If you really know me...
Si
annoiava. A morte.
Era
sempre pronta a buttarsi a capofitto nel divertimento, se esso c'era
realmente. Alla prima vista di noia e rottura di scatole, lei era la
prima invece ad abbandonare il campo.
Quando aveva cinque anni,
era sempre stata considerata una bambina solare, sveglia e che
metteva allegria col primo sguardo.
A quattordici anni il suo
mondo era completamente cambiato: veniva descritta come una poco di
buono dalle sue compagne, il bastian contrario della situazione,
sempre pronta a contraddire Ledia nei suoi metodi e nelle sue parole.
Decisamente una vita di
merda. Soprattutto quello che ne seguì dopo.
Odiava aspettare ed
annoiarsi, in primo luogo.
Ora si trovava a
girovagare per i corridoi freddi dell'ex Monastero da sola
perché
Boris aveva un lavoro da fare e Yuri è un vecchio per quanto
riguarda il divertimento: aveva sempre qualcosa di meglio da fare,
ovvero niente!
Con il ragazzo nuovo che aveva appena conosciuto,
Kai, non ci avrebbe nemmeno provato: si vedeva lontano un miglio che
non era adatto al divertimento... O almeno, non
“ora”...
Desiderava ardentemente
conoscerlo di più, non solo perché era un gran
figo, ma anche
perché era più forte di lei, doveva farsi i cazzi
degli altri a
qualsiasi costo. E non solo in senso metaforico.
Decise, anche se
non le piaceva per niente l'idea, di andare a scocciare un po' Yurij
e magari di farsi un po' d'affari di Hiwatari. Dopo un po' raggiunse
la camera del russo e vi entrò dentro senza bussare o
annunciarsi a
chi vi alloggiava, scatenando una reazione da parte del ragazzo
pressoché immediata.
“Non sai bussare?”
Magda inarcò un
sopracciglio “Cosa che tu hai gentilmente fatto mentre io ero
in
bagno, eh?”
Yurij sbuffò sonoramente
e continuò a leggere beatamente il libro che aveva tra le
mani
seduto sul suo letto, senza degnare di un altro sguardo la ragazza.
Lei, però, non si scompose più di tanto e si
sedette anch'essa sul
letto, inchiodando la figura del rosso coi suoi occhi e non emettendo
fiato.
“Che vuoi?” chiese lui, spazientito “E'
da un po' che
schiamazzi!”
“Quale ironia, Pepper... Hai il ciclo?”
“Di solito, non vieni a
scocciarmi quando sei sola...” puntualizzò lui
distogliendo gli
occhi dal libro “Come dici tu: “Sei l'ultima
persona che
scoccerei, dato che non dai alcuno stimolo nel farlo!”... O
sbaglio?”
“E' vero... Ma questa
volta mi annoio proprio!” sbuffò lei stendendosi
sul letto
trasversalmente “E poi... Vorrei chiederti una
cosa...”
Yurij non lo disse a
chiare parole, ma il fatto che il suo sguardo volse in alto,
significava che quella scocciante domanda poteva farla, e per questo
Magda continuò a parlare.
“Quel Kai, c'entra qualcosa con la
morte di quel ragazzo... Sergej...”
Nemmeno avesse detto una
blasfemia contro di lui, Yurij divenne paonazzo e sbatté a
terra il
libro che aveva in mano, urlando “Tu che diavolo ne sai di
Sergej,
eh?”
Magda si alzò dal letto e
cominciò a sentirsi a disagio: non aveva mai visto
così nervoso
Yurij, nemmeno quando ebbe quel periodo.
“Ecco, io... Stavo
camminando per i corridoi... Ed ho incontrato Hiwatari che fissava la
porta della sua stanza...” balbettò nervosa
cominciandosi ad
abbassare freneticamente le maniche della felpa lungo le mani
“Non
sono andata a cercarlo di proposito se è questo quello che
insinui...”
“Te l'ho detto e te le ripeto: 'sta lontana da
quel cazzo di Hiwatari, chiaro?” sibilò a pochi
centimetri dal suo
viso “E' russo elementare, dovresti capirlo.”
“Ma perché non lo
posso
sapere?”
“Perché non sono fatti
tuoi!”
“Vivo anch'io qui
dentro!” urlò Maz completamente pervasa dall'ira.
Chi diavolo si
credeva di essere quell'Ivanov?
“Non c'entra un cazzo.
Fuori dalla mia stanza!” sbraitò a sua volta
Yurij, ormai rosso in
viso come i suoi capelli.
“No! Se non me ne parli
tu, lo chiederò a Boris!”. Forse con un ricatto
avrebbe ceduto un
poco, e invece...
“Non ci provare... Sei solo una puttana! Va'
via!”
Maz fissava Yurij con lo
sguardo vuoto, non avrebbe mai voluto sentire quelle parole,
specialmente da lui, lui che sapeva quasi tutto di lei. Uscì
di
corsa dalla stanza del rosso, senza voltarsi indietro e sbattendo la
porta.
Il rosso si portò una
mano in fronte, forse aveva un po' esagerato, ma sapeva che Magda non
era il tipo da portare rancore all'infinito... Magari tra tre
settimane, le era già passato tutto. Forse.
Lanciò poi uno sguardo
alla porta.
Kai
era steso sul letto
con gli occhi chiusi e cercava in tutti i modi per non pensare alle
parole urlanti e rosse d'ira di Ivanov.
“Ti ricordo che se
non fosse stato per te, a quest'ora...”
Quanta cazzo di ragione
aveva quell'uomo? Troppa! Gli facevano male eccome, quelle parole:
erano come lame taglienti che il rosso gli aveva lanciato contro il
cuore, già morto di suo, e che lo facevano sanguinare
copiosamente.
Come scordarsi quel giorno? Come scordare le urla
che, puntualmente, si facevano largo nel suo cervello e che
rimbombavano poi nelle orecchie e nella testa? Come dimenticare lo
sguardo ceruleo del compagno, ridursi a pagliuzze minuscole per il
terrore?
“Kai,
non dovresti
guidare in queste condizioni...”
“'Sta zitto, Sergej! Mi urti
le orecchie!”
“Almeno
rallenta!”
continuò il ragazzone schiacciandosi sul sedile.
Hiwatari però
non sentiva ragioni e continuava a pigiare su quel pedale che
sembrava non avere mai fine. Sembrava non dargli mai abbastanza
adrenalina!
Sentì un urlo
rimbombargli in testa, un urlo provenire da molto lontano... E il
muro sempre più vicino.
Kai
Hiwatari si ridestò
da quel ricordo con uno scossone violento grazie da dei passi che
camminavano furiosamente per il corridoio fuori la sua stanza. Si
alzò dal letto a malavoglia e si affacciò dalla
sua camera per
controllare.
Vide quella ragazza, Magda
forse, che camminava come una furia per il corridoio: sembrava che
stesse marciando coi pugni serrati e l'espressione tutt'altro che
amichevole. Scrollò le spalle in segno di disinteresse e
richiuse la
porta. Poté giurare di aver visto i suoi occhi
più bagnati degli
occhi di una persona normale.
Maz
si buttò pesante sul
letto e cominciò a piangere a dirotto, cercando di coprirsi
gli
occhi con il braccio. Diavolo, perché quell'idiota gli ha
detto
proprio quelle parole? Sapeva benissimo che gli facevano male...
Si alzò dal letto ed andò
al bagno, soffermandosi a vedere la sua figura riflessa nello
specchio: gli occhi erano gonfi e rossi, il mascara le era colato su
una guancia e le aveva sporcato le palpebre, facendola sembrare un
panda. Si portò una mano sulla guancia e se
l'accarezzò lievemente,
scendendo poi sul collo. Si aggiustò i capelli con una mano
e tornò
a sedersi sul letto.
Che vita di merda. Che vita passata a nuotare
nella merda più assoluta e puzzolente.
Sbattuta da una casa
famiglia ad una famiglia vera e propria, poi era passata da Ledia al
Centro con una velocità che non si era nemmeno resa conto
che avesse
un problema, un problema serio.
Pensava che quel dolore
era davvero piacevole e che le attenuava il dolore psicologico che
aveva.
Prese da sotto il letto
una scatolina di latta e l'aprì mettendosela sulle gambe.
Passò un
dito sul contenuto che conteneva e, dopo averlo contemplato per un
po', decise di prenderne uno.
Si sedette a terra e si
portò su una manica della felpa azzurra che aveva addosso e
tolse il
polsino rosso che solitamente usava, scoprendo il polso chiaro da cui
si potevano vedere dei filamenti violacei e verdognoli più o
meno
nitidamente, attraversati trasversalmente da delle fitte linee
argentee e lievemente rigonfie e da alcune dalla sfumature rosa
acceso.
Un luccichio metallico,
colpì i suoi occhi chiari.
“Solo per questa volta... Solo per
questa volta... Solo per questa volta e poi basta...”
mormorava tra
se e se, stringendo un oggetto affilato in un pugno stretto e
tremante.
E lo fece. La lama le
squarciò la pelle come se fosse burro, ma non sentiva
dolore, non
sentiva niente. Dopo aver tagliato per varie volte la sua pelle,
pulì
il cutter dal suo sangue rosso vivo e lo riposizionò
accuratamente
nella scatola di latta, riponendola poi sotto il letto, noncurante
del sangue che le usciva colante dal suo polso.
Si risedette a terra ed
appoggiò la schiena contro il letto. Ora stava
già un po' meglio.
Yurij
uscì dalla sua
stanza, con uno strano presentimento sulla pelle. Marciò in
fretta
verso la stanza di Magda, sicuro che quella incosciente avesse fatto
qualcosa. Sapeva di aver sbagliato parole, ma gli sembrava strano che
la ragazza non si era messa ad urlare come al suo solito, agitandosi
come una scimmia. Era troppo, troppo strano.
Mentre camminava a passo
svelto, passò davanti alla camera di Hiwatari, beccandolo
proprio
nel momento in cui il ragazzo stava uscendo da essa. Si
bloccò
all'improvviso.
Lo sguardo del rosso era
pieno d'ira e odio, ma sapeva fin troppo bene che non poteva
permettersi il lusso di perdere tempo ad insultare Hiwatari, lo
avrebbe fatto prossimamente.
Kai, a sua volta, guardava
Yurij con l'indifferenza più totale essendo conscio delle
emozioni
negative che provava nei suoi confronti. Sicuramente Yurij voleva
andare in camera di quella ragazza, forse per consolarla oppure per
farci una botta, dato che le sembrava tipo. Chissà che
legame
avevano quei due...
Scollò le spalle per liberarsi di quei
pensieri inutili e camminò tranquillo in direzione di Yurij,
che
fece altrettanto, seppure con una certa rigidità in corpo e
lo
sguardo assottigliato fino a diventare lame azzurre. Quando si ebbero
spalla a spalla, si rivolsero uno sguardo di odio puro e Yurij diede
una spallata non indifferente a Kai, chi si ritrovò a
barcollare
lievemente prima di riprendere l'equilibrio, in primo luogo
perché
arrivò inaspettata e poi perché non si sarebbe
mai immaginato che
il rosso avesse tutta quella forza, nonostante avesse un corpo molto
più esile di Boris o Sergej.
Sergej...
Di nuovo a quel
nome pensò.
Yurij non si scompose a
tornò a marciare verso la stanza di Magda.
Una volta di fronte alla
porta, l'aprì violentemente e si ritrovò la
stanza vuota e la cosa
non lo convinceva nemmeno un po'. Entrò nella camera e si
guardò
intorno, stupito di non vedere la figura della rossa guizzare come
un'anguilla alla vista di lui dentro la sua stanza.
Oltrepassò il
letto e sgranò gli occhi per la sorpresa: Magda era seduta a
terra
ed aveva una mano coperta interamente di sangue, non sapeva nemmeno
se era cosciente o no.
Spaventato, la prese in
braccio e la condusse dentro al bagno e le lavò la ferita.
Il
contatto con l'acqua fredda la fece risvegliare dal suo apparente
dormiveglia.
“Che ci fai qui?” chiese Magda con la voce
impastata, ma il rosso non le rispose.
Dopo averle lavato per bene
la ferita, gliela disinfettò e la fasciò con un
po' di carta
igienica, premendo fortemente sulla ferita affinché non
uscisse più
sangue e l'accompagnò a stendersi sul letto.
“Non rompere.”
sibilò velenosa la ragazza, togliendosi di dosso la stretta
del
russo e premendosi da sola il polso.
Yurij la fissò con gli occhi
pieni di risentimento “Sei un'incosciente. Tanto vale che ti
suicidi!”
“Se volessi veramente farlo, non mi limiterei ai
polsi e lo sai...” enunciò superba come se stesse
raccontando cosa
aveva mangiato la sera precedente.
Il rosso le guardò il polso
rassegnato mentre lei si stava rimettendo il polsino su di esso. Maz
alzò il viso e fissò negli occhi il ragazzo.
Yurij abbassò lievemente
il capo e gli occhi verso il basso per poi riposarsi nuova,ente su di
lei.
Magda sapeva che era il
suo modo per chiederle scusa senza pronunciare la parola
“scusa”.
“Non fa niente...” disse poi stringendo di
più
il suo polso.
Sentiva le ferite emanare
un calore che, stranamente, la rincuoravano e la facevano sentire
viva.
Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo. In realtà non ho molto da dire... Spero di non avervi urtato la sensibilità con la parte di Magda... Se fosse il contrario, perdonatemi! Vorrei ringrazie le persone cha hanno recensito il capitolo precedente, spero di poter accontentare le vostre aspettative e di poter fare degli aggiornamenti "umani"! =)
Alla
prossima!
Un bacione dalla Lu! =*