla che mi riguardi, giusto?

 

6 gennaio 1995

 

Due settimane completamente buttate nel cesso, ecco cosa sono state queste vacanze. Sarei stato meglio a Hogwarts a girarmi i pollici nella Sala Comune deserta piuttosto che starmene recluso in camera mia per la maggior parte del tempo, con l'unica, deprimente compagnia di un elfo domestico. Almeno a Hogwarts, prima del coprifuoco, nessuno ti vieta di andartene a zonzo per il castello. 

Non avrei mai pensato di arrivare a dire una cosa del genere, ma non vedo davvero l'ora di tornare a scuola. E spero che nel frattempo il Signore Oscuro resusciti e cruci a dovere tutti gli “amici” di mio padre. Anzi, che li ammazzi proprio, così almeno quando tornerò a casa per le vacanze di Pasqua non dovrò starmene di nuovo rinchiuso in camera mia. No, va bene, forse non è il caso che il Signore Oscuro resusciti. Diciamo che è meglio se muoiono da soli cadendo in un burrone, ecco. 

Adesso devo andare, mia madre mi sta chiamando. Ah, a proposito. Lo sai cosa ha fatto mia madre ieri? Le ho detto che so benissimo che gli “amici” di mio padre sono dei Mangiamorte e che voglio sapere cosa sta succedendo e mi ha tirato un ceffone in pieno viso. Cioè, un ceffone, ma ti rendi conto?! L'unica altra volta che mi ha picchiato è stato quando mi sono quasi ammazzato cavalcando la scopa di papà, anni fa. 

Se non fossi così incavolato probabilmente potrei quasi preoccuparmi per lei: è parecchio nervosa ultimamente. A colazione, stamattina, si è messa ad urlare che non è possibile che non capisca che si sta solo preoccupando per il mio bene e che devo smetterla di impicciarmi per una buona volta, e poi è scoppiata a piangere. Davvero, se non mi avesse picchiato potrei anche dispiacermi per lei.  

Oh, e va bene, adesso vado, prima che le venga un'altra crisi di nervi. 

 

Ero così assorta che andai avanti nella lettura per quasi un'ora, a momenti dimenticandomi del mio odio per Lord Biondi Capelli e rischiando quasi di sorridere davanti ai suoi commenti sulla miracolosa sopravvivenza di mio zio alle prove del Torneo Tre Maghi. Stavo giusto leggendo le sue considerazioni scandalizzate sulla (a parer suo) immeritata ed ignominiosa attribuzione di punteggio supplementare nella seconda prova, assegnata allo zio Harry per uno dei suoi consueti atti di eroismo autolesionista, quando il Draco quarantenne venne a bussare alla mia porta. 

« Busso per educazione, non che tu te la meriti. » disse, con la sua odiosa voce strascicata « Comunque ti consiglio di allontanarti dalla porta, perché la farò saltare fra tre... due... »

Balzai in piedi e mi affrettai a ficcare il diario sotto il cuscino. « Cosa? Ma che ti salta in mente?! Non puoi... »

« È casa mia, la porta l'ho pagato io, camera tua l'ho pagata io... quindi in definitiva direi che posso. Dove eravamo? Ah, giusto... uno... zero. » 

E la porta saltò in aria. Sulla soglia comparve un Draco alquanto soddisfatto, che lanciò un'occhiata distratta in giro per la stanza semidistrutta (soffermandosi con un mezzo ghigno sulla mia espressione sconvolta), si aggiustò i capelli con una mano ed infine mi rivolse un sorriso educato. 

« Buongiorno Rose. »

« Va' all'Inferno. » ringhiai. 

« In realtà contavo di andare in viaggio di nozze. » replicò, impassibile « Partiamo fra due ore. »

Gli lanciai un'occhiataccia. « Di solito non si va in viaggio di nozze dopo il matrimonio? »

Non che me ne importasse qualcosa, beninteso, era solo per il gusto di infastidirlo. 

Draco scrollò le spalle. « Potevano darci le ferie in questa settimana... Comunque, hai intenzione di rivolgere la parola a tua madre prima che partiamo? Non è stato molto carino da parte tua ignorare tutti i suoi tentativi di parlarti, in questi ultimi giorni. »

Mi sedetti sul letto, senza risparmiargli uno sguardo turpe prima di sedermi e dopo che mi fui seduta. « Che c'è, ti ha mandato a fare l'ambasciatore? No perché, sai, non mi sembra una grande idea: in confronto a quanto ti odio a lei voglio bene. »

Draco raggiunse il davanzale della finestra, lanciò un'occhiata distratta di sotto e vi si appoggiò con noncuranza. « Oh, non metto in dubbio che tu le voglia bene. Ma, sai, forse potresti cominciare a dimostrarglielo un po' di più: dubito che si sposi per fare un dispetto a te, quindi potresti anche prendere considerazione l'idea che non stia attentando volutamente alla tua felicità. In effetti sei tu che stai rovinando la sua, con questi atteggiamenti da vittima sacrificale. »

Serrai i pugni, cercando di convincermi che la vista del cadavere smembrato di Draco ai piedi del mio letto non valeva la seccatura di una vita ad Azkaban. Tentativo vano, visto e considerato che al momento la mia massima aspirazione era diventare la causa che avrebbe ridotto Draco ad un cadavere smembrato ai piedi del mio letto. 

« Tu! » sibilai « Tu vieni a parlare a me di altruismo e generosità? » mi accorsi di essermi alzata quando ormai ero a meno di un metro da lui, pronta a saltargli al collo, ma al momento la cosa non mi turbò particolarmente « Tu che mi hai usata solo per arrivare a mia madre e riuscire ad estorcerle quel “sì”!? Io non voglio avere mai più niente a che fare con te, è chiaro? » il mio sibilo iniziale si era trasformato in un grido rabbioso, che riecheggiò tra le pareti ed il basso soffitto spiovente della mansarda « Non me ne frega niente se anche sposi mia madre, tu non potrai mai essere nulla che si avvicini ad una figura paterna, nemmeno a quella di un patrigno, per me! Sei solo un essere disgustoso e non vedo l'ora di tornare ad Hogwarts e non doverti vedere più per nove mesi! »

Per la prima volta in quella conversazione vidi l'espressione controllata di Draco incrinarsi, lasciandone trapelare una stupita ed un po' scombussolata. Scosse la testa. 

« Cosa... cosa stai dicendo? » chiese. 

Se non avessi saputo quanto era viscido e Serpeverde probabilmente avrei davvero creduto al suo stupore. 

« Che sei un verme, ecco cosa sto dicendo! » sbottai « Un verme, una merda, uno schifo, uno stronzo, vedila come ti pare! Sei l'essere più rivoltante che... »

« No, intendo... tu credi che io ti abbia usata per arrivare a tua madre? » mi interruppe Draco, fissandomi negli occhi come se volesse estorcermi la risposta con la Legilimanzia. 

D'improvviso la vicinanza che si era creata tra il mio corpo ed il suo mi mise a disagio e, dimentica dei miei propositi di scannarlo vivo, mi affrettai ad allontanarmi da lui. 

« Sì, certo, fai pure finta di cadere dalle nuvole adesso. » sbuffai « Pensi che sia così stupida da fidarmi ancora di te? Ma certo un bel giorno ti svegli, il sole splende, gli uccellini cantano e di colpo andiamo d'accordo, fai il gentile, stai dalla mia parte quando arrivano i G.U.F.O., e ti aspetti che creda che eri sincero? »

Draco mi fissò in silenzio per alcuni istanti, come se le mie parole lo avessero lasciato totalmente basito (“Si è reso conto di esser stato smascherato, eh?!”), poi scosse la testa. « Allora sei davvero stupida come sembri... » si passò una mano sul viso, e per un attimo il suo gesto mi fece credere che quella conversazione (se di conversazione si poteva parlare, dal momento che il termine in genere presuppone una qualche forma di civiltà da parte dei due interlocutori) lo stesse estenuando. Poi mi ricordai che non dovevo credere più a nulla di quello che diceva o faceva e mi riscossi. « Sinceramente, Rose, sei troppo rompicoglioni perché qualcuno riesca a sopportarti per più di cinque secondi se gli stai antipatica. Se mi sono comportato civilmente con te è perché mi andava di farlo, punto. Non vedo perché tu debba insistere nel voler trovare un secondo fine losco in tutto quello che faccio solo perché sono un Malfoy e non ti sto simpatico. »

Non mi stai simpatico? Sì, usa pure gli eufemismi che vuoi...

« Ti prego! » esclamai « Io ci ho provato a fidarmi di te, d'accordo? E l'unico risultato è stato che te ne sei approfittato e mi hai fregata, quindi smettila di recitare e di' le cose come stanno, per una volta! »

L'avevo smascherato ormai, possibile che continuasse a negare anche davanti all'evidenza?

È davvero subdolo come sembra...

Draco aprì e richiuse i pugni un paio di volte, poi alzò gli occhi al cielo, come se stesse chiedendo a qualche divinità di intervenire in suo aiuto. 

Sì, ecco, comincia a pregare! Perché giuro che questa è la volta buona che ti ammazzo!

Non poteva pensare di irrompere in camera mia così, dopo essersi appena fidanzato con mia madre, senza scatenare una reazione omicida. 

« Ok, Rose, mettiamola così. » disse, serrando i denti come se il suo corpo stesse lottando contro la sua volontà per non lasciar uscire quelle parole « Io non ti ho usata. Quando ti ho difesa con tua madre per i tuoi G.U.F.O. l'ho fatto perché so quanto Hermione sia esagerata per queste cose e mi sembrava giusto intervenire, non stavo cercando di entrare nelle tue grazie. E se nell'ultimo periodo non ti ho trattata male come meriteresti di essere trattata è solo perché... perché mi sono affezionato a te, va bene?! » 

Tacque e tacqui anch'io: avevo lo sguardo ostinatamente fissato sul pavimento e non riuscivo a trovare il coraggio di guardarlo, perché le sue parole sembravano così dannatamente sincere e temevo di finire per credergli. Dopo un paio d'istanti del più totale imbarazzo Draco parve riprendere il controllo di sé e, rendendosi conto di quello che aveva appena detto, si affrettò a ridimensionare la cosa. 

« Cioè, in parte. Diciamo alla tua metà Granger, ecco. » borbottò. 

Alzai lo sguardo su di lui, decisa più che mai a non farmi raggirare. « E ti aspetti che ci creda? »

Draco scrollò le spalle, nascondendo in fretta l'imbarazzo dietro al suo usuale contegno distaccato. « Se la cosa può farti sentire meglio nemmeno io ci credo. Comunque ero venuto qua per darti questi. » Si affrettò ad aggiungere, porgendomi un sacchetto tintinnante di monete. 

Afferrai il sacchetto e lo aprii, per controllare che non contenesse serpenti a sonagli o altre minacce per la mia salute fisica. Appurato che conteneva effettivamente soldi – Galeoni, un sacco di Galeoni! – tornai a rivolgermi a Draco, inarcando entrambe le sopracciglia. 

« A cosa devo tanta generosità? » indagai. 

Draco ricambiò il mio sguardo. « L'alcool costa. » rispose, con ovvietà. 

« E cosa c'entra l'alcool adesso? » chiesi, sempre più perplessa « Guarda che non sono stata io a scrivere “Draco merda” sulla gamba del tavolo in cucina, e comunque non ho la minima intenzione di mettermi a pulire. »

L'espressione di Draco si fece ancora più scettica. « Sorvolando sulle scritte che compaiono da sole sui mobili di questa casa, stavo parlando di alcool da bere. »

« Sì, certo, beviteli tu i detersivi. » 

« Vodka! » sbottò Draco, esasperato « Vodka, Burrobirra, Whisky Incendiario, Rum... alcool, hai presente? Ti facevo più sveglia, Weasley. »

« E io ti facevo più sano di mente, Malfoy. » ribattei, piccata « Si può sapere di cosa diavolo stai parlando? »

« Sto parlando » rispose lui, scandendo le parole come se si stesse rivolgendo ad una persona particolarmente ritardata « dei festini che certamente vorrai organizzare avendo a disposizione la casa per una settimana. E, considerato che ad ogni festa degna di questo nome deve esserci parecchio alcool e che in casa mia si possono organizzare solo feste di prim'ordine, penso che questi potrebbero servirti. »

Feci scorrere uno sguardo ironico dal sacchetto di Galeoni a Draco. « Quindi mi staresti esortando ad organizzare feste clandestine mentre tu e mia madre siete in vacanza? »

« Precisamente. » assentì Draco. 

Scoppiai a ridere. « E tu credi di corrompermi così facilmente? Certo, non ha funzionato con il “ti voglio bene” e allora speri di risolvere tutto con i soldi, no? »

Draco scosse la testa. « Non riesci a concepire l'idea che ti stia semplicemente facendo una cortesia? »

« No. » tagliai corto « Quindi piantala con questa recita; non sono mica idiota, cosa pensi? È chiaro come il sole che stai cercando di corrompermi: se fosse stato per i festini avresti potuto benissimo dare i soldi a Scorpius. »

« E per cosa? Perché ci si comprasse una collana di classici babbani dell'800? » replicò Draco. 

Questo è anche vero...

« Comunque. » sbuffai « Questo non fa di te un essere meno viscido. »

Anzi, era così dannatamente viscido che stavo per farmi fregare di nuovo. Accidenti a Merlino, non era colpa mia se quel “mi sono affezionato a te” borbottato tra un insulto e l'altro mi era suonato così sincero e goffo e... 

Calvin, Calvin presto tirami uno schiaffo. Forte. Non posso aver davvero pensato quello che ho pensato...

« Va bene, come ti pare. » disse Draco, riscuotendomi dalla silenziosa sequela d'insulti che mi stavo rivolgendo « E quando torno voglio trovare la casa perfettamente in ordine. » aggiunse, prima di voltarsi, rimettere a posto la porta con un rapido incantesimo ed avviarsi lungo il corridoio. 

Gli corsi dietro fino alle scale, brandendo in una mano il sacchetto di Galeoni e nell'altra un pugno levato minacciosamente. « Ehi, ehi, aspetta un secondo! Non pensare che sia finita qua! Non te la do vinta così facilmente, hai capito? »

Draco cominciò a scendere i gradini, sogghignando. « Sì, sì, certo. »

« Non pensare di avermi corrotta! » sbraitai « Guarda che ti odio sempre, non farti idee strane! I Galeoni li accetto solo perché non sono stupida, ma se speri di comprarti la mia fiducia questo non è neanche un centesimo di quello che dovrai sborsare! E comunque non mi puoi comprare! Resterai sempre e comunque un bugiardo, hai capito?! »

L'unica risposta che ottenni fu una risatina sommessa.

 

***

 

Passai le due ore che seguirono chiusa in camera mia a covare il mio odio nei confronti di Lord Biondi Capelli e ad ignorare i tentativi di mia madre di venire a parlarmi (dopo lo “scherzetto” di Malfoy avevo pensato bene di lanciare un paio di incantesimi protettivi sulla porta, cosa che a posteriori si rivelò un'idea molto illuminata). Quando finalmente i due sposini dell'anno partirono mi lasciai cadere sul letto, stremata dallo stress che in quei giorni mi aveva perseguitata quasi più insistentemente di Calvin e delle sue congetture su Scorpius e me. Non avrei saputo ben definire come mi sentivo al momento, ma di sicuro non era bene: provavo un misto di frustrazione, impotenza, scoraggiamento e forse anche un pizzico di senso di colpa per la reazione indubbiamente infantile che avevo avuto. Non me ne fregava un emerito tubo che Draco si facesse un'opinione ingiuriosa delle mie facoltà mentali, ma non riuscivo a sopportare l'idea di aver avuto una reazione tanto impulsiva ed immatura davanti agli occhi di Scorpius, riuscendo probabilmente solo a mettermi in ridicolo, né tantomeno potevo perdonarmi di aver tolto il saluto a mia madre senza nemmeno lasciarle la possibilità di spiegarsi. Eppure ero troppo orgogliosa, troppo ferita, troppo qualcosa – qualsiasi cosa fosse quella stupida ostinazione che mi costringeva a restare chiusa nel mio silenzioso torto – per tornare sui miei passi e cominciare a fare la cosa giusta. Se avessi potuto tornare indietro avrei evitato di fare tante scenate per il fidanzamento ed avrei seguito il consiglio di Scorpius da subito, ma ormai non sapevo più come smettere di fare l'offesa. 

Insomma, non posso mica far finta di niente e cominciare a comportarmi da figlia modello di punto in bianco! Sarebbe come salire sull'Everest e gridare al mondo che mi sono comportata da idiota e ho torto marcio... anche se in effetti io mi sono comportata da idiota...

No, l'unica cosa da fare era continuare sulla strada che avevo intrapreso: non potevo far credere in giro di aver capito di essermi sbagliata. Sarebbe stato... disonorevole, ecco, oltre che terribilmente imbarazzante. Con che coraggio avrei guardato in faccia Scorpius o mia madre dopo una cosa del genere? 

Mi misi a sedere sul materasso ed in quel momento il mio sguardo si posò sul cellulare, che giaceva abbandonato sul comodino da svariati giorni. Ci pensai su per un paio di secondi, poi lo afferrai e digitai in fretta un messaggio. 

Rose – Hugo, ci serve un piano d'emergenza. 

 

***

 

Mi degnai di onorare Scorpius con la mia presenza solo per l'ora di cena, e solo perché l'odore di quello che aveva cucinato sembrava invitante. Feci il mio ingresso in cucina smanettando con il cellulare tanto per non farlo sentire al centro dell'attenzione e, con quella che mi sembrò un'ottima simulazione di nonchalance, chiesi. 

« C'è da mangiare anche per me? »

Scorpius in tutta risposta si limitò a posare sul tavolo apparecchiato per due un secondo piatto di carne e patate. « Buon appetito. » disse, freddamente.

Sbuffai e mi sedetti al mio posto, cominciando a mangiare senza preoccuparmi di aspettare che lui facesse altrettanto. Scorpius non disse niente e si versò un bicchier d'acqua, facendo come se non ci fossi. 

« Adoro quando mi tieni il muso. » commentai, sarcastica. 

La voglia di fare la spiritosa mi passò un po' quando incontrai il suo sguardo verde chiaro. « Sei tu che stai tenendo il muso a me e a tutto il mondo, in realtà. » mi fece notare, con un certo risentimento « E non ho intenzione di correrti dietro e supplicarti di smetterla solo per compiacerti, se ti aspettavi che facessi questo. »

Una vocina proveniente da un angolo alquanto molesto della mia coscienza esclamò che sì, cavolo, era proprio quello che avrei voluto che facesse e di conseguenza, non sapendo che dire, tacqui. Passammo alcuni minuti a mangiare senza che nessuno dei due aprisse bocca, se non per ingoiare un boccone. 

A quel punto, sentendomi discretamente idiota ma pur sempre meno idiota che a continuare a non dir nulla, constatai. « Quindi saremo a casa da soli per una settimana. »

« Già. » concordò Scorpius, per nulla propenso ad aiutarmi ad avviare una conversazione che fosse degna di quel nome.

« Se vuoi domani sera cucino io... » proposi, tutto fuorché convinta di esserne capace. 

Scorpius inarcò un sopracciglio e mi lanciò un'occhiatina sarcastica. « Tranquilla, faccio io. »

In effetti era un'opzione molto più sicura per me, per lui e per la cucina. Abbassai lo sguardo, sentendomi discretamente idiota, nonché totalmente inutile. « Se vuoi apparecchio e lavo i piatti... »

Scorpius scrollò le spalle. « Se ci tieni. »

Sbattei la forchetta sul piatto, irritata. « Non so, che altro vuoi che faccia perché tu la smetta di trattarmi come se fossi uno Schiopodo Sparacoda? Devo pulire i cessi? »

Scorpius lasciò passare alcuni secondi prima di rispondere: ero pronta a scommettere che lo avesse fatto apposta per infastidirmi ancora di più. « Intanto potresti cominciare ad esprimerti in modo un po' meno volgare. » disse « È imbarazzante, in pubblico. »

« Qualcos'altro? » sbottai, punta nell'orgoglio da quella sua critica « Devo cambiare nome, o sesso magari, o... »

« Pensi di essere capace di tostare del pane e spalmarlo di Nutella? » m'interruppe lui. 

« Che razza di domande sono? Cioè, credi che sia totalmente idiota o cosa? Ovvio che... »

« D'accordo. » mi interruppe di nuovo, facendo alzare esponenzialmente il livello della mia maldisposizione nei suoi confronti « La colazione di domani andrà benissimo. »

Tacqui, interdetta. Poi, guardandomi bene dall'incrociare i suoi occhi mentre parlavo, mi arrischiai a chiedere. « Quindi se domani non ti avveleno la smetterai di snobbarmi? »

Le labbra di Scorpius si arricciarono in un sorrisetto. « Potrei considerare l'idea, sì. »

Esultai mentalmente, mentre Scorpius distoglieva lo sguardo dal mio e riprendeva a mangiare con la consueta compostezza. Rimasi imbambolata per parecchi secondi, con la forchetta vuota in mano, ad osservarlo: più lo guardavo più mi convincevo che fosse bellissimo – checché ne pensasse il resto del mondo – ma non era quello a colpirmi di lui in quel momento. Non avrei saputo definire la sensazione di calore che mi aveva pervaso dopo le sue ultime parole, ma sapere di poter di nuovo contare su di lui, anche solo come amico o come fratellastro, di poter di nuovo passare un pomeriggio a spiegargli come funzionava la televisione babbana o a fare i compiti sul tavolo della cucina assieme a lui, sbirciando la sua pergamena per copiare, mi sembrava qualcosa di immensamente bello. Ero stufa di ignorarlo, di essere ignorata e di rimangiarmi tutte le cose che avrei voluto dirgli per orgoglio o per timore di una sua reazione indifferente: sapevo bene che una volta tornati a scuola avremmo ripreso le nostre vite e gli amici di prima e non ci saremmo più incrociati se non per qualche provvidenziale interferenza di Al, e proprio per quello non potevo permettermi di sprecare le poche settimane d'estate che ci restavano litigando e tenendogli il muso. 

Il peso del sacchetto di galeoni, nella tasca dei pantaloni, attirò la mia attenzione: sfiorai i contorni tondeggianti delle monete attraverso il tessuto dei vecchi jeans ed alzai lo sguardo su Scorpius, cercando le parole adatte per presentargli la mia proposta. 

« Ehm, senti... ci sarebbe un'altra cosa... » iniziai, cauta. 

Scorpius alzò uno sguardo incuriosito su di me. « Sì? »

Allontanai lo sguardo dal suo, tormentandomi le mani sotto il tavolo. « Beh, ecco, vedi... stavo pensando che visto che avremo la casa libera per una settimana potremmo... non so, invitare un po' di gente... »

Scorpius sbuffò ed alzò gli occhi al cielo. « Ti prego, dimmi che non sei ancora in fase “adolescente ribelle che appena i genitori si girano deve fare qualcosa di trasgressivo”. »

Aggrottai le sopracciglia, irritata. « Se anche fosse? E comunque ho il permesso di tuo padre. »

« Ma non quello di tua madre. » 

Osservò Scorpius, cogliendo subito il dettaglio che avevo cercato di far passare inosservato. A volte la sua intelligenza era decisamente fastidiosa... 

« E da quando mi serve il permesso di entrambi i genitori? » indagai. 

« Da quando uno dei due non te lo darebbe neanche sotto tortura. »

Chiusi gli occhi e presi un gran respiro, imponendomi di non dire cose che avrebbero potuto infrangere la tregua che avevamo appena stabilito. 

« Ma accidenti, ti secca tanto invitare a casa i tuoi amici e divertirti un po'? » chiesi, non riuscendo molto bene nel mio intento di esprimermi con diplomazia « Non ho intenzione di far saltare in aria la casa, voglio solo vedere un po' di gente che non vedo dalla fine della scuola: possiamo invitare Mort, Marshall, Al, e tutti gli amici di Serpeverde che vuoi. »

Conclusi la frase rivolgendogli uno sguardo supplichevole. 

Scorpius sospirò e scosse la testa. « Nel caso ti fosse sfuggito non è che sia proprio pieno di amici. » borbottò, arrossendo leggermente. « La gente non mi trova simpatico come te... »

Le sue parole mi fecero uno strano effetto: da un lato sapere che Scorpius riteneva invidiabile qualcosa di me mi fece sentire orgogliosa, ma dall'altro provai una gran tenerezza ed anche un discreto senso di colpa per aver contribuito con tanto impegno a distruggere quel poco di vita sociale che aveva, negli anni precedenti. 

« Beh, allora una festa è un ottimo modo per cominciare a socializzare un po', no? » sdrammatizzai, sforzandomi di rivolgergli un sorriso convincente. 

Scorpius infilzò una patata, la sollevò di alcuni centimetri sopra il piatto e poi la lasciò cadere di nuovo. « Non è così facile socializzare... non per me... »

Inarcai un sopracciglio. « E ti sembra un buon motivo per non provarci? »

Scorpius buttò la forchetta nel piatto ancora mezzo pieno. « Ok, lo so che potrei impegnarmi di più per risultare simpatico, puoi smetterla adesso? Fai tutte le feste che vuoi, ma... » mi puntò addosso uno sguardo che trovai vagamente inquietante « se vuoi comprare il mio silenzio ci sono un paio di favori che dovresti farmi... »

Mi morsi il labbro inferiore, sospettosa. « Che genere di favori? » m'informai. 

« Niente di particolare. » rispose lui, scrollando le spalle « Stavo solo pensando che, se proprio dobbiamo avere gente che fa avanti e indietro da casa nostra per la prossima settimana, potrebbero anche venirci a trovare i miei cugini tedeschi. Ti ho parlato di loro vero? »

Se anche lo aveva fatto non dovevo essermelo filato molto in quel momento, perché non ricordavo assolutamente nulla che riguardasse degli ipotetici parenti tedeschi di Scorpius. Sorvolai su quel fatto ed annuii con convinzione. 

« Ma sì, certo che possono venire! »

« Ok. » fece Scorpius « Ancora un'ultima cosa: Al mi ha detto che da piccola prendevi lezioni di pianoforte. »

Mi chiesi se ci fosse qualche insignificante dettaglio della mia esistenza che Al non avesse ritenuto importante raccontare a Scorpius e probabilmente anche a tutto il resto del mondo. 

Sbuffai. « Sì, e allora? »

Quando avevo otto anni mia mamma si era messa in testa di farmi imparare a suonare uno strumento e per un paio di anni ero andata, alquanto svogliatamente, ad un corso di pianoforte. Inutile dire che gli esiti della cosa erano stati disastrosi e, di quei due anni di maldestri strimpellamenti, non ricordavo nemmeno come si suonasse “tanti auguri”. 

Gli occhi di Scorpius si accesero di entusiasmo. « Avresti potuto dirmelo... insomma, non pensavo che ti interessasse la musica o questo genere di cose ma... cioè, è bello sapere che non pensi che tutto quello che faccio sia stupido o... » tossicchiò e si ricompose, forse notando di essersi esaltato un po' troppo « Comunque quello che volevo dire è che ho trovato un vecchio spartito di mia madre: quando ero piccolo lo suonavamo assieme a quattro mani e... beh, mi servirebbe qualcuno che lo suoni con me... »

Scoppiai a ridere. « Oh, no, non ci pensare! »

Scorpius parve molto deluso dalla mia reazione ilare. « Perché no? »

Aggrottai le sopracciglia, cercando di capire se dicesse sul serio o se mi stesse prendendo in giro. 

Malfoy: un senso dell'umorismo di merda, dal 1708.

« Perché non se ne parla! » sbottai « Non sono capace di suonare. »

Scorpius si strinse nelle spalle. « Come vuoi. Allora non se ne fa niente. »

« Niente di cosa? » chiesi. 

« Di niente. » rispose, grattandosi la pelle sotto un'unghia come se stessimo parlando delle previsioni del tempo « D'altronde se ti rifiuti di suonare non ho nessun obbligo morale che m'impedisca di mandare un gufo a tua madre... »

Hai capito... il bastardo...

Annuii, sibilando tra me e me un paio d'improperi. « Sei pur sempre un Malfoy, dopotutto. »

Scorpius mi rivolse un sorriso angelico. « Certo che lo sono. »

Sbuffai e mi alzai da tavola per posare il piatto vuoto nel lavello. Voleva che suonassi quella roba? Come gli pareva: si sarebbe accorto presto che non ne ero capace.

« Non perdere tempo a mostrarmi lo spartito: non ho mai saputo leggere le note. »

 

***

 

Uscii dalla cucina lasciando Scorpius da solo a finire di mangiare e andai a piazzarmi davanti alla televisione, discretamente “infastidita” (tanto per usare un eufemismo) dal ricatto Malfoyesco di cui ero stata vittima. Ero così “infastidita”, in effetti, che mi accorsi del foglio che era posato sul divano solo quando mi ci sedetti sopra. Imprecai e mi rialzai, prendendo in mano i resti accartocciati della pergamena, che distesi sulle gambe: riconobbi subito la scrittura di mia madre, piccola ed irregolare ma nell'insieme ordinata, ed il mio nome, vergato in cima al foglio da quella grafia. 

Lessi la lettera in fretta, mordendomi le labbra e tormentandomi le mani: ad ogni riga sentivo il cuore sprofondare un po' di più in una regione imprecisata del petto. Quando ebbi finito, dire che mi sentivo uno schifo sarebbe stato come dire che Scorpius non andava male a scuola o che James se la cavicchiava nel Quidditch o, per fare un paragone davvero calzante, che io ero solo leggermente idiota. 

Una mano mi sfiorò la spalla, facendomi sobbalzare. « Rose, tutto bene? »

Annuii e mi affrettai ad asciugare gli angoli degli occhi con il dorso delle mani. « Sì, stavo solo... leggendo una cosa... »

Scorpius non parve molto convinto, ma accettò la mia lacunosa spiegazione senza fare altre domande. « Ok... beh, io vado in camera mia. Se hai voglia di stare in compagnia vieni pure. »

In condizioni normali non me lo sarei fatto ripetere due volte e mi sarei fiondata al suo inseguimento su per le scale, ma quella sera mi limitai ad annuire e rimasi immobile sul divano a rigirarmi la lettera tra le mani. 

Il solo era già tramontato e fuori dalle finestre il buio avvolgeva ogni cosa quando estrassi il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans e scorsi rapidamente i messaggi che mi ero scritta con mio fratello quel pomeriggio. 

Rose – Hugo, ci serve un piano d'emergenza. 

Hugo – Alla buon'ora. Pensavo ti fossi suicidata. 

Rose – Scusa se ieri non ti ho più risposto, avevo finito il credito. 

Hugo – Farò finta di crederti. Allora, questo piano di emergenza? 

Rose – Non lo so. Vieni quando vuoi e ne parliamo, tanto per una settimana siamo solo io e Scorpius a casa. 

Hugo – D'accordo, vedrò di farmi vivo quando riesco. Tu cerca di non fare troppe porcate con Malfoy :D

Rose - -.-'' 

Per un attimo fui tentata di scrivergli di lasciar perdere tutto, ma poi scossi la testa e rimisi in tasca il telefono. 

   
 
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