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Autore: RobTwili    12/12/2011    12 recensioni
Lui: Francis 'Frank Fagotto' Hudson.
Lei: Ashley Foster
Lui: Capitano de 'I Matematicici', Capitano de 'Gli elettroni spaiati' e suonatore di Fagotto nella banda del liceo.
Lei: Capitana indiscussa delle Cheer-leader, Capo volontaria del progetto 'Le infermiere della scuola'.
Lui: Innamorato di lei fin dall'asilo.
Lei: Non sa nemmeno che lui esiste.
Ma se, improvvisamente le loro strade si incrociassero? Potrebbe Francis, con molte difficoltà, compiere la vendetta di tutti i nerd facendo capire che l'aspetto non è tutto?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nerds do it better'
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«Posso parlarti?» chiese Ashley, senza smettere di guardarmi.
«C-c-c-certo» balbettai, alzandomi dalla panchina.
Il momento della verità.
Chissà cosa doveva dirmi.
Probabilmente che quello successo davanti a casa sua era stato un errore e che non si sarebbe mai dovuto ripetere.
Magari mi avrebbe chiesto di dimenticarmi di quel bacio, perché si era sbagliata e per qualche secondo aveva rivisto davanti a lei Alex.
E se, ipotesi peggiore di tutte, Ashley, con quel bacio, si fosse resa conto che amava Alex?
«Ch-ch-ch-ch-ch-che succede?». Decisi di parlare per primo, così, forse, la tortura sarebbe finita presto.
«Che succede?» chiese, quasi ridendo. «Ieri sera ci siamo baciati e tu mi stai chiedendo che succede?» continuò, spostandosi da un piede all’altro.
«I-io non so ch-ch-ch…» cercai di dire, prima che Ashley prendesse di nuovo la parola in un tono che sembrava molto più convincente del mio.
«Sai, è curioso che tu mi chieda che succede, perché non lo so nemmeno io». Sembrava… agitata.
Provai a parlare di nuovo, per spiegarle che non doveva darmi nessuna spiegazione per il suo comportamento, ma sembrava che avesse molte cose da dire e che non le interessasse quello che pensavo. Non sapevo se fosse un bene.
«Perché, voglio dire» borbottò, stringendosi nelle spalle, «ti ho baciato, due volte, qualcosa vorrà pur dire, no? Se hai una risposta, tu che sai praticamente tutto di qualsiasi cosa, ti prego, illuminami». I suoi occhi diventarono improvvisamente più lucidi.
Stava per mettersi a piangere.
«A-A-A-A-A-Ashley» sussurrai, facendo un passo verso di lei.
«Cosa? Potresti dire qualcosa di sensato? Francis, smettila di balbettare solo quando parli con me. Pensi che non me ne sia accorta? Credi che sia sorda? Cieca? Che non veda come ti comporti?». Due ragazzi che stavano passando lì vicino si girarono per guardarci.
Probabilmente volevano capire che cosa stava succedendo.
Rimasi senza parole; cercavo qualcosa da dire, ma ero sicuro che tutto sarebbe stato fuori luogo.
Ashley sembrava arrabbiata, nonostante i suoi occhi, sotto alle lacrime, sorridessero.
«Potresti dire qualcosa? Per farmi sembrare meno stupida?» chiese, cercando di respirare lentamente.
«C-c-c-come stai?». Cosa potevo dirle?
«Mio Dio» sussurrò, cominciando a ridere. «Sono davanti a te in lacrime, chiedendoti di dire qualcosa di quel dannato bacio e tu mi chiedi come sto?». Sembrava allibita.
«S-s-s-sì. Voglio sapere co-co-come stai. Non so se stai bene o male» mormorai, calciando un sasso con il piede.
«Non lo so. Non so come sto. È confuso, io sono confusa e tu mi confondi» cercò di spiegarmi, avvicinandosi alla nostra panchina.
Perché non c’erano più studenti nel parcheggio?
Lanciai uno sguardo all’orologio e vidi che le lezioni erano cominciate da un paio di minuti.
«I-i-io ti con-confondo?» chiesi, trattenendo a stento una risata.
Come facevo a confonderla?
«Sì, non so perché» sospirò, socchiudendo gli occhi. «Ascolta Francis, che cosa vuoi fare?» chiese, torturandosi le dita.
«Co-cosa voglio fare io?». Ero sorpreso.
Lei, Ashley Foster, stava chiedendo a me, Francis Hudson, che cosa volevo fare?
«Sì, andiamo, avrai qualche idea da cervellone» borbottò, abbassando lo sguardo.
«Per-perché bisogna per forza fare qualcosa? Non si può semplicemente lasciare che su-succeda qualcosa? Do-do-dobbiamo forzare le co-cose?». Non vedevo la necessità di una scelta.
Era… inutile.
Se Ashley mi voleva, sarei stato lì per lei, c’ero da sempre. Un giorno, una settimana, un mese in più che cosa avrebbero cambiato?
Non mi sembrava giusto però accelerare i tempi per poi magari pentirsi.
«Non vuoi, che so… qualcosa?». Sembrava davvero stupita.
«No» risposi sincero, sistemandomi gli occhiali sul naso.
«Non vuoi far sapere in giro che mi hai baciato? Che ci siamo baciati?». Era sempre più allibita.
«Perché? È una cosa personale». Non ne vedevo il motivo.
Perché all’intero liceo doveva interessare la mia vita privata?
Ero stato invisibile per quasi quattro anni, un paio di mesi in più di invisibilità non mi pesavano per niente.
«E non vorresti che tutti sapessero che potrei essere la tua ragazza». I suoi occhi sembravano di nuovo lucidi, ma non sapevo se fosse perché le mie risposte non erano quelle che in verità si aspettava, o se magari ci fosse qualcosa di diverso.
«No, mi basterebbe che lo sapessero le persone che mi stanno vicine, per non dover tenere un segreto». Sarebbe stato ingiusto e imbarazzante dover mantenere un segreto con Mac, Zac e John, ma ero sicuro che loro potessero mantenerne uno. Ne avevo la prova.
«Niente ragazza? Niente etichetta?». Confusione, ecco cosa continuavo a leggere nei suoi grandi occhi celesti.
«Le etichette servono per riconoscere gli elementi di chimica, in laboratorio» spiegai.
Ashley cominciò a ridere, coprendosi il volto con le mani.
Qualche secondo dopo, tornò a puntare i suoi occhi nei miei. «Dov’eri quattro anni fa, Francis?» chiese, sorridendo appena.
«Qui» mormorai, indicando la panchina su cui eravamo seduti.
Cominciò a ridere, appoggiando la fronte sulla mia spalla.
Quel contatto mi fece sussultare, ricordandomi il bacio della sera prima.
«Grazie» sussurrò, sfiorando la mia guancia con le sue labbra.
«Pe-per cosa?». Perché mi stava ringraziando? Non avevo fatto niente di speciale.
«Per quello che sei, per quello che dici» cercò di spiegarmi, appoggiando velocemente le sue labbra sulle mie.
Mi immobilizzai, sorpreso. Mi stava baciando di nuovo?
Circondò il mio viso con le sue mani, avvicinandomi maggiormente a lei.
Sì, mi stava baciando di nuovo.
Risposi al suo bacio avvicinandomi di più a lei, sentii le mie ginocchia toccare le sue e, istintivamente, portai una mano sulla sua nuca.
I denti di Ashley mordicchiarono il mio labbro, facendomi sorridere; poi, sentii la sua lingua tracciare il contorno della mia bocca.
Lì, nella stessa panchina su cui le avevo offerto il mio fazzoletto bianco, io e Ashley ci stavamo scambiando il nostro primo, vero, bacio.
«A-A-Ash» mormorai, quando non riuscii a trovare più ossigeno per respirare.
«Sì?» chiese, appoggiando la sua fronte sulla mia.
«Po-potrebbero vederci» le ricordai.
Anche se non ne ero completamente sicuro, mi sembrava di ricordare un liceo dietro a noi.
«Sai che mi importa? Che dicano quello che vogliono» ghignò, prima di baciarmi di nuovo.
Non riuscii a trattenermi e cominciai a ridere, sistemandomi gli occhiali.
«Da-davvero? E le e-e-etichette?» chiesi, riferendomi a quello che mi aveva chiesto lei qualche minuto prima.
«Le etichette servono nel laboratorio di chimica» rispose, citandomi.
«Carina questa» ribattei, facendola ridere.
«Ehi, hai saltato una lezione. Ti era mai successo?». Si guardò intorno, subito prima di controllare l’ora.
«Ehm, no. Ma non importa» mormorai, sistemandomi gli occhiali sul naso.
«Credo sia meglio entrare, adesso. A meno che tu non voglia rimanere assente tutta la giornata» ghignò, alzandosi dalla panchina.
«Io… ecco…» borbottai, senza dire qualcosa che potesse avere senso.
«Dai, andiamo».
Entrammo a scuola e, dopo esserci fatti fare il permesso, salutai Ashley con un sorriso per andare verso l’aula di fisica.
Lì c’erano Mac, Zac e John ad aspettarmi.
Quando mi sedetti di fianco a loro, John cominciò a squadrarmi pensieroso.
«Allora?» mi incalzò Zac, sporgendosi sulla sedia per essere più vicino a me.
«Zac» lo rimproverò Mac, seguendo però il suo esempio.
«Ecco…» cominciai, gesticolando nervosamente.
«Su, su Francis! Non abbiamo tutta la giornata» disse Zac, abbassando il tono della voce quando il professore ci richiamò al silenzio.
«Ci siamo baciati di nuovo» bisbigliai, capendo che non potevo girare attorno all’argomento, visto che il professore aveva già cominciato a spiegare.
«Di nuovo? Allora state assieme?» si informò Zac, guardandomi felice.
«Sì, no, non lo so. È tutto confuso. Non lo sappiamo» tagliai corto, mentre il professore ci ammoniva con lo sguardo.
«Che bello! Sono felice per voi, dico davvero» sussurrò Mac, stringendo la mia mano con la sua.
 
Durante l’ora di pranzo, mentre eravamo in fila per aspettare il nostro turno, Ashley si avvicinò a noi, felice.
«Che cosa c’è di buono oggi?» chiese, sorridendomi.
Le elencai il menù, balbettando decisamente troppo.
Non riuscivo a concentrarmi, non quando mi guardava con i suoi splendidi occhi celesti.
Una volta seduti tutti al tavolo, mi accorsi che i ragazzi avevano lasciato un posto libero di fianco a me.
Ashley lo occupò, continuando a sorridere.
«Avete visto che ci sono già i manifesti per il prom? Hannah mi ha detto che devo iscrivermi come Re. Io non ci penso nemmeno, nessuno voterà per me» bofonchiò John cominciando a masticare il suo pezzo di pizza.
«» mormorò Ashley, abbassando il viso.
«Che succede?» chiesi, avvicinandomi a lei.
«Il prom. Il nostro ultimo prom» specificò, alzando lo sguardo.
«Lo so» asserii, non riuscendo comunque a capire perché fosse così triste.
«Potresti farlo lo stesso Ashley. Avresti il mio voto» disse Mac.
Voto.
Prom.
Reginetta.
Ashley voleva diventare per l’ultima volta reginetta della scuola.
Lo era stata per tre anni di fila, tutti sapevano che il quarto anno era il più importante, l’anno dei Senior.
«Certo, il tuo voto. Uno. Contro tutti quelli di Kathrina? Vincerò a tavolino, insomma» disse, ironica.
«Non sarebbe solo il voto di Mac, ci sarebbe anche il mio» spiegai, sorridendo appena.
«E il mio» aggiunse Zac.
«Contane altri due. Io e Hannah voteremo per te». John si avvicinò a noi, per guardare meglio Ashley.
«Oh, grazie! Sarebbero cinque voti. Quelli che mi servono per vincere» scherzò Ash.
«Non sottovalutare il potere della pietà. In molte ti voterebbero per quello che ti è successo» sussurrò Mac, guadagnandosi un’occhiataccia da parte mia.
Perché aveva ricordato ad Ash quello che era successo la notte del ballo di Halloween?
Credevo fosse un argomento off-limits.
«La reginetta eletta per pietà? Preferisco non essere eletta. Non è di certo quella coroncina di cristallo che mi cambia la vita». Fece spallucce, mordicchiando la cannuccia del suo succo.
«Però, se fossi eletta, una volta uscita da qui, nessuno si ricorderebbe il motivo per cui sei riuscita a indossare quella corona. Rimarresti Ashley Foster, la capo cheerleader che ha vinto la fascia e la corona per quattro anni di fila». Mac sembrava avere un piano preciso.
Insisteva su qualcosa solo quando era fermamente convinta che potesse funzionare.
«Non succederà mai. La squadra di Football e tutte le cheerleader mi odiano. Voi non ci siete mentre proviamo. Più di una volta hanno cercato di farmi cadere da una piramide perché mi facessi male e potessi uscire dalla squadra. In più, di sicuro Alex si ricandiderà. Anche se non è più il quarterback di punta sono sicura che tre quarti della popolazione femminile di questo liceo voterà per lui. Non voglio che il mio primo ultimo ballo con la coroncina sia con lui». Ashley rabbrividì appena.
Istintivamente mi avvicinai a lei, prendendo la sua mano tra le mie.
Ero lì, di fianco a lei.
«Se non ti iscrivi tu lo faccio io al posto tuo» la minacciò Mac.
«Mi iscrivi tu?» chiese Ashley, allibita.
«Certo, chiunque può iscrivere chiunque». Mac non sembrava per niente sorpresa.
«Io iscriverò te». Alla risposta di Ashley cominciammo tutti a ridere.
«Certo, chi mi voterebbe? Nessuno» ghignò Mac, sistemandosi una ciocca di capelli.
«Io ti voterei, per chi mi hai preso?» sbuffò Zac, infastidito.
«Grazie». Mac gli sorrise, dandogli un pizzicotto su un braccio.
«Ritorniamo all’argomento principale. Iscriviamo Ashley» proposi, felice.
Mi sarebbe davvero piaciuto vederla con la coroncina in testa e un mazzo di fiori tra le braccia.
«Voi siete pazzi. Lo studio vi ha fuso il cervello, ragazzi. Nessuno voterà per me». Ashley non voleva demordere, ma ero sicuro che anche Mac avesse la stessa idea.
«Scommettiamo? Ti iscriviamo, se vinci, farai qualcosa per noi» ghignò Zac, soddisfatto di se stesso.
«E se perdo? Che cosa farete voi per me? Oltre a scusarvi per avermi iscritto?». Forse Ashley stava cedendo.
«Decideremo tutto al momento opportuno. Non ci saranno manifesti o vendite di cioccolatini per comprare voti. Semplicemente il tuo nome sulla lista» spiegò Mac.
Sentii un sospiro sollevato di Ashley, quasi si fosse immaginata il suo viso su tutti gli armadietti della scuola.
«Non vincerete voi, comunque». Ashley non sembrava più così convinta.
Forse una piccola parte di lei, quella che ancora amava essere la capo cheerleader del liceo, sperava con tutto il cuore di indossare la corona.
«Dovrai prenderti un vestito, trovarti un accompagnatore, una limousine, ci sono un sacco di cose che una reginetta deve fare». Zac voleva metterle ansia.
«Una di queste cose l’ho già trovata» rispose Ashley, mordicchiandosi il labbro mentre sorrideva.
«Hai già trovato la limousine?» chiese allibito John. «Credevo andassimo tutti assieme, per dividerci le spese».
«No, non è la macchina». Cercava di non ridere.
«Il vestito? Avevi detto che l’avremmo cercato assieme» si lamentò Mac.
«Non è nemmeno il vestito» ribatté Ashley.
Capii subito quello che aveva cercato di dire.
«Un accompagnatore? Qua-qualcuno ti ha già ch-ch-chiesto di accompagnarlo al ballo?». Ero arrabbiato.
Volevo andarci io con Ashley.
Ero convinto che ci saremmo andati assieme.
«No, nessuno mi ha chiesto di andare al ballo. Lo sto chiedendo io, adesso» mormorò, guardandomi timidamente.
«Oh, oddio» ridacchiò Mac.
«Che succede?» chiesi, guardandoli a uno a uno.
Mi stavano tutti osservando con un sorriso idiota sulla faccia.
«Allora?» chiese Zac, alternando gli sguardi tra me e Ash.
«Cosa?». Perché non riuscivo a capire di che cosa stavano parlando?
Probabilmente perché una parte di me continuava a pensare al fatto che Ashley avesse già invitato qualcuno per il prom.
«Accetti?» incalzò Mac. Aveva gli occhi lucidi per la felicità.
«Accetto cosa? Di che diamine state parlando tutti?» domandai, confuso.
«Verresti al prom con me?». Un sussurro, appena udibile.
Se non mi fosse stata di fianco probabilmente nemmeno sarei riuscito a sentirla.
«Io? Vuoi invitare me?» strillai, sorpreso.
«Lo sto facendo» ridacchiò, mordicchiandosi un labbro.
«Io… sì, certo che sì. Che domande sono?». Non doveva nemmeno chiederlo.
Io, Ashley, il prom.
Oddio.
Il Prom con Ashley.
Tutti sapevano quello che succedeva la sera del prom. E io sarei andato al ballo con Ashley.
«Sei proprio sicura?» aggiunsi, pensieroso.
Magari si era sbagliata e non voleva invitare me.
«Mhhh» mugugnò, prima di appoggiare le sue labbra sulle mie lì, davanti a tutti.
Risposi al bacio istintivamente, ma mi fermai subito quando sentii la voce di qualcuno dietro di noi.
«Lo sapevo».

 
 
 
 
 
 
 
 
Buongiorno ragazze!
mi scuso per il ritardo nel postare, ma vi avevo avvertito nel gruppo.
Comunque, alla fine eccoci qui, e spero che questo sia l’importante!
Piano piano ci avviciniamo alla fine della storia (dopo comunico quanti capitoli mancano… spero di non ricevere minacce di morte o pugnalate).
Nel gruppo di FB c’è una domanda per il mio regalo di natale per voi: è in palio una OS dal punto di vista di Ashley per un capitolo a scelta. Dovete solo votare lì.
Come al solito, QUI il mio profilo e QUI il gruppo.
Per il bellissimo trailer fatto da The Carnival, andate QUI.
Alla prossima settimana!
   
 
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