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Autore: Julia Weasley    08/12/2011    13 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
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Non può piovere per sempre

Capitolo 33
Solitudine

Tutto era buio intorno a lei. Il silenzio era talmente impenetrabile da farla rabbrividire. Non si sentiva il verso dei gufi, né il ronfare di Attila sulla sua lettiera, né il rubinetto difettoso che gocciolava. Niente.
Provò a muoversi, ma le riusciva incredibilmente difficile, come se le fossero stati legati due pesi alle gambe e due alle braccia. Un'ansia inspiegabile la assalì all'improvviso: era come se sapesse che qualcosa di terribile era successo, ma non ne ricordava la ragione.
Poi lo udì: un singhiozzo ruppe il silenzio, seguito subito da altri che si trasformarono presto in un pianto disperato. Quel lamento la scosse nel profondo, facendola tremare dalla testa ai piedi. Perché quella voce le sembrava terribilmente familiare? E chi mai piangeva nel giardino?
Alzò la testa, cercando di scorgere qualcosa oltre la finestra, e notò il guizzare di una fiamma nell'ombra del muro esterno.
Tutto ciò era inquietante, ma la curiosità vinse sulla paura, e Rachel, facendosi forza e contrastando l'innaturale pesantezza del proprio corpo, sgusciò fuori dal suo letto e aprì la porta-finestra che dava sul giardino.
Non appena aprì, un vento gelido le sferzò il viso, ma lei non vi fece quasi caso. Non c'era una sola fiammella, ma decine e decine di candele disposte ordinatamente in due file parallele, a formare un sentiero di fuoco attraverso il giardino. La notte era completamente oscura, e il fatto che si vedessero soltanto le fiammelle delle candele allontanarsi dalla casa dava alla situazione qualcosa di macabro. Il sentiero si fermava a qualche metro di distanza e proprio da lì proveniva il pianto che aveva sentito, e che si levava sempre più forte. Rachel aveva paura, ma quel lamento più che spaventarla le infondeva angoscia, malinconia e pietà... Doveva scoprire da chi proveniva.
Si incamminò lungo il sentiero, al centro delle due file di candele, procedendo a passo incerto e accorto. Più si avvicinava e più iniziava a scorgere una sagoma di spalle, inginocchiata davanti a quelle che all'inizio le sembrarono pietre piantate nel terreno.
La persona che piangeva era una donna, anzi, una ragazza. Aveva i capelli lunghi e scuri come i suoi. Rachel rabbrividì mentre la raggiungeva.
« Hai bisogno di aiuto? » le chiese, esitando. La ragazza non le rispose, troppo presa dal suo dolore per accorgersi di ciò che le capitava intorno. « Chi sei? »
Non ottenendo risposta, si chinò al suo fianco per guardarla in volto. Quella si voltò... e Rachel lanciò un grido di spavento. La ragazza non era altri che lei stessa.
Rimase per alcun eterni istanti a fissare la sua copia piangere tutte le sue lacrime. Aveva il volto cereo e scavato, come se non dormisse o mangiasse da troppo tempo. Rachel non poteva sopportare quella visione. Non capiva cosa stesse succedendo, sapeva solo che voleva farla finire al più presto.
« Che succede? Chi sei? Che vuoi da me? »
La seconda Rachel smise improvvisamente di piangere, e fece una lunga pausa prima di rispondere.
« Lo sai, è colpa nostra... »
Rachel all'inizio non capì. Poi vide che il suo doppio stava guardando le pietre di fronte a sé, e le guardò anche lei, tremando senza rendersene conto. E si accorse che non si trattava affatto di semplici pietre.
Erano lapidi. Tre lapidi una accanto all'altra, sulle quali erano incisi tre nomi diversi. Rachel non voleva leggerli, ma una forza misteriosa le impediva di guardare altrove. E alla fine li lesse. Vedere i nomi di Regulus, Perseus e Diane scritti su quelle lastre di marmo le fece quasi cedere le ginocchia.
« Non è vero, non è possibile... » sussurrò a fil di voce.
« Lo è, invece » replicò l'altra, implacabile.
« No! » sbottò lei, battendo un piede con disperazione, mentre cercava di opporre resistenza all'oppressione che la aveva assalita. Non poteva essere vero, le persone a cui teneva di più non erano morte...
Voltò le spalle alle lapidi e tornò indietro, correndo il più veloce possibile verso casa, cercando di sfuggire a quello che aveva appena visto. Ma più si allontanava, più immagini spaventose e angoscianti le si materializzavano davanti e urla di dolore le invadevano le orecchie. Lei cercava di ignorarle e e passava oltre, diretta verso la porta-finestra che conduceva nella sua stanza.
Una volta entrata, si fermò appoggiandosi alla scrivania, col fiatone, ma le immagini e le grida continuavano. Era completamente circondata e avrebbe finito col chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie se non avesse notato che le immagini sembravano provenire da sotto il suo letto: si libravano in aria, allargandosi come macchie di acquarello da un punto indefinito del pavimento.
L'Horcrux.
Rachel non ebbe neanche il tempo di pensare, non era abbastanza lucida per permetterselo. Aprì il cassetto della scrivania nel quale aveva nascosto l'athame e lo impugnò. Poi si inginocchiò per terra, infilando la mano sotto il letto, e tirò fuori il diario di Riddle.
Questo era aperto, e sembrava che una mano invisibile vi stesse scrivendo parole che immediatamente si materializzavano nelle visioni intorno a lei.
Rachel agì automaticamente. Alzò il braccio e lo calò con tutta la forza che aveva, trafiggendo il diario. Un urlo si levò da esso e una gran quantità di inchiostro scaturì dal foro prodotto dal pugnale, spargendosi sul pavimento.
Poi tutto finì. Le urla cessarono, le visioni scomparvero e il buio della notte fu sostituito dal chiarore dell'alba, che illuminò la stanza e il diario ormai inerme.
Rachel era appena tornata a respirare normalmente, quando sentì dei rumori di passi affrettati. Infilò in fretta e furia il diario sotto il tappeto, che trascinò sopra le macchie d'inchiostro. Un attimo dopo la porta della sua stanza si spalancò, lasciandole entrare i suoi genitori e Regulus, tutti e tre vivi e vegeti, anche se le loro espressioni erano molto preoccupate.
« Rachel, che succede? » chiese Diane, guardandola mentre lei nascondeva la mano che teneva l'athame dietro la schiena. « Cos'era quell'urlo? »
« Io... ho avuto un incubo e... sono caduta dal letto » rispose lei, balbettando per il nervosismo e il sollievo al tempo stesso. Non si era mai sentita più felice di rivederli. Avrebbe voluto correre loro incontro, ma si trattenne per non aumentare i loro sospetti.
« Perché la porta-finestra è aperta? Non sarai diventata sonnambula? » chiese Perseus, notando l'aria fredda che entrava nella stanza.
« No, devo averla chiusa male ieri notte » rispose lei.
« Ok. Copriti, o ti prenderai un malanno » le disse sua madre.
Quando uscirono dalla stanza, rimase Regulus sulla soglia. Si assicurò che i Queen fossero andati in cucina prima di entrare.
« Hai davvero fatto un incubo? »
Rachel scosse la testa.
« Credo di aver avuto un'allucinazione. Colpa del diario » spiegò, tirandolo fuori dal nascondiglio e mostrandoglielo.
« Ma... non l'avrai mica usato? » fece lui, sconvolto.
« Certo che no. Solo che forse è riuscito lo stesso ad entrare nella mia testa... è stato orribile, mi ha fatto vivere quello che temo di più... Sembrava tutto così reale... »
Regulus le fece cenno di alzarsi e di andare a fare un giro nel giardino. Lei non ne era così entusiasta, ma le bastò lanciare un'occhiata esitante al prato illuminato dalla luce del giorno per farsi passare ogni timore. Regulus prese il diario e l'athame e li nascose nel cassetto, poi le fece strada di fuori.
« Lo tenevi sotto il letto, per caso? » le chiese mentre uscivano all'aria aperta.
« Sì... »
« Forse ti era troppo vicino. Durante il sonno le nostre difese mentali si indeboliscono... e tu mi sembravi già molto scossa ieri notte; il tuo stato d'animo ha contribuito a farti subire l'influsso dell'Horcrux. Avrei dovuto avvertirti. »
« Sono stata imprudente, non è colpa tua. »
Tacquero per alcuni istanti in cui Rachel non sapeva se sarebbe mai riuscita a raccontare quel che aveva visto.
« Senti, mi dici una cosa? È una mia impressione o mi hai nascosto qualcosa che ti angoscia? »
« Sono dispiaciuta per i Bones... »
« Non è solo questo. È strano che tu ti tenga tutto dentro, non è da te. Che ti è successo? »
Rachel lo guardò, incerta, poi si decise, mentre gli occhi le si inumidivano.
« D'accordo, se proprio vuoi saperlo... Non ti ho detto nulla perché mi vergognavo. Sono mesi che ti vedo così determinato a sconfiggere Voldemort, non ti fermi mai e continui ad insistere. Io invece mi sono resa conto di non essere come te, e l'omicidio dei Bones me l'ha fatto capire ancora di più: ho paura, Regulus. Da quando faccio parte dell'Ordine è come se avessi condannato a morire anche chi mi sta intorno, proprio come è successo alla famiglia di Edgar. Ho sempre saputo che anche voi avreste corso dei rischi, ma questo pericolo non è mai stato reale quanto adesso. Ho paura per te, per i miei, per tutti quelli a cui tengo... E mi vergogno a dirlo, ma certe volte ho avuto la tentazione di mollare tutto e fuggire lontano, dove Voldemort non potrebbe raggiungerci, e vivere le mia vita come vorrei, senza la guerra. Mi sento una vigliacca, ma non posso farci nulla. Ogni tanto continuo a chiedermi: chi ce lo fa fare? Perché dobbiamo farci ammazzare, mentre chi cura solo i propri interessi si salva la pelle a discapito degli altri? Non è giusto. »
Si voltò dall'altra parte per asciugarsi gli occhi, e poi riprese.
« Scusa se ti parlo così, sarai deluso da me, ma non riesco a liberarmi da queste angosce... »
Regulus però non sembrava affatto deluso, anzi, la guardava con un'espressione comprensiva che la tranquillizzò almeno un po'.
« Rachel, credi che io non abbia paura? Oppure pensi di essere l'unica a volere una vita normale? » le chiese. « Tutti hanno paura, anche chi non lo dimostra. Scommetto quello che vuoi che tutti quelli dell'Ordine della Fenice hanno pensato di scappare da tutto questo almeno una volta. Sì, anche quegli spacconi dei Grifondoro » aggiunse, facendola sorridere per un istante. « Non c'è niente di strano, perché anche loro hanno famiglie e persone che vorrebbero al sicuro. Non sono deluso. Avrai anche pensato di scappare e salvarti, ma non l'hai fatto. Sei ancora qui e so che non ti ritirerai mai, perché ti conosco. È questo che conta. »
Rachel annuì, continuandosi ad asciugare gli occhi, perché non riusciva a trattenere la lacrime.
« Anche io a volte penso che nessuno mi ha costretto a cercare gli Horcrux e distruggerli. L'ho scelto io, come tu hai scelto di entrare nell'Ordine e aiutare me. Anche se mollassi per un po', so che alla fine torneresti indietro. Non lasceresti mai gli altri nei guai, ti conosco. »
Lei lo abbracciò, sentendosi improvvisamente più leggera e sollevata.
« Grazie... È solo che pensavo di essere più forte. Invece questa guerra mi sta trasformando in una piagnucolona. »
« Tu sei forte. Forse a volte dimentichiamo di avere solo diciannove anni. E non c'è niente di male a sfogarsi, ogni tanto. È meglio essere come te che tenersi tutto dentro come me, te lo assicuro » disse lui con un sorriso divertito. « Ora però pensa a cosa c'è di positivo: abbiamo distrutto tre Horcrux. »
Lei annuì e sorrise a sua volta, cercando di non pensare al lato negativo della questione: non sapevano quanti fossero gli altri, cosa fossero e dove si trovassero. Poi tornò seria mentre gli chiedeva, esitando:
« Allora... anche tu hai paura, qualche volta? »
« Ogni momento. »

***

Edgar Bones era stato un mago abile e dotato, era riuscito a ricoprire incarichi molto importanti e a fare un'ottima carriera, quindi nessuno si stupì quando i più importanti membri del Ministero della Magia si presentarono al funerale suo e della sua famiglia, rendendolo più affollato di qualunque altra cerimonia funebre.
Quattro bare, due più lunghe e due piccole, erano allineate l'una al fianco dell'altra sul prato del cimitero, di fronte a chi era venuto a dare l'ultimo saluto a quella famiglia distrutta. In prima fila sedevano i parenti, tra cui i fratelli di Edgar: Amelia e Adam, quest'ultimo accompagnato dalla moglie, che teneva in braccio una neonata.
Accanto ai familiari, circondati da uno stuolo di Auror pronti ad intervenire in caso di attacco, stavano il Ministro della Magia Millicent Bagnold e tutti i pezzi grossi del Ministero. Pochi di loro sembravano davvero addolorati, ma almeno il Ministro sembrava veramente scossa per quelle morti.
Più in fondo, quelli dell'Ordine della Fenice cercavano di seguire la cerimonia, chi in lacrime e chi apparentemente impassibile, ma tutti pensavano la stessa cosa, e cioè che la spia tra di loro aveva colpito anche questa volta, e quella consapevolezza si trasformava in angoscia evidente sui loro volti.
Sirius invece aveva un modo tutto particolare di reagire e scaricare la tensione.
« Avete visto che copricapo ridicolo che ha quella befana del Ministero? » sussurrò quando la cerimonia fu conclusa e molti dei presenti iniziarono a disperdersi, accennando ad un'anziana strega che indossava una specie di centrotavola di pizzo nero sulla testa.
« Sirius » soffiò Lily. « Ti sembra il momento di scherzare? »
Lui non le rispose, mantenendo la sua espressione sarcastica da impunito.
Preferisco scherzare piuttosto che pensare a tutto questo, pensò tuttavia tra sé, guardando le quattro bare con il volto contratto.
Era stufo di tutto quello che stava succedendo. La spia continuava a passare informazioni al nemico, e adesso aveva sulla coscienza Edgar e il resto della sua famiglia... sempre se aveva una coscienza. Sirius iniziava a dubitarne.
Era stanco: si era reso conto che, negli ultimi due anni, quel cimitero aveva ospitato le spoglie di troppi membri dell'Ordine. Prima era toccato a Benjy, poi a Marlene, e sarebbe spettato anche a Caradoc, se solo avessero ritrovato il suo corpo. E questa era la volta dei Bones. Se pensava a quei bambini uccisi senza pietà aveva solo voglia di distruggere tutto quello che lo circondava.
Era pure spaventato, anche se non voleva ammetterlo. Non poteva fare a meno di chiedersi chi tra di loro sarebbe stato il prossimo a finire sotto terra. E no, non era per se stesso che si preoccupava. Ucciderlo era il minimo che i Mangiamorte potessero fargli. Ma se avessero torto un solo capello a James, Remus o Peter lo avrebbero annientato completamente. Loro erano tutto per lui e soltanto immaginare la possibilità che fossero uccisi lo fece rabbrividire dalla testa ai piedi.
James probabilmente lo notò, perché gli assestò una pacca sulla spalla per rassicurarlo.
Sirius tentò di ricomporsi, assumendo un'espressione furente.
« Probabilmente ora si trova qui, quel traditore bastardo, e fa finta di essere dispiaciuto. Magari qualcuno lo consolerà, poverino... »
« Non la passerà liscia » disse Malocchio in tono serio. « Prima o poi commetterà un passo falso. »
« Sono d'accordo » convenne Dorcas, che aveva già ricacciato indietro le lacrime. « Edgar mi ha salvato la vita una volta. Gli devo almeno che chi l'ha fatto morire la paghi. »
« Non credo che sarà facile » aggiunse Sturgis, depresso.
Sirius notò che Lily e Remus stavano parlando con Peter, che tremava dalla testa ai piedi. Sbuffò, desiderando di non apparire altrettanto preoccupato. Mentre si sfogava schiacciando con rabbia l'erba sotto le scarpe, udì quello che Rachel ed Emmeline si stavano dicendo poco più in là.
« Anche io mi sono sentita così » stava dicendo la seconda, imbarazzata. « Pensavo di essere l'unica... »
« Scoraggiarsi è normale, dopo tutto questo » commentò Rachel, e Sirius non poté fare a meno di convenire con un mugugno. Loro due lo guardarono, un po' a disagio e un po' sollevate.
« Io ho avuto la tentazione di mollare tutto, l'altra sera » ammise Rachel, cupa.
Sirius non capiva perché, ma gli sembrava che per lei fosse importante sapere di non essere stata l'unica a provare quelle paure.
« È successo anche a te, Sirius? » chiese Emmeline, curiosa.
« No, ma io sono un Grifondoro » mentì con un sorriso smagliante.
Loro sbuffarono con un mezzo sorriso: avevano capito che il suo era solo un modo per apparire forte. Comunque Sirius fu contento di sapere di non essere l'unico a sentirsi così frustrato.
Non siamo soli, pensò, sollevato, guardando tutti gli altri. Il traditore invece lo è.
« Hai visto chi c'è? » fece Emmeline all'amica dopo alcuni secondi.
« Ho visto. »
« Secondo te... è il caso di dirglielo? »
Emmeline sembrava incerta, e quando lui le raggiunse esitò. Sirius si accorse che le due stavano guardando in direzione di Bartemius Crouch senior, che stava porgendo le condoglianze ai familiari dei Bones.
« Non ci proverei, se fossi in te » non poté fare a meno di intervenire.
Emmeline lo guardò con sospetto.
« Sai di cosa stiamo parlando? »
Rachel intervenne, imbarazzata.
« Ehm, lui in effetti sa qualcosa, sai... »
Emmeline sembrava infastidita da quella notizia, ma doveva essere troppo addolorata a causa della morte di Edgar per farci caso.
« Comunque, te lo sconsiglio anche io. Penserebbe che vuoi solo vendicarti perché odi suo figlio. E poi, se proprio devo dirla tutta, non mi interessa nulla di lui. Ha avuto il figlio che merita, sono affari suoi » aggiunse Rachel.
« Non è per lui che volevo dirglielo. Si tratta di sua moglie. Lei è una brava persona e... »
« E non ti crederebbe mai » la interruppe Sirius.
Emmeline annuì, anche se controvoglia.
« Mi auguro che lo capisca da sola. Non si meritava un figlio del genere. »
Sirius lanciò un'altra occhiata verso Crouch. Non lo conosceva ma aveva sentito abbastanza sul suo conto da concordare con quello che aveva detto Rachel. Sembrava che l'unica cosa di cui gli importasse fosse fare la carriera, a discapito di chiunque altro.
In quel momento Crouch si era allontanato dal resto della folla insieme al Ministro Bagnold e, notò Sirius, entrambi davano l'impressione di discutere di argomenti molto importanti.


« Bones era un valido consigliere e sarà difficile rimpiazzarlo con qualcuno altrettanto competente. Ti sei già fatta un'idea dei possibili candidati? »
La donna mantenne il proprio sguardo puntato in basso, anche se era consapevole del fatto che Crouch la stava osservando e non si lasciava sfuggire nemmeno un vago cenno.
« Sinceramente, Bartemius, non ho avuto il tempo di pensarci » rispose in tono freddo e distaccato.
« Il fatto è che è probabile che Bones sia stato ucciso proprio per permettere a qualche Mangiamorte di avvicinarsi maggiormente a te » rispose lui.
Millicent Bagnold si morse il labbro, nervosa.
« Sì, è molto probabile. Vedrò di fare attenzione a chi sceglierò » tagliò corto.
« Se posso permettermi di darti un suggerimento, non promuovere il giovane Malfoy. Niente lo farebbe sembrare un Mangiamorte, ma il solo fatto che sia un Malfoy gioca a suo sfavore. »
Millicent cercò di apparire impassibile, anche se dentro di sé l'agitazione si era già scatenata.
« Vedremo... » rispose, evasiva.
« Dico sul serio, non dovresti fidarti di lui. Ti ha già chiesto di prendere il posto di Bones, per caso? »
Lei non rispose, mentre ritornava col pensiero a quello che era successo proprio la sera prima.

« Avanti, signor Malfoy, si accomodi. »
Il ragazzo le rivolse un sorriso freddo e falso mentre si sedeva di fronte alla sua scrivania.
« Rookwood mi ha parlato molto di te e mi ha detto che sei in gamba. Del resto, anche il professor Lumacorno ti stimava molto. »
« La ringrazio... »
« Tuttavia vorrei assicurarmi che tu faccia al caso mio. Non posso promuovere il primo che capita, capisci? »
« Naturalmente... »

« Sì, me lo ha chiesto, e non piace neanche a me. È troppo subdolo e ipocrita. Ma... »
« Cosa? Non starai pensando di promuoverlo, vero? »
« Non ho avuto altre richieste... »
« Che casualità... »

« Mi dispiace, signor Malfoy, ma non credo che lei abbia i requisiti per rimpiazzare Edgar Bones » disse la Bagnold, guardandolo dritto negli occhi senza alcun timore.
Sul volto di Lucius si disegnò un'espressione indispettita, subito sostituita da un sorriso di circostanza.
« Se è un problema di denaro, posso rimediare subito. Mi dica solo quanto... »
La donna alzò la mano come segno di avvertimento. Era calma ma lo fissava con uno sguardo fermo.
« Non accetto questo genere di trattative, Malfoy. La prego di andarsene, adesso. Arrivederci. »
Per la prima volta da che lo aveva conosciuto, Lucius si fece paonazzo.
« Chiedo scusa, non volevo dare un'impressione sbagliata. »

Crouch la stava osservando ancora, e la donna si sforzò di non lasciar trapelare quello che pensava veramente.
« Mi duole parlarti così, Ministro, ma se assumerai uno come Malfoy sarò costretto ad un ripensamento riguardo la nostra alleanza » disse lui, serio.
La Bagnold esitò.
« Non puoi farlo, Bartemius. Il Ministero diventerebbe troppo debole... »
« Non devi fare altro che rifiutare l'offerta di Malfoy. Io non voglio avere niente a che fare con possibili Mangiamorte. »

« Non fa niente, Malfoy, smettila di scusarti » disse lei, infastidita. « Non ne parleremo più. »
« D'accordo. »
Lucius si alzò e fece per andarsene, quando notò qualcosa sulla scrivania del Ministro. Nei suoi occhi lampeggiò uno sguardo che non prometteva niente di buono.
« È sua figlia? » chiese, indicando la fotografia sul tavolo.
Lei si irrigidì.
« Sì. »
« Certo, deve essere difficile essere madre e Ministro della Magia allo stesso tempo. È una bambina così piccola... »
« Ce la caviamo abbastanza. »
« Non lo metto in dubbio ma è molto pericoloso, soprattutto di questi tempi. Vivrà nella costante paura di tornare a casa e ritrovare qualche brutta sorpresa... Sa, questi lupi mannari... »
La donna si sentì invadere da un gelo improvviso e totale, mentre il cuore iniziava a batterle all'impazzata.
« Cosa vorresti dire, Malfoy? » sibilò, bianca come un lenzuolo.
« Io? Assolutamente nulla. Consideravo solo il rischio che sua figlia corre ogni singolo giorno, esattamente come i figli del povero Bones... Ma non vorrei farle perdere altro tempo. Arrivederci, Ministro. »
E se ne uscì, lasciando la Bagnold in preda al terrore.

« Non ho scelta » sussurrò, e stavolta era sincera.
Crouch la guardò con immenso disprezzo.
« Allora non abbiamo altro da dirci. Ti consiglio di pensarci molto bene. »
Le voltò le spalle e si allontanò.
La donna si poté permettere di cedere allo sconforto solo per qualche secondo, chiedendosi fino a che punto sarebbe stata costretta a scendere a compromessi per permettere a sua figlia di non correre pericoli. Poi gli Auror della scorta la raggiunsero, e lei dovette tornare a fingersi impassibile, anche se dentro di sé si sentiva morire.

***

« Basta! Non ci sto più al vostro gioco! Lasciatemi in pace! »
Peter era scoppiato. Aveva cercato di trattenersi per tutta la durata del funerale, ma una volta salutati gli altri, non aveva resistito ai sensi di colpa che lo divoravano.
« Che vuoi da noi, Minus? Ti vuoi ribellare, per caso? Non ne avresti il fegato » disse Lucius in tono annoiato.
« Mi scopriranno se continuerete a fare così! »
« E allora fai in modo di non farti scoprire. Nascondi le tue tracce, modifica gli eventi per accusare qualcun altro... Hai un cervello, anche se non sembra: sfruttalo. »
Peter lo guardò allontanarsi insieme a Jugson, gli occhi lucidi e il labbro inferiore che tremava. Non ne poteva più: dare l'ultimo addio a Edgar, a sua moglie e ai suoi figli era stato terribile: erano stati uccisi per colpa sua. Come poteva avere la faccia tosta di presentarsi al loro funerale e fare finta di niente? L'unica cosa in cui non aveva mentito erano le lacrime che aveva versato. Si sentiva veramente addolorato, e il rimorso lo divorava, ma d'altra parte continuava a giustificare le proprie azioni, anche se nessuno in quel momento lo stava accusando. O meglio, l'unica a colpevolizzarlo era la sua coscienza. Continuava a chiedersi che cosa sarebbe successo se avesse proseguito per quella strada. Avrebbe avuto sulla coscienza altre persone? Avrebbe fatto morire anche i suoi amici? Rabbrividì al solo pensiero. Non sapeva se fosse questo a spaventarlo di più o la possibilità di essere scoperto e finire ad Azkaban...
Deglutì a fatica, mentre si immaginava rinchiuso in una cella alla mercé dei Dissennatori. Non voleva finire lì, ne era terrorizzato. Da piccolo sua madre lo costringeva a non fare i capricci raccontandogli che, se non si fosse comportato bene, i Dissennatori sarebbero venuti a portarlo via.
In certi momenti aveva avuto la tentazione di andare dagli altri Malandrini e confessare tutto, chiedere loro di aiutarlo e nasconderlo. Era sicuro che loro lo avrebbero aiutato, nonostante tutto. Magari all'inizio sarebbero stati delusi, ma lo avrebbero protetto senza esitare neanche un attimo. Ma questo lo pensava prima che Edgar morisse per colpa sua. Se avesse confessato tutto adesso, i suoi amici non avrebbero avuto la stessa reazione. Lo avrebbero guardato con disgusto, forse con odio, lo avrebbero cacciato e non avrebbero più voluto sentir parlare di lui... un assassino.
Si sentì morire mentre se ne rendeva conto. Ormai era giunto ad un punto di non ritorno, non poteva più rimediare. Era costretto a continuare così, collaborando con Voldemort e i Mangiamorte, nella speranza che nessuna delle persone a cui teneva davvero ci rimettesse la vita.
E improvvisamente le parole di Lucius acquistarono più senso. Non voleva finire ad Azkaban, né essere ucciso dagli Auror di Crouch. Doveva trovare il modo per fare ricadere la colpa su qualcun altro... tanto nessuno avrebbe mai potuto sospettare del piccolo e insignificante Peter.
Oramai non poteva più tornare indietro. Nessuno avrebbe potuto aiutarlo.
Era completamente solo.
 
 
 
 
 
In questo capitolo sono andati tutti in crisi, ma credo che sia normale avere certi dubbi in quelle situazioni. Del resto la maggior parte dell'Ordine è composto da ragazzi che hanno appena finito la scuola, che rischiano (e perdono) la vita, quindi un capitolo come questo andava scritto. Però alla fine quelli che sembrano avere sempre la peggio sono uniti e si sostengono a vicenda, mentre il traditore non ha nessuno ad aiutarlo, e gli sta bene. u.u
Se prima Peter era giustificabile, ora non lo è più, quindi sentitevi liberi di odiarlo, tanto non farà che peggiorare! E odiate anche Lucius, già che ci siamo: non è mai detestato quanto dovrebbe.
Non so se il diario sarebbe stato capace di fare quello che ha fatto senza essere usato, ma volevo assolutamente scrivere quella scena. E' da mesi che ce l'ho in mente, con le immagini rese reali dalle parole scritte da una mano invisibile sul diario, e mi piaceva così tanto che l'ho voluta inserire. Spero che non sia troppo forzato, in fondo Rachel era molto fragile in quel momento, e Voldemort va a nozze con le debolezze altrui. Se l'avete notato, anche io sto facendo distruggere ciascun Horcrux ad una persona diversa.
Nelle note del capitolo scorso mi ero sbagliata e avevo scritto una frase riguardo questo capitolo, quindi ora la posso mettere: la neonata è Susan, anche se penso che l'abbiate capito, ormai ^^
Nel prossimo capitolo ci saranno parecchie novità, ma anche dei momenti di relax (eufemismo per: chiacchiere inutili)!

Prossimo aggiornamento: giovedì 22 dicembre
Buon ponte a tutti! =)
  
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