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Autore: Dobhran    30/11/2011    2 recensioni
Sfregai il naso contro la pelle delicata. Poi leccai la gola laddove sentivo il pulsare del sangue.
Sentii la ragazza dibattersi, ma non poteva assolutamente niente contro di me. Niente.
Si lamentò, ma la sua agitazione, la sua paura non placarono la mia sete. Semmai la aumentarono perché contro la lingua sentivo le sue pulsazioni farsi sempre più frenetiche.
Raschiai con i denti la sua pelle, ma ancora non morsi. Volevo farlo, ma allo stesso tempo sapevo che l’attesa sarebbe stata eccitante. Sarebbe stata quasi un’estasi.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie infinite a Edward96 e VeryGood che mi allietano con i loro commenti :D



32.





Forse ero stata un’illusa a pensare che davvero tutto sarebbe andato bene. Dopo che Eireen si era di nuovo trasferita nella sua stanza e Faith era tornata nella mia, e dopo la cena delle cinque, la camera era illuminata da una soffusa luce gialla, proveniente dalla lampada della scrivania.
Sentivo l’acqua della doccia scrosciare, mentre Faith si lavava via il sudore della giornata. L’ultima grande sudata prima del ritorno a casa.
Il crepuscolo torreggiava sulla città oscuro e inquietante. La sua presenza, seppur innocua era per me fonte di angoscia.
Non avevo fame, visto il pasto della notte precedente, ma dopo essere riuscita a convincere e consolare Robert, non riuscivo a calmare me stessa.
Forse quello non sarebbe stato il momento ideale della giornata per mostrare a Faith la parte meno umana di me.
Eppure lo dovevo fare, per convincerla che non mentivo e non la prendevo in giro.
Quando la porta del bagno si aprii percepii il calore del vapore sulla mia pelle, anche da quella distanza. I miei sensi erano all’erta e amplificati.
-Jackie, tutto bene?-
Mi voltai verso Faith. Indossava il suo accappatoio e aveva i capelli bagnati. Il profumo del suo bagnoschiuma e del suo shampoo mi solleticò le narici.
Feci un sorriso abbastanza convincente.
-Sì. Tu hai finito?-
-Certo…-
Si schiarii la voce.
-Beh, sono pronta…intendo, per le spiegazioni e per la dimostrazione pratica, capisci? Mi vesto e arrivo.-
Annuii, attendendo che si preparasse per la notte. Si infilò il suo pigiama, poi abbassò la luce e si sedette a terra, con le gambe incrociate.
-Ho creato l’atmosfera.-
Spiegò, rispondendo al mio sguardo interrogativo. Avrei voluto ribadire che non era affatto uno scherzo, ma non volevo discussioni in quel momento.
Quell’ora del giorno mi fiaccava e mi rendeva nervosa, non vedevo l’ora di mettermi a letto e di stare per conto mio, con i miei pensieri che però mi facevano anche paura.
Imitai la ragazza e mi sedetti allo stesso modo di fronte a lei.
-Da dove devo cominciare?-
Chiesi con un sospiro. Lei si strinse nelle spalle, indifferente.
-Da dove vuoi, l’importante è che le tue spiegazioni siano convincenti e provate, capisci?-
-D’accordo, allora facciamo così: tu parti dicendomi che cosa sai dei vampiri grazie a leggende, film e libri e io ti dico quali cose sono vere e quali sono false, così ci chiariamo.-
-Muoiono se esposti alla luce del sole, dormono di giorno e vivono di notte, bevono sangue, si uccidono con dei paletti piantati nel cuore o con l’argento e…-
-D’accordo, basta così. Sono tutte invenzioni, tutte leggende. I veri vampiri non fanno nemmeno la metà di queste cose.-
La ragazza scosse la testa, cocciuta.
-I veri vampiri non esistono, Jackie. Qualcuno ti ha messo in testa queste stronzate, ma è fantasia!-
Alzai le mani in segno di resa.
-Prima ascoltami. Il vampirismo è reale, come probabilmente sono reali un sacco di fatti dai quali sono nate tutte le leggende. In pratica però i vampiri non dormono di giorno nelle bare e nelle cripte e sono invulnerabili, a meno che non li si ferisca con l’argento. Il contagio trasforma il Dna umano un qualcosa di molto diverso. Quasi un ibrido. Te lo giuro sulla mia stessa vita, Faith. È vero.-
Faith mi guardò con una strana espressione, come se volesse scrutarmi nell’anima per constatare che non mentivo. Era difficile fidarsi ciecamente di una persona.
-D’accordo.-
Dissi, innervosita, alzandomi in piedi e guardandomi intorno nella stanza.
-Dove credi posso trovare un coltello o qualcosa di appuntito?-
-Non lo so…che vuoi fare?-
-Provarti che non mento. Allora?-
Indicò il beauty case, posato sul suo letto. Mi avvicinai e frugai fino a trovare delle forbicine per le unghie, poi tornai al mio posto, di fronte a lei.
Le porsi l’oggetto.
-Colpiscimi. Fammi del male.-
Le ordinai.
-Cosa?-
-Hai capito bene. Feriscimi. Possibilmente evita di bucarmi il pigiama.-
-Ma…-
Sbuffai spazientita e alzai la manica della maglia, fino a scoprirmi il braccio. La guardai e sporsi l’arto, quasi con un’aria di sfida. La sua espressione indicava incertezza e paura, ma in fondo era lei che voleva le prove no?
Le afferrai la mano chiusa a pugno attorno alle forbicine, impedendole di esitare oltre, poi affondai la punta a fondo, nel mio avambraccio.
Sentii un solo secondo di intenso dolore che mi fece sussultare, mentre il metallo entrava per metà della sua lunghezza nella carne. Non mi ero aspettata che facesse male, ma il dolore svanì all'istante. Non lo ammisi, fingendomi preparata e abituata, ma quella cosa stupiva anche me.
Una goccia di sangue mi percorse la pelle, ma la ferita non sanguinò più di così. Sentendo il respiro di Faith e il battito veloce del suo cuore, temetti di averla sconvolta troppo, perciò le lasciai andare la mano, che allontanò in fretta.
-Oh, mio Dio…-
Mormorò.
-Oddio.-
-Che ne dici, Faith? Mi credi ora?-
-Come hai…come diavolo…-
Estrassi le forbici dal braccio con una facilità incredibile, poi rimasi a guardare ciò che stava per succedere. Lentamente, ma decisamente più in fretta del normale, la pelle ferita e un po’ sanguinante si mosse e cominciò a chiudersi, finché sulla pelle non rimase che un segno roseo e poi nemmeno quello. Strofinai un po’ la zona ferita, per pulire il sangue rimasto.
-Non l’avevo mai provato.-
Ammisi, quasi divertita dallo sconcerto sul volto di Faith. I suoi occhi verdi erano sbarrati e spaventati.
-è una forza, non trovi?-
Attese un paio di secondi, poi deglutì e annuì.
-Sì…ma…-
-Che cos’altro devo fare per farmi credere? Buttarmi giù dalla finestra per confermare il fatto che non mi farò niente? Vuoi che salti fino all’altro tetto per dimostrarti la mia agilità? O forse vuoi che alzi il letto con una mano sola? Non voglio mettermi in mostra, voglio solo che tu mi creda.-
-Io...-
Mormorò.
Sbuffai di nuovo, poi con una mossa veloce spinsi sulle ginocchia a mi saltai in piedi. In una frazione di secondo un colpo d'aria scosse appena i capelli di Faith e io mi trovai alle sue spalle, come se fossi improvvisamente scomparsa e ricomparsa dietro di lei. Quando se ne accorso lanciò uno strilletto.
-D’accordo! Ti credo!-
Esclamò, alzando le mani in segno di resa. Quando, a velocità normale, tornai di fronte a lei, scosse la testa.
-Ma dove sono i canini? E come puoi vivere alla luce senza morire? Insomma…non può davvero essere così!-
Feci un sorrisino.
-La luce del sole infastidisce tutti i vampiri, ma non li uccide. Mi proteggo con la crema solare e gli occhiali da sole. Per quanto riguarda i canini…sono retrattili. Quando i sensi di un vampiro sono eccitati, gli occhi diventano rossi e quando è pronto a nutrirsi si allungano i canini. Il punto è che poi è difficile fermarsi all’impulso di mordere.-
Annuì, come per rispondere ad una domanda inesistente.
-Capisco…-
Mormorò.
-E tu bevi sangue umano?-
-Assumo dei farmaci, come Robert ed Eireen. Non sono il massimo, ma non voglio fare del male a nessuno solo per soddisfare la mia fame…o la mia sete. Chiamala come vuoi.-
-E com’è?-
La guardai di sottecchi. Mi fissava come si fissa qualcosa di molto strano, ma allo stesso tempo qualcosa di molto interessante e carico di fascino.
-Com’è cosa?-
-Il sangue…-
Sussurrò, come se si fosse trattato di qualcosa di proibito.
Mi sembrava la classica situazione in cui una ragazza chiede all’amica com’era stato fare sesso per la prima volta.
Ci pensai su un secondo, ma sentendo l’acquolina in bocca solo a ricordarne il sapore, evitai di rievocare troppo.
-Te l'ho detto, non bevo sangue ma anche solo l'odore è...unico. Buonissimo.-
Tentai di spiegare.
-è difficile definirlo a parole. È metallico e muschiato e…-
Chiusi gli occhi e inspirai a fondo per calmarmi. Sentivo gli occhi bruciare di nuovo, ma non volevo che Faith li vedesse. Li tenni chiusi e chinai la testa.
La sentii avvicinarsi lentamente, a gattoni. Mi posò una mano sulla guancia e mi costrinse a rialzare il volto.
-Apri gli occhi.-
Mi ordinò in un tono che era poco più di un sussurro. Fui un po’ riluttante, ma poi feci come mi aveva detto e osservai la sua reazione, prima un po’ spaventata, poi incredula ed infine estremamente affascinata.
-Cavoli…sono proprio rossi.-
Commentò.
-Sì…hai paura?-
Scosse la testa, con un sorriso che mi fece ricordare la vecchia Faith. Era tornata definitivamente la mia compagna di stanza.
-No, se mi assicuri che non c’è motivo di averne.-
-Non ce n’è motivo.-
-Bene.-
Mi scostò la mano dal volto e si alzò in piedi.
-Dio, non riesco a credere che sei veramente un…-
Sbuffò.
-Cavolo, un vampiro! Un vampiro vero, ti rendi conto?-
-Sì…ed ecco spiegato il mio malessere, le unghie guarite, il pallore, le occhiaie...-
-...il modo in cui tu e i gemelli vi muovete, il fatto che non usi più l'inalatore. Sono cose che ho notato, sai?-
Concluse lei.
-E poi...non so...sei diversa. Sei affascinante.-
-Credi?-
Stentavo a crederci, ma ripensando a com'erano Robert ed Eireen, pensai che forse non mi stava mentendo.
-Sì.-
Fece lei, poi rise.
-Quando mi hai aggredita, prima pensavo che stessi scherzando e poi...beh. Mi hai baciata!-
Chinai la testa arrossendo lievemente.
-Scusa.-
Mormorai debolmente. Ricordai la morbidezza delle sue labbra e il loro sapore. Avrei voluto risentirlo, ma non potevo.
-Non c'è problema. Ho pensato davvero che volessi provarci con me.-
Ammise, con un sorriso. Tornò seria per un secondo.
-Ehi, grazie per avermelo detto e provato. Significa molto per me, capisci?-
Annuii.
-Sì, capisco…scusami per…quello che ti ho fatto. Non volevo spaventarti, né farti del male. Credimi, ti prego.-
Speravo davvero che lo facesse, ma forse chiedevo troppo.
-Non c’è problema, Jackie. È tutto a posto ora, no?-
-Sì…-
Convenni. Feci come lei, ovvero mi alzai in piedi e mi stiracchiai, sentendo le ossa scricchiolare piacevolmente.
-è importante che tu non lo dica a nessuno, Faith.-
Aggiunsi.
-A Robert è successo con la sua ex ragazza e lei lo ha detto a tutta la scuola. Lo hanno preso in giro tanto che ha preferito trasferirsi. Se qualcuno sapesse la verità, che ci credano o no, sarà difficile per noi, capisci?-
Oddio, cominciavo a utilizzare anche io i suoi stessi intercalari. Speravo non fossero contagiosi.
-Capisco. Io non sono tanto stronza.-
Dichiarò lei seriamente.
-Sarò muta come un pesce.-
Sorrisi debolmente. Mi sfregai gli occhi con le mani e sospirai. Quel peso sullo stomaco non accennava ad andarsene nemmeno un attimo.
Con Faith dopotutto era andata anche troppo bene, ma quella sensazione di disagio e di nervosismo mi rendeva irrequieta.
Sperai solo di dormire bene quella notte, ma già sapevo che non sarebbe successo.
  
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