Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Eliada    21/07/2006    2 recensioni
“-Che cos’è Hogwarts e chi accidenti è Albume Sipente?- -Già e chi sarebbe anche quella… com’è che si chiama?! Minerva McGranito? Che bei nomi!- -Albus Silente!!- tuonò Piton -E Minerva McGranitt…-completò con minor enfasi. -Okay, okay signor Spiton!- cercò di giustificarsi Elisabetta, ma con scarso successo. -Ci rinuncio…- borbottò Piton.” Come vi sembra "l'inizio" di questa ff? Vi ispira?Beh...se è così cosa aspettate!Leggetela...e se vi capita...lasciate una piccola recensionuccina!!!
Genere: Generale, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, I Malandrini, James Potter, Lucius Malfoy, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 24

Capitolo 24

 

Il triangolo no, non l‘avevo considerato…

 

Come previsto il sabato scorso, i ragazzi iniziarono a fare pubblicità. Le sorelle e Ramona si attaccarono come sanguisughe al sarver principale dall’aula di Informatica e navigarono su Internet per un bel pezzo, ovvero fino a quando non decisero di avere in mano abbastanza materiale denominato “di depistaggio”. Avevano scorrazzato per la rete alla ricerca di materiale informativo per viaggi in posti favolosi, come Egitto, Maldive, Seicelle, India, Argentina eccetera.

Emma, Giada e Sara si erano occupate della realizzazione di colorati volantini, mentre i ragazzi della loro distribuzione al pubblico: in pratica, si erano appostati in ogni angolo lontano dalla vista dei professori e abbastanza frequentati, e appena intravedevano un possibile “cliente”, si facevano avanti con frasi del tipo: -Ciao, tieni. Prendilo, e quando sei su in Dormitorio dagli un’occhiata. Attento perché abbiamo usato l’inchiostro simpatico: ti basterà dire Aparecium!-

Nel giro di una mattinata tutta la scuola era stata invasa dai volantini.

A lavoro concluso il gruppo si radunò in Biblioteca, subito dopo pranzo.

-Gran bel lavoro! Veramente!- si complimentò Harry, che era arrivato scortato da Elisabetta.

I ragazzi furono presi da uno strano nervosismo.

-Eh, sì! Ci voleva proprio un club di questo genere! I viaggi sono una cosa molto importante. – buttò lì Sara.

-No, tranquilli: lui sa già tutto! Lo sa il vero scopo dei volantini. – tranquillizzò Elisabetta.

-E dico che è un’idea originale, senz’altro. Però cosa avreste intenzione di fare?-

-In pratica, quando qualcuno che è stato punito si rivolge a noi, lo aiutiamo a rendere la punizione una vera tortura anche per l’insegnante che gliel’ ha data. Solamente a patto che la punizione sia ingiusta o inadeguata alla colpa. – spiegò Manuel.

-Però non è solo questo. In pratica, chiunque abbia un problema o una protesta da presentare agli insegnanti può far ricorso a noi. Siamo un nucleo di studenti molto combattivo che cerca di superare le difficoltà tra la scuola e noi alunni. – aggiunse Emma.

-Un buono scopo. Pensate che potrei farne parte anche io? Sapete, con un insegnante si possono spalancare molte porte. – propose Harry.

-Certamente! Anzi, meglio: adesso siamo in dieci. È un numero pari…-

-Sapete, Elisabetta mi ha un po’ raccontato cosa avete fatto fino ad ora e stavo pensando… potreste, in un futuro prossimo, diventare un organo di collaborazione al corpo docente. Cioè, per fare un esempio: se è un periodo che avete un casino di verifiche, voi lo fate presente e noi cerchiamo di pianificarle meglio per distribuirle durante la settimana. Che ve ne pare?-

-Un’idea niente male! Potremo pilotare le verifiche!- squittì Kanata. Harry lo guardò severo:

-Promettetemi di non raccontare delle balle e di non inventarvi niente, o finirete nelle grane! Fatevi avanti solo se c’è qualcosa che veramente non va. Intesi?-

-Intesi!-

Quel pomeriggio Harry si unì al gruppo di ragazzi per aiutarli coi compiti. Da molto tempo non si era divertito tanto! Quei ragazzi erano l’immagine della felicità, dello star bene, dell’allegria! Facevano battute su battute, ridevano e si prendevano in giro, lo coinvolgevano. Forse neanche Albus Silente, quando gli aveva proposto la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure in comune accordo con suo fratello, si era immaginato la solitudine che avrebbe provato. In fondo era comprensibile: dentro quella scuola non c’era nessuno della sua età!

Era vera solo in parte tutta quell’allegria: in verità serviva a celare, e molto bene, i fantasmi di ognuno dei ragazzi. Elisabetta e Francesca erano costantemente minacciate di morte, e Ramona con loro, con l’unica differenza di non avere alcuna colpa. Manuel era stato praticamente dimenticato dai genitori, Giada invece aveva il problema opposto. Kanata aveva anche lui i suoi problemi familiari, Enrique era costantemente pedinato dal padre che lo voleva costringere a seguire le proprie orme. Sara bolliva di un amore che credeva non corrisposto da Kanata, ed Emma… per il momento era la più normale di tutti.

*

Finalmente giunse la prima, e tanto attesa, ora di Musica dopo la sospensione della materia anche per i Grifondoro; erano stati avvisati praticamente da tutti i ragazzi delle altre Case che il prof. era un po’… strano.

Quel giorno di inizio aprile era nuvoloso e ventilato, anche se non era freddo. Le temperature iniziavano a mitigarsi e ormai i ragazzi avevano abbandonato i maglioni per le magliette di cotone, anche se ancora a maniche lunghe; c’era solo qualche temerario che già aveva tirato fuori dal proprio baule le T-shirts.

Come durante ogni risveglio che si rispettasse, Ciro fece il giro del Dormitorio con la lingua, poi una colazione veloce e via in classe. Ovviamente, come ogni giornata che si rispettasse, la McGranitt era già in classe ad attendere i suoi ragazzi.

-Buongiorno prof., dormito bene?- chiese Elisabetta; le piaceva da matti stuzzicare leggermente la sua insegnante.

-A meraviglia; anche se mi era passata per la mente l’idea di interrogarti…- rispose prontamente la prof., che stava spesso e volentieri allo scherzo.

-Oggi non è giornata di interrogazioni, oggi si “deve andare avanti col programma”!- rispose l’alunna imitando alla perfezione la voce dell’insegnante, che si fece quattro risate.

In effetti avevano stabilito giorni per le interrogazioni e altri per “andare avanti col programma”, anche se raramente erano rispettati. Soprattutto quelli per le interrogazioni, chissà il perché.

Dopo due ore, una di Storia della Magia, l’altra di Geografia, fu la volta di Artistica, e la prof. aveva detto chiaramente che durante quell’ora avrebbe fatto una verifica.

-Ma su che cosa, poi? Non abbiamo fatto praticamente niente!- si chiedeva continuamente Francesca, leggermente nervosa.

E il ritardo mostruoso della sua insegnante non fece che incrementare il suo nervosismo.

Alla fine, dopo ben venti minuti, la Parmigiani arrivò.

-Buongiorno, scusate il ritardo! Aspettavo un gufo importante!- disse entrando e chiudendo la porta.

-Si inventa sempre delle scuse così originali…- bisbigliò Francesca, facendo l’occhiolino alla sorella.

-Bene, Vincent: distribuisci le verifiche!- ordinò al ragazzo, porgendogli i fogli di pergamena. Ovviamente si scatenò una rissa al suo passaggio, perché molti altri ragazzi avrebbero voluto farsi un giretto per l’aula come lui, ma il ragazzo tenne testa a tutti.

-Quel che non riuscite a finire oggi, lo finirete la prossima volta. Buon lavoro. – disse asciutta la prof. con tono che non ammetteva repliche, ma Elijah volle far di testa sua…

-Ma prof., ci rimane meno di mezz’ora! Non faremmo prima a farla la prossima volta?- chiese senza nemmeno alzare la mano.

-Lavora e stai zitto: è tutto tempo che sprechi!-

-Sclerotica l’amica!- borbottò Ramona…

La restante mezz’ora passò tra il baccano di tutti i vari suggerimenti; le sorelle non avevano neanche bisogno di parlare mentalmente, lo facevano e basta.

Arrivò infine la ricreazione. La passarono in bagno, come al solito, rimpinzandosi delle patatine offerte da Sara.

Quella dopo sarebbe stata l’ora fatidica. Suonò la campanella, e i Grifondoro si fiondarono in classe come mai avevano fatto prima.

La scena successiva sarebbe stata di ispirazione per tutte le battute della classe a venire: Silente trascinò letteralmente Corni in classe, che pareva molto svagato, e chiuse rapidamente la porta dietro di sé dopo averlo costretto a sedersi. Chi andò in bagno successivamente poté testimoniare che Pasquale faceva la ronda davanti alla porta della loro aula…

Dopo non molto qualcuno chiese a Corni se potevano andare giù nell’aula di Musica (nei sotterranei, un piano sotto l’aula di Pozioni).

-Sì, sì. – rispose svagato lui.

I ragazzi, sorpresi da quell’atteggiamento, iniziarono timidamente ad alzarsi e a uscire. Seguendo il loro esempio, anche Corni fece lo stesso, pedinato da Pasquale.

Quando furono di fronte all’aula, il professore si fece largo tra i ragazzi e guardò prima la sua aula, poi quella affianco, adibita a magazzino (uno dei tanti) per Pasquale. Decise di entrare nella seconda. I ragazzi fecero spallucce e lo seguirono.

Dentro non c’erano che una cattedra pendente da un lato (aveva una gamba mozzata), alcuni secchi lì vicino e alcune scope.

Corni si sedette su uno dei secchi capovolti e appoggiò pesantemente le braccia sulla cattedra, che minacciò di crollare.

I ragazzi erano ancora più sbalorditi; dal momento che non c’erano sedie, qualcuno chiese:

-Professore, dove ci sediamo?-

-Sì, sì…-

-Professore?-

-Sì, sì…-

-Ma cosa gli sta succedendo a quello? È fuori di testa!- chiese qualcuno.

-Sì, sì…-

I ragazzi si guardarono divertiti; Manuel tentò di nuovo: -Professore, è vero che lei fa la danza del ventre?-

-Sì, sì…-

-Professore, è vero che lei è impazzito?-

-Sì, sì…-

Gli alunni ridevano a crepapelle; Elisabetta ne approfittò per chiedere: -Professore, posso chiamare Sara e…-

-Sì, sì…-

Diede un cinque alla sorella e a Ramona: via libera!

Risalirono fino al piano terra, ben attente a non passare davanti all’aula di Piton, poi consultarono l’orario delle lezioni delle varie Case appeso davanti all’entrata della Sala Grande e videro che Serpeverde e Tassorosso avevano l’ora insieme con Lorri, nell’aula di Lettere.

Bene, meno lavoro da svolgere! Si diressero verso la famosa aula.

Non sapevano che intanto Sara aveva chiesto di andare in bagno, ma lo aveva trovato semi allagato (Pasquale l’aveva lavato qualche ora prima) e si era perciò seduta per terra, perché aveva solo quell’occasione fino alla fine dell’ora per andare in bagno: Lorri non le avrebbe concesso la doppia uscita, specialmente quel giorno che era “girato”.

Intanto, dentro, Kanata aveva limpidamente ammesso di non aver fatto i compiti.

-Cosa? Tu scherzi, vero?! È la terza volta in un mese! Esci! Vattene fuori, gli appunti te li farai passare e vedi di copiarli a modo!- gli aveva urlato il professore.

Lui era tacitamente uscito dall’aula, per sedersi accanto a Sara.

Lei lo guardò, ma senza dire niente. Aveva ancora impressa l’immagine di lui che parlava con Giada.

Calò un imbarazzante silenzio, che il ragazzo avrebbe voluto rompere.

-Oh, ma che hai?- chiese Kanata.

Sara fece scena muta.

-Oh oh! Ma ci sei?- riprovò lui, sventolandogli una mano davanti agli occhi.

-No comment!-

-Tesoro, ti vuoi spiegare?!-

-Sei tu. –

-Io?! Che ho fatto?!-

-Chiedilo a Giada. –

-Giada?! Che c’entra?!-

-No, chiediglielo: siete in così buoni rapporti!-

-Io e lei? Quando mai!-

-…-

-Hola! Ciao gente! Che fate di bello? Siamo venuti a farvi evadere!- Ramona era spuntata dal nulla e salutava con la mano i due ragazzi.

-Ci manca la torta con dentro la lametta… io mangio la torta e lui lima…- disse pungente Sara.

Le tre si guardarono meravigliate: quel giorno erano tutti strani! Non vi fecero caso, li aiutarono a rialzarsi e bussarono.

-Salve professore! Corni chiede se Kanata, Enrique, Giada e Sara possono venire giù nell’aula di Musica!-

Dovettero lottare un po’, ma alla fine ottennero il permesso, poi passarono a prendere anche Emma e tornarono giù.

-Attente perché Corni è suonato di brutto! Qualsiasi cosa gli si dica lui risponde sempre di sì! Adesso ci sarà il caos lì dentro!- avvertirono le tre Grifondoro.

In effetti, lì dentro c’era il pandemonio: gente che si rincorreva, urlava, giocava a carte, duellava, si sfidava a scacchi eccetera…

Il professore guardò il gruppo entrare poi, in uno sprazzo di lucidità, fece cenno ai ragazzi di avvicinarsi. Loro si guardarono preoccupati…

-Ragazzi, potreste andarmi a prendere la borsa su in Sala Insegnanti?-

I ragazzi annuirono e uscirono nuovamente; tornarono dopo una decina di minuti con la borsa.

Corni la prese e la aprì; ne tirò fuori una foto…una foto della Bontempelli. Iniziò a sospirare come un innamorato.

I ragazzi, che avevano osservato la scena alle spalle del professore, scoppiarono a ridere.

-Ehi prof, su con la vita…- gli disse Enrique in tono scherzoso.

-Sì, sì…-

E i ragazzi scoppiarono nuovamente a ridere.

-Poveretto, mi fa quasi pena, non credo di averlo mai visto così giù. - ammise Francesca.

TOC TOC

La Parmigiani entrò senza che nessuno le rispondesse; ovviamente nessuno si accorse della sua presenza.

-Ciao Leo, ti disturbo?- chiese timidamente.

-Sì, sì…-

I ragazzi si misero le mani tra i capelli, mentre fingevano di parlare del più e del meno.

-Non è che l’ora dopo possiamo discutere di quel progetto Musica-Artistica?- ritentò lei.

-Sì, sì… ah? Cosa?! No, l’ora dopo non… non posso, ho un appuntamento, cioè ho da fare…-

La Parmigiani si sporse a guardare cosa teneva in mano; quando vide la foto della Bontempelli si sarebbe quasi messa a piangere.

-Ah…- sospirò Francesca –Che carucci…-

-Già, un gran bel triangolo amoroso. Mi sembra quasi di stare in un film rosa!- commentò Elisabetta.

La sorella la guardò con gli occhi illuminati; sembrava quasi posseduta.

-Ripeti!-

-Che… mi sembra di stare in un film rosa…-

-No, quello prima!-

-Ah, vuoi dire il triangolo?-

Francesca cadde in trance, per poi uscirsene con una canzoncina…

-Il triangolo no, non l’avevo considerato! Lui chi èeeee? Lui dov’èeeee?-

I compagni la guardarono male.

-‘sta qua è pazza!-

-No, è solo una canzone di Renato Zero!-

-Zero chi?-

-Oh, come faccio a spiegartelo… hai presente? Capelli neri, piastrati… occhi scuri…-

-Ma scusa, facevi prima a dirmelo, che Piton aveva messo su un complesso!-

-Giusto! Ci assomiglia un tot! Chissà perché non ci avevo mai pensato prima?!-

DRIIIIN!

Col fracasso che c’era neanche  sentirono la campanella, e così la Chiodo dovette andare a recuperare i suoi studenti dispersi.

-Beh, prendo i ragazzi. Ciao eh!- tentò di salutare il collega.

-Sì, sì… ciao ehm… Vittoria, sì, ciao Vittoria!-

La donna guardò interrogativamente i suoi ragazzi, che fecero spallucce.

A pranzo Harry annunciò che quel giorno si sarebbero tenute le prove per la partita di Quidditch prevista per la fine del mese; invitava a partecipare anche i ragazzi che volevano proporsi come Cacciatori al posto di Valeria, che non avrebbe potuto partecipare.

Si vedeva che era emozionato: era il primo annuncio che faceva dal tavolo del potere in tutta la sua vita.

Il confortante pensiero dell’allenamento animò Elisabetta, Francesca, Ramona e Manuel per le tre lunghe ore a venire, poi, finalmente, Harry venne a chiamarli a metà dell’ora di Cura delle Creature Magiche.

Oltre al solito gruppo, ce n’era anche un altro, abbastanza nutrito, di aspiranti Cacciatori, tra i quali c’erano anche Kanata ed Enrique.

Per mezz’ora si giocò una partitella in cui i Cacciatori titolari erano stati rimpiazzati dai novizi. Alla fine Harry fece riunire tutti i titolari per decidere.

-Allora, vi siete fatti un’idea?- chiese.

-Io voto Enrique! Ha fatto delle fatte picchiate! È praticamente mitico! Li ha scartati tutti, tutti!-

-Sì, sì: Enrique, Enrique!-

E così fu scelto il ragazzo. Gli altri, delusi, tornarono al castello.

In principio fu difficile ingranare nuovamente la marcia dopo quasi un mese di inattività perché le ore di Volo, peraltro troppo poche, non erano neanche lontanamente paragonabili ad un allenamento in quanto a intensità. Harry non fece altro che incitarli, aumentando la pressione.

-No, no: così non va! Dovete essere più concentrati: state lì con la testa! Manuel, vieni qua!-

Il ragazzo scese gradualmente di quota fino a toccare terra.

-Mi dica, mister!-

-Sei poco concentrato, Manuel. C’è qualcosa che non va? Dico: non sei mai pronto quando qualcuno ti passa la Pluffa!-

-No, io sto bene, è che sono un po’ nervoso…-

-Paura della partita?-

-Eh? No, non è per quello, è che…- e spiegò il problema all’orecchio dell’allenatore.

-Ah, okay: ti capisco. Per oggi sei scusato. Però… stavo pensando… tu hai della forza, però fai dei passaggi lunghi e lenti, e viste le cose come stanno… ti andrebbe di fare cambio ruolo con Maicol?-

Manuel ci pensò un attimo; era combattuto perché il ruolo del Cacciatore è molto più incisivo di quello di Battitore, poi alla fine si decise ad accettare. 

Anche Francesca pareva un po’ sulle nuvole, infatti…

-Fre, guarda che hai il Boccino dietro la mazucca!- le urlò Elisabetta.

Lei si girò di scatto, col risultato di metterlo in fuga.

-Fre, guarda che avevi il Boccino dietro la mazucca!- urlò Maicol. I compagni si spanciarono dalle risate.

-Grazie per la presa per i fondelli…-

-Non c’è di ché!-

-Fre, vieni giù a rapporto!- le urlò il mister.

-O mio Dio, cos’ ho fatto?- si chiese lei.

-Cosa non hai fatto, Fre!- ribatté la sorella.

-Taci, tu! Dimmi Harry…-

-Ti sei accorta di… essere un po’ sopra le nuvole?-

-Sì, in effetti stavo volando in alta quota…-

-Sono serio, Fre! Hai qualcosa che non va?-

-Io?! No, è che… sono un po’ nervosa… ma, sento puzza di bruciato…-

-Vuoi stare un po’ giù?-

-Non c’è dubbio! Adesso vedrai che ti ripiglio il mascalzone in quattro e quattr’otto eh! Sta mo’ a vedere!-

La seconda parte delle prove procedette più speditamente e con meno errori.

Alla fine, verso le sei e mezza, quando i ragazzi erano madidi di sudore e ormai scarichi, Harry decise che poteva bastare e li lasciò liberi.

Manuel ne approfittò, all’uscita dello spogliatoio, per appartarsi a parlare con Francesca.

-Ti volevo chiedere se… per caso… dovevi fare qualcosa, dei compiti per esempio, stasera…- disse piatto.

-Io? No, non penso, perché?- chiese eccitata lei.

-Allora ci troviamo alle otto su all’osservatorio. Okay?-

-Okay…-

Manuel se ne andò senza aggiungere altro. Francesca era alquanto confusa, sia per il tono che aveva usato lui che per la sveltezza con cui l’aveva liquidata. Che gli avesse fatto qualcosa? E cosa, poi? Si tenne i dubbi anche durante la lunga doccia che si concesse, ignorando la sorella che disperata le chiedeva di uscire siccome era più di venti minuti che era sotto l’acqua.

-Ancora un po’ e ti spunteranno le pinne!-

-Un attimo. Finisco di sciacquarmi i capelli ed esco. –

In circostanze normali avrebbe giurato che quello che le aveva chiesto era un appuntamento… un appuntamento con un ragazzo? Qui bisogna tirarsi di brutto! pensò phonandosi i capelli.

-Tirarsi per cosa?- le chiese la sorella, appena uscita dal bagno.

-Per stasera. E non chiedermi altro!-

-Dai, ti prego! Parla, tipregotipregotiprego! Esci con Manuel vero? Lo so, è così: ammettilo!- squittì Elisabetta saltellando.

-E anche se fosse? Allora, mi dai una mano a scegliere un vestito decente?-

-Decente come per un appuntamento?-

-Sì, cretina!-

-Fatto!- disse lei mostrando un paio di jeans e una maglietta bianca con le maniche sottili come carta velina, larghe e oblique.

Francesca si guardò intorno spaesata.

-Come hai fatto? Da dove li hai tirati fuori?-

-Magia!-

Elisabetta aiutò la sorella a vestirsi, poi le consegnò il suo ombretto bianco con i brillantini e un lucidalabbra luccicante.

-Mettiteli dopo cena, se no si rovinano! Toh, guarda: c’è anche lo specchietto!-

-Grazie! Andiamo, se no non ci lasciano neanche il secondo e ci tocca tutta la frutta! Ormai per il primo è tardi! Ma che fine hanno fatto le altre?-

-Sono uscite quando eri sotto la doccia, Fre. Muoviamoci!-

La cena per Francesca fu una delle peggiori mai passate. Non spiccicò parola, intenta com’era a tener d’occhio Manuel senza farsi notare. Non sapeva che anche lui stava facendo lo stesso.

Un quarto d’ora prima delle otto Manuel uscì. Francesca si tranquillizzò immediatamente.

-Lui è andato! Vado anch’io?- chiese alla sorella.

-Lui chi?- chiese sibillina lei.

-Piantala, lo sai benissimo. Allora, vado?-

-Sì, e ricordati il trucco. Buona fortuna, e farai meglio a ringraziarmi, visto che i compiti te li dovrò copiare di mio pugno!-

-Grazie ti voglio un mondo di bene sei la mia sorella preferita ciao. –

Un veloce abbraccio alla sorella e si ritrovò fuori dalla Sala Grande.

Manuel intanto era già salito alla torre di Astronomia. Non aveva neanche pensato che poteva essere chiusa, visto l’incidente. Invece, per sua fortuna, era come nuova. Silente aveva mandato a chiamare d’urgenza un Costruttore, che con un paio di incantesimi aveva rimesso come nuova l’aula.

Tirò un sospiro di sollievo quando, spingendo la pesante porta di legno di quercia, la sentì rispondere alla sua pressione.

Per l’occasione aveva indossato i suoi jeans migliori e la camicia bianca.

Gironzolava avanti e indietro per l’aula senza sosta e guardava spesso l’orologio.

Le sette e cinquanta. Sta per arrivare…

Le sette e cinquantatre. L’avrà trattenuta sua sorella…

Le sette e cinquantacinque. Fre, dove sei?

Le sette e cinquantasette. Ma dove ti sei cacciata?

Le otto in punto. Se è colpa di Piton io lo…

Trattenne il fiato. Gli sembrava di aver captato un rumore. Tese le orecchie… sì! Dei passi nella sua direzione! La porta! Si sta spostando! È lei!

Francesca richiuse la porta dietro di sé, rigida. La volta precedente era stata molto più rilassata, perché? Forse perché non era un appuntamento ufficiale… e perché non se lo aspettava.

Mosse un passo, quando, da sole, le quattro torce presenti nella stanza si accesero. Sobbalzò. Anche Manuel non se l’aspettava.

Maledette torce automatiche! pensò Francesca.

-Ciao ehm… sei davvero carina…- iniziò imbarazzato Manuel. Perché gli riusciva così difficile parlare?

-Grazie…- Solo grazie?! Ma non so far di meglio?

Silenzio imbarazzante.

-…-

 -Beh, sì… insomma…sì…ehm…- Oh, cavolo, la fantasia non mi manca mai, e pensare che sono sempre il primo a parlare…

Oh mamma e adesso...chissà che cosa mi dice… ho fatto qualcosa, lo so, me lo sento.

Tutto d’un tratto Manuel iniziò a parlare velocemente e senza fermarsi.

-Io…tu sei molto carina e simpatica… il fatto è che non so come dirtelo…- Sono proprio un babbeo…-Tu mi piaci un sacco fin dal primo momento che ti ho vista in classe, e non riesco più a pensare ad altro quando siamo insieme con gli altri, quindi ti vuoi mettere insieme a me? Se ci vuoi pensare non fa niente… capisco…-

Francesca era come andata in uno stato di trance, non sapeva cosa dire, se ne restava lì impalata. Poi gli sorrise e lo guardò negli occhi.

-Sì…certo… cioè, voglio dire… anche tu mi piaci dal primo momento che ti ho visto e sono felice che tu me lo abbia chiesto. -

-Veramente?-

-Veramente!-

I due si accucciarono uno vicino all’altro e iniziarono a parlare.

-Lo sai, ero veramente teso, non mi sono mai sentito più idiota.- confessò Manuel.

-Non dirlo a me, quando mi hai fermato oggi al campo e me lo hai detto in tono così asciutto, ho pensato “Oh, mamma, ho fatto qualcosa di male!”. Pensavo addirittura che fossi arrabbiato con me!- i due scoppiarono a ridere.

-Come mai hai scelto proprio questo posto per chiedermelo?- chiese lei.

-Come, non ti ricordi quella sera che ti ho chiesto di venire a fare una passeggiata e siamo saliti fino a qui? E’ stato più facile chiedertelo quella sera che oggi…-

-Certo, come dimenticarla, quella sera che ti ho fatto fare il confidente e poi è arrivato Silente proprio mentre ci stavamo quasi per abbracciare! Che rompi…-

-Già! Come gli avrei voluto dare un cazzotto…-

-Perché poi mi avevi chiesto di fare una passeggiata?-

-Ti vedevo un po’ giù e ho preso coraggio…-

I due rimasero lì per tutta la serata a parlare e scherzare mentre guardavano le stelle.

Poi sentirono dei passi e si nascosero dietro al telescopio. Dopo un po’ Manuel si alzò per andare ad aprire la porta… era solo Pasquale che gironzolava, però decisero che forse era meglio tornare ai Dormitori, visto che erano già le undici e mezza, anche se entrambi avrebbero preferito rimanere lì per tutta la notte…

Arrivati in Sala Comune Francesca chiese a Manuel: -E con gli altri come facciamo: glielo diciamo subito che siamo insieme?-

-Come vuoi, se vuoi che ce lo teniamo per noi, oppure glielo diciamo, per me va bene lo stesso…-

-Ce lo teniamo per noi?-

-Ma sì, dai: godiamoci questo momento. -

-Okay, allora… buonanotte!-

-Sì… buonanotte. -

Ma entrambi sentivano che mancava qualcosa. Francesca fece un passo, poi si voltò di scatto e vide che Manuel era rimasto lì immobile.

Allora si avvicinò e lo guardò negli occhi, era bellissimo. Anche lui fece lo stesso e pensò che era veramente bella illuminata dalla luna. Poi le due teste si avvicinarono e il risultato fu un innocente bacetto sulle labbra, che però significava molto per entrambi.

-Buonanotte. - disse lei.

-Buonanotte. - salutò lui.

Poi si voltarono entrambi e, non smettendo mai di sorridere entrarono nei rispettivi Dormitori.

Appena entrata Elisabetta si buttò sulla sorella.

-Alloraallora, com’è andata?! Dai raccontaracconta, tipegotipregotiprego!- iniziò a bisbigliarle per non svegliare le compagne che, a differenza di lei, dormivano tutte come dei sassi.

-Com’è andata cosa?-  rispose lei facendo l’indifferente.

-Oh, no: a me non la racconti, non vorrai mica dire che non è successo niente?!- le disse l’altra seguendola mentre entrava nel bagno.

-Perché, che cosa doveva succedere?- le rispose, sempre in tono indifferente mentre s’infilava il pigiama che aveva sfilato da sotto il cuscino poco prima.

-Ma come?! Manuel ti un appuntamento su all’osservatorio, rientri alle undici e mezza e mi vieni a raccontare che non è successo niente?! E non mi dire che avete fatto i compiti di Astronomia perché non ti credo!- l’aggredì Elisabetta, che senza volere aveva offerto a Francesca una scusa perfetta, mentre si lavava i denti.

-Sì, Manuel mi ha chiesto se gli potevo dare una mano con Astronomia e io ho accettato. - le rispose Francesca uscendo dal bagno.

-Come?! T’ho detto che non ti credo! E adesso dove stai andando?- le chiese vedendo che si stava infilando sotto le coperte.

-Betty, sono le undici e mezza, dove vuoi che vada a quest’ora? A meno che tu non voglia dormire domani, durante le lezioni…-

-Eh?! Non penserai mica di liquidarmi così, io che ti ho aspettato fino ad adesso…-

-‘notte Betty.-

-‘notte un corno, t’ho detto che mi devi raccontare…- sbraitò Elisabetta.

-Ronfronf…- fu la risposta di Francesca.

-Ma a ca***e Fre. Comunque domani se non me lo dici ti tartasso per tutto il giorno, non ti darò un attimo di pace, me lo sento che è successo qualcosa…- e sbuffando si addormentò.

Francesca però non aveva nessuna intenzione di dormire. Pensava alla bellissima serata trascorsa. Era fidanzata. Aveva il ragazzo. E per di più era stato lui a chiederglielo. Non era stato come in quei film melensi dove il tipo s’inginocchia e tira fuori dalla tasca una scatolina blu scuro e lei, fingendo di non capire, gli chiede cosa sia, mentre lui gliela apre e le mette al dito l’anello di fidanzamento visto che lei non ha neanche la forza e l’intelligenza per farlo.

E non era stato neanche come nel suo film preferito di Kevin Costner in cui i due protagonisti si baciavano direttamente senza dire né A né B.

Era stato com’era stato, semplicemente fantastico! E tra tutti questi pensieri anche lei si addormentò.

Anche Manuel subito non riusciva a dormire: era felice; subito magari non era stato molto romantico, ma l’importante era averglielo detto e, ovviamente, aver ricevuto una risposta affermativa. Il resto della serata è stato semplicemente fantastico, superava anche i suoi piani. E non vedeva l’ora che venisse il giorno dopo per andare dalla sua ragazza. Poi anche lui si addentrò nel regno di Morfeo.

 

RECENSITE PIU’ CHE MAI!!! J

 

Lucifer_the_Darkslayer: intendo dire che questa è il primo anno della ff, poi ci saranno le vacanze (intendo che i protagonisti andranno in vacanza) e in questo momento stiamo scrivendo il secondo anno…cosa ne pensi? Ti interessa? Fammi sapere presto! ;-)

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Eliada