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Autore: RobTwili    28/11/2011    10 recensioni
Lui: Francis 'Frank Fagotto' Hudson.
Lei: Ashley Foster
Lui: Capitano de 'I Matematicici', Capitano de 'Gli elettroni spaiati' e suonatore di Fagotto nella banda del liceo.
Lei: Capitana indiscussa delle Cheer-leader, Capo volontaria del progetto 'Le infermiere della scuola'.
Lui: Innamorato di lei fin dall'asilo.
Lei: Non sa nemmeno che lui esiste.
Ma se, improvvisamente le loro strade si incrociassero? Potrebbe Francis, con molte difficoltà, compiere la vendetta di tutti i nerd facendo capire che l'aspetto non è tutto?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nerds do it better'
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«Mi… mi potresti accompagnare alla porta? Ho un po’ di paura» mormorò, continuando a guardarsi le mani con insistenza.
«Certo» risposi, slacciandomi la cintura di sicurezza e spegnendo il motore.
«Grazie» sussurrò, alzando finalmente il viso per guardarmi.
Cercai di sorriderle per rassicurarla. Probabilmente ci riuscii, perché rispose al mio sorriso con calore.
Mi sistemai gli occhiali sul naso, aprendo lo sportello della macchina per scendere. Pochi secondi dopo sentii Ashley fare lo stesso.
Pensai che sarebbe stato meglio raggiungerla subito; continuava a lanciare strane occhiate attorno a noi.
«Non c’è nessuno» mormorai, cercando di non ridere della sua paura.
Sembrava davvero terrorizzata.
«Come fai a saperlo? E se c’è un clown nascosto tra gli alberi?» chiese, in un sussurro.
Guardai il piccolo boschetto di fianco a casa sua, e, vedendolo così buio, fui scosso da un brivido.
«Non devi mi-mi-mica andare nel boschetto, no?». Insomma, eravamo a dieci metri dalla porta di casa sua, perché mai avrebbe dovuto dirigersi proprio dalla parte opposta?
«No, ma… se non facessi in tempo a salire le scale?». Indicò i tre gradini davanti a noi e io ridacchiai.
«Ti accompagno fino al po-po-po-portone?» balbettai, guardando il vetro colorato con timore
Suo padre mi aveva sempre spaventato.
Sembrava cattivo, ma immaginai che in realtà fosse soltanto un tipo protettivo.
Ashley era la figlia minore, ed era anche donna.
«E poi non hai paura di tornare lì in fondo da solo?». Guardò la mia macchina, parcheggiata sul ciglio della strada.
«No» ribattei, molto più sicuro di quanto in verità fossi.
Ashley ridacchiò mordendosi il labbro, poi, lentamente, cominciò ad avanzare verso le scale.
Saliti i  tre gradini, mi fermai davanti a lei, dondolandomi da un piede all’altro, in imbarazzo.
«Be’…» cominciai, senza veramente sapere che dire.
Improvvisamente i miei piedi sembravano interessanti.
«Grazie per la serata Francis» mormorò Ashley, avvicinandosi a me.
«Figurati» risposi, alzando finalmente lo sguardo e soffermandomi ad ammirare il suo viso.
Aveva le guance rosse e gli occhi lucidi. Sembrava davvero felice.
Una cosa era certa: era bellissima.
«E grazie per avermi accompagnata fin qui». Gesticolava vergognosa lanciando continue occhiate alla porta di casa. Era arrivato il momento di andare via.
«Nessun problema». Sorrisi, mentre si sistemava una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Be’… buonanotte allora». Fece un passo verso di me, appoggiando le sue mani sul mio petto e sollevandosi in punta di piedi per darmi un bacio sulla guancia.
Era bellissima.
Appena sentii le labbra di Ashley staccarsi dalla mia guancia, in un gesto totalmente involontario, spostai il viso di lato e appoggiai le mie labbra alle sue.
Un secondo, forse due.
Quando capii che Ashley era rimasta immobile, feci un passo indietro.
«I-i-i-i-i-i-io…» balbettai, infilando le mani dentro alla tasca della felpa. “Sc-sc-sc-sc-sc-scusa» riuscii finalmente a dire.
Ashley era rimasta nella stessa posizione: le braccia lungo i fianchi, gli occhi sbarrati per la sorpresa e le labbra schiuse.
«B-b-b-b-b-b-b-b-b-buonanotte» mormorai, prima di cominciare a incamminarmi verso la mia macchina.
Ci avevo provato.
Era giunto il momento di mettersi il cuore in pace.
Non piacevo ad Ashley e avevo rovinato la nostra amicizia.
Così Mac non avrebbe più avuto niente da dire.
A metà vialetto, sentii qualcuno chiamare il mio nome.
Forse lo avevo solo immaginato. Non c’era nessuno, lì fuori.
Per sicurezza, o per istinto, mi girai.
Ashley mi sbatté addosso, finendo contro il mio petto e costringendomi  a indietreggiare di qualche passo.
Si alzò in punta di piedi, appoggiò le sue mani ai lati del mio viso, e portò le sue labbra sulle mie.
Mi stava baciando.
Istintivamente appoggiai le mani sui suoi fianchi, avvicinandola a me.
Mossi le labbra, cercando di catturare le sue.
Da qualche parte, in qualche universo parallelo, qualcuno aveva spento il motore di una moto.
Sentivo solamente le mani di Ashley che giocavano con i miei capelli, regalandomi brividi lungo tutta la schiena.
La mia mano percorse la sua schiena, arrivando alla sua nuca; la sensazione dei suoi capelli tra le mie dita mi diede un po’ di coraggio e, senza nemmeno accorgermene, portai l’altra mano alla base della sua schiena, avvicinandola a me.
Ashley catturò il mio labbro tra i suoi denti, mordendolo appena.
«Ashley, rientra immediatamente in casa» strillò qualcuno vicino a noi.
Feci un passo indietro, spaventandomi.
Chi era?
“Dio, fa che non sia suo padre” mi ripetei mentalmente, tenendo lo sguardo basso.
Alzai appena gli occhi, solo per controllare: era Eric.
Tirai un sospiro di sollievo, rimanendo comunque immobile.
Ashley fece un passo verso di me, si sollevò ancora in punta di piedi e a pochi centimetri dalle mie labbra sussurrò «Buonanotte». Poi, dopo avermi sorriso, lasciò un veloce bacio sulla mia bocca.
Rimasi fermo a guardarla, mentre, assieme a suo fratello, rientrava in casa e chiudeva la porta.
Non riuscivo a muovermi, i miei piedi erano incollati al pavimento del vialetto davanti alla casa di Ashley.
Qualcuno spostò la tenda di una stanza e, dopo essermi reso conto che ero immobile da quasi cinque minuti, decisi di andare in macchina.
Accesi il motore e velocemente partii.
Dove dovevo andare?
Cominciai a guidare e a ridere, non riuscivo più a smettere.
Senza nemmeno accorgermene, arrivai a casa di Mac.
Scesi dalla macchina e, dopo aver corso fino alla porta d’ingresso, senza essere riuscito a levarmi quel sorriso idiota dalla labbra, cominciai a bussare.
Non mi ero nemmeno reso conto che c’era un’auto parcheggiata nel vialetto.
Dopo quasi due minuti, Mac aprì la porta.
«Mac, tutto bene?» mormorai, guardandola.
Aveva tutte le guance rosse e i suoi capelli erano stranamente raccolti in una coda.
«Che cosa ci fai qui?» sbottò, guardandomi in modo strano.
«Stai bene? Sembri sconvolta» ripetei, appoggiandole una mano sulla spalla.
«Muoviti, entra». Mi tirò per la felpa, costringendomi a entrare in casa.
«Mi vuoi dire che cosa c’è che non va?» tornai a chiederle, mentre camminava verso il soggiorno.
«Francis Seth Hudson, ti odio» strillò Zac, appoggiando la nuca allo schienale del divano con un sospiro.
«Oh» mormorai, guardando i capelli di Zac. «Voi… voi stavate». Indicai prima Zac e poi Mac.
«Sì, Francis. Stavamo pomiciando» sbottò Zac, facendo ridere Mac.
«Scusatemi» sussurrai, imbarazzato, «non volevo interrompervi». Anche perché, se mi fossi accorto che c’era la macchina di Zac, me ne sarei tornato a casa.
«Non è perché ci hai interrotto, è perché non sapevamo chi potesse essere» mi spiegò Mac, sedendosi di fianco a Zac sul divano.
«Adesso, potresti gentilmente spiegarmi che diavolo sei venuto a fare a casa della mia ragazza a mezzanotte e mezza passata?» domandò Zac, incrociando le braccia al petto dopo essersi sistemato la maglia.
«Io… Ashley… noi…» cominciai balbettando, senza veramente dire nulla.
«Eh?» chiese Zac, sistemandosi gli occhiali sul naso.
«Ci siamo baciati» sbottai, cominciando a ridere.
«Cosa?» strillò Mac, alzandosi in piedi e correndo verso di me. «Francis, ripetilo». Mi prese per le spalle, scuotendomi appena.
«Ci siamo baciati. Cioè, l’ho baciata prima io, poi me ne sono andato e lei mi ha ricorso e ci siamo baciati. Un bacio vero. Non proprio vero vero, insomma…» cominciai a gesticolare, guardando Mac e Zac.
«Con la lingua o no?» domandò pratico Zac, guadagnandosi un’occhiataccia da Mac. «Che c’è? Ho chiesto» si difese, facendo spallucce.
«No. Ma… non era come a Stanford» spiegai, sperando di riuscire a far capire quello che volevo dire.
«Oh, Francis! Sono così felice per voi» gridò di nuovo Mac, abbracciandomi.
«Ma… ma non abbiamo detto niente, perché è arrivato Eric, ed è subito entrata in casa» dissi, non appena Mac si allontanò da me.
«Eric vi ha visti?» domandò, sorpresa.
«Sì… per quello abbiamo smesso di baciarci…». Mi schiarii la voce, guardando Zac di sbieco che continuava a rimanere con la bocca aperta, come un pesce lesso.
«Eric ti ha visto e sei ancora vivo?» chiese Mac, guardandomi stupita.
«Se non sono morto e sto comunicato tramite la mia proiezione astrale, direi che sono ancora vivo. Ma credo sia solo perché Ashley l’ha costretto a rientrare» scherzai, troppo su di giri per non sorridere.
«Ti ha riconosciuto?» domandò Zac, alzandosi dal divano.
«No, non credo». Non poteva avermi riconosciuto, ero rimasto sempre con lo sguardo basso, proprio perché non volevo che potesse accorgermi che ero io.
Anche perché, se Eric era ritornato a casa… anche Chris probabilmente l’aveva fatto. E, l’ultima cosa che volevo, era far sapere a mio fratello che avevo baciato la sorella del suo migliore amico.
«Che figata! Adesso quando lo saprà suo padre ti troverai senza una gamba» ghignò Zac, strofinandosi le mani, soddisfatto.
«Zac…» lo ammonì Mac, tirandogli un leggero schiaffo sullo stomaco.
«Che c’è? Lo sanno tutti che il padre di Ash è protettivo e geloso. Adesso che Eric sa che qualcuno ha baciato la sua sorellina, Francis deve guardarsi le spalle. Non potrà stare tranquillo nemmeno quando dorme» ghignò, circondando le spalle di Mac con un braccio.
«Grazie Zac… mi hai davvero rassicurato» mormorai, sedendomi sul divano di Mac.
Zac aveva ragione.
Il signor Foster era severo, molto più del fratello di Ashley.
«Non dire così Francis» sussurrò Mac, sedendosi di fianco a me. Stava cercando di consolarmi.
«E cosa dovrei dire? Non sono di certo come Alex, io. Anche se dovessi davvero piacere ad Ashley, suo padre non mi accetterebbe mai» sbuffai, passandomi una mano tra i capelli.
«Non deve mica decidere suo padre, no? Deve decidere Ashley» sbottò Zac.
«Tu non capisci… per te è facile, la mamma di Mac ti conosce e sono sicura che quando lo saprà sarà felicissima. Ma, lui…» mormorai.
«Felicissima di cosa, ragazzi?». Sussultammo tutti e tre non appena la mamma di Mac parlò alle nostre spalle.
«Ops» sussurrai, guardando Zac e Mac, allibiti. «Io… io andrei a casa, adesso… ci vediamo domani» bofonchiai imbarazzato, alzandomi e camminando verso la porta.
«Credo che andrò a casa anche io…» farfugliò Zac e io mi girai, curioso di vedere cosa stava succedendo.
Si stava infilando la felpa, prendendo le chiavi di casa.
«No, Zac… rimani» lo pregò Mac. Aprii la porta, consapevole di dovermi fare gli affari miei.
«Tesoro, che succede?» chiese perplessa la mamma di Mac.
Cominciai a ridere, correndo verso la mia macchina per ritornare a casa.
Guidai senza riuscire a smettere di ridere; non sapevo se fosse per il bacio che avevo dato ad Ashley o per la situazione in cui avevo cacciato Zac e Mac. Che serata.
Parcheggiai la macchina nel vialetto e, dopo aver preso un respiro profondo, provai a togliermi quel sorriso ebete dal viso, senza risultato. Perlomeno riuscii a smettere di sghignazzare.
Infilai la chiave nella toppa lentamente; non volevo fare rumore per non svegliare mamma e papà.
Quando mi richiusi la porta alle spalle, la luce dell’ingresso si accese.
«Sì mamma, sono tornato» sospirai, appoggiando le chiavi di casa sul mobiletto di fianco alla porta.
«Mio fratello! Mio fratello ha baciato una ragazza» strillò Chris, spaventandomi.
Non c’era mamma, non c’era nemmeno papà. Solo Chris.
«Shhh» sibilai, intimandogli di abbassare la voce anche con un gesto della mano.
«Hai baciato una ragazza! Meglio, hai baciato Ashley» urlò di nuovo, mentre mi coprivo il viso con le mani.
Perché qualcuno mi aveva punito con un fratello così idiota?
«Parla piano» sussurrai, andando in cucina.
Se mi avesse seguito avrei chiuso la porta; così, forse, le sue urla non si sarebbero sentite al piano di sopra.
«Allora? Da quanto va avanti questa storia, mh?». Ammiccò verso di me, mentre aprivo il frigo per prendere una bottiglia d’acqua.
«Chris… non c’è nessuna storia…» spiegai, cercando di rivelare il meno possibile.
«No, non dirmi che siete trombamici! Francis, tutto avrei pensato, tranne questo. E dire che credevo fossi gay. E invece te la fai con la piccola Foster, che tanto piccola non è» ghignò, facendomi arrossire.
«Chris, non è come credi, lascia stare» mormorai, sperando che la smettesse di sparare stupidate.
«Ah no? E raccontami, com’è? È anche snodata, no? Insomma, la capo cheerleader!». Nel suo sguardo c’era quasi… ammirazione.
«Mio Dio, Chris! Smettila!» sbottai, irritato dalle sue continue allusioni.
«Ti capisco, sei timido e riservato, e parlare di queste cose ti imbarazza. Ma potrebbe esserti utile un confronto. Magari potresti soddisfare meglio la tua… donna» bisbigliò, tirandomi per la felpa per costringermi a mettermi seduto su uno sgabello della cucina.
«Chris, primo, non sono cose che ti riguardano, e secondo, tu e il tuo amico imparate a farvi gli affari vostri» sbuffai, alzandomi per andare al piano di sopra.
«Drew lo sa?» domandò.
Cosa gli interessava se mamma sapeva o no della mia storia?
Per un secondo rimasi fermo, con la mano sulla maniglia, indeciso sulla risposta da dargli.
«Oh, non lo sa. Lo saprà presto» ghignò di nuovo, superandomi dopo aver dato una pacca cameratesca sulla mia spalla.
«Potresti non impicciarti nei miei affari?» sussurrai, cercando di fronteggiarlo sulle scale.
Forse sbarrargli la strada non era stata una buona idea.
«E perché non dovrei farlo? È così divertente» mormorò, appoggiandosi con una spalla alla parete.
«Perché se tu parli dei miei affari con mamma, io… io…» lo minacciai, cercando qualcosa con cui poterlo ricattare.
«Tu?» ghignò, convinto che non avrei mai detto nulla.
«Io dico a mamma che le ragazze non le portavi in camera tua per studiare». Sembrava un buon compromesso.
«Capirai… secondo te Drew non lo sapeva?» mi sfidò, facendomi tentennare per un secondo.
Forse però mamma non sapeva che…
«Le dirò che ti chiudevi sempre in camera sua, perché avevano il letto grande».
«Non lo faresti mai». Il sorriso se ne era andato.
«Certo» ribadii, fingendomi sicuro.
«Perché dovresti dirle una cosa simile?» chiese, cercando di nascondere il timore che i nostri genitori venissero a saperlo.
«E tu perché dovresti dirglielo?» ribattei io. Chris era più vecchio di me, ma sapevo tenergli testa, quando non si parlava di donne.
«Oh, be’, diglielo. Tanto non abito più qui». Fece spallucce, fingendosi disinteressato.
Aveva cambiato tecnica.
«Ok, lo farò» risposi, cominciando a salire le scale.
«No! Moccioso aspetta, ci ho ripensato. Tu non dici niente di quella storia del letto e io non fiato riguardo alla tua amichetta di letto. Affare fatto?». Tese la mano.
Speravo che una volta stretta la mia mano, Chris avrebbe mantenuto la parola.
«D’accordo» mormorai, allungando il braccio per sigillare l’accordo.
«Ma se mi dovesse scappare qualcosa…» ridacchiò, entrando nella sua stanza.
«Dirò tutto a papà, e sono sicuro che non sarà felice di sapere a cosa è servito il suo letto» sghignazzai, sapendo che dopo una notizia del genere Chris avrebbe potuto passare tanti guai.
Diciassette anni a subire scherzi e battutine di mio fratello e, improvvisamente, era arrivato il momento della mia vendetta.
Avevo abbastanza materiale da poterlo distruggere.
Mi chiusi la porta della mia camera alle spalle e, con un sospiro, mi distesi a letto senza nemmeno spogliarmi.
«Che giornata» mormorai, ripensando a quanto era accaduto.
Avevo baciato Ashley.
Alla fine era successo.
Molto meglio di tutto quello che la mia mente aveva sempre immaginato. Era lei alla fine ad avermi baciato… lei.
Non riuscivo a dimenticare la sensazione delle sue labbra sulle mie, dei suoi capelli tra le mie mani e del suo corpo contro al mio.
Ashley era bellissima, lo era ancora di più quando mi baciava, anche se non potevo esserne certo, visto che l’avevo fatto con gli occhi chiusi.
Eppure, la sensazione delle sue labbra morbide che si muovevano sulle mie era ancora viva, potevo quasi sentire il suo sapore.
«Ho baciato Ashley» sussurrai, guardando il poster dei Simpson che avevo sopra al letto.
Avevo baciato Ashley Foster.
Il mio sogno si era avverato.
Cominciai a ridere portandomi un braccio sotto alla testa per rimanere più comodo.
Quella serata era stata perfetta… niente era andato storto.
Certo, avevo combinato un pasticcio nei confronti Zac e Mac, ma ero sicuro che tutto si sarebbe sistemato per il meglio.
Almeno, lo speravo per loro, perché si meritavano il meglio.
Dopo aver indossato il pigiama, cercai di dormire, ma non riuscii a farlo: ero troppo felice anche per chiudere occhio.
Il viso di Ashley, i suoi occhi felici, furono l’ultima cosa che vidi prima di prendere sonno.
Una volta addormentato sognai il nostro bacio per tutta la notte.
 
Quando la sveglia suonò, mi alzai felice, canticchiando una canzone a caso.
Scesi a fare colazione, abbracciando mamma e dando una pacca sulla spalla a papà.
«Nostro figlio si droga?» chiese papà, lanciandomi una strana occhiata.
«No, direi che è solo felice» sogghignò mamma, appoggiando davanti a me una scatola di cereali.
«Oh, meglio. Perché ho sempre pensato che Francis fosse un tipo di cui non c’era da preoccuparsi. Insomma, voglio dire, Chris sembra quello più preoccupante. Ma Francis ha i suoi fumetti e i suoi libri…» cominciò a blaterare.
«Papà, non mi drogo» sbottai, cominciando a riempire la ciotola del latte con i cereali.
«Ok, mi fido» rispose, sorseggiando il suo caffè.
Sentii una risatina di mamma, mentre prendeva qualcosa dal frigo.
«Chris è tornato ieri sera, lo sai?» domandò mamma. Stava parlando con un cucchiaino in bocca.
«Sì, l’ho intravisto» mentii, sistemandomi gli occhiali sul naso.
«Oh, bene. Mi sembrava volesse dirti qualcosa, ma mi sarò sbagliata». Fece spallucce, continuando a mangiare.
«Mi ha accennato una cosa… ma non ho capito molto bene…» farfugliai, abbassando lo sguardo.
Speravo che non si accorgesse che stavo mentendo.
«Probabilmente voleva chiederti qualcosa di scuola…» disse, sorridendo appena.
«Sì, be’… me la chiederà quando torno da scuola. Devo passare a prendere Zac e Mac. Buona giornata» bofonchiai, prendendo una fetta di pane tostato e stringendola tra i denti.
Corsi velocemente in macchina e partii per andare da Zac.
Sapevo che John sarebbe andato a scuola con Hannah, almeno così mi aveva detto.
«Allora?» chiesi, non appena Zac aprì lo sportello dell’auto per salire.
«Ti racconta Mac» sbuffò, appoggiando la nuca al sedile.
«Be’, almeno sei vivo. Questo è già qualcosa» ridacchiai, rallentando quando vidi un cane sul ciglio della strada.
«Lasciamo perdere, ok?» commentò, togliendosi gli occhiali, in un gesto stanco.
«Va bene, mi racconterà Mac». Ero sicuro che lei l’avrebbe fatto.
«E tu, come stai? Il giorno dopo il primo bacio, mhh? Non sei imbarazzato? Agitato?». Cominciò a farmi mille domande, confondendomi.
«Ero tranquillo fino a quando non hai cominciato a parlare» gli feci notare, infastidito, accostando davanti a casa di Mac.
«Non vedo l’ora di vedere che cosa vi direte…» rise divertito, allungandosi sul sedile per dare un veloce bacio a Mac.
«Francis, come va?» chiese Mac, dopo aver risposto al bacio.
«Smettetela di chiedermelo, per favore. Mi state mettendo ansia! Io voglio sapere che cosa ha detto tua mamma». Lanciai un’occhiata a Mac attraverso lo specchietto retrovisore.
«Oh, mia mamma…» sussurrò, sorridendo, «all’inizio era… stupita, poi … felice. No, Zac?». Guardò Zac, per avere una conferma.
«Sì, direi di sì. Mi ha offerto una fetta di torta» sghignazzò Zac. Mi tranquillizzai definitivamente.
«Meglio del previsto, insomma» risposi contento, posteggiando l’auto nel solito parcheggio.
Scendemmo, e come ogni mattina, andammo a sederci sulla panchina sotto alla quercia.
Continuavo a battere il piede per terra, non riuscivo a stare fermo per l’ansia.
Che cosa avrei detto ad Ashley?
Cosa mi avrebbe detto lei?
Avrei dovuto fare finta che non fosse successo niente?
Sentii il motore di un’auto spegnersi, e quando alzai lo sguardo per controllare -come se ce ne fosse stato veramente bisogno- vidi che era una BMW bianca.
Il mio cuore cominciò a battere più veloce.
Ero felice, forse ansioso, o forse solo…
Quando scese dall’auto si avvicinò a noi con un sorriso.
«Ciao Ash» salutarono in coro Mac e Zac.
«Ciao» rispose Ashley, prima di accorgersi che dietro a loro c’ero anche io.
«Ashley» sussurrai, accennando un timido sorriso.

 
 
 
 
Poche parole… mi scuso immensamente per il ritardo, ma la settimana scorsa avevo avvertito che non avrei aggiornato perché la febbre non mi ha permesso di scrivere…
Come al solito QUI per il mio profilo FB e  QUI per il gruppo spoiler con la Sbavo Night… :)
QUI il trailer di Thecarnival.
Grazie a chi mette la storia tra i preferiti, i seguiti, da ricordare e chi mi aggiunge agli autori preferiti.
Grazie soprattutto a chi commenta!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Un bacione!
   
 
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