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Autore: more_    08/12/2011    18 recensioni
«Louis è il padre del mio bambino» dissi sottovoce con tono piatto. Mio cugino spalancò gli occhi appena sentì quelle parole e si alzò dal letto di scatto, squadrandomi.
«Chi è quella testa di cazzo?» gridò sottovoce per non farsi sentire, né da Nathan né da Anne e gli altri. Io annuii abbassando lo sguardo. Harry si abbassò verso di me e mi mise le mani sulle spalle «Dimmi che stai scherzando! Lui non può essere il padre di Nathan!»
«Secondo te non ricordo con chi ho fatto sesso, Harry? E’ lui, Louis Tomlinson. Mi piaceva, molto temo fa, peccato che lui mi abbia solo usata! Veniva al mio stesso liceo a Doncaster, e ora non ci credo che sia qui, dall’altra parte della casa. Guarda un po’ tu che coincidenza!» chiarii mentre altre lacrime di rabbia scendevano sul mio volto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-To the way that you kiss on me
It's everything about you, you, you

 

Bussai freneticamente sulla porta della stanza di Harry sperando di trovarlo lì dentro. Sentii un ‘avanti’ scocciato così aprii la porta ed entrai. Con l’arrivo di Louis in quella stanza, il disordine si era duplicato: scarpe sparse ovunque, vestiti appesi qua e là, letti disfatti e armadi aperti. Non entravo spesso in quella stanza, altrimenti mi veniva l’impulso di mettere tutto a posto.  Guardai la camera di mio cugino con disgusto e poi notai che nella confusione c’era anche Louis seduto su di una poltrona con il cellulare in mano, mi fece un cenno con la mano accompagnato da un sorriso che io non ricambiai.
«Cosa c’è?» mi chiese Harry mettendo in pausa Assassin’s Creed sulla play. Mio cugino era fissato per i videogiochi, e stava facendo venire la mania anche a mio figlio.
«Un piccolo favore» iniziai col dire imitando la voce di una bimba. Harry mi guardò e roteò gli occhi, ultimamente gli chiedevo sempre favori, ma lui era la mia ancora di salvezza quel giorno «potresti tenere Nathan questa sera? Io ho.. ecco.. un appuntamento» conclusi sedendomi affianco a lui e sbattendogli le ciglia contro. Ai miei occhi dolci non resisteva nessuno.
«Mi dispiace, non posso. Io e Niall siamo stati invitati ad una festa» spiegò voltandosi verso il televisore per non guardarmi. Quella sera a casa non c’erano né zia Anne né Mark, il padre di Louis, quindi, ciao ciao appuntamento con Zayn, che sfiga.
«Merda» esclamai amareggiata, incrociando le braccia al petto «dovrò rinunciare»
«Posso tenerlo io Nathan, se vuoi» questa volta fu Louis a parlare. Io Harry ci voltammo insieme verso di lui e lo guardammo un po’ meravigliati. Lasciare Nathan da solo con lui non mi piaceva per niente. Non sapevo quanto lui fosse prudente con i bambini «non ci sono problemi per me, mi piacciono i bambini» continuò annuendo. In quello stesso momento mi arrivò un messaggio, era da parte di Zayn: “Vengo a prenderti da casa, babe. Mi scrivi dove abiti? P.S.: non vedo l’ora che arrivi questa sera” Sospirai e sorrisi, poi iniziai a digitare il mio indirizzo di casa a Zayn senza accennargli nulla del problema che era sorto.
«Quanto posso fidarmi?» chiesi a Louis per non disdire il mio appuntamento con Zayn.
«Lo manderò presto a letto e gli farò il bagnetto» puntualizzò lui allargando un sorriso che partiva da un orecchio e finiva all’altro «e cena a base di carote» affermò fiero.
«Mio figlio va pazzo per le carote» commentai alzando l’angolo destro della bocca facendo un mezzo sorriso. Mio figlio aveva preso troppe cose da lui, troppe.  Mi voltai verso di Harry e vidi che annuiva acconsentendo.
«E’ un buon inizio per fargli capire che Nathan non è solo tuo figlio» bisbigliò Harry nel mio orecchio, stando attento a non farsi sentire.  Abbassai lo sguardo pensando a quello che mi aveva detto. Avevo parlato di nuovo con Harry di questa “cosa” e secondo lui la cosa migliore era dirglielo, con calma però.
Guardai di nuovo Louis ed annuii «va bene, grazie» gli dissi sorridendo alzandomi da dove ero seduta.
Poche ore dopo mi ritrovavo in camera mia con una decina di vestiti sparsi e due giudici come Niall Horan e Harry Styles. Per ogni vestito avevo ricevuto una critica diversa: troppo corto, troppo lungo, troppo scollato, troppo verde, troppo arancio, troppe forme, troppo voluminoso, troppi brillantini.
Ero sul punto di mandarli a quel paese.
Uscii dalla cabina-armadio con un altro vestito che mi arrivava un po’ sopra le ginocchia. Era di un panna scuro con delle balze ed un cinturino marrone alla vita, e avrei aggiunto una giacca dello stesso colore del cinturino.
«Meravigliosa è riduttivo» disse Niall guardandomi con insistenza, dal basso all’alto e dall’alto al basso. Gli sorrisi dolcemente e poi feci un giro su me stessa.
«Questo è perfetto» commentò Harry alzando il pollice in su «comunque chi è questo qui?» mi chiese dopo con un tono alquanto geloso.
«E’ un mio collega, si chiama Zayn» spiegai infilandomi delle scarpe con il tacco marroni «è un bravo ragazzo, non preoccuparti»
«Ti chiamerò spesso» aggiunse Harry beccandosi una mia occhiataccia. Guardai l’orologio, erano le già diciannove e quarantacinque.
«Cazzo è tardi!» esclamai dando un bacio sulla guancia ad entrambi per poi uscire di fretta dalla mia stanza  precipitandomi in bagno. Diedi una sistemata ai miei capelli scuri e poi mi truccai come al solito, mettendo in evidenza i miei occhi verdi. Appena fui pronta andai in salotto, dove c’erano Nathan e Louis. Mi avvicinai a mio figlio e lo abbracciai baciandolo sulla guancia.
«Fai il bravo, okay? Non far arrabbiare Louis» gli dissi dolcemente sistemandogli i capelli.
«Si mamma» mi disse dandomi un bacio affettuoso sulle labbra «ho la mamma più bella del mondo!» disse dopo gridando e abbracciandomi. Mio figlio era un bambino stupendo.
«Concordo!» si intromise Louis guardandoci. Alzai lo sguardo su di lui e gli sorrisi appena come segno di gratitudine.
«Chiamerò ogni ora, quindi tieni d’occhio il cellulare» dissi a Louis «e non scordarti di fargli il bagno»
«Non preoccuparti» mi rassicurò prendendo in braccio Nathan, per farlo sedere sulle sue gambe.
«Grazie per quello che stai facendo» conclusi avvicinandomi di nuovo a Nathan per baciarlo un’altra volta sulla guancia.
«Anche a Louis il bacio!» esclamò Nathan guardandoci entrambi con un sorriso enorme.  Ingrandii gli occhi e poi guardai Louis che era rimasto sorpreso più o meno come me, poi  come se fosse niente fece le spallucce e mi sorrise porgendomi la guancia. Mio figlio me l’avrebbe pagata prima o poi. Mi avvicinai al volto di Louis e gli diedi un bacio veloce sulla guancia, per poi fare il sorriso più falso di tutta la mia vita. Il mio cellulare iniziò a squillare, doveva essere Zayn sicuramente.
«Non dargli cose dolci, lo rendono euforico e non dorme più» dissi infine allontanandomi da loro per raggiungere la porta d’ingresso.
Appena mi chiusi la porta alle spalle mi guardai intorno. Davanti casa c’era solo l’auto di Louis la vespa di Harry e nessuna traccia di Zayn. Sbuffai e iniziai a frugare nella borsa per cercare il cellulare quando un rombo assordante di moto passò proprio davanti a me. Alzai gli occhi e vidi Zayn  togliersi in casco in sella alla moto in questione, aveva un giubbotto di pelle nera e un’aria da macho. Risi appena lo vidi, era troppo divertente.
«Ho un vestito!» esclamai guardando la moto nera metallizzata con i sedili grigi di pelle, Zayn mi scrutò attentamente e poi mi sorrise.
«Sei bellissima» mi disse con voce roca facendomi arrossire violentemente. Cinse la mia vita con un braccio e mi avvicinò a lui, per darmi un bacio sulla. Risposi con un flebile ‘grazie’ intimidito al suo complimento e mi allontanai da lui.
«Potevi dirmelo» continuai riferendomi alla moto e al mio vestito color panna.
«Avrai solo le gambe scoperte» rispose scherzosamente abbassando lo sguardo sulle mie gambe «tieni questo» continuò dopo aprendo la zip del suo giubbotto e per poi toglierlo, rimanendo solo con un maglioncino blu notte.
«Sentirai freddo» reclamai respingendo con le mani il suo giubbotto.
«Non preoccuparti» concluse mettendomelo sulle spalle. Sospirai e infilai il giubbotto, che profumava di acqua di colonia. Zayn mi porse la mano per aiutarmi a salire in sella alla moto  e una volta sopra mi strinsi a lui appoggiandomi sulla sua schiena. Come il suo giubbotto, adorava della stessa acqua di colonia, era caldo e mi dava un certo senso di protezione. Mise in moto e dopo di che partimmo. Non andava molto veloce, forse perché captava la mia paura tramite la mia stretta su di lui o forse perché non voleva prendere troppo freddo.
Parcheggiò poco dopo davanti ad un parco giochi poco frequentato di un quartiere in periferia.
«Ci venivo da piccolo» disse mentre scendevamo dalla moto, mi voltai verso di lui e gli sorrisi porgendoli di nuovo il giubbotto.
«Sarei morta di freddo senza, grazie mille» prese dalle mie mani il giubbotto e se lo rimise sorridendo come risposta, dopo di che mi porse il gomito del braccio.
«Vogliamo andare, milady?» mi chiese con un accento inglese strano al quale io risi.
«Certo» risposi prendendo il suo braccio. Lui mi sorrise e si morse un labbro, dovetti distogliere lo sguardo per non arrossire.
All’interno del parco giochi si potevano vedere molti bambini con i loro rispettivi genitori, alcune coppiette e qualche gruppo di amici, chissà forse un giorno avrei portato Nathan con me. Il parco non era molto grande, giusto la grandezza necessaria per divertirsi un po’ e per passare una serata diversa.
Zayn perse più o meno mezza serata a cercare di sparare a tutte le lattine con la pistola a pressione dato che voleva per forza regalarmi il coniglio rosa gigante che davano in regalo.
«Rinunciaci, sei negato» dissi con ironia mentre ero accanto a lui dopo un altro colpo mancato. Il proprietario dell’attrazione mi guardò divertito scuotendo la testa e io iniziai a ridere, così Zayn ci rivolse un’ occhiataccia.
«Ce la farò» disse convinto riprendendo la pistola e puntando di nuovo alle lattine. Nuovo colpo mancato.
«Senti capelli all’insù» lo chiamò il proprietario «Io il coniglio te lo do lo stesso, non fa niente. Segui il consiglio della tua ragazza» rassegnato Zayn ripose la pistola e scrollò le spalle sbuffando, io mi avvicinai a lui e gli schioccai un bacio sulla guancia per incoraggiarlo.
«Mi piaci lo stesso» gli dissi ridendo mentre il proprietario ci consegnava  il coniglietto gigante.
«Mi rifarò la prossima volta, promesso» rispose prendendomi per mano, gli sorrisi annuendo appoggiando la testa sulla sua spalla «ti va un giro sulla ruota?» mi chiese dopo guardandola la piccola ruota panoramica.
«Non è il London Eye ma fa bene lo stesso» risposi ridendo, mentre ci avviavamo verso il piccolo London Eye.
Zayn pagò i biglietti e dopo entrammo. Le cabine erano aperte con molte luci qua e là, molto carino e suggestivo come posto.
«Si riesce a vedere tutto il parco» dissi scherzosamente  guardando le luci in lontananza. Sentii poco dopo la mano di Zayn intrecciarsi alla mia e stringerla forte, mi voltai verso di lui e notai un certo pallore sul suo viso, sorrisi e gli sistemai qualche ciocca arruffata dal vento.
«Parlami di tuo figlio» disse dopo scrutandomi.
«Mio figlio è speciale. L’ho avuto a sedici anni e non è stato per niente facile, mio padre mi ha cacciata di casa e tutt’ora mi odia, ma non mi sono arresa. E’ nato il primo gennaio del duemilanove, è stato come un regalo di Natale in ritardo» risposi sorridendo stringendo il coniglio rosa.
«E il padre?» mi chiese dopo titubante. Lo guardai per alcuni secondi e poi abbassai lo sguardo «ho toccato un tasto che fa male, vero?» continuò notando il mio disagio.
«Già» fu la mia risposta.
Dopo che il giro fu finito Zayn, come un ragazzino di quindici anni, mi comprò lo zucchero di filato e con la scusa di volerlo assaggiare, se ne mangiò metà.
Mi ero fatta un’idea sbagliata di Zayn, lui poteva anche essere vanitoso, ma era di una dolcezza unica ed era molto gentile e disponibile.
Al momento del ritorno mi diede di nuovo la sua giacca di pelle, e dopo ci ritrovammo, come poche ore prima, davanti casa di zia Anne.
«Grazie per la bella serata» gli dissi una volta scesa dalla moto, mentre lui era rimasto seduto su di essa.
«Grazie a te» rispose sorridendo prendendomi la mano «sai, volevo farlo sulla ruota ma non ne ho avuto il tempo» continuò dopo.
«Di cosa parli?» chiesi per sicurezza, anche se avevo già una mezza idea di cosa sarebbe successo da lì a poco. Mi sorrise un’altra volta e poi si allungò verso le mie labbra, baciandole dolcemente e lentamente. Constatai che aveva le labbra morbide e sapevano di zucchero filato, mi venne da ridere.
«Cosa c’è?» mi chiese allontanandosi un po’ spaventando.
«Le tue labbra sanno di zucchero filato» dissi ridendo attorcigliando le braccia attorno al suo collo.
«Anche le tue» concluse baciandomi di nuovo, questa volta con più sentimento.
Aprii la porta di casa dopo essermi salutata con Zayn, era tutto spento e non si sentiva nessun rumore, Nathan e Louis dovevano essere andati già a letto. Mi tolsi i tacchi per non fare rumore e filai furtivamente in camera. Appena accesi la luce però, dovetti spegnerla di nuovo. Mio figlio e Louis stavano dormendo sul mio letto insieme abbracciati, proprio come padre e figlio. Portai una mano sulla bocca e sentii le lacrime salire verso i miei occhi, respirai profondamente e mantenni un po’ la calma. Mi avvicinai al letto e sorrisi con gli occhi lucidi guardando mio figlio che stringeva la maglia di Louis, mi avvicinai a lui e lo baciai sulla guancia, poi alzai lo sguardo su Louis e dalla poca luce che filtrava dalla finestra riuscii ad individuare i suoi lineamenti perfetti. Lo stavo fissando e non poco, appena mi resi conto di quello che stavo facendo mi allontanai da letto e mi diressi verso la porta con l’intento di dormire sul divano, poi incominciai a piangere, silenziosamente.
«Mylène?» la voce di Louis, impastata dal sonno e roca mi chiamò. Mi voltai verso il letto spaventata e lo vidi mentre si strofinava un occhio «sei tornata» disse a bassa voce dopo aver focalizzato bene la mia figura.
«Sì» dissi con un singhiozzo asciugandomi le lacrime.
«Cosa succede?» mi chiese dopo alzandosi lentamente dal letto, per poi avvicinarsi cautamente verso di me.
«Niente» risposi con un altro singhiozzo. Provai a smettere, ma non ce la facevo, quella scena mi aveva provocato un strana sensazione di rancore dentro di me.
«Andiamo lì dentro» concluse aprendo la porta invitandomi ad uscire. Feci come mi aveva detto ci avviammo in salotto, dove ci sedemmo sul divano.
«E’ successo qualcosa con il ragazzo dell’appuntamento?» mi domandò preoccupato.
«No assolutamente»
«Allora perchè piangi?»
«E’ una cosa che non posso dirti, Louis» era la cosa migliore, per adesso lui non doveva saperlo, non era il momento giusto, era ancora troppo presto.
«Ora calmati però»
«Mamma? Louis?» Nathan ci aveva raggiunto in salotto assonnato guardandosi intorno.
«Amore sono qui» gli dissi eliminando i segni della lacrime con un polso, poi mi venne incontro abbracciandomi «Andiamo a dormire» conclusi alzandomi dal divano prendendolo in braccio.
«Può dormire anche Louis con noi?» mi chiese dopo guardando Louis che si voltò verso di me.
«Devi chiederlo a lui» risposi per non dire di ‘no’ a mio figlio. Nathan continuò a guardarlo per avere una sua risposta e Louis pareva piuttosto imbarazzato, ma poi decise di dire ‘sì’. Merda.

 


 

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Eccomi di nuovo qui con l'ennesimo capitolo :DD
Sono 2429 parole, un pò lungo lo so, ma avevo molta ispirazione çç
Mi scuso se ci sono degli errori, ma in questo momento, ho un sonno tremendo e non ho nessuna voglia di controllare D:
Spero vi piaccia e grazie a tutte :D

   
 
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