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Autore: BurningIce    07/12/2011    12 recensioni
Sono Rose Weasley.
Popolare, direte voi. Essere la figlia di Ron Weasley e di Hermione Granger dovrebbe – e sottolineo dovrebbe – aiutare. Ma, nel mio caso, non è stato così. Sono anonima, tremendamente anonima, ed odio le feste e la gente superficiale che puoi trovarci. Passo giornate intere con i miei amati libri e …
Non ditemi che ci siete cascati, adesso.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sono una ragazza perfettamente nella norma. O forse no.'
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Sono una ragazza perfettamente nella norma. O forse no.


I colori della sconfitta, un'inutile scoperta e la brama di vendetta - L'esatto opposto di ciò che ti aspetti




31 Gennaio 2022


<< E Serpeverde segna, settanta a venti per Serpeverde! Weasley mi sembra molto spento, oggi, come il resto della sua squadra. Sono Grifondoro, c'era da aspettarselo... Ed ecco che Lily Potter prende la Pluffa, e… no, Elise, non puoi farti scartare, dannaz… >>
<< Dixon, MODERA I TERMINI! >> Interviene la professoressa McGrannitt. Affidare la cronaca al più grande organizzatore di scommesse clandestine della scuola non è stata una mossa astuta da parte della Preside; è la persona meno affidabile che conosca.
La partita è giunta al punto di massima intensità: ho respinto dieci tiri in pochi minuti ed ho addirittura smesso di sentire freddo, nonostante stia nevicando.
<< Non si agiti, alla sua età fa male! >> Risponde Dixon con la sua solita insolenza.
<< Ed ecco che Lily Potter avanza, è implacabile, schiva un bolide, si avvicina alla porta… però, bel carattere questa Potter! Mi piacerebbe tanto vedere se è la stessa sotto le lenz… >>
<< DIXON! >> La voce magicamente amplificata della Preside risuona per tutto lo stadio. Un attimo di silenzio, poi Dixon si riappropria del microfono ed urla, isterico:
<< Potter ha visto il Boccino! Malfoy, cosa cazzo aspetti? >>
Questa volta la McGrannitt non si degna nemmeno di rimproverarlo: sta seguendo con grande attenzione la traiettoria di mio cugino. Che, se prenderà quel dannatissimo Boccino, sarà ufficialmente disconosciuto.
Sono troppo occupata a guardare Al e Scorpius per accorgermi in tempo della Pluffa che mi è appena passata dietro l’orecchio; mi sbraccio verso i Battitori, ma i Bolidi sembrano non arrivare mai a destinazione. Albus ha un notevole vantaggio, Scorpius non lo raggiungerà mai. Fino a qualche momento fa stava sorvolando svogliatamente il campo e si è fatto distrarre da quelle oche che si spacciano ancora per cheerleader. Lo chiamano insistentemente da mezz’ora e, da bravo dongiovanni, si è sentito in dovere di sorridere nella loro direzione.

Sei un Cercatore, non un modello!

Mentre recupero la Pluffa, sento il boato del pubblico Grifondoro: non mi serve guardare per sapere cos’è successo. Al, purtroppo, è un Cercatore degno di suo padre. La voce funerea di Dixon annuncia la fine della partita, con un secco "settanta a centottanta".
Mezz’ora e tante imprecazioni dopo si scatena quella che sembra la solita rissa di fine partita, ma invece è solo il risultato della furia omicida di Ophelia, che ha affatturato due delle cheerleader – la McGrannitt le è segretamente grata – e sta urlando insulti di ogni genere in direzione di Scorpius, che getta la scopa e se ne va senza nemmeno degnarla di una risposta.
Non posso fare a meno di provare un pizzico di egoistica felicità, dopo il loro litigio, ma subito mi piomba addosso il peso della sconfitta. O meglio, mi piomba addosso mio cugino James, che saltella freneticamente, travolgendo ogni ostacolo sul suo cammino.
<< Lunga vita ai Potter, cuginetta! >> Esclama spaccandomi i timpani e sollevandomi nonostante i miei tentativi di divincolarmi dalla sua presa.
Forse dimentica che sono un membro della squadra che è stata sconfitta pochi minuti fa.
Oh, illuditi pure, James. Dì un’altra parola, solo un'altra parola, e l’unica cosa ad essere lunga sarà la tua sofferenza.

 

*

7 Febbraio 2022



Qualche anno fa una mente geniale non meglio identificata ha deciso che ogni squadra di Quidditch dovesse fare una foto in abito da cerimonia, in modo da essere ricordata eternamente – e ridicolmente – negli Annuari di Hogwarts.
La mia famiglia non è mai stata una grande intenditrice di questo genere di abiti, come dimostra una foto di papà, infilato a forza in un vestito che potrebbe benissimo appartenere alla McGrannitt, scattata al suo quarto anno.
Quando ho aperto il pacco che mia madre mi ha gentilmente mandato via gufo, aspettandomi il peggio dopo le esperienze degli anni passati, ho trattenuto con grande difficoltà un conato di vomito. È un ammasso poco definito di trine e merletti, lungo, largo e risalente almeno al decimo secolo.
Un cimelio di famiglia, scrive nonna Molly nel biglietto; io lo definirei piuttosto una condanna a morte per la mia vita sociale.
Immaginate: i futuri studenti, dopo aver letto le mie gesta nell’elenco delle punizioni del Custode, vorranno conoscere meglio l’autrice di tante ardite e nobili imprese.
Magari non così nobili, ma non è questo il punto.
Andranno quindi a cercare nell’Annuario dell'anno scolastico 2021/2022 e vedranno la foto di una ragazza desolata vestita più o meno come la Signora Grassa.
La cosa peggiore è che il vestito è di un inequivocabile rosso-oro; non posso presentarmi davanti alla mia squadra coi colori dei Grifondoro dopo la sconfitta di appena una settimana fa – ingiusta e con un arbitraggio indecente, che ci puniva per ogni minima spintarella.
Eppure sto camminando verso la sventurata aula dove si svolgerà lo sventurato servizio fotografico con questo sventurato vestito. L’unico lato positivo è che Scorpius non mi vedrà in queste condizioni, a causa della brutta influenza che lo costringe in Infermeria da una settimana. Era così arrabbiato, dopo la partita, che non si è nemmeno cambiato gli abiti fradici e sporchi, rimanendo seduto in un angolo della Sala Comune e ringhiando contro ogni anima, vivente o non, che osasse avvicinarsi a lui.
Io, invece, mi sono data ad attività più costruttive: grazie al mio mirabile operato, la squadra di Grifondoro non riesce misteriosamente a trovare le sue scope da corsa e sarà costretta ad usare le vecchie Stelle Cadenti della scuola per gli allenamenti.
Entrare nella stanza, in cui intravedo Lily, Albus, James, Hugo, Roxanne, Fred, Louis, Molly e soprattutto Liam, incredulo e divertito, è l’esperienza più imbarazzante che mi sia mai capitata.
Individuo subito il gruppetto Serpeverde, sghignazzante e decisamente indignato. Sono tutti vestiti di verde o di grigio; Hilary ed Elise, due Cacciatrici, hanno due sontuosi abiti identici, ma di colore diverso. I Battitori, Flitt e Goyle, indossano due vestiti, sicuramente cimeli di famiglia come il mio, di un terribile verde bottiglia. Liam è semplicemente magnifico nel suo completo grigio chiaro, che contrasta con la sua carnagione e rende i suoi occhi ancora più luminosi. Eppure, quando lo vedo, non ho nessuna reazione incendiaria alle guance o allo stomaco.
La mia cotta per lui è storia vecchia, finalmente. Anche se, sia chiaro, non sarebbe di certo un sacrificio mettermi con lui, cosa che in ogni caso non avverrebbe nemmeno in una dimensione parallela.
La squadra Grifondoro è un’azienda a conduzione familiare: è formata quasi interamente da Weasley-Potter. L’unica estranea è la piccola Katie Baston, che, a dispetto della sua stazza, è un formidabile Battitore.
<< Ehi, Rose! >> Grida James, nonostante la stanza sia molto piccola e si potrebbe benissimo parlare con un tono di voce quantomeno nella norma. << Hai finalmente deciso di unirti a noi? Ci serve proprio un portiere, tuo fratello è più tardo di un Bolide! >>
Gli rispondo con un gestaccio inequivocabile, ignorando lo sguardo allibito dell’anziano fotografo.
Dopo una rissa tra James e Hugo, nata dalla precedente affermazione, e il ritorno alla normalità della squadra Tassorosso, a cui sono state offerte dalla solita Molly dei dolci di sua invenzione, le Ciambelle Arcobaleno, possiamo finalmente iniziare questo dannato servizio.
Ben presto mi ritrovo a ringraziare il mio orribile vestito, perché il fotografo dice che crea un ottimo contrasto con quello di Liam, che di conseguenza deve abbracciarmi da dietro e starmi il più vicino possibile.
<< Più vicini! >> Esclama per l’ennesima volta il mio inaspettato benefattore, mentre Hilary ed Elise guardano schifate Flitt e Goyle, con cui fanno coppia nelle foto.
Liam mi stringe di più a sé e mi dice qualcosa che non riesco ad afferrare; non sono esattamente concentrata sulla sua voce, adesso.
Ok, ora sì che ho una reazione incendiaria. Vorrei portare in questo stesso momento Liam nello sgabuzzino di fronte a noi, vorrei togliergli questo vestito grigio e…
<< Rose, mi stai pestando il piede! Quante volte devo dirtelo? >> Sbotta Liam, mentre l’intera comitiva scoppia a ridere.
Il fotografo, indignato dalla nostra mancanza di rispetto, esce dall’aula sbattendo la porta dietro di sé.
<< Se non mi stessi così appiccicato non ti avrei prestato un bel niente, idiota! >> Sbotto, uscendo anch’io di gran carriera, seguita dagli applausi di mio cugino James.
Mi rendo conto di essere stata leggermente incoerente, ma non mi soffermo più di tanto su questo aspetto della vicenda, perché sono molto vicina all’Infermeria. Potrei fare una visita a Scorpius, magari.

Non perché io abbia voglia di vederlo, assolutamente no.

È solo il mio spirito da brava e dolce migliore amica che prende il sopravvento; e devo anche ammettere che l’Infermeria è un posto notevolmente affascinante: insomma, chi non vorrebbe passare almeno mezz’ora della sua vita in un posto maleodorante e pieno di magnifiche attrattive come l’Ossofast?
Le mie elucubrazioni prive di qualsiasi senso vengono interrotte da un trafelato Albus, che mi raggiunge con un gran sorriso stampato in faccia. Non riesco a ricambiarlo: la sconfitta contro Grifondoro, il cui merito è da attribuire quasi interamente a lui, mi brucia ancora molto. È passata soltanto una settimana, in fondo.
<< Anche Faith è in Infermeria >> Mi dice, dopo aver ripreso fiato, ignorando il mio comportamento ostile. Alzo le spalle e guardo il soffitto con molto interesse.
<< Possiamo entrare insieme! >> Propone con entusiasmo, come se non avesse notato la mia immensa simpatia nei suoi confronti.
Mi limito ad aprire la porta e a spostarmi per lasciar entrare anche lui, ma non riesco a mantenere ancora il mio indignato silenzio, lasciandomi sfuggire una raffinatissima imprecazione per la sorpresa.
Scorpius è in piedi di fronte al letto di Faith, seduta sul letto con aria imbarazzata, e sta giocando con una ciocca dei suoi capelli.
Posso sentire la frase che pronuncia, come se Albus non ci fosse, molto chiaramente; dev’essere la conclusione di uno dei suoi discorsi da subdolo ragno che attira nella sua tela innocenti vittime:
<< Per questo, Faith, sarebbe un immenso onore se tu mi accompagnassi ad Hogsmeade, oggi. >>
I suoi modi da gentiluomo dandy risultano un tantino ridicoli a causa del naso arrossato per il raffreddore e del pigiama bianco dell’Infermeria. Che, nonostante sia vecchio e largo, gli sta benissimo.
Divinamente, come qualsiasi cosa metta addosso. Se indossasse un bel niente, però, sarebbe ancora meglio. Non è il luogo né il momento per avere pensieri pervertiti su Scorpius, non quando ha appena cercato di abbordare la fidanzata di mio cugino, tralasciando il piccolo dettaglio della sua storia con Ophelia. Sono sicuro che lo abbia fatto per irritare Al e vendicarsi della sua sconfitta – anche lui non l’ha ancora digerita, ovviamente – perché Faith è una ragazzina piuttosto insignificante.
È la tipica Tassorosso perbenista e un po’ sciocca, carina ma non troppo, per niente brillante, il cui unico scopo nella vita è trovare un fidanzato carino che rispetti i suoi sentimenti e tutte quelle idiozie del genere.
In più, ha qualche chilo di troppo e dei brufoli che tenta invano di nascondere con l’abuso del fondotinta; non è il genere di ragazza con cui uscirebbe Scorpius.
“Neanche tu lo sei, Rosie!” Mi ricorda un’irritante vocetta che da tempo cerco di confinare in qualche remoto angolo del mio cervello.
<< Col cazzo che ti accompagna ad Hogsmeade! >> Sbotta Albus, furioso come non l’ho mai visto. È sempre stata una persona calma, moderata, l’amico a cui ti rivolgi per risolvere i problemi con razionalità e buonsenso.
Scorpius ghigna, soddisfatto per aver ottenuto il suo scopo, senza lasciare andare i capelli neri di Faith ed abbassandosi a farle una carezza sulle guance ormai rosse come quell’orribile divisa dei Grifondoro. O come il vestito che ancora indosso, dando grande prova di masochismo.
Albus, con i pugni serrati per la rabbia e combattuto tra l’idea di stendere Scorpius prolungando il suo soggiorno in Infermeria e quella di ottenere spiegazioni dalla sua adorata promessa sposa, sembra riprendere un briciolo della sua proverbiale calma. Si rivolge a Faith con una tenerezza da voltastomaco e le sorride, affermando che la sua “principessina” ci andrà con lui.
Lo sguardo di Faith, a quel diminutivo così agghiacciante, si addolcisce infinitamente. Si alza dal letto, approfittando dell’assenza dell’inflessibile carceriera Madama Chips, e si avvicina ad Albus, mentre Scorpius incrocia le braccia indispettito. Nessuna ragazza l'ha mai rifiutato, prima d'ora. Improvvisamente mi ritrovo a pensare che Faith non sia poi così male.
<< Ma certo, orsacchiottino! >>
Mi sbagliavo, è così male.
Reprimo i conati di vomito e lascio i piccioncini alle loro patetiche smancerie, dirigendomi come una furia verso Scorpius.
E, sia chiaro, io non sono gelosa.
<< Sei impazzito? >> Chiedo, preparando un monologo degno delle peggiori arrabbiature di Hermione Weasley.
<< Senti, Rose, io e Ophelia abbiamo litigato e… >> Risponde, con una vocina che farebbe invidia a quella del topo di mio fratello.
<< Davvero? >> Lo interrompo, usando un tono fin troppo speranzoso. Mi accorgo subito dell’errore e cerco di riprendermi in fretta, balbettando frasi sconnesse:
<< Cioè, volevo dire… non è una buona ragione per… e comunque non mi interessa! >>
<< Lo so, Rose >> Risponde, esasperato. È palese, teme che Lia lo venga a sapere.
<< Ma ha detto che era colpa mia se avevo preso il raffreddore… e che dedico troppo tempo al Quidditch e poco a lei! Sono stato una settimana in quarantena, senza l’ombra di una ragazza da invitare ad Hogsmeade… beh, se non si considerano le primine di ieri, ma sono primine, capisci e… >>
Si interrompe improvvisamente e i suoi magnifici occhi verdi – sono anche più patetica di Al e Faith – mostrano una nuova, improvvisa comprensione.  
Si abbassa verso di me di qualche centimetro – molti centimetri – e mi prende per le spalle, controllando che mio cugino e la sua ragazza siano abbastanza distanti. Per un attimo di pura, folle idiozia credo che stia di nuovo per baciarmi e mi preparo a chiudere gli occhi, ma quello che fa è l’esatto opposto di ciò che mi ero aspettata e che, senza nemmeno più negarlo a me stessa, avrei voluto.
<< Ora che ci penso... >> Dice, con l’aria di chi ha scoperto la formula della Pietra Filosofale.
<< Tu sei una ragazza, Rose! >>
Capire che, dopo un bacio, un tentativo disastroso di mettere il Mascara, innumerevoli scenate di gelosia e, per finire in bellezza, una bella cotta per il tuo migliore amico, il ragazzo in questione ha compreso solo adesso che sì, sei una ragazza, è davvero un brutto colpo.
<< Però, sei un fulmine >> Ribatto, acida.
<< Puoi venire ad Hogsmeade con me! >>  Afferma, speranzoso. Ma la frase precedente mi ha fatta infuriare davvero tanto, così mi limito a rispondere, glaciale:
<< No, non posso. >>
La reazione di Scorpius è quasi comica: sgrana gli occhi ed il suo sorriso si congela per un attimo. Poi, sorride di nuovo:
<< Ok, Rose, lo sapevo già che sei una ragazza >> Il suo tono condiscendente mi infastidisce più di ogni altra cosa e sto per urlargli contro che è un emerito stronzo, quando Madama Chips ci interrompe:
<< Malfoy Scorpius, Powell Faith, dimessi >> Sta consultando un grosso registro ed ha un’aria contrariata: è evidente che vorrebbe tenerli sotto osservazione almeno per un’altra settimana. Con un colpo di bacchetta trasfigura i loro pigiami nella divisa di Hogwarts e torna nel suo studio, borbottando sommessamente.
Il tragitto verso la nostra Sala Comune è piuttosto monotono e ripetitivo: continua a chiedermi di andare ad Hogsmeade con lui, dice che i suoi amici lo prenderanno in giro a vita se ci andrà da solo, piagnucola come un bambino di tre anni. Diventa sempre più viziato.
Alla fine, stremata dalla sua insistenza e per niente intenzionata a lasciar perdere un’occasione del genere, ignoro le proteste del mio orgoglio ferito ed esclamo:
<< E va bene, ma solo per questa volta! >>
Scorpius, raggiante, mi scocca un bacio sulla guancia e mi abbraccia, mettendo a dura prova il mio autocontrollo: devo tenere le mani al loro posto. Mi limito a ricambiare con qualche pacca sulla spalla, mentre il mio cervello viaggia alla velocità della luce, raggiungendo una scena in cui questo abbraccio è la mia reazione alla sua proposta di matrimonio.
Quando si stacca da me sono ancora persa in quell’universo parallelo; a farmi riscuotere è una sua frase abbastanza disgustata:
<< Adesso che ti guardo bene, Rose… ma come diavolo ti sei vestita? >>
Lo fulmino con lo sguardo e pronuncio la parola d'ordine, sibilando un “vado a cambiarmi” particolarmente contrariato. Scorpius, guardando il suo riflesso nello specchio della Sala Comune, impallidisce – ancora di più, se possibile – e si tocca i capelli terribilmente scompigliati con aria terrorizzata.
I capelli sono la sua ragione di vita: li tiene sempre in ordine maniacale, anche perché ha paura che un giorno finirà per stempiarsi come suo padre, l’oltremodo ossigenato Draco Malfoy.
Lo lascio al suo narcisismo e mi fiondo in camera. Ci metto più del solito a prepararmi, uso addirittura la Tricopozione Lisciariccio che mi ha regalato mia zia Fleur, nonostante i miei capelli non siano per niente ricci. L’effetto è davvero fantastico: sembra che abbiano anche un colore definito, che si avvicina più che altro al castano.
Questo è senza dubbio un evento memorabile.
Scendo in Sala Grande: c’è più o meno tutta la scuola, ma Scorpius no. Dev’essere ancora impegnato nella sua procedura standard per capelli perfetti. Dopo aver rapidamente salutato le mie inseparabili cugine, Roxanne e Molly, vengo placcata da Lily, che mi chiede una mano per nascondersi. Non molto distante da noi, Hugo sta ridendo e scambiando qualche parola col ragazzo per cui mia cugina ha una cotta da ben tre settimane, record storico.
<< Gli ha appena detto che ho una cotta per lui! >> Mi spiega, indicando Hugo da dietro le mie spalle. Sembra che noi cugine Weasley-Potter abbiamo un gran talento nel cacciarci in situazioni imbarazzanti. Nonostante sia ancora arrabbiata con lei per la famigerata partita, decido di aiutarla.
La trascino verso un arazzo che dovrebbe nasconderci momentaneamente e resto un po’ con lei per rincuorarla. Ma, attraverso l’arazzo, posso benissimo vedere Ophelia, la mia migliore amica, che piange. Da sola. Scaccio rapidamente i sensi di colpa, che mi ricordano la mia inadeguatezza come amica.
Mi sento ancora peggio quando mio cugino James, notoriamente suo peggior nemico, passa davanti a lei con al braccio Mirage, quella cheerleader fallita che ha distratto Scorpius proprio mentre stava per prendere il Boccino.
James rivolge a Ophelia uno sguardo strano e, dando prova di immensa insensibilità, bacia Mirage appassionatamente, per poi sparire dietro l’angolo. Lily ha una faccia disgustata: non è il massimo beccare il proprio fratello che pomicia con un’ochetta da quattro soldi. Le faccio cenno di tacere e di star ferma, quando vedo James tornare indietro. Senza Mirage.
A questo punto succede un evento incredibile, che cambierà le sorti del mondo magico, che stravolgerà la vita di ogni singolo essere vivente su questo pianeta: James Sirius Potter cerca di consolare qualcuno.
Qualcuno che risponde al nome di Ophelia Rosier.
<< Che è successo? >> Le chiede, sedendosi accanto a lei. Lia gli lancia un’occhiataccia ed incrocia le braccia, tentando di nascondere le lacrime.
<< Dai, puoi fidarti di me! >> Insiste James, mentre Lily, alle mie spalle, fa finta di vomitare.
<< Ma davvero, Potter? >> Il tono di Ophelia dovrebbe sembrare scettico, ma è più che altro un sussurro singhiozzato. Così, per la prima volta, James Potter dimostra di avere anche lui un po’ di sensibilità: abbraccia di slancio Lia, che – per Salazar, dev’essere impazzita – ricambia, stringendosi a lui.
Lily, cinica più che mai, sussurra: << Ma per favore, vuole solo portarsela a letto! >>
Evidentemente James e Lia la sentono, così si staccano di botto e si guardano intorno, con l’atteggiamento di chi sta occultando un cadavere. Senza dire una parola, si allontanano in direzioni opposte, come se non fosse successo niente.
Mi riprendo dallo shock ed esco dal nascondiglio, intenzionata a cercare Scorpius.
 

*
 

Visitare Hogsmeade con Scorpius è sempre uno spasso: abbiamo dato un’occhiata alla nuova Nimbus Avanced, spaventato i primini nei pressi della Stamberga Strillante e fatto rifornimento di scherzi alla filiale di zio George. Ma adesso viene la parte difficile: stare seduti ad un tavolo, prendere la solita Burrobirra, chiacchierare. Soli. Completamente soli, perché siamo alla Testa di Porco; non ci andava di farci vedere insieme ai Tre Manici di Scopa, dato che Ophelia sarebbe venuto a saperlo più facilmente.
<< Sarà la scopa ufficiale dei Mondiali di Quidditch, ti rendi conto? >> Sta dicendo, esaltato. Perché a lui la compreranno tra un mese o due, nonostante ne abbia ricevuto una nuova solo questo Natale, proprio come la mia. E io, ovviamente, mi sentirò in dovere di testarla, per il suo bene, cavalcandola una volta o due.
<< E noi andremo a vederli! >> Esclamo, avvicinandomi inconsapevolmente a lui.
<< Ci puoi scommettere la tua scorta di Cioccorane, Rose! >> Mi sorride e solo adesso capisco quanto siamo vicini. Troppo vicini, pericolosamente vicini. E, come se non bastasse, su di noi è sceso un silenzio imbarazzante e nessuno accenna a muoversi da questa posizione. Quando la mia mano sfiora casualmente la sua sobbalzo, avvicinandomi ulteriormente. È tutto stranamente romantico, nonostante ci troviamo in un posto squallido e sporco, su un tavolo di pietra e con due Burrobirre impolverate lasciate a metà.
Scorpius mi stringe la mano che non ho ancora spostato e comincio a sospettare che la Burrobirra non sia un analcolico, perché mi guarda in un modo diverso dal solito.
<< Stai bene con questi capelli, sai? >> Sussurra. Credo che sia un complimento; il primo in sei anni. Sta veramente per baciarmi, ma, per la prima volta nella mia vita, faccio un gesto maledettamente e schifosamente altruista.
Non senza un grande sforzo, mi scosto leggermente e sussurro: << Tu stai con Lia… >>
La mia voce trema e tengo gli occhi bassi, ma sono abbastanza sicura di averci messo almeno un po’ di decisione nel dirlo. Sottraggo la mano alla sua presa, mi alzo dal tavolo ed indosso il cappotto, evitando palesemente di guardarlo negli occhi.
Perché lo ha fatto? Perché si è comportato così? Sono confusa, infinitamente confusa: insomma, non ha mai mostrato quel genere di interesse per me e fino a qualche ora fa non sapeva nemmeno che fossi una ragazza.
Scorpius non si è mosso e sta stringendo il tavolo con troppa forza. È confuso anche lui, forse più di me; dopo qualche secondo si risveglia dalla sua trance modello-Cooman ed alza lo sguardo, cogliendomi di sorpresa. Sembra spaventato.
<< Non lo dirai a Lia, vero? >> Mi chiede, senza smettere di guardarmi. Oh, ecco perché è spaventato. Evidentemente non gli importa di quello che è appena successo, si preoccupa solo per Lia. Questo ridicolo nomignolo che ho inventato per lei non mi è mai sembrato così stupido. Io non mi sono mai sentita così stupida. E arrabbiata, perché, senza rendersene conto, mi ha trattata esattamente come le sue ochette da collezione.
Ma giuro su Salazar Serpeverde che avrò vendetta: in qualsiasi modo, con qualsiasi mezzo, ma l’avrò. Stringo i pugni per evitare di colpire il suo bel faccino pallido e sputo poche parole con un’acidità degna di zia Muriel.
<< Non lo dirò a Lia, puoi stare tranquillo. Dovresti dirglielo tu, stronzo! >> 
Esco di corsa dal locale, ignorando la sua espressione da vittima sacrificale, scanso un gruppetto di Tassorosso del terzo anno, mandandone un paio a gambe all’aria – li fanno sempre più piccoli – e mi maledico per non aver indossato una cuffia. Sta nevicando, di nuovo.
Entro ai Tre Manici di Scopa come una furia, sbattendo la porta e facendo voltare metà degli avventori. Devo sembrare una Megera, coi capelli grondanti d’acqua e la mia smorfia rabbiosa, ma non ho il tempo di pensare al mio aspetto.
Ho bisogno di una persona che può aiutarmi e so esattamente a chi rivolgermi.
<< Lily? >> Chiamo mia cugina quando la individuo tra alcune ragazze del suo anno, tutte intente a guardare sognanti il barista, un bel ragazzo sui vent’anni.
<< Dimmi, Rose! >> Esclama, saltandomi al collo. A volte può sembrare una bambina, con la sua aria svampita e le sue tenere guance paffute, ma non potete immaginare cos’è in grado di fare. Credo che la vendetta sia il suo talento naturale: d’altronde, con una madre come Ginny Weasley, specializzata in Fatture Orcovolanti, c’era da aspettarselo. Ha la stessa sottile arguzia di Albus, ma la utilizza in modo totalmente diverso; a volte mi domando perché non sia finita a Serpeverde con me.
Ghigno maleficamente – e Miss Megera duemilaventidue è Rose Weasley! – e ringhio:
<< Vendetta! >>
Le sue amiche ci fissano terrorizzate, ma lei esibisce un ghigno identico al mio, legandosi i capelli in una coda disordinata: lo fa ogni volta che progetta qualcosa o, semplicemente, pensa.

E vendetta sia.




Ehilà, ragazze, fantastiche e splendide ragazze che mi seguite! Sono tornata, nemmeno troppo in ritardo. Sono di fretta come al solito, ma devo fare un paio di precisazioni: per la discussione tra Rose e Scorpius sul tema tu-sei-una-ragazza mi sono ispirata al dialogo tra Ron ed Hermione nel quarto libro. La frase "li fanno sempre più piccoli", invece, è una citazione di Ron. Un bacio, Iv.
  
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