Capitolo 1
<<
Ariel! Hai esattamente 10 secondi per alzarti dal letto,
lavarti, vestirti, farti il letto, fare colazione ed uscire per andare
a
scuola! Muoviti! >> le urla di mia madre mi destarono dal
mio sonno.
Brontolai qualcosa mentre mi rigirai a pancia in giù nel
letto coprendomi la
testa con il cuscino. Sorrisi amando in quel momento il silenzio che si
era
ricreato. “Sonno, si, io ti amo!” pensai.
<< Ancora in queste condizioni sei? Mamma! Ariel dorme
ancora!
>> urlò mia sorella, Astrid.
<< Ariel! >> ancora le urla di mia madre
seguite dalle
risate di mia sorella.
Strinsi forte gli occhi cercando di non avventarmi contro Astrid ma non
ce la feci. Mi alzai rapida dal letto e le saltai addosso, facendoci
cadere
contro il puffo della stanza. << Piccola strega io ti
uccido! >>
dissi mentre iniziavo a farle il solletico.
<< No sorellona ti prego! >>
riuscì a dire tra una risata e
l’altra.
<< Ma allora, voi due, mi spiegate che dovete fare, eh?
>>
disse autoritaria mia madre comparendo sulla soglia della porta.
<< Sono
le 7.58! Astrid, alle 8.15 entri a scuola per il tuo primo anno e tu
– disse
indicandomi – ti rendi conto che hai 18 anni!? Muoversi e non
fatemelo più
ripetere! >> e così uscì dalla
stanza.
Mettendomi le mani sulle spalle, Astrid mi fece cadere sul pavimento.
<<
Sentito la mamma? >> disse saputella alzandosi.
Presi un cuscino e glielo lanciai contro colpendola in faccia.
<<
Attenta oggi a scuola. Potrei sempre farti fare qualche sbianco al tuo
primo
anno >> le dissi minacciosa facendola preoccupare.
<< Non lo faresti mai! >>. Ghignai e, tutta
innervosita,
Astrid uscì da camera mia.
Guardai l’ora e.. “Cazzo!” Erano le 8.05!
Iniziamo il primo giorno di scuola,
per giunta dell’ultimo anno, con un bel ritardo! Mi misi
rapida in piedi e
corsi in bagno a lavarmi. Mi vestii e feci il letto, il tutto nel meno
tempo
possibile. Quando scesi al piano inferiore non feci neanche colazione e
corsi
verso scuola.
<< Signorina Mones, primo giorno e già in
ritardo >> disse
sarcastica la professoressa di storia e filosofia.
<< Mi scusi professoressa >> dissi mentre
mi accomodavo
vicino alla mia migliore amica, Sara. Sara era una delle classiche
ragazze
bionde, occhi chiari, belle ai cui piedi una immensa fila di uomini era
presente ma, nonostante tutto, riusciva a ragionare con la sua testa.
Era una
ragazza con i piedi per terra che non faceva della bellezza la sua
unica e sola
arma.
<< Ehi >> sussurrò mentre la
professoressa parlava.
<< Ciao Sa >> dissi fingendo attenzione al
discorso della
prof.
<< Come mai tardi? >>
<< Il sonno mi amava così tanto che non voleva
lasciarmi andare
via e poi, il letto era geloso che scaldassi qualcun’altro
>> dissi come
se fosse una cosa normale, come se stessi parlando di due persone
reali. Sara
ridacchiò a bassa voce.
<< Mones e Immobile, se non siete interessate la porta
sapete
dove è! >> esclamò la professoressa.
<< Se non siete interessata la porta sapete dove
è >> le
fece il verso Sara a bassissima voce. << Pensasse a
scopare di più invece
di stressare noi >> disse trovandomi più che
d’accordo.
Grazie a Dio giunse la ricreazione e potemmo, così, scollegare la mente per almeno quindici minuti. Mi recai alle macchinette e presi un bel caffè, fonte di vita e di concentrazione.
<< Abbiamo ripreso le soliti abitudini, eh? >>
Spostai gli occhi verso la bidella. << Lucia, lo hai detto tu stessa. Abitudini >> mormorai mentre presi un bel sorso di caffè.
<< Perciò ti vedrò ogni 3x2 minuti fuori a prendere il caffè? >> Sorrisi innocentemente e mi allontanai con il bicchierino in mano. Scesi nel cortile di scuola e mi andai a sedere sotto l’unico pino presente. Chiusi per un attimo gli occhi, cercando di rilassarmi, quando una voce mi fece sobbalzare.
<< Signorina Mones? >>
Aprii gli occhi. << Si? >> A parlare era
stato il vice
preside. << Ehm, posso fare qualcosa per lei?
>>
<< Non appena suona la campanella, potrebbe raggiungermi
in
presidenza? >>
Spalancai gli occhi. << Io.. Ehm.. Cosa.. Si.. Cosa ho
fatto?
>> chiesi colta dal panico.
<< Oh, ma non si preoccupi. Le voglio solo mostrare una
cosa. E
con noi ci sarà la professoressa di Inglese, Martiis
>>
<< O-ok, come vuole >> dissi mentre si
allontanava e pochi
secondi dopo mi ritrovai Sara accanto.
<< Che voleva Hitler da te? >>
<< Con questo sono cinque anni che chiami Costantini
Hitler
>>
<< E che è colpa mia? Piccolino, capelli neri
a leccata di vacca,
baffetti.. se non assomiglia ad Hitler lui! Detta pure legge!
>>
Roteai gli occhi. << Certe volte mi chiedo come faccia ad
essere
tua amica >> dissi sospirando.
Un suo braccio mi cinse le spalle. << Perché
sai che tu ed io
siamo anime gemelle. Ma comunque, che voleva? >>
<< Che vada in presidenza a fine ricreazione
>>
Corrugò la fronte. << Che hai combinato?
>>
<< Bella domanda, Saretta. Bellissima domanda
>>
Quando la campanella suonò, come mi era stato chiesto, mi
recai in
presidenza. Bussai ed attesi che mi venisse concesso il permesso per
entrare.
Permesso che non tardò ad arrivare. Aprii lentamente la
porta, timorosa di
quello che c’era nascosto.
<< Ehm.. è permesso? >> chiesi
titubante.
<< Signorina Mones entri pure. La stavamo aspettando
>>
Come entrai, oltre al vicepreside, c’era anche la
professoressa di
Inglese. << Voleva parlarmi? >>
<< Mones si segga pure – feci come mi disse
– E’ a conoscenza che
ogni anno la scuola attua uno scambio culturale della valenza di un
anno con
scuole americane >>. Annuii. << Bene,
quest’anno io e la
professoressa qui presente, scandagliando la lista di tutti i possibili
candidati, abbiamo deciso di dare a te questa opportunità
>>
<< Ma.. Ho gli esami di Stato! >>
<< Oh, ma non si preoccupi. Quest’anno in
America ti varrà anche
qui in Italia >>
Inarcai leggermente un sopracciglio. << Ah
>>
Il vicepreside aprì il cassetto della sua scrivania
prendendo al suo
interno un fascicolo. << Prego, legga pure
>>
Afferrai il fascicolo aprendolo. Al suo interno c’erano tutte
le
notizie sulla scuola in questione, i corsi, gli orari e notizie sulla
città. La
scuola si chiamava Robert E. Lee e si trovava a Mystic Falls, Virginia.
Lessi
un po’ velocemente ciò che vi era scritto.
<< E quando dovrei partire?
>>
Ci fu uno scambio di sguardi tra il vicepreside e la professoressa.
<< Dopo domani >>
<< Cosa? >> dissi sconvolta.
<< Il biglietto è già stato
prenotato >>
<< Ma.. Ma.. Non ho una casa! >> esclamai
allibita.
<< La scuola americana ha pensato anche a questo
trovandoti un
appartamento poco distante dalla scuola
>>
<< E’ una occasione unica, Mones.
Non puoi sprecarla così
>> disse la professoressa.
Guardai ancora una volta il fascicolo e alla fine sospirai.
<<
D’accordo. Accetto >>
<< Brava Mones, non se ne pentirà
>>
Mi
alzai in piedi e, salutando, uscii dalla presidenza. Ad aspettarmi
c’era Sara.
<< Allora? >>
<< Mi hanno offerto un anno in America.
“Scambio culturale”
>> dissi ripetendo le parole del preside.
<< E’ stupendo! >>
Buongiorno e Buona Domenica!
Come state? Io sto a pezzi.. Tanto mal di testa e tanta stanchezza dovuti al fatto che questa mattina mi sono alzata presto per andare a fare l'arbitro ad una partita di pallavolo.. Pffff..
Ma va beh... Allora, primo capitolo.. E' un po' cortino ma tranquille.. i primi sono così ma poi diventano lunghetti xD Inoltre sto scrivendo il Cap14 ù.ù
Cooomunque.. Capitolo tranquillo come ci si aspettava.. Unico fatto di importanza è quello semi conclusivo, ovvero il momento in cui viene comunicato ad Ariel del viaggio-studio..
Cosa accadrà nel prossimo? Beh, vedrete Ariel alle prese con qualche "strano" incontro ;)
Volevo ringraziare le 12 splendide persone che hanno recensito, grazie mille! Ringrazio anche chi semplicemente a letto, chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare e chi mi ha messo tra gli autori preferiti! Grazie!! Vi ricordo che per qualunque cosa, spoiler, informazioni, momenti scero potete trovarmi nei contatti sotto elencati.. Per le informazioni sulle storie, invece, c'è il gruppo su Fb :)
Non mi resta che dirvi che spero vi sia piaciuto e di leggere le vostre opinioni.. E che.. Ora scappo a studiare xk oggi pomeriggio ho un'altra partita ç___ç
A domenica ;)
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