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Autore: Kia85    30/11/2011    4 recensioni
E' possibile amare e farsi amare da una donna perduta?
Storia partecipante all'iniziativa “A caccia di spaccio” del gruppo Cercando chi da la roba alla Rowling (Team Harry/Hermione)
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fallen & Risen'
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Titolo: Fallen

Team: Dobby

Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger

Rating: Arancione

Prompts: Amore, silenzio, bacio (solo per questo capitolo)

Fallen

Capitolo 6: “Violet”

 

Null'uomo ancora t'accendeva, o gioia
Ch'io non conobbi, essere amata amando!”

 

 

Mio carissimo Harry,

spero che la vita a Londra sia di tuo gradimento. Dalla tua ultima lettera non siamo riusciti a capire esattamente che tipo di posto sia quello in cui lavori. Anche se, per la verità, tuo padre lo conosce, ma non me lo vuole spiegare. Ti pregherei perciò di essere più chiaro con la tua povera madre nella prossima lettera.

La nostra nuova cuoca, la signora Smith, è davvero una donna deliziosa. Inoltre prepara sempre manicaretti squisiti, sono davvero soddisfatta di averla assunta. Spero tanto di fartela conoscere, perciò torna presto nell'Hertfordshire, anche solo per una visita. Sentiamo tutti la tua mancanza e da quando sei andato via, la casa è talmente silenziosa che non mi sembra più la stessa. Qualche volta capita che mi sieda al pianoforte a suonare, ma senza di te, tesoro, è molto difficile. Tuo padre sa perfettamente quanto io senta la tua mancanza sia come figlio, sia come compagno di pianoforte e capita che, per risollevarmi il morale, decida ogni tanto di accompagnarmi in qualche duetto. Tuttavia sai bene quanto me che, poveretto, è davvero poco portato per la musica.

Settimana scorsa i Wilkinson hanno tenuto una festa. Abbiamo appreso con immenso dispiacere che l'anziana signorina Middleton non sta bene, la sua salute peggiora di giorno in giorno e il dottore non è per nulla ottimista. Non ci resta che sperare in un miracolo. Quella sera abbiamo anche incontrato la signorina Ginevra Weasley, che ci ha chiesto notizie su di te. Credo senta anche lei la tua mancanza, ma so già come la pensi a riguardo, perciò non indugerò ulteriormente sull'argomento se non per riportarti la risposta alla domanda che mi avevi chiesto di porgerle. Lei sostiene di non avere parenti a Londra, dopotutto, Weasley è un cognome molto diffuso. Perciò non credo proprio che il tuo amico Ronald sia imparentato con lei.

Aspetto la tua prossima lettera e non tardare a scriverla.

Con affetto

                                                  Lily Potter

ps: ti mando una piccola viola come omaggio. L'ho trovata due giorni fa, passeggiando con la signorina Weasley. Cresceva bassa fra l'erba, era veramente difficile da notare, ma sarà probabilmente una delle ultime per questa stagione, perciò ho pensato di mostrartela. Spero che ti sia gradita.”

La lettera di sua madre Lily giunse mentre Harry era a teatro: il giovane la trovò sul pavimento, vicino alla porta. Nonostante Harry non fosse per nulla dell'umore adatto, la lesse subito. La piccola violetta, pur essendo appassita, manteneva una certa bellezza.

Harry si stese sul suo letto, la lettera in una mano, il fiore nell'altra e la mente rivolta al di fuori del suo piccolo appartamento di Chelsea, appena fuori al Red Heaven. Lì si era dichiarato a Hermione, lì era stato rifiutato e lì l'aveva lasciata sola. Forse poco cortesemente, ma non si poteva certo biasimarlo: Harry era fin troppo turbato. In determinate condizioni si potevano anche perdonare queste piccole scortesie.

Tuttavia non era il tipo di uomo che si lasciava abbattere da un semplice rifiuto perchè l'impresa era ardua e la giovane donna di cui si era innamorato era probabilmente una delle personalità più complicate e nello stesso tempo interessanti che avesse mai incontrato nella sua vita. In lui avrebbe trovato pane per i suoi denti. Hermione non si sarebbe liberata tanto facilmente di lui ed Harry doveva assolutamente trovare un modo per farla cedere, un modo sicuro, infallibile, ma anche cortese e galante.

Harry lesse la lettera una seconda volta perchè, agitato com'era, non aveva prestato molta attenzione la prima volta.

La signorina Weasley...

Oh, erano anni che sua madre sperava in un loro matrimonio. Le due famiglie si conoscevano da parecchio tempo e un matrimonio le avrebbe unite definitivamente, ma Harry era sempre stato contrario un po' perchè non sopportava l'idea di sposarsi solo per compiacere altre persone, un po' perchè la signorina Weasley, per quanto carina e intelligente, aveva dei modi che per lui erano fin troppo affettati. Tutti quesi sorrisi svenevoli, quel continuo ricercare il suo sguardo, le risatine di circostanza...erano solo meri artefatti, non c'era niente di vero in tutto ciò.

Hermione, invece...lei era decisamente l'opposto, perciò era vera. Non cercava ostinatamente il suo sguardo, anzi lo sfuggiva. E gli sorrideva composta, solo se necessario e senza alcun eccesso. Nonostante il suo lavoro, lei era modesta e umile...umile come una viola che cresceva bassa nell'erba, umile come l'animo di Violetta Valery.

All'improvviso Harry ebbe un'idea. Guardò meglio il fiore che gli aveva inviato sua madre. Lei e la sua passione per i fiori...Harry non avrebbe mai pensato che un giorno gli sarebbe potuta tornare utile. Nella prossima lettera avrebbe dovuto ringraziarla e magari le avrebbe spedito anche un regalo da Londra.

 

                                                                                                               *****

 

La mattina seguente Hermione si svegliò molto presto. Non aveva dormito bene, anzi si poteva dire che non aveva dormito per niente. Le parole di Harry avevano aleggiato nella sua mente per tutta la notte, impendendole di trovare la calma necessaria per addormentarsi. Era abbastanza strano, pensava che sarebbe stato molto semplice mettere da parte quel suo discorso e ignorare il sentimento d'amore che lui aveva caldamente espresso. Ma non era così. Ripensò al tono sincero delle sue parole, allo sguardo ardente che le aveva rivolto, al tocco gentile della sua mano. Non le era mai stato rivolto niente di tutto ciò da alcun uomo. E ora era giunto quel giovane, con quel qualcosa di candido che si ritrovava solo nei bambini, e in poco tempo le aveva sconvolto la vita.

Il ripensare a quella dichiarazione comportò molte altre riflessioni. Come se lei fosse veramente in grado di essere amata e amare a sua volta. Avrebbe mai potuto donare il proprio cuore a un uomo senza alcun tornaconto materiale?

Hermione si costrinse ad alzarsi in piedi. Restare a letto e pensare a certe questioni non del tutto appropriate non poteva che portarle guai. Meglio camminare e svagarsi la mente. Così si vestì e aprì la porta per uscire, ma qualcosa attirò la sua attenzione. Sul pavimento, proprio davanti alla porta della sua camera, c'era una busta da lettere. Incuriosita, si chinò a prenderla. Non c'era scritto assolutamente nulla, né davanti né dietro. La soppesò con una mano, constatando quanto fosse leggera, e infine si decise ad aprirla. Anche dentro non c'era nulla. Poi, guardò meglio all'interno e vide qualcosa di colorato: era un fiore. Hermione lo estrasse dalla busta e lo riconobbe come una piccola viola. Aveva due petali nella parte superiore e tre nella parte inferiore, con un bellissimo colore viola intenso.

Hermione rigirò il gambo del fiore fra le mani. Aveva un profumo molto dolce e delicato quella viola...no, quella violetta.

Sapeva perfettamente che l'unico che avrebbe potuto inviarle un fiore come quello era il signor Potter: quel gesto significava semplicemente che lui non aveva alcuna intenzione di arrendersi. La determinazione era certamente una gran virtù, ma quando sfociava nell'ostinazione poteva diventare difetto.

E, come volevasi dimostrare, il signor Potter stava diventando estremamente ostinato. Non le parlava più, almeno non con le parole, ma ogni volta che ne aveva l'occasione le inviava una violetta. Hermione, ormai, le trovava dappertutto: sul vassoio del suo pranzo, sul suo letto, nella tasca del suo cappotto...... Ne aveva trovata una persino sulla toletta ad adornarne lo specchio. Sicuramente il signor Potter aveva un complice, perchè non poteva entrare liberamente in camera sua ed Hermione sapeva anche chi potesse essere questo complice.

Ronald Weasley!” lo chiamò Hermione un giorno, intravedendolo nella veranda.

Ron si accorse di lei e cercò di fuggire, ma Hermione fu più veloce e lo raggiunse bloccandolo per un braccio.

Ah, Hermione! - esclamò Ron, rimproverandola- Non sta bene che una rispettabile signorina come te corra dietro ad un uomo. È del tutto inopportuno!”

Oh, non ti preoccupare per me, carissimo Ron. Non sono una signorina rispettabile. Non lo sono affatto. Perciò posso correrti dietro quando e quanto voglio per chiederti perchè stai aiutando quel folle del signor Potter.”

Io? Aiutare Harry?”

Non offendere la mia intelligenza. Lo so che state diventando amici. E so che sei l'unico a cui lui chiederebbe aiuto per attuare il suo folle piano.”

Ron rise, divertito: “E anche se fosse? Harry è un bravo ragazzo ed è sincero nel suo affetto. Io gli ho consigliato di non innamorarsi di te, ma era troppo tardi e non credo comunque che lui avrebbe seguito il mio consiglio se fosse stato avvisato per tempo. Così ora mi ritrovo questo ragazzo che è follemente innamorato e che farebbe di tutto per te.”

Appunto. Non capisci? Non merito uno come lui. È così diverso da tutti gli altri uomini che ho conosciuto. Harry non vuole qualcosa che lo soddisfi subito e fisicamente, vuole qualcosa che io non posso offrirgli e che so di non avere.”

Si chiama amore, Hermione, e lo abbiamo tutti dentro noi stessi, chi più chi meno. Harry ha visto quanto amore è celato dentro di te e ne è semplicemente rimasto affascinato.”

Oh, Ron!- sbottò Hermione, infastidita- Perchè devi complicare tutto? Non ti sopporto quando fai così!”

Perchè nessuno riusciva a capire quello che provava? Hermione cominciò a desiderare fortemente che il conte tornasse al più presto. Se non altro con lui si distraeva da certi assurdi pensieri. Ormai sarebbe già dovuto tornare da un paio di giorni.

E proprio quando meno se lo aspettava, il conte tornò. La signora Parker salì fino in camera sua per chiamarla e avvisarla che il conte si era fermato in sala teatro per ascoltare un po' di musica. Così Hermione si tolse la vestaglia, si ravvivò i capelli, pizzicò lievemente le guance e scese al piano inferiore. Il suo sguardo venne subito catturato dal signor Potter che stava suonando un brano vivace ed era così preso dalla musica che, grazie al cielo, non si accorse di lei. Il conte invece la vide e le sorrise, invitandola a raggiungerlo. Hermione obbedì.

Buonasera, conte!”

Buonasera, carissima Ariel!”

Avete fatto un buon viaggio di ritorno?”

Oh sì, perfetto.”

Siete rientrato in ritardo...”

Hai ragione. Ci siamo intrattenuti un po' di più considerato che il tempo era bello e ne abbiamo approfittato per fare un'altra battuta di caccia.”

Hermione corrugò la fronte, decisamente disgustata: “Ed è andata bene?”

Certamente. Durante l'ultima battuta i cani hanno ucciso la volpe e Sir Barrett l'ha presa per imbalsamarla.”

Ma...credevo che certe usanze fossero state abbandonate ormai.”

Mia cara, le tradizioni sono dure a morire, non lo sai?”

Perdonatemi, ma la trovo comunque una tradizione barbarica.”

E' giusto che ognuno abbia le sue idee. - ammise il conte, con un sorriso- Ma la caccia alla volpe è un'usanza che difficilmente sarà abbandonata.”

Un giorno accadrà...” affermò Hermione convinta.

Staremo a vedere. Tuttavia, Ariel, non sono venuto qui per parlare con te.” le fece notare il conte.

Hermione divenne improvvisamente desolata e annuì mestamente. Per un breve istante si era dimenticata che per il conte Spencer lei non era altro che Ariel, la sua concubina.

No, certo che no. Perdonatemi, signore.”

Rilassati, Ariel. Ma ti ringrazio, perchè ti sei preoccupata del ritardo del mio ritorno.”

Vedete, signore, io sono riconoscente per quello che avete fatto per me, salvandomi da quel...posto. Dire che vi sono indifferente sarebbe sbagliato, perciò non posso negare che mi viene quasi naturale preoccuparmi. Siete d'accordo?”

Hai perfettamente ragione, mia cara. Dopotutto...- esclamò il conte, afferrandola per le gambe e avvicinandola a sè-...tu saresti perduta senza di me.”

Ma lei era già perduta. Con o senza di lui, lei era una donna perduta. E per sempre lo sarebbe stata.

Il conte sembrava quasi affamato di lei e la fece sistemare su di lui, mentre con le mani le accarezzava il fondoschiena con poca delicatezza.

Nello stesso momento, la musica allegra e vivace cessò con un improvviso e disarmonico accordo. Quel suono dissonante e quasi spietato richiamò l'attenzione di Hermione e lei, preoccupata, rivolse lo sguardo in direzione del pianista. Anche Harry la stava guardando. Hermione era sicura che avrebbe visto della gelosia nei suoi occhi verdi, ma non vi era nulla di tutto ciò. Solo un'ombra di irritazione. Sostenne il suo sguardo, quasi a volergli dire che era proprio per quel motivo che avrebbe dovuto lasciarla perdere e non doveva essere biasimarla perchè era la sua vita e nessuno, neanche lui, avrebbe potuto portarla via da quel posto. Tuttavia l'irritazione svanì, lasciando il posto ad un'infinita tenerezza, la stessa di sempre e subito dopo Harry tornò a guardare il piano, cominciando a suonare un brano strano. Non sembrava avesse una tema principale, sembrava più un accompagnamento. Ma il tema arrivò ed Hermione lo riconobbe subito, perchè era il duetto dell'opera che avevano visto qualche sera prima. Il primo duetto di Violetta e Alfredo, il duetto in cui lui si dichiarava a lei appassionato e con tenerezza.

Tutto svanì, il Red Heaven, le donne e gli uomini, il conte e il suo tocco rozzo. C'erano solo silenzio e amore. E questa volta lei era il silenzio che stava ad ascoltare lui con il suo canto d'amore. Era come se il suo canto potesse riempire quel vuoto che da sempre Hermione si portava dietro. Ed era giunto così all'improvviso che lei era stata colta impreparata. Da allora stupore, rifiuto, tenerezza e indecisione l'avevano scossa.

Hermione sapeva che Harry avrebbe potuto innalzarla e liberarla dal fango che la avvolgeva. Ma era quasi sicura che se si fosse donata anima e corpo a Harry, prima o poi lui avrebbe visto come era veramente nel più profondo del suo essere e l'avrebbe allontanata.

 

                                                                                                             *****

 

Harry ritirò gli spartiti e fissò il pianoforte. Non seppe per quale motivo, qualche ora prima, si era lasciato andare e aveva suonato Un dì felice, eterea. Aveva visto Hermione fra le braccia del conte e il modo volgare con cui lui la toccava. Quelle mani viscide che non avevano il diritto neanche di sfiorarla. E d'istinto aveva desiderato giungere a lei con ciò che sapeva fare meglio, suonare, per farle sapere che dovunque andasse e con chiunque si trovasse avrebbe avuto sempre il suo amore.

Non avreste dovuto farlo!” esclamò una voce alle sue spalle.

Harry, sorpreso, si voltò e si ritrovò di fronte Hermione. Aveva l'espressione irritata, ma lui non ci fece caso e le sorrise.

Cosa?”

Con che coraggio me lo chiedete? Quei fiori, quel brano poco fa...”

Quei fiori non sono semplici fiori, sono violette. Rappresentano l'umiltà e devo proprio dirvelo, ma non conosco nessuno che nasconda dentro di sé un animo umile come il vostro. E quel brano...se l'avete riconosciuto e se vi ha turbata in questo modo, significa che il mio intento sta realizzandosi.”

Vi sbagliate. Voi vi nascondete dietro queste azioni così da sognatore, ma la realtà è che voi mi state tormentando. E non ce la faccio più!”

Harry le prese gentilmente la mano, carezzandole il dorso con il pollice.

Non è mia intenzione tormentarvi. Piuttosto direi semplicemente che vi sto corteggiando, come un perfetto gentiluomo.”

Un gentiluomo avrebbe accettato il mio rifiuto e si sarebbe arreso.”

Harry rise: “Sembra allora che io non sia un gentiluomo qualunque. Sono diverso da tutti gli altri uomini che avete conosciuto!”

Hermione lo fissò con estrema malinconia: “Sì, infatti. Siete diverso dagli altri.”

Con un movimento lento, ma deciso, Hermione si sottrasse alla sua presa e uscì dalla sala. Harry la fissò mentre usciva. Ma quella nostalgia negli occhi di Hermione lo colpì. Sembrava dirgli che lo desiderava, quanto lui desiderava lei, ma c'era qualcosa che la bloccava. Una remora che la allontanava da lui: ogni passo che Harry compiva verso di lei era annullato da quel suo continuo indugiare, ma Harry non aveva più alcuna intenzione di sprecare un'altra occasione.

Così lasciò gli spartiti sul pianoforte e uscì dalla sala con passo affrettato. Salì le scale e giunse al piano superiore appena in tempo per vedere Hermione aprire la porta della sua camera. La seguì e bloccò la porta con una mano prima che lei la richiudesse.

Hermione, non appena si accorse di lui, sospirò quasi esausta.

Oh per l'amor del cielo, signor Potter, cos'altro volete da me?”

Devo dirvi un'ultima cosa.”

Hermione si guardò intorno preoccupata.

Non potete stare qui! Se qualcuno vi vedesse...”

Allora fatemi entrare!”

Hermione gli rivolse uno sguardo rassegnato e poi gli permise di passare.

Parlate pure, adesso.”

Vi chiedo perdono in anticipo se dovessi sembrare sfrontato, ma abbiate pazienza. Per quale motivo, concedete il vostro corpo a uomini a cui non importa nulla di voi, mentre indugiate nel donare il vostro cuore a me che vi amo appassionatamente?”

Hermione lo guardò allibita.

Come osate giudicarmi? Sarò anche la peggiore fra le peccatrici, ma nessuno ha il diritto di giudicare come vivo.”

No, perdonatemi, non voglio giudicarvi.- si affrettò a rispondere Harry - Almeno non in senso negativo. Io anzi vi ammiro e so che dentro di voi si nasconde una grande forza, una forza che nessun uomo può comprendere. Ma poco fa, prima di lasciarmi da solo, lo sguardo che mi avete rivolto mi ha fatto capire che voi tenete a me. In qualche modo sono riuscito a toccare il vostro cuore. E vorrei sapere quale sia l'ultimo impedimento che vi allontana da me.”

Hermione sospirò e appoggiò la schiena alla porta, mentre Harry si avvicinò a lei.

Il corpo guarisce in fretta dalle ferite, il cuore impiega più tempo. Non posso permettermi di soffrire.”

Ma così vi precludete qualsiasi occasione di essere felice. - ribattè Harry- Bisogna saper rischiare per essere felici e compiere alcuni sacrifici per amare e lasciarsi amare. E io vi prometto che non vi farò soffrire, non lo permetterò mai.”

Non bisogna mai fidarsi delle promesse degli innamorati.”

Fidatevi di me.”

Come posso fidarvi di voi? Ci conosciamo a malapena.”

Non è vero! Io, per esempio, so bene che in questo momento avete solo bisogno di amore e questo amore posso donarvelo solo io!”

Harry le accarezzò la guancia, in un gesto delicato che le fece trattenere il respiro. Ma, cosa assai più importante per Harry, fu che Hermione non si sottrasse.

Voi sarete la mia rovina. Siamo troppo incompatibili, siamo opposti, io sono rumore e voi melodia.”

No, voi siete amore e io silenzio. E quando amore e silenzio si uniscono, può accadere solo una cosa.”

Cosa?”

Harry le sorrise un'ultima volta prima di chinarsi su di lei e baciarla.

 

 

Perdonate la fine brutale!! ^^ Il prossimo capitolo si intitola “Rebirth”.

Ringrazio tanto tanto mamogirl, Origin, cleomery, roxy, jaybree, I Love Malfoy, kla87.

 

Alla prossima.

kia85

 

   
 
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