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Autore: ferao    07/12/2011    12 recensioni
- Cos’è quello, Bunbury? - domandò a bassa voce Evangeline, vedendo arrivare Percy.
Bunbury smise di osservare un gruppo di maghi e puntò gli occhi da avvoltoio sul ragazzo. - Temo sia lo sposo, Evangeline.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Percy Weasley | Coppie: Audrey/Percy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una brezza lieve' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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L'incredibile inutilità della segretezza

 


 
Se la signora Weasley e la signora Bennet avessero saputo che i loro figli avevano finalmente deciso di sposarsi, sarebbe successo di tutto. Le due – perché sicuramente sarebbero state insieme in quel momento – avrebbero finito con l’abbracciarsi e commuoversi fino alle lacrime; ma sarebbe stato un pianto breve, perché pochi minuti dopo avrebbero iniziato a fantasticare sul grande giorno: la signora Weasley avrebbe offerto il giardino della Tana come location, visto che per Bill e Fleur era stato perfetto, e la signora Bennet avrebbe proposto di rivolgersi al marito della signora Rosemary, che lavorava per la ditta di Magigazebo Millamant e avrebbe fatto loro un buon prezzo. Dopodiché le due si sarebbero messe a parlottare in un angolo, discutendo dei dettagli più importanti come il colore delle decorazioni, i non-parenti da invitare assolutamente e i vestiti delle damigelle. E quello dello sposo. E della sposa, ovviamente.
Insomma, se la signora Weasley e la signora Bennet avessero saputo che i loro figli volevano sposarsi, avrebbero sicuramente preso in mano le redini della situazione e si sarebbero occupate di tutto, relegando i due principali interessati al ruolo di semplici ed impotenti spettatori.
Se l’avessero saputo.
 
Siccome, però, a Audrey e Percy non andava di subire passivamente le pianificazioni ideate delle loro amorevoli mamme, decisero che era meglio non dire loro quello che intendevano fare.
Anzi, per sicurezza non dissero niente a nessuno, per evitare qualsiasi tipo di intromissione; né i Bennet né i Weasley vennero dunque messi al corrente della decisione di Percy e Audrey. Certo, sapevano benissimo che quel comportamento non era né corretto né gentile, soprattutto considerando quanto entrambe le famiglie sarebbero state felici di una notizia simile; d’altra parte… era meglio così. Autodifesa, la chiamava Percy, e Audrey per una volta non riusciva proprio a dargli torto.
Quindi, non diedero la notizia a nessuno, e iniziarono silenziosamente a preparare alcuni dettagli del loro giorno. L’unico a sapere tutto, ovviamente, fu Adams, ma a lui non si poteva non dirlo.
- Ci mancava solo che mi lasciaste all’oscuro anche di questo, dopo quello che mi avete fatto penare quando vi siete messi assieme! - esclamò Adams, circa un paio di giorni dopo che Percy aveva detto di sì a Audrey. - Dico, una cosa simile entrerà negli annali della storia magica! Le future generazioni lo studieranno a scuola!
Audrey sollevò gli occhi dai due campioni di stoffa che stava osservando attentamente – cercando di capire quale fosse esattamente la differenza di colore tra il perla e l’avorio e perché fosse tanto importante per una stupida tovaglia – e sospirò.
- Non esagerare… Lo so che il fatto che io mi sposi è strano, ma…
- Magari fosse solo quello! La cosa davvero strana non è che tu ti sposi, ma chi sposi! Conosco persone al Ministero che non avrebbero scommesso un pelo su una cosa simile…
- Grazie, sei un vero amico.
- Dai, Aud, lo sai che ti prendo in giro. In fondo, credo di essere stato il primo a pensare che voi due avreste dovuto fare coppia fissa. - Tornò ad osservare la rivista che stava sfogliando attentamente. - Toh, vesti da sposa rosse! Questo dovrebbe interessarti!
Audrey sbuffò sonoramente. - Ti ho già detto che il mio vestito sarà bianco.
- Beh, dovevi pensarci prima; non trovi che sarebbe un po’ fuori luogo indossare un tradizionale abito bianco da pulzella dopo aver già avuto una bambina?
- Non mi interessa, ho detto bianco e bianco sarà. Punto.
- Anche il verde non ti starebbe male… Guarda che bei modelli, credo che al capo…
- Bianco.
Adams sospirò e alzò le spalle. - Come ti pare. Fortuna che non dovrò occuparmi io di questo… Essendo uomo, grazie a Godric, mi spetterà il compito di aiutare lo sposo a scegliersi l’abito. - Ghignò.  - E allora che mi divertirò…
 
 
Se Audrey sembrava tranquilla e a suo agio per quanto riguardava la gestione del matrimonio – cosa rara, vista la sua avversione per qualsiasi cosa riguardasse una pianificazione e un’organizzazione ben precise – dello sposo non si poteva dire altrettanto.
Anzi.
Era proprio andato.
Così andato che se ne accorse persino il Ministro della Magia, Kingsley Shacklebolt.
Kingsley era un uomo dalle mille qualità: tutti lo conoscevano e lo ammiravano per il coraggio dimostrato durante la guerra, ed ora gestiva il mondo magico inglese con molta serietà e competenza.
Naturalmente uno come lui non poteva non avere un ottimo spirito di osservazione; quindi, doveva per forza accorgersi che il suo assistente aveva qualcosa che non andava.
A dirla tutta, se ne sarebbe reso conto anche senza questo suo famoso spirito di osservazione, perché quando chiedi quattro volte una cosa semplice come “Vammi a prendere dei promemoria, per favore” e ottieni in cambio sguardi vacui rivolti allo stipite della porta, di qualcosa devi pur accorgerti.
Quando si ritrovò a dover ripetere la stessa frase per la quinta volta, Kingsley si arrese. Silenziosamente si alzò, si piazzò davanti alla scrivania di Percy, incrociò le braccia e mise su quella che al corso per Auror definivano “faccia-da-interrogatorio”.
- Va bene, Percy… Non vorrei farlo, ma visto il tuo atteggiamento improduttivo mi ci vedo costretto.
Percy sobbalzò, smise subito di fissare lo stipite e si volse verso il Ministro cercando di assumere subito un’aria efficiente.
Invano. Il Ministro Shacklebolt aveva il viso contratto e minaccioso; non era un’espressione che assumeva spesso, ma quando accadeva… Percy, in realtà, non sapeva bene quali fossero le conseguenze, ma aveva abbastanza esperienza nel campo da intuire che un Ministro arrabbiato non è mai una buona cosa.
Deglutì.
- Ehm… A cosa si riferisce, signore? - squittì impaurito.
Kingsley alzò un sopracciglio e cercò disperatamente di non mettersi a ridere. - Al fatto che, in genere, i dipendenti negligenti vengono degradati o, se ricoprono alte cariche come la tua, spediti direttamente a casa in modo che possano dare il buon esempio a tutti gli altri.
Altro suono di deglutizione. Se prima l’attenzione di Percy aveva vagolato in chissà quali meandri, adesso era ben viva e presente – assieme ad un malcelato terrore. Reprimendo l’ennesimo scoppio di risate, Kingsley proseguì.
- E tu, Percy, ti stai dimostrando decisamente negligente, dato che ho chiesto quei promemoria almeno quattro volte e ancora non li vedo qui…
Veloce come un fulmine, Percy si alzò dalla scrivania sbattendo entrambe le ginocchia e scattò verso la porta, inciampando nella veste e andando quasi a fracassarsi la testa contro lo stipite che poco prima aveva fissato con tanta insistenza. Stavolta Kingsley non riuscì proprio a trattenersi; scoppiò a ridere così fragorosamente e di gusto che Percy interruppe il suo tentativo di uccidersi contro la porta e lo guardò, interdetto.
- Co… - provò a dire, ma fu inutile. Quello che fino a poco prima sembrava un Auror molto molto cattivo si stava ora letteralmente spanciando dalle risate.
Oh beh. Se l’idea di licenziarmi lo fa ridere così tanto, magari ci ripenserà.
O no?
Non sapendo bene cosa fare, Percy rimase lì, perplesso, mentre Kingsley si appoggiava alla propria scrivania per riprendere fiato.
- Ehm… Ministro, quindi devo andare a prendere i promemoria o no?
Finalmente calmo, Kingsley guardò di nuovo il suo assistente. - Nah, non è urgente. Adesso è molto più urgente, per me, sapere cosa ti succede.
Si sforzò di non scoppiare di nuovo a ridere davanti alla faccia estremamente confusa di Percy. Per Godric, come aveva fatto in tutti quegli anni senza averlo come assistente? Era impagabile!
- Percy… - riprese, con più calma. - È tutta la mattina che fissi quello stipite e sospiri. Cosa c’è? Qualcosa che non va? Sai che puoi parlarmene…
Percy impallidì. Delle poche cose che non amava, nel Ministro Shacklebolt, quella era forse la peggiore: il suo voler entrare in confidenza con lui. Diamine, con Caramell e Scrimgeour non aveva mai avuto di questi problemi: entrambi i Ministri evitavano sempre di immischiarsi nei suoi affari personali, e a Percy questo atteggiamento andava benissimo.
Kingsley, invece, non riusciva a fare a meno di occuparsi degli altri: se intravedeva un’ombra di preoccupazione sul volto di qualcuno cercava di capire quale fosse il suo problema e si offriva di risolverlo, con una gentilezza e una generosità che di solito commuovevano l’interessato e lo spingevano a confidare a Kingsley tutti i propri crucci.
Questo – naturalmente – non accadeva con Percy, il quale rimpiangeva i bei vecchi tempi in cui i Ministri facevano solo i Ministri e non cercavano in tutti i modi di farsi i fatti tuoi.
Anzi, è strano che non si sia accorto di quando ero giù per via di Audrey. Adesso che va tutto bene, cosa diamine dovrei dirgli? Che ho la testa occupata dal pensiero dei mille modi per non dire ai miei che sto per sposarmi?
Preso alla sprovvista e privo di una frase decente con cui ribattere, Percy sparò una scusa a caso.
- Ehm… No, nulla, ho solo… beh, ho dormito poco stanotte. Sa, la bambina…
- Non mentire. Di solito quando dormi male hai i cerchi sotto gli occhi e ti scrocchi il collo in continuazione. Allora?
Fondatori, questo è peggio di Adams! È Adams con la mentalità analitica di un Auror!
… Giuro che se Molly diventa un’Auror la sbatto fuori di casa.
- Davvero, Ministro, io… ehm…
Quanto odiava il sorriso disponibile e conciliante di Shacklebolt! Quanto! Era… troppo gentile per i suoi gusti.
- … Ehm… stavo solo pensando… ehm…
- Ehi, se è qualcosa di imbarazzante sta’ tranquillo: non mi infastidisce affatto parlarne.
La curiosità di Adams, l’intuito di un Auror e l’indelicatezza della signora Bennet. Aiuto.
- No, ehm… Ma non credo che le interessi, sono faccende private…
- Sono il Ministro della Magia, devo avere a cuore il benessere di tutti - ribatté Kingsley con fierezza.
Ridatemi Caramell. Ridatemi Scrimgeour. Vi prego, ridatemeli.
Sentendo quella frase, Percy si arrese. Non poteva far nulla per contrastare i buoni sentimenti del Ministro.
Sospirò.
- Va bene. Ecco, il fatto è… ehm… sono un po’ distratto, ultimamente, perché… beh, io e la mia ragazza, uhm…
Si fermò, sperando che Kingsley capisse da solo, con la sua straordinaria intuitività, di cosa Percy stesse parlando. Niente.
Anche il signor Crouch non era poi così male, in effetti. Non sapeva nemmeno come mi chiamassi, ma almeno non dovevo subire interrogatori. A parte quella volta in cui mi hanno torchiato perché non mi ero accorto che era sotto Imperius… ma insomma, era meglio.
- Per farla breve - fece Percy in fretta, - tra qualche mese ci sposeremo, e…
- Oh! - esclamò il Ministro. Fece un gran sorriso, tutto contento. - Auguri! Ma perché non l’hai detto subito? Hai bisogno di un permesso? Siete in piena fase di organizzazione, immagino.
- Ehm, già… Ci sono moltissime cose da definire e… Insomma, ho la testa un po’ piena, in questo periodo.
Kingsley apparve molto comprensivo. - Se ti servono dei giorni liberi, non hai che da chiedere. A proposito, che data avete deciso?
- Beh, ora come ora pensiamo a marzo…
Kingsley approvò la scelta annuendo. - Ottimo. Avrai un permesso anche in quel periodo, ovviamente: immagino che vorrete andare in viaggio di nozze.
- Sì, pensiamo di visitare la Norvegia… se riusciamo a trovare qualcuno che badi per un po’ a Molly. Anche se tra i miei genitori e mia suocera non dovrebbero esserci problemi.
Uh, ecco cosa devo ricordarmi di fare: andare da Madama McClan a cercare mantelli abbastanza pesanti per non morire assiderato in mezzo agli orsi polari. Dannata sia Bennet e le sue idee balorde!
Kingsley pareva molto soddisfatto delle risposte ottenute. - Bene, sono davvero contento per te, Percy; e capisco anche che tu possa avere la testa tra le nuvole ogni tanto, ma magari, quando sei al lavoro, cerca di concentrarti più che puoi su ciò che ti dico, va bene?
Percy non poté fare a meno di sorridere in risposta al Ministro. - Va bene, mi scusi…
- Ti scuso solo se mi mandi un invito al matrimonio. 
Caspita, parlare col Ministro non era poi tanto male, in fondo. Era stato gentile, relativamente poco invasivo, sembrava sinceramente felice per lui… e gli aveva dato anche un sacco di permessi in meno di un minuto.
Forse non rimpiango più così tanto i vecchi Ministri. Forse.
- E ora - sbottò all’improvviso il Ministro, tornando di colpo serio, - vuoi andarmi a prendere questi promemoria o devo ridurmi a mandare gufi incontinenti in giro per il Ministero?!
La faccia terrorizzata di Percy e il suo scatto verso la porta dell’ufficio diedero a Kingsley l’occasione di farsi un’altra sana risata. Godric, come faceva prima senza Percy?
 
 
 
 
 
Al di là delle macchinazioni di Audrey e delle fantasticherie di Percy, qualcun altro non si dava pace per il matrimonio di questi due. Come al solito, per “qualcun altro” si devono intendere la signora Weasley e la signora Bennet.
Di comune accordo, le due aspiranti consuocere avevano stabilito che insistere sui rispettivi figli sarebbe stato inutile; si erano quindi decise per un tentativo “incrociato” di persuasione.
Cose del tipo: “io convinco tua figlia, tu convinci mio figlio”.
La prima mossa l’aveva fatta la signora Bennet, dopo uno dei soliti pranzi domenicali a casa di Roman, esattamente quattro giorni dopo la decisione dei due ragazzi. Aveva insistito perché Percy l’accompagnasse sotto la veranda – il ragazzo aveva dovuto far forza su se stesso per affrontare il freddo dicembrino e accontentare Lucy – e quando fu sicura che fossero soli iniziò a parlargli.
- Allora - disse, come per caso, - come va tra te e Aud?
Percy smise di battere i denti per un momento, giusto il tempo di risponderle. - B-bene. B-beenis-simo…
Lucy sorrise, ignorando l’evidente incompatibilità di Percy alla temperatura esterna. - Mi fa piacere. Sai, non credevo che tra di voi sarebbe davvero durata così tanto…
Lo shock per quell’affermazione fu tale che Percy smise persino di tremare dal freddo. Fissò la signora Bennet basito, aspettando che lei continuasse il discorso.
Sorridendo sorniona, Lucy l’accontentò. - Sai, Aud è una ragazza espansiva, esuberante… difficilmente si lega con forza a qualcuno, in genere preferisce relazioni meno durature… Temo sia colpa della sua situazione familiare, sai, ha perso il papà da piccola, e… Insomma, i legami a lunga scadenza non sono mai stati il suo forte.
Una contrazione della mascella di Percy le fece capire che stava procedendo nella direzione giusta: la gelosia era sempre stata una sua grossa debolezza, e proprio lì la donna stava insistendo.
- Non mi pare - rispose il ragazzo, - che con me si stia comportando come dice lei…
- Oh, ma figurati! Non intendevo mica dire che ti lascerà! Figuriamoci, si vede che ti vuol bene, e poi avete una bambina…
Aveva aggiunto quella frase con una fretta studiata, degna di un’attrice. Stava ottenendo il suo obiettivo: instillare l’insicurezza in Percy.
- Però, sai… magari, se tu le chiedessi, che so, un impegno un po’ più preciso… potresti stare più tranquillo riguardo alla sua costanza, no?
Percy taceva, fissando un punto lontano dalla veranda. Non gli piaceva affatto il discorso della signora Bennet: che diavolo significava “un impegno ben preciso”? La signora Bennet voleva forse dire che…
Fu come se qualcuno avesse infilato una bacchetta nell’orecchio di Percy e avesse detto “Lumos”: ma certo! Lucy stava cercando di convincerlo a chiedere a Audrey di sposarlo!
Fu tentato di mettersi a ridere, ma il suo cervello ormai pienamente attivo lo dissuase dal farlo. Se avesse riso, la signora Bennet avrebbe pensato che lui trovava ridicola l’idea di sposarsi con Audrey, e si sarebbe offesa – oppure avrebbe insistito ancora di più.
Nel dubbio rimase in silenzio. Lucy fece altrettanto per qualche istante, poi tornò all’attacco.
- Ricordo quando stava con Ben… lo conoscevi, no? Beh, anche con lui sembrava dovesse durare per sempre… E invece non ci ha messo molto a dimenticarlo.
Questo fu un colpo piuttosto basso per Percy, che dovette farsi forza per ricordare che Audrey aveva lasciato Ben quando loro si erano conosciuti. La sua quasi-suocera era davvero diabolica: per un istante Percy fu tentato di sbatterle in faccia la verità, che no, lui era qualcosa di più di Ben, e che sì, Audrey era più che capace di prendersi un impegno serio visto che aveva deciso di sposarlo…
… Ma il sorriso sornione ed irritante della signora Bennet lo dissuase dal darle questa soddisfazione. No, non l’avrebbe fatto; quel tentativo di convincerlo a fidanzarsi con Audrey facendo leva sulla sua gelosia era stato fin troppo basso.
Ghignò a sua volta e guardò la signora Bennet negli occhi.
- Non è necessario che si preoccupi: sua figlia è eccezionale, e io mi fido ciecamente di lei. Non ho alcun motivo di essere geloso.
L’espressione delusa della signora Bennet lo fece sentire stranamente soddisfatto; si congedò con cortesia, dopodiché corse a rifugiarsi dentro casa, al caldo.
Lucy invece restò a fissare la porta, sconcertata. Era la prima volta che uno dei suoi piani non funzionava a dovere.
Sarà più dura del previsto.
 
 
I tentativi di persuasione di Molly ebbero un esito piuttosto diverso. La signora Weasley detestava i sotterfugi, che invece erano tanto cari a Lucy: preferiva di gran lunga essere diretta e parlare schiettamente agli interessati, a prescindere dalle loro possibili reazioni. Aveva cresciuto ben sette figli, quindi riteneva di potersi definire a pieno titolo un’esperta in materia di risoluzione dei problemi di qualsiasi tipo.
Senza nemmeno pensarci troppo su, la signora Weasley decise che il momento migliore per tentare di circuire la sua quasi-nuora fosse il bel mezzo della settimanale cena alla Tana – una settimana dopo il fidanzamento ufficioso di Percy e Audrey.
(Sì, le nostre signore hanno scarsa fantasia, purtroppo: o fanno le cose durante le riunioni familiari o non le fanno. Già.)
Si era, dicevamo, quasi a metà pasto, quando Molly approfittò di un raro momento di silenzio per iniziare a parlare.
- Sai, Audrey - interloquì, mentre la ragazza si stava riempiendo voracemente la bocca con una cucchiaiata di riso, - stavo pensando che sarebbe proprio ora di pensare ad un bel vestito per te.
- He vstio, sgnora Wisly? - biascicò Audrey, guadagnandosi un’occhiata di disapprovazione da parte di Percy.
- Ma come, “che vestito”? - insistette Molly. - Il vestito per la cerimonia, è ovvio!
Audrey stava per aprire di nuovo la bocca – piena – e domandare spiegazioni, ma la signora Weasley non glielo consentì. - Penso che potresti rivolgerti alla stessa bottega che si è occupata del vestito di Fleur, fanno un lavoro d’incanto…
Fleur, seduta giusto di fronte a Audrey, drizzò le antenne e capì al volo il discorso di Molly. - Oh, ma scerto! I meliori abiti da sposa che abia mai visto! - commentò con aria sognante.
A Audrey andò di traverso il boccone. Iniziò a tossire e divenne violacea, e fu necessaria una potente pacca sulla schiena da parte di Bill per rimetterla in sesto. Sputacchiando riso e al contempo cercando di riprendere fiato, Audrey guardò verso Molly come se la vedesse per la prima volta.
- Co… Cu… Ma… ha detto abiti da sposa?! - esclamò.
- Oui! Ti piascerebbero, ne hanno di tutti i tipi… Je crois que… Pardon, credo che ne abiano anche di coleuri diversi dal blanche, fatti apposta pour ragazze come toi…
Una strana sfumatura verdognola si era aggiunta al viola che tingeva il viso di Audrey. Il sesto senso di Percy, abituato ormai a prevedere l’arrivo di una fase Banshee piuttosto in anticipo, si attivò subito e lo spinse a intervenire.
- Mamma, Fleur, è molto… gentile da parte vostra, ma a Audrey non serve un vestito del genere… Non ora, almeno - disse in fretta, consapevole dell’inutilità di quella frase.
Molly fu sorpresa dall’intervento del figlio, ma non lo diede a vedere; rise in modo leggero e si rivolse ancora a Audrey. - Beh, non si sa mai; prima o poi potresti averne bisogno, quindi… tanto vale avvantaggiarsi, no?
Audrey era così allibita che non aveva idea di cosa rispondere. Si guardò attorno in cerca di sostegno, ma le facce che la circondavano – quasi tutte maschili, dato che Ginny e Hermione si trovavano a scuola – esprimevano solo curiosità e divertimento.
È un complotto! È un fottuto complotto! Vogliono vedermi crollare!
Si girò verso Percy, ma questi aveva pensato bene di tirarsi fuori da quella situazione e aveva iniziato a imboccare Molly seconda, tanto per fare qualcosa.
- Mi sembra davvero una buon idea - seguitò la signora Weasley. - Perché non ci vai già domani? Così inizi a farti un’idea dei modelli, degli stili…
- Ma io… - pigolò Audrey.
- Potrei accompagnarla io, Mollì, conosco quel luogo comme le mie poches.
- Splendido! Sentito, Audrey? Che te ne pare?
- Io… - cercò di dire di nuovo la ragazza, ma dovette capitolare. Qualsiasi cosa disse in seguito fu considerata completamente inutile da Molly e Fleur.
 
 
Fu quasi inevitabile, più tardi, che Audrey aggredisse verbalmente Percy non appena ebbero messo piede in casa.
- Mi vuoi dire che cavolo è venuto in mente a tua madre?! - sbraitò non appena l’uscio si fu richiuso.
- Che vuoi che ne sappia? È la prima volta che la vedo fare così…
- Le hai detto qualcosa? Dimmi la verità, le hai detto qualcosa?!
- Certo che no! Ti sembro forse pazzo?
Audrey aprì la bocca, ma si contenne e si limitò a sospirare. - Santo cielo… tutto questo non ha senso! Ce l’avrebbe se tua madre sapesse che dobbiamo sposarci…
- … O se cercasse di convincerci a farlo - terminò Percy, pensieroso. In risposta all’occhiata interrogativa di Audrey, le raccontò per filo e per segno tutto quello che la signora Bennet gli aveva detto.
Al termine del breve resoconto, il viso di Audrey aveva assunto di nuovo quell’inquietante sfumatura verdognola.
- Mia madre mi ha dato della ragazza facile?! - sibilò.
- Non distrarti e concentrati sul succo del discorso: quello che…
- Ma come si permette! Come osa!
- Aud, senti… No, posa la bacchetta, posa la bacchetta! Prima finiamo di parlare di questa cosa, poi potrai andare a fare stragi in giro per Londra.
Sbuffando con ferocia, Audrey gettò la bacchetta sul divano; le scintille rosse che ne sprizzarono fuori fecero la felicità della piccola Molly, che si stava godendo l’intera scena dal pavimento dove i genitori l’avevano per un attimo dimenticata.
- Grazie, Bennet.
- Sappi che la strage è solo rimandata.
- Non c’è problema. Dunque. Mi sembra chiaro che entrambe le nostre madri puntano ad un obiettivo ben preciso… giusto?
- Sì. Farmi impazzire. - Furibonda, Audrey si gettò a sedere sul divano. - Ti rendi conto che domani dovrò andare a far compere con Fleur? Fleur!
- Beh… - Percy si grattò la testa. - Potevi sempre rifiutarti, dire che hai un impegno…
- Lo so, ma… non volevo dire di no a tua madre. È che… lì per lì ho pensato che magari si comportava in quel modo per… ecco… cercare di reagire…
Percy la fermò con un gesto della mano: aveva capito cosa intendeva dire.
- Comunque - disse poi, - mi pare chiaro che, in un modo o nell’altro, sia mia madre che la tua stiano mirando a convincerci a sposarci.
Audrey ci pensò su. In effetti, il ragionamento non faceva una grinza. - E quindi?
- Quindi… - Percy soppesò bene le parole. - Non sarebbe il caso… ecco… di dire loro che noi abbiamo già deciso di farlo?
La ragazza sobbalzò. - Ma scherzi? No!
- Però…
- Dopo quello che mia madre ha detto di me, non voglio nemmeno pensare di coinvolgerla nel mio matrimonio!
- Ma non diceva mica sul serio, era solo per…
Ma era tutto inutile: Audrey si era intestardita, e Percy, dopo qualche vana protesta, dovette capitolare e lasciar perdere.
Sospirò stancamente, osservando Audrey che se ne andava in camera ancora furiosa, e poi prese in braccio la bambina.
- Che fatica stare dietro alla mamma… eh, Molly? - sussurrò. - Che dici, prima o poi troveremo il modo per farle passare questo caratteraccio?
“Padre, quando ti sei messo con lei sapevi benissimo com’era fatta, quindi ora non puoi lamentarti. O perlomeno non far pesare su di me le tue lagne, sono troppo piccola per sopportare una cosa simile. Ora, per favore, potresti portarmi a letto? Dovrei essere a nanna da almeno un’ora…”
Percy si riscosse. Diamine, doveva essere veramente stanco quella sera…
 
 
 
Il giorno successivo, giovedì, fu talmente caotico da sembrare quasi un sogno molto vivace. La mattinata era trascorsa in modo relativamente tranquillo, almeno al Ministero, e Percy non avrebbe mai pensato che di lì a poche ore si sarebbe scatenato un gran casino.
Subito dopo la pausa pranzo qualcuno aveva bussato alla porta dell’ufficio del Ministro, dove Percy era appoggiato temporaneamente. La porta si aprì e comparve un sorridente Arthur Weasley.
- Arthur! Qual buon vento? - fece Kingsley andandogli incontro, contento di rivedere l’amico.
- Ero in giro a far firmare qualche scartoffia, e ho pensato di fare un salto. Ciao, Perce.
Percy rispose al saluto e stava per dire qualcosa, quando il Ministro lo precedette.
- Arthur, avrei dovuto mandarti un gufo ma me ne sono completamente dimenticato: congratulazioni! Percy mi ha detto della bella notizia!
Calò il gelo. La mente di Percy iniziò a elaborare qualche via di fuga, ma invano. Arthur aggrottò le sopracciglia.
- Notizia? Che notizia, Percy?
Cavolo!
- Ehm… ecco… ma come quale notizia, papà? Quella… - rispose Percy. Fu una fortuna che Kingsley gli desse le spalle, perché riuscì a fare ad Arthur un cenno che significava “te lo dico dopo”. Arthur capì, ma sembrava ancora confuso.
- Infatti, Arthur: come si fa a scordarsi del matrimonio del proprio figlio? - aggiunse Kingsley, per poi scoppiare a ridere. Arthur era esterrefatto: guardò verso Percy, che rispose con un’occhiata supplice.
Ti prego ti prego reggimi il gioco ti prego ti dico tutto ma adesso non farmi fare figuracce ti prego…
- Ah… Beh… è vero, che stupido che sono - rispose Arthur in fretta con una risatina nervosa. - Troppo lavoro, sai…
- Papà, mi accompagneresti un momento in archivio, per cortesia?
- In archivio? Che devi fare in archivio, Percy?
La domanda del Ministro era più che legittima, ma Arthur fu bravissimo a sviarla. - Certo, andiamo subito - rispose, e uscì dall’ufficio a tutta velocità seguito dal figlio.
 
- Immagino che tu stia per spiegarmi che diavolo è questa storia…
Percy non rispose subito; si infilò in un ufficio abbandonato – buffo, se c’erano tante stanze vuote perché lui non poteva averne una tutta per sé come ai vecchi tempi? – chiuse la porta e poi prese fiato.
Suo padre non sembrava arrabbiato, ma solo estremamente confuso. - Allora?
Percy deglutì a vuoto un paio di volte prima di parlare. - Allora… è così. Audrey e io ci sposiamo.
Tutto il viso di Arthur si distese in un sorriso gigantesco; prima che Percy potesse dire qualcosa si ritrovò stritolato in un abbraccio pieno di entusiasmo.
- Ma è fantastico! Sapevo che ci saresti riuscito!
- Pa’, non respiro…
Arthur si staccò subito, e osservò il suo terzogenito con orgoglio. - Sono veramente felice, Perce. Speravamo tutti che prima o poi ci avreste dato una notizia simile! - Il suo sorriso si fece più piccolo. - Certo, sarebbe stato meglio venirlo a sapere da te che da Kingsley, ma… non importa, sono contento lo stesso.
- Papà, senti…
- Per Merlino, tua madre impazzirà! Aspetta solo che glielo dica…
- No!
Arthur si interruppe. - Come, no?
- No, papà. - Sospirò e pregò mentalmente che suo padre non si arrabbiasse troppo. - Ecco, se Audrey e io abbiamo deciso di non dirvi niente, è proprio perché… beh, insomma, tu conosci mamma…
Come con Kingsley, anche con Arthur le allusioni non funzionavano. Percy attese invano un cenno di comprensione da parte di suo padre, ma fu deluso.
- … quello che voglio dire è che… sia lei che la signora Bennet hanno un po’ la tendenza a… voler monopolizzare gli eventi che riguardano la famiglia, e…
Finalmente Arthur capì, e si fece serio. - Oh. Volete evitare che qualcuno organizzi il matrimonio al posto vostro, insomma.
Percy annuì in fretta. - Ti prego, non dire niente alla mamma, non voglio che ci rimanga male… - disse poi.
Ad Arthur venne quasi da ridere; per un attimo gli apparve davanti agli occhi il ricordo di un Percy bambino che lo supplicava di non dire a Bill che gli aveva rotto la piuma preferita.
- Tranquillo, siete in una botte di ferro - rispose, tornando a sorridere. - Però ti do un consiglio: sbrigati a dare questa notizia a tutti gli altri, li faresti davvero felici.
Percy promise che avrebbe fatto il possibile, dopodiché uscì dall’ufficio col cuore molto più leggero di quando vi era entrato.
 
Siccome aveva detto al Ministro che sarebbe passato in archivio, tanto valeva andarci davvero. Bussò cautamente alla porta del direttore ed entrò quando gli venne dato il permesso.
Il direttore degli Archivi Magici, Ernest Adams, ricopriva quell’incarico da quasi cinque mesi; immagino però che lo conosciate fin troppo bene, quindi non mi dilungherò su di lui.
Tutto ciò che dovete sapere, adesso, è che si trovava praticamente bocconi sulla sua scrivania, scosso dai singulti, mentre davanti a lui sedeva una Audrey livida in volto.
Perfetto. Capito sempre al momento giusto.
Respirando a fatica, Adams si asciugò le ultime lacrime che aveva versato per il troppo ridere e salutò Percy.
- Ex-capo - disse non appena poté, - la tua fidanzata mi farà morire.
- A chi lo dici… - mormorò Percy avvicinandosi a Audrey. - Che ci fai qui? Problemi?
Audrey non gli rispose, ancora offesa per le risate di Adams.
- Lascia stare - disse questi, - le passerà. Tu piuttosto?
- Ero… ehm… in giro da queste parti.
- Sempre questi passatempi tristi, eh, ex-capo?
- Ehm…
- Va beh, già che sei qui parliamo di cose serie. - Adams si alzò in piedi, aggirò la scrivania, vi si appoggiò e incrociò le braccia. - Allora, quand’è che andiamo a scegliere qualche veste da sposo decente?
- ARGH! - gridò Audrey facendo sobbalzare Percy. Adams, invece, scoppiò ancora a ridere.
- Maledizione, ti ho chiesto di non parlarmi di vestiti!
Percy alzò un sopracciglio. - Ho capito. È stata a far compere con mia cognata.
Soffocando la risata, Adams annuì. - Mi stava giusto raccontando com’è andata la sua mattina…
- Com’è andata? Una tragedia!
Audrey si alzò dalla sedia e prese a camminare intorno, furiosa. - Ho passato tre ore – tre! – a guardare Fleur scegliere abiti che su di lei sembravano splendidi, e che addosso a me facevano l’effetto di una vestaglia su un Troll! Ma avete idea di quanto sia umiliante andare per negozi con una come lei? E non parliamo dei commenti! Non so quante volte mi avrà ripetuto che sono bassa, che ho i fianchi troppo larghi, che non posso certo mettere un vestito bianco perché ho avuto fretta di fare una figlia… ARGH!
Audrey era davvero nervosa, ma quel suo modo di sbraitare e camminare era talmente buffo che anche Percy non riuscì a trattenere un sorriso. Per non turbare ancora di più la ragazza, però, tornò subito serio.
- Oh, mi dispiace… Ma alla fine com’è andata? Hai preso qualcosa?
Audrey si fermò, finalmente, e sbuffò. - Certo che no. Non ho intenzione di farmi dare consigli da una così; a scegliere il vestito ci andrò con chi dico io, o magari da sola.
Tornò a sedersi, un po’ più calma; Percy le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla. - Dai, non puoi lasciare che Fleur distrugga la tua autostima…
- Bravo, ex-capo, diglielo anche tu. Coraggio, Aud, l’importante è che questa mattinata sia finita, no?
Audrey tirò su col naso. - Sì, avete ragione. La mattinata è passata, e sono ancora viva. - Ci pensò su. - Più che mai consapevole della mia bruttezza, ma ancora viva.
Percy sospirò. Se fosse stato solo con lei avrebbe confermato a parole e a fatti che a lui Audrey piaceva esattamente così com’era, fianchi larghi e tutto; ma non l’avrebbe mai fatto in presenza di Adams. Mai.
- Non dire sciocchezze - disse invece. - E comunque, poteva andare peggio: se avesse saputo che stiamo davvero per sposarci, ti avrebbe obbligata a comprare un vestito; per fortuna, invece, non è andata così.
Quell’argomento rasserenò Audrey del tutto. - Giusto. - Inspirò forte, ormai tranquilla. - Giusto. È una vera fortuna che nessuno sappia nulla…
- Già… Una vera fortuna… - borbottò Percy con aria colpevole, che solo Adams colse.
Per fortuna, però, Adams era Adams, quindi non fece domande.
 
 
 
 
Sarebbe davvero troppo lungo, a questo punto, raccontare degli otto giorni che seguirono. Se dovessimo soffermarci su ciascuno dei patetici ed inutili tentativi di Molly e Lucy di “spingere” i figli verso l’idea del matrimonio, dovremmo impiegare almeno un capitolo per ogni giorno. Visto che le prime due prove non erano bastate, le signore pensarono bene di assediare i ragazzi anche in momenti molto meno opportuni: la signora Bennet passò più e più volte a casa di Audrey e Percy in quei giorni, a qualsiasi orario e con scuse sempre più improbabili, e poco mancò che la signora Weasley si recasse persino in Ministero – e fu una fortuna che non lo fece, perché se avesse scoperto dei sotterfugi del figlio grazie a Kingsley sarebbe stata molto meno comprensiva di Arthur.
(Se poi vi pare strano che la signora Weasley abbia ritrovato di colpo tutte le energie, dopo solo sette mesi da quel famoso due maggio… beh, qui, cari lettori, dobbiamo forse prendere per buone le parole di Audrey: stava solo reagendo. Aggiungeremo: finalmente.)
Insomma, fino al diciotto dicembre i due poveri ragazzi non furono lasciati in pace nemmeno un secondo, in un modo o nell’altro. Eppure riuscirono a resistere senza vacillare nemmeno una volta: il fatto di non svelare nulla alle loro madri era ormai diventata una questione d’orgoglio.
Il quale, come ben saprete, ha un confine fin troppo labile con la testardaggine.
 
 
Venne infine il momento in cui le due signore si stancarono di quella situazione.
- Sono stanca di questa situazione! - esclamò Lucy non appena Molly si fu accomodata sul divano di casa sua. - Non stiamo ottenendo nulla da quelle due teste di rapa! Andrà a finire che non si sposeranno mai!
Si sfogò ancora un po’, mentre Molly l’ascoltava in silenzio, pensierosa. Quando finalmente Lucy ebbe finito di parlare, espose la sua idea.
- Perché - mormorò, - non glielo diciamo apertamente e basta?
- Che cosa dovremmo dire apertamente?
- Che vogliamo che si sposino. - La signora Weasley sembrava più determinata del solito. - Andiamo da loro e glielo diciamo; così saranno costretti a dirci chiaro e tondo se intendono o meno mettere la testa a posto.
Sulle prime alla signora Bennet la proposta non piacque. Non amava parlare in modo diretto, si divertiva molto di più ad insinuare idee negli altri.
Tuttavia, dovette convenire con Molly: i loro metodi “indiretti” stavano fallendo su tutta la linea. Rischiavano di non diventare mai consuocere, se continuavano così.
- E sia - rispose dopo un po’, rassegnata. - Facciamolo. Perlomeno, prima di Natale sapremo che razza di intenzioni hanno.
- A proposito - aggiunse Molly, - per Natale siete invitati tutti da me. Tutti.
Lucy sgranò gli occhi. - T-tutti?! Intendi…
- Già. Tutti.
- Ma… ma lo sai che i Bennet sono…
- Ho voglia di avere tante persone in casa, per Natale. Che vuoi che ti dica? Sono un tipo strano…
La signora Bennet non replicò; si limitò a sorridere, contenta.
 
 
 
 
 
 
La giornata del diciannove dicembre era iniziata troppo bene. Molly Seconda dormiva profondamente e non aveva svegliato i suoi genitori alle sei del mattino come al solito, per cui i due si erano concessi un po’ più di relax del solito.
Fu Audrey la prima ad avere la sensazione che qualcosa sarebbe successo.
- Perce?
- Mh?
- Non trovi che sia tutto troppo… tranquillo?
- Grazie a Merlino è tranquillo. Che vuoi che succeda?
- Non lo so, è che… Sai, da quando le nostre madri hanno iniziato a stressarci, mi sembra sempre che debbano piombarci in casa da un momento all’altro…
Un fragoroso CRACK! svegliò la bambina e fece sobbalzare i due ragazzi, che si guardarono terrorizzati.
- Non hai fatto l’incantesimo anti-intrusi! - strillarono, indicandosi a vicenda.
Un secondo dopo, una mano bussò gentilmente alla porta della stanza.
- Ragazzi, sappiamo che siete lì. Potreste uscire?
- Magari prima rendetevi presentabili!
- Ma dai, Molly, in fondo sono i nostri figli!
- Lo dico per loro, non voglio che si vergognino…
- E di cosa si dovrebbero vergognare, scusa?
- Oh, non conosci Percy, è terribilmente timido…
Percy e Audrey si guardarono di nuovo, sgranando gli occhi. La situazione era assurda, talmente assurda che non ebbero modo di stare a chiedersi perché le loro madri fossero assieme e perché proprio in quel momento. In meno di dieci secondi si rivestirono e uscirono, timorosi.
Nel piccolo salotto la signora Weasley e la signora Bennet li aspettavano sorridendo esageratamente; la prima aveva in mano una specie di paniere.
- Ben svegliati! - trillò. - Ci siamo permesse di portarvi la colazione, visto che è sabato!
- Mamma, cosa… - mormorò Audrey, ma la signora Bennet era già scappata in cucina a preparare il caffè per tutti.
- Mamma, ti ringrazio ma… sono le otto del mattino… - balbettò Percy.
- Hai ragione, Percy, abbiamo fatto un po’ tardi, ma…
Tardi? Tardi?! Oh santo cielo!
Audrey si trattenne a malapena dal dire ciò che aveva pensato. Lasciò che Percy se la vedesse con Molly e seguì sua madre in cucina, in un pallido tentativo di fermarla.
- Mamma, che ci fate qui? E soprattutto: da quand’è che conosci la madre di Percy?
La signora Bennet non rispose subito: trafficò un po’ in giro per la cucina, in cerca della caffettiera. - Sono sicura che questo caos è opera tua: non capisco dov’è che tieni le cose!
Audrey sospirò, allungò una mano e tirò fuori la caffettiera dalla credenza alla sua sinistra. - Allora, vuoi rispondermi? Perché siete qui? Perché siete qui insieme?!
La signora Bennet le fece un gran sorriso, poi si rivolse alla signora Weasley che era appena entrata in cucina insieme a Percy. - Ma sentila, Molly! Secondo Audrey dovremmo avere un motivo per venire a trovare i nostri figli e nostra nipote!
Audrey scosse il capo, rassegnata alla follia della madre. Da parte sua Percy non si capacitava ancora dell’invasione che stavano subendo, e una parte di lui iniziava a sentirsi molto irritata.
- Mamma, insomma, cos’è che volete? - fece bruscamente.
La signora Weasley aveva appena finito di svuotare il paniere, da cui aveva estratto uova, pane e svariate altre cose. Sospirò e scambiò uno sguardo d’intesa con Lucy, poi entrambe incrociarono le braccia e guardarono i loro figli, serie.
- Cosa vogliamo? - fece la signora Bennet. - Pensavamo che aveste inteso bene cosa vogliamo.
- Sono giorni ormai che cerchiamo di farvelo intendere - aggiunse la signora Weasley severa.
- Ma voi siete talmente zucconi che fate finta di non capire!
- Capire cosa? - chiese Audrey ingenuamente.
Molly sgranò gli occhi. - Che vogliamo che voi vi sposiate, è ovvio! Abbiamo cercato di comunicarvelo in tutti i modi, ma voi non volete capirlo…
- … O fingete di non capirlo - concluse Lucy, tagliente. - Ma noi ci siamo stancate. Non intendiamo perdere altro tempo con voi, e soprattutto vogliamo che iniziate a comportarvi da persone adulte e non da ragazzini.
Dopodiché, la signora Bennet iniziò un discorso che aveva tutta l’aria di essere lunghissimo, e a tratti anche la signora Weasley interveniva a dire la sua.
Percy e Audrey deglutirono in sincrono e si guardarono. Era giunto il momento: se non avessero detto alle loro madri che avevano deciso di sposarsi, probabilmente sarebbero andati incontro a guai seri. Poteva esserci di peggio rispetto al subire coercizioni psicologiche e visite mattutine: ad esempio, il senso di colpa.
Che era proprio l’argomento che la signora Bennet stava toccando in quel momento.
- Voi… non avete rispetto per noi! Voi non ci volete bene! Voi…
- Va bene, va bene! Ci arrendiamo! - esclamò Percy, fermando quel fiume in piena in cui si era trasformata la signora Bennet. - Ci arrendiamo, okay?
Lo shock fu tale che all’inizio Lucy non capì. - … voi non ci… cosa?
Percy prese fiato, e al suo fianco Audrey annuì per fargli capire che era d’accordo. - Avremmo dovuto dirvelo prima, lo sappiamo, - incominciò a dire Percy, - e ci dispiace moltissimo, ma… è successo tutto molto in fretta…
- Sì, perché io non ero convinta all’inizio, poi gliel’ho chiesto e… - si intromise Audrey.
- … e quindi ci siamo fidanzati, ma non l’abbiamo detto perché…
- … volevamo un po’ di privacy, sapete…
- … evitare di caricarvi con impegni e preoccupazioni…
- … anche fare un po’ di testa nostra, per una volta, perché no!
- … Comunque…
- … sì, insomma…
- … e questo è quanto.
Le due donne si guardarono, realizzarono di non aver capito nulla di quel discorso e tornarono a rivolgersi ai figli, perplesse.
- Ehm… Non abbiamo capito.
- Che cosa c’è da capire? - dissero contemporaneamente Audrey e Percy. - Ci sposiamo!
Un altro CRACK! coprì il rumore del “Cosa?!” gridato da Lucy e Molly.
- Molly? Sei qui?
- Arthur?! - esclamò la signora Weasley, ormai sopraffatta dalle sorprese di quei minuti.
Il signor Weasley si precipitò in cucina, ignorando il caos che vi regnava. - Eccoti, finalmente! Ciao Percy… Audrey… Signora Bennet…
- Arthur, che cosa ci fai qui? - strillò Molly.
- Cos’è che avete detto? - chiese Lucy alla figlia, ignorando i Weasley.
- Come, che ci faccio qui? Ti stavo cercando! Sei praticamente scomparsa: non eri da nessuna parte, alla Tana, e nessuno sapeva dov’eri andata!
- Abbiamo detto che ci sposiamo, mamma! - esclamò Audrey, superando le voci degli altri due.
- Ah, splendido! - esultò Arthur, lasciando perdere la moglie per un momento. - Finalmente glielo avete detto! Sono arrivato giusto in tempo, insomma!
- Come, finalmente?! Tu lo sapevi?!
- Aaaaaah! Mia figlia si sposa!
Dimenticato per un attimo da tutti gli altri, Percy osservò la scena surreale che gli si parava davanti: Audrey era stata sommersa da un abbraccio di Lucy, che non la finiva più di emettere acuti gioiosi; Arthur stava balbettando qualcosa sul rapporto padre-figlio nel vano tentativo di rabbonire Molly, che da parte sua non si capacitava del fatto che lui sapesse già tutto mentre lei si era dovuta fare in quattro invano per convincere due persone già convinte.
Il tutto divenne ancora più surreale quando le due finalmente future-consuocere si abbracciarono a vicenda e iniziarono a piangere commosse. Fu però un pianto breve, perché due minuti dopo le due donne iniziarono a fantasticare su come, dove e quando organizzare il tanto sospirato evento.
 
 
Solo quando tutto fu un po’ più calmo, Percy e Audrey si resero conto che, alla fine, era successo proprio quello che volevano evitare: l’intromissione delle loro madri in quel matrimonio così desiderato. Tutta la segretezza di cui avevano cercato di circondarsi era stata, in sostanza, inutile.
Eppure, non si sentivano poi tanto dispiaciuti dalla situazione. Anzi, sebbene non sapessero spiegarsi perché, entrambi avevano la sensazione che le cose sarebbero dovute andare così sin dal principio.
Chissà.
Ora dovevano solo aspettare e vedere cosa ne sarebbe stato delle loro nozze.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
- Ah, Audrey, Molly ha invitato tutti quanti a casa Weasley per Natale! Non trovi che sia una splendida idea?
- … Tutti quanti? Intendi forse dire…
- Sì! Allora? Non è fantastico?
... Cosa?!






















 



Buh! Salve a tutti, carissimi!
Mi dispiace per l’enorme lasso di tempo trascorso dall’ultimo aggiornamento. Vi avverto subito, inoltre, che il prossimo capitolo – che secondo i miei calcoli dovrebbe essere il PENULTIMO – arriverà ben dopo Natale, verso gennaio – se tutto va bene.
Ciò detto, ecco le mie NOTE:
 
1) Sì, lo so: questo capitolo potrebbe sembrare inutile. Alla fin fine non dice nulla di più né di meno sulla trama. Potreste pensare che è uno di quei capitoli messi lì per allungare il brodo, giusto per accontentare la curiosità dei lettori e tenerli buoni prima di una lunga attesa. Beh, non è così!
Personalmente mi sono divertita a scrivere il capitolo: volevo inserire qualche difficoltà prima di questo benedetto matrimonio, e cosa c’è di peggio di una coppia di ragazzi incomprensibilmente (perché nemmeno io ho capito bene a che pro fare tutto questo casino…) ostinati a tacere i loro intenti, due mamme fin troppo decise a raggiungere il loro scopo e un Ministro vagamente impiccione?
Insomma, come sapete io scrivo per divertimento, mi sono divertita a inserire questo capitolo e spero che vi siate divertiti almeno un po’ anche voi. Se così non è stato siete liberissimi di dirmelo, ma sappiate che per me la storia va benissimo così.
 
2) Kingsley. Mi sono fatta un sacco di problemi prima di decidermi a inserire un Kingsley così salace e burlone, ma non ne sono affatto pentita. <3
 
3) Se non l’avete fatto la scorsa volta, andate al capitolo 27 e guardatevi la fanart di aGNeSNaPe in fondo.
Adorabile.
 
4) Lo so, c’è una certa isteria dilagante in questo capitolo. Credo sia colpa del periodo: tendo a diventare esuberante e rompipalle quando è dicembre e si avvicina il Natale, e questo influenza un po’ ciò che scrivo. Perdonatemi.
 
5) Visto che non ci sentiremo per un bel po’, vi auguro buon Natale, felice anno nuovo e chi più ne ha più ne metta!
… mi rendo conto adesso che quando pubblicherò il prossimo capitolo, sarà un po’ fuori stagione. Oh, vabbè.
 
Ora perdonatemi ma vado di fretta: sto per partire per Babbanopoli (= il paese del mio Babbano) e non voglio perdere il treno, per cui scappo via. Ammetto di aver riletto poco, quindi se trovate errori per favore fatemelo sapere. Ah, e non preoccupatevi se non rispondo subito alle recensioni, tornerò a casa l'11 sera e allora vi avrò tutti per me!
(... sempre SE a qualcuno andrà di recensire; il che, come sapete, per me è irrilevante.)
Grazie mille di aver letto e sopportato la pazzia totale di questo capitolo! *manda baci*
 
Fera
   
 
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