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Autore: Eliada    22/07/2006    2 recensioni
“-Che cos’è Hogwarts e chi accidenti è Albume Sipente?- -Già e chi sarebbe anche quella… com’è che si chiama?! Minerva McGranito? Che bei nomi!- -Albus Silente!!- tuonò Piton -E Minerva McGranitt…-completò con minor enfasi. -Okay, okay signor Spiton!- cercò di giustificarsi Elisabetta, ma con scarso successo. -Ci rinuncio…- borbottò Piton.” Come vi sembra "l'inizio" di questa ff? Vi ispira?Beh...se è così cosa aspettate!Leggetela...e se vi capita...lasciate una piccola recensionuccina!!!
Genere: Generale, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, I Malandrini, James Potter, Lucius Malfoy, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 25

Capitolo 25

 

Una cenetta perfetta

 

Sei e mezza di mattina. Un orario semplicemente folle per svegliarsi. Eppure c’è qualcuno che senza sveglia è già in piedi pimpante, per sfortuna di sua sorella. Chissà chi è…

-Fre, Fre, svegliati! Inizio a tartassarti già da adesso nella speranza di sapere tutto almeno per stasera!- bisbigliò Elisabetta scotendo la sorella.

-Uhm… ca**o, voglio dormire! Sono… le sei e mezza, Betty! Prometto che dopo ti racconto!- mugugnò lei con la voce impastata di sonno.

-Promettipromettiprometti! Comunque, allora, qualcosa è successo!-

-Sì, sì… ronf, ronf…-

-Bah, sorelle… puah, primo appuntamento… blea! Quando non parla la odio, lei e i taciti appuntamenti!-

-Poche balle e dormi finché non si sveglia Ciro! Ciao. –

-Addio… io non ho più sonno! Mi vesto e vado a fare un giro!-

-Okaronf…-

Elisabetta, sbuffando, si alzò e si vestì in tutta fretta, poi uscì. La Sala Comune era deserta. Il tavolo era ingombro di scartoffie e libri; ne scelse uno a caso e si sedette su una poltrona rossa.

-Squit!-

La ragazza si guardò intorno, ma non c’era nessuno. Ritornò a guardare il suo libro.

-Squit, squit!- sentì qualcosa saltare sulle sue gambe; abbassò il libro e guardò la graziosa bestiolina.

-Scoiattolo? Da guardia?- scoppiò insensatamente a ridere.

Mentre aveva ancora il viso affondato nelle mani, sentì dire: -Non permetto a nessuno di prendermi in giro!-

La ragazza alzò lo sguardo: lo scoiattolo si stava trasformando nella sua prof. di Lettere. Il naso da piccolo e rosa stava diventando via via più affilato, il pelo diventava vestiti, le zampe diventavano mani.

Era orripilata e divertita allo stesso tempo.

-Allora? Cha ci fai in giro a quest’ora?- chiese quando fu completamente umana.

-Potrei chiederle la stessa cosa…-

-Oh, beh, sì, suppongo di sì. Che ci faccio qui? Ah sì, ieri sera, verso mezzanotte, ho sentito dei passi andare in questa direzione così mi sono nascosta per vedere chi fosse ma… devo essermi addormentata…-

-Ma toh! Comunque era solo mia sorella… ops! Mi sono lasciata sfuggire qualcosa? No, perché lei è… sonnambula, sì…-

La McGranitt alzò un sopracciglio, poco convinta.

-Le giuro, può credermi! Adesso vada, eh? Che se no fa tardi e sì, sarebbe un dramma… Arrivederci! Fuliggine, scortala, potrebbe perdersi!-

-Miao!-

-Panzone dormiglione… Arrivederci eh!-

La McGranitt alzò i tacchi (le pantofole) sollecitata dall’alunna, cercando di capire cosa diavolo volesse fare…

-Mah!!-

Elisabetta tornò nel suo Dormitorio. Ciro sonnecchiava sulla pedana.

-Ciro, attacca! Attacca Ciro! Dai!-

-Bau! Ronf…-

-Qui è passato Piton con il suo sonnifero da strapazzo! Ciro: croccantini! Croccantini, Ciro!-

-Bau! Bau, bau!- il cane fece un mezzo giro su se stesso e fu a rapporto.

-Svegliali, Ciro!-

-Bau!- e partì in missione.

Quando il Dormitorio fu pieno di mugugnii, lei fu contenta e accarezzò il cane.

-Bravo Ciro!-

-E va bene, va bene: mi sveglio! Sono in piedi, ho gli occhi chiusi ma sono in piedi, contento Ciro? Scommetto che ti hanno arruolato, chissà chi è stato?!- borbottò Francesca.

Ovviamente Elisabetta fece il terzo grado alla sorella durante tutte le ore di lezione, meritandosi non pochi richiami.

-Elisabetta, taaaciii! Te l’ho ripetuto per tutta la mattina…- le disse la prof. Tassi.

-Eh? Io? No, ha preso un granchio prof.! Io sono una brava bambina!- si scusò lei.

-Ti sta solo bene!- le bisbigliò la sorella, che da tutta la giornata teneva d’occhio Manuel.

-Taci, ti ho vista che lo guardi sempre! E non dirmi che ti incanti sempre in quel punto, eh!-

-Okay, per la ricreazione ti dico tutto, basta che mi lasci in pace. –

-Sì!-

-Elisabetta! Sei riuscita per caso a travasare la tua pianta?-

-Io?- guardò la pianta mezza fuori mezza dentro al vaso –Quasi!-

-Beeeneee! Sbrigati!-

Così per la ricreazione Elisabetta, Ramona e Francesca si chiusero a chiave nel bagno e quest’ultima raccontò tutta la sua avventura.

-A quando le nozze?-

-Che cretina che sei, Betty, lo sai vero?-

-Sì, certo. –

Dopo la ricreazione i Grifondoro avevano un’ora con la Parmigiani.

-Ho sentito molte voci in giro dire che ultimamente la Parmigiani e Corni sono un po’ sclerotici!- disse Manuel; nessuno si era accorto che lui e Francesca si tenevano sempre per mano.

-Allora Piton ha terminato la pozione per farlo tornare normale. – disse Ramona.

-Perché, cos’aveva?- le chiesero gli altri.

-Se ve lo diciamo promettete di stare zitti, eh? La Parmigiani ha chiesto a Piton di prepararle un filtro d’amore…-

-Oh oh oh!-

-E… niente, deve essere successo qualche casino!-

-Oh oh oh!-

-Zitti! E sedetevi!- ringhiò la Parmigiani entrando.

-È veramente sclerotica!- bisbigliò Ramona. I compagni soffocarono le risate.

Come loro solito i ragazzi, dopo venti minuti, tirarono fuori il materiale da disegno e svogliatamente si misero all’opera.

Ogni tanto la prof. passava tra i banchi, rimproverando questo e quello…

-Francesca, ti sei accorta che qui è troppo scuro, e qui è troppo chiaro. Rifallo!-

La ragazza impiegò un paio di secondi a recepire il messaggio: -Come? Rifarlo? È un mese che ci sto dietro!-

-Hai sbagliato! È da rifare! A meno che tu non voglia un brutto voto, rovinerebbe la tua media!-

Francesca bloccò il tempo dalla stizza. Non se ne rese neanche conto.

-Lei… non può… farmelo… rifare!- sputò mentre avvicinava le mani al collo della professoressa.

La sorella la trattenne.

-Non puoi farlo! Ti vedrebbero tutti!-

Il tempo ripartì, e con lui anche la sfuriata, che toccò anche a Elisabetta e Ramona.

-Voi tre chiacchierate troppo e lavorate poco! Ma insomma, cosa vi prende oggi?-

-Professoressa, veramente io… questo disegno me lo aveva dato lei perché avevo finito tutti gli altri e non sapeva più che farmi fare…- tentò di dire Elisabetta.

-Impertinente! Dammi il diario, che ti scrivo una nota!- le si gelò il sangue nelle vene.

La prof. tornò alla cattedra con l’ostaggio e scrisse imperterrita per cinque minuti, in cui ci fu il silenzio più totale.

-Un vero peccato, avevi una media così bella! Chissà i tuoi…-

-Io i genitori non ce li ho, a chi vuole che importi di una nota?- la ragazza era sull’orlo di una crisi di nervi.

-Vai su da Silente, presto, muoviti, e fagli vedere la nota!- sbraitò la Parmigiani, inferocita.

-Sissignora!- Elisabetta girò i tacchi a testa alta. Salì le scale così pesantemente che i suoi passi rimbombarono dappertutto e incrociò la McGranitt.

-Buongiorno Elisabetta!- la salutò lei.

-‘giorno. – rispose asciutta.

-Qualcosa non va?-

-La Parmigiani non va, ecco! Mi ha dato una nota! Per una sciocchezza!-

-Ma è terribile! Una nota?! Oh Merlino! Andiamo da Silente!-

-Ci dovevo giusto andare…-

Il resto della scalinata la fece in compagnia.

Quando furono sulla porta dell’ufficio, quello “incasinato”, la McGranitt abbaiò: -Non mi importa quali siano i tuoi impegni, adesso stacca la spina e ascoltaci!-

-Mamma mia che brutta faccia che hai! Mi sa proprio che farò come hai detto, sai?- disse lui interrompendo la sua attività di spedire i gufi.

Elisabetta gli mise in mano il diario.

-Legga. – ordinò.

-Una nota, eh? Che hai combinato, si può sapere?-

Elisabetta riferì in breve l’accaduto.

-Bene. La nota è annullata. – disse sorridendo lui.

-Annullata?- chiese perplessa Elisabetta.

-Sì, non ha valore! Guarda il diario!-

La ragazza lo guardò e vide che dove prima c’era la nota era vuoto, allora fece per andarsene.

-Già che ci sei, fammi un favore: mandamela su che devo parlarle!- gli urlò dietro Silente.

-Sì, e grazie!-

Scese le scale da sola, e quando tornò in classe fece in modo di stamparsi sul viso un sorriso raggiante.

-Professoressa: Silente vuole parlarle!- disse spavalda –Ah, la nota me l’ ha annullata!- concluse: era l’innocenza fatta persona.

Stizzita, la donna uscì dalla classe sbattendo la porta. I compagni le batterono sonore pacche sulle spalle.

-L’ hai conciata per le feste!-

-Già, le hai fatto vedere i sorci verdi!-

*

A pranzo, fu una lamentela continua.

-Che strazio Artistica oggi! Normalmente mia piace un sacco, ma ultimamente la prof. è schizzata!-

-Sai, ho sentito dire che una del Grifondoro che s’era beccata una nota da lei se l’è fatta annullare da Silente!-

-No?! D’avvero? Potrei provarci anch’io…-

Alcuni ragazzi si guardavano attorno circospetti, mentre si avvicinavano a vari esponenti del C.A.P.R.I….

Quando i ragazzi si riunirono fuori, scoprirono di aver ricevuto una valanga di richieste di soccorso, tutte per lo stesso motivo: le ore di Artistica e Musica.

-Basta! Pietà, vi prego! Siamo operativi da mezzo secondo e già siamo popolari! Aiuto!!!- implorò Enrique.

-Qui bisogna trovare una soluzione comune!- propose Kanata.

Proprio in quel momento i due prof. in questione si stavano avvicinando. I ragazzi ammutolirono all’istante e osservarono bene il loro comportamento: ognuno dei due proseguì per la propria strada, senza neanche guardarsi quando furono affiancati.

-Hanno litigato. – sentenziò Manuel.

-Qui bisogna farli riappacificare, altroché!- sbuffò Giada.

-Oh! È tardi raga. Facciamo così: ognuno pensi a un’idea e poi ci troviamo dopo le lezioni al solito posto. A dopo!-

-A dopo. –

*

Quel pomeriggio, come previsto, i ragazzi si ritrovarono in Biblioteca. Per l’occasione c’era anche Harry.

-Qual è il problema?- chiese.

-La Parmigiani e Corni! Sono isterici!- esclamò Francesca.

-Ah, quello…- disse con il tono di chi la sa lunga.

-Tu sai qualcosa! Avanti, spara!- lo accusò Kanata.

-Beh, so solo che hanno litigato di brutto dopo che Piton ha preparato un non so che antidoto a non so quale filtro… credo che fosse un filtro d’amore, da quello che ho capito…-

Le sorelle si guardarono ghignando sotto i baffi.

-Vuoi dire che Corni e la Parmigiani…?!- chiese sconvolta Giada.

-Altroché! Ormai lo sanno tutti. – confermò Harry.

-Ragazzi, io ho avuto un’idea!- esordì Manuel. Francesca lo guardò adorante.

-E spara!-

-Questi qui bisogna farli mettere insieme! Perché torni la pace bisogna che si amino alla follia!-

-E come facciamo a fare il combinozzo?-

-Avete presente il film “La carica dei 101”? Quando al parco lei e lui si incontrano grazie al cane? Che col collare li lega?-

Francesca si illuminò: -Potremmo usare Ciro!-

-Perfetto!-

-No, fermo: li facciamo inciampare o qualcosa del genere? E poi?- chiese perplesso Enrique.

-Boh! Dovranno far qualcosa pure loro!-

-Sì ma chi ce lo garantisce?-

-Non è ora che la fortuna giri dalla nostra? Insomma, immaginate che sia sera: si ritrovano appiccicati e a terra, con un cane che li annusa e il guinzaglio che stringe… poi, che ne so… facciamo aprire le porte di un’aula illuminata solo da delle candele…-

-Una cenetta romantica? Ma se avranno appena mangiato!- ribatté Emma.

-Allora dovremmo fare in modo che non cenino, così avranno i crampi dalla fame!- continuò il ragazzo imperterrito.

-Ma come…?- stava per chiedere Ramona, quando Harry la interruppe con la risposta.

-Per questo non c’è problema! Chiedo a Silente se può trattenere la Parmigiani mentre io mi occupo di Corni. –

-Grandioso! Adesso passiamo ai dettagli…-

Confabularono un bel po’ prima di decidere il tutto. Restavano tre quarti d’ora per i preparativi.

Harry andò immediatamente a parlare con Silente; gli avrebbe spiegato tutto il piano e avrebbe fatto in modo che lui si intrattenesse con la Parmigiani vicino alla Sala Grande e avesse accordato loro il permesso per lasciare al buio quella parte di castello e magari mettere una buona parola giù in cucina…

Intanto i ragazzi si trasferirono nel Dormitorio di Grifondoro per addestrare e “vestire” Ciro.

-… capito Ciro?- chiese Francesca tenendo il muso del cane tra le mani.

-Bau!-

-Bravo Ciro, bravo il mio cagnolino, sì sei il cane più intelligente!- Francesca stava facendo i complimenti al suo cane. Era un mistero come facesse a farsi capire da lui.

-Dov’è il gatto?- chiese Sara.

-Eccolo! Era nascosto sotto al letto il malandrino!- disse Elisabetta mostrando il suo fedele felino.

-Adesso dobbiamo trasfigurare l’acqua per ottenere un profumo che lo attiri! Poi lo mettiamo nella borsetta della Parmi in modo che lui lo segua, dopo molliamo Ciro che ovviamente lo inseguirà e poi… bum!- ricapitolò Manuel.

-Ma non si fa prima a prendere un pezzo di carne?- chiese scettica Emma.

-Ottima osservazione! Betty, hai di quelle scatolette di carne?-

-Certo! Eccola!- rispose lei mostrando la scatoletta colorata di rosso già aperta e vuota per metà.

-E adesso come facciamo? Se tiene la borsa chiusa non si sentirà un tubo!- osservò Kanata.

-Potremmo legarla con del filo!- propose Ramona.

Si optò per il filo.

-Bene. Adesso come leghiamo il filo alla borsa?- chiese Francesca.

-Ci penserà Silente!- rispose Manuel.

-Silente?!-

-Sì! Non è lui che deve parlarle?-

-Va bene. –

Lo raggiunsero nel suo ufficio e aggiunsero alle richieste che aveva già avanzato Harry la loro.

-Sì può fare. Certo che avete del fegato!-

-Grazie prof.!-

-Spiegatemi una cosa… le portate gliele facciamo trovare già lì?-

-Ovvio che no! Gliele portiamo noi!- disse Manuel. I compagni lo guardarono male: si sarebbero fatti scoprire! –Suvvia, con le candele non ci riconosceranno: ci daremo i turni, così da cambiare sempre!-

-Molto bene. Vi farò avere anche due o tre carrelli per trasportare i piatti e ovviamente le uniformi da camerieri!-

-Evviva! Lei è un mito, prof.!-

Quando scoccarono le sette il piano entrò in funzione.

Silente e Harry si appostarono in due stanze nelle vicinanze della Sala Grande aspettando l’arrivo delle vittime. La prima ad arrivare fu la Parmigiani, verso le sette e un quarto, poi arrivò anche Corni, alle sette e venti.

Silente ed Harry inventarono scuse su scuse per trattenerli.

Silente: -Sai cara, stavo pensando a quello che è successo oggi… hai trattato maluccio Elisabetta…-

Harry: -Carissimo, mi stavo chiedendo se… non potessimo collaborare durante le lezioni! Ma certo: mi chiedevo se in qualche modo un determinato tipo di musica possa influire sulla potenza di un incantesimo…-

Silente: -Mi stavo chiedendo anche come stesse tua figlia…-

Harry: -… voglio dire, non sarebbe interessante vedere anche che effetto fa la musica classica su certe piante?-

Alle otto e qualcosa un certo brusio avvertì i due poveretti che la cena era finita. Ancora una mezz’oretta di sofferenza!

Alle otto e mezza passate, come stabilito, Silente uscì assieme alla Parmigiani. Aveva fatto accuratamente spegnere le torce da Pasquale, perciò c’era buio pesto o quasi. Lasciò lì la Parmigiani con la promessa di tornare assieme al bidello.

Dopo un po’ uscirono anche Harry e Corni. Per fortuna loro la Parmigiani era tornata un attimo nella stanza, così Harry poté battersela con tranquillità e sempre con la promessa di chiamare Pasquale.

Intanto i ragazzi del C.A.P.R.I., nascosti dietro alla rampa di scale che portava al piano superiore, attendevano il momento adatto per mollare prima il gatto, poi Ciro.

Si erano cambiati in tutta fretta nel primo bagno che avevano trovato; i maschi portavano un paio di jeans scuri, una camicia bianca e sopra ai jeans un grembiule bianco. Le ragazze indossavano tutte una gonna nera qualche centimetro sopra al ginocchio e una maglietta bianca di quelle che si annodano in vita; ovviamente avevano anche loro il grembiule bianco e le calze lunghe fin sopra alle ginocchia, anche queste bianche.

Silente si diresse verso di loro per fargli cenno di proseguire l’azione e per presentargli…

-Questo è Ryan, è il figlio di un mio caro amico… è qui per aiutarvi!-

-Aiutarci a far cosa? È già tutto pronto… vero?- chiese Manuel.

Silente scosse il capo: -In effetti… credo che ci siano ancora molte cose da preparare… la tavola, l’atmosfera…-

-Cosa?! Ma siamo…- stava dicendo Elisabetta quando si accorse che lei e sua sorella avevano bloccato il tempo… però in un modo strano: si erano bloccati solo Silente e Ryan

-Si sono bloccati! Qui c’è lo zampino dei Wizardtime…- esclamò Francesca.

Intanto Ramona provava a vedere se Silente era veramente bloccato schioccando più volte le dita ad un pelo dalla sua faccia: era proprio imbambolato.

Anche Sara stava facendo lo stesso con Ryan, solo gli stava girando attorno e gli aveva passato una mano di fronte agli occhi aperti ma privi di espressione. Seguendo il suo sguardo poté notare che si stava fissando le scarpe, le mani in tasca. Probabilmente aveva in bocca una gomma.

Ehi, Fre! Che si fa? Li sblocchiamo?

Proviamo a sbloccare solo Silente…

Il tempo ripartì solo per lui, che si guardò attorno vedendo la scena a cui era rimasto mutata.

Capì quando vide Ryan.

-Che facciamo?- chiesero le sorelle.

-Fate? Voi? Voi due? Che vorreste fare?- chiese perplesso Enrique.

-Noi? Noi niente, perché? Era solo una domanda retorica…- stava cercando di sviare Francesca, quando Silente fece cenno di tacere.

-Ormai credo che siate così intimi da poterglielo dire, sbaglio?-

-Intimi, eh? Sì, effettivamente… Siamo noi, raga!- esclamò Elisabetta.

-Voi… siete cosa?- chiese Emma.

-Le Wizardtime!- dissero loro in coro.

-E non ce lo avete mai detto? Comunque, ehm… che si fa di lui?- chiese Sara guardandole.

-…?- le sorelle rivolsero uno sguardo interrogativo al loro Preside, che fece un cenno affermativo col capo.

Sblocchiamolo!

Il tempo ripartì finalmente anche per Ryan, che si ritrovò a fissare un paio di occhi castani.

Sara era rimasta a fissarlo cercando di capire se si fosse sbloccato o no. Lui, non capendo, avvicinò il viso e corrugò la fronte, cercando di capire chi fosse.

Sara si ritrasse spaventata immediatamente. Era visibilmente imbarazzata.

-Ehm… ciao…come va?- riuscì a dire lei.

-Eh… tutto bene…- rispose altrettanto imbarazzato lui.

-Sì, ehm… Ryan, Ryan: tutto bene? Dovresti dargli una mano, sai?- disse Silente.

-Come? Sì, certo: son qua per questo…-

Mentre ciò accadeva, Kanata letteralmente trafiggeva con lo sguardo Sara, a cui venne un lampo di genio…

-Ryan, eh? Potrebbe essermi utile…- bisbigliò tra sé…

*

Il gruppo si avviò verso la Sala Grande, il loro quartier generale. Ryan iniziò a fare un elenco di ciò che ancora mancava solo dopo che ebbe immobilizzato Ciro e Fuliggine con un incantesimo…

-… dobbiamo ancora decidere il menù, poi mancano le candele, le poltrone…-

-Poltrone?- chiese stupita Emma.

-Sì, poltrone! Se deve uscire una cosa romantica, delle panche certo non sono adatte, ti pare?-

Emma pensò un po’, poi annuì convinta.

-… ovviamente apparecchiare il tavolo, dare ordine agli elfi domestici…-

-Elfi? Elfi tipo Legolas?- chiese stupita e sognante Elisabetta.

-No, non quelli cretina! Gli elfi domestici sono esattamente l’opposto, ovvero piccoli e brutti! Tu guardi troppi film e studi poco!-

-Chi? Io? Guarda che… va beh, dai, te lo concedo…-

-Okay. Ai posti di combattimento! Pronti: via!-

Francesca già era partita quando Ryan la trattenne per la maglietta.

-Beh? Che c’è?- chiese lei.

-Dove stai andando?-

-A prendere la tovaglia… quella…-

-Pessimo metodo! Accio tovaglia romantica!-

In breve la tovaglia, con al seguito i suoi tovaglioli, fece il suo trionfale ingresso.

-Proprio quello che volevo fare io…- commentò Francesca poco convinta.

Ramona la afferrò e la spiegò un poco: era bianca col margine contornato da una decorazione di cuori e rose rosse di diversa tonalità. I tovaglioli erano bianchi con una rosa rossa al centro.

-Wow! Hanno di ‘sta roba qui dentro?- si chiese Enrique.

-Non, loro no, ma io sì!- rispose Ryan, che aveva fatto comparire una ventiquattr’ore nera con la scritta “Kit per l’appuntamento romantico n. 1”. La aprì e ne estrasse due involucri di plastica rossa; uno lo buttò a Manuel, l’altro a Enrique.

-Che roba è?- chiese quest’ultimo.

-Poltrone gonfiabili babbane. Rigorosamente rosse. –

I due ragazzi si guardarono disgustati.

-Immagino che noi dovremmo gonfiarle…-

-Giusto. E poi… candele profumate!- disse estraendone otto dalla valigia e mettendole in braccio a Elisabetta.

-Okay capo. Vado e torno! Anche gli altri due se ne sono andati!-

-Non sapevo che fossi così romantico Ryan…- disse maliziosamente Sara.

-Oh, beh… grazie! Voi due, apparecchiate, per favore!- ordinò lui facendo cenno a Emma e Giada.

Intanto Elisabetta era arrivata senza far cadere nemmeno una candela; Manuel ed Enrique stavano litigando pesantemente con la rispettiva poltrona…

-Facci un favore, va’! Vai a chiamare tua sorella e la sua amica, dai!- ringhiò Manuel.

-Vad…-

-Qualcuno ci ha chiamate?- chiesero in coro le due, facendo capolino dalla stanza accanto.

Elisabetta: -No, è solo un’impressione…-

-Ma che bella visione! Una mano tesa! Yuppi! Venite ad aiutarci, o usciremo pazzi!-

E così tutti si misero all’opera; Emma e Giada apparecchiarono alla buona mentre Kanata portava loro bicchieri e posate, Elisabetta dispose le otto candele in giro per la stanza (due all’ingresso principale della stanza, due sulla finestra, una sulla parete adiacente l’uscita secondaria e tre in un candelabro a bracci portatole da Kanata al centro del tavolo), Manuel, Enrique, Francesca e Ramona si spolmonarono per gonfiare le maledette poltrone.

Intanto Sara era rimasta con Ryan e stavano discutendo riguardo al menù.

-Come antipasto direi un’insalata di mare, poi per primo… pasta al salmone e panna, ti va? Come secondo suggerirei del roastbeef con patate al forno e per finire un bel dolce di frutta, una torta, o un gelato. Sei d’accordo?- Ryan era visibilmente eccitato dal ruolo di preminenza che aveva.

-Sì, sì. Perfetto. - concordò Sara. Alzarono la testa per guardarsi quasi all’unisono; Sara gli sorrise radiosamente.

-Bene, allora io… vado a convincere gli elfi. Torno subito!-

-Sì, sì, vai. Ti aspetto!- gli urlò dietro lei, in quanto si era già avviato; ignorava, o meglio, faceva finta di ignorare che Kanata avesse seguito tutta la scena e fosse verde di gelosia.

Decise di concedersi un giretto nella stanza accanto, per vedere a che punto fossero i suoi amici. Quando entrò rimase davvero incantata.

L’atmosfera creata dal gioco di luci e ombre delle candele era veramente stupenda, inoltre esse diffondevano nella stanza un delicato odore di cioccolata.

La cioccolata è una sostanza ritenuta inebriante… si trovò a pensare.

Il tavolino era tondo ed ampio; era vestito di bianco, salvo le decorazioni rosse; sosteneva due piatti piccoli e tondi color crema,  sopra ai quali stavano fresche e cariche di passione due rose rosse ancora in boccio. Nascoste dai piatti c’erano due forchette grandi, due coltelli, un cucchiaino e una forchettina da dolce per parte; al centro troneggiava il candelabro dorato a tre bracci che ospitava le candele e c’era anche un vaso di vetro lungo e stretto pieno a metà d’acqua. Infine le poltrone davano un’aria giocosa e sbarazzina al tutto.

Vorrei che fosse così il mio primo appuntamento ufficiale…

-Fatto! Abbiamo finito!- annunciò gioiosamente Elisabetta.

-Certo che abbiamo fatto veramente un bel lavoro, eh?! Dai raga datemi un cinque. –

-Psss… quando mi inviterai a cena voglio un’atmosfera e una tavola del genere…- bisbigliò Francesca a Manuel.

-Per te questo ed altro.- gli rispose lui. I due si sorrisero maliziosamente.

-Bene. Ryan è andato dagli elfi; tornerà fra poco. Intanto potremmo andare ad appostarci con Ciro…- propose la ragazza. La sua idea parve andare a genio a tutti, perciò Elisabetta e Francesca sbloccarono i loro rispettivi animali annullando l’incantesimo Petrificus Totalus con un semplice ma efficace Finite Incantatem.

Ciro iniziò a scodinzolare allegramente e a cercare di raggiungere Fuliggine, protetto dalle braccia della sua padroncina. Proprio mentre stavano per uscire rientrò Ryan.

-Tutto a posto giù in cucina. Li avete sbloccati? Bene, possiamo procedere col piano! Voi andate e colpite, io aspetto qui nel caso arrivassero le pietanze!-

Grandioso! Così non si accorgerà che abbiamo bloccato il tempo nel resto del castello! pensò Francesca.

Uscirono (procedettero a tentoni incespicando più volte) e si appostarono dove stavano prima dell’arrivo di Ryan; le sorelle sbloccarono il tempo.

Si sentì un ben definito rumore di tacchi.

-Chi c’è?- chiese Corni.

-Leonardo?! Sei tu?- chiese la Parmigiani.

-Ah… Roberta…- sbuffò lui riconoscendone la voce.

-Ora?- chiese Elisabetta.

-Ora!- assentirono gli amici.

La ragazza spinse il suo gatto nella direzione da cui proveniva la voce dei prof.; dopo non molto sua sorella lasciò anche Ciro.

-Bau! Wof!-

-Miao!-

Come previsto, Ciro si era messo ad inseguire Fuliggine, che si dirigeva verso la Parmigiani (ovvero verso la sua borsa!).

-Ma questo è un cane!- strillò la Parmigiani.

-Presto, muoviti! Vieni qui, potrebbe essere pericoloso!-

La prof. si diresse dove presumeva venisse la voce del collega. Quando le sue mani, protese in avanti, vennero in contatto con le spalle del collega, si fermò. Fu allora che Ciro fece il suo dovere.

Fuliggine aveva raggiunto la donna, che aveva avvertito un contatto alla gamba con qualcosa, ma non riusciva a capire cosa; arrivò anche Ciro e il gatto, spaventato, iniziò a correre come una trottola attorno ai due, a volte anche in mezzo, inseguito.

I ragazzi non capirono cosa successe dopo, avvertirono solo un tonfo e dei lievi passi in direzione opposta alla loro, che dovevano appartenere al gatto e al cane; ne approfittarono per tornare nella stanza da cui erano usciti e aprire la porta di quella “tutte rose e fiori”.

-Tutto bene?- chiese Corni, rialzandosi.

-Sì, credo di sì. – rispose la collega. Lui le porse una mano per aiutarla a rialzarsi in quanto, nonostante avesse litigato con lei, era pur sempre una brava persona disposta ad aiutare gli altri.

-Guarda!- esclamò la Parmigiani, indirizzando Corni verso la luce soffusa proveniente da un’aula alla loro destra.

Logicamente, i due si diressero verso la luce; a pochi passi dalla porta li investì un dolce profumo.

-Cioccolato…- mormorò la Parmigiani.

Incuriositi, entrarono nella stanza. Quando furono dentro di almeno mezzo metro Ryan, ovviamente nascosto, fece chiudere la porta con un incantesimo; a nulla valsero i tentativi di Corni di aprirla.

-Siamo prigionieri. – concluse.

Intanto la Parmigiani aveva esaminato da vicino il tavolino e si era infine seduta, imitata poco dopo da Corni.

-Com’è strano questo posto… sembra quasi che fosse preparato per noi…- fece notare lei.

-Ma che idee ti vengono in mente? È stato solo un caso che ci siamo incontrati!- rispose lui.

-Se solo avessi la bacchetta… purtroppo l’ ho lasciata in camera!-

-Anch’io. –

Nella stanza affianco, i ragazzi si stavano sbizzarrendo con acconciature assurde e colori ancora più originali: Sara si era (anzi: era stata fatta) rossa, ad Emma erano stati tagliati i capelli molto corti, Enrique si era trovato un cespuglio di ricci castani in testa, Francesca si era tirata su i capelli con mollettine e spillette, Giada aveva i capelli lisci e lunghi, Manuel non si era voluto cambiare acconciatura (diceva che era bello così), Elisabetta sfoggiava una strana colorazione interista (nonostante quella non fosse la sua squadra del cuore), Ramona era mora.

-Solo per questa sera!- si giurarono i ragazzi.

Dopo non molto arrivò come per magia un carrello con sopra due bottiglie d’acqua e una di spumante e un cestino di pane.

Si decise che Manuel avrebbe aperto le danze, siccome in fondo quella era stata una sua idea.

Si avviò con in mano le due bottiglie di acqua.

-Oh! Meno male, c’è qualcuno! Scusi, ci potrebbe fare uscire di qui? Scusi….scusi… Ehi, ma è sordo?!- chiese concitatamente la Parmigiani.

Manuel fece finta di non sentire e appoggiò le due bottiglie, trattenendosi dal ridere. Fece dietrofront e rapidamente sparì.

-Ma hai visto quello? Non mi ha nemmeno risposto! Era come se io non ci fossi!- protestò la donna.

-E non penso nemmeno fosse di questa scuola! Beh senti io ho fame, non ho neanche cenato perché Harry mi ha trattenuto perché mi voleva parlare di non so cosa…- aggiunse Corni mangiucchiando un pezzo di pane.

-Ora che ci penso anche io non ho mangiato perché Silente mi ha trattenuta…-

Dopo non molto scese in campo anche Ramona, e la scena si ripropose uguale a quella di prima.

-Niente, non mi sentono!- disse indignata la donna, spizzicando un pezzetto di pane.

-Ti prego, vuoi stare calma? Mi fai innervosire già abbastanza quando sei calma…-

-Ancora con quella storia? Ti ho già detto che mi dispiace! È Severus, deve aver capito male quello che volevo…-

-Per favore, non scaricare sempre la colpa sugli altri! Per una volta ammettilo di aver fatto una sciocchezza!-

-Sì, scusa, hai ragione: ho fatto una sciocchezza. –

-Ma poi mi spieghi che cosa intendevi fare?-

-Eh?-

-Sì, cos’è che volevi esattamente che Severus preparasse per te, anzi: per me?-

-Come? Severus non te l’ ha detto?-

-No… Dai, sono curioso!-

-Oh, beh, niente di speciale… era un filtro antistress!-

Proprio in quel momento fece il suo ingresso Emma con gli antipasti; spostò le rose e prese i piatti vuoti in cambio di quelli pieni, poi tornò indietro.

-Che meraviglia!- squittì la Parmigiani osservando il suo piccolo piatto a forma di conchiglia foderato di insalata e colmo di prelibatezze di mare.  

Si misero silenziosamente a mangiare. Poi, quando ebbero finito, Corni esordì: -Non ti credo. –

-Come?- chiese fintamente stupita lei.

-Non ci credo che era un antistress, puoi inventarti una scusa migliore. –

La donna si morse il labbro inferiore, nervosa.

-Oh Leonardo, è… è una cosa difficile da dire… insomma: volevo un filtro d’amore, per me e per te. –

Corni strabuzzò gli occhi, incredulo.

-Cosa? Per me… e per te?-

-Possibile che non te ne sia mai accorto prima che io facevo sul serio? Io ci stavo male quando mi consideravi solo un’amica. –

-… e io che credevo che un tipo come me non ti interessasse! Che stupido che sono stato!-

L’idillio fu interrotto da Elisabetta, che veniva a ritirare i piatti vuoti e a portare i primi: garganelli con panna e salmone. Fece davvero una gran fatica per non ridere, siccome i suoi due professori avevano delle facce davvero singolari, che lei non seppe interpretare.

Anche i primi scivolarono negli stomaci senza che una parola fosse detta; ciò accadde quando i piatti furono nuovamente vuoti.

-Allora?- chiese timorosa la Parmigiani.

-Allora cosa?-

-Beh, non so… -

-Senti…- disse infine Corni, prendendo la piccola mano della collega -… so che esperienze difficili hai vissuto, il divorzio eccetera; se ti va di riprovare con me, per me va bene. –

Gli occhi della Parmigiani si illuminarono.

-Grazie…- mormorò.

Il resto della cena la trascorsero guardandosi di sottecchi, sorridendosi e tenendosi per mano; ogni volta che un ragazzo del C.A.P.R.I. faceva un giro in quella stanza, rischiava di vomitare per l’atmosfera eccessivamente romantica.

 

 

 

Anche se non avevano seguito bene tutto il discorso, alla fine capirono che l’obiettivo era stato raggiunto e si congratularono a vicenda.

Quando ebbero portato via anche la coppette del gelato alla frutta, decisero che era tempo di rilasciare gli ostaggi, perciò Ryan fece un incantesimo alla porta che da sola si spalancò; quando i due professori se ne accorsero, si accertarono che la luce fosse tornata (Pasquale aveva rimesso tutto a posto) e uscirono mano nella mano.

-Che carucci! Tutti pucci pucci!- li imitò Elisabetta.

-Blea! Ancora un po’ e avrei vomitato lì!-  

 

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