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Autore: Eliada    26/07/2006    3 recensioni
“-Che cos’è Hogwarts e chi accidenti è Albume Sipente?- -Già e chi sarebbe anche quella… com’è che si chiama?! Minerva McGranito? Che bei nomi!- -Albus Silente!!- tuonò Piton -E Minerva McGranitt…-completò con minor enfasi. -Okay, okay signor Spiton!- cercò di giustificarsi Elisabetta, ma con scarso successo. -Ci rinuncio…- borbottò Piton.” Come vi sembra "l'inizio" di questa ff? Vi ispira?Beh...se è così cosa aspettate!Leggetela...e se vi capita...lasciate una piccola recensionuccina!!!
Genere: Generale, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, I Malandrini, James Potter, Lucius Malfoy, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 30

 

Peace and Love

 

Sara stava imprecando contro la Tassi (stabilendo il record dell’insulto più lungo del mondo) perché, avendo consegnato il compito di Erbologia dopo Lucifero (solito guardone che copia dal vicino), la prof. l’aveva rimproverata (e si era anche fatta consolare da Ryan, che casualmente capitava da quelle parti… anche se nessuno lo sapeva…), quando arrivò un gufetto color alluminio, attirando l’attenzione generale del Dormitorio andando a sbattere contro il vetro della finestra.

-Mamma mia che imbranato!- squittì Elisa, ragazza altissima e magrissima, mentre andava a dargli una mano.

Il gufetto recava un messaggio per Sara.

-Di chi è? Che dice?- si informò Giada.

-Eh… no, per un provino, per le ragazze pon-pon… acqua in bocca, dovrebbe essere un segreto!-

-Ma che ragazze pon-pon, scusa?-

-Eh… questo è il segreto! Va beh, sentite: io devo andare giù in Biblioteca, devo riguardare un paio di scartoffie di Erbologia…-

-Sì, sì, vai tranquilla. A dopo. –

Fiiu! Se la sono bevuta… sto diventando bravina a raccontare le balle! Ryan mi aspetta al campetto, che bello! Sono al settimo cielo…

Svelta fece un paio di rampe di scale e si precipitò all’uscita, ignara che qualcuno spiava le sue mosse… era Kanata, che dall’alto del suo Dormitorio, si era accorto dell’insolito giro nel parco (insolito perché era sola e non c’erano partite previste).

 

In fretta e furia la ragazza raggiunse il campo, però notò che era stato coperto con un telone… strano…

Di corsa superò l’entrata e… PAF! Scivolò e si ritrovò col naso per terra e… BRRR! che freddo.

-Ah ah ah! Avresti dovuto vederti! A passo spedito manco ti inseguisse Piton! Che botta…- Ryan scivolava dolcemente verso Sara con l’intento di aiutarla ad alzarsi su uno scintillante paio di pattini da ghiaccio.

-No, è che di solito qui c’è l’erba, non il ghiaccio!- lo rimbeccò la ragazza, tenendosi forte alle mani di lui mentre tentava di non cadere. Con uno sbuffo sonoro per lo sforzo, riuscì a tirarla in piedi, poi le cinse la vita e la indirizzò verso le tribune; quando furono arrivati, la aiutò a sedersi e le passò un paio di pattini.

-Grazie. Ma perché hai ghiacciato il campo?-

-Per te. Per noi. Per divertirci un po’. –

Caspita: una dichiarazione vera e propria!

-Interessante. Adoro pattinare. E adoro divertirmi.

-E allora si dia inizio alle danze!-

Con uno schiocco di dita, Ryan fece partire un po’ di musica del mitico Gianni Morandi.

Abilmente il ragazzo condusse le movenze di Sara, che si rivelò abile nel pattinare.

-Sei brava!-

-Lo so: ho fatto un anno di pattinaggio!-

-Ah però!-

Ballarono avvinghiati l’una all’altro bellissimi lenti, poi Ryan la fermò di colpo e la baciò. Un bacio non frettoloso, ma neppure troppo lungo, giusto un assaggio per sondare il terreno.

Sul finire della quinta canzone, Sara avvertì un sensazione strana, come se aghi invisibili e freddi le carezzassero le guance...

Guardò in alto, come farebbe chiunque per controllare le condizioni del cielo; si trattava di un gesto meccanico, sapeva benissimo che si trovava al chiuso, invece, con sua grande meraviglia, scendevano da un punto non ben precisato dal soffitto grossi e soffici fiocchi di neve. Divertita, guardò Ryan come a volerlo responsabilizzare.

-Ebbene sì, sono stato io! Credevo rendesse l'atmosfera più romantica...- si giustificò il ragazzo. Sara gli sorrise con gli occhini castani e annuì, totalmente incapace di aprire bocca ed emettere suoni.

Ryan la lasciò un momento per dirigersi verso le tribune; lei si sentì mancare.

Quando tornò, soffocò a stento un sorriso: stringeva tra i denti, come un danzatore di tango spagnolo, una stupenda rosa rossa. Prima di frenare, Ryan piroettò su se stesso, e con un gesto galante porse il fiore a Sara.

-Ci mettiamo insieme?- chiese -So che non suona come un: Mi vuoi sposare? ma al momento non posso fare di più di così...-

La ragazza avrebbe voluto rispondere di sì, mille e mille ancora volte sì, ma il suo pensiero si bloccò davanti al muro costituito da Kanata. Si sentì vile e meschina... Ryan se ne accorse, e le sollevò il mento, che lei aveva involontariamente abbassato, per guardarla negli occhi.

-Che c'è? Non vuoi? Guarda che puoi anche dire di no...-

-No... no, non è questo, è solo che...-

-Solo che?-

Sara trasse un bel respiro profondo: -Ho bisogno di tempo per riflettere...- disse sospirando.

-Tutto il tempo che vuoi, nessuno ti corre dietro. –

 

 

La ragazza annuì assorta nei suoi pensieri. Per riportarla alla realtà, Ryan la condusse sugli spalti; evocò un paio di tazze di cioccolata calda e due coperte, poi si accucciò in modo da essere coperto per bene e invitò Sara a fare altrettanto.

-Possiamo parlarne se vuoi...- disse.

-Preferirei riflettere da sola, sai: la notte porta consiglio... magari ne riparliamo domani mattina, okay?-

-D'accordo...-

Restarono così, in silenzio una accanto all'altro, sorseggiando la cioccolata fumante al ritmo dei loro pensieri, quando...

-Sara, sai... mi sta frullando un'ideuzza in testa...-

-Dilla!-

-Beh, visto che questo casino che ho fatto mi è costato parecchia fatica, potremmo usufruirne per...-

-Per?-

-Sai quella tua amica, Elisabetta, e sua sorella? Mi è parso di capire che siano un po' in rotta tra loro. Ecco, non potremmo attirarle qui con una scusa e...-

-L'atmosfera c'è... sì, si potrebbe fare!-

Normalmente Sara avrebbe considerato ciò sminuente nei confronti dell'appuntamento, il vero nocciolo della questione, ma in questo caso le tornava utile per poter avere più tempo per riflettere... o forse per avere meno tempo da struggersi l'anima pensando...

*

Francesca era in Sala Comune a svolgere i compiti assieme a Ramona. L’astuzia aveva suggerito loro di fare una materia a testa, poi scambiarsi i quaderni, quando un gufetto color castagna andò a sbattere contro il vetro. Subito Ramona si sbrigò ad aprire la finestra; una folata d’aria frizzante e ancora piuttosto dispettosa arrivò fino a Francesca, procurandole un brivido, trasportando il malmesso rapace. Ovviamente, alla zampa aveva legato un messaggio scritto su pergamena. Ramona lo staccò, lo svolse e lo lesse.

 

X Francesca.

Ore 18.15 allenamento speciale  SOLO per Cercatore. Appuntamento al campo. Non portarti dietro scocciatori che possano distrarti.

                                                                                                                            Harry

 

-Fre, è per te. Hai un allenamento speciale tra… cinque minuti!- informò Ramona.

-Davvero? Dà qua…- Francesca lesse il biglietto –Strano: Harry non scrive mai in stampatello, di solito scrive in corsivo… va beh, mi sbrigo perché sennò arrivo in ritardo; ci vediamo a cena, ciao. -

*

Elisabetta stava finendo di raccontare a Giada in quale modo fosse riuscita a schivarsi l’interrogazione di Informatica, quando un malandato gufo color castagna attirò la  sua attenzione andando a sbattere contro il vetro del Dormitorio femminile dei Tassorosso. Giada si affrettò ad aprirgli la finestra. Il piccolo uccello entrò e si accasciò sul pavimento; la ragazza lo raccolse.

Neanche a dirlo, recava un messaggio scritto su un pezzo di pergamena. Elisabetta lo slegò dalla zampetta storta del rapace e lo lesse.

 

X Elisabetta.

Ore 18.15 allenamento speciale SOLO per Battitori. Appuntamento al campo. Non portarti dietro degli scocciatori che possano disturbarti.

                                                                                                                          Harry

 

-Ragazze, devo andare ad un allenamento. Che pa**e, avrei preferito raccontarvi tutto. Ci si vede dopo cena, eh? Ciao, a dopo. –

*

Alle sei e un quarto Francesca ed Elisabetta si incrociarono all’entrata del campo di Quidditch, che per l’occasione era stato coperto da un telone di nylon, così pareva, grigio.

Le due si squadrarono perplesse.

-Che ci fai qua?- chiese Francesca.

-Allenamento fuori programma. E tu?- rispose quella.

-Anche io.

-Impossibile! Sul biglietto c’era scritto “allenamento riservato a Battitori”!-

-Sul mio c’era scritto “riservato a Cercatore”…-

-Ma a che gioco sta giocando Harry? E cos’è ‘sta storia del telone? Andiamo a sentire, !- disse indignata Elisabetta, più rivolta a se stessa che alla sorella.

Quando entrarono trovarono il pavimento ghiacciato. Completamente ghiacciato, non si vedeva più l’erbetta rasata da campo da calcio.

-Bella storia!- mugugnò Elisabetta accingendosi ad affrontare l’ostacolo ghiacciato. Diretta verso la zona in cui di solito li attendeva Harry, dalla parte opposta del campo, cercò con le sue scarpe da ginnastica di camminare sul ghiaccio, ma più che altro slittò, prendendo sempre maggiore velocità. Arrivò a dover frenare, ma essendo poco pratica, si ritrovò spiaccicata sul ghiaccio. 

Francesca rise.

-Prova a far di meglio tu! – la rimbeccò Elisabetta.

Francesca prese la rincorsa e si lanciò verso la sorella, ma anche lei quando dovette frenare perse l’equilibrio e si ritrovò con la pancia sul ghiaccio.

-Quella che doveva far meglio, eh?- la canzonò Elisabetta, battendo con le unghie sul ghiaccio.

Francesca tentò di rialzarsi, ma ricadde nuovamente.

-Queste scarpe fanno schifo sul ghiaccio!- tentò di discolparsi guardando le sue All Star.

-Beh, anche le semplici scarpe da ginnastica fanno cilecca!- disse la sorella, contemplando le sue scarpe da ginnastica, un tempo bianche, ora grigie.

-Alziamoci insieme… ecco, dammi le mani…- prese l’iniziativa Elisabetta. Francesca congiunse le sue mani con quelle della sorella e insieme tentarono di rialzarsi. Scivolarono un poco, ma alla fine riuscirono a stabilizzarsi.

-Prego, fai strada!-

-Io ci provo, ma non garantisco niente!-

In effetti, presero la rincorsa e attraversarono come schegge il campo, per poi finire a schiantarsi contro le tribune.

-Ohi che botta!- fece Elisabetta.

-Meno male che c’eri tu davanti!-

-Ah, ah! Ma dov’è Harry?-

-Boh! Non ne ho idea… bel tipo: prima tanta urgenza, poi si fa desiderare…-

-Avrà avuto un contrattempo…-

Rimasero qualche minuto in una silenziosa attesa, fino a quando Francesca non si stancò.

-Oh, che due ba**e! Avevo di meglio da fare…- protestò.

-Tipo ca**eggiare in giro per il castello con Ramona. –

-Sì, tipo… eh? Oh, ma come ti permetti?-

-Mah, così, sai: a perdita di tempo… comunque a me non importa, facevo per dire…-

-Già, tu hai di meglio da fare, come secchioneggiare su quei libri con un paio di Tassorosso…-

-Va beh, io non mi accontento di “Accettabile”. Ma ce l’ hai coi Tassorosso?-

-No…-

-Bene. –

-Bene. –

-…-

-Com’è andata la punizione con Piton?-

-Ma niente, andava tutto bene, per quanto possa andare bene in sua compagnia, poi è arrivato quella carogna di nostro zio e m’ ha versato addosso la pozione che avevo preparato con…-

-Eh? Nostro zio? E lo dici così?-

-Eh, e come lo dovrei dire? Quello c’è…-

-La Chiodo mi ha detto che probabilmente, se non riescono a trovare niente di meglio quei vecchi bacucchi, ci spediranno via da qui. Che ne pensi?-

-Che se lo fanno sono degli str… va beh, non diciamolo. Ma come mandarci via, dai! Siamo la mascotte, siamo, siamo… siamo l’anima della scuola!-

-Eravamo…-

-Beh, se si tratta della nostra sopravvivenza penso che potrò sorvolare il fatto che mi hai cacciato dal Dormitorio e tornare tua sorella e amica. –

-Ah! Saresti tu a dover sorvolare? Non io, per caso? A me è stato rubato il ragazzo…-

-Cocciuta sei! Lo vuoi capire che il tuo Manuel non mi interessa? Dimmi, l’ ho mai filato?-

-Beh, no…-

-L’ ho mai preso per mano?-

-No, che io sappia, no.

-Gli ho mai fatto i compiti?-

-Sì!-

-Eh?-

-Quella volta… Pozioni… pergamena, venti centimetri… ricordi?-

-In effetti no. O che sto invecchiando… eh sì, dev’essere la vecchiaia… ma porca miseria, ho quattordici anni!-

-Eppure l’ hai fatto. Sono sicurissima!-

-…-

Elisabetta ci pensò un poco su, poi si decise.

-Vieni con me. Adesso andiamo da Piton e ci facciamo dare del Veritaserum, così la finiremo una volta per tutte!-

-Del Veritaserum? Ma sei matta? Quella è roba forte, non penso che la dia al primo che gliela chiede…-

-Mi ha già salvato la vita una volta. Potrebbe farlo ancora…-

Le due uscirono dalla trappola di ghiaccio con un po’ di collaborazione, ignare del fatto che due loro amici le avevano spiate dall’inizio della loro conversazione.

Elisabetta trascinò con passo deciso la sorella fin nei sotterranei. Al cospetto della porta dell’ufficio del più odioso professore della scuola (e dell’intero universo), bussò con fermezza.

-Chi è?- chiese una voce seccata.

-Quella a cui l’altro giorno ha salvato la vita, che adesso è di nuovo nei guai fino al collo!- disse Elisabetta; intanto il professore era andato ad aprire la porta.

-Che volete?-

In capo ad un quarto d’ora erano riuscite a farsi accogliere e ad esporre il loro problema.

-Assolutamente no! È fuori discussione!- tuonò Piton.

-E dai, prof.! Pensi che potrebbe fare un’opera caritatevole, mettendo in pace due anime affrante! Tanto, che le costa? Immagino che di quella ne abbia a tonnellate…-

-In effetti è l’ultima…-

-Oh… va beh, in fondo mica le chiedo il mondo! Per favore… così dopo può tornare a toglierci tanti punti e a metterci in punizione e tutte quelle belle cose che è da un po’ che non fa… che ne dice, ci sta?-

Piton rifletté un po’, scrutando con diffidenza il viso supplichevole delle sue due più pestifere alunne, poi si pronunciò.

-E va bene, mi hai convinto.

Dopo poco, le fredde stanze del freddo professore di Pozioni si trasformarono in… confessionale del Grande Fratello!

Piton (molto riluttante): -Allora, iniziamo. Elisabetta, sei anche solo minimamente interessata a Manuel?-  

Elisabetta: -Proprio per niente. –

Piton: -Sicura?-

Elisabetta: -Sicurissima. –

Piton: -Allora, perché lo hai baciato?-

Elisabetta: -Ma io non l’ ho baciato!-

Francesca: -Non ci hai nemmeno provato?-

Elisabetta: -Giuro di no!-

Francesca: -Lo giuri sulla tua testa?-

Piton: -Guarda che è inutile che insisti: il mio Veritaserum funziona benissimo, lei dice il vero. –

Elisabetta: -E bravo prof.! Lei sì che ha capito tutto!-

Piton le scoccò un’occhiata malevola.

Francesca: -Quindi… se tu non hai… allora chi…?- la ragazza non trovava parole per esprimere il turbinio di pensieri che avvolgeva la sua mente.

Piton: -Se voi avete risolto i vostri problemi familiari vi pregherei di andarvene che ho molte cose da fare, eh? Andate, arrivederci. – SLAM!

-Ma io sono ancora sotto effetto del bibitone, prof.!- gli gridò Elisabetta, ma fu ignorata.

-Grazie, prof.! Le voglio bene anche io!-

-Che tipo…- mormorò Francesca.

-Allora, mi credi?- le chiese la sorella a bruciapelo, mentre stavano sgomberando i sotterranei.

-Io… non lo so… ti ho vista!- ammise l’altra, non sapendo più che pesci pigliare.

-Ah, ma allora è una congiura, ditelo! Vi siete alleati tu e mio zio per farmi uscir matta!-

-Lo zio… già! Vieni con me, ho una mezza idea…- Francesca prese per mano la sorella e se la trascinò dietro.

Quando furono al terzo piano, Elisabetta capì qual era la loro meta: l’ufficio della Chiodo.

Francesca bussò impaziente.

-Chi è?-

-Siamo noi. –

-Entrate! Questo plurale mi suggerisce che avete fatto pace…-

Francesca aprì la porta e lasciò entrare per prima la sorella, che si precipitò sulla sua ex insegnante.

-Prof., da quanto tempo che non ci vediamo! Che alunna sventurata che sono, in quindici giorni non mi sono mai fatta viva!- disse stringendola.

-Ouf! Stringi piano…- si lamentò la donna.

-Scusi! Scusi, scusi, scusi!- si –scusò- la ragazza allentando l’abbraccio; inevitabilmente lo sguardo le cadde sul ventre della sua prof., la quale se ne accorse. Imbarazzata, si sbrigò a spostare lo sguardo sulle sue scarpe.

-Non devi sentirti in imbarazzo… è una cosa naturale avere un figlio! Anche voi siete state qui dentro…-

-Sbrighiamoci, prima che l’effetto del Veritaserum cessi!- disse impaziente Francesca.

-Cosa? Severus vi ha lasciato…? Oh!- la Chiodo non fece in tempo ad indignarsi, che già Francesca aveva ordinato alla sorella di raccontare tutto quello che aveva detto prima.

-Quindi, tu ne saresti estranea?-

-Ne sono estranea!-

-Senta, a me è venuta un’idea… magari è un po’ balzana, però… potrebbe c’entrare nostro zio?-

-Vostro zio? Sì, potrebbe… sentiamo cosa vuoi dire…-

-Mah, di preciso non lo nemmeno io… ecco… sì! Mia sorella qualche giorno prima di quel sabato aveva avuto un gran mal di testa, vero Betty? E mi ricordo benissimo che disse così: come se mi entrasse qualcuno in testa!-

-Sì… sì, è vero, l’ ho detto… ma se qualcuno mi avesse fatto un buco in testa me ne sarei accorta!-

La Chiodo le scoccò un’occhiata carica di significato –Vuoi dire che potrebbe aver viziato la sua volontà?-

-Boh! È un’idea…-

-Buona direi… sai che potresti aver ragione? Ma sì, è più che plausibile, a patto che sia un mago molto esperto e potente. È un elemento importante. – stabilì la Chiodo.

-Allora la partita è chiusa, eh? Cioè, io sono scagionata da ogni accusa, siamo amici come prima, non è successo niente, nada?- chiese Elisabetta –Ehi, però… fermi un momento… fatemi capire: quel tizio là può entrarmi nella testa a suo piacimento?! Io sono come un libro aperto per lui?- chiese terrorizzata.

-No, no: Elisabetta! Ti prego, non farti prendere dal panico: lui non può farlo a suo piacimento! È una cosa molto difficile, non può per forza di cose, non reggerebbe!- cercò di tranquillizzarla la prof.

-Panico?! Io non mi sto facendo prendere dal panico, gli sto andando incontro a braccia aperte! Se quello sa sempre quello che penso, sa anche dove e con chi sono e tutto quello che succede nella scuola che è di mia conoscenza! Saprebbe tutto!-

-Ti prego, lui non può farti alcun male!-

-Ah no? Mi ha quasi uccisa l’altra sera! Lei non ha idea di       quello che può fare la Frozen… è terribile…-

-Se può farti sentire meglio, ha attaccato anche me…- cercò di dire Francesca.

-Lo so, lo so. Ma lui non ti è entrato nella testa! Tu non stai rischiando di spu******e ogni nostra mossa e contromossa al nostro nemico!-

-Elisabetta!!!- gridò meravigliata e indignata la Chiodo, abituata ad una Elisabetta precisa e mai "sboccata".

-Oh! Se mi vuole sgridare si sbrighi a tornare in classe a insegnarmi mate!-

-Ah!-

-Basta. Basta, sono stanca; se continuiamo rischio di dire altre sciocchezze... Mi scusi, prof.; arrivederci. - disse la ragazza, abbracciò la Chiodo e aprì la porta, dove stette indecisa per un attimo -Tu vieni, Fre?- chiese.

-Okay. Arrivederci, prof. - si congedò la sorella.

Le due uscirono assieme, come ormai non facevano da molto tempo.

-Adesso mi credi? Ti prego, dimmi che mi credi, perché ormai non so più che fare...- supplicò Elisabetta.

-Ti credo, ti credo. Amiche come prima?- rispose la sorella, porgendole la mano.

-Sorelle come prima!- rispose la prima, stringendo la mano che le veniva tesa.

Due fardelli venivano ora tolti. Il cuore delle due ragazze era ormai della leggerezza di una piuma. Si erano liberate di un bel peso…

Eccitate, corsero per raggiungere il prima possibile il loro Dormitorio, per rendere tutti i loro compagni partecipi della loro gioia.

Entrarono sbattendo la porta. I loro amici, chini sui libri e sparsi per la Sala Comune, alzarono contemporaneamente la testa, sorpresi.

-Abbiamo fatto pace. Ci siamo chiarite…- esordirono.

Ovviamente i compagni vollero saperne di più, così le ragazze spiegarono per filo e per segno l’accaduto. Anche Manuel, che se ne stava in disparte, incuriosito volle andare a sentire le novità; Elisabetta gli tese la mano destra scusandosi per ciò che aveva fatto, anche se non volontariamente.

Il ragazzo accettò le scuse.

-E anche le mie!- disse Francesca, andandosi a sedere sulle sue ginocchia per guardarlo bene in faccia.

Manuel fece il sostenuto per un po’, poi finì per ridere a crepapelle e abbracciò forte la sua “nuovamente” ragazza.

Gli applausi fioccarono per i due; il fidanzamento era ufficialissimo!

-Okay, okay, posso assentarmi un minuto senza che voi mi sbattiate fuori dal Dormitorio? Grazie!- chiese Elisabetta mentre usciva.

Il suo obiettivo era l’ufficio di Harry. Al settime cielo, bussò alla porta.

-Sì?-

-Harry? Sono io! Mi fai entrare, ho una notizia incredibile…-

-Che c’è?- chiese sorpreso il ragazzo, affacciandosi alla porta.

-Abbiamo fatto pace! Fammi entrare che ti spiego…-

E così Elisabetta aggiornò Harry sui risvolti sorprendenti degli ultimi giorni.

-Davvero? Ma è fantastico, cioè… uhm! Mi fa piacere che si sia sistemato tutto, un po’ meno che vostro zio si sia riattivato… adesso, se non ti dispiace, andrei a letto, sono stanco morto. Ci vediamo domani se ti va, d’accordo?-

-Fantastico. A domani, ciao!-

Il tempo di un leggero bacio sulla guancia, ed Harry era nuovamente solo, a dirsi quanto era fortunato ad “avere una ragazza” che non lo avrebbe tradito per nulla al mondo.

 

RECENSITE!

 

Lucifer_the_Darkslayer: senti…non mi sembra sia un termine molto usato! E poi io sul vocabolario ho trovato il significato “volgare”…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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